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Autore: MargaretMadison    02/10/2015    3 recensioni
Avere un figlio non è facile, soprattutto quando si è un padre single.
Non è più il ragazzo dai capelli sempre colorati, gli orecchini, magliette di rock band e i tatuaggi in bella vista.
I capelli sono tornati al suo biondo cenere naturale, gli orecchini sono stati tolti e le magliette sostituite da camice bianche a maniche lunghe così da coprire i suoi tatuaggi.
È un uomo, adesso. Un uomo che, però, non ha la vita che aveva sognato.
Trailer (fatto dalla mia Letizia25): https://www.youtube.com/watch?v=06ZB6tN9K_g&feature=youtu.be
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Neighbour


 
 
 
 

La parte migliore della giornata, secondo Michael, è quando torna a casa dai genitori per riprendere la sua piccola.
Beth ha tre anni, i suoi lineamenti e gli occhi verdi ma ha il sorriso e i capelli castani della madre.
Quando parcheggia nel viale di casa, osserva il suo riflesso nello specchietto retrovisore e si ripete mentalmente di non far capire a sua madre quanto sia stufo e stanco di tutto - tranne Beth, ovvio - altrimenti avrebbe ricominciato il suo monologo sul trovarsi una donna che lo faccia stare bene.
«Tipo la tua collega, quella alta e mora... Jessica. No, aspetta. Come si chiamava? Comunque si, hai capito. Quella che ti fa gli occhioni dolci quando passi. È bella, no? E ti chiede sempre di Elizabeth, magari potrebbe essere una buona madre e moglie, non trovi?»
Scuote la testa ed esce dalla macchina, cercando di scacciare quel pensiero.
Lui non ha bisogno di una donna, sa che può cavarsela benissimo da solo con Beth. L'ha cresciuta da solo, Elizabeth, e sa di aver fatto un ottimo lavoro con lei, sa di essere un buon padre per la figlia e va bene così. Nulla deve cambiare.
Appena suona il campanello, sente la vocina di Elizabeth urlare «è papà» e i passi pesanti del nonno, Daryl, avvicinarsi.
Non appena vede la sua piccola, in braccio al padre, tutte le cose che brutte al mondo sembrano sparire. Beth sorride e allunga le manine verso di lui per essere presa in braccio.
Sono passati tre anni dalla prima volta che l’ha presa in braccio e stretta al suo petto, ma ogni volta è un po’ come la prima.
«Ciao pulce» la sorride prendendola in braccio.
Elizabeth stringe le braccina introno al collo del padre e gli lascia un sonoro bacio sulla guancia, lamentandosi poi della sua barba che le pizzica il viso.
«Ha fatto la brava?» chiede al padre.
Daryl annuisce, strizzando una guancia a Elizabeth che nasconde il viso nell’incavo del collo di Michael.
«Vuoi fermarti a cena?»
«No, grazie. Voglio evitare il discorso di mamma sul trovarmi una nuova compagna.»
L’uomo annuisce poco convinto «Tua madre però non ha tutti i torti. Solo perché con Georgia è andata male non significa ch-»
«Papà» lo interrompe bruscamente «Va bene così, è la cosa migliore.»
Daryl scuote la testa e «Fa come ti pare, basta che tu faccia il meglio per Beth e non per te.»
«Ed è così» risponde mettendo a terra la piccola, prendendola per mano.
Sospira «Va bene, ci vediamo domani. Fammi sapere se hai trovato una babysitter.»
«Va bene, ci vediamo domani. Ciao papà»
Aspetta che Elizabeth saluti il nonno con un bacio sulla guancia e poi la riprende in braccio, portandola verso la macchina.
«Ti è mancato papà, oggi?»
 
 
 
 
***
 
 
 
Arrivato a casa, non fa altro che pensare a quello che ha detto suo padre.
E in effetti un po’ gli manca, arrivare a casa e non trovare nessuno che lo attende, nessuno con cui restare sveglio fino a tardi a parlare del più e del meno, abbracciati sotto le coperte. Gli manca una donna che gira per casa, che sistema il disordine che lasciano lui e Beth e che si prenda cura di entrambi in ogni cosa. Gli manca amare, sentire le labbra di qualcuno sulle sue, gli manca i contatto, perdersi in occhi diversi dai suoi.
Se ne rende conto adesso, che la sua tristezza è dovuta anche alla solitudine.
Ma come può fidarsi delle donne dopo quello che è successo?
Beth è seduta sul pavimento che gioca con una Barbie, le pettina i capelli e canta una delle canzoni di Frozen, storpiando le parole che non conosce.
Quando guarda la figlia, sa che non può fare ameno che fissarla con un sorriso dolce dipinto sul viso. Elizabeth è bella e questo lo preoccupa.
«Beth?» la richiama.
La piccola si alza in piedi e raggiunge il papà sul divano, abbracciandolo forte.
Michael la tira su di sé, facendola sdraiare sulla sua pancia.
«Tu sei felice di stare con me, con papà?»
Beth appoggia la testa sul petto del padre, giusto dove c’è il cuore ed annuisce.
«E coi nonni, sei felice di stare con loro?»
Annuisce ancora.
«Ti manca la mamma?»
Annuisce una terza volta.
Michael chiude gli occhi e stringe Beth al suo petto.
Non riesce a credere come una madre possa abbandonare la propria figlia. Non riesce a capire con quale coraggio si possa lasciare una creaturina del genere così piccola ed indifesa.
 E soprattutto, non sa dove ha sbagliato lui per perdere la moglie.
«Dai, andiamo a preparare la pappa» esclama prendendola in braccio e portandola in cucina.
 
