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Autore: _ Arya _    08/10/2015    6 recensioni
Questa storia é il seguito di "On adventure with the Pirate" e riprende qualche mese dopo l'epilogo.
Rumplestiltskin ha dichiarato guerra ad Emma Swan, e di conseguenza a tutta la sua famiglia e il suo regno. La sua intenzione é quella di scagliare una maledizione simile a quella di Regina, ma peggiore: lasciare a tutti i propri ricordi, e far perdere ad Emma le persone che pié ama: suo marito e suo figlio.
La maledizione verrà lanciata... ma tutto andrà secondo i piani dell'Oscuro?
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[Dal Prologo]
-No! Killian no... non voglio perderti...- sussurrai quasi senza voce tra i singhiozzi, e lo guardai con disperazione in quello stato dal quale non poteva far nulla per liberarsi.
-Ti amo...- vidi le sue labbra pronunciare, prima di iniziare a contorcersi sotto il controllo del suo acerrimo nemico, che sembrava gli stesse causando dolore in ogni fibra del corpo. Era come se lo stesse causando anche a me, perché io e lui eravamo una cosa sola
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ho scritto la prima parte con "My Heart Will Go On" in sottofondo...
se avete la possibilità provateci, rende meglio e fa meno schifo xD





Chapter 0 (part 2)
- Hope -












 

EMMA POV

-No...- sussurrai solamente, prima che le lacrime mi annebbiassero la vista e il mio cuore si frantumasse a metà.
-No.- ripetei, per poi inginocchiarmi davanti al letto e scoppiare a piangere sul suo corpo vivo quanto immobile di mio marito, se non per il respiro regolare alimentato da quelle macchine strane.
Ci volle un attimo perché seguissero anche i singhiozzi: tra le persone che conoscevo che erano finite in coma, nessuno si era mai risvegliato. Tutti erano morti alla fine, avevano esalato il loro ultimo respiro senza neanche avere il tempo di ammirare la luce per un'ultima volta.
Sapevo di dover essere forte per Liam, ma allo stesso tempo sapevo anche che se il cuore di Killian si fosse fermato, il mio l'avrebbe seguito subito dopo. Forse ero diventata debole, ma ormai vivere senza di lui sarebbe stato impossibile, non riuscivo neanche a vederla come una possibilità.
-Signora la prego non faccia così, si sentirà male anche lei... Abbia fede...- borbottava un'infermiera in confusione mentre cercava di staccarmi dal corpo del mio pirata, ma io ero irremovibile. Non ero pronta a lasciarlo, non sarei mai riuscita ad andarmene da lì sapendolo in quello stato, non ne avevo le forze.
Come potevano anche solo pensare di separarmi dall'uomo che amavo più della mia stessa vita? Con che coraggio pretendevano che lo lasciassi solo in quella stanza anonima? Doveva sapere che io ero lì ad aspettarlo, dovevo restargli accanto e costringerlo a tornare da me e da nostro figlio.
-NO!- gridai ancora, nel momento in cui tre infermiere riuscirono a sollevarmi e rimettermi in piedi, allontanandomi da lui; -VOGLIO RIMANERE, LASCIATEMI STARE!
-Emma! Sorellina, ascoltami... usciamo di qui e cerchiamo di farti calmare...
