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Autore: WibblyVale    03/10/2015    4 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kakashi e Shiori tornarono alla base il giorno successivo. Il viaggio fu rilassato e piacevole. Era tanto che non si sentivano in pace e a loro agio. Era come se il puzzle fosse di nuovo completo.
Non si può però sfuggire ai problemi, e uno grande come una montagna li attendeva a casa. Aya sedeva in cortile con uno dei suoi tomoni di medicina aperto sulle ginocchia, mentre Kenta le sedeva accanto apparentemente disinteressato a ciò che gli accadeva intorno.
In realtà, Shiori notò che lanciava alla ragazza sguardi sfuggenti e preoccupati, quasi fosse in ansia per lei. Aya, infatti, dall’incidente con il cadavere non era stata più la stessa. Saltava ad ogni minimo rumore, e la notte si era trasferita nella camera dei ragazzi perché non riusciva a stare sola.
I gemelli, in tutto ciò, sembravano gli unici normali. Anche se l’impegno che stavano mettendo nell’allenamento faceva evincere che qualcosa li turbava.
I due shinobi salutarono i loro amici e si informarono sulle novità avvenute in loro assenza. Aya in risposta si alzò in piedi e andò verso l’interno. “Dobbiamo parlare.” affermò.
 
Il gruppo si trovava seduto in cucina. Shiori e Kakashi sedevano vicini. Il Copia-ninja, avendo percepito l’agitazione aumentare nella sua compagna, cercò di darle forza stringendole la mano sotto il tavolo.
Aya cominciò a raccontare, aiutata nei punti per lei più difficili dal resto dei suoi compagni. I due ninja della Foglia rimasero sconcertati da quel racconto che pareva uscito da una storia dell’orrore.
“Ho fatto  delle analisi, ma non ho trovato nulla di strano.” Si passò una mano tra i capelli, rivelando la sua stanchezza. “Sensei io non so più che altro fare!”
Shiori si alzò in piedi e abbracciò la sua allieva.
“Andrà tutto bene.” Poi si rivolse all’uomo più anziano: “Kenta, quali sono le tue impressioni al riguardo?”
“Non ho mai visto niente di simile, ma sono sicuro che qualcosa è successo. Aya non è una ragazzina impressionabile e Orochimaru ne ha il potere.”
La Ninja Solitaria guardò per qualche secondo Kakashi, che pareva spaesato quanto lei. Il ninja si chiedeva, quante altre assurdità poteva inventarsi quello psicopatico.
“Kakashi, perché tu e Kenta non aiutate i ragazzi nell’allenamento, mentre io e Aya ci occupiamo del… ‘paziente’?”
Il consenso fu generale.
 
Le due donne entrarono nella tenda. Si soffocava lì dentro. Inoltre, il caldo era reso più opprimente da quella sensazione di ansia che permeava l’aria.
Shiori si avvicinò al cadavere nella vasca ghiacciata. Gli aprì la palpebra con il pollice e l’indice e puntò la lucina della pen-light per vedere i riflessi pupillari. La pupilla non reagiva agli stimoli.
“È successo qualcos’altro? Oltre a quello che hai già raccontato a tutti intendo.”
Nel frattempo, continuava ad analizzare quel corpo, ancora martoriato dalle sofferenze passate.
“Io… non lo so. Potrei anche essermelo… immaginata.” balbettò lei titubante.
Si era decisa a dire la verità almeno all’altra donna, ma ora temeva di spaventarla o peggio che lei le dicesse che era una sciocchezza.
La Nara abbandonò il suo paziente per poterla guardare negli occhi. Le posò le mani sulle spalle e le sorrise confortante.
“Raccontami per favore.”
“Lui ha… ha parlato.” Shiori sbarrò gli occhi per la sorpresa, mentre leggere lacrime cadevano dagli occhi della sua allieva. “Aveva una voce fredda, quasi metallica. Ha detto… Ha detto…” Si nascose il volto tra le mani.
“”Aya, cos’ha detto?” chiese, aumentando la sua stretta su di lei.
“Io… non ho avuto il coraggio di dirlo agli altri. Mi dispiace!” Si rifugiò nel suo abbraccio.
Tenendola stretta sé, Shiori l’accompagnò a sedere su uno sgabello in un lato della tenda. Le accarezzò dolcemente i capelli per calmarla, attendendo pazientemente, ma piena di terrore, che lei fosse pronta a parlare.
Shiori sei mia.” Sussurrò a voce così bassa, che a stento la sentì. “Ha detto:’Shiori sei mia’.” ripeté.
