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Autore: _ Arya _    30/09/2015    7 recensioni
Questa storia é il seguito di "On adventure with the Pirate" e riprende qualche mese dopo l'epilogo.
Rumplestiltskin ha dichiarato guerra ad Emma Swan, e di conseguenza a tutta la sua famiglia e il suo regno. La sua intenzione é quella di scagliare una maledizione simile a quella di Regina, ma peggiore: lasciare a tutti i propri ricordi, e far perdere ad Emma le persone che pié ama: suo marito e suo figlio.
La maledizione verrà lanciata... ma tutto andrà secondo i piani dell'Oscuro?
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[Dal Prologo]
-No! Killian no... non voglio perderti...- sussurrai quasi senza voce tra i singhiozzi, e lo guardai con disperazione in quello stato dal quale non poteva far nulla per liberarsi.
-Ti amo...- vidi le sue labbra pronunciare, prima di iniziare a contorcersi sotto il controllo del suo acerrimo nemico, che sembrava gli stesse causando dolore in ogni fibra del corpo. Era come se lo stesse causando anche a me, perché io e lui eravamo una cosa sola
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Edit: No, è già la seconda volta che io posto un capitolo tutto normale... e poi è così: http://i61.tinypic.com/2r7by53.png
Eppure all'inizio era normale, altrimenti dubito sareste riusciti a leggerlo xD Per caso qualcun'altro ha lo stesso problema?
Tra l'altro ho dovuto ripostarlo, perché il codice ormai me lo dava male e se rifacevo solo l'edit comunque me lo dava sbagliato.
Spero non succeda più, perché mi sarei anche rotta xD







Chapter 0 (part 1)












L'unico piccolo movimento che riuscii a fare, fu socchiudere gli occhi, per cercare di capire qualcosa.
Intorno a me c'era silenzio, ma potevo sentire voci e rumori provenire da qualche partenon troppo lontana, e non avevo idea di chi ne fosse l'artefice.
Cos'era successo? E soprattutto, dove diavolo ero? Era tutto bianco. Bianco ovunque.
Mi sentivo il collo immobilizzato, e il resto del corpo troppo pesante per riuscire a muovere anche solo un muscolo: richiusi quindi gli occhi, e cercai di fare mente locale sugli ultimi avvenimenti.
La guerra. La partenza sulla Jolly Roger, il rapimento, Barbanera... Rumplestiltskin.
Rumplestiltskin.
-Liam! Killian!- gridai mentre gli occhi mi si stavano già riempiendo di lacrime, e l'accaduto mi passò davanti senza più nessuna difficoltà.
Barbanera che entrava seguito da Rumplestiltskin, quest'ultimo che mi spiegava i suoi piani... portarmi via il mio bambino, uccidere mio marito. E poi Hook che si contorceva in aria dal dolore e infine veniva scaraventato con forza sul pavimento. La pozza di sangue sotto la sua testa, il cuore che non batteva più...
-KILLIAN!- gridai ancora, in preda al panico, mentre lacrime e singhiozzi prendevano sempre più il sopravvento su tutto il resto. Non poteva essere morto, doveva essere vivo, non dopo lo sforzo che avevo fatto per portarci via, indipendentemente da dove fossimo. Non potevo aver agito troppo tardi.
-Signora, si calmi!- sentii una voce femminile su di me; tra le grida non avevo neanche sentito nessuno avvicinarmisi.
-Mio marito... e il mio bambino...- singhiozzai, mentre la donna cercava di tenermi ferma in quel che avevo capito fosse un letto.
-Il bambino sta bene, glielo faccio portar qui tra poco. Suo marito... è in sala operatoria, è vivo. Faremo il possibile, glielo prometto.
Annuii, e aprii gli occhi cercando di tranquillizzarmi e mettere a fuoco: la donna si dimostrò una ragazza non molto più grande di me, coi capelli rossi legati in una coda, e tutta vestita di bianco, in tinta con la stanza.
