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Autore: DanieldervUniverse    04/10/2015    6 recensioni
Yuna, l'evocatrice che si ama fin dal primo momento in cui la si incontra. Una ragazza forte e determinata, eppure sensibile e lieve come un fiocco di neve. Una ragazza che vuole salvare il mondo, impegnata in una missione suicida per fermare il demone Sin in nome di tutti gli abitanti di Spira, protetta dai suoi indomabili Guardiani. Ma chi sono questi Guardiani? Sono forse immagini scolpite nella nostra memoria, o sono spiriti erranti giunti per caso o seguendo un sogno? Mutevoli o radicati? Se i Guardiani di Yuna fossero diversi da quelli che conosciamo, sarebbe lo stesso? La storia cambierebbe?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rikku, Yuna
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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A\N: Come coscienza di fatto ritengo che darvi l'immagine intera sia d'obbligo. Meglio avere la maggior quantità di dati possibile su cui basarsi.

DII\N: Scusatelo, da quando ha deciso di provare la storia prima di cominciare a pubblicarla ufficialmente è partito. Siate buoni con lui.


Kuja e Yuna rimasero a fissare il caldo sole di mezzogiorno, sul punto più alto di Besaid.

Fortunatamente Yuna aveva accettato di farsi portare su da Valefor, o Kuja non avrebbe retto all'imbarazzo di accompagnarla sul picco roccioso.

Dal canto suo la ragazza sapeva bene che il ragazzo, in situazioni normali, non riusciva a farsi toccare dalle persone.

Il mago approfittò di un momento in cui la ragazza faceva vagare il suo sguardo sull'orizzonte per guardarla in volto.

“Ah...Yuna” pensò.

Avrebbe tanto voluto chiamarla per nome, anche solo abbracciarla.

Ma non poteva, era troppo imbarazzante.

Distolse lo sguardo, tornando ai suoi munifici pensieri sul mondo.

-Kuja- lo chiamò Yuna.

-Si?- chiese con naturalezza, voltandosi verso di lei.

-Credi che avremo altri momenti come questo quando saremo in viaggio?- chiese, con calma, mentre teneva gli occhi fissi sull'orizzonte.

Kuja divenne improvvisamente rosso come pochi, portando le mani alla bocca per attutire uno squittio di gioia e incredulità.

“Lei mi pensa, mi pensa! Oh quale gioia! Grazie mio destino per avermi condotto qui!” iniziò ad agitarsi come in preda ad una frenesia inconcepibile, sull'orlo del pianto.

-Kuja?- chiese Yuna, attendendo una risposta.

Ma i ragazzo non la sentì, e lei si volse chiamandolo ancora, osservando le guance arrossate e le lacrime che scorrevano sulle guance.

Fraintese, credendo che le sue parole avessero provocato la mago un accesso di tristezza e nostalgia, in vista dei pericoli che avrebbero dovuto affrontare, così gli avvicinò il bastone, toccandolo lievemente sul fianco.

Kuja si riprese di colpo, cercando di pulirsi le lacrime frettolosamente e in modo impacciato, imbarazzato.

-Non temere Kuja- fece Yuna con tono rassicurante -La strada davanti a noi apparirà impervia, piena d'insidie e senza ritorno, ma è una strada che affronteremo insieme- spinse lo scettro con più convinzione verso il mago, che lo afferrò per il manico con esitazione -Ho fiducia che, per quanto temibile possa essere il nostro viaggio, se saremo uniti niente potrà nuocerci.

Lo fissò intensamente, e ciò lo fece sentire ancora più desiderato.

-Non ti lascerò mai solo, abbi fede- la ragazza aggiunse infine, con più convinzione.

Kuja chinò il capo, in segno di rispetto.

Poteva sentire le parole di lei fargli bollire il sangue, ad una temperatura tale che mai se lo sarebbe aspettato.

Chiuse gli occhi lasciando che un improvvisa brezza fresca accarezzasse i suoi sensi.

Yuna lo imitò, assaporando quell'attimo fuggente che forse non si sarebbe mai più ripetuto.

E rimasero così finché non si accorsero che il tramonto incalzava.

