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Autore: Hikari_F    06/10/2015    2 recensioni
Sono ormai tre anni che Kotaru ha accantonato la speranza di trovare qualcuno che gli stia accanto senza prendersi gioco di lui o picchiarlo, pagando cara la scelta infelice di essersi dichiarato gay pubblicamente il primo anno di liceo. Sembra impossibile che, un giorno, qualcuno possa guardare oltre il pregiudizio ed imparare ad amare il piccolo ed imbranato ragazzino per ciò che è davvero. Eppure un giorno, quasi come fosse un disegno divino, Kotaru si ritrova a fare la conoscenza di Ryota, suo affascinante e taciturno senpai. E se il filo rosso del destino volesse condurlo proprio da lui?
Un racconto introspettivo, a tratti malinconico, scritto in prima persona dallo stesso Kotaru.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Mi chiamo Kotaru, ho sedici anni e...vorrei non essere qui, adesso. Credetemi, nemmeno voi vorreste essere al mio posto in questo momento. Provate a immaginare la scena: un adolescente con folti capelli rossi, occhi castani e occhiali da vista, basso (tremendamente basso) per la sua età e, in aggiunta, pure studioso. Aggiungete al quadro che mi piacciono arte, peluches, dolcetti e...capirete sicuramente per quale motivo sto guardando l'aula a testa in giù.

Non riesco nemmeno a capire di chi siano le mani che mi tengono per i piedi e mi scuotono violentemente, facendomi cascare di tasca tutti gli oggetti che ci metto dentro di solito: chewing-gum, figurine, un portachiavi di Rilakkuma. Niente soldi, stavolta ai bulli è andata male.

-Sei sempre il solito pezzente, frocetto di merda!- Ridacchia il coglione di turno, mollando la presa e facendomi cadere rovinosamente a terra. In realtà sono benestante, ma non porto quasi mai denaro con me. Ah, la figuraccia? Non mi importa granché, l'importante è che non abbiamo preso il portachiavi. Ci sono affezionatissimo!

Cerco di ricompormi, a minuti arriverà l'insegnante e non ci tengo a farmi trovare sul pavimento. Una veloce controllata alle mie cose, -sane e salve, per fortuna!- una ripulita agli occhiali et voilà, come se nulla fosse mai accaduto.

Il mio orgoglio? Oh, quello. Non so nemmeno più che cosa sia, ma sono cose che si imparano a mettere da parte quando hai scelto di fare coming out il primo anno di liceo, dichiarandoti come un pesce lesso al tuo compagno di banco. Non è stata colpa mia, avevo una cottarella da nulla, ma lui sembrava proprio il tipo di persona che avrebbe potuto ricambiare i miei sentimenti, o almeno così mi diceva la sua penna, glitterata e con sopra un simpatico panda rosa! Peccato che fosse della sua fidanzatina, campionessa del club di Kendo. Mi fanno ancora male le costole a pensare a come mi ha ridotto quella volta.

Un altro svantaggio è che sono completamente solo e senza amici: anche i compagni che non mi pestano o mi deridono si tengono alla larga da me, come se fossi un pervertito pronto a stuprarli tutti nel giro di una chiacchierata. Credono forse che il mio essere gay abbia come conseguenza il fatto di provarci con chiunque abbia un pene? Anche io ho i miei gusti e le mie preferenze...ad esempio, mi piacerebbe un ragazzo forte, rassicuranti, che sappia far ridere ma senza bisogno di fare il buffone. E che ami la lettura. Se fosse bravo a disegnare sarebbe proprio il mio ideale!

-Oda! Oda Kotaru.- L'insegnante scandisce bene il mio nome, distraendomi dalla meditazione -Puoi ripetere cos'ho appena detto?-

Oh. Credo sia la prima volta che mi prende alla sprovvista, non ho nemmeno tenuto il segno della lettura e non saprei proprio di cosa stesse parlando...ma decido di puntare sulla simpatia. Magari apprezzerà.

-Oda! Oda Kotaru. Ha detto questo, professoressa.- Aggiungo anche un largo sorriso e attivo la modalità “occhietti dolci”, chissà che non facciano spuntare in lei un qualche istinto materno che le faccia deporre le armi.

