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Autore: Ladyriddle    22/10/2015    10 recensioni
''Seppur graziosa, Astoria non era bella come sua sorella, Daphne [...] Eppure, Astoria aveva un'eleganza, una grazia innata e una compostezza che era estranea a Daphne e a molte altre donne...''
Prequel/MM di Vaiolo di Drago
Leggibile singolarmente, credo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Foglie di magnolia e fiori di ciliegio'
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Prequel/Missing Moment della Long Vaiolo di Drago, penso sia leggibile singolarmente
Pairing: Draco/Astoria
Avvertimenti: triangolo, accenno.
L'innocenza dell'edera
 


 
Settembre stava pigramente scivolando in Ottobre, l’aria era fresca e frizzante e un tiepido sole filtrava tra i rami che si intrecciavano tra loro, formando un tetto d'edera che riparava tutto l'anno uno dei giardini di Malfoy Manor. 
    Blaise tamburellò due dita sul fascicolo di documenti che aveva portato, un piccolo sorriso indulgente campeggiava sulle labbra piene mentre osservava la scena che si svolgeva a poca distanza da lui: un tiepido sole accarezzava il prato lucido e brillante, dove, circondati da roseti bianchi fuori stagione, Draco giocava a Gobbiglie col piccolo Scorpius e suo figlio, Etienne. 
    “Mi dispiace,” esordì Astoria con la sua voce al miele, “spero che tu non vada di fretta” gli disse, adocchiando il plico di pergamene su cui Blaise sfogava la propria impazienza.
    Dopo la guerra, Draco si era fatto carico del difficile compito di riabilitare il nome della sua famiglia, un impegno che aveva preso a cuore come una missione, lasciando pochi altri pensieri a tutto il resto. Aveva rimpolpato le camere blindate dei Malfoy in modo da poter elargire donazioni, tessere contatti e amicizie più o meno sincere, distribuire favori e chiederne altrettanti per sé o per chi gli conveniva.
     Draco sembrava aver ereditato il fiuto per gli affari che era stato dei suoi avi, i quali, a dispetto delle loro ideologie, erano tristemente noti per investire denaro nel mondo Babbano: acquistavano terreni per poi affittarli, compravano aziende per rivenderle, riconvertivano le sterline in galeoni e i galeoni in sterline. 
    Tutto questo non sarebbe stato possibile, ma i possedimenti dei Malfoy, nel Wiltshire, erano stati acquistati prima dell'entrata in vigore dello Statuto di Segretezza e, sempre prima del 1962, erano stati aperti dei conti in banche Babbane che permettevano a Draco di investire in piena legalità. Nonostante ciò, forse per via del suo passato o per il suo cognome, il Ministero effettuava periodici e approfonditi controlli sull'operato di Draco, come se non aspettasse altro che mettere i sigilli sui suoi beni, mai stati tanto consistenti come in quel periodo. Dei cavilli legali se ne occupava Blaise con solita efficienza; era vantaggioso per entrambi: Draco finanziava la sua ascesa politica, lui si preoccupava di mantenere candida la sua immagina pubblica. 
    “Non preoccuparti, non ho impegni tutto il giorno” le disse, sorridendole. “E poi, sapevo che Etienne si sarebbe divertito” fece, osservando il figlio che tirava una Gobbiglia, il viso concentrato e le maniche della piccola camicia chiara arrotolate come un vero piccolo Lord. 
