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Autore: WibblyVale    24/10/2015    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Lo strapiombo era davanti a loro. Alla loro destra si trovava un’enorme cascata. L’acqua scorreva e si tuffava nel fiume producendo un rumore basso e assordante, creando una spuma bianca e increspando la trasparente acqua del fiume. Alla loro sinistra il fiume proseguiva fino alla valle. Il sole rifletteva i suoi raggi nell’acqua quasi accecando gli occhi.
Shiori seguì il percorso sinuoso del letto fino a dove arrivava la vista e sospirò. Sotto i suoi piedi vi era una statua di proporzioni gigantesche, davanti a lei un’altra. Si fronteggiavano, si sfidavano, forse cercavano ancora di ricostruire tra loro quel ponte che gli anni, le guerre e le perdite avevano distrutto.
“Siete sicuri che sia questo il  luogo?” chiese ai gemelli, che stavano uno accanto all’altro alla sua destra.
“Si, le mappe sono chiare.” cominciò a spiegare Hisoka.
“Questo è il luogo dove l’Eremita ha affrontato il fratello.” completò per lui Takeo.
“Sembra che questo sia un luogo di scontro ambito.” commentò Shiori, fissando i suoi occhi in quelli della statua del Primo Hokage di fronte a lei.
“Quindi l’Eremita ha nascosto il potere in questo posto?” chiese Aya, posta alla sinistra di Shiori, guardando estasiata il panorama.
“Pare di si.” rispose il gemello più giovane.
“Questo posto ha visto così tanti terribili scontri, ma è così… così…” balbettò la verde, indecisa sulle parole da usare.
“Bello e sereno.” terminò la donna più grande per lei. “Almeno apparentemente.” aggiunse poi tetra.
Aya  la osservò in silenzio per qualche secondo, poi si rivolse ai gemelli.
“Ragazzi, andate a vedere se Kenta ha bisogno per finire di montare il campo.” ordinò.
I due fratelli annuirono, lasciandole sole.
Shiori si impose di sorridere. Il suo però era chiaramente un sorriso forzato.
“Non devi preoccuparti per me.” ricordò alla sua allieva.
“Invece si. Pensavi di poter tornare a casa a questo punto.”
“Già ma non lo farò. Non permetterò che qualcuno si faccia del male.” spiegò, continuando a mantenere lo sguardo rivolto alla statua del fondatore di Konoha.
“So che sei spaventata, ma proprio tu mi hai insegnato che bisogna affrontare le proprie paure e permettere agli altri di aiutarci. Kakashi era…”
“Aya lascia stare, ti prego. Non ho paura del buio o che ci sia un demone sotto il mio letto. Temo un uomo che ha giocato con la mia vita, che l’ha modellata a suo piacimento. Ha governato le mie azioni perché arrivassi fin qui.”
“E glielo lasci fare?”
“Come contrasti un dio? Perché in fondo è quello che lui è stato nella mia vita. Ha tratteggiato la mia strada fin da prima che io nascessi.”
“Lui gioca a fare dio, ma non lo è! E se tu non fossi così spaventata lo capiresti!” le gridò quasi la ragazza.
“Tu non puoi capire.”
“Spiegami. Spiegami come hai sempre fatto.”
“Non questa volta. È finito il tempo delle spiegazioni. Ho preso la mia decisione. Punto e basta.”
“Kakashi e Tenzo hanno ragione. Sei testarda!” Si voltò con stizza e la lasciò lì da sola.
Certo che avevano ragione, certo che era testarda, ma era proprio grazie a questa testardaggine che probabilmente loro non sarebbero morti per mano di Orochimaru. Per quanto tutto questo la facesse soffrire, per quanto avesse sperato di tornare a casa, ormai non poteva più tornare indietro.
Erano passate due settimane, ma ancora si vedeva davanti Kakashi, con quell’espressione delusa e afflitta sul volto. Questa volta l’aveva fatta grossa. Sentì una stretta al cuore accompagnata da una sensazione poco piacevole allo stomaco. Aveva dormito poco e mangiato ancora meno in quei giorni, concentrando anima e corpo sul suo lavoro, e il suo fisico ne stava risentendo. Doveva cercare di recuperare le forze, perché appena avessero trovato la posizione del potere avrebbe dovuto essere nella sua forma migliore.
