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Autore: saffyj    11/10/2015    2 recensioni
Bella, una ragazza viziata obbligata a vivere come la gente comune nascondendo la sua vera identità. Edward un ragazzo comune che adora la vita, ma odia i bugiardi!
Come posso due mondi così differenti riuscire ad incontrarsi? ... E come può un ragazzo semplice, senza soldi e molti sogni conquistare il cuore di una ragazza che ha tutto ciò che vuole?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Chiedo scusa per il ritardo e mi impegno a pubblicare un capitolo alla settimana! Giurin Giuretta!


BELLA

“Tu non puoi farmi questo!” esclamo sbattendo la porta dell’ufficio di mio padre. “Se volevi darmi una lezione me l’hai data. Ho capito. Mi trattengo nelle spese… ti chiedo, se vuoi, anche scusa, ma restituiscimi le carte e fammi andare via da quell’inferno!” continuo avvicinandomi piangendo alla sua scrivania. Non sono lacrime vere, ma sono certa che siano perfette per convincerlo.
“No!” risponde come se fosse scontato e senza degnarmi nemmeno di uno sguardo.
“COSA?” urlo indignata avvicinandomi come una furia alla sua scrivania e sbattendo a terra i fogli che sta leggendo.
Attendo una reazione sfidandolo con lo sguardo, ma lui, si alza con un sorrisetto e, tranquillamente, raccoglie i fogli dal pavimento. Mi tolgo le scarpe e le calze, per fargli vedere il danno che quel maledetto lavoro ha fatto ai miei poveri piedi. Li appoggio con rabbia alla scrivania. “Guarda! Guarda! Sono pieni di calli e bolle. Non potrò mai più mettere un paio di tacchi in vita mia… quel luogo mi sta rovinando.” Ma lui continua a leggere quei maledetti fogli. “E guarda le mani!!! Sono screpolate e ruvide. Se provo ad accarezzarmi mi rovino la pelle della faccia” e lo accarezzo sulla guancia per fargli capire cosa intendo e quanto sia ripugnante l’effetto. “E i capelli?” continuo alzando di un tono la voce e liberando i capelli dalla coda al quale sono ormai obbligata a nasconderli da quanto sono sfibrati “Non ho nemmeno più il tempo di andare dalla pettinatrice… nemmeno i soldi” e sulle ultime parole cerco di addolcire il tono per impietosirlo. Alza finalmente il viso verso di me, ammira i miei capelli ormai sfibrati e con tranquillità risponde “No” tornando a guardare i documenti segnando appunti a lato.
“Cosa devo fare? Mettermi in ginocchio? Implorare? Se ci fosse ancora la mamma lei non ti permetterebbe di trattare così la sua bambina!” e con il broncio incrocio le braccia al petto e volto la faccia offesa.
Con un movimento brusco si alza dalla sedia, mi si avvicina e mi prende per le spalle con poca gentilezza. Mi fa voltare malamente il viso e con gli occhi rossi mi ringhia “Se tua madre fosse qui mi prenderebbe a calci nel di dietro per come ti ho cresciuta… ed adesso fuori” lascia la presa per chiudere le dita a pugno e si siede nervosamente sulla sedia.
“M…Ma…” balbetto spaventata per come mi ha trattata, non era mai successo.
“Fuori…” ripete in un sussurro ringhiato che non ammette repliche.
Sbatto a terra la sedia che c’è di fronte alla sua scrivania e, pestando i piedi, esco dall’ufficio, senza dimenticare ovviamente di urlargli che è un mostro, un mostro senza cuore. Non saluto i suoi-miei dipendenti mentre esco e non trattengo le lacrime di rabbia che mi rigano il volto. E’ un mostro, mi odia, ecco perché mi ha mandato in quella topaia.
