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Autore: Darth Ploly    13/10/2015    2 recensioni
Una Ponyville corrotta e marcia. Uno spietato killer a piede libero. Una puledra che cerca di portare giustizia nella sua città.
Tra indagini, sentimenti e una buona dose di citazioni, le cupe avventure di una detective che muove i suoi passi in una Ponyville più pericolosa e oscura di Gotham City.
Ho deciso di affidare il ruolo da protagonista a uno dei background pony di Friendship is Magic, ma compariranno comunque le Mane 6, altri pony che tutti conoscete e anche alcuni personaggi inediti.
Questa è la mia prima storia, spero sappia prendervi per mano e trascinarvi in un mondo folle e magnifico.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Era ora! Se fossi arrivata più tardi mi avresti trovata assiderata!” le dico appena la sua sagoma si palesa all’imbocco della Bet Way. La serata si è fatta inaspettatamente fredda, ma non mi andava di entrare nel locale senza di lei.
“Perdonami Dashie, ho avuto da fare a casa”
“Tsk, tranquilla. Un giro di sidro e sarò di nuovo in forma” rispondo mentre apro la porta di ingresso.
“Da quanto non vieni al Jolly?” mi domanda, la sua voce rimbomba nel corridoio.
“Troppo non è mai abbastanza, sai bene che odio questo posto. Eppure tu ci vieni spesso e non credo che lo faccia solo per lavoro. Mi auguro solo che l’alcol che vende sia buono come le informazioni che ottieni”. Nel dire questo, apro le porte della sala vedendomi apparire davanti un gruppo di manigoldi intenti a giocare, bere e divertirsi. Eppure, non appena si accorgono di noi, tutti si fermano iniziando a fissarci. Persino l’orchestra cessa di suonare, forse per timore che possa iniziare una rissa o una sparatoria.
“Bene bene, guardate un po’ chi è venuta a farci visita: il commissario Rainbow Dash. E con lei c’è la Melodia della Giustizia! Diteci un po’ cosa vi porta in questo luogo di perdizione. È forse una retata?”. Il pony che ci rivolge la parola è Albert Grifone, giovane figlio di uno dei più importanti boss della città. In poco tempo è riuscito a mettere in pratica tutti gli insegnamenti del padre dimostrando di essere un pony furbo e intraprendente. Rimane tuttavia un pony incapace di sottrarsi del tutto al controllo del padre. Tsk, queste nuove leve.
Lo vedo alle prese con altri tre giocatori di poker, mentre una puledra seduta al suo fianco cerca di compiacerlo baciandolo ovunque sia possibile. Quattro dei suoi pony sono seduti a bere al tavolo vicino. Albert ci osserva sorridendo compiaciuto: vuole provocarci. Se fossi in servizio gli farei rimpiangere di avermi anche solamente parlato.
“Tranquillo Grifone, siamo solo passate a bere qualcosa. Se non ci darai fastidio, noi non ne daremo a te”. Il mafioso irrompe in una risata acuta, più adatta a un ragazzino che a un aspirante boss: “Forse non hai capito in che situazione ti trovi: sei circondata dai miei pony! Basterebbe un cenno e ti ritroveresti a terra ad annaspare nel tuo stesso sangue. E questo vale anche per la tua dannata amica! Quindi voi adesso ve ne andate e …” un forte rumore accompagna il momento in cui Grifone, spinto in avanti dalla magia, sfonda con il muso il tavolo davanti a sé, spargendo carte ovunque e lasciando allibiti tutti gli avventori del locale. Rarity avanza in maniera elegante e decisa, il corno ancora splendente di potere magico, e si rivolge ad un infuriato Albert Grifone: “Non osare mai più minacciare i miei clienti! Sono stata chiara?”. Il mafioso cerca di riacquistare credibilità, missione difficile quando hai il muso sporco di sangue e l’espressione confusa. Brutalmente, inveisce contro l’unicorno: “Lurida puttana! Con quale coraggio ti schieri contro di me per aiutare due sbirri? Vuoi che dia fuoco al tuo bel locale, eh? Vuoi questo?”
“Tuo padre è mio cliente affezionato, ci conosciamo da quando eri ancora un puledrino, ci siamo scambiati innumerevoli favori, mi rispetta e io lo rispetto. Prova a bruciare il Jolly Roger e farò in modo che tu non possa mai ereditare il suo impero!”
