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Autore: Toms98    14/10/2015    1 recensioni
Quante possibilità ci sono per la popolazione umana di salvarsi dai pericoli di questo mondo? Isis, pandemie, guerre, minacce nucleari: c'è veramente qualcuno che può salvare l'umanità da tutto questo? Forse nessun uomo può farlo, ma non c'è nessun'altro? Il colonnello McRonald è stato incaricato dal governo degli Stati Uniti di ricercare uomini con capacita al limite del normale. Ne uscirà fuori un team composto da un pugile-cavia da laboratorio russo, un'apprendista ninja, un giovane con un bordone "magico", un genio con un tumore al cervello e un assassino. Ma basteranno tutti loro, guidati dal colonnello e dalla rossa Lauren, nel loro arduo compito?
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- La domanda è un’altra, signore - disse la rossa trentenne - Accetteranno di unirsi a noi? -
- Ne sono certo. All’inizio ci odieranno, odieranno il mondo, odieranno chiunque dovranno difendere. Poi capiranno che è nel loro destino, dobbiamo solo aiutarli. -
- Signore - aggiunse infine Lauren - Forse corre troppo -
- Perché? -
- Dovremmo prima fare di modo che non odino quello che sono diventati -
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chaotic'
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CAPITOLO 8- A volte ritornano
Spazio aereo internazionale
Marco e Lauren erano gli unici con cui Shawn aveva contatti. Gli altri erano tutti impegnati con altri lavori. Alfred stava analizzando con Donald i vari indizi che avevano, mentre Igor e Jeshi avevano gli occhi incollati su tutte le telecamere della sede in attesa di trovare la spia. Maximilian era al comando del jet, con la sola compagnia di una tazza fumante di caffè. Angie dormiva nel letto di Marco, ancora non abituatasi al jet lag.
<< Tu che hai scoperto? >> chiese Lauren. << Niente. Per ora possiamo solo sperare che nessuno vi dia l’ordine di spararmi a vista. >> rispose Shawn. Marco masticava nervosamente una matita, mentre una grande mappa si allungava lungo tutto il tavolo. << Prima Giordania, poi Repubblica Ceca, poi Cina... sembra aver scelto le nazioni più scollegate tra loro. >> pensò osservando la cartina, mentre Alfred analizzava attentamente i rapporti delle varie missioni passate. Lauren osservava la mappa spremendosi le meningi. In Giordania si potevano facilmente trovare esplosivi e armi da fuoco, il padre di Angie era maestro della corruzione, Sahiko era un mafioso. Sarebbe bastato un traffico di droga e lui avrebbe potuto rappresentare il perfetto boss malavitoso internazionale con tanto di esercito e profitti da multinazionale.
<< Marco... potrebbe essere coinvolto in affari di droga? >> chiese la rossa. << Penso proprio di no, dal momento che ciò non spiegherebbe perché usarci. Deve esserci qualcosa di più. Ciò non nega che abbia anche della droga tra le mani, ma non risolverebbe il problema >> rispose Marco, mentre Igor e Alfred storcevano il naso. << Marco! Lauren! >> disse Alfred, facendo cenno ai due di avvicinarsi << Qualcuno deve aver eliminato dei file, perché non troviamo più il telegramma di cui ha parlato Igor. >>
<< Magari la talpa che ha scoperto Shawn! >> disse Lauren, mentre Marco prendeva il controllo della postazione di accesso. Gli archivi governativi erano la cosa più pericolosa del mondo, e quindi la più sicura, ma lui faceva parte del governo, perciò era avvantaggiato. Uno o due minuti per hackerare il sistema prima che scatti l’allarme. << Posso recuperare parte del file eliminato, ma voi dovete darmi una mano. >> disse premendo freneticamente i tasti della tastiera. Lauren ed Alfred annuirono. << Tu alla mia postazione, devi entrare nel sito del programma nucleare ed installare un virus. Sarà bloccato subito, ma almeno ci farà guadagnare tempo >> disse indicando Alfred, poi passò alla giovane << Tu vai alla postazione principale ed entra nell’elenco dei dipendenti, da lì osserva qual è la talpa ed infiltrati nel suo computer. Dobbiamo avere più informazioni possibili. >>
Mancava circa un minuto di tempo prima dell’attivazione dell’antivirus e i tre erano ultra concentrati sul loro compito. Nel frattempo Donald era andato in cabina di pilotaggio a comunicare le novità a Bonesbreaker.
<< Trovato! >> esclamò Marco. Alfred disattivò subito il virus e corse dal ragazzo. Lauren non aveva trovato ancora il nome della spia, ma abbandonò le ricerche e si unì ai due. Una barra di download si apriva davanti ai loro occhi, ma procedeva molto lentamente. Troppo, per il tempo che avevano a disposizione. Un piccolo timer si aprì in alto a sinistra. Segnava che mancavano meno di 30 secondi. Nella stanza, anche gli altri membri della squadra fissavano attentamente lo schermo. La barra di caricamento era riempita per un terzo quando il timer segnalò che erano rimasti appena venti secondi. Lauren si morse il labbro. A quella velocità non ci sarebbero mai riusciti. << Prova a velocizzare il download! >>
<< Grazie al cazzo, se fosse possibile non pensi che lo avrei già fatto? >> rispose Marco. Igor si avvicinò, osservando attentamente il computer. Mancavano dieci secondi e non avevano ricevuto neanche metà del file. << Merda, di questo passo non ce la faremo mai! >> esclamò Alfred. In quel momento il computer si spense, nello stupore generale. Senza che nessuno potesse dire niente, apparve una schermata nera, con una barra verde che lampeggiava verticalmente in alto a sinistra. << Non è possibile, mancavano ancora dieci secondi. >>
In quel momento la barra si mosse, lasciando dietro di se una scia di lettere, anche loro verdi.
