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Autore: DanieldervUniverse    04/10/2015    8 recensioni
Yuna, l'evocatrice che si ama fin dal primo momento in cui la si incontra. Una ragazza forte e determinata, eppure sensibile e lieve come un fiocco di neve. Una ragazza che vuole salvare il mondo, impegnata in una missione suicida per fermare il demone Sin in nome di tutti gli abitanti di Spira, protetta dai suoi indomabili Guardiani. Ma chi sono questi Guardiani? Sono forse immagini scolpite nella nostra memoria, o sono spiriti erranti giunti per caso o seguendo un sogno? Mutevoli o radicati? Se i Guardiani di Yuna fossero diversi da quelli che conosciamo, sarebbe lo stesso? La storia cambierebbe?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rikku, Yuna
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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A\N: Sempre per prova. A quanto pare serve qualche ulteriore spunto per determinare una maggiore indagine sulle basi della storia. Potrebbe anche essere inutile ma sono sicuro che presto avrò abilità sufficiente per andare avanti.

DII\N: Dovresti preoccuparti di Dissidia. Manca pochissimo, ci sei quasi.

A\N: Basta così.


-Coraggio, è per il bene di Spira- le disse Kuja cercando d'incoraggiarla.

-K-K-Kuja...preferirei concentrarmi- disse Yuna, del classico colorito rosso.

Il mago si fece immediatamente indietro, alzando gli arti e arrossendo lievemente.

Fortuna che Yuna non poteva vederlo.

La ragazza rilassò le spalle, inspirando profondamente, prima di riprendere la marcia verso il tempio di Besaid.

Rikku era sparita assieme a Cid solo una dozzina di minuti prima.

Yuna non dubitava della necessità della sua missione, mai l'avrebbe fatto, ma era scoraggiata dall'imprevista piega degli eventi.

Prima di allora Rikku non aveva mai tentato di fermarla con gesti tanto estremi, e la sua perseveranza la sorprendeva.

Neanche Cid, la sua figura paterna, era stato tanto efferato nel dissuaderla da quel “ingrata missione”, secondo lui.

L'aveva amata come una figlia, da quando l'aveva presa in affidamento a seguito della morte della madre, e l'aveva cresciuta sull'isola per tenerla lontana da eventuali pericoli.

Quando era arrivata la notizia della riuscita della missione di Braska, Cid le si era affezionato in modo ancora più profondo, partecipe della sua sofferenza.

Tuttavia per Yuna il sacrificio del padre era stato fonte d'ispirazione, e aveva deciso di seguire le sue orme, contro le opinioni del genitore adottivo.

Cid in qualche modo ributtava gli insegnamenti di Yevon e l'aveva cresciuta senza influenze di quel tipo, ma lei le aveva comunque assorbite attraverso gli abitanti dell'isola, che alimentavano il mito del suo eroico padre.

L'ex-soldato era spesso entrato in collisione con i propri compaesani riguardo alle influenze “fanatiste” che inculcava nella mente della figlia adottiva, a volte in modo violento, ma nonostante ciò non si era mai spinto eccessivamente oltre.

Yuna era la cosa a cui teneva di più al mondo, e da vecchio veterano, per quanto contrario, non si era mai apertamente opposto alla scelta della figlia, rispettandone la volontà.

Tuttavia, grazie alla sua influenza nei contatti con gli Al Bhed e amicizia con un suo omonimo, un giorno le aveva presentato una giovane ragazzina, appunto Rikku, che cresciuta in un ambiente del tutto differente rigettava il credo di Yevon senza dubbio, rimpiazzandolo con ben altre idee.

Per quanto giovane la bambina bionda si era opposta strenuamente alla decisione di Yuna, in modo poco ortodosso e inadatto a far dubitare la giovane, che si rifugiava ogni volta a piangere tra le braccia di Cid.

Alla fine anche gli incontri con Rikku si erano fatti più radi, meno violenti, permettendo ad entrambe di crescere in pace, pur mantenendo una certa opposizione.

Le due, scoprendo inoltre di essere cugine, si erano avvicinate, e la bionda aveva cominciato ad accettare la scelta dell'amica, arrivando a chiederle di diventare il suo Guardiano.

Yuna aveva rifiutato, non volendola esporre ai pericoli del Pellegrinaggio.

Poi tutto era cambiato quando era arrivato Kuja.

-...essa? Principessaaahhh- le mormorò all'orecchio il mago in quel momento.

