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Autore: marwari_    14/10/2015    0 recensioni
Cap.1: «Verrai con me, a casa. Avremo una vita intera per farla pagare a chiunque tu voglia, mia regina.»
#2 storia della serie "𝓖olden𝓗eart ғairyτale"
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '𝓖olden𝓗eart ғairyτale '
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Era ancora notte quando arrivarono al castello. Non c’era da sorprendersi, poiché Rumpelstilskin non impiegava più di pochi istanti per muoversi da un regno all’altro della foresta incantata. Cora faticava a vedere il castello nel buio che albergava in quella landa di terra, circondata da alti alberi nodosi e dalle fronde scure, agitati da un lieve vento tiepido che annunciava l’arrivo dell’estate imminente.     
Anche se non era riuscita a scorgere praticamente nulla, era sicura che quel luogo le sarebbe piaciuto anche alla luce del sole, quando i raggi avrebbero fatto scappare quella coltre di mistero in cui era avvolto.

Sorrise compiaciuta, eccitata per quella nuova avventura inaspettata che le stava cambiando la vita.. a volte aveva la brutta impressione di stare solamente sognando e, dopo questo o quell’avvenimento, di essere in procinto di svegliarsi dal più magnifico dei sogni, ritrovandosi nuovamente nella vecchia casa malandata a dormire su sacchi di iuta riempiti di paglia. Eppure no, non era così: quel cavaliere dalla pelle lucente era venuta a salvarla e non solo era riuscita a scampare la morte, era riuscita a trovare il lieto fine che, pensava, non aveva diritto nemmeno ad aspettare; Rumpelstilskin le aveva offerto la vita, le aveva offerto la magia, le aveva offerto il potere e infine le aveva offerto l’amore. Lei aveva preso tutto senza esitazione.

«Benvenuta a casa, mia regina.» esclamò con voce acuta lui, distogliendola dai suoi pensieri. Aveva un’aria spavalda, orgogliosa e quel suo sorriso divertito era il segno lampante che l’espressione sbalordita e confusa di lei fosse proprio quello che attendesse. Aveva aperto le braccia di colpo, senza toccare nessuna delle due massicce porte di legno e come a voler mimare il suo movimento, entrambe le imposte si aprirono all’istante, rivelando l’ampio corridoio dalle pareti decorare, l’enorme tappeto rosso scuro e ornato d’oro e mille altri oggetti tra mobilia e vasi e statue i cui contorni indefiniti rilucevano ai raggi della luna.

Le permise di entrare per prima, inchinandosi – forse eccessivamente – a lato di una delle due porte dell’ingresso; quando fu il momento giusto, ripeté il movimento al contrario, riavvicinando le braccia e chiudendo i pugni e il portone si sigillò con un sordo rumore metallico. Cora era senza parole e trasalì quando, ad uno schiocco di dita, gli enormi lampadari che sostenevano file e file di candele, si accesero l’uno dopo l’altro, illuminando l’intera stanza

«E’ di tuo gradimento?» era una chiara domanda retorica, e la sua voce canzonatoria lo sottolineava solamente. Rumpelstilskin s avvicinò baldanzoso alle sue spalle, la mani dietro la schiena e le labbra accanto al suo orecchio «E’ molto meglio di quello del re salmone e principe totano.» spalancò gli occhi e la fissò per alcuni istanti facendola ridere e girare verso di lui «Ti darò molto più di tutto quello che avresti mai potuto desiderare.» disse poi, la voce roca ma impostata

«Lo so, mio caro Rumpel. Ma non ho scelto te per le ricchezze e le opportunità che mi offri..» gli carezzò piano la guancia, sorridendo alla sensazione appena ruvida della sua pelle sotto al palmo «Ho scelto di venire con te perché siamo più simili di quanto noi stessi vogliamo credere.» lui imitò il suo sorriso, poi annuì piano

«Hai ragione. Ma la mia maledizione gioverà ad entrambi..» gli rivolse un sorriso soddisfatto e mosse piano le mani, trasformando il mantello perlaceo di Cora in un sottile abito di velluto blu; lei ridacchiò e scosse la testa

