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Autore: cin75    30/10/2015    6 recensioni
L'ennesimo scontro. L'ennesimo dolore. L'ennesimo incubo.
L'ennesima scelta.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Dean uscì dalla camera sconvolto.
Rimase appoggiato all’uscio della porta e si passò le mani nei capelli nel sentire ancora i richiami disperati di Sam.
Il suo nome biascicato. Il suo pianto smorzato dal respiratore. Solo la sua disperazione esplodeva senza limiti.

Il maggiore, schiena al muro, sbattè la testa contro la parete, come a voler coprire con il suo dolore fisico quello più straziante di Sam.
Ingoiò le lacrime che sentiva bruciargli negli occhi e con movimenti quasi isterici prese di nuovo il cellulare.
Non dovette nemmeno cercare il nome di Cas tra le chiamate. Lo aveva chiamato talmente tante volte che ormai c’era solo il nome dell’angelo nella lista.
“Cas…Cas ti supplico….rispondi a quel cazzo di telefono. Dove diavolo sei finito??....Per favore…per favore Cas. Sam…Sam….lui …lui è paralizzato, Cas. Mi hai capito? Dal collo in giù e non riesce a respirare. Quello che lo tiene in vita è uno stramaledetto respiratore che gli pompa l’aria nei polmoni. Mi hai capito,  angelo del cazzo!!????” ringhiò rabbioso al microfono del cellulare e poi chiuse stizzosamente la comunicazione ma trenta secondi dopo richiamò.
“Mi dispiace…Cas…Mi dispiace. Io …io non volevo…ma Sam…Sam lui vuole che io…Oddio!, Cas!! Lui vuole che io stacchi il respiratore. Lui vuole che io….” e si fermò , ma questa volta non perché aveva chiuso di nuovo la comunicazione, ma solo perché le lacrime che avevano cominciato a scorrere contro il suo volere, facevano combutta con il nodo alla gola che gli impediva di parlare.
 
Dean si lasciò scivolare lungo la parete fino a sedersi per terra e nascose il volto in una mano, mentre nell’altra ancora istericamente, stringeva il cellulare.
Non sapeva cosa fare. Dean Winchester non sapeva cosa fare.
Non poteva perdere suo fratello in quel modo. Ma non poteva nemmeno condannarlo ad una simile situazione.
Il dottore gli aveva detto che al 90 per cento non c’era modo di risanare il danno causato dal proiettile e Cas, ovunque si trovasse, era la sua unica possibilità di salvezza. Ma ciò che terrorizzava Dean, era che già altre volte , l’angelo, completamente preso dalle sue missioni, era sparito per mesi.

E Sam non aveva mesi.
Sam non voleva mesi.
Sam non voleva nemmeno settimane.
Sam voleva solo finire la cosa immediatamente.
 
Il primo giorno passò lento, silenzioso. Dean passava tutto il tempo possibile nella stanza di Sam che, ferito e frustrato, si costringeva a non voler nemmeno guardare il maggiore che cercava in tutti i modi di accudirlo. Sam apriva gli occhi solo quando capiva che Dean usciva dalla stanza per chiamare ancora e ancora Cas che ancora e ancora non gli rispondeva.
Per un attimo, un solo attimo, Sam si ritrovò perfino a pensare, a sperare, che Cas fosse …morto. Sì!, morto.
Dean non avrebbe avuto altra scelta. Non avrebbe osato cercate una delle sue, delle loro strade o incroci.
A quell’infausta possibilità, Sam sapeva che suo fratello avrebbe dovuto schiacciare quel maledetto pulsante che lo costringeva ad essere una sorta di vegetale cosciente. La condizione più tragica. Capire, vedere, sentire essendo incapace di qualsiasi reazione se non quella di urlare  furiosamente nel silenzio della propria mente.
 
Gli altri due giorni passarono troppo velocemente per Dean, strenuamente lenti per Sam. Due condizioni temporali diverse ma egualmente disperate.
 