    Blaise non era il tipo di padre che giocava col figlio sul prato o altrove: nel tempo che trascorrevano insieme si impegnava a insegnargli cose utili, pratiche, che gli sarebbero servite nella vita; sapeva, però, che il gioco era fondamentale per la crescita, quindi faceva in modo di ritagliare, tra gli impegni e le attività che aveva predisposto per lui, qualche ora da passare con il piccolo Malfoy.
    Scorpius batté forte le mani e rise quando uno spruzzo colorato macchiò gli abiti di Draco che gli fece eco con una risata divertita e rumorosa. 
    Con Scorpius, Draco era sempre stato affettuoso e alla ricerca di contatto, nonostante avesse ricevuto una rigida educazione, forse perché lui e Astoria avevano provato ad avere un figlio per quasi cinque anni prima di riuscirci.
    Sul tavolino di ferro battuto comparve un vassoio d'argento, sopra c'era un servizio di fine porcellana per il tè, un piattino da portata colmo di pasticcini assortiti, un'alzata con mignon alla crema e un'altra con una torta alla frutta dall'aria invitante. 
    I bambini si avvicinarono subito, fiutando l'odore dei dolci come piccoli segugi. Etienne gli si mise accanto, silenzioso, guardando il vassoio con desiderio, ma aspettando educatamente il permesso di prenderne uno mentre Scorpius si avvicinò ad Astoria zampettando come una piccola cavalletta. 
    “Io voglio quello al cioccolato” disse il bambino, una manina poggiata sulla veste della madre e l'altra che si sfregava il nasino.
    Mentre Blaise si sistemava Etienne sulle ginocchia vide Astoria accarezzare la testolina bionda di Scorpius, le dita pallide che inanellavano i boccoli morbidi che incorniciavano il viso minuto del bambino. 
    Seppur graziosa, Astoria non era bella come sua sorella, Daphne. Del resto, Daphne era la donna più bella che Blaise avesse mai visto – era la donna più bella che molti avessero mai visto, si corresse mentalmente. Eppure, Astoria aveva un'eleganza, una grazia innata e una compostezza che era estranea a Daphne e a molte altre donne che Blaise conosceva.
    “Fai vedere prima le mani alla mamma” fece la donna mentre il bambino sorrideva furbo e intrecciava le braccia al busto per nascondere le manine sotto le ascelle. 
    “Non fare l'impertinente” lo riprese Draco con tono scherzoso, afferrandolo per i fianchi e tirandoselo contro, facendo ridere il figlio, una piccola risata infantile e gioiosa.
    “Fammi vedere le tue, Etienne” disse Blaise al figlio che gli mostrò i palmi in modo che potesse ripulirli con un veloce incantesimo. Allungò una mano e gli prese un dolcino che Etienne si portò alle labbra con calma, senza la tipica voracità di un bambino della sua età.
    Etienne dondolava le gambe fasciate dai pantaloncini scuri e, mentre mangiava il suo pasticcino, Blaise osservò il perfetto quadretto familiare offerto dai Malfoy. 
    Astoria versava il tè, ascoltando con un lieve sorriso compito il figlioletto che parlava velocemente, incespicando nelle parole mentre Draco gli scostava i capelli dagli occhi grigi. Sembrava proprio il ritratto della famiglia felice.
Sembrava, appunto. 