Nella sala domina il silenzio. Ho paura possa iniziare una colluttazione da un momento all’altro e mi preparo a gettarmi nella mischia per aiutare Rarity e magari per menare quell’infame, ma Octavia mi ferma con uno zoccolo e mi invita a prestare attenzione. Quel che vedo è sconvolgente: tutti i pony presenti si schierano dalla parte di Rarity lasciando Grifone da solo con i suoi quattro scagnozzi. Il giovane si guarda intorno angosciato, dopodiché fa un cenno ai suoi tirapiedi ed esce dal locale senza dire una parola. Nessuno osa muoversi, sono tutti tesi dopo quanto appena successo, ma è di nuovo Rarity a prendere la parola: “Gentili ospiti, sono costernata per questo spiacevole contrattempo. Voglio però che sia chiaro che qui accettiamo chiunque, poliziotto, criminale o semplice passante che sia. E ora, per farsi perdonare, il Jolly Roger offre un giro di sidro a tutti!”. Tutti i clienti urlano di gioia per poi tornare ai loro divertimenti. Distendo nuovamente i nervi e mi avvio con Octavia verso Rarity, la quale è tornata dietro il bancone del bar per occuparsi del sidro.
“Eccezionale come sempre, Rarity” esordisce Octavia con disinvoltura.
“Oh, grazie cara. Quell’idiota si era spinto decisamente troppo oltre: minacciare qualcuno nel mio locale! Decisamente increscioso. Spero che un boccale di sidro possa riportare i nostri rapporti alla normalità”
“Ne sono convinta, ma andrebbe meglio se mi servissi il solito”. La barista sogghigna: “Sapevo che me l’avresti chiesto. Un whisky on the rock in arrivo!”. Dopo aver servito Octavia, Rarity si rivolge a me: “Buonasera, commissario Rainbow Dash. Che piacere rivederla qui al Jolly! Mi dica, posso tentarla con del sidro o non può bere mentre lavora?”
“Non sono venuta qui come commissario, miss Rarity, e anche se fosse non rifiuto mai del sidro” le rispondo allegramente “e poi devo farti anche io i complimenti per come hai gestito la situazione. Ammetto che non so come tu faccia a tenere a bada tutti questi pazzi da sola”. La barista scuote il capo divertita: “Oh no, commissario, lei è fuori strada: nel mio locale non vi è un solo pony che sia pazzo, e francamente spero di non avere mai a che fare con uno di loro. La maggior parte dei miei clienti ha una storia difficile alle spalle, un passato che li ha condotti sulla cattiva strada, ma nessuno ha mai compiuto un crimine perché folle. Ma d’altronde può capirlo anche solo guardandosi intorno: ai miei tavoli può trovare solo dei gentil pony”
“Sì, come il buon vecchio Grifone?” la punzecchio.
“So che a volte può sembrare un po’ rozzo, ma lo stesso Albert non ha mai provocato litigi qui dentro e anzi, si è sempre comportato da vero pony di classe. E poi perché non dovrebbe? Il mio Jolly Roger vuole essere la Canterlot di tutti noi abitanti di Ponyville. La “feccia di Questria”, questo ci ritengono quei damerini da quattro soldi. Che possano strozzarsi con quelle loro collane! Noi qui dentro ci divertiamo più di quanto loro non facciano alle feste e ai ricevimenti, ci conosciamo meglio di loro in quello splendente castello e soprattutto siamo più uniti e forti di quanto loro saranno mai!”
Incapace di formulare una qualunque frase, resto a fissare a occhi spalancati Rarity mentre si versa uno scotch e ne beve un sorso. Non mi sarei mai aspettata una forza simile: sapevo che non fosse un unicorno da sottovalutare, ma non avrei mai pensato provasse tanto astio nei confronti della corte di Canterlot, per giunta un astio alimentato da amore verso i cittadini di Ponyville.
“Vogliate perdonarmi, ma devo tornare al lavoro. Voi continuate tranquillamente la vostra serata e, se vi va di bere altro, chiedete anche alla cara Berry Punch lì in fondo” si congeda l’unicorno dopo aver finito il suo drink. Io e Octavia la salutiamo e la osserviamo dirigersi con eleganza verso una roulette dove giocatori festanti la richiamano a gran voce.
“È la prima volta che parli tanto con Rarity, vero?” Octavia interrompe il silenzio e richiama la mia attenzione.