-Ti senti spiritoso, vero? Be', ti è andata male, Oda. Oggi non sono dell'umore per gli scherzi. Fammi la cortesia di seguire, parleremo della tua punizione oggi pomeriggio, dopo le lezioni.-

Mi mordo la lingua. Dannazione...proprio oggi che inizia la nuova serie di DragonBall. Dovrò tenere le orecchie tappate per una settimana per evitare gli spoiler. Che seccatura.

-Sei nei guai, frocetto.- Sussurra il tizio alla mia destra, godendo della mia sfortuna.

Decido di ignorarlo e continuare a seguire la lettura. Dopotutto è anche interessante, parla del Medioevo. Mi è sempre piaciuta quell'epoca, le sue leggende ed i misteri. Se avessi abbastanza soldi mi comprerei un'armatura, mi piacerebbe da morire e mi terrebbe anche al sicuro dalle botte quotidiane. Sta per suonare la campanella dell'intervallo, chissà cosa mi combineranno...tanto vale non pensarci e aspettare. Oggi pomeriggio sarà il mio primissimo giorno di punizione, chissà cosa mi aspetta!

 

I passi dell'insegnante rimbombano nell'aula vuota. Sembra un leone in gabbia con quel suo andare avanti e indietro, sono costretto a distogliere lo sguardo per non ritrovarmi con un bel mal di testa.

-Ci ho pensato, Oda.- Sospira -Dopotutto sei un ottimo studente, oggi ero di pessimo umore a causa del consiglio di classe finito tardi ieri...insomma, in un altro momento non sarei stata tanto severa. Ma ormai sei qui, una punizione non può farti male. Pensavo di darti un compito extra da svolgere.-

-Che tipo di compito?-

-Niente di difficile. Un approfondimento sulla lezione di oggi, sul Medioevo.-

Cerco di non mostrarmi troppo felice all'idea, potrebbe contrariarsi e affibiarmi qualcosa di diverso. Che fortuna sfacciata! Praticamente è come se avesse punito un otaku facendogli leggere dei manga. Non poteva andarmi meglio di così.

-Siccome ho una famiglia e una vita anche io, non posso passare il pomeriggio con te ad assicurarmi che faccia il tuo dovere. Ti affiderò ad un tuo senpai che dovrebbe arrivare tra poco. Frequenta un corso speciale di approfondimento, tra l'altro è anche l'unico che ha aderito. Gli ho già parlato ed ha accettato di prendersi questa responsabilità.-

Urg. Un senpai, ecco qualcosa a cui non avevo ancora pensato. Praticamente mi ha appioppato un guardiano del silenzio. E io che speravo in un pomeriggio ad ascoltare musica celtica in cuffie e documentarmi sulla mia epoca preferita...uffa.

-Oh. Ryota, che sollievo vederti.-

-Chiedo scusa, professoressa. Sono stato trattenuto da...questioni personali.- Sussurra ansimando il nuovo arrivato. Sollevo appena gli occhi per guardarlo e...mio dio, cosa ho appena visto. Non sono nemmeno sicuro che una roba del genere sia legale.

Il ragazzo che ha appena varcato la soglia dell'aula non assomiglia a nessuno di quelli che ho visto fino ad ora: è robusto, più alto di me (non che sia difficile), capelli neri come la notte e così lisci e morbidi all'apparenza che mi viene voglia di strofinarci la faccia dentro, occhi verdissimi ma caldi, avvolgenti, lineamenti perfetti. Ha la cravatta della divisa leggermente floscia, i capelli scompigliati e la fronte leggermente imperlata di sudore. Ha l'aria di uno che ha appena fatto una lunga corsa.

Resto imbambolato a fissarlo mentre pensieri non propriamente puliti popolano la mia mente (ehi, anche io ce li ho, gli ormoni) e cerco di non fare troppo la figura dell'idiota.

-Tranquillo e scusami tu se ti costringo a fare da babysitter ad uno studente del terzo anno. Ti garantisco che Kotaru è molto studioso e tranquillo, averlo qui con noi oggi è un caso eccezionale.-

Parla di me come se non potessi sentire. Bah, che modi. Speriamo che il senpai sia un po' più gentile.

-Nessun problema, si figuri. Per me non è male avere compagnia, ogni tanto.-

Sospiro di sollievo...non sembra malaccio. Se proprio è antipatico, posso sempre ignorarlo e concentrarmi sul suo aspetto, su quello ho la garanzia che sia gradevole.

