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Autore: MarcoBacchella    30/10/2015    1 recensioni
Un'ultima, ennesima, edizione della Guida vagamente vaga a Oxford e dintorni.
Marco Bacchella, scrittore, studente, filosofo, pilota di autotreni e di gattini, racconta la sua vita a un povero barista che serve drink fin troppo economici.
Di certo Marco ubriaco non tralascerà dettagli. O almeno spera.
Nota: Dal capitolo 19 in poi ci saranno le sempre più recenti edizioni della guida.
A breve uscirà una copia cartacea, mi toccherà levarlo da qua
Genere: Comico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Tredici
"Gesù uccide le droghe"



Ritrovarsi davanti alla valigia cercando delle magliette pulite e non trovarle può scatenare differenti tipologie di reazioni a seconda della persona in questione. 
La persona senza evidenti psicosi annusa le ascelle della maglietta più vecchia e copre l'eventuale odore con profumi e/o infusioni di ormoni. 
La persona un po' meno normale decide di non uscire. 
Lo studente in viaggio di studio va da Primark e compra delle maglie usa e getta da 2£.
Non è una tattica applicabile sul lungo termine, ovvio, ma può essere una tattica utile a sopravvivere quel paio di giorni in più prima che la tua host family faccia la lavatrice con la tua roba sporca che continua a procrastinare da oramai dieci giorni.
Ma tutto questo ragionamento non può essere applicabile quando ti svegli con un mal di testa e senza ricordi del giorno prima.


Presi il telefono per guardare che giorno fosse e per controllare che non fosse semplicemente una giornata storta. 
Ma no, avevo perso un giorno. 
Letteralmente.
Non ricordavo nulla del 22 luglio e per qualche strana ragione mi ritrovavo con un mal di testa al posto di esperienze vissute.
Nel mentre Thor era ancora nel letto a fissare la strana scena dall'esterno. Un omino peloso che inveisce in un'altra lingua che,  a detta di molti nordici, "sembra sempre una canzone", non è una vista comune.


"Thor, a che ora sono tornato ieri sera?"
"Sei entrato zoppicando con Pizza verso l'una."
"Pizza?"
"L'altro coinquilino italiano."
I quesiti, ovviamente, aumentavano, quindi scesi in cucina dove trovai Pizza che stava avendo una colazione a base di toast e burro.
"Hai fumato oppio." Disse placidamente mentre spalmava il burro sul toast.
La scena era la classica.
Io con il cuscino ancora attaccato alla faccia che vedevo Pizza fare da padrone di casa come se fosse stato effettivamente il padrone.
"Oppio?"
"Oppio."
"Ti sembro un cinese del diciottesimo secolo?"
Ci fu un intenso scambio di sguardi.
Io guardai il toast.
Il burro guardò me.
Pizza guardava il burro.
Il toast veniva mangiato da Pizza.
"Mi hai chiesto di prendere appunti sul tuo taccuino, ieri sera."
Il taccuino, effettivamente, riporta ancora oggi diversi geroglifici con la scrittura di Pizza.
Una volta decifrati, riportano "Poca percezione dello spazio e del tempo, battito cardiaco accelerato, tanto freddo. Tu sai chi ha fatto un pompino a quello lì. Marco perché cazzo hai fumato"
Certo, forse il mal di testa da hangover mi avrebbe dovuto suggerire che la sera prima finì così. 


Dai pochi ricordi che ero riuscito a raccogliere nel tempo che il caffè avrebbe impegnato per bollire, evincevo che la sera prima, dopo le attività serali, fumai oppio con i Padovani.
O almeno credo.
Non bisogna mai fidarsi di quello che pensa un caffeinomane prima del caffè.
Dopo l'espresso andai a cercare una maglia qualsiasi e mi misi dei pantaloni qualsiasi, per poi dirigermi verso la fermata del pullman.
Le gambe erano piene di acido lattico come se avessi corso chilometri la sera prima, la testa mi faceva male come se avessi avuto un clacson all'orecchio per tutto il giorno, e come se non bastassero le mie sventure fisiche, si mise pure a piovere. 
Che giornata di merda. 


Sul pullman trovai un po' di pace, almeno per un paio di minuti, finché non salì Parrot.
"Marco, stai bene?" mi chiese in tono molto preoccupato.
"Dovrei stare male?" 
"Beh, sì."
"E perché?"
Incominciò a guardarmi in un modo piuttosto peculiare, come se avessi detto qualcosa di strano. 
Si alzò e salì al secondo piano del double decker[1] senza dire una parola.
Me ne rimasi lì con le cuffie nelle orecchie finché non arrivai aOxford e lì mi venne in mente una cosa che forse mi sarei dovuto ricordare prima. 
Dovevo essere a scuola. 
Mezz'ora prima.


