Non ci sono mai
Non vedi mai finestre.
Non sono io quello che canta e si affaccia
Non è finestra sul cuore di un morente questa fessura
Infima apertura di indifferenza su una vita al termine.
Non ci sono mai, chiamami tra mezzanotte e l’una.
Se non ci sono mai, chiamami prima che la luna sia dura
Non è per dirti che sono stanco, non per reminescenze
Siamo affaticati gioiosi disidratati
Perdura alla finestra un’ombra, e fa paura
Sogni da bambino nel letto con luci spente
Una lucina rossa nell’angolo
È per non farti avere paura, disse la mamma
È per non farti gridare disse il padre
È per non farti piombare da me nel cuore della notte
Con un pianto, le tue domande a cui non so rispondere
È per non farti gridare, bambino mio, legati questa corda al
cuore
Tirala con tutto il tuo dispiacere, non passa mai questa
notte
Bambino mio, dormi e non ci pensare, non ci sei mai
Nei miei pensieri, sotto una stella che non senti tua
Sono io che decido cosa e quando fare
Dormi e tira la corda, se stai male
Non te lo farà passare, ma devasterà il tuo ardore
Non vorrai gridare non vorrai pensare non vorrai mangiare
Sei solo un bambino, non ci sei mai sotto la stella
Guarda la lucina e stai zitto, bambino, che così va bene.
Non ci sono mai, quindi controlla la finestra
Ombreggia segreto il mio dolore
Se lo cerchi risponde al nome che gli desti
Non svegliarlo nel cuore della notte, fa male e fa morire
Ombreggia alla finestra un soffice stupore
I contorni del mio abbraccio dissestato
Come asfalto caldo e trapanato dal martello
Nulla a fermare questa stupenda notte di sfracello
Sulla strada campeggia il buonumore
Scritto in rosso è il sangue del dolore ricopre
Sottili risate, facciate più scure degli interni
Luminosi impianti di squallore sono bianchi
Di lacrime a venire, maledetti marchingegni per morire
Tenebrosi sono i campi del pallore
Non cammino non mangio non dormo
Non ci sono mai, sono perso in qualche luogo
Non trovo via d’uscita a questo nuovo, nuovissimo candore
Rispecchia giochi e giovani dolori, non c’è finestra
Chiusa nella strada della certa perdizione
Non rispecchio un animo gentile attento pronto impavido
Non dimentico un animo dolce molto veloce innamorato
Non c’è un passo che mi dica cosa fare, non un libro che
descriva dove andare
Solo permane un po’ il pallore, una pallore ed è subito il
dolore
Mi impersono nel giorno di un’estate
Quelle gambe mie e ambite
Quel giorno provavo a fermare ogni tipo di sole
Ogni schizzo fuor d’acqua di un pianeta
Che affacciato alla finestra si affaccia e sussurra
nell’orecchio
Non ci sono mai, mai.
Non ci sono mai.
Io non ci sono mai.