Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Lukeee    22/10/2015    1 recensioni
Se un fiore può crescere e sbocciare tra i sassi, può un amore sopravvivere a intrighi e guerre?
Dal testo:
“Sei pronta a seguirmi? Sarà una via oscura e…e molto difficile. Sei pronta a mettere in gioco tutta te stessa?”
Per un istante che durò millenni si fermò.
“Noi…noi danzeremo coi draghi”
Non sapeva se prenderla come un’affermazione o una domanda. Ma era sicura della scelta che aveva preso. E decise che era la seconda opzione.
Trovò la forza di parlare, mentre il cuore accelerava.
La notte era oramai scesa e le stelle assistevano a quello che forse sarebbe stato ricordato come il principio di una nuova era.
Lei gli sorrise sinceramente. E poi, lentamente, le sue labbra articolarono poche ma inequivocabili parole.
“Yes Trystane. We will dance with dragons”
- Myrcella Baratheon - Trystane Martell - Aegon VI Targaryen - Arianne Martell - Jon Snow - Cersei Lannister - Jaime Lannister - Tommen Baratheon - Howland Reed - Daenerys Targaryen - Mark Ramius (New) - Stone Temple/Jon Connington - Daario Naharis/Euron Greyjoy - Tyrion Lannister
Storia che rende giustizia a una delle tante inutili vittime del finale di stagione.
Ora e sempre, long live the lioness
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Myrcella Baratheon, Nuovo personaggio, Trystane Martell, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 17

Long live the lioness





"And we’re gonna be alright
Dry your tears and hold tight
Can’t you tell I got news for you
Sun is shining and so are you”

 
Sun is Shining, Axwell





Giardini dell’Acqua, tre settimane dopo

 


 
Quel profumo...o meglio, quell’atmosfera…

Casa.
C’era e non c’era allo stesso tempo, pareva solo qualcosa immaginario e contemporaneamente così evidente da non poter essere negato. Lo sentiva e non lo sentiva.
Ma in fondo, cosa importava?

Era a casa. Finalmente a casa. E contava solo e soltanto quello.
In un gesto oramai abituale, la sua mano andò a perdersi tra i lunghi capelli dorati.
Attorcigliò una ciocca attorno al dito, mentre continuava a perdersi tra pensieri finalmente sereni, distaccati, a tratti anche senza senso né scopo. Ma era proprio questo che desiderava. E Dorne aveva, aveva sempre avuto, il potere di farle dimenticare ogni problema, ogni dilemma, ogni questione irrisolta.

Solo lì, solo a casa, poteva sentirsi finalmente così, spensierata, libera, in pace.
Era così bello essere tornati…
Sospirò.
Tutt’a d’un tratto tornò a udire le parole degli altri. E i loro discorsi la riportarono alla realtà.
“Non sai cosa faranno i Dayne…” diceva una voce, dubbiosa ma misurata e calma.
Quella di Trystane interruppe bruscamente la frase.
“La stella nera…non è più un problema…”
Abbassò lo sguardo, riordinando e mettendo a fuoco i pensieri.
“Edric è riuscito a conciliare le parti. Starfall ci sarà fedele, fino in fondo…
Il principe Doran scosse la testa.
“Ti fidi così ciecamente di loro?”
La voce del marito si fece ora quasi irata.
“Dèi, se non mi posso fidare dei miei alfieri…cosa dovrei fare?”
Appoggiò il pugno sul tavolino.
“Non possiamo continuare a vivere nel sospetto, nell’inquietudine…non posso fare come hai fatto negli ultimi vent’anni”
Il padre lo interruppe.
“Trystane…”
Ma non ebbe modo di finire la frase.
Sedersi a un tavolo, sentire le loro ragioni, discuterci assieme…non apparire come un punto di riferimento vago, non essere una figura assente, silenziosa, che si chiude in sé stessa, che è troppo distante, lontana…questo fa la differenza” disse, scandendo le parole.
Puntò un dito sul tavolo.
“Questo fa la differenza…mi fido di loro, e loro si fidano di me”
Doran Martell fu sul punto di replicare, ma poi…
Si era protratto in avanti nel dialogo, ma si lasciò ora ricadere sul divano.
Myrcella allungò la mano, andando a stringere quella del marito.

Forse era stato troppo brusco. Ma del resto quella non era altro che la verità. La linea politica che il principe di Dorne aveva tenuto negli ultimi anni era a dir poco…discutibile.
Certo, ciò che i lui, che i Martell avevano subito…ma quell’isolamento totale, quel silenzio, quel temporeggiamento senza fine erano davvero eccessivi.