“Beh, sì, almeno al di fuori del lavoro”
“Vedo che ti ha scioccata”. Ammetto di sì, forse avevo troppi pregiudizi su di lei. Guardo Octavia bere un altro sorso di whisky per poi ricominciare a parlare: “Vedi Dash, se io vengo qui non è solo per le informazioni o per l’alcol. Certo, odio il locale e tutti i suoi clienti abituali, eppure nutro un grande rispetto per Rarity. Così è nata la nostra amicizia”
“Beh, il rispetto lo capirei anche, soprattutto dopo quel che ho visto poco fa, ma addirittura l’amicizia? È una mezza criminale, Octavia!”. Verso giù con foga il mio sidro e faccio segno per un altro boccale alla barista, una giovane pony dal manto viola.
“Lo so, ma c’è di più: io quasi la ammiro. Io e lei siamo due studiose di Ponyville. Conosciamo ogni sua strada, ogni suo palazzo, vicolo, locale, conosciamo tutta la città. Il nostro scopo è però conoscerne gli abitanti, principalmente per lavoro ma ormai anche per pura curiosità. La differenza tra me e lei è il metodo di ricerca: io agisco con il favore delle tenebre, sono temuta e odiata dai più. Rarity invece ha provato ad avvicinarsi agli abitanti, siano essi criminali o civili, e se li è fatti amici. Io per scoprire qualcosa devo indagare, minacciare e talvolta far del male ad altri pony … a lei invee basta chiedere. Per questo la invidio un po’”
“Ricorda che svolgete due lavori differenti, che non potrebbero essere gestiti diversamente. E personalmente sono felice che tu mia dia uno zoccolo a tenere a bada questa città”. Il sidro mi riporta alla mente ricordi di giorni più felici, momenti precedenti ai terribili avvenimenti di due anni fa “la centrale non è più la stessa da quando hai mollato tutto”
Restiamo in silenzio per qualche secondo, incerte su cosa dire, poi lei prova a buttarla sul ridere: “Tsk, se fossi rimasta avrei potuto esserci io al tuo posto adesso, lo sai? Non so se ne saresti stata contenta: sanno tutti quanto tu sia competitiva”
“Al diavolo la competizione! Sarebbe stato uno sballo! Se tu fossi stata commissario e io avessi avuto un’altra squadra sarebbe stato comunque cool: io sempre in azione e tu pronta a guidare tutti quanti con forza e saggezza. Ora non so Spitfire chi avrebbe scelto come suo successore, ma anche se fossi stata tu non mi sarei mai infuriata perché so che Spitfire avrebbe preso la decisione giusta”. Mi rendo conto di aver alzato un po’ troppo la voce: Berry Punch mi osserva con aria confusa ma francamente non mi importa. Octavia sembra felice per quel che ho detto ed è la sola cosa che conta.
“Ascolta, Dash, se davvero mi reputi saggia come dici, allora segui il mio consiglio di oggi. Abbiamo bisogno del suo aiuto per  trovare quell’assassino”
Ed eccoci giunti al clou della serata! D’altronde dovevamo incontrarci per questo. Forse è meglio discuterne ora che siamo più tranquille, almeno non rischiamo di provocare nuovi contrattempi a Rarity.
“Octavia, sai che ha fatto quando era una nostra scienziata. Riconosco la sua genialità e ti chiedo scusa per il mio comportamento di prima, ma non posso rivolgermi a lei. Insomma, ha fatto esperimenti su dei carcerati! Ha drogato degli agenti per testare le sue maledette pozioni! Come puoi chiedermi di fare affidamento su di lei, di farla rientrare in centrale? Non si parla di Rarity che diventa amica dei criminali perché vede del buono in loro, si parla di una sadica che si diverte a tagliuzzare e testare strane sostanze su altri pony per puro divertimento. E poi io ho fiducia nei miei agenti, vedrai che capiranno tutto”
“E quanti pony dovranno morire ancora prima di ottenere dei risultati? Il nostro è un serial killer, segue di certo un disegno che ha ben chiaro in mente. Un disegno dannatamente bizzarro! Un morto per annegamento e uno buttato giù da una torre: dove vuole arrivare quel maledetto?” Octavia si ferma e finisce il suo whisky mentre resta a fissare il vuoto davanti a sé, dopodiché mi domanda: “E se non avesse uno scopo materiale? Se semplicemente si divertisse a fare qualcosa di assurdo? Mentre indagavo oggi riflettevo sui quattro elementi: acqua e aria sono comparsi. Credi sia possibile ragionare in tal modo?”
