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Autore: kannuki    21/10/2015    0 recensioni
"Elena Gilbert ha parlato di un incidente con l’Altro Lato. Mio fratello morto carbonizzato è appena apparso nel salotto. La madre che mi detesta ha trovato il modo di reincarnarsi. Che cosa pensate di fare, tu e le altre streghe, per queste fughe improvvise?"
“Un bel nulla, non dipende da noi. L’Ancora è scomparsa e molti hanno trovato il modo di tornare.”
“Puoi rintracciare una persona che potrebbe essere fuggita dall’Altro Lato?”
“Ci provo. Chi è?”
“Damon Salvatore, il fidanzato di Elena.”
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’olfatto era il senso più potente ma Klaus non percepiva niente, non sentiva niente e non ricordava un bel niente. Aveva lasciato cadere il cuscino sul letto sfatto dopo averlo lungamente odorato e si era avvicinato all’armadio di Davina, infilando il naso fra i vestiti appesi. Distingueva il sentore speziato dell’incenso e quello sordo della cera delle candele mescolato al tipico profumo delle adolescenti – sudore, ormoni e lozioni da pochi soldi – ma nulla innescava il ricordo voluto.

E per quel che ne sapeva, la strega poteva essere nella stanza, accoccolata in un angolo ad osservarlo frugare fra le sue cose.

“Conoscendomi, devo aver fatto qualcosa di orribile a te e alla tua famiglia, ma è più probabile che ti abbia circuito e raggirato per ottenere il controllo della congrega. Se vuoi punirmi fa pure, ma lascia fuori gli abitanti della città” aveva detto guardando le fotografe appese al muro. Erano identiche a quelle che gli aveva mostrato Rebekah: volti sorridenti con angoli bruciati dai flash.

Gli angoli che rivelavano il volto della strega.

Klaus iniziava ad irritarsi. L’aveva pensata proprio bene, la ragazzina: ora sarebbe caduto nel solito vortice di ossessione e non avrebbe avuto pace.

///

Non voltarti, aveva detto Hayley, e Rebekah si era voltata.

Si inaugurava un nuovo locale in città ed Hayley ce l’aveva trascinata a forza per cercare di distrarla dal galoppante senso di colpa che l’affliggeva. C’erano proprio tutti. Locali, turisti, vampiri a caccia… e fratelli minori. “Se gli fa del male un’altra volta, la soffoco con i capelli” aveva detto e si era sentita in dovere di sbirciare un’altra volta Kol e la Bennet che tentavano inutilmente di ordinare un drink al bar affollatissimo. Sì, era tutto un fuoco, all’inizio! Si guardavano con gli occhioni da cucciolo, amoreggiavano e poi la strega di turno faceva il suo numeretto e lanciava maledizioni a destra e a manca!

“Iceberg!”

La parola in codice per le grandi catastrofi? Rebekah aveva allungato il collo seguendo la direzione del dito di Hayley: Davina aveva fatto il suo ingresso con un vestito da urlo e un accompagnatore che avrebbe fatto urlare la Bennet.

“Che facciamo?”

Gli occhi della vampira si erano stretti impercettibilmente. La catenina brillava ancora attorno al collo di Davina e poco più indietro, i piccioncini avevano rinunciato al bar e si agitavano scompostamente sulle note di una canzone. “Restiamo a guardare. Per ora.”

///

Pensava sarebbe stato semplice rubarle la catenina, ma dopo un primo approccio morbido, Davina non l’aveva più lasciato avvicinare. Era successo più o meno dopo aver incontrato il vampiro che gravitava attorno ad una biondina… ehi! Finalmente una canzone che conosceva!

Kai aveva afferrato le mani di Davina che, sbilanciata dal movimento improvviso, gli era finita addosso.