Aveva mille lavori da darmi se proprio voleva farmi lavorare, ma non ha scelto un posto da dirigente, o da segretaria o da fotografa o qualsiasi lavoro facile e pulito… no, mi ha mandata a fare la cameriera in un ristorante! E non uno dei suoi classici locali, no, sarebbe stato troppo semplice farmi lavorare nei locali di lusso. Lui mi ha mandata a lavorare nell’unico locale che prevede la sala poveri! Dal lato opposto della città, il più lontano possibile da lui e dalla gente bene… un quartiere nel quale non conosco nessuno e sono nessuno. Non sono Isabella Mary Swan, ma sono solo la cameriera del “New Moon”! Perfetto!!! Vuole la guerra? E la guerra sia!

Entro nel locale asciugandomi le lacrime e mi dirigo direttamente nella saletta dove ormai sono obbligata a lavorare da una settimana. Preparo i tavoli pensando come fargliela pagare al mostro e sono così concentrata nei miei progetti che non sento entrare il cameriere sfruttatore. “Ciao!” saluta felice avvicinandosi e dandomi una mano a finire di preparare.
“Ciao” rispondo sottovoce e continuando a tenere gli occhi ancora arrossati fissi sul tavolo.
“Qualcosa non va?” chiede facendomi alzare il volto con la sua mano rozza.
“Si! Mio padre …” mi allontano dalla sua mano fulminandolo con lo sguardo per essersi permesso di toccarmi.
“Vuoi parlarne?” e cosa gli dico? Mio padre, il tuo titolare, il capo della baracca, è un mostro senza cuore che fa sgobbare la sua povera unica figlia? Ah! Certo, come se un povero cameriere potesse capire i miei problemi… e poi tanto, anche potesse, (cosa che dubito fortemente) una delle clausole del mostro è “Nessuno deve sapere che sei mia figlia, altrimenti sei licenziata in tronco e sei sotto le stelle!”. “No!” rispondo in malo modo, dandogli le spalle e iniziando a preparare un altro tavolo.

Finalmente anche questa maledetta giornata di lavoro è terminata! E’ stata lunghissima, anche se c’erano pochi clienti, ho dovuto evitare il cameriere che si è messo in testa di essermi amico. Ma chi lo vuole un amico? Io ho già tanti amici, dall’altra parte della città, che si divertono in locali che non mi posso permettere, che non vedo da circa una settimana, che non sanno cosa mi stia succedendo realmente, ma che comunque sono miei amici, e sono tantissimi!
Mi corico nella vasca ed inizio a leggere tutti i messaggi della mia amica Rose. Da quando mio padre mi ha sconvolto la vita non l’ho più vista, ma non è passato giorno che ci sentissimo o ci scrivessimo!
Stasera cena da Pier! Ci sarà anche Mike!!!! Non puoi mancare!
Il messaggio di Rose continua con tante faccine. Sorrido felice al pensiero di rivedere i miei amici perché mi mancano. In particolar modo Rose e Mike. Sto per rispondere quando il mio riflesso nell’acqua mi ricorda che devo andare dalla pettinatrice e comprare un vestito nuovo!
Compongo il numero del mostro e preparo la vocina dolce che solitamente fa capitolare mio padre ad ogni mio capriccio.
“Ciao paparino!” saluto mielosa “Sai che stasera sono invitata da Pier ed avrei bisogno di una pettinatrice e un vestito nuovo?”
“Ciao, Isy. Sono lusingato che tu voglia rendermene partecipe!”
“Quindi posso passare a prendere le carte di credito o passi poi tu a pagare?” continuo sicura che non mi negherà quei miseri bisogni.
“E’ una settimana che lavori e so per certo che ieri era il giorno di paga! Vedrai quanto sarà elettrizzante spendere i tuoi soldi. Buona serata e salutami Rose!” non attende risposte e chiude la telefonata.
Rimango a bocca aperta, urlo tutta la mia frustrazione e lancio il cellulare contro la parete! Mi fiondo nella borsetta per tirai fuori i soldi che mi aveva dato Jessica, li conto, ma non bastano nemmeno per la parrucchiera…scaravento la borsa contro il muro che cadde svuotandosi vicino al cellulare. “TI ODIO!” urlo cadendo in ginocchio in mezzo alla stanza. Le lacrime mi rigano il volto per la rabbia. Come posso presentarmi così di fronte alle mie amiche? Non posso farmi vedere con un vestito che ho già indossato, non va bene! Per non parlare delle mani e dei capelli! Cavolo!!!