 
*
 
Blaise osservò Astoria mentre gli versava due generose dita di Whisky Incendiario, teneva le caviglie leggermente accavallate e i capelli sciolti che le accarezzavano le spalle.
    “Com'è andata la giornata?” gli chiese, rivestendo alla perfezione i panni della moglie premurosa; del resto lo era, una moglie, anche se non la sua.
    Blaise prese il bicchiere, rigirandoselo tra le dita, tanto che i cubetti di ghiaccio tintinnarono appena. “Lunga” rispose vago, poi le sorrise: un sorriso compito, di circostanza. “La tua?”
    “Bene, a parte Scorpius e le gioie della magia involontaria.”
    “Di già? Precoce, cos'ha combinato?” le chiese, come se fosse realmente interessato.
    Lei lo guardò, poi rispose: “Ha incendiato alcuni giocattoli” decise di rispondergli, giudicando, o fingendo di giudicare, quella domanda come sinceramente interessata. 
    Blaise ridacchiò. “Piccolo piromane” commentò con una punta di divertimento nella voce. 
    Astoria si sistemò i capelli castani dietro la spalla. “Sì, per fortuna adesso dorme.”
    La prima volta che Blaise si era fermato a bere qualcosa con Astoria – o meglio, lui beveva mentre Astoria parlava o lo ascoltava – era stato qualche mese prima. 
    Quella sera di fine inverno aveva cercato Draco a un'ora insolita, cosa strana per lui, aveva riflettuto poi. 
Astoria era scesa dalla grande scala di marmo stringendosi una mano al petto per tenere chiusa la vestaglia pesante; portava i capelli sciolti sulle spalle e il viso privo del velo di trucco che solitamente le donava un incarnato fresco e uniforme. 
    Si era scusato con un leggero cenno del capo. “Astoria, perdonami, cercavo Draco.”
    Lei aveva arricciato le labbra – non un sorriso né un'espressione beffarda, ma un semplice gesto di cortesia. “Come vedi non è in casa” gli aveva detto e Blaise aveva tossicchiato sentendosi stranamente a disagio. “Ma se è urgente,” aveva continuato Astoria con tono indifferente, “possiamo chiamarlo.” 
    Di fronte alla sua occhiata curiosa, forse sbalordita, Astoria, la fanciulla che aveva sempre visto come un delicato fiore di serra, cresciuta per essere la moglie perfetta di un Purosangue, aveva assottigliato lo sguardo e gli aveva detto: “Oh, Blaise, dovresti saperlo: una donna sa sempre dove trovare il proprio marito dopo una certa ora. Non credi?”
    Non aveva cercato Draco quella sera, ma aveva parlato con Astoria nei giorni successivi, forse per stemperare l'imbarazzo che provava nei suoi confronti o forse perché, uomo curioso e perennemente annoiato, aveva cercato di capire la personalità della donna, ben più sfaccettata di quanto avesse immaginato. 
    Un giorno, mentre passeggiavano lungo i giardini del Manor e i loro bambini giocavano insieme al figlio di Theo, aveva notato che Astoria non sorrideva mai davvero se non al piccolo Scorpius, altrimenti si limitava a stirare le labbra in un gesto cortese e compassato che celava la natura dei suoi pensieri. 
     Mentre l'ultimo sole accarezzava le foglie verdi e le intingeva di riflessi dorati, il discorso era scivolato sui legami. 
    “Io e Draco siamo separati da anni” gli aveva confidato mentre si sedeva su una panchina in pietra. “Credevo lo sapessi, il cameratismo maschile non è forse simile allo spettegolare di noi donne?”
    Blaise le aveva sorriso, cercando con cura le parole. “È così, a grandi linee, ma Draco è discreto anche con me. Immagino che sia perché nutre molto rispetto nei tuoi confronti” le aveva detto sedendole accanto. 
    Astoria aveva abbassato le palpebre, guardandolo attenta attraverso le ciglia scure. “Tu e tua moglie sembrate molto affiatati, invece” aveva notato mesta. 
    Il sorriso di Blaise si era assottigliato. “Perché io e Tea siamo davvero innamorati.” L'ambigua ironia era scivolata lieve nel tono solitamente calmo della voce. “Esprimiamo il nostro amore quando siamo lontani” aveva riso divertito all'espressione composta di Astoria. “Per noi è sempre stato così, funzioniamo. Tu e Draco, invece...” Si era schiarito la gola, ricordando il giorno del loro matrimonio. 
