Paura [1977]
Andromeda mise da parte La Gazzetta del Profeta,
stanca di leggere le
solite notizie. Ovviamente niente era scritto in modo esplicito, ma si
capiva
che stava succedendo qualcosa di grosso. Meda l'aveva intuito
già da tempo,
leggendo le lettere di Sirius prima che scappasse di casa. Le idee
sulla
purezza di sangue c'erano sempre state in famiglie come quella dei
Black, ogni
ritrovo era una buona occasione per discutere su quanto i Babbani e i
Sanguesporco fossero un pericolo per la comunità magica.
Ora, però, sembrava che questo Lord
Voldemort, con i suoi seguaci, stesse
veramente mettendo in pratica tutte queste idee. Andromeda sapeva che
la sua
famiglia lo appoggiava, in particolare Bellatrix e suo marito; parlando
con
Sirius, aveva capito che anche Regulus era affascinato dal mondo
migliore che
quel mago prometteva.
« Sicuramente
Orion e
Walburga sarebbero molto orgogliosi se si unisse alle sue schiere.
Piccolo
idiota, si farà solo ammazzare ».
In quel momento Ted entrò i casa,
trovandola seduta al tavolo con il
giornale chiuso davanti a sé.
« Novità? » chiese,
appendendo il cappotto.
Andromeda scosse la testa.
« Niente di nuovo, ma ormai neanche il
Profeta riesce a ignorare
tutte queste strane cose che succedono. Ovviamente non ne parlano, ma i
giornali Babbani riportano sempre più strane morti o
sparizioni. Mi chiedo cosa
succederà, se va avanti così »
sospirò.
Ted le pose un bacio tra i capelli.
« Non preoccuparti, andrà
tutto bene » disse. « Dov'è Ninfadora?
»
Andromeda allungò il collo verso il
soggiorno, controllando che la
bambina fosse dove l'aveva lasciata poco prima. Ninfadora era seduta
per terra,
i capelli che ogni tanto cambiavano sfumatura, completamente assorta in
un
libro che le aveva regalato nonna Lucy qualche giorno prima. Anche se
non era
ancora in grado di leggere, insisteva sempre per raccontare lei la
storia ai
genitori, dando ogni volta un significato diverso alla numerose figure.
Tornando a prestare attenzione al marito, Meda
chiese: « Com'è andata
al lavoro, oggi? »
Ted crollò su una sedia, sfregandosi gli
occhi stanchi.
« Non so quanto ancora potrà
andare avanti il negozio, se le cose non
migliorano. C'è poco lavoro, e quello che c'è non
paga abbastanza. Forse
dovremmo trasferirci in una città più grande,
Londra, magari. Ci sarebbe più
possibilità di trovare lavori interessanti, vista la
maggiore presenza di
maghi. E poi, Ninfadora potrebbe andare in una buona scuola, almeno
fino agli
11 anni ».
Mentre l'uomo parlava, Andromeda aveva iniziato a
preparare la cena. A
quelle parole si fermò, voltandosi a guardarlo inarcando le
sopracciglia.
« Vorresti mandarla in una scuola
Babbana? » chiese, sorpresa.
Ted alzò le spalle. «
Perché no? Molti maghi lo fanno. Qui a casa da
sola si annoierebbe. A scuola potrebbe giocare con altri bambini e
imparare
molte più cose sul mondo Babbano. Non penso che le farebbe
male ».
Effettivamente aveva ragione. Andromeda era stata
istruita a casa,
insieme alle sue sorelle, come molti bambini cresciuti in famiglie
magiche. Nel
suo caso, però, era in compagnia, e ai suoi genitori non
sarebbe mai venuto in
mente di mandarla in mezzo a bambini Babbani. Neanche a lei, a pensarci
bene;
non a quel tempo, almeno.
« Sì, credo sia la soluzione
migliore » ammise, tornando ad occuparsi
della cena.
Proprio in quel momento, Ninfadora entrò
correndo in cucina,
terminando il tragitto con una scivolata davanti a Ted. Senza fare una
piega,
si alzò e sventolò un foglio sotto gli occhi del
padre, sorridendo entusiasta.
« Guarda, papà! L'ho fatto per
te! » esclamò. Poi tornò veloce al suo
libro.
Ted prese al volo il disegno che la bambina aveva
lasciato andare e
lo osservò: si intravedevano delle forme, ma non avrebbe
saputo dire con
esattezza cosa rappresentassero. Per lo più era un vivace
insieme di colori.
Sorridendo, andò ad attaccarlo al mobile della cucina,
insieme a molti altri.
« Hai intenzione di appenderli tutti? Tra
un po' non avremo più
spazio » rise Andromeda, guardando l'ultimo capolavoro della
figlia.
« Certo » rispose Ted,
risedendosi. « Un giorno sarà una grande
artista e potremo esporre tutti questi meravigliosi lavori ».
Meda sbuffò divertita. « Non
ci conterei troppo, se fossi in te. Mi
sembra si diverta di più a far finire i colori fuori dai fogli ».
« Oh be' » disse lui con
un'alzata di spalle, « ognuno ha la sua arte
».