Maledetto!! Ho due opzioni: presentarmi come una stracciona alla cena di Pier o trovare una scusa e declinare l’invito… se non vado mio padre ha vinto, se vado diventerò lo zimbello della compagnia… cosa posso fare? Inizio a camminare come una belva in gabbia per la stanza… ringhio e maledico mio padre, maledico mio padre e ringhio!
Ok, per questa volta ho vinto lui. Non ci vado a quella maledetta rimpatriata… in fondo sono stanca e domani lavoro! Ma mio padre può star certo che ha vinto solo una battaglia, ma non la guerra… la guerra la vincerò io! Mi chino per recuperare il cellulare e lo riaccendo per telefonare a Rose, ma la fortuna non è dalla mia parte, il cellulare è rotto e non si accende in nessun modo. Lo scaravento nuovamente contro il muro e mi dirigo a passo pesante dalla domestica.
“Ho bisogno del tuo telefono!” le ordino con il palmo rivolto verso l’alto invitandola a darmelo. Mi guarda confusa, ma un mio ringhio e lo sguardo infuocato la fa riprendere e me lo consegna.
Telefono a Rosalie e le spiego di aver rotto il cellulare e che, fino a quando non trovo un cellulare migliore e più resistente, sarò raggiungibile solo tramite facebook o email. Mi invento una forte emicrania che non mi permette di andare alla cena e che preferisco rimanere a casa dato che non sarei di compagnia. Prova a convincermi elencandomi tanti nomi di medicine prodigiose e continua a pigiare il tasto Mike per convincermi. Ogni volta che nomina Mike penso alla faccia che farebbe nel vedermi ridotta così e mi convince sempre di più che è meglio stare a casa!
La domestica ha il coraggio di schiarirsi la voce e farmi cenno di chiudere la telefonata, mi infastidisce, ma la uso come scusa per riagganciare. Piango per tutta la sera. Penso ai miei amici e mi immagino quanto si stiano divertendo! Penso a Mike, al mio amato, al suo atteggiamento elegante, alle sue parole dolci; penso a Rose, a Lauren… mi mancano, mi mancano le nostre giornate all’insegna dello shopping, le serate mondane… voglio tornare nel mio mondo, non voglio stare in questo piccolo appartamento di periferia e spaccarmi la schiena in quell’odioso ristorante…
Mi alzo dal letto risoluta a convincere mio padre! Deve farmi uscire da quell’incubo! Ma appena apro la porta della stanza mi ricordo di come è ridotto il mio povero cellulare, e la domestica si è ormai ritirata nella sua stanza!
Mi ributto nel letto e, nascondendomi nei cuscini, piango fino ad addormentarmi.
Sogno feste incantate piene di cibo e servitori che mi servono venerandomi. Sogno Mike che mi sorride e, con un baciamano galante, mi invita a ballare. Sogno Rose e Lauren che mi lodano per il bellissimo vestito e per la splendida acconciatura... un sogno fantastico!

Arrivo al ristorante continuando a rivivere nella mente il bellissimo sogno e ripetendomi che presto tornerà ad essere la mia realtà. Appena varco la porta del New Moon, la differenza tra la mia realtà attuale e il sogno mi fa scoppiare in lacrime, invece che correre nella saletta a preparare i tavoli, mi chiudo in bagno a sfogare tutta la tristezza di quella orribile situazione.
“Isabella! Tutto bene?” mi chiese il cameriere preoccupato.
“NO” urlo “VAI VIA!” e scalcio la porta del bagno per fargli capire che deve star lontano. Non rispose, solo silenzio. Non so cosa speravo, ma il fatto che non abbia insistito mi dà un certo fastidio. Attendo, nessuna risposta. Attendo ancora, ma nulla, nessuna risposta.
