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Autore: Ciuffettina    20/10/2015    8 recensioni
Una carriera da avvocato di successo e sposare la ragazza dei propri sogni. Sam Winchester aveva pianificato la propria vita o almeno così pensava...
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gabriel, Jessica Moore, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Walking on air'
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Sam si rese conto, con stupore, che stava affrontando la rottura della sua storia con Jessica meglio di quanto si fosse aspettato e di ciò doveva dare merito a tre cose. La prima era, stranamente, Garth.
Quando il suo abbraccioso collega aveva saputo che Sam aveva/era stato mollato (non si era ancora capito), aveva fatto scattare un piano che poteva essere definito “Non lasciamo solo Sammy”, la cosa peggiore era che Sam non si poteva neanche opporre, perché Garth metteva subito il broncio, cominciando a piagnucolare.
Così un giorno Sam si era ritrovato a una lezione di yoga in cui aveva tentato, inutilmente, di stare in equilibrio su una gamba sola, tenendo le mani unite sopra la testa, cercando, nel frattempo, di non pensare a strangolare Garth.
In seguito era stato invitato al cinema a vedere un soporifero film filosofico giapponese, ovviamente in lingua originale, e mentre il suo collega s’ingozzava di popcorn, Sam doveva ricordare a se stesso che, anche se erano in una sala buia con pochi testimoni, non poteva commettere un garthicidio.
Sam decise che ne aveva abbastanza. «Se è Garth digli che non ci sono!» sussurrò a Gabriel, prima di nascondersi sotto la scrivania, quando qualcuno bussò alla porta dell’ufficio.
«Non c’è Sammy?» chiese Garth, quando Gabriel gli aprì.
«Non lo vedo da qualche minuto.»
«Gli dici che stasera c’è una lezione sul Feng-shui?»
«Riferirò» rispose Gabriel, chiudendo la porta.
«Gli dirò chiaro e netto che non m’interessa! Son sicuro che sarà un’altra serata noiosissima» bisbigliò Sam, uscendo da sotto la scrivania.
«Meglio annoiato che depresso» rispose Gabriel a bassa voce.
«Io non sono depresso!» esclamò Sam.
«Lui pensa che la tua aurea lo sia ed è convinto di poter aiutarti. Se non lo assecondi, avrò ben due depressi in questo studio e non credo che la cosa mi piacerebbe.»

Si era creato un circolo vizioso: più Garth lo invitava e più l’aurea di Sam si faceva negativa (con pensieri garthicidi molto allettanti) e più la sua aurea diventava negativa e più Garth lo invitava, finché il ragazzo non capì che, pur facendolo annoiare a morte, il suo collega tentava davvero di aiutarlo e questo, insieme all’amicizia con Gabriel, lo fece sentire come se avesse trovato una seconda famiglia.

La seconda era il suo primo caso su cui si era buttato anima e corpo, voleva che Gabriel fosse orgoglioso di lui e che non si pentisse di aver raccomandato la sua assunzione. Non era sicuro di potercela fare, in quanto il loro cliente aveva palesemente torto, però interrogando la moglie e la figliastra, aveva scoperto che sotto la rude scorza del signor Singer batteva un cuore d’oro e Sam sperava di farlo emergere per ingraziarsi la simpatia dei giurati.

«Sam, chi era quello schianto che c’era qui poco fa?» chiese un giorno Charlie, entrando nel suo ufficio.
«Dolcezza, sono sempre io, non riconosci più il vecchio Gabe?» chiese Gabriel, rientrando in quel momento.
«Non tu. Intendo quella ragazza vestita da motociclista.»
«È Jo Harvelle, la figliastra del nostro cliente» rispose Sam.
«Niente male» commentò Charlie, girandosi verso la porta.

L’altro problema era che, nonostante amasse davvero fare l’avvocato, Sam si rendeva conto che gli mancava quell’eloquio irresistibile di cui invece Gabriel e Brady erano forniti e se davvero i giurati danno ragione a chi ha il miglior legale, lui era spacciato. Persino Dean era migliore di lui! Doveva assolutamente farsi dare qualche dritta dal suo fratellone!
«Allora come va il nostro Perry Mason?» ridacchiò Dean al telefono.
«Gabriel mi ha affidato un caso, devo far risarcire un tizio che è stato investito fuori dalle strisce… senti… tu come riesci a convincere la gente a far revisionare l’intera auto, quando spesso vengono solo per cambiare l’olio?»
«Davvero vuoi sapere qual è il mio segreto? È tutto merito dei miei capezzoli vivaci!» sghignazzò.
«Ma quanto sei scemo!» sbuffò Sam divertito.
«Ehi, amico! Guarda che sono serissimo! Senti, se il tuo capo ti ha affidato un caso, vuol dire che ti ritiene all’altezza, no? Altrimenti non l’avrebbe fatto.»
«Immagino che sia così… tu come stai?»
Dean abbassò la voce: «Da quando sei tornato single, papà ha ricominciato con la storia che, siccome ho già 29 anni, devo mettere la testa a posto.»
«Mi dispiace…»
“Senza una famiglia a chi lascerai l’impresa?” era il mantra che John ripeteva spesso a Dean, in quanto a Sam… beh l’officina si chiamava “Winchester & Sons” e il padre si era molto seccato di aver dovuto correggere l’insegna solo perché uno dei due sons aveva deciso di fare l’avvocato.
«Rilassati, troveremo le ragazze giuste per noi, 5ª di reggiseno per me e premio Nobel per te» ghignò Dean.

