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Autore: Deliquium    14/10/2015    4 recensioni
«Quindi, fammi capire...» tornò a massaggiarsi il mento e a camminare. «Adesso sei nella fase: Non me la dò più a gambe e le prendo di santa ragione?»
«Ma non mi limito a prenderle...» si difese Shura. «E poi... è perché sono più piccolo.»
«Quindi vai ad infastidire la gente più grande? Molto astuto da parte tua.»
«Se voi mi insegnaste a combattere forse non tornerei a casa con una faccia che sembra una melanzana!»
Storia di come il Saint di Capricorn scoprì di avere una spada nel braccio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Sincretismo'
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Los Sanfermines

 

[ Irata ]

 

Leoš camminava come se avesse i diavoli alle calcagna. E lui non ce la faceva proprio a tenere il suo passo. C'era una differenza d'altezza che non era possibile ignorare.
L'uomo si fermò davanti alla biforcazione del sentiero.
Shura si guardò attorno. Le mani appoggiate sulle ginocchia per riprendere fiato. Gli alberi lo circondavano.
Forse questa volta inizierà a insegnarmi qualcosa, pensò, mentre raddrizzava la schiena.
Trasse un lungo respiro. L'aria aveva un odore di … pulito. Non gli veniva in mente nessun'altra parola, ma era quella la sensazione che stava provando.
I raggi del sole filtravano dalle fronde degli alberi, cadendo sull'erba come macchie di luce. Di tanto in tanto, il cinguettio di un uccello o il fruscio di un animale che fuggiva nel sottobosco, spezzava la quiete.
Leoš imboccò una delle due svolte e riprese a camminare con il suo passo sostenuto.
Era un uomo alto, Leoš. E magro. Assomigliava a … una betulla. Scosse con forza la testa.
Tutti questi alberi, mi fanno pensare a cose strane.
Non sapeva da quanto tempo stessero camminando. Là, in mezzo alla selva di Irata il tempo sembrava scorrere su binari diversi. Shura ne era affascinato e allo stesso tempo intimorito.
La foresta stava diventando sempre più fitta. La luce del sole faticava adesso ad entrare e vi erano degli angoli d'ombra che attiravano gli sguardi.
Non mi ha ancora insegnato niente. È il mio Maestro. Dovrebbe fare di me un Cavaliere d'Oro, ma non sa far altro che andare a divertirsi.
Era come se avesse un pugno nella pancia che premesse per far uscire quello che teneva dentro come un grido che avrebbe strappato le cortecce degli alberi, fatto volare via tutte le foglie.
«Finalmente.»
Corse in avanti. Il bosco diradava verso una piccola radura, circondata dagli alberi.
Leoš entrò in quello spazio vuoto.
«Non si trovano spesso, sai. Devono essere cerchi perfetti. Sai per la questione del tempio. Vedi?» sollevò il braccio «Gli alberi sono le colonne. E questo è il nostro tempio.»
Shura guardò gli alberi, poi Leos, poi di nuovo gli alberi e la radura tra di loro, il cielo che di colpo era comparso sopra le loro teste.
Leoš si sedette a terra.
«Vieni,» gli disse, battendo la mano sull'erba. «Nelle foreste boeme, quando ti lasci alle spalle Praga, di templi naturali se ne trovano molti. La mia gente li conosce molto bene. Per noi sono importanti.»
Shura, a una certa distanza da Leoš, si era portato le ginocchia al petto, mentre lo ascoltava raccontare cose che non riusciva a capire.
Ma non disse nulla. Rimase lì, immobile a fissare quell'uomo che ad un tratto gli era parso diverso.
Shura sapeva che Leoš non era di queste parti. Parlava bene il castigliano, ma il suo accento era terribile. Ogni sua parola era una stilettata. Ma nonostante ciò, la gente lo amava. Specialmente le donne.
«Che cosa provi, Asura?»
«Eh?»
«Adesso che hai camminato in mezzo ad Irata. Che sei qui.»
Shura aggrottò le sopracciglia.
Era un tranello?
Doveva essere un tranello!
Doveva pensarci bene. Dare una risposta intelligente. Forse da questo dipendeva l'inizio del suo addestramento.
Si guardò attorno. Gli alberi-colonna, la volta azzurra. Una nuvola.
«E' tranquillo.» disse, maledicendosi per essersi appena bruciato la sua occasione con una banalità.
L'uomo sorrise.
«Sì, è vero è tranquillo. Come ogni tempio. C'è pace in loro, e silenzio.»
