F a l l i n g
D o w n I n M y U t o p i a
Svegliandosi,
Naruto ebbe la sensazione di essersi coricato
solamente pochi attimi prima: gli sembrava di aver chiuso gli occhi, udito una
strana conversazione e averli riaperti subito dopo. Sforzò la mente,
cercando di ricordare ciò che aveva sentito, ma appena credeva di aver
compreso qualcosa, ecco che tutto si sfocava nuovamente. Eppure aveva distinto
nitidamente due voci differenti, piuttosto famigliari, una delle quali
stranamente simile a quella di Itachi Uchiha. Se solo avesse ricordato
le loro parole, pensò, scagliando con violenza il cuscino contro la
parete.
«
Imprevedibili scatti d’ira » commentò Sasuke,
immobile sulla porta. « Se il buon giorno si vede dal mattino…
».
Naruto
fece una smorfia e scese dal letto.
« Se
tu sei la prima persona che vedo appena alzato, allora di certo non sarà
un buon giorno ».
«
Beh? Cosa ci fai ancora in pigiama? L’Hokage ci
aspetta ».
Il biondo
lo ignorò, stiracchiandosi lentamente. Aveva dormito pochissimo, a suo
dire, in più quello strano sogno lo inquietava. Probabilmente non doveva
ricercare strani significati, si disse, un sogno era pur sempre un sogno.
«
Ehi, mi stai ascoltando? » lo chiamò nuovamente Sasuke.
Naruto si
riscosse, voltandosi a guardarlo.
« Hai
detto qualcosa? » chiese candidamente. Il moro lo carbonizzò con
il solo sguardo.
« Ti
ho detto di vestirti, tra meno di un quarto d’ora siamo attesi al palazzo
dell’Hokage. Ti ho avvisato ieri sera! ».
Un
po’ interdetto, Naruto prese i
vestiti del giorno prima e se li infilò come in trance.
«
Sono… sono curioso di vedere l’Hokage
» disse infine.
«
È considerato un mito in tutta la terra del fuoco » lo
informò Sasuke. « Uno dei più
forti shinobi di tutti i tempi, si dice ».
Il biondo
si limitò ad annuire.
«
Pettinati quei capelli » gli intimò l’altro. « Devi
fare una buona impressione ».
«
Perché? » domandò Naruto. «
Ieri hai detto soltanto che avevamo un incontro… ».
Sasuke
sospirò spazientito.
«
Perché voglio parlargli di te » rispose sbrigativo. « Sei
particolarmente forte, se tu evitassi di far emergere il
tuo lato “pazzo” potresti diventare un ottimo elemento per il
villaggio. Andiamo da lui semplicemente per esporgli questa teoria ».
«
Grande! » esclamò Naruto, dimenticando
all’istante il sogno e la stanchezza. « Secondo te ci manderanno in
missione insieme? ».
« Non
ti pare di correre un po’ troppo? » chiese l’altro,
sollevando scetticamente un sopracciglio. « Probabilmente ti affideranno
a qualche sensei dell’accademia ».
« Ma
io sono forte, l’hai ammesso anche tu! » obbiettò Naruto, incrociando infantilmente le braccia.
«
Prima di darti il copri fronte vorranno esaminare
ufficialmente le tue capacità, idiota ».
« Va
beh, vorrà dire che li stupirò tutti. Sono un ninja
imprevedibile! ».
«
Lascia parlare me, quando saremo di fronte all’Hokage
» lo avvertì Sasuke, durante il tragitto
che li separava dal palazzo. « Non dire cose strane come “vengo da
un’altra dimensione” o simili… capito? ».
«
Certo, certo » ripeté Naruto. «
Non sono mica scemo! ».
«
Scusa, ma ho i miei ragionevoli dubbi ».
« La
verità è che ti rode perché ti ho battuto » lo
provocò, ricordando l’episodio del giorno precedente.
Sasuke si
fermò di botto, di fronte all’entrata principale del palazzo.
«
Punto primo: tu non mi hai battuto » scandì deciso. « Era
una banale sfida con un mare di condizioni ridicole. Punto due: anche se
così fosse, sappi che potrei prendermi la
rivincita da un momento all’altro ».
L’altro
lo superò, muovendo alcuni passi all’interno dell’edificio,
poi si voltò, tenendo la porta aperta.
« Sei
il solito pallone gonfiato » disse sorridendo. « Ma questo non
cambia le cose ».
« Se
ti piace pensarlo ».
«
Sì, mi piace » replicò. « Dunque? Mi guidi fino
all’ufficio? ».
Con aria
altera Sasuke entrò nel palazzo e si diresse
verso le scale.
«
L’ufficio si trova all’ultimo piano, seguimi
».
Salirono la
scalinata in silenzio. Insieme al rumore ritmico dei loro passi, a Naruto sembrò di udire anche quello martellante del
proprio cuore: stava per incontrare il quarto Hokage.
Soltanto pochi metri lo separavano dall’uomo che aveva dato la vita per
salvare il villaggio, sigillando dentro il piccolo Naruto
la volpe a nove code. Nel mondo reale di lui non restava che un ritratto
scolpito nella roccia e il ricordo malinconico nelle parole di Jiraya; saperlo vivo era elettrizzante e inquietante al
tempo stesso.
Giunsero
davanti alla porta laccata di rosso e Naruto
sentì il bisogno di appoggiarsi al muro per non stramazzare a terra.
Fece un profondo respiro, cercando di mantenere la calma.
Sasuke
bussò, poi –senza dargli il tempo di registrare l’accaduto-
aprì la porta ed entrò nella sala.
« Uchiha! » esclamò una voce gioviale. «
Vieni avanti, ti stavo aspettando ».
«
Salve Hokage-sama » lo salutò Sasuke cortese, trascinando Naruto
con sé.
« Nel
messaggio che mi è stato recapitato ieri hai detto che c’era una
persona che dovevi presentarmi » disse. « È lui? ».
«
Esattamente. È il ragazzo che abbiamo trovato quasi una settimana fa
alle porte del villaggio » concluse Sasuke,
tirando una gomitata nelle costole del biondo.
Naruto fu
costretto ad alzare la testa e distogliere lo sguardo dalla punta dei propri
piedi, diventata improvvisamente molto interessante. Imbarazzato, spostò
gli occhi sull’uomo seduto alla scrivania, cercando di studiarlo senza
sembrare troppo sgarbato. Era esattamente come se l’era immaginato
sentendo i racconti dell’ero-sennin, solo
leggermente invecchiato.
« E
così tu saresti il ragazzo misterioso » disse l’Hokage, facendo segno a Naruto di
avvicinarsi. « Io sono Minato Namikaze, molto piacere ».
Il ragazzo
gli strinse la mano imbarazzato.
« Sasuke ha detto che sei un soggetto parecchio interessante
» continuò Minato. « Ma prima sarebbe utile conoscere almeno
il tuo nome, no? ».
« Ehm.. beh… si, mi pare ovvio » balbettò Naruto imbarazzato, mentre il moro alle sue spalle si copriva
gli occhi esasperato.
Appena Naruto ebbe pronunciato il proprio nome, l’Hokage sbarrò gli occhi pieno
di sorpresa.