Il giorno dopo, Andromeda e Ninfadora uscirono con
Lucy per andare al
mercato. Prima di varcar la soglia di casa, Meda fissò il
colore dei capelli
della bambina con un incantesimo, in modo che rimanessero di un biondo
scuro
per tutta la mattina. Ninfadora protestava sempre per queste
precauzioni,
perché non le piaceva che i suoi capelli rimanessero di un
unico colore, così
noioso, per di più, per troppo tempo.
Dopo che Lucy le ebbe promesso una fetta di torta
al loro ritorno,
poterono incamminarsi verso la piccola piazza al centro del paese.
Anche se non
aveva stretto particolare amicizia con nessuno, Andromeda si
fermò più di una
volta a scambiare qualche parola con altre donne, tenendo sempre
d'occhio la
testolina bionda che vagava tra le bancarelle.
Nel corso della mattinata, Ninfadora
riuscì a ottenere più di un
dolcetto dalla nonna, spalancando gli occhi davanti alla banco delle
caramelle.
All'occhiata di disapprovazione di Andromeda, Lucy si difese:
« È la mia unica nipote,
è mio dovere viziarla! E poi » aggiunse,
accarezzando i capelli della bambina, « come si fa a
resisterle? »
Impegnata com'era a riempirsi la bocca il
più velocemente possibile,
Ninfadora non si accorse che le due donne si erano allontanate. Quando
rialzò
la testa dalla busta di carta e non vide più la madre e la
nonna, non si preoccupò
troppo. Invece di scoppiare a piangere e chiamarle disperatamente, come
avrebbero fatto altri bambini, colse l'occasione per esplorare per
conto
proprio quel labirinto di colori.
In realtà, Andromeda e Lucy avevano
fatto solo pochi metri prima di accorgersi
che la bambina non era più dietro di loro, ma quando
tornarono sui loro passi
lei era già sparita. Cercando di non farsi prendere dal
panico e ripetendosi
che non c'era nessun pericolo in quel piccolo paesino, Meda
iniziò a guardarsi
attorno e a chiedere a venditori e clienti se avessero visto una
bambina bionda
girovagare da sola.
« Non preoccuparti, cara, la troveremo
sicuramente da qualche parte
che curiosa tra gli oggetti esposti » la rassicurò
Lucy.
Dopo qualche minuto di giri a vuoto, Andromeda
scorse una piccola
giacca rosa poco distante dalla bancarelle, ai margini della piazza.
Sollevata,
la chiamò, alzando la voce per farsi sentire in mezzo alla
confusione.
Dirigendosi verso di lei a passo di marcia, stava già per
rimproverarla per essersi
allontanata, quando qualcosa la fece bloccare di colpo. Ninfadora non
era da
sola.
Davanti a lei, a qualche passo di distanza,
Bellatrix la stava
osservando. Appena sentì la voce della sorella,
alzò di scatto lo sguardo,
sorridendo minacciosa. Poi si voltò e sparì in
una strada laterale. Andromeda
corse subito verso Ninfadora, il volto terreo dalla paura, e la prese
in
braccio per allontanarla da lì, troppo spaventata per
sgridarla.
La bambina aveva notato che la madre aveva
un'espressione strana, ma
il senso di colpa per essersi allontanata senza permesso la trattenne
dal fare
domande, lieta di essere apparentemente scampata a una furiosa sgridata.
Anche Lucy aveva notato lo spavento di Andromeda,
quindi le rivolse
un'occhiata perplessa.
« Mia sorella » fu tutto quello
che la donna riuscì a dire,
dirigendosi verso casa il più velocemente possibile.
Dopo che Lucy si fu chiusa la porta alle spalle,
Andromeda sigillò
ogni entrata con la magia. Si sedette sul divano, ancora pallida.
« Come ha fatto a trovarsi? »
chiese, più a se stessa che alla
suocera.
Questa le si avvicinò, stringendola a
sé.
« Probabilmente è stato
più facile di quello che pensi. È vero,
questo è un paesino piccolo e sconosciuto, lontano dalle
grandi città, ma
proprio per questo non dev'essere difficile scoprire che ci abitano dei
maghi e
trovarli. Non fartene una colpa, cara » aggiunse, mentre gli
occhi di Meda si
riempivano di lacrime. « Quel che è fatto
è fatto. Ora dobbiamo solo trovare un
modo per mettervi al sicuro, in caso si ripresentasse ».
Lucy rimase con le due per il resto della giornata.
Non sarebbe stata
di grande aiuto se Bellatrix fosse tornata, ma cercava comunque di
confortare
la giovane.
Era ormai sera quando si sentì un colpo
alla porta, che rimase chiusa
grazie alla magia. Meda si alzò di scatto, impugnando la
bacchetta.
« Dromeda? Andromeda, ci sei? »
Alla voce di Ted, si precipitò
all'entrata, spalancando la porta e
buttandosi tra le braccia del marito. Notando che qualcosa non andava,
lui la
strinse brevemente e poi si scostò per guardarla preoccupato.
« Cos'è successo? »
chiese.
La risposta arrivò sussurrata ma decisa.
« Trasferiamoci a Londra ».
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