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Autore: saffyj    27/09/2015    2 recensioni
Bella, una ragazza viziata obbligata a vivere come la gente comune nascondendo la sua vera identità. Edward un ragazzo comune che adora la vita, ma odia i bugiardi!
Come posso due mondi così differenti riuscire ad incontrarsi? ... E come può un ragazzo semplice, senza soldi e molti sogni conquistare il cuore di una ragazza che ha tutto ciò che vuole?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Edward
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ciao a tutti!!! Grazie a tutti coloro che hanno già aggiunto la mia storia nei preferiti!
E per ringraziarvi, non vi faccio aspettare e pubblico subito il secondo capitolo!!!
I capitoli saranno alternati. uno di Bella ed uno di Edward!
Buona lettura


POV EDWARD

Caspita, come tutte le mattine sono di nuovo in ritardo! Merda, merda!!!
Corro come un forsennato verso l’autobus solo per vederlo partire. Mi sembra che lo sbuffo dello scarico mi derida dicendomi “Alla prossima!!!”.
Ringhio e tiro un calcio al palo. Vorrei anche tirare un pugno, ma oggi è la mia seconda settimana di lavoro e se mi presento con una mano fasciata, sicuramente sarà l’ultima.
Inizio a correre verso il cantiere, sperando di trovare un altro autobus o un miracolo.
Arrivo con mezz’ora di ritardo e con il fiatone. I polmoni sono in fiamme e le gambe tremano per lo sforzo. Cerco di riprendermi e, con fare noncurante, mi dirigo verso l’area nel quale ho lavorato per tutta la settimana.
“CULLEN” la voce mi fa drizzare i capelli. Merda! Mi ha beccato.
“Signore” dico girandomi lentamente e sfoderando il mio miglior sorriso.
“Non ha un orologio?” mi chiede avvicinandosi minaccioso.
“Ehm! Mi scusi signore” rispondo toccandomi, senza farmi notare, il polso. Effettivamente non ho un orologio, ma so che non voleva realmente chiedermi se lo avessi.
“Le scuse non servono, non so che farmene! Se vuoi tenere il lavoro, oggi non verrà contato nella busta paga… e se non ti va bene sei LICENZIATO!” mi minaccia con le braccia incrociate al petto e battendo nervosamente il piede destro sullo sterrato.
“Lavoro gratis, signore” rispondo abbassando il capo.
“Perfetto! Allora muoviti”
“Grazie signore” rispondo mordendomi la lingua. Una giornata gratis non è sicuramente il massimo, in particolar modo questa settimana, però comprendo che è meglio un giorno non pagato che rimanere disoccupato.
“Oggi sei con Sam. Segui i suoi ordini e non farmi pentire di averti tenuto!” e senza aspettare risposta mi dà le spalle e ritorna nella casetta di metallo.
Non me lo faccio ripetere e corro velocemente verso Sam prima che cambi idea e mi licenzi.
Mentre cerco il settore di Sam mi segno mentalmente di posizionare la sveglia mezz’ora prima.
 
“Cullen!” mi saluta Sam felice di vedermi.
“Oggi sono con te. Da dove comincio?” chiedo guardando l’enorme muro di cemento che mi si para davanti.
“Parti da quel lato e poi vieni verso di me. Ci troviamo nel mezzo. Mi raccomando. Non diluire troppo il colore o siamo obbligati a rifare il lavoro”
Porto la mano alla fronte mentre batto i talloni come un militare e mi dirigo verso il bidone delle vernici.
Mescolo il colore e penso a come sarebbe bello poter colorare quel gigantesco muro con colori vivaci, con le bombolette… chiudo gli occhi e riesco a vedere il murales.
Una bellissima vista dell’oceano con una palma sul lato destro e un cane, sul surf, con gli occhiali da sole che sorridente fa l’occhiolino… si, lo so, un cane non ammicca e non porta gli occhiali, ma i miei murales sono sempre un po’ fuori dalla realtà.
Sospiro e, con buona voglia, mi arrampico sull’impalcatura per iniziare a lavorare.
Fischietto felice e, mentre spennello, immagino il prossimo murales. So già dove farlo ed il soggetto… Alice ne sarà entusiasta!
 