Ascolto i passi della professoressa diventare sempre più leggeri man mano che si allontana dall'aula, dopo aver depositato sulla cattedra qualcosa come sei o sette volumi (testi universitari, presumo), tutto sul medioevo. Penso che anche l'approfondimento del senpai riguardi quest'epoca...un punto a suo favore.

-Ehm...allora...ciao.- Farfuglio, scegliendo a caso un testo su cui basare l'approfondimento. Sono certo di avere le guance in fiamme e il battito cardiaco accelerato, non capita tutti i giorni di passare un pomeriggio di completo isolamento con un ficone di questa risma. Devo. Controllare. I. Miei. Ormoni.

-Ciao.- Risponde, semplicemente -E così sei finito in punizione? Piacere di conoscerti, Kotaru. Come avrai già sentito, io sono Ryota.-

-Il piacere è tutto mio.- Dico in risposta, avendo cura di tenere la testa ben china sul libro -Così ti piace il medioevo, eh?-

-Decisamente.-
Evvai! Se riesco ad evitare di arrossire e andare in tachicardia alla sua sola vista, forse ho appena trovato il mio primo amico. A patto che lui abbia voglia di socializzare con un ragazzino di terza, per giunta appena punizionato. Vorrei tanto averlo conosciuto in un altro contesto, magari in biblioteca, sezione storia.

-Piace molto anche a me. Non ti nascondo che sono felice di essere stato punito in questo modo, è un argomento che mi interessa.-

-Bene.-

Che freddezza...forse non ha molta voglia di chiacchierare. Comprensibile, è qui per studiare, e anche io. Prendo coraggio e gli chiedo se posso ascoltare musica in cuffie mentre studio. Sembra diverso dagli altri con cui ho avuto a che fare, in apparenza è molto maturo, forse non mi prenderà in giro per le cuffiette a forma di coniglio.

-Fai pure.- Dice semplicemente, ed è già col naso sui libri. Ne ha agguantati almeno due o tre. Sorrido istintivamente e tiro fuori le cuffie, cercando di nascondere le orecchiette da coniglio sotto la massa di capelli rossi.

Lascio la riproduzione casuale, volume basso, e cerco di concentrarmi sulle parole riportate sul volume.

Interessante questa. Non sapevo che l'abitudine di togliersi il cappello per salutare fosse nata nel medioevo. I cavalieri dovevano togliersi l'elmo per riconoscersi e salutarsi a vicenda, abitudine che poi è entrata nel buon costume. La segno.” Penso, scribacchiando rapidamente appunti sul quaderno...devo aver fatto un movimento brusco perché, prima che potessi rimediare, la musica che stavo ascoltando comincia a risuonare al di fuori delle cuffie, amplificata dall'aula vuota.

Adesso si incazza. Sicuro!” E, infatti, il senpai è girato verso di me, guardandomi con un'espressione indecifrabili.

-Ma quelle sono...-

Oddio, lo sapevo! Ha visto le cuffiette a forma di coniglio. Ho bruciato ogni possibile chance di socializzare, diamine! Sento le guance andarmi a fuoco per l'imbarazzo, finché...

-...le note di Heart of fire!- Conclude, abbozzando un sorriso -L'ho riconosciuta subito, è la mia canzone preferita.-

Non può essere vero. Mi pizzico il braccio cercando di non farlo notare...no, non sto sognando. Qualcuno a cui piacciono medioevo e musica celtica, che ha visto le mie cuffie e non mi ha preso in giro! Forse questa punizione è la più grande fortuna che mi potesse capitare.

***

Ho le palpitazioni.

Non mi era mai successo prima...non che non abbia mai avuto un colpo di fulmine, anzi. Mi è capitato spesso di “innamorarmi” al primo sguardo di un bel viso o di un bel corpo, lasciando poi morire quell'immaginario sentimento così come era nato...cioè dentro la mia testa. Stavolta però è completamente diverso, e non sarei capace di spiegarne il perchè. D'accordo, il senpai è carino...diciamo pure bellissimo. Sembra anche simpatico, soprattutto perché a quanto pare abbiamo dei gusti in comune...ma non mi pare un motivo valido per sentire questo fastidioso movimento nello stomaco, questo incessante sfarfallio che va avanti, più o meno, da quando abbiamo chiuso i libri e ci siamo seduti vicini, una cuffia per ciascuno, ad ascoltare musica celtica prima di lasciare la scuola.

-Ma queste cuffie sono a forma di coniglio?- La sua voce, quasi più melodiosa della musica stessa, rompe improvvisamente quell'incanto.