Mi alzo e apro lentamente la porta del bagno. Il sorriso splendente del cameriere, in netto contrasto con la carnagione da nativo americano, mi fa sobbalzare. E’ appoggiato al muro di fronte all’entrata, con le braccia conserte. Appena mi vede si drizza e mi viene incontro. Non dice nulla, ma mi abbraccia. Non so dirvi se per lo stupore o per il senso di calore che quell’abbraccio mi infonde, ma non mi muovo, non ricambio l’abbraccio, ma non lo allontano nemmeno.
Per tutto il servizio sono imbarazzata. Lo evito come la peste, ma lui riesce sempre ad avvicinarsi e prova a parlarmi. Non gli rispondo se non a mugugni, ma lui insiste. A fine lavoro lo prendo in disparte e mettendolo con le spalle al muro lo avviso.
“Quello che è successo stamattina non significa niente. Ero solo un po’ depressa, ma adesso è tutto ok, quindi tieni le tue mani a posto e evita di rivolgermi la parola”
“Non è come pensi. Ti vedo sempre da sola e pensavo ti facesse piacere avere un amico”
“Ho molti amici, non mi interessa averne di nuovi” e bloccando con la mano la sua replica, esco dal locale e me ne ritorno a casa. Appena entro in camera corro a scrivere a Rosalie. Le chiedo come è andata la serata e con le lacrime agli occhi leggo il suo racconto! Mi chiede se mi sono ripresa e cosa sto facendo di bello… cosa sto facendo di bello? Nulla! Lavoro, torno a casa, faccio il bagno e vado a dormire… non faccio nulla di bello! Ma non glielo dico, cambio discorso chiedendogli novità del ragazzo sul quale ha puntato gli occhi, mentre penso a quanto sia brutta la mia vita. Mi corico nel letto e penso a quanto mio padre mi abbia rovinato la vita per delle stupide carte di credito. Mi trovo sola, senza un amico da abbracciare, da guardare negli occhi mentre racconto la mia giornata, o anche solo un amico al quale raccontarla… e per tutta la notte sogno Rosalie e Jacob!

Da quel giorno nel bagno, andare a lavoro è più facile, mi sento meno nervosa. Ovviamente evito Jacob, il cameriere sfruttatore del bagno, ma vederlo mi rende più tranquilla. Si è dimostrato un ragazzo intelligente perché ha capito di dover mantenere le distanze, ma noto con piacere che mi copre ogni volta che sbaglio o dimentico qualcosa. Non l’ho mai ringraziato ovviamente, ma gli sono grata. Pensate che una volta sono stata io a coprire una sua dimenticanza! Esatto! Ormai il lavoro della cameriera è una passeggiata… soprattutto da quando Jessica mi ha affiancato Jacob.

“Vedi che se sorridi e non lanci i piatti, i clienti ti ripagano!” mi sorride strana Jessica mentre mi porge una banconota da 50 dollari.
“Ma non è il giorno di paga e come stipendio mi sembra un po’ misero” rispondo acida.
Scoppia a ridere così forte che deve appoggiarsi al banco e tenersi la pancia con la mano. Rimango interdetta. Cosa c’è da ridere? Non mi sono spaccata la schiena sette giorni solo per un misero 50 dollari, per di più oggi sono riuscita a sorridere ai clienti e posare i piatti di fronte ai clienti giusti.
“E’… ihihih… la… ihihih… mancia” mi spiega continuando a ridere ed asciugandosi le lacrime agli occhi.
“Io non voglio l’elemosina da dei poveracci!” replico stizzita. Smette immediatamente di ridere e mi guarda come fossi un’aliena.
“Beh, che c’è?” chiedo guardandola offesa.
“Nulla. Ma non è elemosina, è la mancia. Il modo che i clienti hanno per dirti che li hai serviti nel modo corretto e che sono soddisfatti del tuo lavoro. E’ un complimento”
“Non li voglio” ribadisco incrociando le braccia.
“Scusa? Ma hai capito cosa ti ho detto?” si ricompone e, con la mano che strofinava il mento e gli occhi rivolti verso l’alto, pensa… “Beh! Vedila come un aumento di stipendio! Se ti comporti in modo adeguato e continui a lavorare come oggi… beh! Potrai comprarti più scarpe ed andare una volta in più dalla pettinatrice!” Pettinatrice, la parola magica! Mantengo il broncio ed allungo la mano per prendere la banconota. La infilo in tasca controllando che nessuno mi guardi e mi nascondo nel camerino per cambiarmi velocemente.