Non mi ero neanche accorta del fatto che Ashley mi avesse raggiunta, ma in qualche modo la trovai più rassicurante di quelle stupide oche e la seguii fuori dalla stanza, lasciando che mi facesse sedere in corridoio.
-Ti prego non fare così, non servirà a niente...
-Non capisci- singhiozzai, mentre cercavo di mettere a fuoco l'ambiente, senza successo a causa della vista annebbiata dalle lacrime che non volevano fermarsi.
-Non so come funziona dalle vostre parti... ma qui la gente si risveglia dal coma. E lui si sveglierà, lo so! E lo sai anche tu, non perdere la speranza!- esclamò, prendendomi entrambe le mani e costringendomi a guardarla negli occhi.
Erano accesi, e sembrava credere davvero a ciò che aveva appena detto... ci credeva più di me.
Poi la mia mente si riscosse e sembrò immagazzinare soltanto allora la prima informazione preziosa che la ragazza mi aveva dato: “qui la gente si risveglia dal coma”.
-Cosa? Lui... dici che...
-Sì Emma. Qui abbiamo tutta questa tecnologia, che potrà sembrarti assurda, ma in medicina aiuta. Lo manterrà sano fino al suo risveglio, perché si sveglierà.
-Davvero?
-Davvero.
Annuii, e nel momento in cui fui lì lì per andare in panico per Liam, mi accorsi che era adagiato in una specie di carrozzina proprio accanto a noi: almeno lui dormiva, ed era così tranquillo che riuscì ad infondermi perfino un po' di calma.
-Non pensavo che Capitan Uncino fosse così affascinante, sai?- sorrise la ragazza -Qui l'immagine di lui è... beh, è molto diversa. Lo vedrai.
-Sì è... lui è...- balbettai, ma non riuscii a concludere la frase rendendomi conto di non sapere neanch'io cosa fosse. Affascinante e bello non erano aggettivi sufficienti per definirlo: affascinante, bello, tenero, dolce, autoironico, simpatico, forte, sicuro, passionale, meraviglioso e pieno d'amore. Quelle erano le parole per descrivere Killian Jones, e probabilmente anche altre che in quel momento non mi venivano in mente.
-Voglio conoscerlo quando si sveglierà. Se lo ami così tanto deve essere proprio speciale.
Esatto. Speciale.
-Lo è...- accennai un sorriso, accarezzando distrattamente una manina a mio figlio. Ashley gli aveva fatto indossare una tutina di lana molto carina, col disegno di un coniglietto nel mezzo, ed aveva perfino un cappello! Soprattutto, sembrava molto più comoda di quelle utilizzate nel nostro mondo, più morbida.
-Ti ho portato dei vestiti, vedendoti direi che abbiamo più o meno la stessa taglia... per le scarpe non lo so, ma usciremo a comprarne altre, è solo per tornare a casa.
-Grazie, sei gentilissima... io davvero, non so come ringraziarti. Stai facendo per me così tanto, e neanche mi conosci...
-Mi ispiri fiducia- replicò semplicemente, scuotendo le spalle -E poi pochissime persone a questo mondo possono capire la vostra situazione... non potrei mai lasciarti ad affrontare tutto da sola, deve sembrarti così assurdo. Poi Londra è una grande città...
-Grazie. Allora io... vado a cambiarmi, poi voglio parlare coi medici e possiamo andare.
-Bene. E non piangere, si riprenderà.
Annuii poco convinta, ma non potendo fare nient'altro, diedi un bacio a Liam e rientrai in camera a vestirmi.