-Sì.- Rispondo semplicemente, evitando di andare nel panico. Non mi prenderà in giro. Uno a cui piacciono le cose di nicchia non può essere una persona superficiale.

-Sono di tua sorella o della tua ragazza?-

Sorrido. Sono davanti ad un bivio...ma non mentirò al primo incontro. Non è da me.

-No.- Replico, senza smettere di sorridere -Sono mie. Mi piacciono molto gli animali.- E non vedo cosa ci sia da vergognarsene. Se più ragazzi avessero il coraggio di tirare fuori il proprio lato sensibile, forse la smetterebbero di deridermi per una cosa del genere. Ma non mi va di aprire il discorso con lui, adesso ho soltanto voglia di stare a vedere come reagirà.

Resta in silenzio per un attimo che sembra un'eternità.

-Qual è il tuo animale preferito?- Chiede.

Non posso crederci, è addirittura meglio di quanto immaginassi!

-Tutti. Ma preferisco conigli e cani. E le tartarughe. Sono molto carine, quelle.-

Osservo la sua espressione imperturbabile. Non sorride più...la cosa più simile ad un sorriso è stata quella smorfia fatta nel riconoscere Heart of fire. Penso sia un notevole progresso, soprattutto notando il suo carattere evidentemente molto riservato.

-Cani! Adoro i cani. Ho sempre desiderato accudirne uno.- Dice -Gli akita

sono molto belli. Mi piacciono anche gli husky.-

-Io preferisco i meticci. I miei genitori mi hanno regalato un cucciolo di akita quando ho vinto le olimpiadi di matematica alle scuole medie. Avrei scelto un trovatello in canile, ma loro sono fatti così...gli piace spendere.-

-Com'è il tuo cane? Come si chiama?-

Gli mostro alcune sue foto dal cellulare.

-L'ho chiamato Haku. Purtroppo è rimasto a casa con i miei, con lo studio non avrei tempo di occuparmi di lui come merita. Lo vedo talmente poco che ogni volta credo mi abbia dimenticato...e puntualmente mi saluta come se non l'avessi mai abbandonato!- Sorrido al pensiero dello scodinziolio irrefrenabile di Haku e delle sue leccate ruvide. Un pensiero confortante.

Il mio interlocutore non dice altro. Forse sta immaginando la sua vita con un cane. Posso capirlo, visto che ho passato la maggior parte della mia a desiderarne uno.

-Mi sono divertito.- Dice a un certo punto, ordinando i libri dell'insegnante sulla cattedra. Divertito? Non lo avrei mai detto, mi è sembrato serissimo e posato per tutto il tempo -Adesso però è il caso che vada.- Aggiunge, infilando la giacca.

-Sì...anche io vorrei rincasare prima che faccia buio.- Non gli confesso che ho paura a tornare a casa da solo dopo il tramonto, perché in qualsiasi momento potrei trovare una combriccola di bulli pronti a darmele di santa ragione. Mi limito a infagottarmi nella felpa infeltrita che uso come giubbotto, sperare tra me e me che ci sia ancora qualcuno in giro e infilare la porta, accennando un saluto con la mano. Probabilmente non rivedrò mai più il senpai Ryota.

 

Stupido. Sei uno stupido, Kotaru. C'erano migliaia di scuse che avresti potuto inventare per parlare ancora, gli argomenti non mancavano di certo! Sono un po' arrabbiato con me stesso per aver perso un' occasione, non dico di trovare un partner (non mi reputo certo tanto fortunato da aver conosciuto un ragazzo apparentemente perfetto per me, che in aggiunta sia pure gay), ma almeno di conoscere meglio una persona con cui poter parlare, condividere interessi, una compagnia tra la completa solitudine in cui vivo da quando ho lasciato trasparire agli altri i miei gusti sessuali.

Chissà se non vedeva l'ora di andar via...o se gli ha fatto piacere conoscermi.

Vorrei mettermi a piangere. Penso di aver consumato tutte le mie lacrime dopo tre anni di vessazioni, ingiustizie e percosse...eppure, improvvisamente, sento una goccia fredda scivolarmi lungo la guancia.

Cosa combini? Ti abbandoni al pianto? Non era un vizio che eri riuscito a eliminare?” Penso, salvo poi rendermi conto che non era una lacrima, ma una semplice goccia di pioggia.