Tuttavia il mio sguardo si andò a posare sulla siringa che aveva in mano, e spalancai la bocca terrorizzata del fatto che probabilmente volesse usarla su di me – anche se dalla sua espressione sembrava incerta.
-E' solo tranquillante, non si preoccupi- sorrise -Ma non ce n'è bisogno, se riesce a stare calma da sola...
Annuii nuovamente, e presi un respiro profondo nonostante la cosa dura che avevo al collo mi impedisse di farlo come avrei voluto.
Fu un sollievo quando mi sentii sollevare la testa per sentirmelo sfilato via, e quindi respirai nuovamente, stavolta a pieni polmoni, cercando di stabilizzare il mio cuore che pochi istanti prima aveva battuto all'impazzata. Come se da un momento all'altro mi avrebbe squarciato il petto per saltare fuori.
-Dove sono?- domandai, quando mi sentii un po' meglio, e mi guardai intorno certa di non aver mai visto un posto del genere.
-Si trova in ospedale. Un uomo ha trovato lei, suo marito e suo figlio privi di sensi a Lexington Street, a Soho. E ha chiamato immediatamente l'ambulanza. Ho saputo che quando sono arrivati lì hanno trovato il bambino ancora tra le sue braccia, quindi lui sta bene- si affrettò a specificare, probabilmente per via dell'espressione di terrore che dovevo aver assunto per un attimo -L'uomo invece... aveva una brutta ferita alla testa, e il suo cuore batteva a malapena. Ma sono riusciti a recuperarlo, ed ora lo stanno operando.
-Starà bene, vero?- dissi in un sussurro, cercando di ricacciare indietro le lacrime che stavano di nuovo iniziando ad annebbiarmi la vista.
-Io... faremo il possibile per suo marito, glielo prometto. L'ho visto mentre lo portavano, sembra un uomo forte e giovane... ce la farà.
-Sì, è forte. Non lascerebbe mai me e Liam da soli, lo so...
Fu quel pensiero che mi diede la forza di placare la disperazione: non avevo idea di cosa fosse Soho, o quella Street qualcosa che mi aveva citato, ma se c'era una cosa di cui ero certa, era che Killian non si sarebbe mai arreso tanto facilmente.
Era un pirata di 200 anni, un uomo incredibilmente forte, e soprattutto aveva almeno due ragioni per cui vivere: me e nostro figlio. Sì, ce l'avrebbe fatta, ne ero certa.
E poi, egoisticamente, non volevo perderlo. Fino a due anni prima non avrei mai immaginato di incontrare una persona che avrei amato così tanto, un uomo con cui avrei deciso di passare il resto della mia vita così presto, e senza esitazioni. Un uomo che mi amava per quella che ero, che mi capiva e sosteneva, e mi stava accanto in qualunque decisione prendessi.
No, a fine giornata avrei di nuovo ammirato il suo sorriso, e l'avrei riabbracciato.
-Ora vado a chiamare il dottore. E... si vede quanto ama suo marito, e se anche lui la ama allo stesso modo sono sicura che ce la metterà tutta per tornare da lei... da voi,- mi sorrise la donna, e sorrisi anch'io.
Sorrisi perché mi amava, mi amava quanto io amavo lui, e non avevo mai avuto dubbi a riguardo.
Allora annuii, facendole capire che non avrei di nuovo dato di matto se fosse uscita dalla stanza: avrei aspettato pazientemente l'arrivo di questo dottore, magari con Liam, e poi avrei cercato di capirci qualcosa.
Approfittai di quel minuti di solitudine per studiare meglio l'ambiente, e mi resi conto che non solo le pareti erano bianche, ma anche tutte le lenzuola, il cuscino, e il poco mobilio.
E poi, quando cercai di muovere la mano destra, mi accorsi di avere una specie di tubo, attaccato ad essa grazie ad un bendaggio, e probabilmente ad un ago, dato che ero quasi certa si sentire un leggero pizzicore.
In che razza di mondo ero finita, se negli ospedali bucavano le mani della gente? In più dovevo avere qualcosa anche dietro la testa, perché la sentivo un po' strana.