Mentre mi siedo nel taxi controllo quanti soldi ho nel portafoglio e, grazie alla mancia, arrivo alla cifra esatta per andare dal parrucchiere. Dò all’autista l’indirizzo della mia parrucchiera e mi rilasso sul sedile assaporando il momento in cui la bravissima Silvia mi massaggerà il capo con lo shampoo e la crema! Mmmm… divino! Merda! Non posso andare da Silvia, Rose mi vedrebbe ed io dovrei rispondere al suo terzo grado. Un conto è mentire al telefono o per messaggio, ma non riesco guardandola negli occhi, non sono brava a mentire! Con un urlo che spaventa il taxista, facendolo leggermente sbandare, gli indico l’indirizzo dell’appartamento.
Corro in casa alla ricerca di Carmen, la domestica, i suoi capelli sono ben tenuti e il taglio è perfetto per il suo viso, quindi sicuramente la sua pettinatrice può andare bene anche per me, o almeno lo spero, anche perché non ho altre scelte. Mi indica il suo parrucchiere, guardandomi come se mi fosse cresciuta la seconda testa, ed io mi lancio giù dalle scale, senza nemmeno prendere l’ascensore, per dirigermi dalla parrucchiera. Finalmente!!!
Vado a piedi perché è dietro l’angolo. La mia pettinatrice momentanea ha il salone squallido, una semplice vetrina con una misera insegna “Sunrise” disegnata sopra l’entrata, nessun poster luminoso, nessuna insegna lampeggiante, nessun ragazzo con divisa scintillante, nessuno specchio enorme che abbellisce le pareti. Un semplice negozio con un solo parrucchiere in divisa bianca, due lavelli e due specchi a mezzo busto. O entro o rimango con il cespuglio in testa!
Chiudo gli occhi, deglutisco e, trattenendo il respiro, apro la porta per entrare. Il parrucchiere mi saluta cortesemente e mi indica le poltroncine d’attesa. Mi accomodo, senza dimenticare il giornale sulla seduta, e attendo il mio turno. Il parrucchiere è impegnato a pettinare e chiacchierare con una ragazza dai capelli corti corvini e con una particolare risata cristallina.
Chiacchierano di vestiti e di pettinature come fossero vecchi amici. Non voglio ascoltare i loro discorsi, ma la voce melodiosa della ragazza mi entra nelle orecchie rilasciandomi una piacevole sensazione. Non saprei ripetere cosa dicono, perché mi lascio rapire dal relax che quel chiacchiericcio mi infonde. La ragazza si alza con un saltello aggraziato e stampa un bacio con schiocco al parrucchiere facendogli i complimenti. Saluta il coiffeur e me prima di uscire canticchiando dalla porta. Che tipa strana!
“Tocca a lei, si accomodi” mi invita il parrucchiere spostando la sedia sul quale devo accomodarmi.
“Vorrei questo taglio” gli indico una splendida modella dai capelli rosso fuoco con un taglio lungo tagliato netto sul fondo e la frangetta obliqua che si unisce alla lunghezza dell’intero taglio.
“Perfetto! Gradisce anche il colore?”
“No, solo taglio e piega!” rispondo accomodandomi. Meglio non rischiare, un passo alla volta. Mi rilasso sotto il massaggio alla cute e non riesco a trattenere il mugolio di piacere. Vi posso assicurare che mi è mancato un parrucchiere… le mani delicate che ti accarezzano la testa creando brividi sulla schiena, il profumo delicato di shampoo che accarezza le narici, l’acqua che scorre togliendo la schiuma e rilasciando un senso di leggerezza… mmmm se mi è mancato! Starei ore! Potevo farmi il colore, così avrei prolungato quel delizioso massaggio… mmm la prossima volta!