La donna tremò, ma cercò di non farsi prendere dal panico. Erano solo parole, non volevano dire niente.
“Ora torniamo dagli altri. Ce ne occuperemo con calma.” La ragazza annuì. “Aya, non dire niente a Kakashi. Non voglio che si preoccupi.”
“Ma…”
“Niente ma. Lui fra qualche giorno dovrà tornare a casa, ho bisogno che lo faccia senza dover pensare anche ai miei problemi.”
“D’accordo.” accettò la ragazza, anche se non era molto convinta.
 
Shiori si era rifugiata in cucina a preparare il pranzo. Aveva bisogno di stare sola e Kakashi l’aveva capito. Quando la raggiunse guardava fuori dalla finestra, mentre il soffritto bruciava nella padella. Qualunque cosa fosse successa in quella tenda l’aveva sconvolta.
“Allora? Non vuoi dirmi cos’è accaduto?” disse, mescolando il soffritto sul fuoco, poi abbracciandola.
“Non l’ho capito nemmeno io. Aya è terrorizzata e anche gli altri sono preoccupati.”
“Hai bisogno del mio aiuto?”
“Tranquillo, ci penso io. Tu devi tornare a Konoha.” lo rassicurò lei.
“Ho ancora qualche giorno.”
Shiori non voleva che si preoccupasse, lei voleva approfittare del tempo che restava loro. Questo perché, nonostante quello che era successo quella mattina, credeva ancora che la possibilità di tornare a casa fosse molto vicina.
“E io non voglio che lo passi a preoccuparti. Me la caverò alla grande.”
“È ciò che mi viene meglio.” disse, stringendola di più a sé. “Se non posso preoccuparmi, come posso riempire le mie giornate?”
Shiori gli sfiorò le labbra. “Davvero non ti viene in mente nulla?” chiese, per poi baciarlo, cercando di distrarlo dalle sue preoccupazioni.
Forse non tutto era crollato, forse era rimasta ancora qualche fondamenta su cui ricostruire una vita felice, a dispetto di tutto. Si illudevano? Forse. Ma non avevano dato molto spazio alle fantasticherie nella loro vita. Cosa c’era di male nello sperare un po’, dopo tanto soffrire?
Un colpo di tosse dietro di loro li interruppe. L’intera famiglia della Kumori si era goduta lo spettacolo. Shiori e Kakashi si separarono leggermente in imbarazzo. Inoltre, la donna notò i gemelli scambiarsi una strana occhiata.
Quella sera, prima di andare a letto, decise quindi di fermarli in salotto per chiedere cosa stesse succedendo.
“Niente.” rispose Hisoka evitando il suo sguardo.
“Tornerai a Konoha?” domandò, invece, Takeo più diretto.
Allora era quello il problema. C’era una cosa che i gemelli, come tutti loro del resto, temevano più di ogni altra.
“È vero, i questi giorni ci ho pensato spesso. Sappiate, però, che non vi abbandonerò. Voi non siete solo i miei compagni di squadra, voi siete anche la mia famiglia.”
Si avvicinò a loro e passò ognuna delle sue braccia attorno alle spalle di un gemello, stringendoli entrambi forte a sé.
“Non avrete pensato che io possa stare senza voi due?”
Hisoka e Takeo arrossirono. “No, certo che no!” risposero in coro.
Poi, tossicchiando il fratello maggiore aggiunse: “Shiori, ci stai strozzando!”
 
“Risolto?” chiese Kakashi, disteso con le braccia incrociate dietro la testa sul letto di Shiori.
I ragazzi avevano poco velatamente suggerito che era meglio che Aya dormisse con loro, pensando che la Ninja Solitaria avrebbe preferito la compagnia del Copia-ninja.
“Si trattava solo di un po’ di timori per il futuro.” spiegò, togliendosi la parrucca e lasciandola sul comodino.
Si arrampicò sul letto e posò un leggero bacio sulla guancia dell’Hatake.
“Leggiamo?” chiese.
“Si, però mettiti gli occhiali. Non voglio che ti rovini la vista. Poi…”
“Cosa?”
“Trovo che ti stiano bene.” Le accarezzò dolcemente il collo con le labbra.
Finirono così la storia del marinaio. Non aveva un lieto fine. I due innamorati, non potendo stare separati, combatterono per il loro amore. Fuggirono in mare inseguiti dalle navi del padre della principessa, ma riuscirono a fuggire.
