< Guarda i fiori, piccola Lizzie >, mormora Carol, ma la voce le trema, e per quanto ci provi non può fare niente per impedirlo.
La bambina esegue, perché è obbediente, lo è sempre stata.
Non fa domande, e forse davvero non capisce ciò che sta accadendo.
Carol invece lo sa, Carol lo sa bene, ed il solo pensiero le fa venire le lacrime agli occhi.
È sbagliato, ne è perfettamente consapevole, ma lo deve fare a tutti i costi.
Lizzie… la bambina non è più in sé.
Come potrebbe, del resto?
Una cucciola della sua età dovrebbe uscire ogni giorno a giocare con gli amici ed avere come unico pensiero quello di studiare per andare bene a scuola, e non chiudersi in una casa che non è la sua, che sa di morte e dolore, per evitare di essere sbranata da orrendi zombie continuamente affamati di carne umana ed assetati di sangue.
Ma Carol non può proprio fare altro, non dopo ciò che è successo, non dopo quello che Lizzie ha fatto alla sorellina.
Tutti sono in pericolo, se lei vive.
È il compito di Carol, quello di occuparsene, nonostante sia tremendamente difficile.
La donna vorrebbe urlare, gridare al mondo sorso il suo dolore e la sua rabbia per quella situazione così ingiusta e sbagliata nella quale si è trovata catapultata contro la sua volontà, ma rimane zitta, perché se lo facesse spaventerebbe solo la bambina, che, al contrario di lei, è ora estremamente calma.
< Guarda i fiori, Lizzie >, ripete ancora.
E la piccola diligentemente lo fa.
Ed ha una pistola puntata alla testa, adesso, retta con mani tremanti che non può vedere perché sono alle sue spalle.
Carol respira.
Lo deve fare, è terribile ma necessario.
Ci deve riuscire, a costo di vivere per sempre con quel peso opprimente sulla coscienza, anche se non dovesse mai perdonare se stessa.
Deve farlo.
Ora.
Non ci riesce, non riesce a premere quel dannato grilletto.
Abbassa la pistola, cercando di trattenere i singhiozzi sempre più imperanti generati direttamente dal cuore spezzato.
Ma non può non farlo, non può, altrimenti ci saranno altre morti.
Si riscuote, smettendo improvvisamente di piangere.
Deve riuscirci.
Ce la fa?
Sì.

Bum.