La mia esplorazione per il momento finì lì, dato che la porta si aprì e vidi entrare un uomo sulla quarantina – ovviamente anch'egli in bianco.
-Buongiorno signorina, sono lieto che sia sveglia. Come si sente?
-Signora. È mio marito quello che state operando. E dov'è il mio bambino? L'infermiera aveva detto che me l'avreste portato.- avrei risposto alla sua domanda solo dopo aver ricevuto risposte io stessa: era assurdo che non mi avessero ancora portato il mio bambino, mio figlio. Non si rendevano conto che anche lui doveva essere spaventato ed aveva sicuramente bisogno della sua mamma?
-Voglio solo visitarla, poi le porteremo suo figlio.
-Prima mi portate mio figlio, poi mi visitate.- incrociai le braccia al petto, pur doloranti, ma senza ammettere repliche.
-Temo che non sia possibile, la prego di avere un po' di pazienza...- tentò, un po' confuso dalla mia reazione. Ma cosa si aspettava, che me ne stessi lì buona buona a lasciar fare tutto a degli sconosciuti? Nel mio mondo ero pur sempre una principessa, e nonostante non fossi amante dei vizi, un minimo di rispetto ero abituata ad aspettarmelo: almeno abbastanza da essere trattata come una persona capace di intendere e di volere! Io stavo bene, non ero io quella quasi morta e che stavano operando, che diavolo di fretta aveva quel tipo?!
-Non ho pazienza, voglio vedere subito mio figlio. O devo andare a cercarlo da sola?- lo sfidai, alzandomi a sedere anche se con fatica. Volevo capisse che nulla mi avrebbe impedito di raggiungere il mio piccolo Liam.
-D'accordo. Aspetti un attimo.- sospirò, e lo vidi prendere dalla tasca un congegno su cui sembrò premere dei bottoni: ero proprio finita in uno stranissimo mondo.
Tuttavia capii che aveva deciso di collaborare, quindi tornai ad adagiarmi sui cuscini, perché anche se non l'avrei ammesso ad alta voce la testa mi pulsava da morire e i muscoli gridavano pietà.
Aspettai in silenzio tentando di ignorare lo sguardo indagatore del dottore, che probabilmente si stava chiedendo da dove fossi saltata fuori. Avrei dovuto dirgli la verità, per cercare di capire se fossimo ancora in qualche modo in qualche angolo di Mistheaven, oppure tacere? Mi sentivo estremamente confusa, perché Neverland se pur non uguale dalla mia terra aveva comunque qualcosa in comune con essa... ma qui? Per il poco che avevo visto – ovvero la stanza e due persone – era tutto completamente diverso.
Alzai nuovamente lo sguardo quando la porta si aprì, e mi sentii immediatamente meglio nel vedere Liam tra le braccia dell'infermiera che mi aveva assistita una volta sveglia.
Guardai il dottore farle un cenno, e quella si avvicinò posandomi il piccolo tra le braccia, che immediatamente si accoccolò a me, emettendo i teneri versetti che ogni volta mi mettevano allegria.
-Sono qui tesoro mio, la mamma è qui, non devi avere paura... e anche papà starà bene molto presto, te lo prometto. Poi affronteremo tutto insieme, come sempre...
Chiusi gli occhi e lo strinsi, almeno lui fu in grado di rilassarmi davvero, nonostante la mia preoccupazione per Killian. Solo il mio piccolo poteva avere su di me un potere del genere.
Fu come se per un attimo venissi avvolta da un alone di leggerezza, e tutti i dolori e le paure sparirono, per lasciar spazio all'amore per mio figlio, quello che quel maledetto demone alla fine non era riuscito a portarmi via.
-Ora potrei visitarla? E capire cosa vi è successo...
-Sì, ok...- acconsentii, e a malincuore posai delicatamente Liam sul letto, accanto a me.
-Quindi lui sta bene?
-Benissimo, sano come un pesce, può stare tranquilla- sorrise il dottore, e prese posto sulla sedia accanto al letto.