« Naruto Uzumaki hai detto? »
chiese interessato. « È… davvero curioso! ».
Poi, di
fronte agli sguardi interrogativi di Sasuke e Naruto, continuò.
«
Dovete sapere che il libro d’esordio di Jiraiya-sensei,
quello che l’ha reso famoso come scrittore di romanzi d’avventura,
ha come protagonista un giovane shinobi di nome Naruto » disse tranquillamente. « Io e mia
moglie avremmo voluto chiamare così nostro figlio, ma purtroppo siamo
ancora senza un erede! » terminò con una risata.
«
Capisco » mormorò Naruto, che in
realtà non capiva un bel niente. Sasuke,
invece, rimase in silenzio a rimuginare su quelle parole. La faccenda
cominciava a prendere una piega alquanto strana, soprattutto alla luce di
diverse constatazioni, prima fra tutte la straordinaria
somiglianza tra Naruto e Minato Namikaze:
stessi occhi azzurri, stessi capelli biondi. Certo, poteva essere solamente una
coincidenza, ma vi erano altre cose che lo rendevano dubbioso, come ad esempio
quel cognome. Naruto diceva di essere sempre vissuto
a Konoha, ma l’unico abitante del villaggio a
portare quel cognome era Kushina Uzumaki,
moglie dell’Hokage.
Questo
sembrava semplicemente suggerire una parentela con la donna,
ma Namikaze-sama aveva aggiunto legna sul
fuoco, parlando del protagonista di quel romanzo. Naruto
era il nome che lui e la moglie avrebbero voluto dare al proprio figlio.
Avrebbe
voluto picchiarsi per quell’idea assurda, ma
tutto combaciava alla perfezione; ammesso e considerato che quell’essere
petulante non fosse fuori di testa, si sarebbe potuto supporre che
–ovviamente in una “dimensione parallela”- Naruto Uzumaki fosse figlio
di… no.
Non ci
poteva nemmeno pensare, da tanto suonava assurdo e improbabile. Scosse la
testa, cercando di pensare ad altro.
«
Nobile Hokage, avrei una proposta da farle »
esordì serio.
« Ti
ascolto ».
« Ho
avuto modo di passare una giornata con il qui presente Naruto
Uzumaki e posso giurare sull’onore del mio clan
che non si tratta di un individuo offensivo ».
Minato
sorrise
« Lo
spero » disse. « Altrimenti sarebbe stato poco saggio da parte tua
condurlo fin qui ».
« Dal
momento che si fermerà al villaggio per un periodo imprecisato, vorrei
suggerirle di impiegarlo in missioni di poco conto, uno shinobi
in più fa sempre comodo ».
L’Hokage annuì gravemente.
« Capisco… ma dimmi, Uchiha,
hai già avuto modo di verificare le sue capacità? ».
«
Certamente » asserì Sasuke. « Ci
siamo… come dire… scontrati amichevolmente ieri mattina, e…
» si fermò per trovare le parole adatte « …si è
rivelato decisamente abile ».
L’Hokage scoppiò in una risata cristallina.
« Sasuke Uchiha che definisce
qualcuno “decisamente abile”! Naruto,
devi essere proprio un fenomeno » commentò. « Se fossi in te
mi sentirei lusingato da queste parole ».
Il biondo sorrise imbarazzato, portandosi una mano dietro la testa.
«
Sì » disse. « Mi hanno fatto abbastanza piacere ».
«
Bene » aggiunse Minato, rivolto a Sasuke.
« Visto che tu e Naruto sembrate andare
d’accordo, perché non lo “esamini” portandolo in
missione con te? ».
Il ragazzo
strabuzzò gli occhi e scosse la testa.
« Ho
detto che è molto abile, ma io porto a termine missioni di livello S
» disse. « È appena arrivato, non mi sembra saggio
sottoporlo subito ad un tale rischio ».
«
Giudizioso come sempre Uchiha. Hai perfettamente
ragione: per questo vi assegnerò una missione di livello C ».
Sasuke
sbiancò, per quanto fosse possibile; non
eseguiva missioni di un livello tanto basso da quando era un semplice genin. Sarebbe stato imbarazzante.
«
Perfetto! » esclamò invece Naruto. La
sola idea di una missione assieme all’amico lo esaltava, si fosse trattato anche solo di far attraversare la strada ad
una nonnina.
«
Inoltre siete esattamente i ninja di cui ho bisogno
» continuò l’Hokage. «
Dovrete scortare il consigliere Atsumori, del
villaggio della Nebbia, fino al confine con Suna,
dove verrà preso in custodia da altri shinobi ».
« Non
vedo dove stia la difficoltà » notò Naruto,
con un’alzata di spalle.
«
Sicari » si limitò a rispondere Minato. « Uno dei tenutari
del suo villaggio ha pagato dei sicari affinché lo uccidano
prima che firmi l’alleanza con
« Non
c’è nessun problema, conti pure su di noi ».
«
Perfetto! ».
«
Quando dovremmo partire? » domandò Sasuke,
sperando che quella ridicola missione non intralciasse troppo i suoi programmi.
«
Anche subito! » gli rispose l’Hokage.
« Farò avvisare Atsumori-san, avete circa
un’ora per prepararvi. Pensate di farcela? ».
Naruto e Sasuke si scambiarono un’occhiata: non avevano
scelta.
Il terzetto
correva rapidamente tra le fronde degli alberi, balzando agilmente da un ramo
all’altro. Al centro l’attempato ma pur sempre in forze Atsumori, protetto di fronte da Naruto
e dietro da Sasuke, che continuavano a guardarsi
attorno con circospezione. Non c’era animale che si muovesse o foglia che
venisse pestata senza che loro se ne accorgessero, ben
attenti ad ogni minimo rumore proveniente dalla foresta.
Il giorno
precedente avevano proceduto speditamente e senza intoppi, perfino in anticipo
sulla tabella di marcia. Al calar del sole avevano allestito un piccolo
accampamento privo di fuoco, per non dare troppo nell’occhio, per poi
ripartire alle prime luci dell’alba. Avevano parlato poco, se non per
pura necessità: l’avrebbero svolta alla perfezione, impedendo a
stupidi battibecchi di renderli facilmente rintracciabili.
Erano in
viaggio da quasi due giorni e soltanto una manciata di chilometri li separava
dal confine, quando Naruto esplose.
« Non
ce la faccio più! » sbottò. « Corriamo, corriamo
e… niente! ».
Sasuke
gli riservò uno sguardo obliquo.
« Di
cosa ti lamenti, dobe? » gli rispose. «
Tutto sta filando liscio e senza intoppi ».
«
Esattamente » masticò Naruto. «
Ora io dovrei dimostrare la mia validità in quanto shinobi,
ma come diamine la dimostro se non c’è nulla da combattere?
».
« Con
tutto il rispetto per la tua “validità in quanto shinobi”, ragazzino » lo riprese Atsumori-san. « Il tuo amico ha ragione, se i sicari
non ci hanno ancora attaccato è soltanto un bene ».
Il biondo
s’incupì, vagamente deluso.
«
Però è strano » borbottò. « Siamo stati
accorti e silenziosi… ma sta andando tutto troppo bene ».