So cosa cercate e posso aiutarvi. Vediamoci poco fuori San Pietroburgo.
Marco subito provò ad intromettersi nella conversazione. Ci riuscì quando una barra rossa, identica a quella verde, apparve sul lato opposto a quella verde, poco sotto la scritta.
Chi sei?
<< Chiunque sia, dobbiamo stare attenti a fidarci del primo che capita, Marco. >> fece notare Alfred, mentre Donald usciva dalla cabina, osservando attentamente la risposta che si stava componendo.
Il mio nome e il mio ruolo dovranno rimanere segreti. Chiedete a Igor Romanoff per avere le prove che sono affidabile.
Tutti si voltarono verso il gigante. C’era qualcosa in quella frase che gli ricordava qualcosa, ma non gli veniva in mente. Si limitò quindi ad alzare le spalle. Marco si voltò e ricominciò a scrivere sulla tastiera.
Lui non si ricorda di te, purtroppo. Vuoi darci altri indizi?
La risposta non tardò ad arrivare.
Non me lo ricordavo così stupido. Ditegli semplicemente che sono viva, lui capirà.
<< Possiamo fidarci! >> esclamò lui senza neanche finire di leggere. Solo una persona aveva usato quella frase prima d’ora, e non serviva finire di leggere per capire chi era dall’altra parte. Il suo angelo custode, la sua salvezza. Non sapeva come si chiamasse, non glielo aveva mai detto, ma ricordava a memoria il suo nome in codice: Boulevard.
<< Abbiamo novità? >> chiese Angelique sbadigliando, non appena entrò nel campo visivo del resto della squadra. << Sì, ci stiamo dirigendo verso San Pietroburgo. Riteniamo che possa esserci qualcosa di collegato a Lord WarFighter >> disse Marco, mentre afferrava saldamente il suo bordone. << C’è solo un piccolo problema! >> disse Alfred, guardando il radar << Stiamo sorvolando la città ora, prima di riuscire ad atterrare passerà almeno un’ora in cui gireremo in tondo per trovare un posto dove atterrare. >>
<< Abbiamo dei paracadute? >> chiese Lauren. Donald pensò un attimo, poi rispose: << Gli ultimi li abbiamo usati nella gara di caduta libera. Ne è rimasto solo uno... >>
<< Gara di... O mio Dio, Don, una fottuta gara di caduta libera. Ci scommetto le palle che è stata un’idea di Marco! >> disse Maximilian, appena entrato nella stanza. McRonald non rispose, ma si limitò ad annuire. << Uno può bastare! >> disse Marco, mentre Lauren si infilava lo zainetto che le avrebbe salvato la vita. << Andremmo prima in tre, poi si uniranno gli altri. >> disse la ragazza. << Tre? >> chiese Angie, mentre Marco apriva il portellone posteriore << Come si fa con un solo paracadute? >>
Lauren e Marco si avvicinarono al bordo. << Lei ha il paracadute, io posso frenare la caduta. >>
<< E il terzo? >> chiese la ragazza avvicinandosi ai due.
<< Dipende... Cos’hai tu? >> chiese Marco, e senza aspettare la risposta spinse la ragazza giù dal bordo.
Tutti lo guardarono stralunati, tranne Lauren. << Chi la salva per prima? >> chiese lei. << Ovviamente io! >> rispose lui. Detto ciò si buttarono a capofitto verso la ragazza.
<< Sono i peggiori agenti che abbia mai avuto! >> esclamò Bonesbreaker, poi chiese: << Dov’è che dobbiamo atterrare? >>
Miami, USA
<< Si sono buttati dall’aereo? >> chiese Shawn, fermandosi dopo la lunga corsa. << Sì, a quanto pare non gliene importa molto se solo uno ha il paracadute >> rispose Jeshi dall’altoparlante. “Mh, penso che mi piaceranno” disse nella sua testa Aracnus. “Oh, li adorerai, sono la squadra più forte di tutto il mondo” rispose mentalmente Shawn. Il demone sembrava quasi ridacchiare nella propria testa. << Dove hai detto che devono trovarsi? >> chiese il ragazzo. Jeshi provò a parlare, ma fu surclassata dalle grida di Maximilian: << E’ inammissibile! Sappiate che io non farò parte di questa missione! >>
<< Cos’ha Bonesbreaker? >> chiese Shawn, ma a quanto sentiva dai rumori della cornetta, il cellulare non era più nelle mani della ragazza. Suoni di lotta uscivano in lontananza dal dispositivo elettronico. << Okay, stammi bene a sentire! >> disse Maximilian, impossessatosi del telefonino << Lauren, Marco e Angie si sono appena paracadutati alle porte di San Pietroburgo. Penso che vogliano fare un’uscita a quattro, quindi manchi tu. Ciò significa che io non posso partecipare alla missione perché devo venirti a prendere. Il caso è chiuso! >>. Più che parlare al povero ragazzo, sembrava che il generale stesse convincendo qualcun altro. << Smettila di comportarti come un bambino! >> lo sgridò Donald.