«Ma la tua non è affatto una maledizione.» lo pensava davvero. Chi avrebbe mai osato sfidarlo? Chi aveva mai avuto il coraggio di pronunciare il nome del Dark One senza temerne le conseguenze? Con i poteri di quella che tutti consideravano una maledizione, poteva plasmare reami interi, eppure non lo faceva, poteva far perire migliaia di persone, nemiche e amiche, con un solo schiocco di dita, eppure non lo faceva.. lui voleva solamente essere rispettato per tutte le volte che non lo era stato. Da chi andavano se non da lui, per un aiuto magico? Perché era conosciuto in ogni angolo del reame e il suo nome era stato sussurrato dalle labbra di uomini e creature di addirittura altri mondi? Con quel potere avrebbe potuto fare tutto, eppure si limitava a curare gli interessi di quelli che chiedevano aiuto e i suoi.. e tutto per vivere serenamente e soddisfacentemente il futuro. Non era un mostro, anzi, agli occhi di Cora stava agendo una nobile causa, una battaglia che tutti avrebbero condotto, se si fossero trovati nei suoi stessi panni. Lui era rispettato e occupava un posto di prestigio in praticamente tutte le vite degli abitanti del regno.. senza di lui, probabilmente, non ci sarebbe nemmeno stato un reame in cui vivere.      
Ogni singola casa, albero o castello con i loro re e sudditi, erano in piedi grazie a lui.. quale appagamento doveva regalare un tale merito? Nessuno lo aveva mai capito, naturalmente, eppure Rumpelstilskin lo sapeva, sapeva di avere in mano il potere, e lo usava quando più gli faceva comodo. Gioiva in silenzio. Quella era la sua forza: era consapevole di tutto e gongolava da solo.              
O, almeno, lo aveva fatto fino a quel momento.      
Perché si fosse innamorato proprio di lei, questo non lo sapeva. Ma forse la risposta era più semplice di quello che poteva immaginarsi: probabilmente, il fatto che fosse diventato il mago più potente e oscuro di tutti, non aveva annullato del tutto la sua parte umana, forse doveva condividere la sua vita con qualcuno, i suoi successi o i suoi fallimenti, doveva condividere la sua vita e Cora, forse, era l’unica persona che lo aveva visto con occhi diversi; avevano avuto un destino simile, in fondo, e avrebbero avuto un futuro altrettanto simile insieme.

«Non lo è?» chiese lui con un filo di voce, il sorriso dipinto sulle labbra. Lei scosse la testa

«No.» gli circondò il collo con le braccia e si avvicinò per baciarlo. Pochi millimetri prima che le loro labbra si incontrassero, sentì Cora saltargli via dalle braccia; aprì gli occhi infastidito e la guardò a lungo, il naso arricciato

«Un topo! Non l’hai visto?» i suoi occhi cercavano assiduamente sul pavimento, lui ridacchiò divertito senza dire nulla «Questo posto è un disastro.» concluse lei osservando meglio l’ambiente: non c’era oggetto, fatta eccezione di una porzione del tavolo, la poltrona e il filatoio, che non fosse ricoperto da uno spesso strato di polvere «Di’ la verità, cercavi una cameriera..» nella sua voce c’era ironia, ma lui sembrò contrariato da quella frase

«Nah.» rispose seccamente. «Mi piace così. Quelli che entrano senza invito pensano che sia disabitato. Li faccio spaventare volentieri. E’ lugubre: si addice alla mia personalità.» concluse con voce squillante, lei gli sventolò la mano sotto al naso

«Storie.» gli diede le spalle, lui la osservò perplesso: avrebbe mai visto il giorno in cui Cora non lo avrebbe contraddetto? «Hai la magia dalla tua parte, no?» alzò le braccia e mosse velocemente le dita «Rimetti in ordine questo posto..» si girò e prima che lui potesse sgridarla, lo guardò fisso, rivolgendogli un dolce sorriso. Rumpelstilskin aggrottò le sopracciglia

«Bene.» rispose infine, alzando poi l’indice «Domattina.» le sfiorò il naso involontariamente e chiuse il pungo imbarazzato, lei non si scompose

«Deal.» Cora gli sorrise con aria trionfante e lo baciò fugacemente. Lui si mostrò seccato e infastidito mentre le indicava le imponenti scalinate e le mostrava la casa, in realtà era felice che qualcuno fosse in grado di tenergli testa. Era stata la prima e sarebbe stata l’unica. E poi aveva maltrattato quell’enorme castello troppo a lungo. Gli dava un senso di pace il pensiero che l’indomani mattina, con il sole, si sarebbe risvegliato anche la dimora più bella di tutti i regni che aveva visitato fino ad allora. Lo avrebbe fatto per lei e per lei soltanto e lo rendeva immensamente felice.

   
 
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