Arrivato a scuola, con una scusa già in mente, qualcosa di relativamente credibile come "stavo mangiando Gorgonzola e sono morto", notai che c'era troppa gente fuori dall'edificio. 
A quanto pare molti bus erano in ritardo a causa di un qualche arresto di massa nei tunnel di piazza Bonn e quindi ebbi l'opportunità perfetta per mescolarmi e saltarmi una ramanzina da Sara. 
Salii quatto quatto all'aula Red 2, appena dopo il corridoio verde, dove c'era Sara in attesa.
"Marco, ci hai graziato della tua presenza"
"Beh, il pullman era in ritardo e..."
"Stavamo intavolando una fantastica discussione sull'abuso di stupefacenti. Vuoi sederti e favorire?"
Non poteva saperlo. 
A mala pena lo sapevo io, Sara non poteva effettivamente essere capace di essere a conoscenza di ciò.
E infatti non lo sapeva, ma scelse le giuste parole nel momento sbagliato.
"Sì, insomma...le droghe..Uccidono Gesù?" affermai facendo il classico sorriso del colpevole di omicidio che tenta di nascondere il cadavere della sua ultima vittima la domenica mattina ma il vicino gli chiede "Vuoi una mano?".
"In Finlandia Gesù uccide le droghe."[2]disse Peruna[3], il ragazzo finlandese.
Dopoi dieci minuti in cui tutta la classe restò ferma, tentando di capire da dove uscisse quel ragazzo e soprattutto perché disse una frase del genere, andai a sedermi, ma mi addormentai quasi subito.


Al momento del mio risveglio notai, per la seconda volta, che era il 23 luglio. 
Eral'ultimo giorno della mia seconda settimana a Oxford. 
E l'ultimo giorno del gruppo italiano che stava due settimane, tra cui Parrot, Pizza, i Padovani..Insomma, tutti quelli che ho presentato ad eccezione di Giorgia, escludendo due ragazze che erano riuscite a farsi concedere una settimana in più, le non ho conosciuto, almeno in quelle prime due settimane, a fondo, e il che è male, poiché mi sarei sbattuto violentemente una delle due. 
...Che molto probabilmente sta leggendo questo. 
Tagliando le vane narrazioni manieristiche, introduciamo il vero avvenimento della serata.
Ebbi l'occasione di parlare con i Padovani che ebbero la cortezza di spiegarmi che era successo.
"Siamo andati in una piazzetta infrattata[4] e abbiamo fatto su un paio di joint.Ti sei fatto un paio di tiri e sei finito in uno stato pre-fetale." Affermarono i due padovani completandosi le frasi a vicenda.
"E perché sono rientrato a casa zoppicando?" 
"Sei inciampato sul marciapiede." Aggiunse Pizza.
"E perché hai scritto "Tu sai chi ha fatto un pompino a quello lì." sul taccuino?"
"Perché poi l'avresti scritto sul libro."
"Pizza, vaffanculo, mi hai fatto stare in pensiero tutto il giorno." 
"Lo sai che è grazie a noi che non sei già in Italia, vero?"
"Cosa?"
"Quando ti abbiamo riportato a casa c'era un leader sul bus e siamo stati noi quelli che ti hanno fatto calmare."
"Penso che per stasera passerò."
Nel mentre che mi allontanavo dalla piazzetta e mi dirigevo verso piazza Bonn, sentivo l'odore dell'oppio che veniva bruciato.
O almeno, sentivo che non aveva odore.
Perché l'oppio non ha un odore particolare come le altre sostanze stupefacenti che io...non ho mai provato, mamma. Giuro.


La mia prima ultima sera fu deprimente. Io e Charlotte ci facemmo la promessa di non vederci e non parlarci più, perché sarebbe stato più semplice dimenticarci in questo modo. Io non tenni fede alla promessa. La mattina alle cinque del mattino ero davanti al suo pullman verso Gatwick per salutarla con un ultimo bacio. Forse per evitare di pensarci, quella sera andai al pub. Ma non c'è modo di non pensare ai tuoi amori passati. Sfido chiunque a non pensare per ventiquattro ore a chi ti ha modificato a tal punto da non riconoscere più la persona che eri prima di entrare in sintonia con lei.


Quando tornai a casa notai che c'era Pizza sull'uscio. Sembrava triste. 
"Ultimo giorno?"
"Ultimo giorno."
"Avrei voluto conoscerti di più. Ma sai com'è, orari diversi.."
"....la scuola..."
"...la figa."
Immagino che anche Pizza abbia tante cose da dire, delle voci di corridoio mi dicono che si è sbattuto come un ovetto mezza Norvegia. Ma ehy, è de Roma, non mi vien facile intervistarlo. Ora che ci penso, mi ricordava molto Trilussa. Stessi baffi.



Una volta tornato a Milano strinsi di molto il rapporto con Parrot.


[1]Autobus a due piani tipicamente british
[2]Semicitazione: "Nella Russia sovietica, Gesù uccide le droghe".Il tutto ha senso visto che la Finlandia era una colonia Russa.
[3]"Patata" in finlandese.
[4]Luogo oscurato per il rispetto della privacy degli abitanti di quella piazzetta 


  
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