Uno sbuffo
esasperato uscì dalle labbra di Sasuke, che lo
guardò indispettito ancora una volta.
« La
vuoi smettere di portare sfortuna? » gli domandò stizzito. «
Se continui a blaterare di questa lena vedrai che i sicari… ».
Un
appuntito kunai gli sfiorò l’orecchio
destro, impedendogli di finire la frase.
«
Dannazione! » imprecò, puntando lo sharingan
nel punto da cui era arrivata l’arma. « Naruto,
pensa ad Atsumori-san! ».
Naruto,
scosso da un brivido d’eccitazione, si posizionò accanto
all’uomo, componendo i sigilli del Kage Bushin no Jutsu.
In una frazione di secondo uno shinobi dal volto
coperto apparve di fronte a Sasuke, cercando di
colpirlo con una wakizashi. Quest’ultimo lo
schivò prontamente, estraendo la propria katana
dal fodero e parando il colpo per poi contrattaccare.
Il sicario
raggiunse il terreno con un balzo, seguito a ruota da Sasuke,
che si avventò contro di lui con la spada sguainata. Il nemico
schivò uno, due, tre fendenti, ma non
poté nulla contro lo sharingan: il quarto
colpo dell’Uchiha andò a segno, causando
un vistoso taglio sul fianco sinistro del sicario.
Questi
arretrò barcollando, cercando di fermare l’emorragia, e Sasuke ne approfittò per vedere come se la stava cavando Naruto.
Il ragazzo
e i suoi numerosi cloni d’ombra stavano dando parecchio filo da torcere
agli shinobi della Nebbia, che lo avevano attaccato
in massa. Dovevano essere una decina, stimò Sasuke,
si erano accaniti su di lui, in quanto più vicino ad Atsumori-san.
Si
voltò appena in tempo per evitare lo shuriken
lanciato dal sicario, che ormai stava perdendo le forze. La ferita era ampia e
profonda, evidentemente non aveva abbastanza chakra per rimarginarla; nonostante questo riprese a combattere.
Sasuke
parò i suoi colpi, esasperato dalla tenacia del ninja
che, dopo una raffica di colpi troppo potenti da reggere in quelle condizioni,
si accasciò a terra in un bagno di sangue.
Rapidamente
si diresse verso Naruto, pronto a dar man forte al
compagno, ma si accorse che il numero dei sicari si era vistosamente dimezzato:
numerosi corpi ora giacevano a terra esanimi. Prima
che potesse far qualcosa, altri tre caddero privi di
sensi, mentre Naruto e le sue copie si battevano con
i restanti quattro.
Il moro
restò immobile ad osservare il compagno, allibito e al contempo ammirato
da quello scontro.
Di quello
che successe nei secondi successivi, Sasuke
serbò soltanto un ricordo talmente confuso e vago da renderlo delirante:
in un infernale attimo, un sicario rimasto nascosto tra gli
alberi poco lontano si era lanciato verso il vecchio Atsumori,
armato di katana e pronto a trafiggerlo da parte a
parte; uno dei cloni di Naruto aveva cessato di
battersi per avvicinarsi all’originale e, mentre questi emetteva chackra e lo radunava all’interno della mano, la
copia gli imprimeva un moto rotatorio.
Il vortice
di energia illuminò con la sua luce azzurrognola tutta la foresta quando Naruto, veloce come
un fulmine, aveva raggiunto lo shinobi e
l’aveva colpito in pieno stomaco, trapassandolo da parte a parte.
L’onda d’urto aveva sbalzato indietro anche gli altri sicari,
facendoli rovinare a terra, mentre i cloni d’ombra s’erano dissolti
in una nuvola di fumo.
Quando
tutto terminò, Sasuke ancora fissava Naruto sconvolto, mentre il ragazzo si accertava che Atsumori-san stesse bene.
« M-ma che diavolo era? » riuscì a balbettare il
moro, senza muoversi. « N-non può essere
quello che credo che sia… ».
« Boh, tu cosa credi che sia? » gli domandò Naruto con tono innocente.
«
Sembrava… bah, lascia perdere ».
«
Perché? ».
«
Perché non è possibile che fosse quello che io credo che sia, va
bene? » rispose spazientito.
Sotto lo
sguardo allibito di Atsumori, Naruto
incrociò le braccia e puntò i piedi a terra.
«
Dimmelo! ».
«
Dai, non fare il bambino » gli intimò Sasuke.
« In pochi minuti raggiungeremo il confine. Suppongo che lei, Atsumori-san, non veda l’ora di arrivare a
destinazione ».
L’uomo
si rassettò le vesti, leggermente a disagio.
«
Effettivamente è così » rispose. « Vi sarei grati se
ripartissimo all’istante ».
Sasuke
lanciò uno sguardo eloquente a Naruto che, dopo
aver borbottato qualcosa di incomprensibile, lo seguì a ruota nel folto
della foresta.
«
Allora? » domandò nuovamente, dopo un paio di minuti. « Me
lo vuoi dire? ».
« No
» rispose Sasuke, monocorde.
«
Dai! ».
« Ho
detto no » ribadì. « Stai zitto o ti infilzo ».
In un primo
momento la minaccia sembrò funzionare, ma fu soltanto
un’illusione. Pochi attimi dopo Naruto era
nuovamente all’attacco.
« Ora
me lo vuoi dire? ».
« Ma
sei stupido o cosa? ».
Naruto si
finse pensieroso.
« Mh… cosa. Me lo dici o no? ».
« Mh… no » lo imitò il moro, continuando a
saltare di ramo in ramo.
«
Forza Sasuke, cosa ti costa? ».
« Mi
costa che mi stai innervosendo ».
« Ma
non ha senso: se tu me lo dicessi, io non ti innervosirei più »
chiosò Naruto compito.
« Ma
se tu la smettessi il problema non si porrebbe » ringhiò Sasuke, guardando l’altro in cagnesco.
Tra di
loro, Atsumori sospirò rumorosamente. Mancava
meno di un chilometro al punto d’incontro, ma sarebbero sembrate svariate
miglia.
«
Tutto è bene quel che finisce bene, no? » domandò Naruto, osservando l’amico al di là del fuoco
da campo. Sasuke non rispose, completamente immerso
nei suoi pensieri.
Aveva quell’espressione seria e meditabonda da quanto
avevano lasciato Atsumori-san nelle mani dei ninja di Suna. Su cosa riflettesse, Naruto non
l’aveva ancora capito: si era limitato a fissarlo e ad aspettare che lo
facesse partecipe di qualche profondo ragionamento, ma non era accaduto. Quindi
aveva deciso di prendere la parola.
« Ehi
teme, mi senti? ».
Sasuke
alzò gli occhi neri, per puntarli in quelli di Naruto
con spaventosa convinzione.
« Rasengan » disse. « La tecnica che hai
utilizzato per salvare Atsumori-san è il rasengan. Giusto? ».
Naruto
inclinò la testa, senza interrompere il contatto visivo con
l’altro.
« Rasengan superiore » precisò. «
Perché me lo chiedi? ».
« Chi
te l’ha insegnata? » domandò nuovamente Sasuke,
a bruciapelo.