 

 

***

 

 

-Emma ti prego, esci dal bagno!
Risposi solamente con un singhiozzo, non riuscendo a far uscire la voce.
In ospedale avevo parlato col dottore, che mi aveva assicurato che se ci fosse stato qualche cambiamento mi avrebbe fatto sapere. Quando gli avevo chiesto quante speranze ci fossero perché si svegliasse presto, tuttavia, aveva abbassato la testa ammettendo che fossero davvero pochissime.
In più, mi ero fatta dare delle informazioni che col senno di poi avrei evitato.
“Difficilmente un paziente uscito dal coma può tornare ad essere la persona che era”: quella frase continuava a riecheggiare nella mia mente, e le lacrime aumentavano ogni volta, se possibile.
E poi avrebbe potuto rimanere paralizzato a vita. E se anche fosse tornato a camminare, avrebbe avuto bisogno di una lunga e dura riabilitazione.
E poi il mutismo.
La depressione.
I problemi comportamentali.
Gli sbalzi d'umore.
La perdita della memoria.
Potevo sopportare di doverlo aspettare tre giorni, una settimana, e perfino un mese... ma aspettarlo per poi guardarlo soffrire per mesi, anni, o per sempre?
Avevo resistito. Non avevo pianto davanti al dottore. Ero stata forte anche nella carrozza di Ashley, per Liam... ma una volta in casa ero crollata di nuovo.
Era troppo da sopportare, era veramente troppo. Non ero perfetta, ma non riuscivo neanche a capire cosa avessi fatto di male nella mia vita per meritare un destino del genere.
Tutto ciò che chiedevo era la vita felice con mio marito e mio figlio, quella per cui avevamo già lottato fin troppo.
Anche solo vederlo aprire gli occhi sarebbe stata una gioia immensa... ma pensare di perdere ciò che avevamo costruito, faceva male. Se davvero si fosse risvegliato senza la memoria di tutto ciò che avevamo passato? Senza ricordarsi di me, delle nostre avventure, di Liam? Sarei stata abbastanza forte da sopportarlo? E lui, lui sarebbe sopravvissuto alla frustrazione?
Scivolai a terra piegando le ginocchia e poggiandovi la testa, continuando a piangere. Neanche la prima volta in cui avevo rischiato di perderlo avevo pianto così tanto, non ne avevo avuto il tempo... e lui mi aveva salvata ancor prima che potessi realizzare davvero l'accaduto. Si era alzato in piedi, e aveva impedito a Pan di impossessarsi del mio cuore. Era tornato da me senza lasciarmi nella sofferenza di una lunga attesa.
Quando Ashley entrò non opposi resistenza, e lasciai che mi aiutasse a tirarmi su e mi portasse sul divano, dove mi rannicchiai su me stessa e mi lasciai abbracciare da quella meravigliosa ragazza che mi aveva accolto in casa sua senza la minima esitazione.
-Scusami...- singhiozzai -E' solo che... è... è troppo. Io non ce la faccio più, sono mesi che non abbiamo un po' di pace. E ora questo... io non so come fare a sopravvivere senza di lui. Una volta ero una persona indipendente, poi l'ho incontrato. Un pirata che mi ha salvato la vita, mi ha accolta sulla sua nave e si è fatto amare, mi ha resa una donna quando mi sentivo ancora una ragazzina. Ricordo ancora la prima volta che ci siamo veramente baciati, sotto la luce della luna... mi ha stretta a sé e mi ha baciata, e credo sia quello il momento in cui ho capito di amarlo. Non mi importava di conoscerlo poco, sapevo solo che tra le sue braccia, tra i suoi baci... mi sono sentita a casa come non mi ero mai sentita prima. Ho dimenticato di essere una principessa, ho dimenticato che lui fosse un pirata... non importava più. È diventato il mio timone, la mia ancora, la mia roccia, la mia vita... e ora... ora mi trovo in un mondo nuovo, e lui non è con me in quest'avventura. E non è giusto!- gridai infine, battendo il pugno sul divano incurante di farmi male.
-Emma, è... la cosa più bella che abbia mai sentito...
Un singhiozzo.
Mi riscossi per guardare la ragazza: anche lei era in lacrime, quindi ricambiai l'abbraccio che per prima mi aveva dato, e piangemmo insieme per un po', fino a che non riuscimmo entrambe a calmarci.
Prendemmo un bicchiere d'acqua, poi ci poggiammo contro lo schienale del divano e tornammo a guardarci, con gli occhi ancora lucidi.
-Scusa...- sussurrai, accennando un sorriso.
-No... non hai di che scusarti. Io ti capisco, dopo quel che mi hai raccontato... anch'io starei così. La vostra storia è così bella, spero vorrai raccontarmela più dettagliatamente...
-Lo farò. Credo... credo aiuterà anche me a star meglio. Ad aspettarlo.
-Tornerà. È ovvio che tornerà, non vi lascerà soli, ne sono più che sicura.
-Lo so. È solo che è dura. Non so che fine abbia fatto la mia famiglia, i miei amici... mi odio per non essere riuscita a portare tutti via... io non la controllo la magia, è uscita fuori nel momento del bisogno ma... non è stata abbastanza potente da salvare tutti.
-Ne verremo a capo, vedrai. Anzi, andiamo a lavarci il viso... ho invitato un amico che magari potrebbe esserti d'aiuto più di me.
-Jefferson?
-Jefferson. Vi siete mai conosciuti?
-No... sì. Tanti anni fa, ero ancora piccola. C'era una festa a palazzo... non ricordo bene, ma non importa. Grazie ancora Ashley. E grazie per i vestiti! Questi pantaloni sono davvero comodi...
-Si chiamano jeans... e li trovo comodissimi anch'io! Domani andiamo a comprarti qualcosa, ora preparo la cena. Per Liam ho preso degli omogenizzati. Sono delle pappette con frutta, verdura, carne...
-Grazie. Ti rimborserò tutto, te lo giuro. Devo anche... trovare un lavoro, devo pagare il ricovero di Killian, una casa...
-Emma! Calmati, o dovrai farti ricoverare anche tu. Ci penseremo domani al lavoro e a tutto il resto. La casa non ti serve, qui c'è spazio. Ora va' pure a farti un bagno, ti lascio un accappatoio e dei vestiti in camera.
Annuii e ringraziai Ashley per l'ennesima volta, essendo l'unica cosa che potevo fare per lei al momento; poi diedi un'occhiata a Liam, e lo presi in braccio per portarlo in camera ad allattarlo.
Sembrava piuttosto inquieto, un po' come me: era abbastanza grande da capire ciò che aveva intorno, da capire che suo padre stesse male.