-Oh santo cielo!- esclamò Yuna, tirando Kuja fuori dalla sua trance (e non Trance, attenti alla confusione, quando si tratta di Jenoma) -Oh!

Non se ne erano accorti, troppo presi nel plasmare nella loro memoria il momento, ma ormai si stava facendo tardi.

-Dobbiamo tornare, o non riusciremo a partire- esclamò Yuna, alzandosi in piedi e preparandosi ad evocare nuovamente Valefor, ma Kuja la interruppe, prendendola per il polso -Ci vorrebbe troppo. Lasciate che vi porti io, principessa.

L'attimo di coraggio del ragazzo svani dopo pochi istanti, facendolo arrossire violentemente.

Si era fatto spavaldo per le precedenti parole di Yuna, ma così, d'improvviso...

Yuna rimase a guardarlo, sorpresa più che imbarazzata.

Kuja aveva appena proposto qualcosa che andava contro i suoi più sani principi.

Indecisa se acconsentire o meno, per non turbare l'equilibrio emotivo del suo Guardiano disse -Va bene- mentre la tua testa pensava “Meglio rifiutare, sarebbe sbagliato nei suoi confronti approfittarmi”.

Calò il silenzio imbarazzante.

“Si...si si si ha detto si! Oh cieli limpidi ha detto si! E adesso che faccio!?” pensava Kuja in preda al panico.

“Oh no ma che cosa dico!? Non gli posso fare male, è Kuja! E-e poi c-così vicini...” anche Yuna era in crisi.


Al porto Cid faceva avanti e indietro, sulle spine, mentre i due Miliziani lo osservavano scioccati.

L'uomo non si mostrava mai ansioso in presenza della ragazza, ma se spariva dalla sua vista per più di un minuto egli andava in crisi.

Quando era arrivato Kuja, il quale aveva chiesto alla giovane di mostrargli l'isola, l'ex-soldato li aveva addirittura pedinati.

Certo era tornato al tramonto fischiettando tutto allegro, precedendo i due di qualche minuto, ma diciamo che non si poteva considerare un genitore poco asfissiante.

-Dovrebbero essere già tornati. Il sentiero era libero no?- chiese, rivolto ai due poveri fessi che stavano lì a sopportarlo.

-Più di quanto possano esserlo Bevelle o Luca, signore- aveva risposto Luzzu.

Poi si era rivolto al compagno più giovane, a bassa voce -Non avremo mai dovuto permettere a quello straniero di avvicinarsi a Yuna. Chissà quale piano maligno ha architettato in queste settimane. Scommetto che appena si trovato solo con l'evocatrice ha fatto XXX e YYY. Oh, e il caro Cid gliel'ha permesso, bel capo villaggio...

Mentre Luzzu parlava Gatta continuava a colpirlo sulla spalla, con violenza crescente, mentre il pungo del capo villaggio si avvicinava lentamente e minacciosamente alla nuca del Miliziano.

-Oh eccoli!- esclamò il ragazzo, dopo essersi guardato febbrilmente attorno nel tentativo di risolvere la situazione di crisi.

Infatti Kuja si avvicinava lentamente, reggendo Yuna in braccio con una certa esitazione, tremando e rosso come il tramonto.

La ragazza invece stava reclinata sulla spalla destra del mago, la faccia rivolta verso il petto semi-nudo, e le braccia che cingevano dolcemente le spalle.

-Ah! Vile cane, hai osato...!- prima che Luzzu potesse spararne una grossa il pugno pacificatore di Cid lo mise a tacere, nello sconforto del collega.

Kuja riuscì ad arrivare però un pelo a terra, o almeno così sembrò dato che da vicino la sua faccia era bianco latte e le braccia di gelatina.

Appena toccata terra cadde in ginocchio, boccheggiando in cerca d'aria, tanto che Yuna balzò via dal suo petto iniziando a scusarsi.

“Andiamo, durante la battaglia è riuscito a sollevarla senza problemi. Quanta scena solo per aver preso in braccio la donna che ami” pensò Cid, lanciando uno sguardo insoddisfatto al ragazzo di fronte a lui.

“Ma anche lei...” aggiunse l'ex-soldato, quasi certo che Yuna si fosse abbandonata a quel contatto senza farselo dire due volte.