Raggiunse i suoi compagni in uno spiazzo erboso dove avevano eretto il loro accampamento. Aya se ne stava seduta in un angolo a borbottare con i due gemelli, mentre Kenta si diresse verso di lei, porgendole una ciotola fumante di stufato.
“So che sei furiosa con te stessa e con il mondo, ma sei stata troppo dura con lei.” la rimproverò.
“Mi dispiace, ma… Quando avrò superato anche questa prova andrà tutto meglio.”
L’uomo allungò una mano, accompagnandola al centro dell’accampamento. Le due tende erano disposte una accanto all’altra. Appena più lontano un fuoco si stava spegnendo, dopo che Kenta l’aveva usato per preparare il pranzo.
Shiori si sedette a terra accanto i suoi compagni. Si era comportata male con loro in quei giorni. Era vero che soffriva, ma in fondo era stata lei a causare la sua stessa sofferenza.
“Mi dispiace per come mi sono comportata in questi giorni. Sono stata un idiota. Voi siete molto importanti per me. Siete la mia famiglia e sono contenta di avervi accanto.” A quel punto fece il primo sorriso sincero da giorni. “Abbiamo quasi completato questa missione e siamo tutti insieme. Direi che dobbiamo esserne felici.”
Gli animi si rallegrarono e il pranzo passò veloce e rilassato. Quando terminarono di mangiare, però, dovettero rimettersi al lavoro.
Il gruppo discese la montagna, cercando qualunque anfratto, qualunque possibile nascondiglio nelle rocce. Arrivati al fiume, ispezionarono la parte più bassa di quel burrone.
Passarono ore interminabili tra sterpaglie e rocce. Kenta si immerse persino sott’acqua per verificare che non ci fosse nulla di nascosto al di sotto della superficie. Il fiume però non era poi cosi profondo e nulla si trovava sotto di esso, se non rocce e qualche piccolo pesce.
Ad un tratto Aya attirò l’attenzione. Era vicino ai piedi del primo Hokage. Tutti quanti la raggiunsero. La maestosità di quella figura era persino più evidente ora che si trovavano sotto la sua enorme mole.
“Guardate qui!” esclamò la ragazza indicando una strana increspatura nella roccia proprio dietro alle gambe del Senju.
I due gemelli si lanciarono subito in avanscoperta. Studiarono la roccia, la toccarono, sentendo al tatto le leggere increspature, ma era prevalentemente liscia, quasi come se fosse stata piallata. Hisoka studiò l’entrata, mentre Takeo si guardò intorno per cercare un modo per aprirla.
Shiori li lasciò fare. In fondo, se la cavavano molto meglio di lei in queste cose. Quando si trattava dell’archeologia avevano un atteggiamento professionale, ma i loro occhi brillavano di passione.
Il gemello più giovane scalò la statua del Primo Hokage. Poi, dopo averla esaminata con cura, si rivolse al fratello.
“Qui niente!”
“Guarda l’altra!” ordinò il gemello, ancora intento a studiare il terreno attorno all’entrata. “Sicuramente c’è un meccanismo di apertura che  parte dall’altro lato del fiume.”
Takeo con un paio di balzi si diresse verso quella di Madara. Aya trattenne il fiato. Shiori le strinse una mano.
“Non cadrà.”
Il ragazzo ripeté il procedimento attuato in precedenza e ad un tratto lanciò un urlo di giubilo. Corse a raggiungere i suoi compagni e ridendo felice abbracciò la verde.
“L’hai trovata! È il posto giusto!” esclamò contento.
Aya rispose all’abbraccio ridendo. Finalmente ce l’avevano fatta. Poi, tutti quanti si unirono all’abbraccio. I cinque compagni si strinsero in un cerchio fatto di salti e risate.
“Perfetto. E ora che facciamo?” domandò Kenta, pratico come sempre.
“Sulla schiena di Madara ci sono cinque buchi, fatti apposta per le nostre amatissime cinque chiavi.” spiegò Takeo.
“Io e Takeo andiamo lassù e le disponiamo in ordine.” continuò Hisoka.
“Io starò qui così se tu avrai bisogno potrò curarti.” aggiunse Aya.