Draco era stato il primo dei suoi amici a sposarsi: aveva appena compiuto vent'anni, mentre Astoria ne aveva solo diciotto, il suo viso conservava ancora qualche tratto da fanciulla e il sorriso era largo e luminoso. Blaise ricordava il vitino da vespa stretto nell'abito da sposa, la gonna ampia che ondeggiava a ogni passo, lei che si commuoveva all'altare e Draco che le asciugava le lacrime con il dorso dell'indice. Erano giovani, bellissimi e…
   “Innamorati. Voi due eravate innamorati” le aveva detto, senza una particolare sfumatura nella voce. Non aveva mai creduto nell'amore, anche se, doveva ammetterlo, chiunque al tempo li avesse visti insieme non avrebbe potuto negare che fossero presi l'uno dall'altra. 
   “Eravamo giovani” aveva precisato Astoria, poi, aveva continuato senza che le chiedesse nulla: forse erano anni che desiderava parlarne con qualcuno – Blaise si chiese se Astoria avesse delle amiche sincere. “Draco è sempre stato molto gentile, attento e premuroso. Volevamo dei figli ma, lo sai, non arrivavano.” 
   Blaise aveva annuito, continuando a guardarla negli occhi, certo che Astoria non volesse essere compatita. Ricordava di aver ascoltato i sussurri delle demoiselles durante le cene della buona società. I sussurri sulla presunta infertilità di Astoria erano diventati tanto insistenti da attraversare i salotti delle signore fino a raggiungere le sale da gioco riservate agli uomini. Poi, Astoria era rimasta incinta e le chiacchiere si erano fermate, per poco, ovviamente. 
     “Credo che abbiamo cominciato ad allontanarci quando ho perso la bambina." 
    “Immagino sia stato un momento duro” aveva commentato Blaise. Era difficile non scadere nel banale quando si toccavano argomenti come quello. Draco gliene aveva parlato, anni prima, mentre si rigirava tra le mani un bicchiere di malto, i suoi occhi grigi persi nei riflessi del liquore. 
       L'avemmo chiamata Lyra, gli aveva detto con voce incolore, in cui, però, era riuscito lo stesso a scorgere un dolore sordo e l'impotenza di non essere riuscito a fare nulla.                  
    “Temo di averlo inconsciamente incolpato e allontanato” aveva mormorato Astoria. “Non sopportavo di averlo accanto: né lui né, soprattutto, i miei suoceri. Non è facile la convivenza; è stata una benedizione quando loro sono andati via” gli aveva detto mesta, poi il viso si era aperto in un sorriso. “Poco dopo ho scoperto di aspettare Scorpius e ci siamo – mi sono – allontanata definitivamente da lui: non avevo più motivi per fingere che mi interessasse la sua compagnia.” Astoria lo aveva guardato attraverso le ciglia scure, la voce calma e spietata al tempo stesso; gli era sembrata quasi crudele nella sua freddezza.
“Che adesso abbia qualcuno a cui vuole bene, che gli voglia bene... Mi fa sentire sollevata, credo. Mi irrita di più che la gente possa chiacchierare, ma ci sono abituata; sarebbe peggio se Scorpius si accorgesse che quasi non ci parliamo se non c'è lui” aveva continuato quasi indifferente. “Per il resto ho tutto quello di cui ho bisogno” aveva concluso. 
    “Davvero?” le aveva chiesto Blaise con una punta di sarcasmo, osservando il suo sorriso enigmatico che sembrava rassicurarlo di una verità inattaccabile e, allo stesso tempo, confermargli la menzogna velata.
    Blaise si era chiesto più volte se Astoria stesse recitando o meno, ma non poteva negare quanto fosse rimasto affascinato dalla sua impenetrabilità: proprio quando gli sembrava di capirla la sua voce vibrava appena, poi, era certo di esserselo solo immaginato.
     Non aveva mai avuto intenzione di sedurla; da qualche parte, sotto strati di ambizione, aveva una coscienza, e Draco era suo amico – il suo unico amico, a ben vedere –, eppure, c'era qualcosa in lei che lo attirava – lo sguardo deciso e malinconico, la postura rigida, la voce morbida. 
Sotto il porticato d'edera, una sera di primavera, si era sentito travolto dal suo odore, dalla consapevolezza che fossero seduti vicini, dal fatto che gli sarebbe bastato allungare una mano per sfiorarle le dita. Non era il tipo di uomo che si lasciava trasportare dagli istinti, ma era stato più forte di lui: quella sera le aveva sfiorato le labbra per la prima volta. 
    Astoria si era scostata. Aveva creduto di averla offesa, ma lei gli aveva rivolto un sorriso degno di una sfinge, poi gli aveva sfiorato la mano e aveva ripreso a parlargli come se nulla fosse.
      Per la prima volta dopo molto tempo si era sentito confuso.    
    
