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Autore: Jude16    16/10/2015    3 recensioni
Spoiler alert! Riprende alcune scene del primo episodio della quinta stagione andata in onda in America quindi, se non avete avuto modo di vederla, non leggete.
Dalla storia: Il pugnale al suo fianco, infilato saggiamente dentro una tasca interna del cappotto, pesava come un macigno pieno di paure e responsabilità verso la bionda che la precedeva, mano nella mano ad Uncino: assottigliò nuovamente gli occhi nella loro direzione, quel senso di fastidio nel vederli vicini tornava a farsi largo nel suo cuore nonostante tutta l'energia che impiegava per scacciare quelle sensazioni sbagliate. [...]
“Io ti ho salvato, ora tu salvami e, se non dovesse esserci altra scelta, fai quello che deve essere fatto. Distruggimi.”
Quelle parole riecheggiavano nella sua mente, potenti e disperate. Gli occhi di Emma celavano una supplica che solo lei poteva comprendere: stava affidando la sua vita nelle sue mani, nelle mani di colei che fino a qualche anno fa voleva distruggerla per tenere il suo bambino solo per sé.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Stava lì a rimirare quell'albero secolare da troppo tempo, cercando un modo per dare un senso alle parole scritte nel tomo che avevano trovato ma, più si arrovellava il cervello, più la sua testa protestava: era appena sorto il sole quando decise di abbandonare il letto e lanciare uno sguardo apprensivo alla donna al suo fianco che, solo in quelle occasioni di sonno le sembrava veramente serena come un tempo, per poi scendere nell'ampio giardino e pensare ad un modo per salvarla.
“Solo un atto di egual portata riuscirà nell'intento”
Ma cosa diamine avrebbe dovuto fare?
Un gesto capace di eguagliare quello di Merlino era quello di riuscire a liberarla dall'oscurità, però l'unico modo che avevano per farlo era con l'aiuto del mago.
Sbuffò, sentendosi dominare da un senso di impotenza e frustrazione, prese a massaggiarsi le tempie cercando di acquietare la bestia che sembrava aver preso possesso della sua mente.
-Regina- bloccò il movimento circolare chiudendo gli occhi, sperando di non aver sentito, non aveva tempo per preoccuparsi anche di quello.
-Regina- una mano calda si posò sulla sua spalla costringendola ad un sorriso di circostanza e ad incrociare il suo sguardo.
-Robin, che ci fai qui?- gli occhi dell'uomo erano preoccupati ma un sorriso fece capolino sul suo volto.
-Ti stavo cercando, da quanto tempo sei qui- i suoi modi gentili contrapposti alla stazza le avevano sempre fatto un certo effetto ed il suo cuore si strinse nel pensare che, in quel momento, l'unica cosa che avrebbe voluto era che la lasciasse sola.
-Non lo so- aveva perso la cognizione del tempo.
-Che succede Regina?- la sua insistenza stava mettendo a dura prova la già poca pazienza con la quale si era svegliata quella mattina, ingoiò una risposta acida e decise di continuare a rivolgergli il sorriso. Non se lo meritava.
-Niente, pensavo- abbassò lo sguardo e tornò a rivolgere la sua attenzione alle fronde davanti a sé.
L'uomo stette in silenzio per un po', quasi comprendesse il suo stato d'animo in tumulto, poi decise di invadere nuovamente il suo campo visivo.
-La salverai- un mesto sorriso increspava le sue labbra che, dopo un istante, si posarono sulle sue.
La barba incolta le pizzicava le guance provocandole un leggero solletico.
Non seppe se fu per il suo stato d'animo o per altro, ma in quel momento desiderò solamente staccarsi da lui e rifugiarsi altrove: tutto quello che aveva sempre desiderato e rincorso era la felicità, erano gli attimi come quello, con un uomo al suo fianco che la facesse sentire amata ed apprezzata, invece sentì di meritarsi di meglio anche se quel meglio non poteva raggiungerlo. Si stava accontentando.
L'immagine di Emma divampò come un incendio nei suoi pensieri, vari ricordi presero a susseguirsi nella sua memoria mentre le labbra dell'uomo che diceva di amare si facevano sempre più esigenti.
Cosa le stava succedendo?
-Ehm, Regina- quel suono fu in grado di farla sciogliere e gelare al tempo stesso.
Allontanò Robin voltandosi nella direzione della voce.
-Emma- fu un sussurro strozzato, quasi come se fosse appena stata scoperta a tradire l'amore della sua vita con un altro -che ci fai qui?- decise di ricomporsi affondando i suoi occhi nei suoi.