Scosse il capo, domandandosi se tutti i giovani fossero così ingenui da non riconoscere l'attrazione reciproca.

-Avete avuto successo deduco- fece l'uomo, interrompendo le scuse della ragazza -È stato difficile?

I due si voltarono verso di lui in contemporanea.

-No, niente affatto- disse Yuna scuotendo il capo -Mi scusi per il ritardo comandante- aggiunse poi inchinandosi.

-Una passeggiata- aggiunse Kuja, esitante.

Cid strinse i denti, senza esternare la propria delusione.

-Bene allora. Rikku è già in viaggio da parecchie ore, dovreste essere fuori pericolo-disse, posando una mano ad accarezzare la fronte della figlia adottiva -Sembra che il vostro viaggio possa riprendere in pace. Domani potrete ripartire...

-Cosa?!- fece Kuja sorpreso -Domani!? È già così tardi per...!- s'interruppe, ricordandosi dei suoi obblighi -Giusto, a questo punto mettersi in viaggio sarebbe una fatica inutile, l'evocatrice deve essere forte e rinvigorita, non deve subire fatiche inutili.

-No. Cioè voglio dire...comandante- la ragazza si volse a fronteggiare il padre -La mia missione potrebbe determinare il destino di tutta Spira. Il nostro mondo soffre ogni giorno la presenza di Sin, e la sua gelida ombra distruttiva ci minaccia ogni istante. In questo momento quel demone sta viaggiando per il nostro mondo, forse verso questa stessa isola, e porta la sua ombra distruttiva su ogni cosa attraversi il suo cammino, accidentale o involontaria. Per favore, permettimi di partire immediatamente, così da non sprecare minuti preziosi per la salvezza di tutti noi. Un evocatore non potrà conoscere riposo finché la sua missione non sarà compiuta.

Alcune lacrime iniziarono a rigare le sue guance, sotto lo sguardo sorpreso, sconvolto e ammirato dei quattro li vicino.

-Papà- disse infine, con un tono di supplica, avvinghiandosi al suo petto -Per favore.

Calò il silenzio.

Il cuore di Cid stava per scoppiare.

Non di gioia o sorpresa, ma di dolore.

Ricordò i momenti in cui i tre leggendari avventurieri si erano allontanati da lui, con il sorriso sulle labbra, e come non erano più tornati.

Quelle parole non spronavano la sua forza a lasciare che la figlia portasse avanti il suo destino per compiere un atto di grande coraggio e fibra morale, ma bensì a rassegnarsi ad un ingiusto fato che l'avrebbe accolta sulla strada verso il compimento della sua missione.

Cid pianse, portando le sue grandi mani a cingerle le spalle.

Non voleva lasciarla andare.

Quello scricciolo era con lui fin da quando aveva iniziato ad infilarsi le dita in bocca, una piccola fragile bambina ignara della crudeltà del mondo e degli esseri che l'abitavano, cresciuta lontano da tutti dall'unico uomo che rifiutava di accettare quel mondo come un mondo libero da proteggere ed accudire.

Sentì la sua forza svanire, in pochi istanti.

Niente più sorrisi, ne la sua tenue e dolce voce che pregava ogni sera a Yevon per proteggerlo, niente più passeggiate all'ombra degli alberi, o sulla nuda sabbia.

Sarebbe rimasto di nuovo solo, con il rimorso di aver permesso alla cosa più importante della sua vita di andare incontro alla morte senza aver fatto niente.

Aveva sempre sperato che Yuna capisse la follia delle sue azione, ad un certo punto, ma lei aveva continuato imperterrita, sicura delle proprie convinzioni, e alla fine ne avrebbe pagato il fio.

-Partirai?- chiese, con un ultimo tenue barlume di speranza, senza aprire i propri occhi.

-Si- rispose Yuna, scostandosi appena da lui.

Cid volse il capo, lasciandola andare con un ultimo singhiozzo, prima di darle le spalle ed avviarsi rabbioso verso la sua capanna -Una nave attende ancora nel porto. Salperà al calar della sera. Avete poco tempo.

Non si fermò.

Non avrebbe lanciato un ultimo languido sguardo alla nave che si allontanava portando sua figlia al macello.

