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Autore: Darth Ploly    19/10/2015    1 recensioni
Una Ponyville corrotta e marcia. Uno spietato killer a piede libero. Una puledra che cerca di portare giustizia nella sua città.
Tra indagini, sentimenti e una buona dose di citazioni, le cupe avventure di una detective che muove i suoi passi in una Ponyville più pericolosa e oscura di Gotham City.
Ho deciso di affidare il ruolo da protagonista a uno dei background pony di Friendship is Magic, ma compariranno comunque le Mane 6, altri pony che tutti conoscete e anche alcuni personaggi inediti.
Questa è la mia prima storia, spero sappia prendervi per mano e trascinarvi in un mondo folle e magnifico.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera, dopo essere tornata a casa dall’incontro con Dash, sono passata a chiamare Derpy per farla stare a dormire da me come le avevo promesso. In realtà abbiamo resistito al sonno fino a notte fonda: l’atmosfera infatti era nettamente più allegra rispetto a prima e lei sembrava davvero un’altra. Abbiamo giocato, riso e scherzato proprio come due puledrine, e le ore sono volate senza che ce ne accorgessimo. Da quella notte sono passati sei giorni, durante i quali Derpy mi è sempre venuta a trovare, in genere la sera. È piacevole stare in sua compagnia: è una pegaso svampita e pasticciona, ma anche incredibilmente dolce, e stare con lei mi calma dopo aver passata la giornata a lavorare.
Le indagini procedono a rilento: Dash mi ha avvisata che la sostanza rinvenuta nel sangue di Candy Liddell è scomparsa come già era successo per la prima vittima. Gli studi non hanno condotto a nulla. Beh, non che mi aspettassi risultati, a dire la verità. In ogni caso, ho preferito non discutere di nuovo con Dash di quella faccenda. Non le ho raccontato nulla neanche su quanto avvenuto alla Bet Way: ho intenzione di andare a trovare il Signore dei Gufi e la sua amica scienziata da sola, senza nessuna complicazione. Ho deciso che andrò domani mattina presto. Alcuni pegasi del tempo mi hanno detto che è in programma una giornata nebbiosa e potrei muovermi senza essere notata. Questo manto grigio almeno è utile per mimetizzarsi.
Anche oggi sto passando la serata con Derpy. È passata a salutarmi dopo cena e abbiamo passato il tempo raccontandoci un po’ di storie: lei mi ha parlato della sua infanzia a Cloudsdale e io le ho raccontato qualche mio vecchio caso. Adesso sta preparando del the mentre io la intrattengo suonando un po’. Le mie note vengono però interrotte da qualcuno che bussa alla porta. Poso l’archetto e, prima che possa controllare chi sia, sento una voce conosciuta anticiparmi: “Heylà, zuccherino! Non provare a scappare, ho sentito il tuo violoncello!”
“Allora adesso hai capito perché in questo condominio mi odiano tutti” rispondo, aprendo la porta ad Applejack e facendola accomodare “Cosa ci fai qui in città, AJ?”
“Sono venuta con Big Mac per delle vendite. Dopo aver finito, l’ho lasciato a bere qualcosa in un bar e ho deciso di venirti a trovare. Non ci siamo più sentite da quella sera, mi auguro vada tutto bene”. Sto per risponderle quando sentiamo qualcosa di vetro o ceramica rompersi in cucina.
“Hey! Che succede lì dentro?” domando a gran voce mentre osservo Applejack chiedersi chi altro ci sia.
“Scusami, Octavia! Ho fatto cadere la zuccheriera!”
“Non importa, ci serviremo direttamente dalla confezione. Piuttosto, prendi tre tazzine: abbiamo un ospite”. Torno allora a rivolgermi divertita ad Applejack: “Oh, non c’è male, AJ. La mia vita continua come al solito, anche se ultimamente è diventata un po’ più caotica, come puoi notare. Dai, sediamoci, così ti presento la misteriosa nemesi degli oggetti in ceramica”. Ci sistemiamo sul divano e nell’attesa mi faccio raccontare le ultime novità dalla tenuta.