Quando mi chiese di rilassarmi e di respirare obbedii, e lasciai che ascoltasse i battiti del mio cuore con delle cuffie simile a quelle che usava il dottor Frankenstein. Magari era questo il mondo da cui veniva! Gliel'avrei chiesto, se mai fossimo tornati a casa, e soprattutto da vivi... avevo tante domande, iniziando da dove fossero finiti i miei genitori, ma sentivo che quelle persone non sarebbero state in grado di rispondermi.
Poi lasciai che mi controllasse la ferita alla testa, che a quanto disse non era grave, nonostante dalle radiografie fosse risultato un lieve trauma cranico – qualunque cosa significassero tutte quelle parole a me sconosciute. In ogni caso mi fece capire che fisicamente stavo bene, e non c'era ragione di preoccuparsi.
-Ora... vorrei chiederle delle cose...- disse infine, stavolta più cauto: io non risposi, e mi limitai a guardarlo con aria interrogativa.
-Ho notato che ha dei lividi e delle ferite che... beh, non può essersi causata cadendo. Sono ferite da... come dire, violenza fisica.
Finito di pronunciare quelle parole rimase in silenzio e mi guardò negli occhi, in attesa che dicessi qualcosa: in un primo momento non capii, ma poi mi fu chiaro il motivo di tutta quella prudenza.
-No. Non sono stata violentata, io... ho... sì, subito delle violenze ma non più di mio marito. Ma non sono stata violentata, gliel'assicuro. Sto... bene, per quanto si possa star bene con un marito in sala operatoria...- sospirai, abbassando lo sguardo nuovamente preoccupata. Quanto tempo ero stata incosciente? E da quanto tempo lo stavano operando?
-Bene. Appena saprò qualcosa glielo comunicherò, gliel'assicuro. Ma sarebbe in grado di dirmi cosa è successo? I paramedici hanno detto che sembra saltiate fuori dal nulla... con voi non hanno trovato documenti, numeri di telefono, telefoni... quindi non siamo stati in grado di avvertire le vostre famiglie.
-Numeri di cosa?- domandai accigliata: cosa diavolo era un telefono?
-Signora, è sicura di star bene?- fece quindi preoccupato, e mi studiò in faccia come se stesse tentando di leggermi nel pensiero.
-Certo. E... non potete contattare le nostre famiglie perché... a lui non è rimasto nessuno, la mia invece non è qui. Rumplestiltskin ci ha catturati, torturati, e ha quasi ucciso Killian e... i miei genitori non ho idea di dove siano... oh, vorrei tanto saperlo, spero stiano bene. E il mio fratellino!
-Signora, di cosa sta parlando? Rumplestiltskin? È il nome in codice della persona che vi ha rapiti e aggrediti? Quindi non è stato un incidente?
-Cosa? No, non è il suo nome in codice... è l'Oscuro, lui, lui... ci ha rapiti, perché diceva che gli avevo portato via suo figlio, quando invece la colpa è stata solamente sua e...
D'accordo, non eravamo più a Mistheaven, era chiaro come il sole, ma com'era possibile che non conoscessero l'Oscuro? A Neverland lo conoscevano, e sapevo che lo stesso valeva anche per Wonderland, Camelot e Arendelle.
-Magari stava leggendo a suo figlio la fiaba dei Fratelli Grimm ultimamente? Forse dovrei farle un'altra radiografia...
-Cosa? I fratelli chi? Ma di cosa sta parlando...
Tutte quelle informazioni che non mi dicevano niente mi stavano facendo nuovamente scoppiare la testa, ed ebbi l'improvviso terrore che non sarei mai riuscita a tornare a casa a quelle condizioni.
Fiabe? Di cosa diavolo stava parlando, perché avrei dovuto leggere delle fiabe dei fratelli Grim, o qualunque fosse il loro nome?
-Si... si sdrai, si tranquillizzi, le inietterò del calmante così potrà dormire. Magari i pensieri torneranno a posto una volta riposata...
-Che?
-Aspetti, dottore!