La terza cosa era, ovviamente, Gabriel: era meraviglioso aver trovato un amico con cui confidarsi e che in più gli aveva messo a disposizione la sua piscina. Sam amava nuotare dove non si toccava e con la sua statura (ben 1,94!) non era facile farlo ed era bello potersi tuffare senza il timore di sbattere la testa sul fondo. Nei week-end faceva quante più vasche possibili, mentre Gabriel teneva il conto, voleva arrivare a farne almeno 100 in mezz’ora, invece la sua media era ferma intorno a 75.
«Dannazione! Continuo a sbagliare le virate!» esclamò frustrato un pomeriggio, dando un pugno all’acqua. Ne aveva viste molte su internet ma non riusciva mai a eguagliarle.
«A me sembrano perfette» disse Gabriel, con il timer in mano. «Dai, vieni a darmi il tuo parere sulle mie doti culinarie.»
Sam sbuffò mentalmente: ma che cosa ne poteva sapere Gabriel? Non sapeva nemmeno tuffarsi!
Entrava in acqua solo scendendo dalla scaletta per poi mettersi a nuotare, vicino al bordo e sempre in superficie, in quel suo modo goffo. «Acqua nel naso e cloro negli occhi è una combinazione che non mi attira» si era giustificato un sabato pomeriggio, galleggiando pigramente sul dorso; insomma era proprio il meno idoneo per valutare le sue performance atletiche, mentre era bravissimo (oltre che nelle aule dei tribunali) in cucina: che fossero dolcetti o tartine sembrava che la sua fantasia fosse inesauribile.
L’avvocato gli allungò il vassoio, aspettando con ansia il suo verdetto, stavolta erano dei biscotti a forma di renna (o alce?).
«Buoni» disse Sam, distrattamente.
Gabriel lo fissò: «O sto perdendo colpi o hai qualche pensiero che ti frulla in testa.»
«Scusami, sono davvero squisiti, avresti potuto fare il pasticcere, sai?»
«E sbattermi per un branco di estranei? Naaa, preferisco farlo solo per le persone che considero speciali. Allora, mi vuoi dire che cosa ti preoccupa? È per il caso che ti ho appioppato?»
«Anche ma più che altro è perché ho di nuovo deluso mio padre. È preoccupato perché nessuno di noi ha ancora avuto figli per portare avanti l’officina, Dean non ha ancora trovato la donna giusta ed io ho rotto con Jessica. Quando mi ero fidanzato, papà aveva smesso di tormentare Dean e non vedeva l’ora che gli dessi dei nipotini, così avrebbe insegnato loro quanto fosse divertente sporcarsi di olio per auto e grasso per motori… Devo trovarmi un’altra ragazza.»
«Una ragazza, eh? E perché non un ragazzo?» gli chiese l’altro, guardandolo in tralice.
«Perché a me piacciono le donne… e poi papà è molto…» esitò un attimo «tradizionalista…»
«Sam, non puoi metterti con la prima che passa, solo per accontentare tuo padre!» Si alzò dallo sdraio. «Samuel, io… devo assentarmi un attimo.» Entrò in casa, uscendone parecchi minuti dopo.
«Gabriel, va tutto bene?» domandò preoccupato.
«Certo, pasticcino!» rispose con un sorriso che a Sam sembrò tirato. «Semplicemente ci sono momenti nella vita in cui bisogna essere soli.»

Qualche giorno dopo Sam stava di nuovo interrogando Jo, quando notò Gabriel prendere il cellulare e digitare qualcosa.
Qualche minuto dopo entrò Charlie: «Hai bisogno di me, Gabe?»
«Sì, potresti continuare tu con Jo? Sam ed io abbiamo un appuntamento» e lo trascinò fuori dall’ufficio.
«Ma quale appuntamento?» gli domandò allibito.
«Sammy, sei intelligente, ma certe cose proprio non le capisci. Non hai notato le occhiate che lancia Charlie alla nostra parcheggiatrice folle? Voglio dar loro la possibilità di conoscersi meglio e chissà che da cosa non nasca cosa e poi abbiamo davvero un rendez-vous: con due coppe di gelato al bar!»

   
 
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