S'interruppe. Gli occhi bassi, le sopracciglia increspate da un pensiero che forse gli era venuto, forse non doveva condividere.
«Maestro?»
Non poteva più aspettare.
«Sì, Asura. Dimmi.»
«Perché non ...» s'interruppe. Adesso che aveva preso l'iniziativa, si sentiva insicuro. E se si fosse arrabbiato? E se... «mi addestrate ad essere il Cavaliere del Capricorno?»
Strinse i denti. La sua bocca si era mossa prima che lui potesse fermarla.
Leoš sembrò quasi sorpreso.
Ecco, adesso si arrabbia.
L'uomo si alzò in piedi.
«Ogni cosa a suo tempo, Asura.»
Shura si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Non era arrabbiato. Non l'avrebbe mandato via.
«Ce ne stiamo andando?» chiese, raggiungendolo all'imboccatura del silenzio.
«Per oggi, sì. Il tuo cuore non è ancora pronto.»
Shura corse per affiancare il Maestro.
«Vedi, Asura, ci sono verità che sono dentro di noi, e noi non possiamo far altro che aspettare che loro vengano fuori.»
«E se non venissero? Non faremmo prima se voi me la diceste questa verità?»
Leoš scoppiò a ridere.
«No, Asura. Non funziona così. Non la puoi ascoltare con le orecchie, ma devi sentirla con il sangue, con la carne, le ossa. Deve venire da te.»
Bene! Forse avrebbe sentito che non era affatto destinato a diventare Saint di Capricorn. Forse, un giorno si sarebbe svegliato e avrebbe salutato Leoš.
Grazie di tutto, arrivederci.
Leoš un giorno gli aveva dato un libro. Era un grosso libro. Sembrava molto vecchio.
«Che cos'è?» gli aveva chiesto, sollevando lo sguardo dalla copertina.
«Sono gli Annali del Capricorno, Asura. La storia di chi ti ha preceduto. O forse dovrei dire, la storia delle tue precedenti vite.»
Lui aveva aperto il libro e aveva girato febbrilmente le pagine, fino a raggiungere l'ultima. 1793.
Aveva alzato di scatto la testa.
«E' scritto in greco.» aveva esclamato.
«Lo conosci il greco, no?»
Certo che lo conosceva. Era stato Frate Pedro ad insegnarglielo, insieme al latino e al francese e allo spagnolo che già parlava in quell'enclave catalana che era il piccolo monastero.
«Un giorno ti sarà utile.» gli aveva detto.
Era tornato a fissare la pagina.
1793. Diciassette luglio. El Cid di Capricorn muore nell'adempimento del suo dovere, durante lo scontro con il dio Oniro.
«Tutto qui?»
«Sì. Non vengono mai usate troppe parole per descrivere la morte di un Cavaliere.»
Perché?
Shura si era morso le labbra.
Perché non usare tutte le parole del mondo, per raccontare la sua morte. La mia …
Aveva serrato le palpebre, cacciando indietro le lacrime.
«E' della vita, Asura, che ti devi curare, non della morte. El Cid fu un valoroso combattente. Uno dei fedelissimi di Atena. Impara a conoscerlo, e a conoscere tutti coloro che l'hanno preceduto.» Shura aveva girato le pagine, tornando all'inizio.
Anno milleduecento...
«Perché non c'è nulla prima? E' troppo... dovrebbe...»
Che stupido. Forse c'era un altro volume.
«Perché la storia comincia da lì.»
«E prima, Maestro?»
«Prima? Prima non c'era nulla.»

Leoš non aveva voluto approfondire l'argomento e Shura non aveva insistito. Aveva letto gli Annali del Capricorno in una giornata, nonostante alcuni eventi fossero narrati minuziosamente. Ma erano incompleti. Nessun accenno alla sua forza, alle sue vere capacità, alla manifestazione del Cosmo. Niente.
Leoš gli aveva spiegato che esistevano tabù. Cose che non potevano essere scritte. Una di queste erano i colpi dei Saint.
E chissà cos'altro, aveva pensato.


Note dell'autrice: l'idea degli Annali mi è venuta mentre stavo leggendo un saggio su Camden e ciò presuppone l'esistenza di figure simili a storici che registrano i fatti riguardanti il Santuario. Gli Annali sono molto brevi, più che altro: sequenze di fatti cronologiche.
Sincretismo si discosta un po' - tanto - dagli eventi canon del manga, soprattutto per quanto riguarda il periodo antecedente alla penultima Guerra Santa. Prima di questa, infatti, io prevedo sostanzialmente tre Guerre Sante: quella del 1500 circa, contro Hades; quella del 1200; quella del V secolo a.C. contro Hades e Ares. Comunque, visto che la Guerra del 1200 ha una storia tutta sua, io mi fermo.

Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.

   
 
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