-Fantastico. Mi prenderò un raffreddore epocale e starò a letto per una settimana. Stupida salute cagionevole.- Bofonchio a mezza voce, tentando di ripararmi alla bell'e meglio con lo zaino, finchè...

Che cosa strana.

Intorno a me posso sentire e vedere le gocce di una fitta pioggia, di intensità via via crescente. Posso anche sentirne l'odore. Tuttavia, è come se fossi in una safe zone, in una bolla di protezione: l'acqua non sembra in grado di arrivare sulla mia testa, non più. Sollevo la testa e scopro di essere coperto da un ombrello. La persona che lo sorregge è più alta di me e, isolando per un secondo i vari suoni che riempiono l'aria, mi sembra di sentire i suoi respiri irregolari, come se fosse reduce da una corsa.

-Ehi.- Dice una voce conosciuta alle mie spalle -Avevi intenzione di andare a piedi con questa pioggia fino a dove, di preciso?-

Mi volto e il senpai Ryota è alle mie spalle, lievemente affaticato e ricurvo in avanti. Mi copre premurosamente con l'ombrello, incurante della pioggia che scende e che bagna i suoi bellissimi capelli d'ebano, delle gocce gelide che gli scorrono nel colletto della camicia. Fa un freddo cane, eppure improvvisamente sento un tepore piacevole riscaldarmi le guance, mentre nello stomaco incomincia l'odiato sfarfallio. Non cominciare con la regia, Kotaru, non metterti strane idee in testa.

-Che ci fai qui, senpai?- Non riesco a dire altro.

-Stavo tornando a casa quando ha iniziato a piovere. Mi è venuto in mente che eri senza ombrello e non era davvero il caso che rincasassi zuppo dalla testa ai piedi.-

-Oh.- Ringrazia, idiota, ringrazia! Ma sono paralizzato dalle mie emozioni e,ora come ora, non riesco nemmeno a dimostrare un minimo segno di gratitudine.

-Credo di aver fatto la cosa giusta. Hai appena detto di essere cagionevole oppure ho sentito male?-

-S...ì. Ma niente di grave io non...non serve che...-

Vedo le sue labbra fare un impercettibile movimento verso l'alto, una sorta di sorriso appena accennato. Sono così imbranato da divertirlo?

-Ti devo un favore.- Dice, raggiungendomi sotto l'ombrello e chiedendomi di indicargli la strada.

Camminiamo in silenzio fianco a fianco, il rumore della pioggia che tamburella sopra le nostre teste sembra quasi un accompagnamento musicale. Sono più rosso in viso che di capelli e il mio stomaco è ancora in subbuglio quando, improvvisamente, sento la sua mano che mi afferra la spalla e mi spinge rapidamente contro il suo petto.

Mio dio. MIO DIO. Vuoi vedere che...la pioggia, l'atmosfera...non è che lui è...

-A certa gente dovrebbero ritirare la patente.- Borbotta, visibilmente contrariato, mentre lascia andare la presa. Resto stordito per alcuni secondi prima di capire che forse è il caso di togliere la testa da lì.

Ero così preso dalle mie fantasticherie che non me ne sono neppure accorto.” Penso, trattenendo un sospiro. Guardo con la coda dell'occhio l'auto pirata che si allontana, se non fosse stato per il senpai forse ci sarei finito spiaccicato contro.

-Grazie.- Riesco finalmente a dire, passandomi una mano nei capelli scompigliati.

-Tutto a posto? Mi sembri spaventato.-

-Non lo sono.- Lo rassicuro, ed è vero. Sono solo un po' sconvolto dal turbinio di emozioni causato da quell'improvviso contatto fisico, forse più d'impatto dell'automobile in corsa -Sono quasi arrivato a casa. Da qui posso anche andare da solo.-

-E io dovrei lasciarti qui con l'ansia che qualche auto possa investirti? Forse non ti vedono perché sei molto minuto.- Trattiene a stento una risata. Si sta burlando di me? Forse, ma lo fa in una maniera completamente diversa dallo sfottò a cui sono abituato, non c'è traccia di cattiveria nella sua voce. E poi è la vero, un metro e cinquantotto è veramente pochissimo per un adolescente della mia età. Non è il caso di prendermela, ma decido di stare al gioco.

