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Autore: WibblyVale    10/10/2015    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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I due gemelli si scambiavano sguardi compiaciuti, mentre Shiori dall’altra parte della tavola cercava di capire cosa loro avessero notato che a lei era passata inosservata. Era evidente che, nelle mappe che Itachi le aveva consegnato, ci fosse qualcosa di estremamente divertente che lei non riusciva a cogliere, e la cosa cominciava a darle sui nervi.
“Volete dirmi le vostre conclusioni, o pensate di passare ancora molto tempo a parlare la vostra lingua segreta?” chiese scocciata.
“Scusaci è che a noi pare così ovvio.” spiegò Hisoka.
La Nara incrociò le braccia, cercando di non perdere la pazienza. Takeo, capendo l’antifona, si allungò sulla mappa e con l’indice seguì le linee di confine tracciate dal cartografo tempo addietro.
“Vedi il colore con cui queste linee sono state tracciate?” chiese non attendendosi alcuna risposta. “È di un caratteristico ocra.”
“Questo tipo di colore era usato ai tempi delle guerre, quando ancora il Rikodou sennin era al potere.” lo aiutò a spiegare Hisoka.
“Esatto. In questo periodo vi erano un’infinità di piccoli eserciti. La frammentazione era persino maggiore delle grandi guerre fra clan, che hanno preceduto la fondazione delle Cinque Grandi Terre Ninja.”
“Ciò comportava che ogni piccolo esercito avesse il proprio cartografo personale, per studiare e delimitare il territorio circostante, di modo da poter al meglio organizzare gli attacchi.”
“Molti erano dei semplici esecutori, ma alcuni erano dei veri e proprio artisti. Nel primo caso sarebbe difficile capire chi fosse e cosa stesse ritraendo, ma nel secondo avremmo più fortuna.” Takeo fece una pausa per dare un po’ di suspense al tutto. “Per fortuna il nostro cartografo era un artista con i fiocchi.”
Hisoka si chinò ad indicare una montagna, disegnata fin nei suoi più minimi particolari.
“Vedi qui? Il modo in cui lui ha disegnato la montagna, in cui ha denotato i particolari della costa, facendoci capire che era sabbiosa e lineare piuttosto che frastagliata, e questa piccola sbavatura qui all’angolo? Quella è la sua firma.”
“Ci troviamo di fronte al Cartografo per eccellenza. Il suo nome non è pervenuto fino a noi, ma sappiamo una cosa…”
“… Lavorava nell’esercito dell’Eremita delle Sei vie.”
Shiori sbarrò gli occhi per la sorpresa. Non aveva parole per esprimere quanto fosse orgogliosa delle loro conoscenze.
“C’è un’altra cosa.” aggiunse Hisoka. “Queste mappe fanno parte del trittico di mappe segrete che aveva disegnato per l’Eremita. La prima rivelava il nascondiglio dei demoni, ma ormai non ci serve più. La seconda indicava con certezza il luogo in cui il Sannin aveva nascosto i suoi tesori. E la terza…”
“… La terza rivelava il rifugio di un grande e misterioso segreto. Crediamo proprio che si tratti di ciò che noi stiamo cercando.”
“Voi… Come fate a sapere tutto questo?”
“Mamma e papà ci hanno insegnato queste cose.” spiegò Takeo, rabbuiandosi leggermente.
Il fratello maggiore gli posò una mano sulla spalla, con fare consolatorio.
“In fondo è per questo che ci hai voluti con te, no? Non essere così sorpresa!” aggiunse cercando di smorzare la tensione.
“In realtà io vi ho voluti con me perché eravate dei bambini così carini.” scherzò lei.
I due le fecero la linguaccia.
“Sappiamo qual è questo posto?” domandò la Ninja Solitaria.
“Non ancora, il mondo è cambiato molto da allora.” disse il più piccolo dei gemelli.
“Ma, dato che conosciamo l’autore, sarà più facile risalire ai giorni nostri.”
“Siete stati fenomenali ragazzi!” si complimentò lei.
In quel momento, Kakashi entrò nella cucina e si versò un bicchiere d’acqua.
“Ora andate ad allenarvi. Continueremo più tardi.” li congedò la kunoichi, cominciando a raccogliere le carte.
Il Copia-ninja aveva passato la mattinata a caccia con Kenta. Era stato un bel modo per dimenticare i propri dubbi, concentrandosi su un obiettivo ben preciso. Vedere Shiori raccogliere quelle carte, con fare misterioso e cospiratore, però gli faceva tornare alla mente tutte le cose che lei non gli aveva detto, e le bugie che probabilmente gli aveva raccontato.
