Carissimi genitori, mi avete chiamato alla vita diciotto anni fa e vi siete accorti, a volte con soddisfazione, a volte con sgomento, che crescevo anch’io giorno per giorno: il cappottino
diventava corto, le scarpe strette, le mie esigenze diverse, il mio modo di tenervi al corrente delle mie azioni, più stringato, meno esplicito. Ma voi che “ai vostri tempi…” avete sempre
cercato di capirmi, mi avete seguito, amato, mi avete insegnato, più con il vostro modo di vivere che con le parole, cos’è la vita: una strada più o meno lunga da percorrere stando in
pace con gli altri e con se stessi: un insieme di si e di no da pronunciare sempre con sicurezza
Avete dimostrato di conoscere la pedagogia meglio di me che la studio su autorevoli libri di testo: mi avete sempre dato la libertà desiderata, facendomi però sentire responsabile delle
mie azioni.
Da piccolo avevo due compagni di giochi d’eccezione: voi, i miei genitori, voi che dedicate a me il tempo che il vostro lavoro in fabbrica vi lascia libero.
Ora sono un ragazzo come tanti, uno di quelli che passano per la strada vestiti come vuole la moda; dai miei coetanei ho i problemi: il ragazzo che mi prende in giro, l’insegnante
esigente, il falso amico che mi vuole male. Ma, a differenza di molti ragazzi, ho due genitori meravigliosi ai quali non finirò mai di dire “grazie”, grazie per aver sempre cercato di
ricordare cosa si prova a diciassette, diciotto anni, per aver giocato con me, per essere cresciuti con me; grazie per il clima sereno che ho trovato ad attendermi alla nascita e grazie
per avermi fatto nascere! Ma soprattutto vi ringrazio per avermi accettato per quello che sono.
Quando quel giorno che ho deciso di dirvi che ero gay e che amavo già da due anni Alex, non mi avete rimproverato, non mi avete trattato male, non mi avete accennato a malattie e
psicologo e neppure buttato fuori casa. Vi siete guardati in faccia e tu papà mi hai detto queste parole che non dimenticherò mai: “Tu sei nostro figlio e per noi tu sei importante.
Desideriamo la tua felicità e se questo ti fa sentire felice sta bene anche a noi”. E tu mamma hai aggiunto: “Lo voglio vedere, lo devi portare a casa a farcelo conoscere”. E quando ti
ho detto “Mi dispiace mamma tu desideravi un nipote biondo come me”, tu mi hai risposto: “Tanto c’è Alessandro tuo fratello a darmelo, non ti preoccupare tesoro”.
E quando ho portato il mio Alex a casa, timido e impaurito, con una scatola di cioccolatini, lo avete accolto con gioia ed entusiasmo, e lo avete messo subito a suo agio, e da quel giorno
lo avete trattato come il terzo figlio.
E quando vi abbiamo detto che avremmo voluto vivere insieme e andare per conto nostro, ci avete fatto l’appartamento giù eliminando il magazzino e la cantina.
E ora che andiamo all’università e alla sera torniamo a casa stanchi dopo gli allenamenti, siamo due atleti professionisti, troviamo sempre la porta aperta a casa vostra e un piatto di pasta fumante che ci aspetta.
Grazie per avermi capito e compreso. Grazie per il vostro amore. Siete i migliori genitori del mondo.