-Vero, sicuramente passo inosservato. Tu non hai di questi problemi, senpai?-

-In realtà, vengo notato più di quanto vorrei.- Mormora -Non lo dico per vanteria, ma sono costantemente inseguito dalle ragazze. Credono che io nasconda chissà quale fascino, forse perché parlo poco e passo la maggior parte del tempo libero a disegnare sul mio notes.-

Mi mordicchio il labbro inferiore. Inseguito dalle ragazze, eh? Prevedibile. Un bocconcino del genere farebbe gola a chiunque (ehi, sto parlando come un pervertito!) e le ragazze della mia scuola sono abbastanza sfacciate. Spesso sono loro le prime a prendersi gioco di me.

-Non ti invidio.- Dico sinceramente, anche se il mio tono viene evidentemente preso per sarcastico. Prevedibile anche questo.

Tra una chiacchierata e l'altra siamo arrivati a casa mia. Ryota chiude l'ombrello e fa per salutarmi, quando mi rendo conto che è bagnato come un pulcino. Ma certo...è rimasto in balia delle intemperie mentre mi copriva con l'ombrello e adesso tornerà a casa grondante d'acqua gelida per colpa mia. Non posso permetterlo! E sì, cerco anche una scusa per passare ancora un po' di tempo insieme a lui.

-Dovresti entrare.- Balbetto, evitando di incrociare direttamente il suo sguardo -Da me. In casa mia.- Dico d'un fiato -Possiamo mettere i tuoi vestiti nell'asciugatrice. Anche i capelli sono completamente bagnati. Non voglio che rischi di ammalarti per avermi fatto una cortesia.-

Impiega qualche istante a rimuginare prima di rispondere un -Hai ragione.- Appena sussurrato. Infilo la chiave nella serratura e spalanco la porta, lasciando che si accomodi per primo; in questo momento sono felice di essere un tipo ordinato e di poterlo accogliere in un ambiente confortevole.

Spero solo che non faccia caso alla mia ricca collezione di yaoi. In teoria non ho nemmeno l'età per leggerli, ma credo che, se li notasse, sarebbe l'ultima delle cose che gli verrebbe in mente.

***

Non ho mai visto un uomo nudo. Ovviamente a parte me, i pornoattori ed i personaggi dei fumetti, ma quelli sono soltanto disegni. Però non ho mai visto un uomo nudo in carne e ossa, a quasi tre metri di distanza, in camera mia.

Precisiamo...Ryota non è nudo, non integralmente. Si sta asciugando la schiena bagnata di pioggia ed è in boxer, mentre io fingo di cercare degli indumenti da prestargli (no, ok, sto facendo anche quello) e nel frattempo lo guardo di nascosto. Il corpo che si indovinava al di sotto dei vestiti non era all'altezza di quello effettivo: è atletico. Molto atletico, presumo faccia qualche attività sportiva, ma non ho il coraggio di chiedergli se è vero...ed è proprio come ho sempre immaginato un bel fisico maschile, diverso dal mio. Io sono gracile, senza muscoli scolpiti. Mi piacciono le mie spalle e le mie braccia, ho anche un grazioso lato b, ma per il resto non sono un modello sexy, almeno, non per una donna.

Ryota si è spogliato in camera mia senza farsi problemi, nonostante gli abbia indicato il bagno. Evidentemente non sospetta della mia omosessualità, o se lo ha fatto è consapevole di essere molto più forte di me e che non sarei capace di imporgli niente contro la sua volontà. In realtà sono così timido che non lo toccherei nemmeno con un dito di mia iniziativa, quindi il problema non si pone affatto.

Quando ha finito di asciugarsi gli porgo gli indumenti che ho trovato: una mia maglietta ed un paio di pantaloni di una tuta. Sono gli abiti più elasticizzati che ho, in qualche modo dovrebbe essere capace di infilarli.

-Grazie.- Dice, iniziando a vestirsi rapidamente. Si contempla allo specchio e non trattiene una risata nel vedere la propria immagine vestita con una maglietta troppo corta, che lascia intravedere la parte bassa degli addominali, ed un paio di pantaloni che gli finiscono a metà polpaccio. Ehi, non posso farci niente se la natura mi ha fatto piccino, né potevo prevedere che un giorno un bel ragazzo sarebbe capitato in casa mia e avrebbe avuto bisogno di vestiti.

-Il vantaggio è che non devi uscire vestito così.- Osservo -Il tempo che l'asciugatrice faccia il suo lavoro e potrai tornare a vestire i tuoi panni.-

Non risponde e si dà un ultimo colpo di phon ai capelli.