“Mi raccomando ricordati il panino!”  Le raccomandazioni di mia sorella mi riecheggiano nella mente insieme al borbottio dello stomaco. Merda! Il panino. Nella fretta me lo sono dimenticato sul tavolo della cucina! Perfetto!! Oltre che a lavorare gratis, oggi mi tocca pura pagare il pranzo o saltarlo a piè pari! Perfetto!!!
“Cullen… pausa pranzo!” mi urla Sam da sotto come se mi avesse letto nei pensieri.
“Finisco ed arrivo!” gli rispondo cercando nelle tasche se ho il portafoglio, bene, almeno quello non l’ho dimenticato.
“Dai, forza, che ho fame… oppure ti fermi qui e mangi un panino?” beh, l’idea era quella, ma credo che oggi il Signore abbia deciso di prosciugare le mie tasche.
“No, aspettami. Vengo con te” e dando un’ultima occhiata al lavoro svolto mi dò la spinta per scendere dall’impalcatura.
 
“E’ un ristorante carino. Si mangia bene e da poco hanno iniziato a fare il menù di lavoro a prezzo fisso…” mi spiega Sam mentre ci incamminiamo.
“E a quanto ammonta il prezzo fisso?” chiedo sperando di aver abbastanza soldi.
Scuote la testa, dandomi una pacca sulla spalla “Tranquillo, oggi offro io!”
Mi blocco e lo guardo meravigliato.
“Finalmente mia suocera è tornata a casa… voglio festeggiare” e continuando a ridere entra nel locale.
Lo seguo e l’arredamento raffinato e perfetto del locale mi mette in soggezione. Chiedo conferma a Sam di essere nel locale giusto e lui, come risposta, mi prende per il braccio trascinandomi nella seconda porta del ristorante. Non passiamo nemmeno per l’entrata, è una saletta a parte. Divisa dal locale di lusso principale. Ha i bagni separati, l’ingresso separato e l’entrata dei camerieri separato… sì, è il classico locale di lusso che per mettersi la coscienza a posto ha messo a disposizione degli operai un’ala separata… non sia mai che ci mischiamo con la borghesia!
Entro nella saletta e il chiacchiericcio allegro mi allontana dalla rabbia che mi stava assalendo.
Sì, la rabbia di come quegli snob ci considerano. Sembra che ai loro occhi noi comuni mortali siamo solo dei noiosi e puzzolenti animaletti. Ci guardano altezzosi, senza rendersi conto che senza di noi non avrebbero le loro comodità. Senza il muratore non avrebbero le loro case di lusso, senza il giardiniere non avrebbero i loro giardini perfetti, senza il cameriere non avrebbero il cibo pronto e servito… ma fa nulla, sarà che i soldi annebbiano il cervello… io di soldi non ne ho, ma almeno il cervello… beh, senza modestia, quello ce l’ho e ben funzionante!
Mi siedo al tavolo insieme ai colleghi che ridono di qualche aneddoto che mi sono perso… sono simpatici, allegri e di compagnia.
Appena Sam racconta della suocera tutti alzano i calici e brindano alla sua fortuna. Sono muratori, carpentieri, elettricisti, imbianchini… gente semplice, gente felice.
Non bisogna nemmeno ordinare. Il menù è fisso non solo nel prezzo, ma anche nella scelta. Quindi, mentre mi perdo nei discorsi dei miei colleghi, i piatti mi vengono serviti ed io mi sento un re. Nessun pensiero, solo ascoltare le storie assurde dei miei commensali e mangiare ciò che la casa propone e, posso assicurarvi, che è tutto squisito.
“Mi scusi” alle spalle una voce gelida e stizzita mi fa sussultare. Stona completamente con l’ambiente. Mi volto per capire da dove viene e con sorpresa mi ritrovo una cameriera con il piatto in mano. Non sembra felice, anzi sembra nera di rabbia. E non so se è solo un’impressione, ma sembra che trattenga pure il fiato.
“Mi scusi” rispondo spostandomi maggiormente lasciandole lo spazio per appoggiarmi il piatto davanti. Non risponde, non sorride. Posa il piatto e, come se avesse visto il diavolo in persona, corre fuori dalla sala.
Scuoto la testa e riprendo a chiacchierare gustandomi quel cibo prelibato… alla fine il buon Dio non mi odia poi così tanto!
Vorrei versarmi dell’acqua, ma la bottiglia è vuota. Vedo il cameriere e gentilmente gli chiedo di portarmene un’altra.
La bottiglia piena viene sbattuta sul tavolo facendomi sussultare e facendomi scappare “Che modi!”
“Scusi” risponde la voce gelida e, quando mi volto, un sorriso tirato attraversa il viso della cameriera adirata. Quel sorriso stona con il viso delicato, ma è così freddo e finto che riesce ad oscurare ogni altra parte della ragazza.
“Scusa, è che mi hai spaventato!” mi spiego cercando di rimediare. Non mi piace essere maleducato, in particolar modo con i camerieri. Siamo nell’ora di pranzo e loro, invece che mangiare, ci portano il cibo, è giusto portare rispetto.
Con piacere noto che il suo sorriso si ammorbidisce, ma non replica e fugge fuori dalla sala. Che tipa strana!
Il pranzo procede divinamente. Lo stomaco è pieno e la mente è libera. Mi riprometto di ritornare al New Moon il più spesso possibile. Mangiare in compagnia ed in un piatto è sempre meglio che mangiare un panino in solitaria.
 