Davina aveva rinunciato a combattere. Era più facile assecondarlo e sottomettersi di buona grazia al suo spirito ballerino che tentare di farsi lasciare. Kai le stava appiccicato come un francobollo e, sinceramente, inizia a darle sui nervi. Non chiudeva mai la bocca e, più di una volta, aveva avuto l’impressione che stesse recitando una parte.

“Che c’è? Non ti piace la canzone?”

Non le era piaciuto incontrare il vampirastro con un’altra donna…

Kai si era buttato. Nel momento in cui Davina aveva preso un respiro per rispondere alla domanda, si era chinato e l’aveva baciata. Il contatto era durato pochi secondi. Non aveva capito se gli fosse piaciuto o meno e si era tirato indietro, pensieroso.

Inebetita, Davina aveva preso le distanze. Il cuore le batteva forte e una voce nella testa continuava a ripetere ‘ma che stai facendo?’ “Vado a prendere… qualcosa… al bar” aveva balbettato ma il livello di musica era tale che non aveva potuto udirla, solo indovinare il movimento delle labbra. “Tu vuoi…”

“La pietra che porti attorno al collo. Sta alterando la tua personalità” aveva risposto e Davina era rimasta a bocca aperta.

Kol non le avrebbe mai regalato nulla di tanto pericoloso! “Ne sei certo?”

“A-ah” aveva risposto chiedendosi se fosse il caso di riprovare per avere una seconda impressione. “Lo spilungone ha toppato.”

“Come faccio a crederti?”

“Chiamalo e chiediglielo” aveva risposto, stringendosi nelle spalle.

Davina aveva scambiato un lungo sguardo con il ragazzo e aveva continuato a stringere il ciondolo. Doveva parlare con Kol: era l’unica persona di cui si fidasse veramente. “Lo faccio subito.”

“Ok. Io ti aspetto qui.”

Davina aveva scosso la testa ed era uscita a testa bassa dal locale, il respiro mozzo e i sudori freddi. Il ciondolo non canalizzava l’energia delle streghe?

Il tacco aveva prodotto un rumore sordo quando si era arrestato di colpo, e la vibrazione era corsa lungo la gamba. Davina aveva trattenuto il fiato, scoprendo Klaus diretto nella sua direzione. Si era scansata e lo aveva guardato passarle davanti senza alcuna esitazione, senza rallentare il passo o battere le ciglia.

Lacrime di tristezza avevano inumidito le ciglia e quando le aveva asciugate, si era scoperta le mani sporche di sangue. Ma cos…?! Aveva pagato il prezzo, perché… oh, merda! Non aveva trasformato il potere illimitato degli Antenati in Oscurità… aveva attinto alla propria energia vitale! Finchè la maledizione sarebbe esistita, la sua vita sarebbe stata…

“Sento l’odore del tuo sangue, strega.”

… in pericolo.

Davina era trasalita con un urletto ed era girata su se stessa, camminando all’indietro. Erano nella parte più asciutta della città, non c’erano fontane o laghetti in cui poter lavar via le tracce del proprio peccato: aveva le mani sporche di sangue e Klaus la puntava come un cane a caccia di tartufi!

Nik, davanti a te!”

Rebekah?!

Davina aveva scartato lateralmente ed era stata bloccata da Hayley. La donna l’aveva guardata atterrita. “Da dove viene tutto quel sangue?!”

“Ehm…”

“È il prezzo della maledizione” aveva risposto Rebekah raggiungendole. “Ha sclerato e gli Anziani la stanno punendo.”

Klaus aveva guardato nella direzione delle ragazze ma aveva dovuto rinunciare. Era fastidioso e disturbante.

Nik, non startene lì impalato. Kol è nel locale con la Bennet. Digli di smetterla di limonare e di venire subito. La Reggente necessita aiuto.”

Senza Reggente ad unire le nove congreghe, le streghe sarebbero cadute nel caos. Klaus aveva scambiato uno sguardo con Hayley che aveva ridotto le palpebre ad una fessura: quella donna gli leggeva nel pensiero.