Poco dopo, Derpy ci raggiunge porgendoci un vassoio con le tazzine. Prima di iniziare a bere, faccio le dovute presentazioni: “AJ, lei è Derpy. Si è trasferita da poco nell’appartamento al piano di sotto, ma ogni tanto passa da me per fare quattro chiacchiere. Derpy, lei invece è Applejack, una mia vecchia amica”. Le due si salutano mentre inizio a versare un po’ di zucchero nel mio the. Torniamo a parlare di Sweet Apple Acres suscitando l’interesse di Derpy, la quale inizia a tempestare Applejack di domande sulla vita in campagna. Dopo pochi minuti, le due parlano già come se si conoscessero da tutta la vita, e io rimango a godermi lo spettacolo compiaciuta. Potrebbe essere una buona idea portare anche Derpy con me alla tenuta quando le indagini si saranno chiuse. Scommetto che si divertirebbe tantissimo con la piccola Apple Bloom.
Dopo che tutte abbiamo finito il the, Derpy si offre per andare a mettere in ordine in cucina, lasciando me e Applejack in salotto. È proprio quest’ultima a parlare per prima: “È una ragazzina simpatica, sai? Sono felice che tu abbia trovato qualcuno con cui passare il tempo. Tra le novità politiche e il tuo caso che si ingarbuglia sempre di più, credo che distrarti un po’ possa solo aiutarti”. Annuisco silenziosamente. È vero, la compagnia di Derpy mi aiuta, ma non è solo questo: credo di stare iniziando davvero ad affezionarmi a questa puledrina.
E questo mi spaventa.
Mi spaventa terribilmente.
Nella mia mente, una serie di immagini vortica caoticamente mescolandosi a spezzoni di vicende diverse, vicende passate, finché il volto di Derpy non si affianca a quello di lei: Vinyl Scratch. Apprendista, socia ma, più di ogni altra cosa, amica. La migliore che un pony possa sperare di avere.
“Octavia, calmati! Che ti prende?” Applejack mi riporta alla realtà smuovendomi con fermezza, la sua espressione è preoccupata ma la voce è bassa, forse per non farsi sentire da Derpy, che effettivamente è ancora in cucina e non sembra essersi accorta di nulla. Mi rendo conto solo in quel momento di star tremando come una foglia. Cerco di calmarmi respirando profondamente, e infine mi rivolgo ad Appejack: “Scusami, AJ, è solo che … per un attimo ho avuto paura. Starò davvero facendo la cosa giusta?” Lei sembra non seguirmi.
“Intendo dire … non mi ero ancor resa conto di quanto mi stessi avvicinando a Derpy: non pensi possa essere pericoloso? Sono pur sempre una detective, ho a che fare con criminali ogni giorno. Che succederebbe se qualcuno venisse a sapere di lei? Che succederebbe se decidessero di usare lei per colpire me? È una ragazzina!”
“Nessun pony è un’isola, zuccherino, dovresti saperlo”
“Lo so, e infatti non lo sono! Io ho te, ho …”
 “Chi?” mi interrompe con forza “Dash è legata indissolubilmente al tuo lavoro, lo stesso vale per Rarity. Per quanto riguarda me, riusciamo a vederci solo in certe occasioni. Hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a evadere dalla realtà come faceva Vinyl. E ora hai la fortuna di aver trovato questa pegaso che sembra volerti davvero bene. Non lasciare che il panico abbia la meglio su di te, Octavia”
Le sue parole non cancellano totalmente le mie preoccupazioni, ma la sicurezza con cui le pronuncia riescono almeno in parte a rincuorarmi. Dopo qualche attimo di silenzio, provo a cambiare argomento: “Ogni volta che parlo io finisco per tirar fuori un dramma, quindi parla un po’ tu: a quali novità politiche ti riferivi prima?”
“Davvero non lo sai?” AJ scoppia in una fragorosa risata, tale da richiamare l’attenzione della stessa Derpy “Allora adesso mi diverto: Filthy Rich ha annunciato di volersi candidare come sindaco!”
All’inizio credo mi stia prendendo in giro. Chiedo conferma a Derpy con lo sguardo e, quando lei annuisce, perdo totalmente le staffe: “Non è possibile! Non è assolutamente possibile! Ponyville non può passare da Mayor Mare a Filthy Rich!”