“Mentre io controllerò il perimetro e che nessuno si avvicini.” terminò Kenta.
“Ragazzi…” cominciò Shiori quasi commossa.
“Fai quello che devi fare e non metterci tanto.” Le intimò l’uomo più grande.
“Noi siamo qui per te!” la rassicurò Aya.
“Cerca di scoprire qualcosa!” le ordinarono i due gemelli in coro.
Così ognuno si mise nella propria posizione. Aya strinse la mano a Shiori, confortandola. I gemelli presto urlarono di aver inserito tutte le chiavi e poco dopo la terra tremò.
Dalla statua di Madara si produsse una scossa che agitò le acque, e giunse fino alla statua del suo avversario. La roccia davanti alle due donne tremò e si aprì strusciando sul terreno e producendo un rumore assordante.
L’interno della cavità era totalmente buio. La Ninja Solitaria diede una stretta un tantino più forte alla sua allieva e le lasciò la mano. Poi, si tolse la parrucca blu, ritornando sé stessa ancora una volta.
“Buona fortuna.”
Shiori le sorrise, e si avviò con gambe tremanti. Era felice per essere riuscita a raggiungere il suo obiettivo, ma allo stesso tempo temeva quello che avrebbe potuto incontrare all’interno di quel luogo.
Fece apparire sulla sua mano una palla di fuoco per illuminare la sua strada. Non appena ebbe varcato la soglia però, questa scomparve. “Colui che tenterà di portare a termine questa ricerca, dovrà affrontarlo privo delle proprie armi.”, ricordò la blu di aver letto in un qualche testo antico.
Così proseguì senza l’aiuto di una luce artificiale. Ben presto anche la luce del sole che brillava all’esterno era scomparsa, e lei si ritrovò a camminare nel buio più totale. Procedeva a piccoli passi, posando una mano sulla parete alla sua destra, mentre l’altra era protesa in avanti per assicurasi che nulla le impedisse di procedere.
Camminò a lungo al buio finché non si trovò davanti ad un incendio. Arretrò di qualche passo. Le fiamme parevano avere vita propria e la circondarono. Come poteva combatterle senza l’aiuto dei suoi poteri.
Il caldo si faceva opprimente a mano a mano che quel cerchio di fuoco si stringeva più verso di lei. Qualche piaga cominciava a formarsi sulla sua pelle al solo sentire quell’intenso calore.
Poi, pensò che quello oltre ad essere un meccanismo di protezione doveva anche essere una prova. “Chi teme di affrontare la morte non avrà alcun potere sulla vita.”, dicevano le parole del Saggio Eremita.
La ninja chiuse gli occhi e con tutta la determinazione di cui era capace attraversò le fiamme. Per un attimo il calore parve bruciarle la pelle, poi fu di nuovo avvolta dalle tenebre.
Si tastò le mani ed il volto, ma le piaghe erano inspiegabilmente sparite. Che quello fosse solo un genjutsu? Quel calore sembrava così reale però!
Riprese il suo cammino ma ben presto sentì dei lamenti provenire da dietro di lei. Riconobbe le voci delle persone che amava, ma non riusciva a vederle. Non capiva nemmeno da dove quelle grida provenissero a causa dell’eco nella grotta.
“Dove siete?” gridò.
Qualcosa la spinse a terra, facendola cadere sulla schiena. Kakashi era davanti a lei, accanto a lui Tenzo, Shikaku, Yoshino, Shikamaru e la piccola Amaya la osservavano con sguardi truci. I loro volti erano illuminati da una bianca luce inquietante, i loro occhi cerchiati di viola, quasi spettrali, le loro labbra blu, prive di vita.
“Ci hai abbandonati! Non ti sei presa le tue responsabilità!” la incolparono con una sola voce. “Credi di essere una martire? Credi che facendo così ci salverai? Be’ ci dispiace per te, ma noi siamo già morti!”
“No... non è così!” Lacrime scesero lungo le sue guance. “Io… Vi prego perdonatemi.”
Loro si fecero più vicini, dalle loro mani spuntarono dei coltelli. Erano pronti ad infilarli nelle sue carni, a vendicarsi del trattamento da lei ricevuto.