La voce di Trystane interruppe nuovamente i suoi pensieri.
“Avrò bisogno di tutto ciò che potranno darmi, di tutto il loro appoggio e aiuto in ciò che si scatenerà tra poco…”
Solo il pensiero di cosa stava per dire lo faceva sorridere, sorridere amaramente.
“Hai passato anni ad architettare piani, mosse, strategie per ottenere ciò che volevi…giustizia…ma non hai mai voluto trascinare Dorne in una guerra”
La voce del padre, quasi gelida, tornò a riecheggiare.
Cosa vuoi dunque tu?”
Trystane abbassò per un istante il capo, e tornò a fissare il padre negli occhi. Indugiò per un istante. Ma poi riprese a parlare con rinnovata sicurezza.
“Mettere Aegon su quel trono è quello che voglio…ciò che giusto, ciò che è meglio per noi, per Dorne, per il regno intero. E nemmeno io vorrei maitrascinare Dorne in una guerra infernale
Rise, una risata amara, quasi folle.
“Ma purtroppo non c’è altro modo..."
I suoi occhi si strinsero di nuovo in quella determinazione così ferrea.
Il tempo di temporeggiare e di pianificare è finito…dobbiamo mettere tutto in gioco, buttarci nella mischia, dare tutto ciò che abbiamo per...

Non poté finire la frase. La voce del padre venne a sovrastare la sua.
“You…you are right”
Sospirò, un sospiro stanco, amaro, quasi carico di rimpianto.
momento giusto…e ora…”
Scosse la testa.
“Everything is changed”
"Mi guardo intorno, e i nemici che vedo....il mio tempo è oramai passato. Mi guardo intorno e vedo i tuoi…
Il suo sguardo si soffermò sul figlio e sulla principessa.
I vostri nemici…
Abbassò il capo, mentre gli occhi perdevano fuoco.
This is your time…those are your choices…this is your war
Cadde un silenzio quasi surreale.
A Trystane non pareva vero ciò che era appena successo. E quel silenzio…non faceva altro che contribuire alla sua incredulità.
Nell’aria della veranda aleggiava l’aura carica di ciò che era appena successo, e di ciò che stava per accadere.
Ogni suo muscolo, ogni suo nervo, ogni suo respiro era teso, irrequieto, incredulo, impaziente. Stava davvero per…
Sentì le dita di Myrcella sfiorare le sue, per dargli e al contempo cercare sicurezza, per rendersi entrambi conto che no, non stavano sognando.
Come in un sogno, vide il padre tornare alla realtà.
Alzò la mano destra all’altezza del viso, quasi in contemplazione di…
Sorrise, malinconico e sicuro assieme.
Lentamente, molto lentamente si sfilò l’anello dal dito.
Lo pose sul palmo della mano, contemplandolo ancora.
Dopo istanti che parvero infiniti, allungò la mano verso il figlio.
Trystane se lo aspettava, era la logica successione delle parole dette in precedenza dal padre. Eppure il respiro gli si mozzo ugualmente. Smise di udire, di percepire tutto ciò che c’era intorno. La vista si annebbiò, tutto tranne la mano che reggeva l’anello, che a ogni istante si faceva più luminoso e sfavillante, divenne un alone indistinto.