Filthy Rich, il più potente imprenditore di Ponyville. Proprietario di aziende, fabbriche e testate giornalistiche, è stato più volte indagato nell’ambito di numerosi illeciti, riuscendo però sempre a farla franca. Adesso che non possiamo più contare su Mayor sarà difficile trovare qualcuno che possa contrastarlo: con i suoi soldi infami potrebbe davvero controllare totalmente questa città. Cerco di mettere a tacere la rabbia che mi divora: “Immagino che i giornali abbiano già dato inizio a una vera e propria campagna elettorale”
“Tsk, sarebbe il male minore: non puoi neanche immaginare quanto stiano diffamando Mayor”. Rimango schifata da queste parole, ma in fondo dovevo aspettarmelo: Mayor rappresenta tutto quello che è sempre riuscito a tenere testa a Filthy, il passato che lui vorrebbe cancellare.
“Scusate, ma credete davvero ci sia bisogno di preoccuparsi tanto?” è Derpy a parlare stavolta “Ecco, io non conosco questo Rich, ma stando a quanto ho letto sui quotidiani deve essere un pony che ha avuto parecchi guai con la giustizia. Pensate davvero che i cittadini di Ponyville voterebbero per uno come lui? Per giunta è un imprenditore, non un politico”
“Non so a cosa credere, Derpy” le rispondo sinceramente “so soltanto che in questa città non c’è mai limite al peggio”. La discussione politica si chiude così. Dopo pochi minuti salutiamo definitivamente Applejack, intenzionata ad andare a recuperare il fratello e a tornare a casa. Prima che anche Derpy se ne vada, la invito a rimanere di nuovo a dormire da me. Forse Applejack ha ragione: potrei davvero aver bisogno di questa pegaso.

Mi sono messa in marcia ancor prima dell’alba. D’altronde questa notte non ho chiuso occhio, dunque a che pro aspettare? Ho lasciato un bigliettino attaccato alla porta della stanza dove dorme Derpy, anche se conto di rientrare prima che si risvegli. A dirla tutta, non ho la minima intenzione di restare in quel laboratorio più del necessario: quel posto mi da i brividi, e lo stesso vale per la proprietaria, nonostante cerchi di non farlo trasparire davanti ad altri. Ma ho bisogno di aiuto e lei è l’unica che possa darmelo. Percorro una serie di vicoli attraversati dalla nebbia, l’unico suono che mi accompagna è il rumore dei miei zoccoli sul selciato. Al contrario della Bet Way, questa zona non è mai frequentata da nessuno, per paura di diventare le cavie degli esperimenti dell’unicorno che effettivamente controlla queste strade. Certo, da quando è stata allontanata dalla polizia e dal suo periodo di incarcerazione non ha compiuto atti esecrabili ma, nonostante tutto, in città si continua a parlare di lei, ogni pony la teme, sebbene lei stessa si faccia vedere in giro molto di rado. Lo ammetto: un po’ sono curiosa di vedere che fa rinchiusa lì dentro tutti i giorni.
Giungo infine davanti alla sua abitazione. L’edificio è piccolo e inquietante, di certo non invita eventuali curiosi a fermarvisi davanti. La porta è totalmente rossa e presenta un piccolo batacchio. Busso con decisione e poco dopo la porta mi viene aperta proprio da colui che mi aveva recapitato l’invito fuori al Jolly: Spike, piccolo drago a capo dei Gufi. Per avere una vaga idea di chi sia l’unicorno che sto per incontrare, basterebbe pensare che è l’unico pony al mondo ad avere un drago come assistente.
“Le auguro un buongiorno, lady Octavia. La sua visita è motivo di gioia per noi tutti. Posso avere l’onore di condurla dalla mia signora?”. Ci siamo!
“Fammi strada, Spike”. Il drago mi accoglie con un inchino e richiude la porta alle nostre spalle.
L’abitazione ha poche stanze: una cucina, una stanza da letto, uno studio. Ciò che colpisce però sono i libri: un mare di libri! Dalla mia posizione riesco a vedere lo studio e l’immensa libreria al suo interno. Rispetto alla sua, la mia sembra quella di una puledrina che ha appena imparato a leggere. Altri libri sono posti sugli scaffali e i mobili in corridoio, altri ancora a terra.