 

 

***

 

 

La quasi mezz'ora che avevo passato nella vasca, dopo aver sfamato mio figlio e averlo messo a letto, nella stanza che Ashley ci aveva offerto, mi aveva fatto molto bene.
Mi sentivo finalmente pulita, e mi ero schiarita un po' le idee, riuscendo a tranquillizzarmi: il dottore mi aveva detto tutte quelle cose che mi avevano messa in allarme, ma non avevo pensato al fatto che fossero riferite ad un normale uomo di 33 anni. Non ad un pirata di 200. Già il solo fatto che avesse 200 anni non poteva essere scientificamente spiegabile. Quindi, forse, lui si sarebbe ripreso senza problemi dopo tutto quello che aveva passato... o almeno era ciò che speravo.
Dopo la doccia mi ero avvolta nel bizzarro accappatoio azzurro che la ragazza mi aveva lasciato in bagno, poi mi ero vestita: mi aveva comprato perfino della biancheria, e dopo aver capito come indossare quello strano corsetto decisamente pratico, avevo sorriso. Ricordavo bene come Hook aveva commentato il mio desiderio che ne fosse inventato uno, e chissà cosa avrebbe detto ora. Non vedevo l'ora di divertirmi ad osservarlo alle prese con quell'indumento... ci sarebbe stato sicuramente da ridere.
-Ho fatto... scusa se ci ho messo tanto...- feci entrando in cucina, nella quale si era diffuso un odore molto gradevole.
-Non ti preoccupare! Senti... ehm, il reggiseno va bene? Sono andata a occhio, per questo te ne ho preso solo uno...
-Oh, si chiama così... tranquilla, va benissimo. E sembra abbiamo gli stessi gusti oltre alla stessa taglia... questi vestiti per la casa sono comodissimi!
Il pantalone era di cotone, stretto solo con un elastico in vita in modo che non cadesse, e lo stesso valeva per la maglietta a maniche corte: qualche vantaggio, allora, questo mondo l'aveva. Sembrava che ragazze e donne non fossero costrette ad indossare abiti scomodi ed enormi.
-Mi dispiace, non ho nulla di più... principesco.
-Ma non stavo scherzando, dicevo sul serio! Credimi, non voglio assolutamente nulla di principesco... anzi, quando torneremo a casa porterò con me un guardaroba intero di questa roba.
-Non vedo l'ora di sentire la tua storia. Sei una persona curiosa, per essere la figlia di Snow!
Scoppiai a ridere, decidendo di lasciarmi finalmente un po' andare, poi aiutai ad apparecchiare la tavola, in attesa che arrivassero Jefferson e sua figlia: avevo moltissime domande da fargli, e conoscendo il poter del cappello di quell'uomo, speravo potesse aiutarmi a trovare la mia famiglia... o almeno a capire dove fosse finita. Forse, se li avessi ritrovati, avremmo trovato un modo per tornare a casa dove avrei potuto tentare di salvare Hook con la magia... se non la mia, quella delle fate.
Uno strano rumore mi distolse dai miei pensieri, e fu solo grazie ai miei riflessi pronti che afferrai al volo un bicchiere prima che toccasse terra.
Mentre riprendevo la calma guardai Ashley correre alla porta ed aprirla, e quindi capii: quel suono doveva essere qualcosa di elettronico – che in questa terra sembrava dominare – che aveva preso il posto del semplice bussare.
-Jefferson, Grace, venite, accomodatevi... sono contenta siate venuti entrambi! Prego...
Lasciai stare le posate e restai in mezzo alla cucina a guardare: Grace era una ragazzina molto graziosa, fine e con dei lunghi capelli color castano chiaro, doveva avere 15 o 16 anni, mentre Jefferson... era sempre Jefferson. Ricordavo poco di lui, ma ero piuttosto sicura che fosse invecchiato di pochissimo dall'ultima volta che l'avevo visto: sembrava avere l'età di Hook, fisicamente.
-Emma, loro come ti ho detto sono Jefferson e sua figlia Grace, sono arrivati qui tre anni fa. Ragazzi, lei è Emma... figlia di Snow e Charming.
-Principessa- si inchinò l'uomo avvicinandosi e afferrandomi la mano per baciarne il dorso -Siete cresciuta molto. L'ultima volta non arrivavate neanche alla mia spalla...