Nei mesi successivi si era abituato ai sorrisi freddi di Astoria, in realtà li trovava divertenti; era abituato alla lingua tagliente di Galatea, un po' di silenzio era una piacevole novità anche se, psicologicamente, poteva essere frustante – un uomo con minor autocontrollo non l'avrebbe sopportato. Forse, neanche lui ci sarebbe riuscito se fossero stati insieme tutti i giorni tutto il giorno. 
    Dopo quel bacio – labbra contro labbra, un contatto morbido, delicato, tanto lieve che avrebbe potuto affermare di esserselo solo immaginato – sotto il porticato ricoperto d'edera, non era cambiato nulla: lui non aveva più osato baciarla, lei non gli aveva più sfiorato le dita, ma avevano continuato a passeggiare lungo il giardino del Manor mentre i bambini giocavano e a vedersi per quattro chiacchiere di sera quando Draco non c'era. Era stata fissata una linea invalicabile nel loro rapporto. 
    Non credeva, ma aveva cominciato a fargli male, non un dolore fisico e neanche malinconia, piuttosto vuoto, come se gli mancasse qualcosa: quel passo in meno che lo teneva al sicuro, quel passo in più che l'avrebbe reso felice. 
    Aveva cominciato a studiare Draco e Astoria nelle poche occasioni in cui erano insieme: sembravano felici e spontanei – sembravano, appunto. Aveva prestato attenzione, osservando i piccoli gesti, notando quanto fossero meccaniche le attenzioni che si rivolgevano. 
Astoria era fredda con Draco, Draco, invece, sembrava quasi lo stesso ragazzino arrogante che a scuola cercava di attirare le attenzioni di chi non gliene prestava abbastanza; quando non ne riceveva, ricambiava la freddezza della moglie, ignorandola. 
    La cosa avrebbe dovuto farlo sentire meglio – bene –, ma non era appagante sapere che due persone a cui teneva, in modo diverso ma assoluto, si ferivano a vicenda. Eppure, nel bene e nel male, Draco scappava da quella situazione mentre Astoria restava a casa da sola ed era per quello che aveva cominciato a farle compagnia sempre più spesso fin quando Astoria aveva cominciato a sorridergli come sorrideva a Scorpius. 
    “A cosa pensi?” gli chiese Astoria, distraendolo dai suoi pensieri riportandolo al presente.
    Blaise appoggiò la mano col bicchiere sul bracciolo del divano e le sorrise. “A Draco” le disse, osservandola bene. 
    “Quando tornerà tu te ne sarai andato da molto” gli aveva detto come se fosse ovvio – e lo era.
    Blaise inclinò appena il capo. “E se Scorpius dovesse svegliarsi prima e chiedere del suo papà?” Adorava farle domande del genere. 
    “Lo manderei a chiamare” gli rispose Astoria con la solita calma. “Sono certa che  tornerebbe subito a casa. Draco ha più difetti di quanti ne riesca a sopportare, ma è un padre meraviglioso” incrociò elegantemente le caviglie. “Dovresti prendere esempio” gli suggerì amabile, rimandandogli la stoccata. 
    Blaise affusolò il sorriso. “Non pensi che sia un buon padre?” le chiese interessato.
    “Mi fraintendi,” precisò Astoria con tono di scuse, “ma Etienne ha sei anni” si giustificò. 
    “Lo so” le disse, sorseggiando l'ultimo dito di liquore. Blaise era cresciuto senza un padre: sua madre aveva avuto troppi compagni manipolabili e senza carattere; pertanto, non aveva mai avuto dubbi su che tipo di genitore avrebbe dovuto essere per il proprio figlio. Non gli aveva mai letto storie per bambini né lo aveva mai consolato con un abbraccio per una caduta, ma aveva fatto e faceva tutto quanto fosse in suo potere affinché crescesse con gli strumenti giusti, affinché Etienne non si trovasse mai in difficoltà nel mondo reale. Né lui né sua moglie avevano creato intorno al bambino una realtà ovattata da dolci illusioni e finti sorrisi: sarebbe stato terribile, per lui, se un giorno Etienne si fosse ritrovato adulto, privo di tutte quelle certezze illusorie che aveva costruito solo per mostrarsi migliore ai suoi occhi. Preferiva sembrargli umano, piuttosto che eroe, e prepararlo alla vita in modo da insegnargli a farsi forza solo su se stesso.
Eppure, la tenerezza di Astoria, le sue premure e la dolcezza che riservava a Scorpius erano così delicate e naturali che non riusciva a vedere in quello qualcosa di controproducente per qualcuno, men che mai per suo figlio. 
    Non si era accorto che Astoria si era alzata fin quando lei non gli aveva tolto il bicchiere vuoto dalle mani, i cubetti di ghiaccio tintinnarono appena.
     “Sì resta bambini per così poco tempo” si sentì dire Blaise mentre pensava che Astoria non sarebbe rimasta sola quella sera: era con suo figlio, forse, l'unico uomo che avrebbe amato per sempre –  aveva davvero tutto ciò che desiderava.  
    Blaise osò prenderle la mano. Osservò le dita affusolate ed eleganti: non portava l'anello di fidanzamento che Draco le aveva regalato anni prima. Negli ultimi tempi, vedere il prezioso gioiello sulle sue dita lo infastidiva. 
Amava Astoria, non l'aveva cercato né voluto, era banalmente successo, ma se l'avesse avuta, se si fossero spinti più in là, lei avrebbe tradito il suo ruolo di madre; lui il suo migliore amico. Poi, si conosceva: prima o poi si sarebbe stancato: non sarebbe più stato lo stesso; forse era quel suo essere irraggiungibile a renderla più desiderabile ai suoi occhi. 
    Erano destinati a rimanere così: molto più che amici, molto meno che amanti. 
Non credeva, ma faceva male, era persino crudele – Astoria, così dolce e materna, fredda e inafferrabile, col viso d'angelo e l'espressione neutra era tristemente lontana, crudele.
    Del resto, però, quando mai l'amore non lo era?