L’orario di lavoro è terminato, ma mancano solo più pochi metri per terminare il muro. Faccio finta di nulla e continuo a spennellare, non sono sicuro di essere di nuovo assegnato a Sam domani e mi dispiace lasciare il lavoro incompiuto.
“Ehi, stacanovista! Vai a casa” mi urla Sam.
“Finisco ed arrivo” rispondo continuando a colorare.
“C’è ancora domani… forza a casa” e mi fa traballare l’impalcatura.
“Ok, ok, ho capito”
Scendo per pulire e sistemare i pennelli sperando di poter terminare il giorno dopo e non ritrovarmi di nuovo a fare il muratore o l’idraulico… preferisco di gran lunga la vernice alla calce.
Quando esco dal cantiere mi incammino verso casa. Non prendo l’autobus, voglio fare una sorpresa ad Alice!
Arrivo di fronte alla vetrina della sartoria dove lavora e mi perdo ad osservarla. Ha il sorriso smagliante e chiacchiera felice con la collega. La adoro, è il mio punto luce, il mio punto di riferimento. Vedere i suoi occhi luccicare mentre fiera controlla il lavoro svolto mi riempie il cuore di gioia.
La mia sorellina! Nonché ormai unica parente. Eh, già! Dopo la morte dei miei genitori siamo rimasti solo io e lei.
Mi mancano i miei genitori, il loro amore e le loro attenzioni. Sono morti in un incidente aereo cinque anni fa. Ero appena maggiorenne e fu una fortuna, perché Alice, ancora minorenne, mi era stata affidata ed eravamo riusciti ad evitare le casa famiglia. Non nego che i primi tempi siano stati duri. Tornare a casa e non sentire più il prelibato profumo della cena preparata da mia madre. L’odore acre delle sigarette di mio padre in sala mentre legge il libro illuminato dalla lampada. Le risate durante i pasti intorno alla tavola… ma non perdiamoci nei ricordi… siamo in salute, siamo uniti, e penso che i miei da lassù ci proteggano ed aiutino.
Sì, adesso parlo tranquillamente di quella tragedia, ma non sempre è stato così facile. I primi anni ero spaventato, triste, arrabbiato e faticavo a parlare con la gente. Vedevo le famiglie felici passeggiare spensierate nel parco e l’invidia mi invadeva.  Vedevo figli cinquantenni che accompagnavano l’anziana madre sulla sedia a rotelle che sorrideva ai nipotini. Per un anno mi sono fatto avvelenare dall’odio e dall’invidia, fin quando mia sorella non riuscì a farmi rivedere il bello della vita. Vi assicuro che nella nostra situazione, solo un raggio di luce come Alice poteva riuscire a vedere il bello, e non solo era riuscita a vederlo, era riuscita a farlo vedere anche a me. Lei non era mai venuta a conoscenza delle meschinerie che i nostri simpatici parenti ricconi avevano fatto, a me e a lei, appena i miei genitori morirono. Lo so, prima ho detto che lei è la mia unica parente e per me è così. Ho degli zii e ancora i nonni paterni, ma per me sono morti il giorno stesso in cui sono morti i miei genitori. Non sono cattivo, sono solo realista, non puoi reputare parenti delle persone che hanno sfruttato la tua fiducia in un momento difficile della vita.