Kol non può fare niente per aiutarmi. Non rovinate anche la sua serata” aveva detto la strega a bassa voce. “Potresti lasciarmi ora?”

Hayley aveva riportato le mani sui fianchi, ma non si era discostata. “Che cosa dobbiamo fare per placare i tuoi dei?”

Davina si era stretta nelle spalle. “La maledizione consuma la mia energia vitale…”

“Stai morendo?”

“Sì… è un altro modo per dirlo” aveva risposto, gettando un’occhiata a Rebekah, terrea in volto. “Non ho idea di quanto tempo mi resti.”

///

Supplicare i Vecchiacci era la soluzione della sorella? Come intendevano procedere? Bruciavano un bel biglietto con su scritto ‘scusate se ho fatto casino, potete rimettere a posto le cose’?”

Non era certo che frasi come ‘Prima - brutta stronza – Strega’, ‘vorrei riempirti la faccia di schiaffi’ e ‘Reggente dei miei stivali’ fossero le più giuste da indirizzate ad una strega di alto livello che stava morendo vittima del proprio incantesimo.

Klaus aveva osservato in disparte finchè non era stato affiancato da Hayley. “Se tira le cuoia, la congrega sarà l’ultimo dei tuoi pensieri” aveva sussurrato in modo che Davina non potesse udirla.

Si preoccupava molto per la strega. Doveva essere proprio speciale come diceva Elijah.

“L’unica strega in tutta New Orleans che non fosse marcia fino al midollo… l’unico peso sull’altro piatto della bilancia e guarda come è andata a finire…”

“Quando le aspettative sono troppo alte, si rischia il capitombolo.”

Hayley l’aveva guardato e Klaus aveva capito che ci entrava in buona parte.

“Vado a vedere come sta Rebekah. Non riesce a gestire il senso di colpa.”

Klaus aveva annuito ed era rimasto ad osservare l’altare consacrato agli Antenati, le candele accese e le spirali di incenso che salivano verso l’alto. Era davvero scema come una campana rotta se aveva creduto allo scherzo della sorella.

“Non mi sono mai fidato di qualcosa che non si poteva minacciare o sbranare” aveva detto raddrizzando due candele e portando le mani dietro la schiena. “Pregare non ha mai funzionato, ragazza mia. Devi dare qualcosa per ricevere qualcosa.”

Davina aveva interrotto la litania. L’avrebbe rimpianta, il vampirastro. Quando avrebbe dovuto fare le selezioni per la nuova strega, avrebbe pensato a lei e versato lacrime amare.

“I Vecchiacci adorano i sacrifici di sangue… e più giovane ed innocente è, meglio è” aveva continuato con un mezzo ghigno. Doveva averla raggiunta perché l’odore di sangue era opprimente e la bramosia gli correva nel corpo.

Davina aveva agito, spinta dalla paura di morire: lo aveva afferrato per la nuca ed indirizzato contro il collo sporco di sangue.

Qualcosa – la strega?! – l’aveva ghermito e sbilanciato e la sua mente era andata in corto circuito: gli occhi non la vedevano, i sensi non la registravano, ma il sapore del sangue poteva sentirlo contro la bocca e come un naufrago si aggrappa al salvagente, Klaus si era aggrappato alla strega e aveva morso, perché l’istinto gli diceva di mordere. Aveva già bevuto il suo sangue. Più volte. Ricordava il sapore. Il retrogusto amarognolo di innocenza. Il sangue sgorgava dalla ferita aperta e si riversava in bocca a fiotti e quasi poteva sentirla – o la mente la immaginava, ricordando scene passate – abbandonata e sofferente fra le sue braccia. Era proprio pazza come diceva Rebekah ma veloce a capire. In più, gli stava regalando una bevuta con i fiocchi. Iniziava a piacergli quella ragazza.

///

“Minacciati come?”