La delicata fanciulla però non riuscì a sopportare a lungo la vita di mare e si ammalò. Il mare portò via al giovane marinaio anche la donna che amava. Egli non riuscì più a sopportare il dolore, e allo stesso tempo, sapeva che se si fosse allontanato dall’oceano si sarebbe sentito morire.
In fondo, però, era come se già fosse morto. Così in una notte calma, mentre la sua imbarcazione galleggiava placida sulle onde lui si impiccò all’albero maestro.
Calde lacrime rigarono il volto di Shiori, mentre Kakashi, altrettanto colpito dal racconto, le accarezzava dolcemente il braccio.
“Speravo in un lieto fine.” commentò.
“Lo speriamo tutti.” gli fece eco lei accoccolandosi sul suo petto. “Ma non si può sempre avere.”
L’Hatake le alzò il mento così da poterla guardare negli occhi e con il pollice le asciugò le lacrime.
“Dobbiamo comunque tentare.” affermò, per poi baciarla con passione.
 
Il corvo ticchettò alla finestra della camera in piena notte. Shiori si alzò di scatto dal letto, controllando che Kakashi dormisse ancora. Avrebbe dovuto spiegare troppe cose se lui avesse visto l’animale.
Si mise la parrucca e si vestì in fretta, quindi si affacciò ala finestra. Itachi stava nascosto dietro alla tenda medica e la aspettava. Facendo il più piano possibile la donna si diresse verso l’ingresso, si infilò un paio di scarpe e uscì.
L’Uchiha l’attendeva a braccia incrociate. La sua solita tunica nera con le nuvole rosse dell’Akatsuki era stata rimpiazzata da un’altra grigia. Il cappuccio era alzato a coprire il volto.
“Ho visto che hai visite. Non vorrei essere…” l’abbraccio della donna gli tolse il fiato per la sua forza. “… scoperto.” concluse, stringendola a sua volta.
Poi, veloce come l’aveva abbracciato, la Nara si separò e gli assestò uno schiaffo. Lui rimase impassibile e in silenzio. La kunoichi gliene diede un altro, accompagnato da un paio di pugni sulla spalla.
“Ti sei sfogata?” chiese mantenendo la sua aria calma il moro.
La donna ricominciò a colpirlo con forza. Perché doveva essere così fastidiosamente impassbile.
"Adesso hai finito?" domandò di nuovo.
Shiori strinse i pugni, desiderosa di dargliene altri per fare entrare un po’ di buon senso nel suo cervello.
“Cosa ti è saltato in mente? Attaccare Konoha? Kakashi è… Mi ha chiesto come lui… come io non abbia mai capito che c’era del male in te?”
“L’Akatsuki voleva informazioni sul Jinchuriki e io volevo essere sicuro che andasse tutto bene dopo l’attacco di Orochimaru. Mi dispiace per Kakashi, ma non può sapere di me.”
“E come ti giustifichi per Tenzo? E tuo fratello?” attaccò imperterrita.
“Non avrei nemmeno dovuto incontrare Sasuke, poi non sono affari tuoi. Per quanto riguarda Tenzo, Kisame aveva proposto di ucciderlo, io gli ho salvato la vita.”
“Non sono scuse!”
“Non mi sto scusando.” rispose pacato.
“Potevi andarci piano. Sasuke è solo un ragazzino e tu l’hai mandato in coma. E Ten… cavolo pensavo fosse morto!”
“Credi sia stato facile?” sbottò lui. “Ho visto l’odio nei suoi occhi.” confidò, stringendo i pugni.
“Itachi…”
“Non ho mai avuto ripensamenti. Rimpianto, senso di colpa certo, ma sapevo che farmi odiare da lui era la cosa giusta, che lui un giorno doveva punirmi per quello che ho fatto. Era doloroso, ma giusto. Ma… quando ho visto ciò che mio fratello è diventato, ciò che ho contribuito a creare… Se mi fossi sbagliato?”
Shiori strinse le sue mani tra le proprie. Lei gli aveva sempre detto come la pensava, ma non era il momento di gongolare, sottolineando di aver sempre avuto ragione.
“Mi dispiace.” si limitò a dire, senza pietà ma solo comprensione e affetto.
“Grazie.” le disse lui sentendosi un po’ più leggero dopo quello sfogo. “Ho trovato mappe risalenti al periodo del Rikodou Sennin. Erano nascoste nel villaggio che non avrei dovuto attaccare. Non c’è di che.” continuò, cambiando argomento.