« Jiraiya-sensei » gli rispose, dopo un attimo
d’esitazione.
«
Sai… comincio a credere che tu non sia pazzo come vuoi far credere
».
Il biondo
storse la bocca in una buffa smorfia.
« Io
non voglio far credere d’essere pazzo! » protestò,
prontamente ignorato.
« Ho
cominciato a pensarci ieri mattina, mentre ci trovavamo nell’ufficio
dell’Hokage » continuò. « Ed
ora… non so, è come se ne avessi ricevuto la conferma. So che
può sembrarti strano, ma ti andrebbe di raccontarmi com’è
il mondo dalla tua parte? »
domandò infine, imbarazzato.
«
Questo vuol dire che mi credi? ».
«
Può darsi, tu racconta e poi saprò dirti ».
Naruto
prese un profondo respirò, poi cominciò a parlare.
«
Probabilmente è meglio partire dal principio: hai presente i demoni con
le code? » chiese, attendendo un cenno affermativo di Sasuke,
che arrivò immediatamente. « Uno di questi, Kyuubi,
attaccò il villaggio ben sedici anni fa, distruggendo ogni cosa si
trovasse sul suo cammino. Fortunatamente Konoha si
salvò: un eroe, il quarto Hokage, con un
complesso jutsu riuscì a sigillare il demone
all’interno di un neonato; così facendo impedì
l’annientamento del villaggio, ma perse anche la vita ».
« Eri
tu » commentò Sasuke a mezza voce.
« Il neonato… eri tu, vero? ».
Naruto
annuì serio.
«
Già » confermò. « Crebbi senza genitori, odiato da
numerosi abitanti del villaggio e senza un amico. Non facevo altro che
combinare disastri, all’accademia ero il peggiore… nulla andava
come sarebbe dovuto andare. Anche se non lo sapevo, tutti mi incolpavano per la
morte del quarto Hokage. Buffo, no? » fece una
breve pausa. « E poi c’eri tu. All’inizio
vidi in te un potenziale amico: entrambi avevamo perso la nostra famiglia,
tutto il tuo clan era stato sterminato apparentemente senza motivo da tuo
fratello Itachi, entrambi soffrivamo; ma tu eri
l’idolo delle folle, il piccolo genio amato e adorato da tutti: io ero
soltanto la forza portante, un potenziale pericolo ».
«
Come fai a considerarmi tuo amico, allora? ».
«
Aspetta almeno che arrivi alla fine del racconto! » lo avvisò.
« Dicevo? Ah sì, tu eri il piccolo genio, apparentemente non
avevamo nulla in comune… fino a quel giorno. Quando ci diplomammo all’Accademia
–tu con il massimo dei voti, io con il minimo- per qualche strano scherzo
del destino finimmo nello stesso team: io, te e Sakura-chan.
All’inizio eravamo una pessima squadra: io ti odiavo, ma adoravo Sakura-chan, che a sua volta ti amava, mentre tu pensavi
soltanto alla tua vendetta. Col tempo, sotto la guida di Kakashi-sensei,
riuscimmo a diventare un vero team, ci volle tempo e duro lavoro, ma finalmente
potevamo definirci amici. Ma poi arrivò Orochimaru,
e con lui il segno maledetto; ti promise una forza smisurata, se tu
l’avessi seguito e avessi accettato di divenire il suo nuovo corpo, ti
disse che avresti potuto sconfiggere Itachi una volta
per tutte ».
Sasuke lo
fissava concentrato, attento a non perdere nemmeno un parola
di quello strano racconto.
«
Prima di attaccare Konoha e uccidere il terzo Hokage, Orochimaru ti inflisse il
segno maledetto e tu decidesti di seguirlo, nonostante le suppliche mie e di Sakura. Io e un gruppo composto da
soli genin partimmo alla tua ricerca: solamente io
riuscii a raggiungerti e ci scontrammo nella valle dell’epilogo. Vincesti
tu, ma ti rifiutasti di uccidermi: facendolo avresti acquistato il Mangekyou Sharingan proprio come Itachi prima di te, ovvero uccidendo il tuo migliore amico.
Successivamente mi risvegliai in ospedale, deluso, dolorante e completamente
fasciato; in quel momento rinnovai la promessa fatta a Sakura-chan
e a me stesso. Io ti avrei riportato a Konoha
».
I due
tacquero per un istante, ascoltando il crepitio del fuoco che ardeva di fronte
a loro.
«
…devi tenerci molto a me » commentò Sasuke,
sentendosi improvvisamente la gola arida. « Avresti dovuto lasciarmi a me
stesso, a ribollire nella mia stessa rabbia ».
Naruto
scosse la testa.
« No,
non lo avrei mai fatto. Tu eri –sei-
il mio migliore amico, il primo e quello a cui mi
sento più affine. Siamo noi, io e te: abbiamo in
comune più cose di quanto sembri, non sono le sciocchezze come
queste a dividerci. Capisci? ».
Il ragazzo
annuì lentamente, facendogli cenno di continuare.
« Mi
allontanai dal villaggio per tre anni, durante i quali mi allenai duramente
assieme a Jiraiya-sensei –che, se ti interessa
saperlo, è famoso per i suoi squallidi romanzi erotici-. Tornato a Konoha scoprii che numerosi membri dell’Akatsuki, l’organizzazione criminale di cui faceva
parte anche tuo fratello, erano sulle mie tracce al fine di impossessarsi di Kyuubi per i loro loschi scopi. Allo stesso modo ci
mettemmo sulle tracce di Itachi, capendo che se
l’avessimo trovato, avremmo trovato anche te. E questo… questo si
riallaccia al perché sono qui » terminò con un profondo
sospiro. Si inumidì le labbra, poi continuò: « Stavo
combattendo contro Itachi quando ho perso conoscenza e mi sono risvegliato in quel
letto d’ospedale ».
« Ma
io ti ho trovato alle porte di Konoha »
obbiettò Sasuke.
« E
io non ho idea di come ci sono arrivato » mormorò Naruto, sconsolato. « Ora ti andrebbe di rendere
pubbliche le tue considerazioni? ».
Sasuke si
inumidì le labbra, cercando il modo giusto per iniziare, ma poi si rese
conto che un modo giusto non esisteva.
« Io
ti credo » disse semplicemente. « E non è solo questo. Da
quanto mi hai raccontato sembra che tu non ne sia a
conoscenza, o forse sono io che mi sbaglio ma… Non hai mai conosciuto tuo
padre, vero? ».
Il biondo
annuì, cingendosi le ginocchia con le braccia ed ascoltando
l’amico con attenzione.
«
Ricordi… » improvvisamente si fermò. « Niente,
è una cosa stupida ».
« Ma
è un vizio, il tuo » osservò Naruto.
« Se non hai intenzione di dire qualcosa, semplicemente non dirla.
Iniziare la frase e poi lasciarla a metà è abbastanza frustrante
per chi ti ascolta! ».
«
Perché vuoi far ritorno nella tua Konoha?
» gli domandò allora Sasuke, cogliendolo
alla sprovvista.
« C-come? » balbettò Naruto.
