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Autore: Nymphy Lupin    28/10/2015    2 recensioni
La vita di Andromeda Black, un personaggio la cui storia è stata appena accennata dalla Rowling nei libri, ma che a me è sempre piaciuta.
Dal primo capitolo:
Una femmina. Un’altra femmina. Quei lunghi mesi erano finiti così, con un’altra delusione. Ecco cosa provava in quel momento Cygnus Black: delusione. È un fatto strano, pensò. Delusione è una parola femminile, mentre orgoglio è maschile. E, per la seconda volta, Cygnus non avrebbe potuto presentare con orgoglio alla famiglia un erede maschio che portasse avanti la Nobile e Antichissima Casata dei Black.
***
I primi 25 capitoli erano già stati pubblicati qualche anno fa, li sto sistemando e ripubblicando per poi portare a termine l'impresa.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Famiglia Black, Sorelle Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Cap 33








Paura [1977]


Andromeda mise da parte La Gazzetta del Profeta, stanca di leggere le solite notizie. Ovviamente niente era scritto in modo esplicito, ma si capiva che stava succedendo qualcosa di grosso. Meda l'aveva intuito già da tempo, leggendo le lettere di Sirius prima che scappasse di casa. Le idee sulla purezza di sangue c'erano sempre state in famiglie come quella dei Black, ogni ritrovo era una buona occasione per discutere su quanto i Babbani e i Sanguesporco fossero un pericolo per la comunità magica.

Ora, però, sembrava che questo Lord Voldemort, con i suoi seguaci, stesse veramente mettendo in pratica tutte queste idee. Andromeda sapeva che la sua famiglia lo appoggiava, in particolare Bellatrix e suo marito; parlando con Sirius, aveva capito che anche Regulus era affascinato dal mondo migliore che quel mago prometteva.

« Sicuramente Orion e Walburga sarebbero molto orgogliosi se si unisse alle sue schiere. Piccolo idiota, si farà solo ammazzare ».

In quel momento Ted entrò i casa, trovandola seduta al tavolo con il giornale chiuso davanti a sé.

« Novità? » chiese, appendendo il cappotto.

Andromeda scosse la testa.

« Niente di nuovo, ma ormai neanche il Profeta riesce a ignorare tutte queste strane cose che succedono. Ovviamente non ne parlano, ma i giornali Babbani riportano sempre più strane morti o sparizioni. Mi chiedo cosa succederà, se va avanti così » sospirò.

Ted le pose un bacio tra i capelli.

« Non preoccuparti, andrà tutto bene » disse. « Dov'è Ninfadora? »

Andromeda allungò il collo verso il soggiorno, controllando che la bambina fosse dove l'aveva lasciata poco prima. Ninfadora era seduta per terra, i capelli che ogni tanto cambiavano sfumatura, completamente assorta in un libro che le aveva regalato nonna Lucy qualche giorno prima. Anche se non era ancora in grado di leggere, insisteva sempre per raccontare lei la storia ai genitori, dando ogni volta un significato diverso alla numerose figure.

Tornando a prestare attenzione al marito, Meda chiese: « Com'è andata al lavoro, oggi? »

Ted crollò su una sedia, sfregandosi gli occhi stanchi.

« Non so quanto ancora potrà andare avanti il negozio, se le cose non migliorano. C'è poco lavoro, e quello che c'è non paga abbastanza. Forse dovremmo trasferirci in una città più grande, Londra, magari. Ci sarebbe più possibilità di trovare lavori interessanti, vista la maggiore presenza di maghi. E poi, Ninfadora potrebbe andare in una buona scuola, almeno fino agli 11 anni ».

Mentre l'uomo parlava, Andromeda aveva iniziato a preparare la cena. A quelle parole si fermò, voltandosi a guardarlo inarcando le sopracciglia.

« Vorresti mandarla in una scuola Babbana? » chiese, sorpresa.

Ted alzò le spalle. « Perché no? Molti maghi lo fanno. Qui a casa da sola si annoierebbe. A scuola potrebbe giocare con altri bambini e imparare molte più cose sul mondo Babbano. Non penso che le farebbe male ».

Effettivamente aveva ragione. Andromeda era stata istruita a casa, insieme alle sue sorelle, come molti bambini cresciuti in famiglie magiche. Nel suo caso, però, era in compagnia, e ai suoi genitori non sarebbe mai venuto in mente di mandarla in mezzo a bambini Babbani. Neanche a lei, a pensarci bene; non a quel tempo, almeno.

« Sì, credo sia la soluzione migliore » ammise, tornando ad occuparsi della cena.

Proprio in quel momento, Ninfadora entrò correndo in cucina, terminando il tragitto con una scivolata davanti a Ted. Senza fare una piega, si alzò e sventolò un foglio sotto gli occhi del padre, sorridendo entusiasta.

« Guarda, papà! L'ho fatto per te! » esclamò. Poi tornò veloce al suo libro.

Ted prese al volo il disegno che la bambina aveva lasciato andare e lo osservò: si intravedevano delle forme, ma non avrebbe saputo dire con esattezza cosa rappresentassero. Per lo più era un vivace insieme di colori. Sorridendo, andò ad attaccarlo al mobile della cucina, insieme a molti altri.

« Hai intenzione di appenderli tutti? Tra un po' non avremo più spazio » rise Andromeda, guardando l'ultimo capolavoro della figlia.