è un piacere rivedervi.
-I... il piacere è mio. Per favore, non serve che mi diate del voi. Io... non c'è bisogno. E poi qui non sono neanche una principessa...
Sentii di essere arrossita, ma nonostante fossi arrivata in questo mondo da poche ore mi sembrava strano e imbarazzante venire salutata in un modo così cordiale.
-Ma io vengo dalla vostra terra, e per me lo siete. Voi datemi del tu, piuttosto.
-Solo se mi darai del tu anche tu. Sul serio, non sono il tipo da etichette e roba del genere... ciao Grace, piacere di conoscerti. Puoi chiamarmi Emma, e tuo padre anche- sorrisi quindi alla ragazzina e le strinsi la mano.
-Piacere, Emma- sorrise anche lei, ricambiando la stretta. Era davvero bella, e somigliava incredibilmente a suo padre, soprattutto nel sorriso.
Dopo i convenevoli, Ashley ci fece accomodare tutti a tavola – dopo aver controllato al posto mio che Liam dormisse – e ci servì con una minestra calda al pollo e vari tipi di verdure.
-Ho cucinato leggero, Emma deve ancora riprendersi. Il dottore ha detto che ha un leggero trauma, quindi meglio stare attenti...
-Oh, principess... ehm, Emma. Allora forse non è il caso di disturbarti proprio adesso. Dovresti riposare.- intervenne il Cappellaio, che di Matto aveva ben poco. Era un uomo affascinante, a parer mio, e aveva l'aria di essere anche piuttosto simpatico.
-Ma no, sto bene. Non è la prima volta che prendo una botta in testa, dopo tutte le battaglie che ho combattuto...
-Andavi in battaglia? Davvero?- intervenne la ragazzina eccitata, mentre il padre mi scrutò con curiosità come anche Ashley.
Fu così che iniziò il mio racconto, e ci volle una buona mezz'ora perché esaurissero le domande sulle mie avventure e sulla mia vita nella Foresta Incantata. Grace sembrava ammirarmi, in quanto lei e suo padre erano vissuti in un villaggio nel quale le principesse non erano famose per essere delle combattenti. Pur conoscendo mia madre, Jefferson mi definì molto diversa da lei, molto più ribelle, per quanto gli sembrasse difficile da credere.
-Però adesso hai un figlio. Sei sposata? Chi è il principe?
-Il pirata, vorrai dire. Hook- sorrisi ancor prima che la ragazza avesse il tempo di assumere un'espressione ancora più stupefatta. Sembrava fare uno strano effetto a tutti, quando confessavo di aver sposato il capitano della Jolly Roger.
-Io l'ho visto, una volta... al porto... diversi anni fa. È un uomo davvero affascinante, anch'io vorrei sposare un pirata!
-Grace! Ti sembra il caso?
-Tranquillo- rassicurai il padre -Non ha detto nulla di male. E poi ha ragione... la vita con un pirata è qualcosa di meraviglioso. Non ci si annoia mai, si viaggia in continuazione, si vivono avventure che altrimenti si potrebbero solo sognare!
Tutti e tre pendevano dalle mie labbra, ma fu soprattutto per l'eccitazione della giovane che decisi di raccontare tutta la storia. Mi ricordava me alla sua età, anch'io ero curiosa e piena di spirito d'avventura già da allora, ed era bello poter incontrare qualcuno del mio mondo che mi somigliasse.
Partii quindi dal principio, dal rapimento di Barbanera. Non mi soffermai molto sui mesi di prigionia – e nonostante questo Grace mi definì coraggiosa –, e preferii passare direttamente al salvataggio.
Cercai di racchiudere tutto l'essenziale dell'avventura a Neverland, e nonostante fossi piuttosto certa che la parte romantica interessasse poco a Jefferson, inclusi pure quella per le ragazze che sembravano non aspettare altro. In più, parlandone, mi resi conto di come una storia d'amore tanto strana fosse effettivamente una bellissima favola, una favola moderna sull'amore. Solo fino alla generazione precedente, non mi sarebbe mai stato permesso sposare un pirata, e se avessi voluto farlo avrei dovuto darmi alla fuga.
-Beh... e poi siamo finiti qui.- conclusi, dopo aver finito di raccontare di Rumple e Barbanera.
