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Autore: Morgana___    27/10/2015    1 recensioni
[La vita di Rose Taylor.]
Una nuova casa al Campo, nuovi amici, niente più padre ossessivo protettivo, un nemico misterioso e un nuovo fratello. Sembrerebbe quasi tutto perfetto no? Ma se per caso una profezia svelasse un segreto di cui neanche Rose era a conoscenza? E se questo segreto, alla fine, aiuterà la giovane semidea ad essere finalmente felice?
Non resta che scoprirlo.
AVVERTIMENTI: La storia narra degli eventi creati da me e i personaggi non rispondo ad alcune delle loro caratteristiche. È ambientata prima dei fatti del "Sangue dell'Olimpo" e "La Casa di Ade". Inoltre alcune cose non le ricordavo bene e sono andata a memoria, buona lettura!
[Possibile Incest! I PERSONAGGI NON RISPONDONO DI ALCUNE CARATTERISTICHE]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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"Capitolo uno: Prendere un té con il signore degli Inferi"



Per i semidei in genere la vita non è semplice. Ma se siete dei figli di Ade diciamo che le cose si complicano un po'.

Sapete no? Mostri che non ti lasciano un momento per respirare, prove da superare, la dislessia, l'iperattività... Bè anche il fatto di irradiare morte al passaggio potrebbe essere un problema, certo. 

Aggiungeteci pure che il cosiddetto semidio sia stato costretto dallo stesso padre a rimanere nell'ombra per anni e avete un scenario perfetto della vita di Rosalie Taylor.

Cioè me.  

Da quando avevo dodici anni, dopo un brutto incidente dove mia madre aveva perso la vita, passavo le giornate ad annoiarmi negli Inferi ed a giocare con Cerbero. 

A volte parlavo con qualche spirito che sembrava simpatico - anche se loro si limitavano a sospirare - o cercavo di andare d'accordo con Persefone, la moglie di Ade.

Nonostante tutto, le giornate rimanevano maledettamente lunghe e vuote. Avevo provato a chiedere al dio di farmi uscire e di visitare il Campo mezzosangue di cui avevo tanto sentito parlare, ma Ade rispondeva sempre allo stesso modo 

– Ah! Il Campo, certo! Non andrai finché non sarai pronta. – e io non potevo evitare di pensare se sarei mai stata pronta. 

Eppure, mi allenavo con dedizione tutti i giorni. Ogni spirito mi aiutava a controllare i miei poteri, alcune creature di mio padre combattevano contro di me, senza uccidersi è chiaro, potenziando i riflessi e la forza. Ma sembrava tutto inutile, per il dio non era mai abbastanza.

Ed ecco il punto a cui volevo arrivare. Ovvero quando la mia vita prese una via inaspettata.

Un giorno, mentre giocavo con Cerbero, udii un gruppo di giovani spiriti che parlavano di uno scontro memorabile svolto nel mondo mortale e di un certo semidio in gamba; o perlomeno è quello che affermavano loro. Continuai ad origliare finché gli spiriti scomparvero sotto le zampe del grande cane a tre teste. Guardai il mio compagno – Tu lo conosci questo, ehm, come hanno detto che si chiama.. Ah sì! Percy Jackson? – Cerbero guaì, quasi fosse malinconico, ma fece segno di no con la testa.

–Ti manca solo la parola, bestione –  risi scrollando le spalle e accantonai Percy Jackson in un angolino della mente.

All'improvviso un suono alle mie spalle mi fece voltare di scatto. Tutto quello che vidi fu una vecchia megera con delle spaventose ali da pipistrello.

Una delle Furie venne verso di noi gracchiando, era Alecto. 

Scrutò il terreno come se fosse alla ricerca di una succulenta preda, purtroppo non era la prima volta che avevo a che fare con una di loro. Sapevo, in un certo senso, di essere protetta dal mio stesso sangue, ma non potevo evitare di avere i brividi sulla pelle ogni volta che incontravo quegli occhietti malefici assetati di carne semidivina. 

Alecto sembrava aver trovato quello che cercava, me

Gracchiò soddisfatta dirigendosi in picchiata verso di noi. Trattenni il respiro mentre gli artigli della Furia si conficcavano nel terreno.  

– Alecto – dissi cercando di sembrare sicura. – Cosa vuoi? – chiesi.

– Ade desidera parlare con te – annunciò la creatura con una smorfia disgustata. Trasalii e spostai lo sguardo verso Cerbero.

Desidera? Pretendeva era più corretto.