“Allora com’è andata?” chiese la donna.
“Il deserto non è esattamente posto in cui trovare delle prede.” rispose, per poi spostare l’attenzione sulle mappe. “Sono nuove?”
“No, sono molto antiche.”
“Allora non sono i documenti che ti ha passato ieri notte l’uomo incappucciato.” commentò con finta indifferenza l’Hatake.
Shiori si voltò di scatto verso di lui, avvicinandosi con fare minaccioso.
“Mi spii ora?”
“C’era qualcosa da spiare?” domandò lui con fare strafottente.
“Non sono affari tuoi.”
“Sembra il tuo ritornello preferito in questi giorni.” Si allontanò da lei e andò a lavare il bicchiere nel lavello. “Chi era?”
“Non importa.”
“A me si. Come fai a essere sicura di poterti fidare?”
“Lo so e basta.”
Tornò a voltarsi verso di lei. Aveva la schiena dritta, tesa, le braccia lungo i fianchi e le mani strette a pugno.
“Come posso fidarmi io di te, se non mi racconti la verità?”
“Non farlo.” rispose furiosa, passandogli accanto a passo di carica.
Il Copia-ninja sentì i suoi passi tuonare per tutto l’ingresso, poi la porta sbattere con violenza. Si accasciò sulla sedia, passandosi una mano sul volto. Forse aveva esagerato, non avrebbe dovuto essere così severo con lei. Dopotutto anche lui conosceva l’importanza di mantenere i propri segreti. Solo che, una volta, non si sarebbero mai immaginati di averne fra loro.
Cosa stava facendo? Si stava illudendo forse? Decise di non pensarci e uscì di casa. I due gemelli stavano tentando di usare la tecnica che gli aveva spiegato, ma ancora non entravano nella logica.
Stavano uno di fronte all’altro, uno tentava di evocare un vortice d’acqua e l’altro una scarica elettrica. Entrambi erano perfettamente in grado di sviluppare la loro tecnica personale con una certa potenza, ma non riuscivano ad unirle tra loro. Il Copia-ninja si avvicinò a loro e li fermò.
“Sapete credo che il vostro problema sia nell’atteggiamento.” affermò con il tono da insegnante, deciso e calmo, che usava con i suoi allievi. “Intendo dire che vi state fronteggiando, come se questa fosse una sfida. Ditemi, quand’è che avete raggiunto i vostri migliori risultati?”
“Quando quest’idiota si concentra un po’ di più?” domandò Hisoka con l’intento di fare arrabbiare il fratello. Ormai era esasperato, aveva preso la scossa fin troppe volte per colpa sua.
“O forse quando questo piagnone non si lamenta ogni cinque secondi?” ribatté l’altro. Anche lui era stato più volte colpito dalla tecnica del fratello, ma non passava il tempo a rinfacciarglielo.
“No, i vostri migliori risultati li avete raggiunti insieme.” spiegò lui paternamente.
I due gemelli si guardarono, sentendosi in colpa per il loro comportamento a dir poco infantile.
In quel preciso istante, un rumore provenne dalla tenda. I tre si voltarono nella direzione del rumore nell’esatto momento in cui il cadavere volò fuori dalla tenda, cadendo a terra con un tonfo sordo.
 
Shiori era uscita sbattendo la porta. Non sapeva se era più furiosa con sé stessa, che continuava a mentire al povero Kakashi, o con lui per averla spiata. L’unica cosa di cui era sicura era che era arrivato il momento di occupare la mente facendo qualcosa di utile.
Fece segno ad Aya e Kenta di entrare nella tenda con lei. I due la seguirono con sguardi confusi. La ragazza tremava ancora quando entrava lì dentro, ma aveva bisogno di un altro occhio esperto nel caso fosse successo qualcosa.
Il cadavere era ancora lì sdraiato nella vasca ghiacciata, immobile come lo era stato per la maggior parte della sua permanenza nel loro piccolo rifugio. La rivelazione di Itachi però le aveva fatto venire in mente una grande idea. Se fosse riuscita nel suo intento, forse il loro “ospite” non sarebbe restato dormiente ancora per molto.