« P-perché è casa mia, ovvio
».
L’altro
lo osservò con sguardo carico di scetticismo.
« Non
ti capisco, davvero » sbottò. « Da quanto mi hai raccontato
non hai fatto altro che soffrire, e questo da quando non sei che un bambino.
Consideri quel Sasuke il tuo migliore amico, ma anche
lui ti ha voltato le spalle! Ieri hai detto di voler diventare Hokage: ma da quanto ho capito il villaggio ti disprezza, a
parte pochi amici, tutti ti temono e allontanano. Perché li vuoi
difendere? ».
«
Perché io amo Konoha » sussurrò Naruto.
« Se
tu… se tu rimanessi qui » suggerì Sasuke.
« Non sarebbe meglio? Davvero non capisco perché tu voglia tornare
a tutti costi in un mondo dominato dalla guerra e dall’odio. Questa Konoha non è perfetta, lo ammetto io stesso,
ma… non ti sembra migliore? ».
Naruto
fissò il terreno, incapace di guardare Sasuke,
così profondamente diverso dal Sasuke che
conosceva, ma allo stesso tempo simile. Gli occhi e la gola gli bruciavano
dolorosamente, ma attribuiva questo alla vicinanza del fuoco e non alle parole
dell’altro.
Nonostante
tutto non poté fare a meno di porsi quella domanda: perché
tornare a casa? Perché tornare a soffrire quando sarebbe potuto rimanere
lì e vivere una vita serena col suo migliore amico, ovvero tutto
ciò che a Konoha gli mancava?
«
Dormiamo, domattina dovremo svegliarci presto per tornare al villaggio »
esalò, non riuscendo a trovare una risposta degna a quelle domande.
Si
sdraiò a terra, usando il braccio come cuscino, per poi abbandonarsi a
sogni inquieti, scuri e popolati da voci senza volto.
« Sono due
giorni che non ci sono miglioramenti! ».
« Lo so, ma
finché Pain non ci da nuovi ordini abbiamo le
mani legate ».
« Ma se
finirà il chakra tutto andrà perduto
».
« Ne sono
consapevole ».
«E come se non
bastasse… bah…».
« Sì?
».
« Pare che suo
fratello sia sulle nostre tracce ».
« …ed
è solo? ».
« No. Sono in
quattro ».
«
L’estrazione sarà completata prima del loro arrivo ».
La missione
era terminata da un paio di giorni quando Naruto si ritrovò solo per la prima volta. Sasuke era stato trattenuto alla centrale di polizia,
gestita dal suo clan, per delle strane faccende che nessuno aveva voluto
spiegargli, così si era visto costretto a pranzare da solo, seduto al
bancone dell’Ichiraku Ramen.
Aveva
appena spezzato le bacchette e con un movimento fluido le aveva tuffate nella
ciotola, pronto a pescare una grande quantità di tagliolini fumanti,
quando Itachi Uchiha si
sedette accanto a lui.
Naruto
rimase immobile con le bacchette a mezz’aria, mentre l’altro lo
fissava interessato.
« Hai
bisogno di qualcosa? » chiese, sforzandosi di suonare gentile.
Itachi
sorrise enigmatico.
« Naruto Uzumaki » si
limitò a dire, rigirandosi quel nome tra le labbra.
«
Sì, mi chiamo così » aggiunse il biondo, abbastanza
stranito dalla sue presenza. « Ti serve
qualcosa? ».
« Sasuke mi ha detto che sostieni di venire da
un’altra… com’è che l’ha chiamata? Ah, si: dimensione » gli disse, serio.
Naruto
sgranò gli occhi e sbatté le palpebre più volte.
« No-non posso credere che te l’abbia raccontato…
quel traditore! » esclamò offeso.
« Ma
lui ti crede, sai? » replicò Itachi con
lo stesso tono indecifrabile, sollevando le sopracciglia. « È
seriamente preoccupato per te ».
«
Sì, ma tu pensi che io sia pazzo » bofonchiò il biondo
incupendosi. « E magari che Sasuke stia
perdendo il lume della ragione a causa mia ».
La bocca di
Itachi si piegò in un sorriso di scherno.
« Io
penso che tu sia meno stupido di quanto credessi ».
«
Come ti permetti?! » gridò Naruto, picchiando entrambe le mani sul bancone. «
Non mi conosci e mi dai dello stupido? ».
« Io
ti conosco… tu sei la forza portante » gli rispose con calma
serafica.
«
Cos’hai detto? » sibilò il biondo, allarmato. « Come
fai a sapere che… ».
Naruto
imprecò mentalmente: tutto cominciava ad avere senso, soltanto un idiota
non se ne sarebbe accorto. Tutto era cominciato con il combattimento contro Itachi, di cui non serbava alcun ricordo, poi aveva ripreso
conoscenza in quella sorta di follia collettiva, infine ogni volta che la sua
coscienza naufragava per far spazio al sonno, non sognava altro che strani
discorsi e l’inconfondibile voce di Itachi.
« Il demone
continua a dare problemi ».
«
Questo… è un jutsu,
vero? » domandò, sentendosi mancare il respiro. « Tutto in
questo mondo è opera tua, da quando mi sono
svegliato ».
«
L’estrazione del bijuu dovrebbe cominciare a
momenti ».
«
Come siamo diventati perspicaci » sussurrò Itachi
serio.
«
Perché stai facendo tutto questo? ».
«
Davvero non lo capisci? » gli chiese con tono derisorio. « Prova ad
usare il cervello ».
«
Il… il demone non collabora » mormorò Naruto,
rivolto più che altro a se stesso. « Sono intrappolato in questa
illusione perché non riuscite ad estrarre Kyuubi.
Vi serve che io sia in uno stato più profondo
d’incoscienza, ma non potete permettervi che io muoia prima che abbiate
assorbito tutto il demone, giusto? È per questo che mi trovo qui
».
Itachi
annuì gravemente, con aria vagamente compiaciuta.
«
Esattamente. Ora, dimmi, ti piace stare qui? ».
Una goccia
di sudore gelido percorse la schiena di Naruto,
facendolo tremare.
«
Questo posto è un’illusione » disse atono.
« Ma
ti piace o no? » gli chiese nuovamente Itachi,
suadente. « E’ una splendida illusione, non trovi? E poi
c’è Sasuke ».
Naruto
scosse la testa.
« Non
mi importa » ringhiò. « Io non devo stare qui ».
« Sei
solamente uno sciocco » lo derise. « Hai
ritrovato il tuo migliore amico… e vuoi già abbandonarlo ».
«
Quello non è il mio migliore amico… non è il vero Sasuke! ».
Itachi
gli riservò uno sguardo pietoso.
«
Davvero? Ma hanno lo stesso aspetto, la stessa voce, gli stessi sentimenti ».
« Ti
ripeto che quello non è Sasuke! »
ribadì Naruto a denti stretti. « Una
copia non potrà mai sostituire l’originale ».
«
Anche se la copia ti vuole, mentre l’originale ti disprezza? ».
Il biondo
tacque per un istante, stringendo convulsamente i pugni.
« Sasuke non mi disprezza » mormorò strozzato.