<< Non è un comportamento da bambino! >> esclamò Maximilian << Questa è una cosa completamente giustificata! Completamente normale! >>
<< Comunque non mi serve il suo passaggio, signore! >> disse stizzito Shawn, cercando di riportare il discorso su quello che dovevano fare. Informarlo sulla missione. << Sarò alle porte di San Pietroburgo in men che non si dica. >>
<< E come pensi di fare? Va’, stai fermo che vengo a prenderti >> disse Maximilian.
<< Lei parcheggi, ci vediamo lì! >>. Detto ciò chiuse la conversazione, poi contattò mentalmente Aracnus. “Dove sei?” chiese il ragazzo chiudendo gli occhi. “Sempre qui, coglione. Dove pensi che vada?” rispose ironico il demone. Shawn si scusò per essere stato stupido, poi chiese “In quanto tempo riesci a fare Miami - San Pietroburgo?”
“Siamo una cosa sola ora, usa il noi!” gli fece notare il demone.
“Okay, in quanto tempo riusciamo a fare Miami - San Pietroburgo?”
“Io ci riesco in dieci secondi, tu penso in dieci millenni” scherzò lo spirito.
“Ti credi simpatico?” chiese ironico il ragazzo “Quando posso partire?“.
“Quando vuoi inizio il countdown” rispose Aracnus.
Shawn aprì gli occhi, scaldò i muscoli delle gambe e partì. “Dieci” sentì nella sua testa, mentre il mare di Miami correva sotto i suoi piedi e le grida spaventate dei bagnanti scivolavano come acqua sul suo corpo.
“Nove”
“Otto”
“Sette”
“Sei”
Periferia di San Pietroburgo, Russia
“Cinque, quattro, tre, due e... uno” concluse la vocina mentale nella testa di Shawn “La ditta Shawn & Aracnus Transports è lieta di annunciare la conclusione della tratta Miami - San Pietroburgo. Vi auguriamo un buon proseguimento del vostro viaggio e vi ringraziamo per aver corso con noi. A presto”
<< Ora tutto sta nel trovarli >> annotò ad alta voce il ragazzo. Vide in lontananza un gruppetto di tre persone. Nessuno di loro sembrava Marco o Lauren, ma decise comunque di avvicinarsi. I tre erano chiaramente dei russi. Uno era accucciato a controllare i dati su di un tablet. Neanche alzò lo sguardo per osservarlo arrivare. Davanti a lui c’erano invece un uomo e una donna. Questa prese parola e si presentò come il capo di quel gruppetto. << Con chi ho il piacere di parlare? >> chiese la donna. << Agente speciale Shadowhunter, Special Operative Squad. Ora posso avere un nome e un titolo? >> chiese l’uomo.
La ragazza sbuffò leggermente, poi disse: << Boulevard, capo della cellula terroristica nota come Human Gene. Questi sono tra gli ultimi agenti che mi sono rimasti: quello lì seduto è Hacker, l’esperto di informatica, mentre questo è Runner, il nostro migliore agente sul campo. >>
Nel frattempo, Shawn vide con la coda dell’occhio Marco e Lauren correre verso di lui inseguiti da una ragazza a lui sconosciuta con la faccia visibilmente arrabbiata. << Ciao Shawn, come va? >> chiese velocemente Marco senza fermarsi, mentre Lauren si limitò a salutarlo mentre scappava. << Fermatevi, l’incontro è qui! >> disse lui, ma visto che quei due, li conosceva bene, erano più cocciuti di un asino, decise di intervenire nel più semplice dei modi. Mentre Angie passava al suo fianco, lui alzò il braccio e la fece cadere a terra. << Ma che cazzo ti prende?! >> esclamò lei.
<< Pardon, ma era l’unico modo per fermarvi, signorina! >> disse lui, aiutandola a rialzarsi.
I due fuggitivi si riavvicinarono il più seriamente possibile al trio della Human Gene. Dopo che ebbe illustrato i nomi dei terroristi, Shawn passò a presentare i membri della squadra: << Qui abbiamo Magic, caposquadra della S.O.S., e La Rossa, stagista della ARMED. Quella lì invece è... >>.
<< La mia ragazza! >> lo interruppe Marco. Angie però si avvicinò ai tre e strinse la mano presentandosi: << Angelique de la Croix, recluta della S.O.S. >>.
<< Strano che tu usi un vero nome invece di uno in codice... >>.
<< Chi ti dice non sia in codice? >>
La donna accennò un leggero sorriso, poi disse fredda e distaccata: << Bene! Quando pensate che arriveranno gli altri? >>.
<< Parcheggiano il jet e arrivano, non si preoccupi. Nel frattempo, sarebbe così gentile da introdurci nel suo quartier generale? >> chiese cordialmente Marco, stirando un po’ i muscoli. Boulevard annuì e li giudò verso un masso che fungeva da chiusura ad una grotta segreta. << Buongiorno capo! >> esclamò subito una giovane ragazza, l’unica oltre al medico presente in quella base. << Vedo che siete a corto di personale. >> fece notare Lauren, speranzosa di poter trovare più risorse umane in quel luogo. << Purtroppo siamo vittime del governo. Ci siamo spinti troppo verso la verità, e questa è la nostra punizione. >> rispose Boulevard. Nelle sue parole si sentiva una nota di nostalgia, nota che faceva trasparire come la ragazza fosse stata completamente o in parte colpevole della caduta del suo gruppo. Come se ne fosse stata la causa.