Sentiva riecheggiargli nelle orecchie un fischio, un ronzio costante, che era allo stesso tempo assordante e lontano. La sua pelle sembrava diventare più calda ad ogni istante. Quando le sue dita sfiorarono l’anello, sembrò la cosa più fresca che avesse mai toccato.
Forse ci sarebbe stato bisogno di parole, parole come “Ora Dorne è tua. Questo onore, ma anche questa responsabilità enorme è tua.”
Ma quell’anello era un simbolo, un simbolo potente, chiarissimo, inequivocabile.
E nessuno sentì il bisogno di usare parole.
Ancora incredulo Trystane se lo fece scivolare sul dito.
Ciò che provava…non sapeva se ridere o piangere, se sorridere orgoglioso e felice o rimanere freddo e impassibile nella consapevolezza del peso di quella enorme nuova responsabilità.
Sapeva che ciò che lo aspettava, ciò che li aspettava, era…
Chiuse gli occhi, prendendo un lungo respiro. Cercò dentro di sé ogni briciolo di determinazione, forza, coraggio.
Da tanto tempo sapeva che quel momento, prima o poi, sarebbe arrivato. Era arrivato a volerlo con tutto sé stesso, non per sé, non per loro, ma per il padre, per Dorne. Bisognava cambiare. Cambiare. E lui, anzi, loro, sarebbero stati l’inizio, ma anche il fulcro di quel cambiamento. Già, loro.
Tornò a concentrarsi sul mondo reale, ponendo momentaneamente freno a tutto ciò che gli ronzava incessantemente nella testa.
Il principe Doran sporse in avanti, verso il tavolo, scostando il sottile velo che copriva la piccola scatola.
Le dita indugiarono tra i lembi delle tasche di velluto della scatola.
Sollevò le mani, stringendo tra le mani…
Era un cerchio d’oro sottile, esile, minimalista, spesso pochi millimetri.
Decine, centinaia, forse migliaia di minuscoli rubini erano stati incastonati nell’oro.
Le era capitato di vedere quel leggendario simbolo in un paio di occasioni. La tradizione voleva che fosse il dono fatto dal capostipite dei Martell alla regina Nymeria. Era il simbolo della discendenza femminile di quella coppia che si perdeva nei meandri della storia di Dorne. Il simbolo della principessa di Dorne.
Un raggio di sole investì la corona, che parve brillare di luce propria. Lame di luce si sprigionarono dal metallo e dalle pietre, creando uno spettacolo magnifico e quasi abbagliante.
Myrcella capì in un unico istante cosa stava per accadere. Non poteva dire di non averci mai pensato. L’idea le aveva sfiorato la mente più di una volta.
Ma non ci aveva mai davvero ragionato troppo sopra. Pareva sempre qualcosa di così lontano, di così impossibile, una visione tanto remota da essere irrealizzabile.
Eppure stava accadendo.

Un’emozione le risalì dentro, la percorse dalla testa ai piedi, divampò in lei come un incendio senza controllo.
Gli occhi le brillavano.
Il padre appoggiò il diadema sui palmi del figlio.
Trystane alzò lo sguardo. I loro occhi si incrociarono.
Riuscirono quasi a percepire ognuno l’emozione, la tensione, l’incredulità dell’altro.
Lui le sorrise ancora, un sorriso di felicità pura, un sorriso sicuro, come per confermarle che stava tutto succedendo davvero.
Con un gesto lento le pose la corona sul capo.
Già alla vista il diadema d’orato era parso leggero, e sentirlo tra i capelli non fece altro che aumentare questa sensazione.
Ma capì subito che quel peso, seppur leggero in sé, non era altro che un  simbolo.
Un simbolo di ciò che era, di ciò che erano, ora.
La terra in cui sette anni anni prima era arrivata come estranea l’avrebbe d’ora in poi chiamata principessa.
La sola idea la faceva andare fuori di testa in tutti i sensi, la entusiasmava e la terrorizzava insieme, la riempiva di orgoglio e allo stesso tempo le metteva i brividi.
Senza rendersene conto le sue dita stavano stringendo la mano del principe. Del suo principe.
Lo sguardo le tornò a fuoco, dopo che aveva passato attimi, secondi, o magari minuti assorta nei pensieri. Era stata la voce di…di Doran a riportarla alla realtà. Possibile? Aveva davvero sentito bene?
Con un gesto della mano la chiamò a sé.

Che cosa?
Non credeva ai suoi occhi. Davvero il principe…
Ma il sorriso di lui era davvero sincero.
Si alzò, muovendosi un po’ incerta verso di lui, ancora dubbiosa e sorpresa.
Arrivò di fronte a lui, incocciando lo sguardo con quello del vecchioprincipe.
Ma in qualche modo, per qualche strana ragione, le dava fastidio guardarlo così, dall’alto in basso.
Senza sapere davvero cosa stesse facendo, si inginocchiò di fronte a lui.
Sostenere uno sguardo con lui era davvero difficile.
Si sentiva in soggezione e allo stesso tempo le veniva da sorridere.
Il principe Doran le posò le mani sulle spalle.
"Dorne fortunata…è stata troppo, troppo a lungo senza una principessa”
Si fermò un istante. Il suo volto vecchio e stanco si irrigidì leggermente, mente gli occhi si perdevano tra ricordi troppo sbiaditi e consunti per poter essere chiari.
“Mio figlio è un uomo fortunato…fortunato ad avere te al suo fianco. So benissimo che sotto questo…”
Sollevò la mano, come per indicarla.