-Ah...giusto. Cosa intendevi con “ti devo un favore?”-

-Mi riferivo ad oggi pomeriggio.-

-Non mi sembra di averti fatto favori.-

-Questo è quello che credi tu.- Replica, prendendo posto sulla prima sedia -Ricordi cosa ti ho detto? La gente mi nota più di quanto vorrei. Per questo ho scelto di frequentare un corso di approfondimento del genere.-

-Allora non ti piace il medioevo?- Non riesco a nascondere una punta di delusione nella voce.

-Certo che mi piace. Mi hai già fatto questa domanda e ti ho già dato una risposta.-

-Sì, è vero, ma...-

-Ho scelto il corso soprattutto per stare da solo. Il resto del tempo a scuola è terribile. Le persone non fanno che chiedermi di far loro il ritratto, ogni volta che mi vedono disegnare. Le ragazze tentano di convincermi ad invitarle ad uscire...e, quando sono al corso di karate, non fanno che giocare alle cheerleader, mentre i colleghi mi tempestano di domande e chiedono consigli. Il mio problema è che sono sempre troppo disponibile, ascolto tutti e cerco di accontentarli, nei limiti. Alla fine mi rendo conto di non aver passato neppure un secondo a stare per conto mio.- Prende fiato, come se non fosse abituato a fare un discorso così lungo.

-Non vorrei sembrarti stupido ma...se hai scelto il corso per stare da solo, la mia presenza dovrebbe averti infastidito.-

-E invece no. Questo è il favore che mi hai fatto.-

Sono perplesso -...Cioè?-

-Sei stato una compagnia disinteressata. Hai condiviso con me i tuoi interessi senza sentire il bisogno di tempestarmi di domande o convincermi a fare qualcosa che non volessi fare. Anzi, credo di essere stato io quello che oggi ha fatto più domande. Non mi era mai successo niente di simile. Mi ha fatto piacere passare del tempo con te.-

-Io...-

-Sembri diverso da tutti gli altri. Sei stato gentile senza nemmeno conoscermi e mi hai anche prestato i tuoi vestiti. Grazie, Kotaru.-

-Non...serve ringraziarmi.- Dico, arrossendo violentemente -Se l'ho fatto, è solo perchè è stato un piacere anche per me. Io sono...molto solo. Diciamo pure che non ho nessun amico.- Non gli dirò il perchè, non me la sento ancora di mettermi a nudo a quel modo -Però non vuol dire che non mi piacerebbe averne.-

-Oggi eri a fare la ricerca con me per punizione, ma non sembravi contrariato. Se proprio ti interessa il medioevo, potresti chiedere di essere inserito anche tu nel corso di approfondimento. Potrebbe anche valerti come credito.-

-Vuoi dire che non ti interessa più preservare la tua solitudine?-

-No, se la tua compagnia sarà migliore della mia.-

-Be', quindi...-

-Pensaci. Potrei riferire io stesso alla pofessoressa che sei interessato.-

Esito a rispondere. Tenermi occupato qualche pomeriggio alla settimana non sarebbe male...inoltre, il senpai mi sta offrendo su un piatto d'argento l'opportunità di passare del tempo con lui e di conoscerlo meglio. Ma...se mi innamorassi di lui? Sarebbe un'atroce tortura vederlo quasi ogni giorno, parlargli, stargli sempre più vicino...con la consapevolezza di non avere la minima speranza di vedere ricambiati i miei sentimenti.

Non correre, Kotaru” Mi dico “Il senpai Ryota ti piace. Ti piace più di tutti gli altri ragazzi che ti sono piaciuti fino ad ora...ma lo hai appena conosciuto. Può darsi che standogli accanto per più tempo ti accorgi che ti è simpatico, magari gli vorrai anche bene, ma non è detto che ti innamorerai di lui.” Mi piace quando il mio inconscio ragiona a questo modo. Correrò il rischio di scottarmi.

-Sembra un'idea carina.- Riesco finalmente a dire -Allora quando cominciamo?-

-Settimana prossima, credo. Il lunedì, mercoledì e venerdì dalla fine delle lezioni, per un paio d'ore. Ma non siamo vincolati, se finiamo prima possiamo andare via, se abbiamo voglia di trattenerci possiamo restare ancora un po'.-

-Allora...va bene.- Deglutisco.

-I miei vestiti sono pronti? Ho un impegno per le 20.-

Chissà dove deve andare. Forse si vede con una ragazza.