La kunoichi sapeva che questa era un’altra prova, ma non sapeva come superarla. Giocavano con i suoi sensi di colpa e lei non poteva fare a meno di sentire di averli traditi tutti quanti in un certo qual modo. Deglutì rumorosamente e portò le mani davanti a sé, cercando di proteggersi da quelle lame che volevano ucciderla.
“Ho sbagliato, ma lo rifarei ancora e ancora, se questo significasse proteggervi. Mi dispiace, ma non posso cambiare il passato!”
Le figure svanirono e lei si ritrovò per la terza volta sola e al buio. Si lasciò cadere sul terreno freddo e sospirò. “Devi accettare il passato cosicché in futuro tu non agisca sotto il peso del rimpianto.” ricordò la kunoichi.
Si alzò da terra e proseguì ancora. Non seppe per quanto vagò in quel buio. Ad un tratto si ritrovò in una stanza pentagonale completamente spoglia. Alle pareti erano appesi degli elaborati candelabri, le cui candele illuminavano fiocamente lo spazio circostante.
Un figura eterea, trasparente, i cui contorni erano quasi sfocati, si trovava al centro della sala. Guardandolo meglio, Shiori capì che si trattava di un uomo anziano dai lunghi capelli bianchi. Aveva lo sguardo benevolo e qualcosa di familiare nel portamento.
“Hamura.” Era l’uomo che aveva posseduto in precedenza quel potere, era lo stesso delle iscrizioni nella grotta.
“La parte coscienziosa di Hamura più precisamente. Quella che comprese gli sbagli commessi.”
La donna fece un passo avanti verso di lui e lo studiò attentamente.
“Siete la mia ultima prova?” chiese.
“Più che una prova direi che sono qui per darti consigli, Shiori Nara.” La sua voce sembrava provenire da lontano, era profonda e saggia. La kunoichi non si stupì del fatto che lui conoscesse il suo nome.
“Quali consigli?”
“Questo potere corrompe chiunque vi venga a contatto. Si potrebbe dire che i demoni agiscano nel medesimo modo, ma essi principalmente devono essere capiti, aiutati, però questo tu lo sai già. Questo potere, invece, vuole essere utilizzato.”
“Io lo distruggerò.” rispose lei determinata.
“No, non lo farai.”
“Invece, si!” lo rimbeccò lei, quasi scordandosi con chi stava parlando.
“Lo dici ora perché sei convinta di essere forte, di essere in grado di sopportare, ma non è così. Io credevo di poter portare quella forza dentro di me, ma alla fine mi sono lasciato corrompere.” spiegò rimpiangendo il suo stesso gesto.
“Quindi non me lo lascerete?”
“No, io te lo lascerò. Hai superato le prove e hai la capacità di capire il mondo che ti circonda, puoi riuscire a combattere contro il potere tentatore della vita e della morte. Ma devi capire che per quanto forte sarà il richiamo, tu dovrai resistergli, anche se crederai che usandolo farai del bene.”
Shiori capì dalle sue parole che lui era stato corrotto proprio per quelle ragioni.
“Volevate salvare qualcuno che amavate?”
L’anziano saggio annuì.
“Hagoromo non sarebbe sopravvissuto allo scontro con nostra madre. Io non potevo perdere mio fratello. Da quel momento in poi credevo di poterlo controllare, invece sopperì lentamente a quella forza.” Abbassò lo sguardo incapace di vedere il suo senso di colpa riflesso negli occhi della giovane donna. “L’universo richiede equilibrio, se vuoi far rivivere qualcuno, qualcun altro deve morire. Sono i poteri di un dio. Noi, mortali, con i nostri dubbi, le nostre paure e i nostri difetti non abbiamo alcun diritto di agire in sua vece.”
La Ninja Solitaria tremò da capo a piedi. Se lui aveva ceduto a quel potere cosa impediva a lei di fare altrettanto.
“Come potrò contrastarlo?”
“Medita e divieni più forte nel corpo e nello spirito. Il fatto che tu possa sentire le gioie e le sofferenze del mondo ti sarà di aiuto.”
“Hamura-sama, al momento non posso sentire nulla.” spiegò con la tristezza nel cuore.
“Non importa. Al momento porti un peso che contrasterebbe il potere, indi non puoi assorbirlo in te.”