Quando i miei vennero a mancare ci avevano lasciato una bella casa e un conto bancario adeguato ad assicurarci il proseguimento degli studi ed una vita agiata. Sarei riuscito a terminare il college e far studiare mia sorella, ma i miei parenti preferirono assicurarsi una maggiore ricchezza invece che aiutare due poveri orfani.
Mi ero affidato a loro dopo l’incidente e quei simpaticoni, con falsi sorrisi e parole gentili, mi avevano consigliato passi volti a lasciare tutto nelle loro mani. Nemmeno un centesimo mi avevano lasciato. Dopo un anno di trattative, avvocati etc.… qualcosa mi aveva fatto rinsavire. Ero riuscito ad accantonare il dolore per la perdita dei miei cari ed il timore di perdere anche Alice e mi ero imposto a non dar loro anche la casa. Quel giorno fu l’ultimo in cui li vidi. Mi insultarono, mi minacciarono, ma io riuscii ad uscire da quel ufficio pieno di avvocati con la casa ancora in mio possesso. L’ho venduta quasi subito, mi dispiacque perché era pregna di bellissimi ricordi, ma era troppo grande e dispendiosa. Così, con le lacrime agli occhi, la vendetti e mi comprai un appartamento piccolo e fatiscente nel quartiere degli artisti di New York, risparmiando i soldi utili per superare le difficoltà che potevano presentarsi all’improvviso. Anche se l’appartamento era piccolo, era comunque un tetto sicuro sulla testa ed un nido al quale tornare dopo una giornata di lavoro. Ovviamente gli studi furono un’utopia per me e mia sorella, ma noi siamo forti e intelligenti e siamo riusciti a rimetterci in piedi e vivere senza l’aiuto di nessuno, iniziando a creare qualcosa per noi stessi!
“Eddy!!!” nemmeno il tempo di sentire la voce che i capelli corvini di mia sorella mi coprono la visuale e d’istinto la abbraccio forte per non farla cadere. Mi stringe le braccia al collo mentre mi bacia le guance euforica… è un folletto allegro e scatenato… il Mio folletto!
“Sorpresa!” le dico allontanandola ed immergendomi nei suoi occhi felici.
“Io ho finito… ci facciamo una passeggiata?” e senza attendere risposta mi prende la mano e mi trascina verso casa. Racconta felice dei suoi nuovi vestiti e di come le clienti del negozio siano entusiaste dei suoi lavori. Mi racconta tutto nei minimi particolari, aiutandosi mimandomi ogni cosa con ampi movimenti delle braccia. Sembra che parli del suo negozio anche se è solo una dipendente. Io la ascolto e le racconto dell’ottimo pranzo che ho mangiato e del murales che il muro del cantiere mi ha ispirato.