<< Contatto radio, signora! >> esclamò l’uomo col tablet, mentre lei presentava Junior, la giovane stagista, e il dottore, nome in codice Hospital. << Apri sul primo canale. >> rispose lei. << Parlo con Boulevard? >> chiese la voce di Jeshi dagli altoparlanti della grotta. << Sì, ma parli anche con Magic il magnifico! >> intervenne Marco. Jeshi sbuffò per l’ennesima prova di egocentrismo del ragazzo, poi disse: << Noi arriviamo lì, ma tu devi darci una mano con Bonesbreaker! >>
<< Arrivo subito... Cosa gli è successo? >> chiese preoccupato il ragazzo.
Jeshi ci mise un po’ a rispondere, come per trovare le forze, poi si fece coraggio e disse: << Max... il generale Bonesbreaker... >> un ultimo respiro prima di concludere la frase << ... ha paura della Russia! >>
Detto ciò usò tutta la forza che aveva raccolto per trattenere le risate, mentre nella grotta i suoi compagni della S.O.S., dopo un breve momento di silenzio, scoppiarono a ridere come non mai. Boulevard squadrò i quattro, poi scosse la testa e tornò al lavoro.
Explosion 711
<< Ho detto che non scendo! >> urlava Maximilian << NON SCENDO! >>. Marco era appena arrivato sul posto e quello che vide non gli pareva vero. Al jet erano rimasti solo Maximilian, Donald e ora lui. L’ultima volta che si era trovato solo con loro aveva scoperto la vera identità del padre di Jeshi, cosa doveva aspettarsi adesso? << Smettila di fare il bambino e scendi o vengo a prenderti io! >> disse arrabbiato McRonald, mentre Marco provava invano a trattenere le risate. << Senti, è una malattia riconosciuta ufficialmente, perché devi costringermi? >> chiese il generale.
<< Perché devi essere professionale! Almeno una volta nella tua vita! >> rispose il colonnello.
<< Scusate se vi interrompo, ma quale sarebbe il problema? >> chiese il ragazzo, appoggiandosi al bastone per evitare di cadere dal ridere.
<< Sono bolsenofobico, okay? >> rispose Maximilian. Marco lo guardò stranito. << Scusa, ma... cosa significa bolsenofobico? >> chiese il ragazzo. Donald prese un bel respiro, poi rispose: << Si tratta di un termine che indica chi soffre di bolsenofobia. >>
<< Ovvero?! >> chiese spazientito il ragazzo.
<< Non lo vuoi sapere veramente! >> disse l’uomo, ma vista la continua insistenza del ragazzo, si arrese e affermò: << La bolsenofobia è la paura dei comunisti! >>. Marco trattenne a stento le risate, mentre il generale provava in tutti i modi a legarsi ai sedili dell’aereo. << Scusami, ma se hai paura dei comunisti, perché non hai avuto terrore in Cina? E’ uno stato comunista anche quello! E questo non è più un paese comunista ormai! >> chiese Donald, provando a convincerlo a scendere. << Ma lì non sono mai sceso dall’aereo, qui sono costretto. E poi non venirmi a dire che Putin non è la fotocopia politica di Stalin! Quindi io scelgo di non scendere! >>
<< Per favore! >> continuò McRonald.
<< No! >> disse Maximilian. Il colonnello era al colmo dell’esasperazione nei confronti del superiore, quindi lanciò un ultimatum: << Hai presente il maggiore Johnes? Sì che lo conosci, quel rompiscatole che ci invita costantemente a tutte le feste di compleanno dei figli costringendoci a fare i clown. Se non sbaglio fra una settimana ci dovrebbe essere quello della figlia, tre anni. Quindi ti propongo un accordo: o scendi o non ti copro più con il cambio di turno. >>
<< Non lo faresti mai! >> disse lui.
<< Ne sei sicuro... >>
Base segreta della Human Gene, San Pietroburgo
<< Ti odio! >> sussurrò il generale avvicinandosi al gruppo di persone composto dai terroristi e dai suoi uomini. << Scusa per il ritardo, ma abbiamo avuto dei problemi... con... il motore! >> provò a giustificarsi Donald, mentre Junior ridacchiava. Dopo aver concluso le presentazioni, Boulevard illustrò il piano: << Vi ho contattati perché mi serve il vostro aiuto. Ho saputo che siete alla ricerca di un malvivente internazionale noto come Lord WarFighter. Si da il caso che recentemente abbia intrattenuto contatti con un gruppo di trafficanti di umani per trasportare insieme al loro carico un paio di casse contenenti oggetti di sua proprietà. >>.
<< E quindi perché avete deciso di dircelo? E poi come avete fatto a contattarci? Avete qualche microspia, virus, qualcosa per sapere come controllarci? >> chiese Alfred.
<< No, semplicemente abbiamo seguito a ritroso il percorso di questo fantomatico Lord fino a giungere alla sua corruzione nella ARMED. Da lì abbiamo hackerato i vostri file per trovare un modo per contattarvi. Mentre analizzavamo i vostri profili, abbiamo riconosciuto la foto segnaletica di Igor, quindi abbiamo capito che noi potevamo fidarci di voi e voi di noi. Per il resto, casualmente abbiamo seguito un Trojan che ci ha portato al mainframe del vostro jet. Da lì abbiamo distrutto un paio di firewall e vi abbiamo contattato sfruttando un malware. >> rispose Hacker. La squadra finse di capire quello che aveva detto, poi passarono ad analizzare il piano.