Il maggiore chiedeva ogni giorno come si presentavano le condizione fisiche del fratello. Lo chiedeva al dott. Maidan, lo chiedeva a Angie, che sembrava averlo preso “in simpatia” anche se era una situazione completamente surreale.
Ma purtroppo, sia per Sam che per Dean, la condizione non mutava, né migliorava.

Sam sembrava avere una “ostinata ostinazione” a costringere il suo fisico a non reagire alle cure che gli venivano somministrate, poiché la sua mente proprio non ce la faceva ad accettare quella sua frustrante immobilità.
Ed era furioso con il maggiore a tal punto che ogni volta che Dean entrava nella sua stanza, con uno grande sforzo voltava il viso dall’altra parte pur di non guardarlo. E quando Dean cercava comunque di parlargli , di spronarlo a reagire a combattere, a dargli il tempo di rintracciare Cas, il giovane chiudeva perfino gli occhi per far intendere che voleva solo dormire.
 
“Come va?!” fece la rubiconda caposala, che di tanto in tanto, quanto il reparto era più tranquillo,  raggiungeva Dean e gli portava una semplice tazza di caffè.
Il ragazzo l’accettava e ogni volta  le diceva a mo’ di ringraziamento: “Non hai niente di più forte?!”
“In effetti mi dai l’aria di uno che a volte ci va giù pesante.”
“Devo pur dormire!” rispose ironizzando Dean.
“Già! Ma credo che in questo momento tu abbia decisamente bisogno di essere lucido e concentrato!” scherzò battendo con la spalla contro quella del ragazzo seduto al suo fianco.
“Lucido sono lucido, ma concentrato….questo…questo è difficile!” rispose sarcastico, guardando appena oltre la porta in cui riposava Sam.
“Allora te lo ripeto: come va?!”
“Non vuole parlarmi. Non vuole ascoltarmi. Dio! Non vuole nemmeno guardarmi e io…io non so cosa fare. Il dott. Madian mi ha detto non potranno tenerlo…insomma con quel tubo in gola ancora per molto…lui..lui rischia di….” soffocando il resto in un sorso provvidenziale di caffè.
“Sì, …di contrarre delle infezioni.” confermò la donna.
“E’ assurdo, Angie. Te ne rendi conto? Se non lo uccido io staccandogli il respiratore, lo potrebbe fare qualche infezione causata da quel respiratore stesso!” ironizzò ridendo nervosamente.
“E quel tuo amico?…quello specialista di cui mi hai parlato e che stai cercando di contattare?!” volle informarsi.
“Cas?....lui….non riesco a rintracciarlo. Le ultime sue trac…notizie..” si corresse, “..lo danno a Portland in Oregon.”
“Lontanuccio!!” ironizzò data la lontananza che divideva Portland da Savannah.
“Già e non risponde al telefono…ed è strano perché di solito lui…non…non ci….”, ma cosa poteva dirle ancora?
“Non perdere la speranza Dean!” gli disse quasi come una consolazione.
“Già, perché la speranza è l’ultima a morire?!” domandò cinicamente.

“No, perché la speranza è l’unica che ti dice “Prova ancora!” mentre tutto e tutti intorno a te continuano a ripeterti “Rinuncia!”!!” rispose senza superbia.

“E se avessero ragione?!” domandò spaventato.
“E se non ne avessero?!” replicò fiduciosa.
 
“Angie??” fu il richiamo da un in infermiere.
 
“Prova ancora!!” sussurrò la donna dopo aver guardato a chi apparteneva quel richiamo e poi lasciò il ragazzo nel silenzio dei suoi pensieri.
Dean rimase per alcuni momenti seduto su quella scomoda sedia, la cui scomodità ormai gli era talmente familiare da non sembrare più scomoda. Bevve un sorso di caffè, e inalò a fondo il profumo  forte e aromatico della bevanda che ancora fumava tra le sue mani.

Prova ancora!” sussurrò peso nei suoi pensieri.
Si alzò e come se dovesse prendere coraggio, fece un respiro profondo e si preparò ad affrontare Sam.
 

