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Autore: Invader_from_Hell    08/03/2005    4 recensioni
Proverbiale meonticità della mia essenza in quanto tale.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ci sono mai

Non ci sono mai

 

Non vedi mai finestre.

Non sono io quello che canta e si affaccia

Non è finestra sul cuore di un morente questa fessura

Infima apertura di indifferenza su una vita al termine.

Non ci sono mai, chiamami tra mezzanotte e l’una.

Se non ci sono mai, chiamami prima che la luna sia dura

Non è per dirti che sono stanco, non per reminescenze

Siamo affaticati gioiosi disidratati

Perdura alla finestra un’ombra, e fa paura

Sogni da bambino nel letto con luci spente

Una lucina rossa nell’angolo

È per non farti avere paura, disse la mamma

È per non farti gridare disse il padre

È per non farti piombare da me nel cuore della notte

Con un pianto, le tue domande a cui non so rispondere

È per non farti gridare, bambino mio, legati questa corda al cuore

Tirala con tutto il tuo dispiacere, non passa mai questa notte

Bambino mio, dormi e non ci pensare, non ci sei mai

Nei miei pensieri, sotto una stella che non senti tua

Sono io che decido cosa e quando fare

Dormi e tira la corda, se stai male

Non te lo farà passare, ma devasterà il tuo ardore

Non vorrai gridare non vorrai pensare non vorrai mangiare

Sei solo un bambino, non ci sei mai sotto la stella

Guarda la lucina e stai zitto, bambino, che così va bene.

 

Non ci sono mai, quindi controlla la finestra

Ombreggia segreto il mio dolore

Se lo cerchi risponde al nome che gli desti

Non svegliarlo nel cuore della notte, fa male e fa morire

Ombreggia alla finestra un soffice stupore

I contorni del mio abbraccio dissestato

Come asfalto caldo e trapanato dal martello

Nulla a fermare questa stupenda notte di sfracello

Sulla strada campeggia il buonumore

Scritto in rosso è il sangue del dolore ricopre

Sottili risate, facciate più scure degli interni

Luminosi impianti di squallore sono bianchi

Di lacrime a venire, maledetti marchingegni per morire

Tenebrosi sono i campi del pallore

Non cammino non mangio non dormo

Non ci sono mai, sono perso in qualche luogo

Non trovo via d’uscita a questo nuovo, nuovissimo candore

Rispecchia giochi e giovani dolori, non c’è finestra

Chiusa nella strada della certa perdizione

Non rispecchio un animo gentile attento pronto impavido

Non dimentico un animo dolce molto veloce innamorato

Non c’è un passo che mi dica cosa fare, non un libro che descriva dove andare

Solo permane un po’ il pallore, una pallore ed è subito il dolore

Mi impersono nel giorno di un’estate

Quelle gambe mie e ambite

Quel giorno provavo a fermare ogni tipo di sole

Ogni schizzo fuor d’acqua di un pianeta

Che affacciato alla finestra si affaccia e sussurra nell’orecchio

 

Non ci sono mai, mai.

 

Non ci sono mai.

 

Io non ci sono mai.

  
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