<< Ci divideremo in due squadre da quattro, più una da cinque. Hospital resterà qui a rendere supporto pronto ai feriti. Una squadra sarà composta da Shadowhunter, Hacker, Frankenstein, Don e Prof; la seconda da me, Junior, Bonesbreaker e La Rossa; infine la terza formata da Runner, Magic, Babelfish e Angelique de la Croix. Abbiamo tre obiettivi in tutto. La prima squadra si occuperà di disattivare gli allarmi, la seconda si intrufolerà fra le casse e cercherà quelle del Lord e la terza farà da diversivo. >>
<< Perfetto! Tutti d’accordo? >> chiese Don, mentre la squadra annuiva in coro. Si divisero e salirono su tre jeep, nascoste sotto dei teli mimetici.
Porto di Lomonosov, San Pietroburgo
Don seccò in un colpo solo una guardia, ferma a guardare il cielo, mentre anche il resto della squadra saliva aiutata da Igor sulla centralina. << Hai portato dei cavi? >> chiese Hacker ad Alfred, che in tutta risposta aprì uno dei suoi guanti meccanici e tirò fuori un filo elettrico che attaccò ad una presa messe vicino ad un paio di leve. Una volta attaccata, Hacker connesse il suo tablet al bracciale elettronico. << Ok, mi ricevete? Stiamo disattivando gli allarmi, potete entrare tra tre... due... uno... ora! >>
La squadra di distrazione non entrò subito in azione. Un’importantissima discussione era iniziata poco prima e stava ancora continuando. << Ti dico che ce la faccio io! >> disse Marco a Jeshi. La ragazza scosse violentemente la testa, dicendo: << Non ti credere chissà chi! Sai benissimo che sarò io! >>. Angie da dietro ridacchiava, esprimendo disappunto. << Sapete tutti che la fortuna è dalla mia parte! >> aggiunse. In tutto ciò, Runner, che non aveva capito l’inizio del discorso e a cui non importava nemmeno, continuava a sbuffare. << Ci sbrighiamo? >> chiese con una nota di rabbia l’agente russo. << Solo un momento! >> dissero i tre in coro. Si avvicinarono alla porta. Runner e Angie si misero ai lati mentre Jeshi incoccò una freccia. Marco preparò il bordone e la spaccò generando un’onda d’urto. Nel giro di un paio di secondi tutti e quattro erano entrati, ma la differenza dell’addestramento e dell’atteggiamento si mostrò subito, infatti mentre Runner cercò subito un punto di riparo, il trio della S.O.S. rimase in piedi, protetto dallo scudo di aria compatta di Magic, e cominciò a colpire tutto ciò che si muoveva. << Preso! >> strillò Angelique colpendo con una delle sue due pistole un uomo su un parapetto, che cadde esattamente sopra il cadavere bruciato da una sfera di fuoco del giovane. Un povero scagnozzo non ebbe il tempo di vedere quello che era successo che una freccia gli trapassò l’occhio e si conficcò nel cervello.
<< Non state rispettando il piano! >> fece notare Runner. Marco lo guardò alzando il sopracciglio. << Noi non abbiamo un piano! Noi agiamo e basta! >> specificò il ragazzo, alzando un muro di pietre contro cui andò a sbattere un uomo, che provava a fuggire da morte certa, mentre Angie si avvicinava puntandogli una pistola alla fronte. << Okay, ti spiego brevemente quello che dobbiamo fare ora. Ci serve sapere dove si trova il container di Lord WarFighter! >> disse la ragazza, in russo, accucciandosi vicino all’uomo. Questi rimase come paralizzato per almeno dieci secondi, poi farfugliò qualcosa in russo su una qualche nave in partenza dal terzo molo. << Non è compito nostro scoprire dove si trova la nave! >> puntualizzò Runner << Se avete intenzione di fare come vi pare a me sta bene, ma almeno non mettete a rischio il piano >>.
<< Uff, Runner ti abbiamo già detto che non abbiamo un piano! >> controbatté Jeshi.
<< Cosa pensate di fare adesso? >> chiese l’agente russo. << La nave è al molo tre? Allora noi facciamo casino al molo uno. >> propose Angelique, ricaricando le sue due magnum. La giapponese annuì, mentre Marco impostava la quadripistola su “dardi esplosivi”. << Mi sentite? >> chiese alla ricetrasmittente il ragazzo.
<< Forte e chiaro! >> rispose dall’altra parte Maximilian.