Il giovane non appena lo vide entrare nella stanza compì quello stesso gesto che ormai faceva ogni volta che lo vedeva.
Voltò il capo.
Ma questa volta Dean non si lasciò scoraggiare. Fece il giro del letto per farsi comunque vedere.
“Questa volta non andrò via, Sammy!” disse deciso e fece ancora il giro del letto quando il giovane si voltò ancora per evitare quel “confronto”.
Sam gemette nel girarsi ancora, ma voleva vincere lui. Anche se in quella situazione, dato il dolore che sentiva nel fare quel semplice movimento sperava che fosse Dean a cedere per primo.
“Possiamo passare ore a fare questa ginnastica e credimi non sarò io quello che si stancherà. Io resto qui e tu mi ascolterai, fratellino!” fece ancora il maggiore
“N-no!” sembrò ringhiare Sam.
“O ma sentilo!! Lui parla!!” lo provocò.
“..anculo!!” sibilò indignato.
“Anche tu, Sammy!”
E questa volta Sam gli rispose solo con un gemito frustrato mentre spingeva esasperato, la testa contro il cuscino. Il giovane sapeva che non era in grado di sfuggire a quella sorta di prevaricazione, che Dean era e sembrava deciso a dire ciò che voleva dire.
Sapeva che se fosse stato in grado di muoversi avrebbe lasciato il maggiore a guardare il vuoto che avrebbe lasciato nella stanza.
Ma lui non poteva fuggire, non poteva andare da nessuna parte.
Quindi la sua unica “salvezza” era lasciar parlare Dean e farlo andare via il più presto possibile.

Così da poter tornare a pensare a quanto tempo gli rimaneva, a quanto odiava Dean in quel momento, a quanto lo avrebbe preso a pugni fino a lasciarlo senza fiato.
A quanto….a quanto….
A quanto sarebbe stato pesante per Dean vederlo in quelle condizioni, doverlo accudire, doversi prendere cura di lui, se il suo corpo non si fosse arreso velocemente. Dean avrebbe rinunciato a tutto pur di stargli vicino.
Dean, che aveva già rinunciato alla sua idolatrata “apple pie life” accanto a Lisa e Ben pur di stare con lui, che aveva sacrificato tutto per lui anche quando viaggiava da solo con loro padre.
Dean che avrebbe rinunciato anche a quel poco che aveva.
E quella rinuncia, per Sam, sarebbe stata più dolorosa del suo dover passare l’intera vita immobilizzato in un letto.
 
“..arla e …f-fa …esto!” sembrò ordinare.
“Ok!” obbedì Dean, fiero, nonostante tutto, di quella forza che ancora non si spegneva in suo fratello. “Ma voglio che tu mi ascolti e che lo faccia attentamente!”
“Mmh!” sembrò assentire.
 
“Non ti lascerò morire così. Non lascerò che tu muoia, punto.”
Chiaro, pulito e semplice!!!
 
“Un…altro….patto….ean??” si sforzò di dire, cercando di risultare sarcastico. Non lo avrebbe accettato.  
A costo di staccare quella maledetta spina con i denti.
 
Un altro patto. Un nuovo sacrificio. L’ennesimo inferno.
 
“No!” rispose invece Dean. “Niente patti. Anche perché nella situazione in cui siamo, dubito che qualche demone si faccia vivo con noi, Crowley compreso. Castiel è…irraggiungibile…Dio! non so nemmeno se sia ancora vivo. Quindi la risolverò come la risolvono tutti i sei miliardi di esseri umani su questa terra. Farò come ….Joe l’idraulico!” esclamò, volendo identificare in quel nome la classica persona normale che cerca di risolvere le cose in modo normale.
“Joe…l’idra…u..lico….è un…idiota!” convenne Sam.
“Troverò qualcuno che possa rimetterti in piedi Sam. Un chirurgo…uno specialista…uno che non viene in metropolitana a lavoro, ma che ha l’autista perfino per arrivare in sala operatoria.” gli  disse risoluto.
“…con….quali…soldi!”  biascicò Sam ironico. La persona che voleva cercare Dean di certo non avrebbe operato pro-bono.
“Il bunker!” esclamò deciso.
Sam lo fissò aggrottando la fronte e guardandolo con aria interrogativa.
“Lì dentro ci sono cose che farebbero gola ai più accaniti collezionisti di robe strane. Libri, oggetti, manuali, manufatti rari..” cominciò ad elencare, il maggiore.
“ ..ean…”
“ E che Dio mi perdoni, ma se servirà, venderò anche la mia piccola.” disse quasi senza rendersene conto e deglutendo a vuoto subito averlo detto.