Dopo un’ora di delicati massaggi e rilassanti pettinate, ammiro il fantastico lavoro e lo saluto uscendo felice e soddisfatta. Non lo ammetterò mai a Carmen, ma il suo parrucchiere è bravo quanto Silvia e costa meno della metà. Quindi Isabella 1 – papà 0!
Torno a casa leggera come una nuvola, adoro la sensazione del dopo parrucchiere: i capelli leggeri e il profumo che sprigionano quando li muovi! Ti senti rigenerata, nuova. Fantastico! Rientro in casa canticchiando e mangio cena rivolgendo per la prima volta la parola a Carmen. Adesso che ho i capelli a posto mi sento pronta ad affrontare tutte le avversità che mio padre mi ha inflitto… mi sento carica e pronta alla prossima battaglia!
“Wow!” è il saluto di Jacob quando entro in ristorante. Mi ravvivo i capelli e gli sorrido felice.
“Lo so!” esclamo felice.
“Sei stupenda!” continua con gli occhi che luccicano.
“Ovviamente” e mi dirigo con le spalle ritte verso la saletta. Preparo i tavoli canticchiando e attendo con un sorriso i clienti.
“Sembri un’altra persona!” esordisce Jacob. Smetto di sorridere!
Ok che ho i capelli nuovi, ma da qui ad essere un’altra persona è quasi offensivo! Lo incenerisco con lo sguardo.
“Sei sorridente!” continua ritraendosi leggermente, spaventato che lo uccidessi veramente. Quella spiegazione mi pietrifica, effettivamente sto sorridendo, e non con i classici sorrisi tirati o di convenienza, sto sorridendo veramente, sono felice solo perché sono riuscita ad andare dal parrucchiere! Ohmiodio, ohmiodio, ma come sono riuscita a ridurmi così? Il parrucchiere dovrebbe essere obbligatorio ed assicurato a tutti, altro che essere felice perché sono riuscita ad andarci.
“Sei bellissima quando sorridi. Dovresti farlo più spesso!”
Scuoto la testa ritornando a sorridere e saluto i primi clienti che entrarono nella saletta.
Il pranzo è andato bene e per la prima volta ricevo tantissimi complimenti e tantissimi grazie… ed a ogni grazie o complimento la mia voglia di fare meglio aumenta. Per migliorare la giornata, a fine servizio mi sono ritrovata ben centocinquanta dollari di mancia.
Con ancora i soldi in mano volo direttamente dall’estetista che c’è in fondo alla strada. Mi faccio massaggiare e coccolare dalle mani esperte dell’estetista e finisco l’intera mancia facendomi mettere anche lo smalto! Fantastico!!!
Il paradiso, si, si… le mance pagano il paradiso! Isabella 2 – papà 0.

Felice e spensierata entro in casa e saluto Carmen, la domestica, prima di chiudermi in camera. Non posso chiamare Rose perché non ho ancora un cellulare, ma ho tantissima voglia di parlare con lei, mi collego subito a facebook e le racconto la mia giornata dall’estetista e di come mi stiano bene i capelli con il nuovo taglio! Vorrei inviarle la foto, ma non so come utilizzare la webcam, quindi le spiego per filo e per segno il nuovo look!!! Lei, invece, mi aggiorna sulle novità. Lauren è riuscita ad accalappiare il figlio di un facoltoso banchiere, mentre lei sta remando per riuscire a conquistare il figlio di un famoso stilista, e si perde a spiegarmi la strategia che vuole utilizzare per arraffarsi il pollo… mi informa anche che Mike è nuovamente partito per lavoro, e che per un paio di mesi sarà impegnato all’estero. Ha chiesto di me ed il motivo della mia assenza… e Rosalie inizia a farmi domande precise su cosa io stia combinando! Le racconto mezze verità e con una scusa la saluto per evitare di dire troppo su quella vita del quale mi vergogno. Ma quando si deciderà mio padre a rinsavire?