“Potevano intervenire e sciogliere la maledizione salvandoti la vita o far spazio ai nuovi arrivi.”

“Sii più specifico.”

“Avrei strappato il cuore ad ogni membro delle nove congreghe e li avrei spediti ai cari vecchi in un bel cesto regalo.”

Klaus aveva sorriso e Davina aveva smesso di ruminare uova e bacon. “Sei pazzo, lo sai?”

“Sono molto deluso, ragazza. Molto deluso” aveva risposto piantando un dito nel tavolo e Rebekah aveva alzato gli occhi al cielo e ordinato un altro bidone di caffè alla cameriera. Hayley era dovuta tornata a casa in tempo per il risveglio di Hope.

“Quando ti ho scelto, l’ho fatto perché eri in gamba, pragmatica e col sangue freddo di un serpente. Ti sei rivelata debole ed inconcludente!”

Davina aveva arricciato il naso e masticato a più non posso il boccone. “Scusa tanto, sono solo umana!”

“Vedi di ricordarlo” aveva risposto con un’occhiata alla sorella. “Tu hai finito la colazione?”

Rebekah aveva posato la tazza vuota e spinto la sedia contro le ginocchia del fratello. “Quel ciondolo deve sparire.”

In quel momento, Klaus scarseggiava della lucidità necessaria per rispondere a tono. Gli erano stati regalati due giorni di innaturale tranquillità ma appena l’incantesimo aveva cessato di esistere, era stato travolto da una montagna di sensazioni soffocanti. La maledizione di Davina si era rivelata tutt’altro che innocua.

“Sei amareggiato per non aver potuto portare a termine la minaccia?” aveva chiesto la strega con voce leggera, posando le stoviglie ai lati del piatto e la catenina nello spazio fra loro.

Klaus aveva sospirato, intascandola. “Ho caricato le tue giovani spalle di responsabilità e problemi e mi chiedevo se non fosse più saggio liberarti della mia presenza una volta per tutte.”

Davina aveva sgranato gli occhi e il cuore aveva battuto tanto da toglierle il respiro. 

“Non ho mai voluto renderti infelice, Davina Claire.”

Una nuvola di rossore le aveva colorato le guance. Sentiva di dover urlare ma in realtà non riusciva a scollare le labbra.

“È evidente che così non funziona.”

E continuava ad infierire sul suo cadavere! La crudeltà di quell’uomo era senza…

“Proviamo qualcosa di diverso?” aveva detto con voce leggera ed era stato come esser salvati dal ciglio friabile del burrone.

Un mese dopo

Il cacciatore era arrivato e aveva ucciso l’unicorno.

Per quanto lo girasse e rigirasse, quel maledetto segno positivo non voleva saperne di scomparire. Bonnie aveva scrollato il tester come fosse un termometro e l’aveva guardato di nuovo. “Accidenti!” aveva esclamato sottovoce e aveva sentito un rumore, come il cigolio del letto… come se Kol si fosse svegliato e stesse venendo dritto nel bagno!

“B?”

“Sono sotto la doccia!” aveva gridato aprendo l’acqua con un gestaccio e infilando il test di gravidanza nella scatola e la scatola nella cesta dei panni sporchi. “Cinque minuti!”

Bonnie si era appoggiata al lavandino e guardata allo specchio. Quando era accaduto? Erano sempre stati attenti ma il suo ciclo non era mai stato regolare e per mesi – complice lo stress da mondo prigione - non si era presentato. Non poteva essere incinta! Quei test non erano affidabili al cento per cento, anche Caroline aveva sclerato su un falso positivo anni prima! E perché proprio in quel momento? Andava tutto a meraviglia, si era trasferita a New Orleans, aveva ripreso gli studi e usciva regolarmente con un ragazzo che le piaceva davvero e che non perdeva occasione per dimostrarle quanto tenesse a lei. Aveva persino accettato di bere il sangue dell’ibrido per cancellare ogni traccia del passato dal suo corpo. L’aveva fatto per se stessa, per ricominciare, l’aveva fatto perché Kol non la finiva più di dirle quanto era bella, ogni volta che la spogliava.