 
*
*
*

Astoria camminava lentamente lungo il corridoio del San Mungo. Era un'ala riservata dell'ospedale situata al terzo piano, con grandi finestre a forma di trifore da cui entrava la luce. 
    Era metà agosto; quell'estate, il clima solitamente uggioso aveva lasciato posto a un'estate mite e piacevole, tanto che Astoria poteva osservare i Babbani camminare per strada con le gambe e le braccia scoperte, il viso riparato da buffi copricapi e occhiali da sole dai colori improbabili. 
    Lei, invece, aveva freddo nonostante l' abito a maniche lunghe che indossava. Aveva tirato la stoffa affinché le coprisse le mani e teneva le braccia avvolte intorno al busto e i palmi che sfregavano le braccia per darsi calore. Le sembrava di non dormire da giorni e probabilmente era così: aveva perso la nozione del tempo qualche giorno prima, quando Scorpius era stato ricoverato al San Mungo. 
   Aveva sentito la terra tremare sotto i piedi e il proprio mondo scuotersi: guardava davanti a sé, ma tutto il resto continuava a muoversi. Poi aveva respirato – piano, profondamene – e tutto si era sistemato, più o meno. 
   Da bambina non vedeva l'ora di diventare adulta, di sposarsi e avere una famiglia propria, aveva sempre pensato che sarebbe stato tutto perfetto. Ovviamente non era stato così, ma andava bene: aveva quello di cui aveva bisogno, al resto poteva rinunciare. 
    Aveva rinunciato al sogno del matrimonio da favola perché i principi erano uomini comuni, alla possibilità di essere felice con qualcuno – Blaise – perché sarebbe stato inappropriato. 
    Da ragazza, aveva creduto di amare Draco, ma poi si era accorta di aver sposato una persona che non conosceva: erano entrambi troppo giovani, troppo entusiasti, troppo concentrati su obbiettivi diversi. L'unica cosa che avevano scoperto avere in comune era il desiderio di una famiglia numerosa. 
    Ci avevano provato a lungo, tanto che stare insieme era diventato irritante per entrambi. Gli insuccessi, le chiacchiere, la presenza dei suoceri al Manor, avevano scavato un vuoto che le era sembrato incolmabile con la perdita di Lyra – era l'unica dei bimbi che non avevano visto la luce a cui avevano dato un nome.
Si era sentita vuota e il conforto e le parole di chiunque – Draco in particolare – le erano suonate alle orecchie come sbagliate, inutili e fastidiose. 
    Quando, finalmente, era nato Scorpius non aveva neanche più dovuto fingere che il suo matrimonio le interessasse ancora. Draco ne era rimasto ferito e, come un bambino viziato, aveva cominciato a pestare i piedi e a imbronciarsi, ma lei era troppo presa dal suo ruolo d madre per prestare attenzione a quello di moglie. 
    Lui, quasi sfidandola, aveva cercato altrove compagnia. Ad Astoria non era interessato, si era semplicemente irritata per quei sussurri che avevano continuato a levarsi al suo passaggio, ma poi si era disinteressata anche a quelli. 
    Aveva cominciato a sentire la mancanza di un compagno quando aveva realizzato che Scorpius sarebbe andato a Hogwarts nel giro di qualche anno, e da lì avrebbe cominciato a vivere la sua vita. Anche quello, però, era nell'ordine naturale delle cose, quindi andava bene: finché suo figlio era felice, andava bene. 
    Adesso Scorpius stava male. 
    Aveva creduto di morire, per un attimo, uno soltanto, poi aveva respirato e tutto era tornato a posto. Piangere e disperarsi non avrebbe sistemato le cose. Il suo mondo non era crollato: poteva ancora reggerlo, era solo un po' più pesante. 
    Suo figlio aveva bisogno che fosse forte e questo aveva dato forza a lei. 
    Si girò, osservando Draco seduto su una poltroncina. Teneva lo sguardo fisso a sé, il viso non recava segni dello schiaffo che gli aveva dato qualche giorno prima, ma era comunque sciupato: non aveva dormito molto neanche lui. 
    Negli anni, lentamente, aveva imparato a conoscerlo e, mentre trovava la sua presenza irritante e fastidiosa, aveva dovuto accettare di essersi legata a lui e a quello che rappresentava: era il padre di suo figlio e Scorpius arricciava il naso come faceva lui, anche se effettivamente era il contrario, rammentava ogni volta che notava quel gesto. 
    Era sempre stato Scorpius a legarli, e lei doveva ammettere che non avrebbe voluto nessun altro come padre per suo figlio. Forse Draco lo aveva sempre viziato, ma lo amava più di ogni altra cosa - più di chiunque altro, certamente più di lei.
    Astoria sapeva come Draco si era sentito, lo avevano sentito entrambi, e per la prima volta erano stati la stessa cosa: era stato terribile, ma si era sentita meno sola. Era stato straziante vederlo distrutto dal dolore, ma non poteva – non potevano – permetterselo. 
    Esistevano molti tipi di coraggio, quello di un genitore era semplicemente istintivo e Draco, in fondo, era stato bravo: aveva atteso che Scorpius si svegliasse e l'aveva tranquillizzato mentre gli stringeva la mano e gli accarezzava i capelli. 
    Papà non avrebbe sistemato tutto, aveva pensato Astoria mentre osservava Draco rassicurare il figlio, ma la voce di Draco le era sembrata così vera e sincera che anche lei aveva fatto fatica a non crederci. 
    Era passato qualche giorno e, ancora, non riusciva a non credere che Draco l'avrebbe fatto, che avrebbe sistemato tutto. Si sedette accanto a lui: l'attesa e l'impotenza erano logoranti, ma sentì la mano di Draco cercare la sua. 
    Istintivamente, la strinse. 