« E
allora perché sembra fare di tutto per allontanarsi da te? Per spezzare
il vostro legame? » gli
domandò supponente.
« Per
colpa tua! ».
« Non
scaricare la tua frustrazione sugli altri » celiò Itachi con leggerezza. « Non importa di chi sia la colpa, ora hai la possibilità di scegliere: un
mondo di serenità con il tuo migliore amico, od uno di sofferenza dove
lui non vuole nemmeno sapere se esisti? ».
Naruto si
morse l’interno della bocca fino a sentire il ferruginoso sapore del
sangue, imponendosi di ragionare in modo razionale; cosa doveva fare? Le parole
di Itachi lo stavano ferendo come mille aculei, non
sarebbe riuscito ad ascoltare altro.
Con la
mente offuscata dalla disperazione, rapidamente allungò una mano verso
l’astuccio dei kunai per porre fine a quel
supplizio, ma l’Uchiha lo
blocco in tempo.
«
Cosa vuoi fare, attaccarmi? » lo provocò. « L’ultima
volta che l’hai fatto sei caduto nel mio genjutsu, vuoi ripetere lo stesso errore? ».
« Io
devo tornare a Konoha a costo di ucciderti »
sibilò Naruto, con gli occhi ormai lucidi.
L’altro scosse la testa, come se stesse parlando con un bambino testardo.
«
Questa è Konoha » rispose semplicemente.
« Anzi, io la trovo perfino migliore ».
Naruto
non rispose.
« Non
ho inventato nulla, se è questo che ti stai chiedendo »
continuò Itachi. « Tutto in questo mondo
è modellato in base ai tuoi pensieri ».
« Non
avrei mai immaginato un luogo simile » sbottò Naruto
infantilmente.
«
Stai mentendo a te stesso. Ho creato ogni cosa che vedi basandomi sulle tue
speranze: ho realizzato i tuoi sogni, ti sembra questo il modo di ringraziarmi?
».
«
Non… non è vero ».
«
Questo è un mondo utopico, privo di corruzione e sofferenza. Kyuubi non ha mai seminato distruzione, io non ho mai
sterminato il clan; esattamente quello che hai sempre desiderato ».
«
Questa non è la realtà! » gridò Naruto
esasperato. « Non posso vivere sapendo che tutto ciò che mi
circonda non è altro che una finzione! ».
« Che
importanza ha? » domandò Itachi. «
Vivrai in un mondo perfetto ».
« Non
voglio vivere in un mondo perfetto! Non potrò mai essere felice sapendo
che tutte le persone a cui tengo, altrove, stanno
soffrendo ».
« Mi
spiace ragazzino, è esattamente quello che hai fatto fin ora »
rispose Itachi. « Tu sei qui, e
c’è anche Sasuke, proprio come hai
sempre voluto ».
Una fitta
al petto costrinse Naruto a rimanere immobile.
«
È una bella sensazione, vero? » continuò l’Uchiha. « Hai nuovamente il tuo migliore amico, come
se non fosse mai successo nulla. Andate in missione insieme, ridete e
scherzate, parlate di Sakura e di tutti quelli che vi
circondano. Vi divertite come due ragazzi della vostra età: è
questo che dovresti desiderare, qualcosa che non riavrai mai più
indietro. Ma se tu rimanessi… ».
Naruto si
alzò di scatto, facendo tremare tutto il chiosco.
«
Smettila! » urlò. « Tu… ».
« Non
era l’amicizia di Sasuke che volevi? Io te
l’ho offerta su un piatto d’argento. Lui è qui per te,
perché vuoi sprecare questa occasione? ».
Il biondo
deglutì rumorosamente.
«
Tu… tu non puoi capire » disse. « Ciò che mi lega a Sasuke sono le difficoltà che abbiamo superato
insieme, non soltanto i momenti di gioia. Per questo non mi interessa
quando dice di voler troncare il nostro legame: so che noi due
supereremo anche quello ».
«
Commovente, ma tremendamente infantile ».
« La
tua opinione non mi interessa » rispose Naruto.
« Voglio solo sapere se, uccidendoti, potrò tornare alla
realtà ».
Itachi
scoppiò in una risata gelida.
«
Uccidere me non ti servirà a nulla » lo
derise. « Fatti un esame di coscienza: perché sei qui? ».
« Non
sono in vena di indovinelli, Uchiha »
ruggì. « Sono qui a causa tua
».
« Sei qui per Sasuke » chiosò Itachi. « Tutto ruota attorno a lui, è buffo
che tu non te ne sia accorto ».
«
Cosa intendi dire? ».
«
Uccidi Sasuke e sarai libero » sibilò Itachi. « Togli la vita al tuo migliore amico,
l’unico che abbia avuto fiducia in te ».
« Se
lo uccido il jutsu si
scioglierà? ».
Il sorriso
enigmatico di Itachi gli diede i brividi.
« Può
darsi » mormorò. « Ma può anche darsi che io mi stia prendendo gioco di te. Forse non hai modo di uscire da
qui e ascoltando le mie parole eliminerai soltanto una delle persone a cui tieni di più. Puoi credermi oppure no, come
preferisci ».
« Io
posso uccidere Sasuke senza problemi » rispose Naruto piccato. « Non è lui il mio migliore
amico: quello mi aspetta nel mondo reale ».
E mentre il
biondo si allontanava a grandi passi, per la prima volta il cielo terso di Konoha venne coperto da una scura
coltre di nubi. Itachi rimase fermo, osservando la
sua figura che si faceva sempre più piccola man
mano che si allontanava.
Naruto Uzumaki era solamente un buffone, si disse. Ogni cosa in
pratica era molto più complessa e dolorosa che in teoria. Si trattava di
un’illusione, su questo non si sbagliava, ma pur sempre di
un’illusione con il corpo –e per quanto fosse possibile, anche la
mente e il cuore- di Sasuke.
Tutto
cominciò con una piccola, insignificante nuvola; si era mossa nel cielo trascinata dal vento e si era piazzata esattamente
davanti al sole, frapponendosi tra i suoi raggi e il villaggio. Sasuke aveva alzato gli occhi, ammirando quell’anomalia, poi era tornato ad occuparsi delle
sue faccende. Lentamente altre masse grigiastre si erano unite alla prima,
formando una cappa coprente minacciosa, e poi era arrivata l’acqua.
Una goccia
solitaria era piombata sul terreno, aprendo la strada ad una miriade di altre,
che ora picchiettavano sui tetti di Konoha
rischiarati dal bagliore dei lampi.
Dopo
parecchi minuti, Sasuke decise di lasciare la
centrale di polizia ed uscire in strada. Si sentì tremendamente
infantile, ma dovette ammettere che la pioggia lo affascinava:
era talmente raro che non ci fosse sole, che anche un semplice acquazzone
acquistava un fascino particolare, meraviglioso e terribile al tempo stesso;
era il preludio di un avvenimento sconvolgente.
In quell’istante scorse la figura di Naruto,
fermo in fondo alla strada. Non sembrava voler avanzare, né andarsene,
rimaneva semplicemente immobile a osservarlo sotto la pioggia battente.
Istintivamente agitò un braccio nella sua direzione, facendogli cenno di
avvicinarsi.