Il marchio di Orochimaru era davvero così potente? Quell’uomo agiva sulla sua vita a tutti i livelli. Iniziava a stancarsi di questa cosa.
“Come posso distruggere quel potere?”
“Questo solo tu lo puoi sapere. Hagoromo diceva sempre che bastava solo desiderarlo davvero.” raccontò con un leggero sorriso. “Mio fratello è sempre stato una persona enigmatica.”
Hamura si avvicinò a quella che il fratello avrebbe definito la Prescelta e le posò una mano sulla fronte. La mente di Shiori fu bombardata di immagini, anzi no di ricordi di tempi remoti.
 
Un giovane Hamura con i lunghi capelli legati in una coda era inginocchiato accanto al fratello. Doveva fare una scelta: salvarlo con il suo potere o lasciarlo morire. Non potendo vivere senza di lui, fece ciò che l’avrebbe portato alla pazzia.
Salvò il fratello e, nello stesso momento, in un paese lontano una bambina di appena dieci  anni morì. Il potere, fuori controllo, aveva agito come un’entità a sé dall’uomo che l’aveva usato.
 
Immagini di un Hamura un po’ invecchiato si sostituirono alle precedenti. Ormai sapeva controllare il potere, decideva a suo piacimento chi far vivere, chi far morire, chi far risorgere. Persone da lungo tempo passate all’aldilà erano state riportate in vita solo per soddisfare la brama di potere di quell’uomo. Riportare in vita persone morte da tempo, però, comportava molto di più che la morte di una sola persona. Catastrofi naturali si abbattevano su terre scelte appositamente da quel Dio pazzo che ormai governava il mondo.
 
L’ultimo ricordo mostrava i due fratelli, uno di fronte all’altro, sulla cima di una montagna. Lo scontro era diverso da qualunque scontro Shiori avesse mai visto, probabilmente diverso da qualunque scontro avrebbe visto in futuro.
La loro battaglia portò all’erosione di quella montagna e di un’enorme spaccatura tra le rocce. Quel burrone era la Valle dell’Epilogo. Hagoromo riuscì a sconfiggere il fratello e a sigillare il suo potere.

 
Shiori tornò nel presente, l’anziano Hamura la sorreggeva in piedi.
“Stavi per svenire.” le spiegò pacato.
“È stato terribile.” commentò ancora sconvolta da ciò che aveva visto.
“E non voglio che si ripeta.” affermò con tono autoritario.
“Non accadrà. Ve lo…”
“Non promettere.” La interruppe il saggio. “Fa solo in modo che accada.”
La kunoichi annuì.
“Perfetto. Ora passiamo alla consegna del potere.” Nelle sue mani apparve uno scrigno dorato. Era lavorato con maestria. Degli intarsi color smeraldo si susseguivano sulla sua superficie. “Qui dentro giace il potere. Custodiscilo con cura.”
“Lo farò.”
“Il mio compito qui è finito. Ora lascio a te l’onere di portare la serenità su questo mondo.” Sorrise paternamente e sparì in un bagliore di luce.
Shiori chiuse gli occhi accecata da quel bagliore.
 
Quando li riaprì si ritrovò ai piedi della statua di Madara, il cielo era buio. Si accorse che era notte. Dovevano essere passate molte ore da quando era entrata nella grotta, i suoi compagni dovevano essere preoccupati.
Lo scrigno stava ancora tra le sue mani ad indicare che non era stato tutto un sogno. Lo nascose dentro la sua borsa. La sua mano tastò qualcosa di strano, ne studiò le forme e sbarrò gli occhi. Hamura le aveva fatto un regalo. Forse un'altra prova? A quel punto, gridò per attirare l’attenzione dei suoi amici dall’altra parte della riva.
 
I quattro compagni stavano seduti attorno al fuoco. Erano preoccupati, ormai Shiori sarebbe dovuta essere di ritorno, invece di lei non vi era alcuna traccia.
“Se non esce io vado dentro a cercarla!” esclamò Kenta.
“E come? La roccia si è chiusa dietro di lei.” gli ricordò Aya, sospirando.
“Credete che sia nei guai?” domandò preoccupato Hisoka.
“No, ce la farà. Ne sono sicuro. Kasumi ha passato di peggio.” lo rassicurò Takeo.