Sam a quel punto non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito dire a suo fratello.
Quelle parole confermavano tutte le sue paure. Dean era davvero pronto a rinunciare a tutto. Perfino all’Impala.

“No…D-ean!” e questa volta il nome uscì scandito e chiaro dalla gola ferita.
“Sono oggetti. Sono cose.” sembrò voler spiegare anche se in cuor suo aver definito la sua adorata Baby come un oggetto o una cosa lo straziava. “Tu sei mio fratello, Sammy!”
“D-ean!” e anche se non voleva, Sam, cominciò a vedere in modo sfocato.
Cominciò a sentire gli occhi che gli bruciavano e sapeva che se le lacrime avessero avuto la meglio sul suo autocontrollo, niente avrebbe impedito loro di scendere vittoriose lungo il suo viso.
“Ascoltami, fratellino. Ricordi quella sera al bunker….quando…quando mi dicesti che se fossi stato io quello in fin di vita, tu non avresti provato a salvarmi?” gli rammentò senza mostrare rancore.
E Sam chiuse gli occhi addolorato a quel triste ricordo.
“Mi dicesti un'altra cosa quella sera e cioè che io lo avevo fatto solo per egoismo, perché non volevo rimanere da solo.”
“N-no…tu..non…” provò a giustificarsi ancora.
“Avevi in parte ragione Sammy. Io non volevo rimanere da solo, ma quello che mi spinse a fare quello che avevo fatto non fu l’egoismo, ma la paura. La paura di perderti, di perdere l’unica persona che mi costringeva ad andare avanti, ad alzarmi ogni mattina per provare a salvare altra gente. L’unica capace di darmi la forza di non infilarmi nell’Impala e buttarmi giù dal primo  dirupo, perché credimi Sam, se tu fossi morto, è quello che avrei fatto.
Ricordi Sam? Tu sei quello , tra noi due, che vede la luce alla fine del tunnel. Per me, fratellino, sei tu la luce in quel tunnel, quindi non puoi smettere di lottare. Non puoi smettere di farmi strada, di farmi luce. Non puoi lasciarmi nel mezzo di quel tunnel al buio. Non ce la farei, Sammy.
Perciò ti prego, ti supplico. Reagisci alle cure. Dammi il tempo che mi serve per trovare una soluzione. Concedimi un po’ di speranza.
Non dirmi di rinunciare. Chiedimi di provare ancora!
Per favore, Sam. Per favore. Ne ho bisogno perché ho bisogno di te. Ho bisogno di mio fratello al mio fianco.” e disse quelle ultime parole con tutta la sincerità di cui era capace.
 
Per Sam oramai, Dean era come immerso in una bolla d’acqua. Gli bastò socchiudere appena gli occhi perché quella immagine del fratello divenisse meno sfocata. Un secondo dopo, l’umido solletico delle lacrime gli scaldò il viso.
Ignorando l’imbarazzo che sentiva per quella su ennesima debolezza, alzò lo sguardo agli occhi del maggiore e con sorpresa vide che anche il volto di Dean era rigato di timide lacrime.
“Sammy…” sussurrò Dean asciugandogli dalla guancia quella delicata prova d’amore fraterno.
Sam sorrise , cercando conforto e coraggio in quella carezza. Deglutì , anche se provò dolore, ma quel gesto così naturale gli serviva per prendere coraggio e poter parlare.
“D-ean…”
“Dimmi che cosa vuoi che faccia , Sammy.” chiese  Dean, anche se aveva una paura terrifica della risposta.
Il giovane chiuse gli occhi. Sentì la forza di suo fratello scaldarlo e rinvigorirlo solo grazie al tocco di quella carezza. Si sentì pervaso da una sorta di speranza. Dean avrebbe fatto di tutto, ma nel modo giusto questa volta. Dean lo avrebbe aiutato senza vendersi l’anima o dannarsi l’esistenza. Dean avrebbe agito da uomo coraggioso quale era. Non lo avrebbe deluso. No! Questa volta non lo avrebbe fatto!