Lentamente Naruto si mosse verso di lui, raggiungendolo con lo stesso
entusiasmo di un condannato alla forca.
« Non
ti ha detto nessuno che se rimani troppo tempo sotto l’acqua ti prenderai
l’influenza? » esordì Naruto
appena gli fu abbastanza vicino perché l’altro lo udisse. Sasuke scosse la testa.
« Ho
una salute di ferro, credimi » lo rassicurò.
Naruto
annuì poco convinto.
« La
pioggia mi incuriosisce » aggiunse Sasuke.
« Qui non piove quasi mai, per questo quelle poche
volte mi aspetto sempre che accada qualcosa di strano. È
irrazionale, vero? ».
L’altro
rimase in silenzio per pochi attimi.
« No
» rispose con una punta d’amarezza. « Penso che abbia senso
».
« Tu
cosa ci fai qui? Dovresti essere all’asciutto e… ».
« Ti
devo parlare » lo interruppe.
Sasuke
non sembrò sorpreso.
« Lo
so » mormorò. « L’avevo capito dalla pioggia ».
« So
come tornare nel mio mondo » gracchiò Naruto,
con la gola secca. « Ho trovato la soluzione ».
Gli occhi
di Sasuke si illuminarono un istante, per poi tornare
ad essere scuri come le nuvole sopra le loro teste.
«
Bene » si limitò a dire. « Mi spiace solo che tu abbia
deciso di andartene ».
« No,
no » ripeté Naruto muovendo qualche
passo verso l’amico. « A te non può dispiacere ».
« E
questo chi l’ha deciso? Tu? ».
«
Sì » rispose intristito. « L’ho deciso io ».
« Ti
sbagli » lo contraddisse Sasuke.
«
Tu… tu… » balbettò Naruto,
pregando di non cadere in preda al panico. « Tu non esisti ».
Sasuke
trattenne il fiato, come se l’altro l’avesse colpito in pieno petto
con un pugnale: la sua espressione era altrettanto sofferente.
«
Solo perché non vengo dal tuo stesso mondo non vuol dire che io non
esista! ».
«
Sì invece! » protestò Nauruto.
« Tu non esisti!» ripeté, come se volesse rafforzare la
propria convinzione.
« Se
io non esisto, perché hai gli occhi arrossati? » gli
domandò Sasuke, risentito. « Se credi
che questo luogo non esista, perché sei ancora qui? ».
«
Perché volevo salutarti… un’ultima volta ».
« No,
non è per questo » disse il moro. « Tu non vuoi andartene
realmente, non credi in quello che hai detto. Mi sbaglio forse? ».
Naruto
annuì gravemente.
«
Sì, ti sbagli. So benissimo che questa è solo un’illusione,
Sasuke » disse tra i denti. « È
solo un genjutsu opera di Itachi:
non appena riuscirò a scioglierlo tu scomparirai, così come tutto
ciò che ti circonda ».
L’altro
lo guardò sforzandosi in un sorriso.
« Mi
stai facendo seriamente dubitare della tua sanità mentale, baka » lo prese in giro. « Smettila di dire
queste stupidaggini ».
« Non
sono stupidaggini! » urlò Naruto,
aggressivo. « Tu… tutto quello che è accaduto…
è stato costruito a tavolino partendo dai miei sogni, da come avrei
voluto che Konoha fosse. Devi credermi! ».
«
Stai mentendo » sibilò Sasuke incredulo.
« Sei pazzo ».
« Non
sono pazzo » esclamò Naruto disperato.
« Sono il tuo migliore amico, Sasuke, devi
fidarti di me! ».
Sasuke
arretrò di qualche passo.
«
Come posso avere fiducia in te quando dici che non
esisto? » domandò ferito. « Perché continui a dirti
mio amico e poi fai di tutto per andartene? ».
Per un
attimo Naruto credé di svenire, ma fece
appello a tutte le sue forze per mantenersi lucido. Discutere con lui, con
quella che non era altro che una copia, si era rivelato più difficile
del previsto.
Itachi si
stava solo prendendo gioco di lui, non avrebbe permesso che continuasse a
divertirsi alle sue spalle.
«
Perché tu non sei Sasuke » gli disse
infine, cercando di mascherare la propria sofferenza. « Non sei quello
vero! ».
«
Credevo che fossimo amici ».
« Lo
siamo, te lo giuro! » ribadì Naruto.
« Solo che… anche questa amicizia è finta ».
Il finto Sasuke
si prese la testa fra le mani e si accasciò a terra.
« Non
è vero, non è vero » ripeté come una litania.
« Sasuke, io… ».
«
Smettila di chiamarmi Sasuke! » ruggì
questi, aggressivo come un animale ferito. « L’hai detto tu che non
sono lui. Non voglio più
sentire quel nome! »,
« Ma
è anche il tuo! » esclamò Naruto,
avvicinandosi a lui titubante.
« Io
non sono che la copia, per te ».
Il ragazzo
fece per rispondere, ma le sue parole morirono nello scrosciare della pioggia.
Rimase immobile a fissare quel ragazzo –che no, non era Sasuke- a terra, sofferente. Perché
l’illusione era vivida e dolorosa come la realtà? Non aveva senso.
« No-non mi incanti » balbettò, illudendosi di
suonare cinico. « Anche questo è un trucco di Itachi.
Io ti devo uccidere ».
«
Perché lo fai? » sibilò Sasuke
rialzandosi. « Hai l’opportunità di rimanere….
Perché te ne vai? ».
« Te
l’ho già detto, Itachi » gli rispose, marcando il nome. « Io amo
la realtà per quanto ingrata possa essere, non
potrei mai vivere sapendo che chiunque attorno a me non esiste ».
«
Allora uccidimi! » lo provocò. « Perché non
l’hai ancora fatto? ».
Naruto
non rispose.
«
Smettila di tentennare e finiscimi! » gli gridò nuovamente.
« Anche se non posso assicurarti che questo ti salverà la vita!
».
«
Io… ».
« Non
riesci ad uccidere qualcuno che assomiglia al tuo migliore amico? » lo
derise. « E dire che lui l’avrebbe fatto senza remore ».
« A quanto pare hai la memoria corta » gridò Naruto, lasciandosi andare ad un ondata di rabbia
improvvisa. « Forse ritrovarti il mio kunai
nella giugulare ti rinfrescherà le idee! ».
Detto
questo fece appello a tutte le sue forze, avventandosi sul corpo di Sasuke con il solo scopo di ucciderlo. Sasuke
si spostò prontamente, lasciando che Naruto
cadesse rovinosamente a terra; questi non si arrese e, rialzatosi,
ripartì invano alla carica.
«
È tutto qui quello che sai fare? Deludente » commentò
nuovamente Sasuke.
« Sta consumando
troppo chakra, è sicuro di resistere? ».
Naruto strinse i denti: Itachi combatteva nel proprio territorio, batterlo sarebbe
stato quasi impossibile; poi, mentre sentiva le forze abbandonarlo, se ne
accorse: guardando in lontananza non era più possibile scorgere
l’orizzonte, il paesaggio sembrava terminare con un enorme muro bianco. Lentamente i contorni più lontani si sgretolavano e
scioglievano sotto la pioggia.