Io e l'uomo ci voltammo verso la porta, prima che potesse infilarmi l'ago nel braccio: era entrata una ragazza bionda, giovane, e a differenza degli altri non era vestita di bianco. Aveva degli strani pantaloni blu scuro con una giacca di pelle che però non aveva niente a vedere con quella di Hook, le arrivava a malapena alla schiena.
-Lei è mia sorella... sono stata chiamata poco fa, è mia sorella. Lei è...
-Emma- pronunciai il mio nome: senza sapere il perché mi sembrò di potermi fidare di quella strana ragazza... magari mi avrebbe aiutata, magari era finita anche lei qui da Mistheaven.
-Emma, sì. È mia sorella. Emma tesoro, come stai? Dottore, può lasciarmi solo cinque minuti con lei?
-Va bene, ma cinque. Ha bisogno di riposare, è molto confusa.- accettò, e dopo aver lanciato un'ultima occhiata prima a me e poi all'altra bionda, uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di sé lasciandomi sola con “mia sorella”.
Cercai di studiare la sua espressione, mentre mi rimettevo a sedere e riprendevo in braccio Liam, e lei prendeva posto sulla sedia del dottore. Sorrideva, ed aveva uno sguardo dolce che ispirava fiducia: era anche lei un'infermiera?
-Ciao Emma, sono Ashley. Scusami se ho irrotto così ma...
-No... anzi. Grazie. Ma... tu vieni da...
-No. Non vengo dalla Foresta Incantata. Sono di qui. Siamo in un altro mondo, molto diverso dal tuo. Ma so delle cose perché quasi un anno fa ho conosciuto un'altra persona come te, il Cappellaio Matto... sì, insomma, Jefferson. Prometto che ti spiegherò meglio tutto, ma dimmi in poche parole cosa è successo e ci inventiamo una storia da raccontare al dottore. In breve, se raccontassi la verità non ti crederebbe mai e ti prenderebbe per pazza.

 

Alla fine il dottore aveva creduto alla storia che io e Ashley avevamo inventato in cinque minuti, anche se non era stato facile cercare di mettere in piedi qualcosa di credibile: in breve, io, Killian e Liam eravamo presumibilmente stati in vacanza dai miei genitori, in un paese chiamato New York, e sulla via del ritorno eravamo stati accerchiati da dei rapinatori che ci avevano picchiati per portarci via tutto – documenti compresi. Non identificabili ovviamente, per via delle maschere che portavano sul viso. Mentre il mio blaterare su Rumplestiltskin e signori oscuri, era dovuto al fatto che avevo letto delle storie a mio figlio, e la botta in testa mi aveva un po' confusa.
Dovetti ammettere che quella ragazza era geniale, senza il suo aiuto mi avrebbero ricoverata per pazzia e mi avrebbero aperto in due la testa per capire cosa non andasse in me.
E ora, lei era ufficialmente mia sorella, e aveva rassicurato il dottore del fatto che si sarebbe occupata di noi, sia per ospitarci che per aiutarci a rifare i documenti e tutto il resto. Sembrava davvero destino che proprio oggi avesse fatto visita ad una sua amica, e ne ero grata.
-Grazie, Ashely...- dissi nuovamente, quando rimanemmo di nuovo in camera da sole con Liam.
-Non c'è di che. Immagino quanto possa essere difficile... Dio, Jefferson mi ha parlato dell'Oscuro e... non credevo fosse ancora così crudele.
-Non lo era più da molto tempo. O almeno credeva di non esserlo... ti racconterò tutto per bene, te lo devo. Solo non ne ho le forze adesso, con Hook che ancora stanno operando...
-Hook? Aspetta, tuo marito è Capitan Uncino? Siete pirati?
-Sì... ma non siamo pirati. Cioé, lui sì. E un po' anch'io. Ma io sono anche una principessa... Dio, è una storia complicata. Immagino dovrò raccontarti anche questo ma... come fai a conoscere Hook?
-Il motivo per cui questo mondo è diverso dagli altri, è che qui... insomma, tutti voi siete delle favole. Nessuno crede che siate reali e... sai, c'è la fiaba di Peter Pan e Capitan Uncino.