“B, va tutto bene?”

“Sì!” aveva gridato, uscendo come un lampo dal bagno. “Sono in ritardo per la lezione.”

Kol l’aveva guardata da sopra il fumetto e augurato la buona giornata. Si era alzato e aveva sfruttato la temperatura ottimale della doccia. Poi aveva raccolto i vestiti sporchi e aperto la cesta della biancheria.

///

“Sei una donna e una strega. Dovresti sapere se sei incinta o meno.”

“Non lo so! Sono nel pallone e il tuo sarcasmo non mi aiuta!”

Sarcasmo? Bonnie era piombata nel bel mezzo della sua lezione di yoga e aveva sganciato una novità allarmante. Davina stava cercando di mantenersi calma, visto che l’allineamento dei chakra erano andato a farsi friggere. “Hai fatto un test di gravidanza?”

“Sì, e ieri sera Elijah mi ha lanciato uno sguardo dei suoi e ha rimandato indietro la mia birra!”

Davina si era imbronciata un po’. “Siete usciti senza di me.”

“Non siamo usciti. Siamo passati al Rousseau’s e abbiamo incontrato… non è importante ora!” aveva esclamato a bassa voce. “Che faccio, se sono incinta?”

“Se lo sei, lo sei.”

Doveva tenerlo? Darlo via? Rimandarlo indietro? E Kol? Come l’avrebbe presa? Stavano insieme solo da un mese! Era una cosa rilassata e non le andava di ‘contrarla’ con simili notizie. “Non dirlo a nessuno.”

Davina aveva annuito e le aveva guardato la pancia. Lo sguardo di Bonnie era finito sull’ombelico scoperto. “Già si vede?!”

“Ti devi dare una calmata e abbassare la voce. Klaus ha detto che sarebbe passato a prendermi.”

Il panico saliva. “Un bimbo con il potere delle Bennet e il cognome dei Mikealson… l’Anticristo…”

Davina aveva strangolato una risatina e Bonnie era crollata a sedere su una panca, stringendo le tempie fra le mani.

“Hai tempo per decidere se…”

“Infilare la testa in un barile di tequila e trattenere il respiro?” aveva biascicato coprendo la testa fra le braccia. “So a malapena badare a me stessa…”

Kol è bravo con i bambini.”

Io non sono brava con i bambini” aveva sbuffato. “Sarei capace di dimenticarlo al parco giochi… o peggio! Sono stata rimandata in economia domestica!”

Davina aveva inclinato la testa e la maglia bianca si era allargata sulle spalle. “Lo ami?”

“Ora come ora vorrei solo strangolarlo!” aveva ruggito mimando il gesto con le mani. “Sono in ritardo per la lezione, porca miseria!”

La sua invece, era finita proprio in quel momento. Davina aveva salutato i compagni che uscivano alla spicciolata dalla saletta, e sbirciato l’entrata della scuola di yoga. Se il bimbo fosse nato, Klaus avrebbe sclerato e accusato entrambi di voler insidiare l’eredità di Hope. Se Bonnie non fosse stata una strega e una Bennet, sarebbe stato tutto più facile. “Schiarisciti le idee prima di prendere qualsiasi decisione e chiamami se hai bisogno di parlare con qualcuno.”

“Inutile. Morirò prima della mezzanotte stroncata da un infarto.”

“Hai tutte le statistiche contro” aveva risposto, pacata. “Inspira, calmati e resta lontana da Klaus.”

“Il tuo ragazzo dovrà tacere e farsi da parte. Non è figlio suo” aveva detto e Davina aveva annuito. “Lo vedi il vero problema, ora?”

 

  
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