« Certo » rispose Ted, risedendosi. « Un giorno sarà una grande artista e potremo esporre tutti questi meravigliosi lavori ».

Meda sbuffò divertita. « Non ci conterei troppo, se fossi in te. Mi sembra si diverta di più a far finire i colori fuori dai fogli ».

« Oh be' » disse lui con un'alzata di spalle, « ognuno ha la sua arte ».

 

Il giorno dopo, Andromeda e Ninfadora uscirono con Lucy per andare al mercato. Prima di varcar la soglia di casa, Meda fissò il colore dei capelli della bambina con un incantesimo, in modo che rimanessero di un biondo scuro per tutta la mattina. Ninfadora protestava sempre per queste precauzioni, perché non le piaceva che i suoi capelli rimanessero di un unico colore, così noioso, per di più, per troppo tempo.

Dopo che Lucy le ebbe promesso una fetta di torta al loro ritorno, poterono incamminarsi verso la piccola piazza al centro del paese. Anche se non aveva stretto particolare amicizia con nessuno, Andromeda si fermò più di una volta a scambiare qualche parola con altre donne, tenendo sempre d'occhio la testolina bionda che vagava tra le bancarelle.

Nel corso della mattinata, Ninfadora riuscì a ottenere più di un dolcetto dalla nonna, spalancando gli occhi davanti alla banco delle caramelle. All'occhiata di disapprovazione di Andromeda, Lucy si difese:

« È la mia unica nipote, è mio dovere viziarla! E poi » aggiunse, accarezzando i capelli della bambina, « come si fa a resisterle? »

Impegnata com'era a riempirsi la bocca il più velocemente possibile, Ninfadora non si accorse che le due donne si erano allontanate. Quando rialzò la testa dalla busta di carta e non vide più la madre e la nonna, non si preoccupò troppo. Invece di scoppiare a piangere e chiamarle disperatamente, come avrebbero fatto altri bambini, colse l'occasione per esplorare per conto proprio quel labirinto di colori.

In realtà, Andromeda e Lucy avevano fatto solo pochi metri prima di accorgersi che la bambina non era più dietro di loro, ma quando tornarono sui loro passi lei era già sparita. Cercando di non farsi prendere dal panico e ripetendosi che non c'era nessun pericolo in quel piccolo paesino, Meda iniziò a guardarsi attorno e a chiedere a venditori e clienti se avessero visto una bambina bionda girovagare da sola.

« Non preoccuparti, cara, la troveremo sicuramente da qualche parte che curiosa tra gli oggetti esposti » la rassicurò Lucy.

Dopo qualche minuto di giri a vuoto, Andromeda scorse una piccola giacca rosa poco distante dalla bancarelle, ai margini della piazza. Sollevata, la chiamò, alzando la voce per farsi sentire in mezzo alla confusione. Dirigendosi verso di lei a passo di marcia, stava già per rimproverarla per essersi allontanata, quando qualcosa la fece bloccare di colpo. Ninfadora non era da sola.

Davanti a lei, a qualche passo di distanza, Bellatrix la stava osservando. Appena sentì la voce della sorella, alzò di scatto lo sguardo, sorridendo minacciosa. Poi si voltò e sparì in una strada laterale. Andromeda corse subito verso Ninfadora, il volto terreo dalla paura, e la prese in braccio per allontanarla da lì, troppo spaventata per sgridarla.

La bambina aveva notato che la madre aveva un'espressione strana, ma il senso di colpa per essersi allontanata senza permesso la trattenne dal fare domande, lieta di essere apparentemente scampata a una furiosa sgridata.

Anche Lucy aveva notato lo spavento di Andromeda, quindi le rivolse un'occhiata perplessa.

« Mia sorella » fu tutto quello che la donna riuscì a dire, dirigendosi verso casa il più velocemente possibile.

Dopo che Lucy si fu chiusa la porta alle spalle, Andromeda sigillò ogni entrata con la magia. Si sedette sul divano, ancora pallida.

« Come ha fatto a trovarsi? » chiese, più a se stessa che alla suocera.

Questa le si avvicinò, stringendola a sé.

« Probabilmente è stato più facile di quello che pensi. È vero, questo è un paesino piccolo e sconosciuto, lontano dalle grandi città, ma proprio per questo non dev'essere difficile scoprire che ci abitano dei maghi e trovarli. Non fartene una colpa, cara » aggiunse, mentre gli occhi di Meda si riempivano di lacrime. « Quel che è fatto è fatto. Ora dobbiamo solo trovare un modo per mettervi al sicuro, in caso si ripresentasse ».

 

Lucy rimase con le due per il resto della giornata. Non sarebbe stata di grande aiuto se Bellatrix fosse tornata, ma cercava comunque di confortare la giovane.

Era ormai sera quando si sentì un colpo alla porta, che rimase chiusa grazie alla magia. Meda si alzò di scatto, impugnando la bacchetta.

« Dromeda? Andromeda, ci sei? »

Alla voce di Ted, si precipitò all'entrata, spalancando la porta e buttandosi tra le braccia del marito. Notando che qualcosa non andava, lui la strinse brevemente e poi si scostò per guardarla preoccupato.

« Cos'è successo? » chiese.

La risposta arrivò sussurrata ma decisa.

« Trasferiamoci a Londra ».

 

 

 

 

 

*Angolo autrice*

E inizia la guerra >.<

Nymphy xxx

   
 
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