“Se lo penso?” finisco il mio secondo boccale e mi guardo intorno, soffermando il mio sguardo su tutti i presenti e chiedendomi che possa esserci di peggio “Penso che certe volte la ragione sia meno utile dell’istinto”.

Siamo uscite dal locale e abbiamo percorso la Bet Way insieme, dopodiché Dash ha preso il volo. Io sono ancora qui, immobile con le spalle verso il vicolo, a pensare a quanto ci siamo dette. Come immaginavo, Dash si è limitata a scusarsi ma non ha la minima intenzione di cambiare idea. È anche vero che lei è un commissario e in quanto tale ha dei vincoli … forse al suo posto avrei fatto lo stesso. Diamine, che situazione complicata! Sto per andarmene quando sento dei passi alle mie spalle. Sono passi leggeri e silenziosi, e il loro rumore non è quello provocato da zoccoli. Solo una creatura a Ponyville cammina in questo modo!
“Buonasera, lady Octavia. Perché non si ferma un po’ a parlare prima di avviarsi verso casa?”. Sento il mio interlocutore sedersi su un bidone chiuso. Mi giro ma il buio non mi consente di vederlo. Non importa: so con chi sto parlando.
“Da quanto mi stai aspettando?”
“Da poco dopo l’uscita di Grifone. I miei Gufi sono corsi a dirmi quel che è successo al Jolly e ho deciso di approfittarne”. I Gufi, la più grande organizzazione di spie di Equestria. Non cade foglia senza che i Gufi lo vengano a sapere e vadano poi a riferire al loro capo, colui con cui sto parlando in questo momento.
“Poche chiacchiere: perché sei qui?”
“La nostra comune amica avrebbe piacere nel discutere con lei in privato, lady Octavia. È naturalmente al corrente della faccenda del killer e ritiene la situazione pericolosa per tutti”. Non immaginavo si sarebbe fatta avanti lei, in genere preferisce non immischiarsi in queste faccende.
“Ha idea di chi ci sia dietro, per caso? Magari qualcuno che conosce?”
“Oh no, niente affatto. E la particolarità sta proprio in questo: neanche i miei Gufi riescono a trovare informazioni. State cercando un fantasma”. Rimango allibita nel sentire quelle parole: i Gufi non avevano mai fallito prima!
“Sono felice che voglia parlare con me e voglio che le dica che mi farò viva presto. Ogni aiuto è benvenuto in questo momento. Ci tengo però a precisare che io e lei non siamo amiche, solo alleate”
“Oh, questo la intristirà molto. Vede, lei crede davvero nella vostra amicizia. E ancor di più crede in lei, lady Octavia. In lei e nelle sue capacità”
“Già, per lei è facile parlare: se ne sta nel suo laboratorio senza curarsi minimamente di Ponyville e di tutti i suoi cittadini”
“Oh, questo non è vero” risponde, mentre inizia a picchiettare gli artigli contro il coperchio del bidone “Mi creda, lei è molto interessata a quel che accade in città, per questo mi ha sempre al suo fianco. Ponivylle è per lei un’enorme scacchiera e gli abitanti sono i suoi pezzi: i civili e i criminali semplici sono rispettivamente i pedoni bianchi e neri, il commissario Dash è la regina bianca, e così via. Ma i pezzi maggiori sono naturalmente i due re: per l’esattezza lei, lady Octavia, è il re bianco e il suo avversario è il re nero”. Ma che sta dicendo? Come può pensare di semplificare tutto in questo modo? È quasi offensivo!
“E lei chi sarebbe allora?” sbotto adirata “Colei che muove i pezzi?”
Dall’ombra giunge una risata divertita: “Oh, assolutamente no: lei è una del pubblico. Vede, io la definirei come la spettatrice che osserva la partita in silenzio mentre gli altri esultano o imprecano. Potrebbe sembrare la meno interessata ma in realtà sarà la prima a sapere chi vincerà la partita e con quale mossa” È davvero convinto di quel che dice. So bene che la sua fiducia in lei è incrollabile e che non la tradirebbe mai. Almeno devo riconoscere che sono una buona squadra. Gli racconto di aver provato a convincere Dash e lui sembra soddisfatto, infine decido di chiudere la discussione. Il Signore dei Gufi salta giù dal cassonetto e mi saluta con un inchino nell’ombra: “Au revoir, lady Octavia. E venga a trovarci quando vuole: la porta per lei è sempre aperta”. Mi volta le spalle e si incammina in direzione opposta alla mia. Nel cielo risuona il verso di un uccello notturno.  
   
 
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