-Oh...- borbottai, capendo finalmente come mai il dottore mi avesse chiesto se avessi letto una certa fiaba dei fratelli Non-So-Chi a mio figlio. Probabilmente anche Rumple era parte di qualche storia... ma com'era possibile? Tutti noi, nella Foresta Incantata, sapevamo bene della reale esistenza di altri mondi – Neverland, Wonderland, Camelot, Arendelle eccetera – ma qui erano davvero tutti convinti di essere gli unici esseri umani esistenti?
-Suppongo che anch'io dovrò raccontarti un po' di cose Emma, quando verrai a casa. Toglimi solo una curiosità... tu saresti Emma Swan... il cigno dell'Incantesimo del Lago?
-Non so di cosa parli... se può esserti d'aiuto, sono figlia di Snow White e il Principe Charming.
-Cosa?!- esclamò facendomi sussultare per lo spavento, cosa di cui si scusò subito e controllò di non aver svegliato Liam che si era appena addormentato tra le mie braccia.
-La figlia di Biancaneve è la moglie di Capitan Uncino. Questo le storie non lo dicono! Wow...
Nonostante tutto scoppiai in una risata, perché perfino per il nostro mondo eravamo un'accoppiata strana: nemmeno io avrei mai immaginato di diventare la moglie di un pirata, con un figlio di 7 mesi a soli 27 anni. A volte la vita era davvero strana, piena di sorprese piacevoli, anche se di altrettante meno.
Già una volta avevo rischiato di perdere Killian, ed ora si trovava di nuovo su un filo tra la vita e la morte: non volevo perdere le speranze, perché sapevo che se l'avessi fatto sarei caduta nella disperazione più totale, e non era quel che avrebbe voluto per me. Una volta sveglio, non sarebbe stato contento di vedermi a pezzi.
Dovevo essere forte: per me, per lui, per Liam.
-Ora vi lascio riposare... hanno detto che vi dimetteranno questa sera prima di cena. Verrò un po' prima, ti porterò dei vestiti. E intanto andrò a comprare dei pannolini e... non so, cosa mangia Liam? Allatti?
-Grazie. Allatto sì ma... puoi prendergli qualcosa se ti va. Farò in modo di sdebitarmi, te lo prometto...
-Non devi preoccuparti di questo. Pensa a star bene e abbi fede per tuo marito. Sono certa che Capitan Uncino sia un osso duro.
-Lo è. A più tardi... e grazie ancora.
-Ciao...- sorrise e si alzò dai piedi del letto, per poi lasciarci soli a riposare.
Guardai il piatto di minestra ormai sicuramente fredda che avevo posato sul tavolino alla mia destra, ma non avevo fame. E non avevo neanche sonno. Probabilmente non avrei potuto fare nulla fino a che non mi avessero dato notizie di Hook, o addirittura fino a che non l'avrei riabbracciato e baciato.
Avevo bisogno di riaverlo accanto, e allora, avremmo affrontato questa nuova avventura come sempre: insieme.

 

 

***

 

 

Ashley arrivò nel momento stesso in cui entrò il dottore ad annunciarmi che avevano finito di operare Killian e che potevo andare a vederlo.
Non feci domande. Nessuna. Né come fosse andata l'operazione, né come stesse ora. Volevo soltanto vederlo, e solo dopo le avrei fatte.
Mi alzai in silenzio dal letto, rifiutandomi di mettermi a sedere su una strana sedia con le ruote e lasciando la mia nuova sorella con Liam. Dopo aver messo le scarpe seguii il dottore per i corridoi: non m'importava di avere addosso una strana veste azzurra, larga ed anonima. Non mi importava di avere probabilmente le occhiaie più profonde del mondo, non essendo riuscita a chiudere occhio.
Mi importava di vederlo, nient'altro contava in quel momento.
Prima di entrare il dottore mi chiese come mi sentissi, ma io lo ignorai e gli feci cenno di aprire la porta: i dottori del posto erano davvero irritanti, non volevano mai passare al sodo.