Quel tono strafottente gli avrebbe fatto guadagnare una serie di altri schiaffi, se lei non gli fosse stata così grata in quel momento. Perciò si limitò solo a fargli una smorfia, per poi sorridergli piena di gratitudine quando le consegnò le mappe, tirandole fuori dalla manica della sua tunica.
“Tu hai qualche novità?” le chiese lui.
Shiori gli raccontò degli ultimi eventi, della scomparsa dei suoi poteri e del cadavere non molto morto nella tenda. Lo portò dentro e lì il ragazzo studiò con attenzione il cadavere.
“Non ho mai visto niente di simile.” Attivò lo Sharingan e notò qualcosa di strano: una piccola e flebile fiammella blu pareva bruciare nel suo cuore. “Ha un barlume di chakra. Forse con i tuoi poteri te ne saresti accorta.”
La donna fece una smorfia di dolore.
“Scusa.”
“Ma figurati. In fondo questo è ciò che sono ora.”
“Kakashi forse l’avrebbe notato.”
“Lui non entra qui dentro. Non voglio che abbia a che fare con questo mondo.” spiegò.
“Capisco. Questo ti aiuta?” domandò, riferendosi all’informazione che le aveva fornito.
“Devo rimuginarci su, ma è un’informazione importante. Grazie.”
L’accompagnò fuori poi, vedendolo più pensieroso del normale, cercò di rincuorarlo.
“Tuo fratello starà bene. Tsunade si occuperà di lui.” Gli posò una mano sulla spalla.
Lui le sorrise, poi si ricordò di avere altre informazioni per lei.
“Il mio contatto mi ha mandato un messaggio e mi ha detto che Amaya sta bene e le manchi. Vorrebbe tanto rivederti.”
“Spero di poterla rivedere il prima possibile. Mandale un bacio da parte mia e ringrazia ancora il tuo contatto per me. Perché non sei passato a trovarli?”
“Io… Shiori, ti prego sai che è difficile?”
Lo sapeva ed era per quello che decise di non insistere. Fu il moro a rompere di nuovo il silenzio.
“Sai credo che sentirebbe la mancanza della bambina. Ha passato molto tempo in solitudine.”
“Questo è uno dei problemi che vorrei risolvere.”
“Non puoi risolvere tutto.” sospirò l’Uchiha esasperato.
“Perché no? Sono abbastanza testarda per farcela.” affermò lei scherzosa.
Sotto l’oscurità del cappuccio, la donna vide formarsi un sorriso.
“Credo che ti faccia bene la sua compagnia.” Indicò con un dito la finestra della sua stanza.
“È sempre stato così.” Sorrise lei, arrossendo leggermente.
Itachi era pronto ad andare, ma esitò.
“Cosa c’è?”
“L’uomo con la maschera ha espresso dei dubbi sul tuo operato. Dimmi che hai prove tangibili da darmi.” la pregò.
“Dammi un po’ di tempo e proverò in maniera inconfutabile tutte le mie traduzioni.”
“D’accordo. Ora è meglio che vada.”
Shiori l’abbracciò di nuovo.
“Grazie di tutto. A presto.” Gli posò un bacio sulla guancia.
“A presto.” la salutò lui inoltrandosi nel buio del deserto.
 
Kakashi aveva sentito Shiori alzarsi dal letto, ma non aveva aperto gli occhi. I movimenti di lei erano troppo studiati, troppo leggeri, era evidente che non volesse svegliarlo.
La porta della sua stanza si chiuse e, dopo qualche secondo, quella d’ingresso si aprì. Il Copia-ninja si affacciò alla finestra e vide dall’altra parte del cortile, la blu fiondarsi tra le braccia di una strana figura incappucciata.
Poi, cominciò a prenderlo a sberle e pugni. Non sentiva di cosa parlavano, ma la loro conversazione andò avanti a lungo. Shiori addirittura sorrideva con dolcezza, gli prendeva le mani tra le sue. Cosa stava succedendo?
Lui, perché nonostante fosse completamente irriconoscibile, dalla struttura delle spalle e dall’altezza era chiaro che si trattasse di un uomo, le passò dei documenti.
La blu sembrava a proprio agio con l’uomo misterioso, molto di più di quanto non lo fosse con lui negli ultimi tempi. Probabilmente questa persona faceva parte della sua vita ora e… Davvero si stava ingelosendo?
Ad un tratto lo portò dentro alla tenda. Lui non aveva il permesso di entrare lì dentro, invece quello sconosciuto poteva? Si fidava più di lui evidentemente.