“Uhhh, adoro quando fa così ASPETTA!” inizialmente godendo del tono gentile e soffice del mago che le sussurrava nell'orecchio, la ragazza era scivolata fuori dai suoi pensieri, e aveva chiuso gli occhi in visibilio, ma poi si era resa conto di quello che stava facendo ed era arrossita di colpo, irrigidendosi e stringendo con troppa enfasi lo scettro che schizzò fuori dalla sua presa come un missile, rimbalzando sull'ambiente per qualche secondo, prima di rinfilarsi al suo posto.

La ragazza rilasciò un sospiro di sollievo e appoggiò la fronte alla parte circolare dello scettro. -Kuja, non farlo mai più- disse Yuna, respirando affannosamente.

-C-certo- rispose lui, distogliendo lo sguardo e iniziando a rigirarsi gli indici, imbarazzato dall'espressione sul volto dell'evocatrice.

“Così delicata...” pensò.

-Comunque!- esclamò il mago, per ridarsi contegno e facendo scattare la compagna sull'attenti -Siamo arrivati.

Il Tempio di Yevon si ergeva in tutta la sua magnificenza di fronte ai due, svettando sulle forme dell'isola con prepotenza.

Gli occhi di Yuna brillarono, mentre sentiva l'emozione e il sollievo crescerle dentro.

-Siamo già arrivati? Come è possibile?- chiese la ragazza, volgendosi ad osservare la strade che avevano appena percorso.

-Miliziani hanno passato tutta la notte a sgomberare il passaggio da eventuali regali di Sin, e poi ci sono io- fece Kuja, inchinandosi con molta baldanza -Nessuno si avvicina alla principessa quando ci sono io a proteggerla.

Yuna distolse gli occhi dal sorriso, lasciando che le gote assumessero un colorito più vivo.

-Grazie- mormorò piena di gratitudine.

Kuja chiuse gli occhi, assaporando il significato di quella frase e si lascio andare, rilassando il suo corpo e iniziando a volteggiare leggero.

Un ringraziamento dalla sua evocatrice contava più che tutti i piaceri del mondo.

Anzi, era quello che faceva ruotare il suo mondo.

Il tempio era particolareggiato, con quel tipo di architettura del tutto non funzionale ed estremamente arzigogolata, tanto per fare scena.

Non fosse perché ospitava i sacri Eoni di Yevon, Kuja avrebbe detto che era un talento sprecato.

Evitò di perdersi nella contemplazione dei dettagli dell'edificio, anche perché non voleva turbare la sua compagna in quel momento di tensione.

Entrarono, Kuja voltandosi continuamente attorno, attirato dall'ambiente ma anche vagamente preoccupato che qualche amichetto di Sin si facesse vivo in quel momento.

Alla fine tutto andò liscio, e i due raggiunsero l'ingresso alla Camera della Fede.

Yuna aveva perso tutta la sua esultanza e le emozioni esteriori.

Era rilassata, in contemplazione.

Aveva perso le parvenze di ragazza gentile e parzialmente fragile, e aveva assunto un aura determinata e sicura.

Kuja venne percorso da un brivido mentre la ragazza entrava nella camera, sparendo alla sua vista.

-Ah principessa- mormorò lui, grattandosi la testa quando lei non fu più a portata d'orecchio -Non è passata che qualche settimana eppure sei già diversa.


Kuja si guardò attorno, ammirando la bellezza rurale di Besaid.

Aveva letteralmente volato dal continente fino all'isola, e tutto per cercare la figlia di Braska.

Si era alzato presto, quando l'alba ancora non si era manifestata, mentre l'aria limpida e umida della mattina rinfrescava il suo corpo con il vento che soffiava leggero, scompigliandogli i capelli.

Aveva lanciato un ultimo sguardo al fratello più giovane, che dormiva tranquillo nel suo letto, prima di allontanarsi con una semplice borsa da viaggio a tracolla.

Il suo villaggio non era molto grande o frequentato quindi partì senza addii, e senza essere visto.

Non che gli volessero male, ci mancherebbe.

Kuja era amato da tutti, per la sua onestà e gentilezza, oltre allo spiccato senso lirico e artistico, ma soprattutto per i suoi grandi poteri, con cui proteggeva i suoi compagni.

Suo fratello Gidan era più burlone e scalmanato, ma comunque alla fine le marachelle che combinava ai danni dei compaesani, o delle compaesane, per essere più specifici, gli venivano perdonate.

