Non riusciva a
dormire. Qualcosa la teneva sveglia. Un rumore, una sensazione, una paura.
Non riusciva a
capire cosa fosse, era stesa nel suo letto, nella sua
camera, immobile nel buio.
Gli occhi
aperti, quasi sbarrati, cercavano di penetrare l'oscurità. Tutti i suoi sensi
erano all'erta, alla ricerca di un rumore, un movimento, qualsiasi cosa che
dimostrasse la presenza di un altro essere umano.
Erano state
settimane difficili soprattutto dopo quella strana sensazione che era diventata
un dubbio ed infine certezza. Qualcuno la seguiva.
Qualcuno spiava
la sua casa. Spiava dove andava, cosa faceva, chi
incontrava. Dovunque andasse lui era con lei, sempre. Un paio di volte lo aveva
anche visto dalla vetrina di un negozio in cui era entrata. Un
uomo alto, giovane, con folti capelli neri e occhi di un azzurro così intenso e
penetrante da sembrare irreale. Quegli occhi, troppo riconoscibili,
erano spesso coperti da occhiali da sole.
Se ne stava
immobile acquattato vicino agli angoli bui lungo la
strada, nel suo cortile e la spiava.
Era sempre con
lei. E lui sapeva che lei lo sapeva. Lui sapeva che
lei sentiva la sua presenza. Ormai non sapeva cosa fare e non voleva rivolgersi
alla polizia.
Poi c'era stata
quella sera nel parco. Quella sera stessa, solo poche ore prima.
Era uscita di casa per fare jogging; non era una donna sportiva ma
sapeva che fare del movimento fisico era salutare e le sarebbe tornato utile.
Uscendo di casa si era guardata intorno, furtiva, per
cercare di scorgere la nera figura, come aveva iniziato a fare da quando aveva
scoperto il pedinatore. Non lo aveva scorto da nessuna parte. Si era sentita
rincuorata, più tranquilla e aveva iniziato a correre lungo la strada che dalla
sua casa portava al parco giù in fondo alla via.
Il sole stava
tramontando e la luce dei lampioni illuminava il sentiero che correva tra gli
alberi. Il vento frusciava tra le fronde, unico rumore udibile all'infuori di
quello dei suoi passi.
Un'ombra nera.
All'improvviso qualcosa uscita dai cespugli la urtò cercando di farla cadere.
Era l'uomo che la spiava. Rimase immobile per qualche secondo, le parvero ore,
poi reagì e inizio a correre a perdifiato verso casa.
Correva più
forte che poteva. Le sua gambe si muovevano da sole
nonostante la fatica ed il dolore. L'aria fredda entrava copiosa nei suoi
polmoni mandandoli a fuoco.
Poteva sentire
distintamente i passi dell'uomo dietro di lei. Lo sentiva sempre più vicino.
Non sapeva cosa volesse ma sicuramente non era un caso che l'aveva seguita nel
parco. Erano soli e stava scendendo la notte e presto lo sapeva, per quanto
avesse corso, per quanto cercasse di correre più veloce di lui, lui l'avrebbe
raggiunta....
Fermò il corso
dei suoi pensieri e rimase in ascolto. Non sentiva nessun rumore a parte quello
del suo cuore che aveva accelerato i battiti ricordando cosa era successo solo
poche ore prima.
Scese dal letto,
i piedi nudi contro il pavimento freddo, si recò nel salotto, silenziosa.
Fissò lo sguardo
in quegli occhi azzurri così intensi che sembravano leggerle nell'anima; sino
al profondo della sua anima.
Guardò fuori
della finestra. Le piaceva quella piccola città così tranquilla. L'aveva scelta
a caso. Un posto sperduto e isolato. Era stata attratta dal suo nome banale.
Poteva essere quello di una cittadina come tante. Tutti erano stati accoglienti
con lei dal primo momento in cui era arrivata benché non la conoscessero e non
sapessero nulla di lei. Le piaceva proprio quel posto.
Purtroppo la
mattina seguente all'alba se ne sarebbe dovuta andare.
Distolse lo
sguardo dalla finestra e lo fissò su quegli occhi azzurri così intensi ormai
vitrei, che appartenevano al poliziotto che aveva scoperto il suo segreto.
Sorrise e guardò
di nuovo fuori dalla finestra. Che peccato,le piaceva
proprio quella piccola città.
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Ciao, scusate se mi intrometto, spero che la storia vi sia piaciuta. Vi sarei grata se lasciaste un commento (critiche, opinioni, consigli) così posso migliorare il mio modo di scrivere.
Grazie