<< Potete intervenire! Il container è al molo tre, noi faremo rumore all’uno. Don, se vuoi unirti a noi sei ben accetto. >> concluse Magic, e a risposta affermativa del colonnello, puntò la pistola al cielo, lasciò partire un colpo che esplose qualche istante dopo e urlò: << Un attimo di attenzione! A tutti i brutti ceffi del molo, scaricatori di porto compresi! Siamo venuti a farvi il culo! Siete pregati di provare ad ucciderci! Se ci riuscirete... >>
Appena ebbero la localizzazione esatta, Junior fu la prima a partire, seguita da Lauren e Boulevard. Max, ancora titubante, le copriva con una pistola. << Allora, come lavorate in America? Cioè seguite i piani o improvvisate? >> chiese Junior, voltando l’angolo. La risposta di Lauren non si fece attendere: << Principalmente improvvisiamo di seguire un piano dettagliato. Anche se questa volta stiamo decisamente improvvisando. >> Maximilian fece una smorfia. A suo parere, significava ammettere di essere inferiori in questo ai comunisti, cosa che lui non avrebbe mai ammesso. << Devo ammettere che non avevo ancora conosciuto un americano spaventato dai russi. >> affermò Boulevard << So che esistete e siete tanti, ma non sapevo foste così patologici! >>
<< Già, neanche io lo pensavo... >> controbatté lui sfoderando un finto sorriso << Eppure guardaci ora! Americani e com... e russi che lavorano fianco a fianco per salvare il resto del mondo. Molto divertente. >>
<< Senti, è troppo chiederti perché ce l’hai così tanto con la nostra Nazione? >>
<< Non ce l’ho con voi, ce l’ho con i comunisti. L’odio per la vostra Nazione è trasversale... >>.
<< Capisco che non ti vada giù la storia di Cuba, magari preferiresti fosse ancora uno stato americano per andarci in vacanza senza essere “derubato da marxisti”, ma cerca di capire che noi russi medi non abbiamo colpa di niente! Quindi evita di tirare fuori Hanoi e Pyongyang e affronta la verità! Non mangiamo veramente i bambini! >> concluse la lunga discussione il capo dei terroristi. Maximilian la prese e la sbatté contro il muro. << Non credere che vi detesti per delle vittorie o delle sconfitte. Sappi che avevo una squadra. Erano i migliori che il mondo potesse avere, la chiamavano Squadra Omega. Sappi che se quella squadra ha perso, è stato per colpa di qualche comunista. Sì, odio i comunisti, ma lo faresti anche tu se sapessi quello che è successo! >> detto ciò la stacco dal muro, fra lo stupore delle due sottoposte, le quali li guardavano come fossero impazziti. << Junior, per sicurezza avresti dovuto puntargli la pistola contro. >> fece notare con calma Boulevard. << La Rossa, per sicurezza avresti dovuto farlo anche tu. >> aggiunse l’uomo. Come se fossero controllate, entrambe le ragazze tirarono fuori la loro arma all’unisono e in perfetta sincronia mirarono al generale. Questi fece un bel respiro, poi afferrò delicatamente la pistola della stagista e la spostò a mirare alla testa della controparte russa. << I giovani! >> sbuffò lui, poi fece notare che erano ormai arrivati.
Si intrufolarono nella nave alla ricerca del misterioso container. Due da una parte, due dall’altra. Le stagiste furono mandate insieme, ma invece di preoccuparsi iniziarono a chiacchierare.
<< Quindi tu sei una stagista? >> chiese la giovane ispezionando una bolla di imbarco di un container.
<< Già! >> rispose Lauren controllandone un’altra lì vicino.
<< E da quanto? Sei mesi? >> continuò a chiedere curiosa la ragazza.
<< Quattro anni... >> concluse La Rossa, mentre Junior tratteneva le risate.
Dopo un paio di ore di ricerca, Lauren trovò un container firmato dal Lord. In men che non si dica, il generale Thomson era arrivato sul posto, seguito dal resto della S.O.S. e Boulevard. Con l’aiuto di Aracnus, Shawn sfondò la serratura principale ed entrò. << Sono... casse! Semplici casse piene di imballaggi! >> fece notare il ragazzo, ma una voce nella sua testolina, la “sua” voce, gli diceva: “Percepisco qualcos’altro. Componenti elettroniche. Chip. O roba simile”. Shawn frugò più in profondità e trovò quello a cui il suo simbionte si riferiva, un paio di circuiti di silicio e oro collegati da una miriade di fili di rame. Marco sparò una ricetrasmittente su ognuna delle quattro casse presenti sul container mentre Alfred cercava di intuire il funzionamento del dispositivo. In quel momento un missile colpì il container.
Shawn fu ovviamente il primo ad alzarsi dall’onda d’urto e, quasi alla cieca, si lanciò contro un uomo che svettava poco fuori dal buco. La seconda ad alzarsi fu Lauren, la più lontana dall’esplosione, che vedendo il ragazzo scagliarsi contro il presunto pericolo, si diresse barcollando verso tutti coloro che invece erano ancora a terra. Marco ed Angie erano svenuti. Un sottile rivolo di sangue usciva dalla tempia della ragazza, mentre il braccio del ragazzo, e forse non solo quello, era livido e visibilmente rotto. Erano i due più vicini all’esplosione. Si avvicinò a controllare il battito della ragazza, forse dei due la messa peggio. Igor dietro si stava alzando, mentre Boulevard non si era ancora messa a sedere che già cercava gli occhi del connazionale. Alfred, Jeshi, Don e Max non si erano ancora alzati, ma muovevano la testa denotando un trauma cranico non troppo serio. << Forza, in piedi! >> continuava a dire la ragazza ai due rimasti a terra. Angelique aveva un battito debolissimo, quello di Marco neanche si sentiva. Il terrore lo assalì tanto che cominciò un massaggio cardiaco sul corpo del ragazzo. << Marco... >> sussurrò Angie, ancora sotto shock mentre provava ad aprire gli occhi. Il ragazzo, alla terza serie di colpi della rossa sul suo torace, rispose tossendo. Dopo neanche una decina di minuti erano tutti in piedi, malandati e doloranti, ad osservare Shawn. L’uomo lì fuori, probabilmente la causa dell’esplosione, li osservava con disprezzo dietro una maschera bianca con intarsi rosso scuro. << Complimenti! >> disse con una voce roca e bassa << Avete quasi rovinato un carico di ottima merce. >>
<< Chi cazzo ti credi di essere, eh? >> chiese Marco, reggendosi ad un lato dello squarcio con una mano cinta al busto. Angie era ora seduta, non riusciva a parlare bene per il colpo, ma stando ad una veloce diagnosi di Hospital, avrebbe riavuto la voce nel giro di qualche ora. Anche il resto della Human Gene, vista la baraonda che avevano sentito, si era precipitata lì ed ora stavano aiutando i feriti più gravi: Angie; Don, che aveva un profondo squarcio sulla gamba destra; e Alfred, al quale l’esplosione aveva danneggiato la parte elettronica e ora rischiava un ictus fulminante se non avesse connesso subito la parte ancora utilizzabile con qualcosa. Quel qualcosa fu, in attesa di arrivare alla CPU dell’Explosion, il tablet di Hacker.