“P-rova….a-ncora!!” rispose Sam.
 

“Finalmente!” fece una voce dal tono decisamente sollevato appena fuori dalla stanza.
 

Alcune ore dopo, il dott. Madian aveva i risultati delle ultime analisi e controlli fatti a Sam, e in compagnia di Angie, si avviava nella stanza del suo paziente per comunicare quelle che non erano affatto buone notizie.
La porta era socchiusa, quindi bussò ed entrò.
La stanza era vuota. Il letto scoperto e sul pavimento il camice che Sam aveva indossato durante il suo soggiorno ospedaliero. La macchina pompava a vuoto.
“Ma dov’è? Chi ha dato ordine di spostarlo?” fece mentre usciva dalla stanza e si avviava verso la reception del piano per avere spiegazioni.
 
Angie rimase al centro di quella stanza vuota mentre fissava sia il letto vuoto di Sam che la poltrona su cui sedeva Dean, ormai vacante. Un sorriso fece capolino sulle sue labbra.
“A quanto pare ho perso la scommessa e ti devo una birra!!” esclamò con pacatezza. “Come sempre hai avuto ragione….Padre!” fece parlando all’assenza che la circondava. “Li conosci talmente bene che, pur non guardando nel loro futuro, hai previsto ogni loro più piccola mossa.” continuava compiaciuta. “Dean non ha smarrito la strada. Sam ha fatto di suo fratello la sua forza e…” e poi sorrise davvero soddisfatta: “…e Castiel, il nostro caro angelo Castiel, come sempre, non li ha abbandonati. Ha accantonato la sua missione, ha attraversato tutta la nazione pur di compiere quello che è il suo primo vero compito: salvaguardare i Winchester!”
La donna sorrise ancora, dolcemente, quasi in estasi , mentre chiudeva gli occhi e sembrava ascoltare un qualche suono o una qualche voce.
“Sì!” rispose serafica. “Tutto è stato ristabilito. Tutto è stato rinforzato. Il legame tra i due fratelli. Le fiducia verso mio fratello Castiel. Sono consapevoli e sicuri di ciò che sono l’uno per l’altro. Ora sono più pronti che mai ad affrontare il Male Oscuro che imperversa lì fuori e sono fiduciosa che lo sconfiggeranno.”  e poi tristemente consapevole sembrò fare eco a ciò che le veniva detto. “Già! ….o moriranno tentando!”

Poi qualcosa sul suo volto mutò. Il viso si fece sorridente, quasi sorpreso.
“Va bene!!” rispose ubbidiente. “ Scura, fredda  e senza schiuma!” ripetè scuotendo il capo. “Credo che questo Tuo soggiorno tra gli uomini ti stia cambiando, Padre!!”
 