Il mondo
sembrava liquefarsi e bruciare al tempo stesso, accartocciandosi su se stesso
come un pezzo di carta.
« Pare che suo
fratello sia sulle nostre tracce ».
Naruto
sorrise, ansimando furiosamente. Combattere non era più necessario.
«
Beh? Perché ti sei fermato? » lo incitò Itachi,
con la voce di Sasuke. « Sei già stanco?
».
Fu il turno
di Naruto di scoppiare in una sonora, fragorosa
risata.
« No Itachi » replicò sorridente. « Tu sei già stanco. Non credere
che non me ne sia accorto: hai consumato tutto il chakra
e Sasuke vi sta per attaccare. Oppure l’ha
già fatto? ».
Itachi lo
fissò intensamente, mentre tutto attorno a loro cominciava a scomparire,
inghiottito da un invisibile buco nero.
«
Questo Jutsu richiede troppa energia, anche per te.
Non siete ancora riusciti ad estrarre Kyuubi e presto
mi sveglierò » continuò. « Hai individuato il mio
punto debole, questo è vero, ma non hai tenuto conto della cosa
più importante: per Sasuke farei qualsiasi
cosa, la sua amicizia vale ben più di qualche cicatrice, è per
questo che non mi sarei mai accontentato di un sentimento fittizio come quello
da te creato ».
Itachi
rispose qualcosa, ma Naruto non lo udì; anche
la sua figura si era fatta sfocata e confusa e, ben presto, venne
assorbita dal nero.
~
« Itachi e il suo compagno sono spariti! ».
« Qui
non c’è anima viva… Sasuke-kun,
cosa dobbiamo fare? »
«
Karin, smettila di starnazzare come un’oca e fare domande stupide!
».
« Mi
sono per caso rivolta a te, Suigetsu? Sei stanco di vivere? ».
« Ma
stai un po’ zitta. Sasuke, hai trovato
qualcosa? »
Naruto,
abbandonato tra le macerie, strinse gli occhi cercando di mettere a fuoco
l’ombra che si stagliava sopra di lui. La testa gli scoppiava e faticava
persino a respirare, ma vedere quel volto era una questione di vitale importanza.
I due si
fissarono per un pugno di interminabili secondi, senza dire nulla.
Poi
l’ombra parlò.
« Non
ho trovato nulla » annunciò atono. « Andiamocene, qui non
c’è niente che mi interessi ».
Bugiardo.
Owari
_______________________________________
Ok, mi sono resa conto che un
po’ di gente l’ha scambiata per una one-shot ;___; invece è una bi-shot!
(Sposto qui il commento, altrimenti rovino
il finale XD)
-- 2° Classificata "Falling Down In My Utopia" di Mala_Mela
ORIGINALITA’: 10
ATTINENZA: 9
CORRETTEZZA GRAMMATICALE: 8
Una storia davvero originale!
L’inizio lascia davvero di stucco, con la bocca spalancata ed
un’unica domanda nella testa: che diamine è successo?
Questo Naruto che viene sbalazato in una realtà
immaginaria creata solamente prendendo i suoi sogni ed i suoi desideri,
mescolati a dovere, e poi organizzati.
E poi, Sasuke.
Il vero Sasuke, quello che avrebbe potuto essere se la sua vita non fosse stata sconvolta
dall’omicidio del suo clan da parte di suo fratello Itachi, artefice di tutta la storia.
Guardarli insieme ti lascia quasi l’amaro in bocca, perché ti
rendi conto che sarebbero potuti diventare davvero qualcosa, insieme. Qualcosa
che è amicizia allo stato puro, senza alcuna remora.
Loro che ridono, che combattono per gioco, che mangiano insieme… Insomma, ti si
stringe lo stomaco al solo pensiero che, in realtà, nulla è
davvero così.
E Naruto ne è conoscente, fin dall’inizio. Ma quanto vorrebbe
lasciarsi andare a quella dolce utopia!?
Quanto desidera che quella non fosse altro che la realtà?
Ma poi, la triste verità riesce a far breccia nella mente e nel cuore di
Naruto, ci scava dentro e si fa una piccola nicchia, per essere sempre presente;
e Naruto capisce che quella non è mai stata la realtà, non lo
sarà mai… E poi, dopotutto, a lui piace la sua di realtà. Cercando Sasuke, il suo Sasuke, il vero Sasuke.
Altrimenti, che scopo potrebbe più avere la sua vita?
Che altro aggiungere… Un finale da brivido! Che lascia molto al proprio pensiero… Ed io mi chiedo: Sasuke sarà corso in soccorso del suo amico? Mi piace crederla
così.
Davvero un ottimo lavoro, ti ho solamente dovuta penalizzare per qualche errorino dovuto alla distrazione.
In compenso, tutti adesso potranno gioire del tuo stupendo lavoro!
Ringraziamenti:
Talpina Pensierosa: Sono contenta che
seguirai la fic, anche se in realtà non
c’è molto da seguire XD Come avrei capito, la fan fiction termina
qui… per il vostro bene!
Ryanforever: Risposta alla
domanda “ma è finita così?” No, non lo è XD
sono consapevole che col passare degli anni i miei neuroni non sono più
quelli di una volta, ma riesco ancora a scrivere fan fiction di senso compiuto ;__; Come vedi le tue aspettative sono state esaudite,
possiamo dire che in un certo senso è Sasuke a
salvare Naruto… insomma, a me piace pensarla
così *_*
Azrael: (°w° che bel
commento corposo!) Il villaggio del Mulino Bianco –Milinobiancogakure
ù_ù- è il mio sogno proibito XD Volevo scrivere di Naruto con Minato e Kushina vivi,
con Sasuke meno emo del
solito e senza Kyuubi… ma farlo senza rendere
tutti inspiegabilmente OOC mi sembrava impossibile! Alla fine sono riuscita a
trovare questa soluzione, dando anche un tocco angst
a Mulinobiancogakure XD T-ti
ha fatto piangere? O.o oddio, questa cosa mi
sconvolge un po’ XD Spero che tutte le tue domande abbiano
trovato risposta in questo secondo ed ultimo capitolo ^^
Kaho_chan: ARGH, Lè, non farmi questo ;___;
Non è una One-shot. È una Bi-shot XD Sono contenta che ti sia piaciuta, nonostante il
fraintendimento. Per quanto riguarda la scena del
combattimento… oddio ò.ò pensavo
fosse un obbrobrio! Io quelle cose non le so descrivere XD Mai visto gente
combattere e mai combattuto… sono proprio negata!
Suni: Riuscire a straziare
te, autrice delle storie strazianti per eccellenza, è davvero un
traguardo! Poi… oddio, quando ho letto che la consideri
“leggiadra” ho cacciato gli occhi fuori dalle
orbite XD Non so, l’idea che sia leggiadra mi diverte ù__ù
Spero di aver raggiunto, in questo ultimo capitolo, il più alto picco di
leggiadria e angstità mai lette (anche se ne
dubito) XD
Mela
E chi ha detto che gli
stivali con le frange da piccola squaw sono brutti dovrebbe davvero vergognarsi
ù_ù