-Comandante! Comandante!

Niente più grida, niente più tenui rimproveri, niente più lezioni o domande curiose sulla natura.

-Cid!

Mai più la sua candida voce al mattino, o alla sera.

Non avrebbe più danzato vicino al fuoco, e non avrebbe mai più riso assieme a lui.

-PAPÀ!

Cid non si guardò indietro, volgendo le spalle al mondo un ultima volta.


Kuja rimase a fissare la mezza Luna nel cielo, in silenzio.

Yuna si era addormentata, infine, dopo terribili singhiozzi che l'avevano accompagnata per buona parte del tragitto.

Kuja non si era azzardato a fiatare, confuso, cercando di tenerla al caldo.

Cid non era mai stato un genitore ossessivo, o ostruzionista.

Aveva cresciuto la figlia meglio di quanto chiunque si sarebbe potuto aspettare da un bruto come lui, le aveva insegnato tutti i principi importanti dell'uomo.

L'aveva accudita e riverita, e ne aveva sempre rispettato le decisioni, perché voleva che crescesse libera di seguire le proprie convinzioni.

Questo era Cid, un uomo forte e determinato che credeva nel libero arbitrio, anche nelle scelte più strazianti.

Ma quel giorno Kuja avevano assistito a qualcosa di inaspettato e terribile.

Perché aveva reagito in quel modo?

Per lui era tutto semplice, la salvezza di Spira e il suo sogno erano le cose più importanti.

Aveva lasciato suo fratello solo per quelle ragioni.

Scosse il capo, non riuscendo a trovare una soluzione soddisfacente.

Gli venne in mente il volto di Gidan in lacrime che lo insultava per averlo lasciato solo.

Anche suo fratello avrebbe reagito così?

Kuja scosse il capo, cercando di scacciare il pensiero.

Yuna mugugnò qualcosa nel sonno, e il mago poté cogliere traccia di quella sofferenza che ancora la scuoteva nell'interno.

Mosso a pietà fece per allungare la mano, ma poi la ritrasse, non volendo turbare il sonno della ragazza.

Si chinò in avanti, dato che la Luna non dava segni di risposta, e poggiò i gomiti sulle ginocchia.

Cid aveva sconvolto anche lui.

Nella sua testa continuava a risuonare il pianto della ragazza, mentre l'uomo si allontanava impietoso.

Avevano dovuto caricarla a forza sulla nave per farla partire.

Kuja strinse con forza i propri capelli, cercando di scacciare quei momenti strazianti, ma non ci fu modo.

Era forse tutto sbagliato, come diceva Cid? O era Cid ad essere crudele ed egoista?

Stanco di tutto ciò, si accasciò sul ponte, affianco all'evocatrice, e chiuse gli occhi sperando di poter usufruire anche lui del sonno meritato.

Ma non ci fu verso, la sua mente era intrappolata in quel vortice di contraddizioni.

Forse Cid aveva voluto dire qualcosa anche a lui, ma cosa?

Mentre rifletteva il giovane mago non scorse l'immensa figura nera che discese, nella luce lunare, fino pochi centimetri sopra il ponte, lanciandogli un incantesimo per porre fine ai suoi incubi.

Il ragazzo scivolò in un sonno pacifico, quasi immediatamente.

Poi la figura volse l'enorme testa verso la ragazza, ma non fece niente.

Forse provò una profonda pietà, ma nessuno dei due ragazzi ebbe modo di scoprirlo.

Kuja già russava sonoramente dopo pochi secondi, appoggiato al ponte.

Yuna gemette nuovamente, e allora con la delicatezza di un fiore la figura nera le accompagnò il capo affinché si andasse a posare sulla spalla del compagno.

Il mantello neroera debolmente abbassato sulla poderosa schiena, e l'armatura nera risplendeva nella pallida luce del satellite.

Quindi rimase lì, sorvegliandoli tutta la notte, finché la Luna non cominciò a scomparire in cielo richiamandolo.

Si allontanò in silenziò, così come era venuto, in quel giorno di luce e ombra.


A\N: E qui abbiamo detto tutto. Per ora questo è quanto ho da condividere.

DII\N: Era ora. Scansafatiche.

  
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