“Peggio di questo? Quel potere è pericoloso e lo sai anche tu!” lo rimbeccò il fratello.
“Si, lo so. Ma lei non è tipo da farsi abbattere giusto?”
“In questi giorni però…” balbettò Aya. “Lei è sempre triste, non mangia e… Se non ce la facesse?”
“Ragazzi, voi siete giovani, eppure avete vissuto molti momenti difficili nelle vostre vite. Quindi sapete benissimo che anche la persona più solare, ogni tanto ha i suoi momenti no. Kasumi è sempre stata forte, ci ha dato speranza, ha solo avuto un brutto momento. Questa prova per lei sarà una bazzecola ve lo assicuro.” li rassicurò Kenta, anche se in realtà temeva un po’ l’esito di quella missione.
Ad un tratto, sentirono un urlo provenire dall’altro lato del fiume.
“Hey!”
“Shiori!” esclamarono tutti quanti in coro.
Aya le corse incontro, correndo a tutta velocità sull’acqua e, non appena la raggiunse, si rifugiò tra le sue braccia.
“Ce l’hai fatta!” esclamarono i gemelli subito dietro di lei.
La kunoichi sorrise ai suoi amici, che continuavano a tempestarla di domande.
“Andiamo a sederci. Vi racconterò tutto.”
Così passò la successiva ora a raccontare la sua esperienza, non tralasciando il minimo particolare.
“Quindi basta che tu sia determinata a distruggerlo?” domandò perplesso Takeo.
“Si, anche io ho fatto quella faccia, ma così sembra.”
“E tu? Ti senti abbastanza determinata?” chiese Kenta pratico.
“Perché non lo scopriamo?” domandò lei retorica.
Frugò nella sua sacca e tirò fuori lo scrigno. Poi, la richiuse con cura posandola a lato.
I gemelli guardarono quel reperto estasiati e allungarono le mani per prenderlo. Aya si frappose tra loro e lo scrigno.
“No. Se poi vi fate  corrompere?”
“Ma è solo per il bene della storia!” si lamentarono loro.
“Lasciaglielo prendere.” Shiori pose una mano sulla spalla della ragazza e l’allontanò.
“Sei sicura?” chiese Kenta, che su questo punto era decisamente d’accordo con la giovane.
“Io sono la custode del potere. Non permetterò che nessuno lo usi per i suoi scopi.” Affermò, allungando poi lo scrigno nelle mani dei due gemelli.
I due lo strinsero da un lato ciascuno e lo studiarono con attenzione, estasiati. Per loro quello era un reperto antico della massima importanza, era un vero peccato distruggerlo. Però conoscevano anche l’importanza di imparare dalla storia e non commettere di nuovo gli stessi errori del passato.
Così studiarono con attenzione quello scrigno dorato con degli intarsi rossi, imprimendolo nella loro memoria. Non l’avrebbero dimenticato, e avrebbero tramandato ai posteri i loro ricordi. Questo era il compito che si erano prefissati.
Ridiedero l’oggetto a Shiori che lo prese tra le mani e lo posò nel terreno. Poi, inspirò aria a pieni polmoni e soffiò contro l’oggetto. Il suo respiro divenne fuoco e lo scrigno venne avvolto dalle fiamma. Per interi minuti le fiamme bruciarono e i cinque ninja rimasero ad osservarle finché non si dissolsero in una nuvola di fumo, lasciando dietro di loro solo ceneri.
“È finita.” sospirò Kenta soddisfatto.
Aya posò la testa sulla spalla di Takeo che la strinse a sé, mentre il fratello gli sorrideva sollevato.
Shiori tremò, sentendo la stanchezza e la fame sopraffarla.
“Si… Ce…” balbettò, ma sentì che la testa cominciava a girarle.
Il mondo le appariva sfocato, e dei puntini blu si palesarono davanti ai suoi occhi. Era tremendamente stanca, quella prova doveva averla messa più in difficoltà di quanto avesse immaginato.
Le voci concitate e preoccupate dei suoi compagni la chiamavano da luoghi remoti. Lei allungò una mano per dire loro di stare tranquilli, ma qualcosa di molto più forte l’attirava verso il terreno. Si sentì cadere, mentre attorno a lei tutto diventò scuro.
  
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