“Ieri Itachi è stato qui.” rivelò la kunoichi, voltandosi a guardare i propri compagni. “Mi ha detto che vi è una fiammella di chakra ancora viva all’interno di questo essere. Voglio provare ad alimentarla. Se funziona si sveglierà.” spiegò calma, nascondendo l’agitazione che provava. “Aya se non te la senti…”
La ragazza tremò leggermente. Aveva paura di rivedere quegli occhi scuri e freddi. Però non voleva risultare debole. Aveva deciso di non esserlo più, Shiori l’aveva aiutata a non esserlo più.
“No, ce la faccio.” affermò decisa.
“Bene.” Le sorrise la sua sensei dolcemente. “Kenta, tu sei qui per sicurezza. Nel caso io abbia bisogno di un aiuto per fermarlo.”
“Kakashi?” chiese.
“Lui non sa e non deve sapere nulla. Non posso permettere che scopra di Itachi.”
L’uomo annuì.
Vedendo i suoi compagni pronti, si diresse verso il suo paziente. Kenta l’aiutò a tirarlo fuori dalla vasca e a posizionarlo sul tavolo operatorio, mentre Aya si era sistemata affianco con una cartella medica e una penna tra le mani.
Quando tutti furono in posizione, Shiori cominciò a far fluire chakra dalle sue mani al corpo del cadavere. Subito non accadde nulla, ma presto il corpo cominciò a prendere vita e a muovere leggermente le dita.
Kenta fece un passo in avanti, ma la donna lo bloccò scuotendo la testa. Era ancora presto. Doveva sapere, voleva sentirlo parlare. Poi tutto accadde all’improvviso: il cadavere si alzò a sedere con la schiena dritta e si voltò a guardare Shiori negli occhi per pochi secondi.
Senza alcun preavviso si scagliò su di lei. Rotolarono per qualche metro e lo zombie affondò i propri denti lì dove c’era il marchio che Orochimaru le aveva lasciato. Una luce bianca apparve davanti agli occhi della ragazza e il suo cervello fu bombardato d’immagini.
 
Era spaventata, in un luogo buio, vi erano tante altre persone attorno a lei, ma si sentiva sola. Non capiva cosa le accadeva intorno. Uno strano suono acuto e penetrante le perforava il cervello.
Una luce provenne da un lato della stanza e un uomo entrò di corsa. Shiori cercò di muoversi perché lui la notasse, ma lui passò oltre. Il rumore svanì e lei poté tirare un sospiro di sollievo.
L’uomo presto tornò da lei e allungò una mano nella sua direzione. Le pareva di averlo già visto, ma dove? La liberò dalle catene che la legavano e le ordinò di seguirlo. Lei voleva parlare fargli domande ma, al posto delle parole, dalle sue labbra uscivano solo suoni gutturali, versi quasi animaleschi.
Percorse insieme all’uomo con gli occhiali lunghi corridoi. Camminavano a passo svelto, il suo accompagnatore sembrava avere fretta. Finalmente raggiunsero una porta, nascosta dietro un angolo, nella parte più bassa dello strano edificio in cui si trovavano.
Mentre l’uomo girava la maniglia, il suo istinto le disse di scappare. Lei, però, non riusciva a muoversi, poteva solo eseguire gli ordini che le venivano dati.
Entrarono in una stanza fiocamente illuminata. Era poco arredata e un grande letto capeggiava al centro della stanza. Su quel letto vi era un uomo malato e pallido. Nonostante tutto, ebbe la forza di sorriderle.
Conosceva quel sorriso infido e inquietante. Voleva urlare, fuggire, ma non poteva. Aveva capito dove si trovava e temeva quello che sarebbe successo.
“Sono felice che tu sia giunta, Shiori.” sibilò Orochimaru. “Scusa per il modo un po’ brusco con cui ti ho fatto arrivare ma, come ben puoi vedere, non avevo altra alternativa. Sono rilegato in questo letto, ma non ti preoccupare presto starò meglio.”
La kunoichi sapeva di essere in un illusione, voleva tornare alla sua tenda, ma non riusciva a combattere contro il marchio.
“Ho saputo che Tsunade diventerà il prossimo Hokage. Non vorrei che con questo cambiamento tu ti fossi fatta l’idea di poter tornare a casa. Tu sei mia, mi appartieni. Onestamente, mi fa molto comodo che tu te ne resti fuori dai confini protetti e limitanti del Villaggio. Ho bisogno che la tua mente si apra.”
Lei riuscì a fare un passo in avanti, cercando di essere il più minacciosa possibile. L’unica cosa che riuscì a fare fu farlo sorridere benevolo.