Per Kuja Gidan era la cosa più importante della sua vita, e nonostante tutto gli dispiaceva lasciarlo così.

Ma sapeva che avrebbe capito.

Anzi, sospettava che al suo ritorno si sarebbe ritrovato una coinquilina con cui fare i conti.

Ma Kuja non sapeva se sarebbe tornato.

Mentre volava sul continente, puntando a sud, si chiese se ne fosse valsa la pena.

Ma ormai il dado era tratto, avrebbe seguito il suo sogno.

Il sogno di diventare un eroe per Spira, i suoi abitanti, i suoi colori, le sue meraviglie, e suo fratello.

Avrebbe lasciato il suo nome scolpito nella storia, così che tutti avrebbero saputo della storia di Kuja, e di come egli avesse scelto la via del sacrificio in nome di quanto gli era più caro.

Lo faceva per tutti quanti, era il suo scopo.

Il suo tributo per le persone che gli avevano dato tutto.

Appena ebbe raggiunto Besaid, la gente si era ritirata spaventata, scambiandolo per un mostro mandato da Sin per punirli.

Gli era venuto incontro un uomo alto e con i capelli neri a caschetto, il petto nudo e dei pantaloni a cubi arancioni e rossi.

-Chi sei?- aveva chiesto, mentre altri due uomini si facevano avanti, con le armi pronte.

-Il mio nome è Kuja. Vengo da un villaggio lontano, per accompagnare la figlia dell'evocatore Braska nel suo Pellegrinaggio.

-Vile! Cosa ti da il diritto di farlo?- fece uno dei due uomini più giovani, avanzando, ma l'uomo che aveva parlato per primo lo fermò.

-Io sono Cid Raines, e sono il capo di questo villaggio.

Il cuore di Kuja mancò un battito per l'emozione -Quel Cid Raines? Cid Raines l'eroe?

-Si sono io. La ragazza che...- ma egli lo interruppe, volandogli di fronte, accompagnato da alcune grida di spavento dei villici -Signore sono un suo grande ammiratore. Davvero! Oh sempre sognato d'incontrarla!

Cid rimase a guardarlo con occhi calcolatori, come se cercasse di decifrarlo, ma l'entusiasmo di Kuja era irrefrenabile.

Alla fine l'uomo fu costretto a fermarlo, alzando una mano -Vieni, parleremo meglio in privato.

A Kuja erano brillati gli occhi, al settimo cielo, mentre i due Miliziani protestavano, ma Cid li zitti con poche parole e fece strada al ragazzo fino alla sua capanna.

Kuja si era aspettato un ambiente ricco di ricordi, con magari qualche manoscritto o oggetto esotico, magari qualcosa appartenuto a Braska: invece si ritrovò davanti ad un arredamento spartano ed essenziale.

Come il padrone di casa, deduco” pensò il ragazzo, riassumendo un contegno consono all'occasione, per non fare brutta figura.

Attese in silenzio che il padrone di casa si sedesse di fronte a lui, dandogli il permesso di parlare.

-Allora, Kuja- fece Cid, con le gambe incrociate e le braccia fermamente poggiate su di esse -Perché sei arrivato fin qui, chiedendo di accompagnare mia figlia in Pellegrinaggio?

L'intensità del suo sguardo mise il mago molto a disagio.

È anche sua figlia? Ah, adottata. Oh cielo, magari non è stata una buona idea” pensò Kuja, cominciando a vedere i suoi sogni disfarsi davanti ai suoi occhi.

Cominciò a pensare frenetico a qualche scusa illuminante che avesse senso, temendo un rifiuto data la natura parzialmente egoistica del suo sogno, ma la forza nello sguardo di Cid...era come se smontasse tutte le sue mirabolanti scuse, lasciando solo l'arida verità.

Rimasero così per parecchi minuti, mentre il silenzio si faceva pesante.

Cid non batteva ciglio, mentre il povero Kuja stava sudando freddo con un intensità sconosciuta fino ad allora.

-Comandante!- una limpida voce cristallina fece breccia tra le opprimenti ombre del dubbio e del sospetto che si erano ammassate nella capanna, facendo arrossire Kuja al solo suono.

Si volse, come a rispondere ad un inderogabile richiamo, e la vide.

Arrivava trafelata, cercando di muoversi spedita nonostante l'ampia gonna, e il suo volto risplendeva come la lune piena riflessa sulle acqua del calmo oceano, le scaglie di pesci che si illuminavano brevemente, brevi attimi di splendore.