Un attimo dopo, il dott. Madian stava per entrare di nuovo nella stanza e…
“Angie….chiama giù in radiologia e chiedi sa Sam Smith è….” ma rimase con la richiesta incompiuta perché alzando lo sguardo dai suoi fogli si accorse che stava parlando al vuoto. Il medico si guardò in giro. Non c’era nessuno. E nessuno nemmeno nel corridoio. “Possibile che oggi spariscano tutti?!” fece decisamente alterato di quella situazione.
Uscì dalla stanza  e chiamò un giovane infermiere.
“Hai visto Angie?!” chiese severo.
Il ragazzo si guardò un attimo in  giro e poi indicò una donna in divisa poco distante da loro.
“No..non lei. Angie, la caposala!!” esclamò seccato.
Il giovane infermiere lo guardò stranito e confuso, mentre la donna, alta , castana, che era stata richiamata gli si fece vicino. “Dott. Madian è…è lei…Angie …la caposala.”
“Stai scherzando?? Perché se è così oggi non è giornata. L’infermiera con cui ho lavorato in questi giorni è ispanica, bassa ..capelli scuri…ed era la caposala di turno.”
“Dottore..” fece l’infermiera. “..le posso garantire che sono io l’unica caposala di turno in questo periodo.”
Il dottore si guardò intorno , stranito. Confuso. Era assurdo quello che stava accadendo. Prima spariva un suo paziente completamente paralizzato, poi spariva l’infermiera che l’aveva assistito nella diagnosi.
Decisamente era assurdo!!!
 
 
A miglia di stanza di distanza, fermi ad una piazzola di sosta lungo la statale diretta ad Atlanta, i due fratelli e l’angelo, si godevano quello che rimaneva di quel giorno assurdo.
“Ti giuro Cas….quasi non ci credevo quando ti ho visto in quella stanza di ospedale e ti ho sentito dire quel “Finalmente!”…” disse il maggiore dei Winchester mentre dava una pacca calorosa alla spalla dell’amico.
“Dean…ero a Portland, dall’altro capo del paese e se avessi perso tempo a rispondere a tutti i tuoi messaggi sarei ancora in viaggio.” spiegò l’angelo.
“Ma perché non hai preso l’aereo invece di farti oltre due giorni di macchina?!” domandò Dean solo per il gusto della curiosità.
“Perché ancora non ho tutti i documenti falsi che avete voi e di certo non mi avrebbero fatto salire su un aereo solo per fiducia!” sembrò volersi giustificare.
I due fratelli si guardarono e decisero che tutto sommato, la spiegazione di Castiel aveva senso.
“Devo ringraziarti, Castiel!” si fece avanti Sam. “Grazie infinite…questa ….questa volta è stata….dura!” finì quasi per sussurrare ripensando ai momenti passati in ospedale.
“L’importante è che tu ora stia bene, Sam!” lo rassicurò Castiel. “Ma ora , se non vi dispiace devo tornare a Portland.” fece poi, andando verso l’Impala. “E mi serve un passaggio o almeno un nuovo mezzo meccanico , dato che la mia macchina è rimasta a Savannah!!” e così dicendo si infilò in macchina.
Dean buttò giù un sorso di birra e poi guardò Sam.
 
Dio!! che bello era vederlo in piedi. Vederlo stare bene e senza che nessuno dei due si fosse giocato l’anima.
 
“Dean?!” lo richiamò Sam.
“Sì, ok! Andiamo a cercare un “nuovo mezzo meccanico” per il nostro angioletto!” scherzò mentre si avviava.
“Dean?!” lo richiamò ancora il fratello e Dean si voltò a guardarlo.
“Che c’è , Sammy?!”
“L’avresti fatto?!” chiese con quel suo solito sguardo alla “Dimmelo, dimmelo, dimmelo!
“Fatto cosa?!” cercò di fare l’innocente, il maggiore.
“Se non avessi trovato una soluzione o non avessi trovato Cas in tempo…lo avresti fatto? Avresti staccato il respiratore?!” chiese senza smetterlo di guardarlo negli occhi verdi che divennero improvvisamente profondamente incerti.
“Non lo so, Sammy. E sono sincero, non lo so. Ma possiamo non pensarci ormai?!” fu la risposta.
“E riguardo a quello che mi hai detto? …tu, l’Impala e…” continuò Sam.
“Sam!!” fece frustrato.
 
Dean davvero voleva dimenticare quei giorni assurdi.
Sam invece davvero voleva capire le parole dette in quei giorni assurdi.
 