Anche Marco sarebbe dovuto rientrare, ma lui stava lì. Shawn aspettava di capire cosa fare, come reagire all’uomo mascherato, e soprattutto come fermare eventuali pazzie di Marco.
<< Tu devi essere quello che si fa chiamare Magic. Pensa un po’... il mio acerrimo nemico, la mia nemesi, un ragazzino così fragile. >> lo canzonò l’uomo.
<< Sappi che ti sei messo contro una squadra, non contro me. E sappi che se non ci avessi pugnalato alle spalle, non avresti retto neanche un colpo. >>
<< Quello?! Oh, ma era solo un colpo di avvertimento. Mi piacciono le entrate in scena spettacolari. Se non sbaglio... non sono l’unico. >> continuò il malvagio.
<< Chi diamine sei tu? >> chiese Shawn << E sappi che un semplice missile non mi farebbe neanche un graffio. >>
<< Oh, ma lo so, signor Withman >> rispose l’uomo, mentre Shadowhunter trasaliva. “Mantieni la calma” disse Aracnus “Io sono sempre qui, al tuo fianco”. << Conosco a menadito tutte le vostre storie >> continuò l’uomo, mentre Marco si avvicinava usando il bordone come stampella << Tutte le vostre vite, tutte le vostre abilità. Chi sono io? Perché togliervi il piacere di scoprirlo? Io sono il burattinaio, io sono il tessitore, io sono l’inganno, io sono il fautore della vostra caduta. Vuoi un nome? Lord WarFighter. >>
Marco non resse più il gioco psicologico dell’uomo e provò a colpirlo con una sfera di fuoco. Mentre il ragazzo cadeva a terra, non avendo più un appoggio, l’uomo si limitò a premere un tasto sulla sua cintura, che attivò una specie di scudo energetico che fece dissolvere le fiamme. << Prima regola per vincere una guerra: conoscere le armi del proprio avversario e preparare le difese adeguate >> disse l’uomo disattivando lo scudo. Detto ciò, mentre la Human Gene difendeva il resto della squadra dall’arrivo di un gruppo paramilitare, probabilmente coloro che avevano lanciato il missile, si diresse verso il container, mentre Shawn rimaneva immobile. << Hai intenzione di aiutare il tuo amico o di uccidermi? Ti avviso, potrei ucciderlo se  provassi anche solo a sfiorarmi. >>
Shawn avrebbe voluto colpirlo, ma aveva fatto un giuramento: che nessun altro avrebbe sofferto a causa sua. Si avvicinò al ragazzo permettendo all’uomo mascherato di entrare nel container. In quel momento, un elicottero dotato di lanciamissili ancora fumante arrivò con un magnete a prelevare il container. << Adieu, mes amis! >> comunicò il Lord, mentre se ne andava.
<< L’hai lasciato scappare! >> lo rimproverò Marco. << Ho preferito proteggere un amico! >> rispose Shawn, aiutandolo a rialzarsi.
Explosion 711
<< E ora cosa faremo, capo? >> chiese Junior, quasi con le lacrime agli occhi. Boulevard si prese tempo per formulare una risposta e quando fu pronta iniziò: << Voi dovete continuare la nostra missione. So che sarà difficile, ma voi reclutate i migliori e sarete in grado di sopportare ogni problema. Junior, tu devi prendere in mano la squadra e impedire che l’ego di uno sovrasti i valori di tutti gli altri. Io devo andare, ci vediamo. >>
<< Arrivederci, capo. >> disse la giovane, porgendo il saluto militare alla russa, poi si voltò e scese lacrimando dal jet, mentre il suo ormai ex capo veniva fatta entrare in una stanza dove, tramite qualche domanda, avrebbero ufficializzato la sua entrata nella S.O.S.