 
Amare è umano. Provare dolore è umano.
Amare ancora nonostante il dolore è angelico.
Rumi 

Note, varie ed eventuali:

1)
L'edera è una pianta dai significati che contrastano tra loro. 
Era la pianta sacra a Bacco; tra i greci e poi tra i latini si diffuse la convinzione che circondare la fronte con una corona di edera prevenisse gli effetti dovuti alle intossicazioni da eccesso di vino; si credeva, infatti, che le sue foglie separassero l’acqua dal vino. Per questo, alcuni credono che l'edera rappresenti la ragione che resta ancorata anche nell'ebrezza. 
Nel Medioevo, si pensava che proteggesse dalle negatività e dai disastri per questo veniva piantata all'ingresso delle porte delle abitazioni.
''L'innocenza'' è ambigua: in India è considerata il simbolo della concupiscenza; nel linguaggio dei fiori, tuttavia, è il simbolo della fedeltà coniugale, l'eternità del vero amore; allo stesso tempo, però, le bacche sono velenose per l'uomo.
L'edera è una pianta che non ha bisogno del sole per crescere ed è estremamente resistente, tanto è vero che rappresenta la longevità. In alcune regioni, soprattutto nel sud Italia, è considerato di buon auspicio regalare una piantina d'edera a coloro che sono cagionevoli di salute in quanto ha la proprietà di mantenere pulita l'aria.

2) Le Gobbiglie, in genere, dovrebbero spruzzare un liquido puzzolente sulla faccia dell'avversario che perde il punto, ma ho immaginato che vi fosse anche una versione per i bambini che spruzza colori lavabili sugli abiti.

3) Immagino sempre la società Purosangue ferma al medioevo in molti aspetti, ma molto più simile alla nobiltà inglese durante l'età vittoriana. Dopo cena, le donne chiacchieravano nelle sale della musica; gli uomini, invece, si spostavano nei salotti a giocare e fumare. Era considerato sconveniente per una donna se le 'chiacchiere femminili' oltrepassavano i muri fino a raggiungere le sale da gioco degli uomini.

Avevo in mente questa OS da un po', l'ispirazione è nata mesi fa da una conversazione con Ylenia, avevo intenzione di farla partecipare al ''
Say that we're sweethearts again'' contest di Bellatrix_Indomita, ma una volta scritta mi sono accorta che non rispondeva più ai requisiti del contest e non mi andava di cambiarla, mi piace così. 
Grazie a Kiry, Nuel e Delia che mi hanno supportata nella stesura, è stato difficile scrivere questa OS come ogni volta che tocco argomenti delicati come genitori che affrontano la malattia di un figlio. 
Ovviamente, dedico questa OS anche a Pam che la settimana prossima dovrà sostenere un esame importantissimo, non vedo l'ora di poter tornare a tormentarla con la storia XD
Per le lettrici di VdD a giovedì prossimo <3 LAdy
P.S. Povero Blaise: mai n'a gioia XD
   
 
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