Seguo Spike mentre scende delle scale alla nostra sinistra. Il laboratorio si trova nei sotterranei, ed è qui che la vedo: seduta a una scrivania illuminata solo da una fioca luce bianca, intenta ad armeggiare con provette, alambicchi e piccole bilance, Twilight Sparkle ci dà le spalle. Lascio vagare il mio sguardo nell’immensa sala. Un possente armadio sigillato con la magia contiene sostanze chimiche di ogni tipo e vari strumenti di ricerca. Su un tavolo alla nostra destra ci sono numerose gabbiette con topi, criceti e conigli, inconsapevoli cavie di chissà quali incomprensibili esperimenti. A sinistra invece è situato un tavolo in marmo più grande. In questo momento è totalmente sgombro, ma non è difficile immaginare quante operazioni chirurgiche e quanti studi anatomici siano stati compiuti lì sopra. Ovunque si trovano libri, enciclopedie e scartoffie varie; al muro sono appese tavole periodiche, raffigurazioni approfondite del corpo di pegasi, unicorni e pony di terra e, per chiudere in bellezza, uno scheletro fa compagnia a Twilight standole alla sua destra.
Non ho idea di come iniziare la discussione, ma fortunatamente è Spike a prendere l’iniziativa: “Dottoressa Twilight, lady Octavia è qui per parlarle”. Twilight non sembra comprendere quel che le succede intorno, troppo presa dal suo lavoro. Spike torna a rivolgersi a me: “Le chiedo scusa per l’attesa, lady Octavia. La dottoressa Twilight è alle prese con il suo lavoro da ormai 48 ore, ma sono convinto che ben presto la aiuterà a …”
“SPIKE! CAFFÈ!”. Il draghetto viola raccoglie un piccolo thermos posto ai piedi del tavolo di marmo e riempie una provetta alla sua amica. Ovvio, le tazzine sono troppo normali per la dottoressa! Mentre la sta servendo, le sussurra qualcosa all’orecchio e lei sembra cambiare atteggiamento: alza lo sguardo e lo mantiene fisso sulla parete, prende la fiala con il caffè e lo beve in un sorso, infine sospira sollevata. Improvvisamente, con una violenta zampata, scaraventa a terra tutto il suo lavoro! Fogli volano per la stanza, tutti gli oggetti presenti sulla scrivania si frantumano a terra o contro il muro. Osservo sconcertata la scena, mentre Spike raccoglie diligentemente i fogli caduti, come se ci fosse abituato.
“Octavia, tesoro! Oh, sono così felice di vederti” Twilight Sparkle si gira finalmente a guardarmi. La criniera è completamente spettinata e delle profonde occhiaie le donano un aspetto cadaverico. Nonostante ciò, sprizza energia da tutti i pori, anche se ha un sorriso un po’ inquietante.
“Mi dispiace disturbarla mentre è al lavoro, Twilight Sparkle”
“Ah, lavoro! Quella era una sciocchezza, giusto per passare il tempo. E, per favore, non essere così formale! Non accetterei mai di sentirmi dare del lei proprio da te”. L’unicorno mi parla con un timbro di voce alto e un ritmo veloce, il tutto mentre un nervoso tic all’occhio la rende ancora più bizzarra. Davvero è andata incontro a tutto questo solo per “passare il tempo”?
“Va bene, Twilight, andrò subito al punto: Spike mi ha detto che sei preoccupata per questo caso e che volevi parlarmi. Perché? Sai qualcosa?”
“Aaaassolutamente no!”. La scienziata salta giù dalla sedia e inizia a giocare con il suo scheletro: lo accarezza teneramente, gli solleva le zampe come se fosse una marionetta. Nel frattempo continua il discorso: “Anzi, speravo di avere notizie da te! I Gufi del caro Spike mi hanno riferito della sostanza ritrovata dalla polizia, ma loro non capiscono nulla di scienza, e quindi non hanno saputo spiegarmi la natura del composto. Non ho neanche una misera informazione. Dimmi come posso fare delle ricerche se non so neanche da dove partire!” urla infuriata, mentre un raggio di energia magica distrugge altri oggetti di vetro. Infine si accascia a terra sospirando: “Hai idea di quanto possa intristirsi uno scienziato quando non ha nulla da fare?”