Mentre Lauren e Shawn facevano decollare il jet, Marco e Angie stavano parlottando fra di loro. << Come stai? >> chiese la ragazza. Lui si limitò ad alzare la maglietta, mostrando un fianco violaceo. << Sai questo cosa significa? >> chiese Marco alla ragazza, che rispose: << Che non potrai fare niente per un bel po’? >>
<< Peggio. Che ho rischiato di morire. >> disse il ragazzo, diventando leggermente più mogio. Sembrava abbattuto, più psicologicamente che fisicamente, tanto che la reazione sensata della ragazza fu di abbracciarlo. << Sai, penso di aver capito chi governa questo mondo. >> disse lui, dopo essersi schiarito la voce. La ragazza chiese chi fosse e lui rispose: << Non i governi, non le multinazionali, non gli eserciti, non il Nuovo Ordine Mondiale, non gli Illuminati, non Lord WarFighter e tantomeno non noi. No, c’è una forza che governa il nostro mondo. Una forza superiore a tutte le altre forze, dalla gravità al magnetismo. Qualcuno la chiama karma, altri destino, altri fato, altri ordine naturale, altri logos. Io lo chiamo Caos, perché è questo che è: un’accozzaglia di avvenimenti che si susseguono in modo del tutto casuale, ma pur mantenendo un ordine che noi semplicemente non comprendiamo. >>.
<< E tutto ciò che significa? >> chiese la ragazza.
<< Il Caos non si può fermare, si può solo prevenire. Io non so cosa ci abbia riservato, ma non ho intenzione... >>.
<< Non ci provare nemmeno. Io non ti lascio da solo! >> si arrabbiò la ragazza.
<< Come pensi che mi senta! Oggi ho rischiato la vita, di perderla, o peggio, di viverla senza di te. Non ho intenzione di rischiare di perderti perché sono stato così egoista da volerti con me sulla strada per l’inferno. >>
<< No, proprio per questo sei egoista, perché vuoi che io torni a casa, mi metta a sedere su una sedia e aspettare il giorno in cui diranno che ti hanno ucciso? E sapere che forse, e dico forse, se fossimo stati insieme non saresti morto?! >> ormai Angelique stava gridando sempre più forte con le lacrime agli occhi << Come pensi che sopporterei questa vita, eh? Come?! COME?! >>
<< Dimenticami! >> gridò più forte di lei Marco. La ragazza si ammutolì, mentre lui cercava di non incrociare lo sguardo con quella che, ormai a breve, non sarebbe stata più nessuno per lui. Rimasero in quello stupido silenzio, dove ognuno teneva nascosti i propri sentimenti, per dieci minuti, finché senza neanche guardarlo Angie si alzò. << Vado a dire a Don di scaricarmi a casa... Addio. >> Marco neanche rispose, non ne aveva la forza. Rimase lì a pensare per almeno un’altra mezzora. Come avrebbe spiegato agli altri che aveva per la prima volta scelto di salvare una vita in cambio della sua sofferenza? O forse Angie aveva ragione, faceva tutto questo perché egoisticamente non riusciva a concepire di vederla morire e quindi preferiva che fosse lei a soffrire? Pensò di alzarsi per cercarla, per vedere se in un qualche modo si poteva evitare un addio così freddo. Ora stava sicuramente facendo un giro di tutti per salutarli. Alfred... Igor... Max... Don... Boulevard... Jeshi... Lauren e Shawn... I due che erano in cabina di pilotaggio... Quindi quelli a cui avrebbe dovuto comunicare la sua partenza, non a Don... Che in quel momento stava reclutando Boulevard... Ma certo! Marco si alzò come un fulmine e si voltò. Troppo tardi, era stato fregato. Ancora una volta Angelique era stata più furba di lui.

Angolo dell'Autore
alias colui che non mantiene le promesse
Sì, lo so, avevo detto che avrei finito la storia entro l'estate, ma in ogni caso, e con tre mesi di ritardo, ecco il nuovo capitolo, per il quale ringrazio Mirtillykilljoys, ovvero Antea, e il suo continuo aiuto. Prima di passare ai veloci ringraziamenti volevo darvi qualche notizia sui miei progetti fututri riguardanti questa serie: quello che avete appena letto, per iniziare, è il preludio al finale, che probabilmente dividerò in due capitoli e al quale seguirà forse un breve epilogo, o forse no. Dopodichè passerà un bel po' di tempo prima del mio ritorno sulla storia principale con un nuovo ciclo narrativo (per chi non ha capito... sequel) a causa di altre storie che avevo interrotto per Caos. Ma non mettevi a piangere, schiera di pochi ma buoni (anzi ottimi) fan, perchè usciranno due spinoff. Entrambi saranno ugualmente importanti e entrambi sono strettamente collegati proprio a questo capitolo, ma presetano una sostanziale differenza: uno sarà una raccolta di storie che avrà pubblicazione MOLTO irregolare (anche solo una all'anno) che proseguirà fino alla fine del sequel; l'altro invece condividerà con l'universo di appartenenza pochi personaggi, ma che avrà come particolarità quella di essere una storia interattiva. Di cosa parleranno? Beh... non ve lo dico! Se avete qualche teoria fatemela sapere, vi dirò se ci siete andati vicini o se siete stati originali (il più originale sarà premiato in caso di partecipazione alla storia).
Detto ciò ringrazio tutti voi che avete letto la mia storia fino a qui, in particolare SapphireLynx, che continuate a leggere nonostante i tempi colossali fra un capitolo e l'altro. Spero di non avervi deluso e di non deludervi mai.
Infine vi ricordo che 
se proprio vi piace la storia, l'idea, un qualche generico personaggio o anche solo una frase e/o volete darmi una mano a migliorare, sappiate che recensire una storia allunga la vità del 5% di 5%.
Ci vediamo alla prossima
   
 
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