“Aspetto così angelico…si nasconde ben altro…”
Non poté trattenere una leggera risata, che gli riportò un sorriso sul volto. Scosse ironicamente la testa.
“Lo battevi a Cyvasse a dieci anni…posso solo immaginare chi realmente governerà Dorne…” aggiunse.
Il tono era sincero, non accettava repliche.
Ma contemporaneamente era anche ironico, scherzoso, disteso. Non era di certo un insulto o un’accusa.
Myrcella gli restituì il sorriso migliore che riuscì a inventarsi, mentre si sentiva…non era propriamente imbarazzo, ma ricevere tanti complimenti…
La voce di lui tornò a farsi sentire.

“Per me è come se avere una nuova figlia…”
Lei sentì gli occhi diventare lucidi, mentre la gola le si stringeva. Provò a dire qualcosa. Ma di fronte a tanta…a tanta fiducia, tanto…affetto?

Era tutto così nuovo che…
La principessa si morse il labbro, cercando parole che erano troppo difficili da trovare.
“Queste parole…mi rendono un grande onore e…”
Il principe Doran fu sul punto di replicare, ma…lei non gliene diede il tempo.
Io sono stata fortunata. Fortunata trovare un marito così”
Abbassò il capo, mentre i ricordi le invadevano i pensieri.
“Mi hanno detto non so quante volte che…che ero nata per questo. Per essere il sigillo di un’alleanza. E…”
Quei ricordi la fecero sorridere amaramente.
 “E in qualche modo mi avevano anche preparata…preparata ad un futuro infelice, in una terra lontana, a fianco di un freddo sconosciuto, di un estraneo a cui importava solo del mio nome”
Scosse la testa, mentre sentiva gli occhi diventare sempre più lucidi.  

Non dico che ero pronta, pronta a subire, pronta ad accettare qualcosa del genere, ero…non estranea all’idea. Ma mai e poi mai avrei pensato di poter trovare…ciò che ho ora.”
Non riuscì più a trattenere le lacrime, che scesero come due minuscole e perfette perle di cristallo lungo il suo viso.

“Qualcuno che mi accogliesse a braccia a aperte, qualcuno che davvero tenesse a me e di cui mi potessi…innamorare”
Si morse ancora il labbro, cercando di sconfiggere la mano invisibile che le stringeva la gola.
“E non avrei mai pensato di poter trovare…un posto che sentissi essere, che diventasse…casa”




 

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Meereen

 
 

“Magia…” disse, mentre le dita giocherellavano distrattamente con l’elsa di Blackfyre.
“Magia, Daenerys. Il potere dei nostri antenati…”
Sospirò, divertito e serio allo stesso tempo.
“Non si è affatto estinto. Valyria stessa è impregnata di un qualcosa…di qualcosa di misterioso, ma soprattutto, di incredibilmente potente…ancora oggi”
Scosse la testa, mentre i suoi occhi d’ossidiana smettevano di mettere a fuoco e si trasformavano in spirali in cui ci si poteva perdere.

Tutto quello che aveva visto…l’atmosfera stessa che regnava là, l’aveva temprato, rinvigorito, motivato ancora e ancora di più nella sua ferrea volontà, nel suo disegno, nei suoi piani e progetti per il futuro. Ciò che ancora trasudava da, a Valyria aveva un potere straordinario. L’aveva aiutato enormemente, eppure, era tanto misterioso e potente che lo affascinava e lo intimoriva allo stesso tempo.
“Hai visto gli effetti su Rhegal…” aggiunse, tornando a guardare la regina.
“È cresciuto in maniera incredibile…” disse lei, distaccata, mentre mille ricordi del suo drago verde tornavano ad affiorare nella sua mente.
“Daenerys…” continuò lui, sospirando.
“Quando…quando volo su di lui…”
Si fermò un istante, cercando le parole per esprimere ciò che sentiva. Ma non ce n’erano di adatte.
“Solo in quei momenti…mi sento davvero vivo, davvero completo, davvero me stesso…sento come se tutto il resto non avesse senso…”
Parlarne era davvero difficile, quasi impossibile.
Daenerys lo guardò sorridendo. Sapeva benissimo quello che lui stava provando a descrivere.
Aegon…è quello per cui esistiamo. Fare questo, i draghi stessi…sono parte di noi...”
Indugiò un istante, mentre centinaia di ricordi e pensieri le bombardavano la mente.
It’s what we are born for…”
Forse ci sarebbe stato bisogno di alter parole, ma loro non ne avevano più. Non avevano più la forza per dirle, o forse…non gliene servivano altre.
Rimasero in silenzio, uno a fianco all’altra, a guardare il sole sprofondare nel mare del tramonto, raggiungere le terre del tramonto.
Presto lo avrebbero seguito in quel viaggio a occidente…
Aegon sorrise malinconicamente. Era paradossale, quasi ridicolo, che stessero mettendo in gioco tutti loro stessi, tutte le loro certezze per riprendere ciò che era loro, per conquistare una terra che…che non conoscevano, di cui non avevano alcun ricordo.
Questi pensieri gli fecero tornare in mente un…un dubbio, una domanda, una questione che fino ad allora era riuscito ad evitare, ad accantonare.
Ma ora non riusciva a mettere da parte quel pensiero.
Daenerys percepì la sua inquietudine.
Gli prese la mano, pronta a chiedere cosa non andasse.
Lui però la precedette.
“Mi stavo chiedendo…se ce la facessimo, cosa…”
Abbassò lo sguardo, ancora incerto se condividere o meno quel dubbio con lei. Ma non poteva portare quel peso ancora da solo, voleva…la sua opinione, voleva porre fine a quel dubbio.