Il Copia-ninja si chiese chi potesse essere quell’uomo misterioso. Perché la donna si affidava tanto a lui? Doveva essere speciale. Erano amici? Alleati? Inna… No, ora stava esagerando.
Dopo interminabili minuti, finalmente, uscirono dalla tenda. La blu sembrava pensierosa. Chissà di cosa avevano parlato?
Le spalle di lui si piegarono un tantino in avanti, mostrando una certa tristezza. Shiori però disse qualcosa, che gli fece scuotere la testa. Lei quindi si atteggiò in quella posizione che usava quando niente l’avrebbe fermata dal portare a termine i suoi propositi. Le spalle di lui tornarono ad alzarsi. Sembrava che lei l’avesse tirato un po’ su.
Ad un tratto lui indicò la finestra. Il Copia-ninja si scostò quel tanto da non essere notato, ma da poter continuare a vedere. La Nara ora aveva inclinato la testa di lato, lo faceva quando era in imbarazzo.
Dopo un altro scambio di battute, lei tornò ad abbracciarlo. L’uomo incappucciato sembrava restio agli abbracci, era sempre lei la prima che si faceva avanti. Non per questo però li rifiutava, anzi sembrava che in fondo gli facessero piacere, lo confortassero. Erano davvero necessari così tanti abbracci? E baci?, aggiunse notando il bacio che gli stampò sulla guancia.
La donna rimase a guardare l’uomo allontanarsi per qualche minuto. Si passò una mano tra i capelli e sospirò. Era preoccupata per lui. Sembrava volerlo aiutare, ma non sapeva come.
Si sfregò le braccia con le mani, percependo il freddo della notte. Si diresse verso la casa e Kakashi si fiondò nel letto velocemente, fingendo di dormire.
Shiori entrò nella camera. La sentì togliersi la parrucca e appoggiarla sul comodino e levarsi i vestiti. Quando entrò nel letto lui mugugnò qualcosa ed aprì gli occhi.
“Sei gelida. Dove sei stata?” chiese stringendola a sé per scaldarla.
Lei gli avrebbe detto la verità. Era solo lui che credeva che avesse qualcosa da nascondere. Lui temeva che gli avrebbe mentito, ma in fondo era una sciocchezza. Loro si amavano, non c’erano segreti.
“Sono uscita fuori un attimo.”
“Con questo freddo?”
“Si, avevo sentito uno strano rumore, ma è stata solo una mia impressione.”
“Capisco.”
Era deluso. Credeva che ormai la fase dei segreti fosse passata. Lei voleva tornare a Konoha presto, giusto?
“Che c’è?” domandò lei alzandosi a guardarlo.
“Niente.”
“Mi stai mentendo.”
“Non sono il solo.” fece lui con un tono accusatorio.
“Cosa intendi?”
“Lascia stare. Ho molto sonno.” Le diede la schiena, lasciandola di stucco.
Shiori le si avvicinò, lo abbracciò cingendogli la vita e gli posò un bacio sul collo. Lui rimase però impassibile e indifferente.
La Nara allora si separò da lui e si avvolse nelle coperte.
“Voglio solo proteggerti.” sussurrò, la sua voce attutita dalle lenzuola.
Sentendola così indifesa l’uomo si voltò verso di lei e la strinse forte.
“Perché?” chiese.
“Lo sai perché.”
“Voglio sentirlo.” insistette il Copia-ninja.
“Perché ti amo.”
Quella era la verità. Chiunque fosse quell’uomo non aveva importanza.
“Anche io ti amo.”
 
Itachi percorse velocemente la strada che lo separava da Kisame. Shiori era sommersa dai guai come al solito, ma sembrava felice. La presenza di Kakashi la metteva in pace, forse l’avrebbe persino convinta a tornare a casa.
Lo desiderava tanto per lei. Voleva che avesse la vita più normale che un ninja potesse avere, voleva che si formasse una famiglia, che invecchiasse circondata dalle persone che amava.
Se lei avesse potuto avere tutto questo, sarebbe stato un po’ come se anche lui l’avesse vissuto. Voleva che almeno uno di loro potesse farcela. Lui era condannato, ma lei… lei poteva ancora avere tutto.
Certo sempre che il potere che stava cercando non la rovinasse per sempre. Isobu l’aveva avvertito e gli aveva chiesto di occuparsene, per quanto la cosa non gli facesse piacere.