– Va bene, arrivo. – dissi congedandola con un gesto secco della mano.

Attesi che la Furia prendesse il volo e si allontanasse il più possibile da noi, metteva i brividi. "Strano per una che parla con i morti" pensai sospirando.  

Mi concentrai cercando di fare mente locale. Di cosa avrebbe parlato Ade? Del mio desiderio di andare al Campo? O forse voleva solamente sapere come stavano andando gli allenamenti. O magari voleva che cercassi di dare meno fastidio a sua moglie. Non potevo che pregare gli dei e sperare per il meglio. 

Salutai Cerbero con una carezza - procurandomi una mano bavosa - e mi diressi verso il sentiero che conduceva dal dio degli Inferi.

Durante il tragitto pensavo a come avrei risposto ad ogni domanda che il dio mi avrebbe posto ed ogni richiesta che sicuramente avrei esaudito. Avrei acconsentito ad ogni cosa per andare via. Poco fuori dal recinto che circondava la dimora di Ade incontrai Persefone intenta a curare le piante del suo giardino.

 "Ottimo" pensai "Di bene in meglio".

C'era un profumo squisito in quell'aerea degli Inferi, era tutto invitante, ogni pianta ed albero. Ma avevo imparato presto che ogni cosa bella o stranamente troppo invitante, che era legato con gli dei, era mortale. Soprattutto i famosi alberi di melograni della regina degli Inferi. Davano dei frutti dolci e profumati, che ti annebbiavano il cervello convincendoti a mangiarli e se tu cadevi in tentazione saresti rimasto negli Inferi per sempre. 

Rabbrividii passandoci accanto. Grazie agli dei ero immune a quel profumo maledetto.

Persefone mi notò e si accigliò leggermente. – Rosalie? – mi chiamò.

Mi fermai scioccata. Aveva usato il mio nome. Persefone aveva appena usato il mio nome e non il solito "ragazzina, mocciosa, semidea, Rosalinda..." già l'ultimo era quasi carino, no?

 – Sì, divina Persefone? – balbettai.

La dea mi guardò intensamente, come se stesse decidendo se incenerirmi sul posto o lasciarmi passare ignorandomi, poi sospirando afferrò un frutto dal cesto posizionato ai piedi dell'albero.

– Tieni, potrebbe piacerti – disse. 

Ero confusa, ma presto la preoccupazione mi invase totalmente. Persefone che offriva qualcosa a me? Ma soprattutto, mi offriva quella melagrana? Dovevo aver fatto qualcosa di brutto. 

Ovviamente non potevo rifiutare l'offerta della dea, ma non potevo neanche mangiarla. Cercai di non sembrare sconvolta e afferrai la bacca.

– Ehm ... Grazie, credo – dissi. 

Rimasi con il frutto in mano senza sapere cosa fare per non offendere Persefone. La dea notò il mio imbarazzo e quasi sorrise.

– Oh non ti preoccupare, questi frutti sono ... difettosi, diciamo, e non funzionano come dovrebbero – spiegò.

– E si possono mangiare normalmente – non sapevo se crederle o no, ma le sue parole sembravano sincere quindi cominciai a sbucciare la melagrana intenta ad assaggiarne i chicchi e mi diressi verso l'entrata ringraziando ancora Persefone per il suo regalo.

– Mi raccomando, Rosalie, combatti per quello che vuoi davvero e stai attenta – e con questo la dea tornò al suo amato giardino.

Ero più confusa di prima. Da sempre Persefone odiava i figli di Ade, erano il frutto dell'amore del marito per altre donne, quindi era più che ovvio del perché alla dea non andavano a genio. Eppure mi aveva appena regalato qualcosa di abbastanza prezioso, sembrava preoccupata o forse interessata. 

"O magari ti ucciderà tra cinque minuti, chi può saperlo?" ordinai al mio subconscio di chiudere il becco 

Volevo chiedere una spiegazione del suo gesto e anche della frase con cui mi aveva congedata, ma decisi che era meglio lasciar perdere e continuai il mio percorso.

Stavo raggiungendo le porte del palazzo mangiucchiando i chicchi succosi e rossi di quella melagrana assaporandone il gusto leggermente aspro. Varcai la soglia lasciando cadere gli ultimi semi nella terra scura sperando che Persefone non se la prendesse.

Il palazzo era tetro, come sempre. Ma a me piaceva, alla fine non era male dopo un po' che ci facevi l'abitudine. Dei cani di Persefone non c'era traccia, perciò proseguii dritta a passo svelto. Incrociai la dea dell'agricoltura che usciva dalla sala del trono con un cipiglio in viso. Sapevo che era meglio evitare di attirare l'attenzione e farsi incenerire quindi abbassai la testa scostandomi di lato per farla passare.