“Sei così determinata da riuscire a contrastare il sigillo che ho posto su quell’essere. So cosa stai pensando. Stai pensando a come potrò impedirti di fare ciò che vuoi. Vedi, mia cara, io ho molti mezzi, molte conoscenze. Inoltre, ho avuto una bella batosta e la mia pazienza scarseggia. Quindi, se ti azzarderai a tornare a Konoha, io distruggerò tutto ciò che ami e tu non potrai fare nulla per impedirmelo. La tua famiglia, Kakashi, i tuoi amici, chiunque di loro ti faccia desiderare di tornare a Konoha sarà… eliminato.”
Shiori tremò, vedeva dai suoi occhi che l’avrebbe fatto. Non aveva alcun dubbio su quello.
“Ora è tempo che tu torni al tuo corpo. È stato bello chiacchierare con te.”

 
Quando tornò in sé Aya era su di lei e le infondeva chakra per farla rinvenire.
“Sto bene.” balbettò, ancora tremante, ancora terrorizzata.
“Cos’è successo?” domandò la sua allieva perfino più spaventata di lei.
Shiori si mise a sedere. Vide Kenta tenere stretto nella sua presa il corpo, di nuovo senza vita, del loro “ospite”. La rabbia, dovuta alla frustrazione, crebbe in lei.
“Non è successo nulla. Non una parola con Kakashi.”
Prese il cadavere dalle braccia del suo compagno e lo scagliò con tutta la furia che possedeva fuori dalla tenda. Lo seguì con una calma, che faceva presagire l’arrivo di qualcosa di terribile. Il sole la colpì, accecandola.
Il Copia-ninja la vide uscire. Il suo volto era pallido e i suoi occhi sprizzavano rabbia. Voleva andarle incontro, ma qualcosa glielo impedì. Kenta gli aveva posato una mano sulla spalla per fermarlo.
Shiori respirò l’aria attorno a sé e, dopo aver fatto i dovuti segni con le mani, dalla sua bocca uscì una palla infuocata, che andò contro il cadavere, bruciandolo. Lei rimase lì a guardare quel corpo contrarsi tra le fiamme, quasi non percependo nulla di ciò che accadeva attorno a lei.
Kakashi, dopo un primo momento di sconcerto, le si avvicinò e la prese per mano.
“Vuoi spiegarmi?” chiese, guardando il corpo di cui ormai non era rimasto più nulla.
Le fiamme ormai stavano svanendo, lasciando spazio solo ad una leggera striscia di fumo e ad un odore insopportabile.
“No.” rispose monosillabica la donna.
Lui chinò la testa, leggermente deluso.
“Dobbiamo parlare. Soli.” ordinò lei, dirigendosi in casa.
Aveva preso una decisione. Non le piaceva, ma per proteggere l’uomo che amava avrebbe fatto qualunque cosa.
Kakashi la seguì obbediente, mentre il resto del gruppo rimase fuori per lasciare loro un po’ di intimità.
I gemelli si voltarono verso i loro compagni. L’espressione interrogativa sui loro volti, faceva intuire che volessero delle risposte. Così Kenta ed Aya spiegarono.
“Cosa’ha visto?” chiese Takeo, quando ebbero finito di parlare.
“Non lo sappiamo.” rivelò Aya, quasi in imbarazzo per non avere indagato di più.
“Cosa credete che dirà a Kakashi?” domandò, invece, Hisoka.
Kenta si torse le mani.
“Qualunque cosa sia, le daremo corda, perché qualunque cosa gli dirà lo farà per proteggerlo.”
I tre ragazzi furono d’accordo.
 
“Allora?” la incitò l’Hatake spazientito, dalla lunga attesa.
Shiori l’aveva fatto sedere sul divano, ma lui si era rialzato in piedi immediatamente. Lei lo guardava torturandosi i capelli, non sapendo da dove cominciare.
“Te ne devi andare.” affermò diretta.
 “Ho ancora qualche giorno, possiamo…” Le si avvicinò per calmarla. Qualcosa l’aveva mandata in ansia, ma lui avrebbe fatto tornare le cose come prima.
Lei fece qualche passo indietro, evitando il contatto.
“Mi dispiace, ma non puoi più restare.” Era seria, decisa.
“Perché?” Ora lo stava spaventando.
“Perché ho deciso così.”
“Perché hai deciso… Perché hai deciso così?” gridò. “Vuoi tenermi nascoste delle cose? Fa pure. Ma non prendere decisioni per me senza darmi una dannata spiegazione. Me la merito!”
Non riuscì a trattenere tutta quella rabbia. In quei giorni aveva mandato giù più di un rospo, ma ora… Ora avrebbe avuto le sue risposte.