 
 
***
 


«Avanti, Beth. Mangia la pasta» dice Michael, sull’orlo della disperazione. Di solito Elizabeth non è così capricciosa, pensa.
Osserva la figlia, seduta su una sedia troppo grande per lei, continuare a giocare con la sua bambola pettinandole i capelli.
«Beth…» la richiama «Ti prego. Mangia almeno metà del piatto e poi torni a giocare»
Elizabeth, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, scuote la testa e «Non la voglio la pasta»
«Ma se non mangi la pasta non diventi grande» insiste, avvicinandole la forchetta con le penne «Prima mangi, prima guardiamo Frozen sul divano, ci stai?»
«No, no»
Michael sospira rassegnato, si alza da tavola e butta la pasta, ormai fredda, nel cestino.
«Vedi di cambiare atteggiamento, signorina» dice in tono severo.
Elizabeth alza lo sguardo e punta i suoi occhioni verdi in quelli del padre. Beth sarà anche piccola, ma dicerto la furbizia non le manca. Lascia la bambola sulla sedia e corre verso il papà, abbracciandogli le gambe.
«Sei proprio una ruffiana» borbotta prendendola in braccio.
La piccola ridacchia stringendo forte il suo papà «Ti voglio bene»
«Anche io, pulce, anche se mi fai disperare»
Michael esce dalla cucina e ritorna in soggiorno, fa sedere Elizabeth sul divano e mette su il DVD di Frozen, visto così tante volte che ora sa le battute a memoria.
Mentre Elizabeth guarda la TV, Michael messaggia con Luke e Calum sul loro gruppo di Whastapp chiamato“The Rockers” dove parlano dei “bei vecchi tempi” quando erano ancora giovani, spensierati  il loro sogno era creare una band.
Generalmente Michael evita questi discorsi nostalgici che non sono altro che promemoria che gli ricordano tutte le scelte sbagliate che ha preso. Ma oggi si sente particolarmente ispirato e continua a digitare.
 
Michael: Secondo voi dovrei trovarmi una nuova donna?
Calum: Finalmente ci sei arrivato, iniziavo a sospettare che avessi cambiato sponda.
Luke: Cosa? Chi sei tu? E che ne hai fatto del misogino Michael Clifford?
Michael: Non siete simpatici. E poi era solo un’idea.
Calum: Per me devi solo scopare, non lo fai da così tanto tempo che per me non ti ricordi come si fa.
 
Michael sbuffa e blocca il telefono, convinto che, per la prossima mezz’ora, Luke e Calum continueranno a fare battute sulla sua astinenza, poi il moro avrebbe scritto che c’è una cliente molto bella e che sarebbe andato a provarci. Prevedibili.
Riporta l’attenzione sulla piccola che adesso sta ballando con un peluche a forma di polpo che le aveva regalato Luke per il compleanno.
Non po’ fare a meno che pensare a quanto sia uguale alla madre. Bella, spontanea, determinata e sempre piena di energie. Quel tipo di ragazza che non passa inosservato e che tutti vorrebbero.
Si perde così a immaginare la figlia da grande - coi capelli lunghi e gli occhi truccati di nero come faceva Georgia prima di uscire – che il campanello lo risveglia bruscamente dai suoi pensieri.
«Arrivo» urla alzandosi di scatto dal divano e poi si affretta ad aprire la porta di casa.
L’orologio segna le 9.03pm, e non ha la più pallida idea di chi possa suonare a quest’ora.
Oramai i suoi unici amici sono Luke e Calum – che molto probabilmente lo staranno ancora prendendo in giro su Whastapp –, i suoi genitori sono a casa e i suoi colleghi non lo cercano, soprattutto non la sera. Per un attimo ha pensato che fosse Gemma ma dalla porta a vetri è riuscito a individuare una chioma bionda.
Apre la porta trovandosi davanti a sé una ragazza sui vent’anni, lunghi capelli biondi e un sorriso bellissimo che lo contagia subito. Ha gli occhi azzurri poco truccati e indossa dei vestiti semplici che la sfilano. In mano, poi, tiene una scatola marrone dal profumo invitante.
«Salve» lo saluta «Io sono Sophie e mi sono appena trasferita nella casa difronte»
















MY LITTLE TALK
hey there :)
come state?
eccomi ancora in giro a pubbliccare cacca sul fandom. che dire? finalmente arriva Sophie (aka quella gnocca di Sasha) e bho, non so voi ma li shippo già.
non ho molto da dire sul capitolo, vi ringrazio per aver letto il capitolo e il mio angolino.
se vi è piaciuto e avete consigli da darmi, lasciate una recensioncina-ina-ina
bacissimi
Megghy
  
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