Oggi penso proprio che la buone sorte mi abbia di nuovo presa sotto la sua ala, perché Jessica mi ha affidato i tavoli nella grande sala! Anche se sarò solo la cameriera, sarò comunque in mezzo ai miei simili! Fantastico!!! Jessica mi affianca Jacob, ne sono felice, perché è l’unico con il quale ho instaurato un rapporto, non dico di amicizia, ma di gentile cortesia.
“Sei pronta?” mi chiede mentre entriamo a prendere le ordinazioni.
“Certamente!” rispondo con un sorriso, godendomi il profumo di pulito che i clienti emanano riempiendo la sala. Tutto fila liscio ed i complimenti non mancano, mancano i grazie, ma non i complimenti.
Sono così felice che corro compostamente per la sala e nulla mi sfugge di mano fin quando, un signore sulla cinquantina, mi palpa con la mano il sedere e, strizzandomi l’occhio, mi fa un complimento spinto. Nemmeno il tempo di capire che con la mano aperta gli tiro uno schiaffo. Lui si alza insultandomi e mi stringe il polso della mano ancora alzata, me lo stringe così forte che mi fa male.
Tutto diventa ovattato, i suoni sono confusi e la visione periferica si appanna lasciando nitida solo l’immagine degli occhi arrabbiati del maleducato e la mimica della sua bocca che ringhiando mi insulta.
“Le chiedo scusa signore” sento la voce di Jacob e vedo la sua mano che spinge sul petto del signore per allontanarlo e sento l’altra mano che allenta la presa sul mio polso. Mi volto coprendomi il viso e corro a nascondermi in bagno.
Sfogo tutta la paura e la vergogna con le lacrime e dando calci al muro.
“ISABELLA! Stai bene?” mi chiede Jacob preoccupato.
“VAI VIA!” urlo sprigionando tutta la rabbia e tirando un fortissimo calcio alla porta. Mi accascio a terra e, coprendo il viso tra le ginocchia, continuo a piangere rivivendo ininterrottamente la scena.
Sento il rumore della serratura che si spezza e le braccia di Jacob che mi attraggono a lui “Sono dei cafoni, non prendertela!” sussurra mentre stringe maggiormente l’abbraccio. Appoggio la testa sulla sua spalla e cerco di calmarmi, mentre mi accarezza la schiena e mi fa bere dell’acqua che un altro cameriere gli ha portato.
“Dai alzati, sono andati via!” si alza e mi prende la mano, mentre con l’altra mi cinge la vita e mi sostiene. Come una bambola vuota, mi alzo e lo seguo in sala. Ho le gambe che tremavano e la vista annebbiata dalle lacrime, ma le sue forti braccia mi sostengono e mi fanno accomodare su una sedia.
“Dai, non è successo niente! Jessica lo ha messo alla porta, non può più toccarti. Rilassati” dice mentre mi allontana i capelli dalla faccia e mi sorride con un bianco e rassicurante sorriso. Annuisco e, alzandomi in silenzio, mi cambio con le mani tremanti.
“Vuoi che ti accompagni a casa?”
Nego con la testa ed esco per andare a nascondermi a casa.
Per tutto il tragitto e per tutto il tempo che rimango nell’idromassaggio continuo a pensare a cosa è successo. Piango e mi nascondo sotto l’acqua per fuggire dalla vergogna. Non mangio cena per lo stomaco chiuso e mi nascondo nei cuscini del letto continuando a ripensare a quella mano sul mio sedere e a quella bocca che mi insulta.
Un mio simile, un uomo profumato e ricco, che mi tocca e mi insulta come fossi una prostituta… un mio simile! 


!!ATTENZIONE SPOLEIR!!
...E’ successo pochi secondi fa, inaspettatamente! L’ho accompagnata a casa, per non farla tornare da sola dato che è notte fonda, non è la prima volta che succede, ma stasera mi ha baciato. Un bacio sfiorato, timido. Quando mi sono avvicinato per darle il bacio della buonanotte sulla guancia, lei si è girata e mi ha baciato. Mi ha tenuto le braccia intrecciate dietro il collo e mi ha guardato con gli occhi pieni di desiderio. Ho cercato di farle capire gentilmente che non potevo fermarmi, ma lei è corsa in casa offesa...
   
 
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