-Ma il matrimonio? Com'è stato? Sei passata direttamente alla fine...- mi fece notare Grace, con un pizzico di delusione nella voce.
-Non penso a tuo padre possa interessare. Magari uno di questi giorni potresti venire... oddio, certo, se ad Ashley non dispiace. La casa è sua.
-No, affatto! Anch'io voglio i dettagli di tutta la vostra storia... una cosa è leggere le fiabe, una cosa è sentirne raccontare una vera!
Io e la più giovane ridemmo, seguite da lei, mentre l'uomo alzò gli occhi al cielo anche se abbastanza divertito: forse si era ricreduto su di me, forse il mio lato romantico mi rendeva meno mascolina ai suoi occhi.
-Beh...- sospirai infine -Insomma, io non so che effetti abbia avuto questa maledizione. Ma Jefferson, speravo tu potessi aiutarmi... a capire.
Lo guardai supplichevole, mentre lui si faceva riflessivo: era la mia unica speranza, almeno per farmi una minima idea di ciò che fosse successo, per avere un piccolo punto di partenza.
-Ho una mia teoria, ma non posso assicurarti sia giusta. Dici che Rumple ha detto di aver perfezionato la maledizione di Regina, mantenendo le memorie. Beh, la maledizione di Regina consisteva nel mandare tutti in un nuovo mondo, un mondo dove nessuno avrebbe ricordato nulla, e lei avrebbe avuto il controllo assoluto su tutto. Ora, Baelfire e Belle devono essere in questo mondo, è l'unico mondo senza magia... quindi... la buona notizia, è che Rumplestiltskin deve aver portato tutti qui, perché il suo intento è quello di riprendersi la sua famiglia. Quella cattiva, è che questo mondo non è piccolo... e la nuova città può essere ovunque, in qualsiasi continente... oltre che probabilmente invisibile ad occhio nudo.
-Non puoi fare nulla col cappello?
-Mi dispiace, no. Qui non c'è magia, quindi è... un banalissimo cappello.- mi spiegò dispiaciuto, ed io pur non volendolo far sentire in colpa non riuscii a non abbassare lo sguardo abbattuta.
Non solo mio marito si trovava in una posizione intermedia tra la vita e la morte, ma le speranze di ritrovare gli altri erano davvero minime. Per non parlare di quelle di tornare a casa: erano quasi nulle, praticamente.
Restammo vari minuti in silenzio, a guardare la seconda portata senza riuscire a mangiare: decisi quindi di maledire tutto e mi versai un bicchiere di vino. In fondo non mi aveva mai fatto male, neanche dopo botte in testa ben peggiori, quindi la scolai d'un fiato ignorando la flebile protesta di Ashley. Era una fortuna che in tavola non ci fosse il rum, perché in quel caso mi avrebbe guardata scolarmi direttamente l'intera bottiglia.
-Emma... prima che ti ubriachi. Il cappello potrà anche non funzionare, ma ciò non vuol dire che non vi daremo una mano. Vero Grace?
-Certo papà! Puoi contare su di noi Emma! E poi se la tua magia non è così potente, potrebbe avervi deviati solo di poco... è possibile che questa città fantasma sia qui vicino!
-Esatto. Non sono del vostro mondo, ma puoi contare anche su di me! Ce la faremo, vedrai. Anche Hook si sveglierà, e tutti insieme riusciremo a tirar fuori una soluzione... è una promessa.
Se per tutto il giorno avevo pianto per la frustrazione, quelle che mi bagnarono le guance in quel momento furono lacrime di gioia.
Lacrime di speranza: quella speranza che tre perfetti sconosciuti erano riusciti ad infondermi, decidendo di fidarsi di me ed unirsi alla mia missione di salvataggio.
Se fino a poco prima non avevo potuto vedere che buio, adesso i raggi del sole l'avevano distrutto quasi completamente, e riuscii di nuovo a credere.
Mi sarei adattata a quel mondo, avrei trovato un lavoro per sostenere le cure di mio marito, per nutrire mio figlio e contribuire alle spese di Ashley se davvero avesse voluto restassimo con lei.
E nel frattempo, sarebbero iniziate le ricerche, e avrei riabbracciato i miei genitori il prima possibile.
-Grazie, ragazzi.