Le mani di Shiori tremarono leggermente. Strinse i pugni per mantenere la sua determinazione. Doveva fare quello che andava fatto per allontanarlo da lei.
“Vuoi sapere perché devi andartene?”
“Si, sarebbe gentile da parte tua.” fece con una vena sarcastica nella voce.
“Devi sapere che è stata una decisione difficile da prendere. Questi giorni… sono… sono stati così belli, nonostante tutto. Io, però, ogni volta che ti vedo provo un grande conflitto.”
Kakashi faticava a seguire il filo di quel discorso. Shiori lo guardava negli occhi decisa, ma anche triste.
“Quando tu sei con me io… io vorrei che le cose tornassero a com’erano prima. Quando tu sei con me io mi ricordo, io provo di nuovo tutto quell’amore che provavo una vota. Non ho mai mentito riguardo a questo. Io ti amo, ma…”
La pausa qui fu più lunga delle altre. Sembrava che lei stesse combattendo contro sé stessa per riuscire a dire ciò che doveva.
“Ma?” la incalzò, anche se sapeva di non voler conoscere il finale.
Lacrime cominciarono a fluire dagli occhi della donna. Quando parlò la sua voce era più flebile.
“Sono passati tanti anni… L’uomo che era qui ieri sera, io… Noi… stiamo insieme.”
Il ninja dai capelli argentati indietreggiò per la sorpresa, quasi come se lei l’avesse appena schiaffeggiato. L’aveva sospettato, ma credeva fossero solo fantasie dovute alla sua perenne gelosia.
“Io mi sento così male. Vi ho traditi entrambi.”
“Tu lo ami?” la interruppe. Forse era solo una missione. Si doveva essere così.
“Si lo amo.” rispose pronta lei.
“Perché allora?... Tu e io?” non capiva più.
“Aver passato del tempo con te, mi ha ricordato quanto eravamo felici, quanto ti amo. Mi dispiace.”
“Perché mi stai dicendo tutto questo?” Era furioso, ma per lo più sotto shock. Faticava ad esprimere le sue emozioni.
“Perché voglio che tu capisca. Lui ha scoperto la verità. Prima di andar via mi ha detto di scegliere. Sperava per me che decidessi di tornare con te, perché la mia vita sarebbe stata migliore.”
Kakashi rimase sconcertato. Davvero quell’uomo aveva detto così? L’amava così tanto?
“Be’ io non lo farò. Non ti lascerò andare via senza lottare.”
Tra il velo di lacrime apparve un sorriso. Shiori sapeva che lui avrebbe reagito così.
“Lo so. È per questo che ti amo.”
“Smettila di dire che mi ami! Stai cercando di dirmi che hai bisogno di pensare? Io non me ne andrò senza una risposta!”
“L’avrai.” Era arrivato il momento. Non voleva farlo, lui forse l’avrebbe odiata, ma doveva. “In questi anni… io… ho imparato a vivere senza di te. È stata dura, in certi momenti quasi impossibile. Questi giorni mi sono ricordata perché, e pensare di rinunciare a te di nuovo…” La speranza si dipinse nell’occhio dell’uomo. “Però, per quanto doloroso sia stato, ho imparato a vivere senza di te. Ma… ma non riesco a pensare… anzi non voglio… imparare a vivere senza di Lui.”
Ecco il colpo finale, quello che lo avrebbe allontanato per sempre.
Kakashi deglutì un paio di volte, cercando di riguadagnare il controllo della sua voce.
“Menti. Si tratta di quello che è successo nella tenda.” Affermò, dimostrando di conoscerla meglio di chiunque altro.
Shiori però aveva già la risposta pronta.
“Quello che è successo nella tenda è solo il risultato del mio senso di colpa e della mia frustrazione. Sono incappata in un ennesimo vicolo cieco con quel cadavere ed è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso.”
“Stai dicendo che hai scelto questa vita?”
“Ti sto dicendo che ho scelto Lui.” Abbassò gli occhi, non riusciva a guardare l’espressione afflitta del suo compagno.
Kakashi le voltò le spalle e si diresse verso la camera. In silenzio raccolse le sue cose, ancora confuso, ancora sotto shock per quello che era appena successo. Non gli ci volle molto tempo per recuperare tutto.
Si mise lo zaino sulle spalle e tornò in salotto. Shiori era ancora lì, ferma dove l’aveva lasciata. Lo sguardo basso, triste. Una parte di lui desiderava abbracciarla, l’altra non riusciva a guardarla senza provare dolore e rabbia.