 
Aveva portato il demone nei pressi di un grande lago, circondato da un rigoglioso bosco. Il sole stava sorgendo e i suoi raggi si riflettevano delicati sulla superficie dell’acqua immobile e calma.
Scoperchiò la giara che si portava sulle spalle e disattivò il sigillo. Dal contenitore uscì un fiotto di luce rosso-grigiastra e, presto, di fonte a sé si ritrovò il Tricoda.
Isobu sferzò l’aria con le sue code e dalla sua gola uscì un basso e profondo ruggito. Itachi capì che stava respirando la ritrovata libertà a pieni polmoni. Con delicatezza scivolò nello specchio d’acqua smuovendolo e guastando quella sonnolenta calma che prima lo caratterizzava.
L’Uchiha lo osservò immergersi e riemergere. Sembrava in pace e felice. Era come se avesse trovato il suo posto nel mondo. Pensò che lui forse non l’avrebbe mai trovato. Aveva uno scopo nella vita certo, ma non aveva a che fare con lui, piuttosto con il benessere del resto del mondo.
Il Biju si avvicinò di nuovo alla riva e chinò la testa verso di lui.
“Grazie.” Forse non poteva fidarsi del tutto di quel ragazzo, ma doveva ammettere che lo aveva aiutato.
“Non c’è di che. Circonderò l’area con qualche trappola. In questo modo sarà difficile che qualcuno riesca a raggiungerti.”
Isobu si chinò ancora di più, osservando attentamente con i suoi grandi occhi grigi, l’umano che gli stava davanti.
“Ragazzo, devo chiederti una cosa. Un altro favore che dovresti farmi.” spiegò tentennante.
“Dimmi pure.”
“Non ti piacerà.”
“Faccio molte cose che non mi piacciono, Biju-sama. Questa non sarà più terribile di tutte le altre.”
Le code del demone scattarono mostrando il suo stato di agitazione.
“Il potere che sta cercando Shiori è molto pericoloso. Lei potrebbe lasciarsi corrompere da quel potere.”
“Shiori sente il mondo attorno a sé. Non gli farebbe mai del male.”
Isobu inclinò la testa di lato, guardandolo quasi con compassione.
“Voi umani siete creature così volubili, un piccolo evento può cambiare il vostro modo d’essere completamente. Io mi fido di Shiori, ma dobbiamo tenere in conto che forse dovrà essere fermata.”
“E io dovrei fermarla?” chiese sconcertato, temendo di dover fare del male ad una cara amica.
“No, non tu. Vedi il Rikodou poté fermare suo fratello perché erano legati da un grande affetto. Solo una persona che la ama incondizionatamente potrà fermarla. Io avrei considerato tre possibili candidati.” Le immagini di Shikaku, Shikamaru e Kakashi apparvero nella sua mente.
“Io non posso fare arrivare il messaggio a nessuno dei tre. Poi chi di loro dovrei scegliere?”
“Tu hai il potere di fare arrivare il messaggio attraverso un’altra persona, per così dire.” L’immagine del ricevente apparve nella mente dell’Uchiha lasciandolo senza fiato. “È l’unico in grado di capire e di spiegare la situazione.” spiegò.  “Per quanto riguarda la scelta devi considerare che quando parlo di fermarla, non intendo dire toglierle i poteri. Intendo dire fermarla sul serio.” sorrolineò con decisione.
“Io non posso scegliere, né chiedere a uno di loro di fare una cosa del genere!” esclamò. Aveva già preso decisioni difficili, ma quella…
“Lo so. Posso solo dirti che probabilmente il candidato ideale sarebbe il cucciolo. È giovane e dal cuore puro. Shiori però ci odierebbe a vita per avergli fatto una cosa del genere.”
“Ce l’ha con me per quello che ho fatto a mio fratello, figurati se facessi una cosa del genere a suo nipote.” assentì il moro. “Però se fosse il mezzo più efficace…”
“Sta a te scegliere. Porterai il messaggio?”
Itachi si torse le mani in agitazione. Quello che stava per fare metteva in pericolo la vita della sua amica, ma lei era una sola persona. Se si fosse fatta corrompere, tutto il mondo sarebbe stato in pericolo. Tutto quello per cui entrambi avevano lavorato sarebbe stato vano, tutto quello che avevano perso per poter proteggere il loro Villaggio l’avrebbero perso inutilmente.
Shiori non si sarebbe mai perdonata se avesse fatto del male a qualcuno per una propria debolezza. Lei gli avrebbe chiesto di essere fermata.
“Porterò il messaggio.” accettò, infine.
 
 
  
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