 

 

***

 

 

Entrai in ospedale con un paio di jeans, un maglione di cotone bianco, un paio di stivali, una giacca di pelle rossa ed un nuovo sorriso sulle labbra.
La visita dei miei nuovi amici mi aveva restituito il buon umore e la forza di lottare per chi amavo: quindi, dopo aver fatto le prime spese, avevo deciso di approfittare dell'orario per le visite prima di presentarmi ai due colloqui di lavoro che Ashley era riuscita a procurarmi. In un bar (che a sua detta era una specie di taverna), e in un ristorante, come cameriera. Non avevo mai fatto la cameriera come lavoro, non avevo mai lavorato a dire il vero, se non in mansioni poco adatte a questo mondo, ma non ero preoccupata. In fondo avevo spesso servito volentieri la cena ai miei ospiti a palazzo o sulla Jolly Roger, e soprattutto ero motivata a farcela.
Mi sistemai sulla poltroncina accanto al letto del mio pirata addormentato, e gli presi la mano baciandola dolcemente, facendo attenzione a non far staccare il tubicino che vi usciva.
-Torna presto amore mio, abbiamo bisogno di te. Quando si tratta di avventure sei sempre stato il migliore, e sono certa che sarai fondamentale nel trovare una soluzione.
Lo guardai come nella speranza che aprisse gli occhi e mi rispondesse, ma non mi abbattei quando questo non accadde.
-Che dici Liam, ora raccontiamo una storia a papà? Così quando si sveglierà, sarà lui a continuare a raccontarla a te. Ti va?
Mio figlio mi guardò coi suoi grandi occhioni azzurri, adagiato sul piccolo cuscino della sua carrozzina, e il sorriso che mi regalò decisi di prenderlo come segno d'assenso.
-C'era una volta un pirata, un grande pirata che si faceva chiamare Capitan Uncino, per via dell'uncino che aveva al posto della mano. Era un primo pomeriggio, quando il Capitano salì a bordo della sua nave per buttare fuori gli usurpatori, e riprendersi ciò che era suo. Fu lì che conobbe la principessa ribelle, e contro tutte le aspettative di lei gridò un ordine alla sua ciurma. L'ordine di liberarla, e trattarla con delicatezza. Lui non riuscì a vederla, ma la ragazza dopo sei lunghi mesi di lacrime sorrise. Fu un sorriso piccolo, un semplice sorriso di riconoscenza, ma fu solo l'inizio di tutto...
-Pa... pa. Papà.























 
Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso è arrivato il terzo capitolo di questa ff :) E' un capitolo molto introduttivo, e devo dire che non mi piace molto com'è venuto... ma non potevo neanche farlo durare 20 pagine xD Quindi ho deciso di racchiudere l'essenziale. La disperazione di Emma, Emma a casa di Ashley, la chiacchierata con lei, Jefferson e Grace, per chiudere con un po' di speranza... e Liam che pronuncia la sua prima parolina :')
Ovviamente Emma è piuttosto disperata, ha paura di come possano andare le cose, ma i suoi nuovi amici l'hanno aiutata a riacquistare la fiducia... e Jefferson le ha dato un indizio piccolo, ma importante, su ciò che potrebbe essere successo agli altri.
Non ho molto da dire... se non che il prossimo capitolo sarà un po' diverso, e spero anche un po' più decente xD
AH. E SPERO CHE STAVOLTA NON MI TOCCHI CANCELLARE E RIPOSTARE O MI AMMAZZO. I codici sono quelli che ho sempre usato, quelli del sito! Magari era un bug temporaneo, spero.
Un abbraccio, e buonanotte :* (sto morendo di sonno, ma ci tenevo a finire il capitolo xD Il prossimo sarà dell'altra ff)

P.S. La seconda puntata di OUAT, se possibile mi ha uccisa ancor più della prima... come mi ha uccisa il promo della prossima. VOGLIO DOMENICA!
   
 
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