La bionda si avvicinò leggermente imbarazzata -Dovrei dirti qualcosa- spostò la sua attenzione sull'uomo al suo fianco come a suggerire alla donna che era una conversazione privata.
-Robin, ti spiace?- si scusò abbozzando l'ennesimo falso sorriso.
-Ci vediamo a pranzo- e se ne andò rientrando a palazzo.
Il suo cuore e la sua mente, all'improvviso, si erano completamente liberati delle sensazioni sgradevoli che fino ad un momento prima albergavano beate: gli occhi cristallini della donna davanti a lei stavano scrutando ogni sua minima espressione, decifrando il modo più opportuno per approcciarsi a lei.
-Che cosa devi dirmi Swan?- domandò dato che Emma stava prendendo tempo ed il nervosismo la stava uccidendo lentamente.
-Non volevo disturbarvi- accennò un leggero sorriso ancora imbarazzato.
-Nessun disturbo, dimmi- il suo tono si addolcì.
-Vedi, da quando ho questa cosa dentro di me, io- passò nervosamente una mano tra i capelli e spostò lo sguardo alle spalle della mora di fronte a lei -non so come dirtelo- stropicciò con le mani e Regina poté rivedere la giovane ragazza che era.
-Usa parole tue- le sorrise incoraggiante, avvicinandosi di un passo a lei, potendone sentire il profumo.
-Vedo Tremotino- annunciò dopo un attimo di esitazione, spalancando gli occhi.
Superato a fatica lo shock iniziale, Regina si girò per vedere cosa stesse guardando di così sconvolgente la bionda alle sue spalle, notando però solo vegetazione: comprese in un lampo le parole che le erano state confidate, capendo che la situazione stava degenerando ogni giorno di più e che il tempo stava giocando contro di loro.
-Cosa, esattamente, dice o fa Tremotino?- decise di indagare per capire l'effettiva gravità della cosa.
-Mi incita ad usare la magia, a fare del male, a ricongiungermi con il pugnale. E' un continuo sibilo nella mia testa che non se ne vuole andare- si perse per un secondo nel racconto -sono sempre più tentata di assecondarlo. Più gli remo contro, più lui diventa forte- una smorfia arricciò i suoi tratti. Regina poté leggere la sofferenza del suo volto maldestramente mascherata dall'orgoglio.
-Emma- si avvicinò maggiormente alla ragazza potendone così sentire il fiato caldo e spezzato -da quanto va avanti questa cosa?- era mortalmente preoccupata, sentì un nodo formarsi nella sua gola.
-Da un po'- sussurrò intimorita, non sembrava più neanche lei ormai.
Si osservarono per un po', perdendosi l'una dentro l'altra, capendosi, consolandosi: preoccupazione e terrore danzavano in mezzo ai loro corpi come fiere pronte all'azione.
-Emma, perché me lo stai dicendo?- l'agitazione della regina aumentò a dismisura.
-Perché io...- un tuono roboante spezzò quel contatto facendo sobbalzare le due donne già pronte a difendersi.
Regina balzò davanti alla ex Salvatrice con le mani distese frontalmente, sentiva pizzicare le dita pregne di magia pronta a distruggere chiunque, impedendole di sprecare tutto il tempo impiegato per resistere alla tentazione dell'Oscuro.
-Cos'è stato?- la voce di Uncino accompagnò l'arrembaggio dei suoi compagni di avventura che si erano catapultati all'esterno del palazzo.
-Amore stai bene?- la voce di Mary Margaret risuonò distante, i suoi sensi erano totalmente rivolti alla fonte di quel boato.
-Quello non era solo un tuono vero?- l'ovvietà di Belle le fece alzare gli occhi al cielo.
Si guardarono intorno per interminabili minuti, scrutando ogni angolo a loro accessibile, pronti a balzare a qualsiasi cosa si fossero trovati davanti.
-Non c'è nessuno qui- ringhiò l'ex Evil Queen rilassandosi leggermente.
Non fece nemmeno in tempo a voltarsi che un altro boato risuonò per tutta Camelot annunciando l'arrivo di una creatura deforme appena sbucata da dietro le montagne.
-E quello che diavolo è?- sbottò David brandendo la spada, pronto a combattere.
La belva agitò le sue possenti ali guardandosi intorno per poi puntare nella loro direzione, planando a velocità folle, pronta ad uccidere.
Una palla di fuoco la colpì ad una zampa e questa ringhiò in protesta, apprestandosi a tornare alla carica.
-Maledizione! Che diavolo è?- sbottò il capitano.

 

 

Ciaoo! Eh lo so, sono tornata, purtroppo per voi. Comunque ecco qui il nuovo capitolo, spero vi possa piacere e come sempre grazie a chi legge e a chi mi fa sapere se questa storia gli sta piacendo o facendo letteralmente schifo. Che bestia mai sarà questa? Beh, we'll see.
Un bacio.

 

  
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