“Cosa succederà dopo? Cosa…cosa faremo?”
Socchiuse, gli occhi, cercando le parole migliori. Ma lei lo precedette.
“So cosa vuoi dire Aegon…”
Si avvicinò a lui, prendendogli una mano tra le sue.
“So che quando…riavremo ciò che ci spetta…”
Incrociò lo sguardo con quello di lui, catturandolo magneticamente.
Sono pronta a…a perseguire la tradizione. A mandare avanti la stirpe dei draghi.”
Indugiò per un solo istante.
Sono pronta a essere…la tua regina”
Gli occhi di Aegon avevano perso ogni traccia di resistenza, di dubbio.
Erano completamente concentrati su di lei, e trasparivano la fiducia e l’abbandono totale a lei che pervadevano il principe.

Sembrava quasi un bambino…
Daenerys sorrise.
Senza davvero volerlo, si perse in quegli occhi, in quegli oceani violetti e d’ossidiana e…

Era da tantissimo tempo che non pensava a…a come sarebbe stato essere la regina avendo…avendo un altro drago al suo fianco.
Del resto, era stata sola, dannatamente, immensamente sola per così tanto tempo che…
Certo, quando ancora Viserys era vivo…si era ritrovata a pensare a quello ben più di una volta. Ma erano pensieri così astratti, così lontani, così sfuocati e irraggiungibili che…che non ci aveva mai creduto troppo. E poi, era soltanto una bambina al tempo.
“Daenerys…”
sussurrò Aegon con un filo di voce.
Lei rialzò lo sguardo, avvicinandosi leggermente a lui.
Il principe, senza davvero ordinarlo al suo corpo, abbassò il capo verso di lei.
Si avvicinò al suo volto, mosso da qualcosa che non era precisamente la sua volontà. O forse, sì.
Arrivò a pochi centimetri da lei e…non si era mai sentito così impacciato. Aveva ripetuto quel…quel gesto centinaia, forse migliaia di volte. Eppure ora…
La regina comprese…dove lui volesse arrivare. Chiuse gli occhi.
Aegon le sfiorò timidamente le labbra. Fu leggero, e solo per un breve istante. Ma bastò a entrambi.
Daenerys lo sentì scostarsi. Tenendo gli occhi chiusi, si appoggiò al petto di lui.
Sentì una mano del principe posarsi sulla nuca, e l’altro braccio avvolgerle la schiena. Si strinsero l’una all’altro, drago contro drago.
Il principe si sentiva…beh, c’era stato tanto caos fino ad allora nei suoi pensieri. Quel dubbio, quell’incognita di cosa sarebbe accaduto una volta ripreso il trono…l’aveva tormentato fin troppo a lungo. La sola idea di doverla costringere a…no, non riusciva nemmeno a concepirla.
Come avrebbe potuto essere un re rispettato, giusto, che ispirava fiducia, a cui tutti obbedivano senza esitare, se lui stesso aveva sposato una donna contro la volontà di lei?
Sospirò. Era stato davvero orribile avere quel pensiero in testa per così tanto.