Ridiamo e fantastichiamo fino a casa.
Il nostro appartamento è piccolino ed è situato in un palazzo senza ascensore. E’ arioso e, dalla finestra della sala, se superi con lo sguardo il palazzo frontale, c’è una vista meravigliosa.
Quando lo abbiamo acquistato era fatiscente e poco accogliente, ma Alice si è impegnata a renderla confortevole con tendaggi e tappeti, ed io ho provveduto all’impianto elettrico ed, ovviamente, alla ritinteggiatura delle pareti.
Ho rallegrato i muri sbizzarrendomi con le mie amate bombolette ed ho disegnato paesaggi e personaggi immaginari. Appena entri, sulla parete frontale, un enorme cane rosa tipo Leone il cane fifone, alto fino al soffitto, ti saluta con un occhiolino ed un sorriso a cinquantacinque denti! Ho anche disegnato un albero stilizzato ed ho fissato gli appendini sulla cima dei rami per poter appendere le giacche.
Dal corridoio dell’entrata entri direttamente nel salotto, dove, su tutte le pareti, ho disegnato un bosco stilizzato con il cielo azzurro. Non ci sono tantissimi mobili, solo una libreria in legno non trattato stracolmo di CD e libri, un divano letto a tre posti che Alice ha rifoderato con un tessuto giallo così soffice che quando ti ci corichi sembra di essere su una nuvola, un tavolino in vetro basso appoggiato ad un tappeto rosso a quadrettoni e un piccolo mobiletto, sempre in legno non trattato, dove riponiamo i documenti e gli oggetti di uso quotidiano. Quello che mi piace di più della nostra sala sono le tende. Alice le ha cucite con maestria, sembrano delle cascate azzurre e, per aumentarne l’effetto, ho disegnato delle rocce sui lati. Le tende, anche tirate, non coprono la luce che arriva dall’esterno, permettendo la dovuta privacy e assicurando luminosità alla stanza. La cucina, anche se è divisa dalla sala solo dalla penisola su cui mangiamo, è sobria, mi sono solo sbizzarrito a disegnare il cielo e l’edera stilizzata che scende sul divisorio. Non è ancora terminata, vogliamo appendere le foto di famiglia e disegnarla come la sala, ma con qualche particolare che faccia capire che è un ambiente separato. Abbiamo molte idee e tutte molto confuse, quindi per evitare di fare un qualcosa che non ci piace, stiamo attendendo la giusta ispirazione. Sinceramente, da quando ho iniziato a lavorare anche in cantiere, non stiamo attendendo solo il lampo di genio, ma anche il tempo! Comunque ci siamo prefissati di terminarla entro la fine dell’anno… quindi sarà meglio che mi organizzi ed inizi a mettermici di impegno…
Quasi dimenticavo, i lampadari, quelli sono veramente spettacolari… basta dire che sono un’idea di Alice. Sono semplici lampadari da magazzino economici, ma la mia pazza sorella ha avuto la grande idea di ricoprirli con dei tessuti lucidi bianchi. Rendono la luce meno diretta e più calda, e la stoffa è stata posizionata leggermente stropicciata, sembrano delle nuvole, perfette per la nostra stravagante zona giorno! 
Il nostro rifugio è il mio orgoglio, mi ricorda ogni giorno quanto sia importante l’unione tra me e mia sorella e cosa questa riesca a creare. Abbiamo ancora molto da sistemare, le camere da letto ed il bagno sono solo abbozzate, l’impianto elettrico è sistemato ed i muri sono stati già stati verniciati di bianco, come base per i prossimi murales.
Per la stanza di Alice ho già l’idea e le bombolette, ma voglio aspettare il suo compleanno per farla, sarà il mio regalo. Per quanto riguarda la mia camera non ci ho ancora pensato, alla fine ci entro solo per dormire, non mi ci cambio neppure, per quello uso il bagno, quindi penso che la farò solo quando tutto il resto sarà terminato… Beh! L’ultima stanza della casa è il bagno, quello, mi dispiace, ma non ho assolutamente idea di cosa ci farò, penso che rimarrà un semplice e impersonale bagno.
 
   
 
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