“E tu mi avresti mandata a chiamare solo perché vuoi giocare a piccolo chimico?” sbotto irritata “Quando Spike mi ha detto che te ne stavi occupando, ho pensato che per una volta tu fossi preoccupata per Ponyville!”
“Oooh, ma io sono preoccupata” si lamenta l’unicorno mentre rotola sul pavimento, apparentemente incurante dei numerosi frammenti di vetro sparsi dappertutto “Sono preoccupata per tutte le occasioni di ricerca che questa storia mi offre ma che io non riesco a cogliere. Magari potresti portarmela tu! Che ne diresti di sottrarla alla polizia per me, eh?”
A queste parole decido di andarmene: non rimarrò da questa egoista un solo minuto di più.
“Dovrei diventare una ladra per te, Twilight? Beh, mi dispiace ma non lo farò. E comunque la sostanza è ormai scomparsa”. Le volto le spalle e mi dirigo verso le scale, ma la scienziata mi parla di nuovo: “Salutami Rainbow Dash ora che la vedi. Oooh, non sai che darei per essere lì con voi!”
“Lì dove?” non riesco a seguirla “Io e Dash non abbiamo alcun appuntamento”
“Ma sono passati sette giorni!”. Twilight si rialza, sul volto ha un’espressione seria “Io penso stia tornando, sai?”
Mi fermo. Me ne ero dimenticata: tra i due ponycidi avutisi finora sono passati esattamente sette giorni. Certo, potrebbe essersi trattato di un caso, ma …
“Prima ti ha fatto cadere giù giù giù, come un sasso” dice, gettandosi nuovamente a terra con un gran tonfo “e poi ti ha lasciata in acqua, e tu facevi blub blub blub. Ora che succederà? Aaah, quanto vorrei poter studiare quei cadaveri”
“I roditori e i pony che rapisci non ti bastano?” la sbeffeggio.
“Octavia, anche tu credi a queste storie? Lo so, ho fatto esperimenti su criminali e poliziotti quando lavoravo alla centrale, ma ne ho pagato il prezzo. Ho scontato la mia pena e da allora non ho più toccato neanche un pony. Non uno vivo, almeno”
Sarà vero? È la sua parola contro quella dei cittadini di Ponyville, e francamente non darei credito a nessuna delle due affermazioni.
Questa mattinata si è rivelata inutile, sono riuscita solo a ottenere la certezza del suo interesse verso il misterioso composto. Ora devo trovare un modo per procurarmelo: sicuramente non posso semplicemente chiederlo a Dash.
“Mi hai deluso, Twilight. In ogni caso, ho bisogno di te. Riposati e resta vigile: la prossima volta che ci vedremo avrai il tuo composto da studiare”
“Evviva! Evviva! Sei un’amica, Octavia!” risponde con gioia, dopodiché chiede a Spike di accompagnarmi alla porta. La lascio mentre “nuota” sul pavimento.

Ho percorso quanti più vicoli possibile per tornare a casa: non mi andava di trovare altri pony sulla mia strada. È un nuovo giorno a Ponyville, i flebili raggi del sole cercano di superare la densa coltre di nebbia. Mentre camminavo, ho riflettuto su quanto appena successo e su quel che ho promesso all’unicorno: come potrò portarle la sostanza? Quella che aveva la polizia è scomparsa, e Dash potrebbe procurarsene dell’altra solo in un modo. In un modo orribile.
Sono così presa dai miei pensieri che, arrivata davanti al mio appartamento, busso senza neanche ricordarmi che ho le chiavi. Non vorrei svegliare Derpy, è comunque mattino presto. Eppure la porta si spalanca con rapidità, aperta dalla giovane pegaso grigia. I suoi occhi esprimono preoccupazione, paura. Prima ancora che possa mettere zoccolo in casa mi dice: “Octavia, abbiamo un problema!”
   
 
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