Ma ora finalmente Daenerys aveva fugato ogni suo dubbio.
C’erano ancora tante emozioni, tante sensazioni, domande, che si rincorrevano nella sua mente…per quello che era appena successo.
Ma al contempo, sentiva dentro di sé una sorta di pace, di calma, di sicurezza ritrovata.
Sfiorò con il mento la fronte di lei, sentendo i suoi capelli argentei solleticargli il collo.
In quei mesi aveva sentito tante, forse troppe opinioni, valutazioni sulla regina. E molte contrastavano fra loro. Chi la vedeva giusta e compassionevole, altri spietata e assetata di sangue come i suoi draghi.
Ma di certo nessuno osava negare che…che fosse veramente bellissima.
Era il suo, il loro, sangue valyriano a determinare quei lineamenti, quei capelli, quegli occhi, quell’aura, quell’atmosfera così regali, così sovraumani, così unici.
Di certo non era una donna che ti lasciava…indifferente.

Non poteva negare di essere attratto da lei. Ma chi lo poteva negare?
Per il resto però…non sapeva come definire ciò che sentiva per lei. Era ancora qualcosa di strano, di indefinito…non era debole, questo no. Teneva a lei, ma in un modo nuovo, a lui sconosciuto…le voleva bene come…come se fosse una sorella.
Il solito sorriso malinconico tornò ad allargarglisi sul volto.

Cosa ne sapeva lui per definire così ciò che provava? Poi era tutto ancora così confuso…
Ma forse col tempo...forse col tempo le cose sarebbero cambiate.
Forse sarebbe persino riuscito a…ad amarla.
Mentre non credeva di starci davvero pesando, tornò a udire la voce di lei.
“Ho pensato per tanto tempo che…che sarei diventata la regina di Viserys”
Daenerys sorrise amaramente.

Lui…mi ha cresciuta nell’ottica di…”
Sospirò.
“Di essere una regina, una moglie…sottomessa in tutto…”
Aegon la interruppe, con tono deciso, quasi arrabbiato.
 “Non ti obbligherò mai, mai a essere così, sottomessa, subordinata a me in tutto”
Le strinse con forza le mani tra le sue.
“Se vorrai, potrai esserlo ma…ma vorrei tanto una regina, una compagna, una moglie che possa essere un sostegno, un aiuto, una motivazione che mi faccia andare avanti”
Lei annuì, senza aggiungere altro.
Il principe sorrise, malinconico e divertito insieme.
“Conquistare i sette regni sarà uno scherzo in confronto a ciò che ci aspetta dopo…”
Daenerys ricambiò il suo sorriso.
“Non sarebbe meglio cominciare allora?”
Lui abbassò per un istante lo sguardo.
 “Hai ragione” disse.
Aegon tornò a guardarla negli occhi.
Presto Westeros tornerà a conoscere i draghi…”

 

 



Note dell’autore:



ok, non so come scusarmi per questo ritardo. Davvero pardon, ma sono strapreso da mille cose e oltre al tempo mi è mancata anche un pelo la voglia di scrivere.
Ma ora eccomi qui.
Spero che questo capitolo possa essere una consolazione adeguata.
Ho dovuto fare una transizione, ma ho comunque voluto inserire elementi importanti.
Sono stato molto molto simbolico, nella prima parte soprattutto, spero si sia capito ciò che volevo trasmettere: il tempo di Doran è oramai finito, e lui in primis se n’è accorto, e lascia ora spazio al figlio e a Myrcella.
Come ho detto, ho usato questi simboli, quali l’anello e la corona per trasmettere proprio “fisicamente” il passaggio tra il vecchio e il nuovo.
Forse ho esagerato con questo simbolismo, ma mi pareva il modo migliore e più originale per descriverlo.
Per il resto…allora, so già che molti si staranno facendo film mentali su Daenerys e Aegon. Chiarimento: come spero si sia capito Aegon non è assolutamente sicuro di ciò che sente per lei, e la cosa è reciproca.
Non è un’altra coppia perfetta, non per ora almeno.
Sono entrambi però consapevoli che essendo dei Targaryen se riusciranno a riprendere il trono dovranno per forza perseguire le tradizioni.
Spero di essere stato chiaro, e che il capitolo vi sia piaciuto.
Come al solito lasciatemi qui sotto tutte le vostre opinioni, per me è davvero importantissimo sapere cosa ne pensate.
Concludendo, mi sto dannando per una foto caricata dall’attrice che interpreta Myrcella…ebbene, foto di tipo un camerino con tanto di nome sopra. Ora, o è una foto vecchia delle riprese della quinta stagione e quindi si sta divertendo a perdere tutti in giro, oppure…beh sapete bene  quanto spero sia ancora viva. Ma in Benioff e socio ripongo davvero poca speranza.
Ho scritto fin troppo.
Alla prossima
E ovviamente, long live the lioness







   
 
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