Lei lo superò, lasciandolo a boccheggiare in sua presenza, rapito dalla meraviglia della sua figura, dalla grazia, dalla gioia che ispirava.

Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

Perché lo sentiva, lui lo sapeva: era lei, la musa che gli avrebbe ispirato la sua più grande sinfonia.

Avrebbe scritto canzoni, dipinto, scolpito, creato, ma non sarebbe mai riuscito a sprigionare l'energia repressa di quella ragazza così tenera ed innocente che si trovava in quella misera capanna di legno e paglia.

Avrebbe dovuto librarsi nei cieli più vasti, illuminando il giorno e la notte, facendo impallidire anche gli astri.

Gli uomini e le donne avrebbero dovuto alzare lodi a lei e non a Yevon.

-...Kuja, vero?- disse Cid, dopo aver finito di parlare con la ragazza, cosa di cui il mago non si era neanche accorto.

Kuja lasciò perdere i suoi vaneggiamenti sull'universo per tornare violentemente alla realtà.

-Si esatto!- esclamò con enfasi, smettendo di volteggiare e posizionandosi eretto al suolo.

-Ecco appunto. Questo...mago, è giunto da molto lontano affermando di volerti accompagnare nel tuo Pellegrinaggio- finì di dire Cid, indicandolo con un cenno della mano.

Yuna si volse direttamente verso di lui, e fu come essere travolti da una pioggia di stelle.

Quello sguardo gentile, quegli occhi tondi pieni di compassione, il più grande dono della vita.

Kuja perse i contatti con la realtà, si sentì risucchiare nella magnificenza dello sguardo di Yuna, un mare di sentimenti e note nascoste che danzano nell'aere assieme alle eleganti lingue di fuoco e alle ombre gaudie nelle notti d'estate.

Kuja provò un infinità di sensazioni, intrecciate e intrecciate ancora in stupefacenti arabeschi e corone, immagini di un mondo avvolto dalla luce e dall'amore...

-ACK!- qualcuno gli aveva appena afferrato la coda.

-Ehi scimmione fuori dai piedi! Nessuno può essere Guardiano di Yuna tranne me!- esclamò una ragazzina bionda con un vestito arancione, facendo pressione sulla sua adorata protuberanza.

-Rikku. Lascialo- impose Cid, facendola arretrare.

-Non sta a te scegliere, Yuna ha già rifiutato la tua richiesta, insistere è inutile- continuò l'ex-soldato, o Comandante come lo chiamava Yuna, mentre si alzava.

-Detto questo...sta all'evocatrice esprimere il suo responso- aveva concluso, incrociando le braccia, e lanciandole uno sguardo indecifrabile.

Lei si era voltata a guardare Kuja direttamente, lasciando che i loro occhi s'incrociassero ancora...


-Kuja?- chiese Yuna, guardando negli occhi il suo Guardiano -Va tutto bene?

Quello ebbe un improvviso ritorno alla realtà, sobbalzando, e si grattò il retro del capo con un mezzo sorriso imbarazzato -Chiedo scusa, ero...”volato via”, se comprende.

Yuna annuì, sorridendo radiosa.

Kuja venne sommerso dalla sensazione di calore che si diffondeva dal suo cuore in ogni pare del suo io.

-Allora, avete avuto successo principessa?- chiese, interessato.

Yuna annuì con maggior vigore.

-Oh ma è fantastico!- esclamò il mago, mettendosi per orizzontale, con gli arti ripiegati verso il corpo, mentre scodinzolava tutto allegro.

Yuna non poté trattenersi e l'abbracciò, radiosa, il che fece arrossire il mago fino alla punta dei capelli e della coda.

-Ehm...eh...- balbettò lui, sopraffatto, finché la ragazza non si rese conto della cosa e si separò di colpo, assumendo un aria colpevole e cominciando a scusarsi ancora e ancora per il suo comportamento.

-Coraggio non è niente- fece Kuja cercando di fermarla, perché il suo imbarazzo non faceva che crescere -Non deve chiedere scusa per queste cose: è assolutamente normale!

Andarono avanti per una decina di minuti, finché Yuna si fermò cercando di riprendere aria.

-Su, su- fece Kuja, affannato a sua volta dalla chiacchierata -Stiamo perdendo tempo. Andiamo.


A\N: Confusi? O forse le domande sono diminuite.

DII\N: Oh piantala!

  
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