-Ancora no.- Getto una rapida occhiata al display del cellulare -Hai ancora una mezz'ora di tempo. I vestiti saranno asciutti a breve.-

-Mh.- Si mordicchia nervosamente il labbro -Spero proprio di non tardare.-

Sempre di corsa, sempre occupato...come quando è arrivato in ritardo al corso, questo pomeriggio. Com'è che aveva detto? Questioni personali...già. Forse un altro appuntamento.

-Ti vedi con una ragazza? La stessa di oggi?- Linguaccia mia, come mi è saltato in mente di chiederlo davvero?

Ridacchia bonariamente -No, stasera ho un impegno diverso, ma per oggi pomeriggio di hai quasi preso. Sono arrivato in ritardo perché stavo scappando dalle tipe del mio fan club. Le “cheerleader” di cui ti ho parlato prima. Volevano coinvolgermi in una delle loro stupide attività. Tu non hai molto successo con le ragazze, vero?-

Scoppio istintivamente a ridere -No, che idea!-

-E perché mai?- Chiede, con tono serio -A quanto ne so, i piccoletti piacciono.-

-Può darsi, ma è a me che non piacciono le ragazze.-

Cazzo. Coglione! Ma cosa vai a dire?

Mi guarda fisso negli occhi. Inarca un sopracciglio...poi si lascia andare ad una lunga e spontanea risata.

-Sei anche spiritoso, eh, Kotaru?- Strizza l'occhio e si tira in piedi, voltandosi a guardare la porta del bagno -Adesso che siano asciutti o meno, devo mettere i miei vestiti e correre via. Mi dispiace non avere altro tempo per chiacchierare con te.-

Vorrei chiedergli di scambiarci i numeri, ma forse è meglio aspettare. Non so come sentirmi, se sollevato o triste al pensiero che non abbia preso sul serio la mia confessione sul fatto che non mi piacciono le donne. Si riveste, dopo aver piegato e messo a posto i vestiti che gli ho prestato, mi saluta a palmo aperto e si avvia verso la porta.

-La prossima volta ti farò ascoltare qualche canzone che ho sul cellulare, va bene? Sono certo che ti piaceranno.-

-Ne sono sicuro.- Rispondo, i miei occhi incontrano i suoi e le farfalle nello stomaco impazziscono -A presto.-

-Grazie di tutto!- Aggiunge. Ha smesso di piovere, ma la strada è ancora bagnata. Lo guardo allontanarsi di fretta, corre come se ne andasse della sua stessa vita. Più la sua figura si rimpicciolisce, più lo sfarfallio si calma, come se le farfalle, esauste, avessero deciso di farsi una dormita.

 

La luce dello schermo del pc illumina appena il mio viso, è arrivato il momento dell' appuntamento quotidiano. Clicco sull'icona del browser, digito le parole chiave e davanti a me compaiono centinaia e centinaia di anteprime di video. Ormai conosco così bene questi siti che mi ci sono quasi fatto una cultura, ho i miei attori preferiti e conosco a memoria l'elenco delle loro performance...”recitative”. Stasera ho bisogno di coccolarmi, così cerco qualcosa di particolarmente eccitante. Metto il video a schermo intero ed i due attori cominciano a darci dentro. Questo, di solito, è il momento in cui anche io mi scaldo, eppure...stasera è tutto diverso. Il mio corpo non sembra intenzionato a reagire davanti al porno e i due uomini nudi che ho di fronte non soltanto non sono capaci di stimolare la mia eccitazione, ma mi suonano addirittura grotteschi, oserei dire ridicoli.
Cos'è cambiato? Perché quello che sto guardando non fa che riempirmi d'angoscia e disgusto? Chiudo il video, spengo il pc, mi lavo i denti e trovo i vestiti che Ryota indossava poche ore prima. Li avvicino al viso e ci affondo dentro il naso, aspirando...è come se fosse ancora qui, come se non avesse mai lasciato la stanza. Incapace di frenarmi mi spoglio ed indosso quei vestiti; averli addosso mi fa quasi sentire come se fossi stretto a lui, come se il tempo fosse rimasto fermo a quel magico istante in cui ero appoggiato al suo petto, sotto la pioggia.

Non ho voglia di erotismo, tutto quello che desidero è un suo abbraccio.

Stanotte, voglio solo dormire accanto a lui.

   
 
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