“Sam tu rischiavi tanto in quel letto e io…io ero disperato e avevo bisogno di…di spingerti a capire quanto volevo, quanto mi serviva, che tu reagissi e se minacciarti che se fossi morto , mi sarei buttato giù da un dirupo, è servito..beh!! non ti chiederò scusa per aver usato quell’espressione.” fece allargando le braccia in segno di resa.
“Ed è questa che è stata? Solo un espressione? Un modo di dire?” sembrò volersi assicurare il più giovane.
“Sì, Sammy. Sì.” cercò di rassicurarlo fortemente, cercando di sembrare il più credibile possibile. Infondo era bravo a mentire. “Basta con questa stronzate kamikaze che non fanno altro che incasinarci ancora di più le cose. La vita che facciamo è già abbastanza incasinata di suo!” fece poi , avanzando verso la macchina in cui li stava attendendo Castiel. “E poi?..”
“E poi cosa?!” insistette Sam, che lo seguiva verso la macchina.
“Credi davvero che avrei buttato la mia piccola giù da una scarpata?!” provò a scherzare. “Non darti tanta importanza , fratellino.”
“Ehi! sei tu quello che l’avrebbe venduta per pagare le mie cure!” gli ricordò Sam , sorridendo mentre si sedeva al posto passeggero , accanto al fratello, già sistemato alla posto di guida.
“Fratellino, dovresti sapere che sono un gran bugiardo!” scherzò il maggiore.
“Beh! credimi…lo so!” e su questa affermazione Dean per un attimo sentì il respiro fermarsi e si sentì scoperto. Meno male che l’intervento di Castiel spezzò il momento.
 
L’angelo, anche se in maniera discreta, non aveva mai smesso di osservarli. Li aveva visti in quel piazzale confrontarsi sull’ennesime scelte fatte o non fatte.
Li vedeva , ora, seduti davanti a lui, ridere sommessamente.
E li aveva guardati attentamente quando, in ospedale, dopo aver guarito Sam, Dean vedeva suo fratello minore rimettersi in piedi senza difficoltà, cercando di nascondere al giovane, il profondo senso di sollievo e felicità che provava. Aveva visto Sam guardarsi i piedi e le gambe che lo sostenevano senza problemi e aprire e chiudere le mani quasi con sorpresa, come fanno i bimbi quando scoprono quel movimento.
E poi….poi non era riuscito a distogliere lo sguardo da quel loro abbraccio quasi esasperato quando avevano capito che anche quella volta ce l’avrebbero fatta. Che l’ennesima scelta disperata , buona o brutta che fosse, li aveva tenuti ancora insieme.
 
“Vuoi vendere l’Impala, Dean? Puoi darla a  me , se vuoi. Potrei comunque trovare un modo per pagartela o per lo meno risarcirti e…”
“Cas?!” lo fermò Dean.
“Sì, Dean?!” rispose l’angelo.
“Taci e non dire eresie o te la farai a piedi fino a Portland.” lo ammonì il cacciatore decisamente serio.
Castiel lo fissò dallo specchietto retrovisore e mostrando il suo disappunto: “Anche se sono un angelo caduto, ti ricordo che sono pur sempre un angelo e io non dico eresie!”
“Vendere l’Impala è un eresia. Lasciarla nelle tue mani è blasfemia pura. Quindi taci!” e non disse altro, anche perché lo sguardo offeso di Cas e quello sereno e tipicamente pensieroso di Sam al suo fianco, gli bastava a riempirgli i pensieri della mente.
Mise in moto e fece partire la solita musica alla Dean Winchester.

Well, I'm so tired of crying
But I'm out on the road again
I'm on the road again
…”
(Sono talmente stufo di piangere
Ma sono di nuovo per strada
Sono di nuovo per strada…)




N.d.A.:  Come ho già detto nella prima parte della storia nei miei racconti ho sempre dato una bella botta a Dean ( e non pensate male , maliziose che non siete altro!!)
Beh! a quanto pare è arrivato il turno di Sam. Scusatemi, ma più di così , non posso.
Fatemi sapere cosa ne pensate e se ne pensate male, beh!! fatemelo sapere lo stesso!!
Baci, Cin!!
 
Ps: La canzone sul finale è dei Canned Heat e si intitola  “On the road again.”  Un classico.
   
 
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