– Oh cara! Come stai? – mi salutò. 

Per poco non spalancai la bocca. Erano tutti usciti fuori dalla loro divina testa? Perché mai tutta quella gentilezza nei miei confronti? 

Mi ripresi appena in tempo per vedere la dea sorridermi. – Divina Demetra. – dissi chinando la testa in forma di rispetto. – Io sto...bene, penso, grazie. –  aggrottai le sopracciglia. Demetra sorrise nuovamente e poi raggiunse l'uscita. 

Guardai la porta non capendo. Due delle dee che mi odiavano maggiormente mi avevano trattata con gentilezza e una certa simpatia. 

Non sapevo cosa aspettarmi da mio padre onestamente. 

Non mi sarei sorpresa se Ade mi avesse presa a cavalluccio ridendo o, peggio, abbracciata. 

In testa mi si formò l'immagine di noi due che prendevamo il tè insieme, seduti ad un grazioso tavolino nero ornato da teschi e rubini, spettegolando sulle altre divinità.

Scacciai via quel pensiero inorridita. 

Bussai timidamente alla grande porta nera, che si aprì facendola entrare.

Ade sedeva sul trono fatto di ossa umane e parlava con qualcuno tramite un messaggio Iride. Non riuscivo a capire chi ci fosse dall'altra parte, ma il volto del padre era una maschera scura e seria, ciò significava che aveva ricevuto delle brutte notizie. E brutte notizie significavano un dio degli Inferi molto seccato. 

Ade si accorse di me e borbottò qualcosa alla persona dall'altra parte del messaggio Iride e la sfera di luce sospesa sopra di esso scomparvero. Pensai a qualcosa da dire, ma alla fine chiesi: 

– Come sei riuscito a fare un arcobaleno qui sotto? – e mi diedi uno schiaffo mentale da sola. 

Ade sbuffò – Mi ha aiutato Persefone con una sfera di luce – fece un gesto secco per congedare la domanda.

– Rose, dobbiamo parlare. –  disse il dio facendo comparire due sedie di grandezza normale. Ahia, la faccenda si faceva seria. Mi chiamava "Rose" solo se necessario.

Per un momento ebbi paura che facesse apparire anche un tavolino da tè. 

Mi affrettai a raggiungere il mio posto, ero tesa.

Che avessero scoperto che passavo di nascosto i dolci a Cerbero? No, impossibile. 

Ade si schiarì la voce. – Ho parlato con Chirone e mi ha detto una ... cosa. Insomma, ha detto che è meglio per te se raggiungi il Campo in fretta. – disse. 

Esultai. – Davvero?! Quando parto? – chiesi.

Il dio alzò una mano per fermarmi. – Frena l'entusiasmo Rosalie! A quanto pare esiste una possibilità che tu possa essere immischiata con una profezia e vogliono esserne sicuri. Partirai oggi stesso. Il Campo manderà una squadra di recupero speciale. – spiegò il dio senza mezzi termini.

Sentii il cuore leggero. Era praticamente da quando avevo saputo di essere una semidea che volevo andare al Campo Mezzosangue e finalmente ne avevo la possibilità! Ora le parole di Persefone cominciavano ad avere un senso. Cercai di non sembrare troppo entusiasta della partenza e nascosi i sorrisini che spuntavano sulle mie labbra. 

Venni spedita nella mia stanza per fare i bagagli, la squadra di Chirone stava arrivando.



[ Hola! 

Mi dispiace per questo angolino dell'autrice, ma devo pur dire qualcosa su questa ... fan fiction? 

Bene, allora spero che come inizio non vi dispiaccia *si vedono balle di fieno in lontananza* e che vi interessi seguire gli sviluppi della trama ^^ 

Premetto che non riuscirò ad aggiornare molto in fretta,  ma farò il possibile (ovviamente se vi interessa)

Come ho già scritto nella discrezione gli eventi sono inventati da me logicamente, alcuni personaggi non rispondono delle proprie caratteristiche ed è ambientata prima dei fatti del "Sangue dell'Olimpo" e "La Casa di Ade".

Inoltre, essendo passati un po' di anni, alcune cose non le ricordavo perfettamente e sono andata a memoria. Ah, ricordo che, per chi volesse, la storia è presente anche su Wattpad ^^

Detto questo vi saluto! 
Sara x.
*Regala biscotti* ]

  
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