Con un sospiro che non riuscii a decifrare decise di darmi ascolto, ed entrò lasciando che lo seguissi, poi richiuse la porta dietro di noi.
Per la prima volta non seppi come reagire.
Il mio Capitano era steso su un letto in bianco, la testa completamente fasciata, e dei tubi che spuntavano da ogni parte del suo corpo per finire in degli strani apparecchi che a quanto avevo capito erano in grado di registrare i battiti del cuore e altre cose.
-Batte. Il cuore batte. Vero? Lui sta bene.- dissi, voltandomi a guardarlo negli occhi, stavolta non senza paura.
-Batte. È vivo, e l'operazione è andata bene... è fuori pericolo di vita. Se vuole avvicinarsi... parleremo dopo.
Annuii e una volta raggiunto il letto mi chinai su di lui, prendendogli la mano bucata dallo stesso ago che avevo avuto piantato nella mia, e gli baciai la fronte, per poi alzare lo sguardo e studiarlo meglio.
A parte fasciature e tubi, perfino nel naso, il petto si alzava e abbassava a ritmo regolare, e perfino la sua espressione sembrava tranquilla. Esattamente come quando dormiva, nei momenti in cui mi svegliavo prima di lui e stavo ad osservarlo e bearmi della pace che mi infondeva quell'immagine.
-Amore mio, sono qui... lo sapevo che non saresti morto. Sei un osso duro, lo sei sempre stato...- sussurrai al suo orecchio, e poi gli stampai un leggero bacio sulle labbra.
-Quando si sveglierà?- domandai quindi.
-Non lo so.
-Cosa?- feci, voltandomi e tirandomi su, per guardarlo sconcertata. Come faceva a non saperlo? Era lui il dottore, non io.
-Ecco signora Jones, riguardo suo marito... l'operazione come le dicevo è andata bene. Tuttavia aveva una brutta ferita alla testa, e ha subito un trauma cranico di natura piuttosto grave. Oltre al fatto che è stato senza ossigeno per diverso tempo. È molto probabile che si sveglierà, però non so dirle quando, mi dispiace.
-Cosa... cosa vuol dire... una settimana... o...?
Il mio cuore stava iniziando a battere sempre più forte, e le lacrime erano prossime a tornare a invadere non solo i miei occhi, ma tutta la mia anima.
-Può essere un giorno, una settimana, un mese, vari mesi, o chi lo sa... signora, mi dispiace davvero, ma suo marito è in coma.

























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ecco anche il nuovo capitolo di questa ff... (scrivo dall'aldilà, perché la puntata mi ha stesa). Comunque, sono sani e salvi ed Emma e Liam stanno bene... mentre non si può dire lo stesso di Hook. Ma in quello stato, meglio qui che nella Foresta Incantata.
Prima che Emma fosse ricoverata in psichiatria, Ashley è arrivata in suo aiuto... (Ashley è l'Ashley di OUAT, anche se qui non viene dal mondo delle favole). Conosce Jefferson quindi sa tutto, e ha deciso di aiutare Emma ospitando a casa lei e Liam, che dovranno aspettare il risveglio di Hook.
Nella seconda parte del capitolo 0 ci saranno altre risposte, per esempio cosa è successo agli altri, dove sono, e come mai invece loro tre sono finiti proprio a Londra.
Spero vi piaccia, fatemi sapere :) Anche se c'è qualcosa da migliorare/aggiungere... quel che volete insomma ahahaha
Grazie a tutti quelli che hanno recensito, inserito nelle categorie o letto il primo capitolo... spero che questa storia possa piacervi, perché in tal caso ho molte idee, tipo fino al capitolo 15 ho una scaletta pronta :P
Intanto OUAT è tornato in grande stile, e la premiere è stata fantastica! Non vedo l'ora di scoprire/vedere il resto che ci aspetta!
La prossima volta (entro questa settimana), posterò The Lost Swan Trilogy... quindi insomma, per un po' alternerò alla parie le due ff, poi vedrò!
Un abbraccio :*
   
 
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