“Una volta non avresti mai fatto una cosa del genere. Tradire l’uomo che dici di amare… Spero che possiate essere felici. Sembra che sia molto importante se per lui rinunci addirittura alla tua famiglia.”
Le passò accanto senza degnarla di uno sguardo, sarebbe stato solo doloroso, solo peggio. Camminò a testa bassa fino all’entrata ed appoggiò la mano sulla maniglia della porta.
“Addio.” sussurrò a voce non troppo bassa, cosicché lei lo sentisse.
Aprì la porta ed attraversò il cortile. Il resto del gruppo lo aspettava lì fuori.
“Ragazzi credo di dovervi salutare.” Si sforzò di sorridere.
“Mi dispiace tanto, Kakashi.” mormorò Aya abbracciandolo.
Il Copia-ninja ricambiò l’abbraccio. Poi salutò Kenta, stringendogli la mano.
“Prenditi cura di Lei.”
“Lo farò.”
I gemelli guardavano lo shinobi senza decidersi a salutarlo.
“Voi due ve la caverete alla grande.” li rassicurò lui.
“Grazie per tutto quello che hai fatto per noi.” Hisoka allungò il braccio per stringergli la mano.
“Ci mancherai.” Takeo fece altrettanto.
“Anche voi ragazzi.” Il ninja si posizionò meglio lo zaino sulle spalle e, dopo aver dato un ultimo saluto ai suoi nuovi amici, si voltò e corse verso casa.
 
Shiori aveva osservato la scena con le lacrime agli occhi. Non l’avrebbe mai perdonata, lo sapeva. Andava bene così. Forse questo l’avrebbe spinto a dimenticare il passato e a costruirsi un futuro felice.
Vide Kenta entrare in casa e sentì i suoi passi avvicinarsi a lei. La kunoichi si distanziò dalla finestra e si girò verso di lui.
“Dovevi proprio farlo?” chiese l’uomo più grande.
“Si, dovevo proteggerlo. Per lui è troppo pericoloso stare con me.” Scoppiò in lacrime e si nascose tra le paterne braccia del suo compagno.
“Shh… Andrà tutto bene.” cercò di consolarla, accarezzandole dolcemente la schiena.
“In questo momento non sembra.”
“Non lo sembra mai. Poi un giorno tutto sembrerà un brutto sogno.”
La donna tirò su col naso.
“Grazie, Kenta.”
In quel momento la porta d’entrata si spalancò. I tre ragazzi entrarono cercando di fingere di non essere troppo tristi.
“Che ne dici di tanto gelato, eh Shiori?” propose Takeo.
“Si, tanto gelato e, poi, ci occupiamo di quelle dannate mappe.” gli fece eco il fratello sorridendole.
“Io vi darò una mano!” esclamò Aya.
“Magari potrei essere d’aiuto anche io. Che ne dite?” domandò Kenta.
“Mmmm… Kenta sicuro? Potresti affaticarti troppo.” lo prese in giro Hisoka.
“Sai ragazzino, ti stai prendendo troppe confidenze.”
Il rosso gli rispose con una linguaccia.
Shiori si sentì in dovere di sorridere grata ai suoi amici.
“Grazie, ragazzi.” Si morse il labbro inferiore per impedire alla propria voce di tremare. “Siete davvero gentili, ma… sono un po’ stanca. Vi dispiace se ce ne occupiamo domani?”
“Non dovresti stare da sola.” le consigliò Aya, mostrandosi preoccupata per lei.
La Ninja Solitaria l’abbracciò.
“Ma io non sono sola. Ho voi.” le spiegò sorridendole. “Sai che ti dico? Vada per quel gelato.”
Così si sedettero a tavola. Prepararono le ciotole e le riempirono di gelato. Shiori sorrideva grata ai suoi compagni, ma dentro di sé soffriva. Non riusciva nemmeno a gustarsi il gelato, e lei amava i dolci.
Non sapeva dove aveva trovato la forza per fare quello che aveva fatto, ma ora si sentiva debole, sembrava che lo stomaco si torcesse all’interno del suo corpo, il cuore pungeva la cassa toracica ricordandole con forza il suo dolore.
Non poteva sconfiggere Orochimaru, lui la spaventava, era più forte e sapeva più cose su di lei di quante ne sapesse lei stessa. Non poteva mettere in pericolo le persone che amava e, per questo non sarebbe ritornata a Konoha. Per questo avrebbe rinunciato a loro.
  
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