Ci
sono momenti in cui una si ricorda che ha lasciato qualcosa in sospeso,
che
forse ancora ci sono poveracci che leggono le storie che ha cominciato.
Ci sono
momenti in cui tutto quello che si è scritto finora non
sembra mai abbastanza
buono per andare avanti. Ma per fortuna, ogni tanto appare una piccola
luce in
fondo al tunnel e un nuovo capitolo prende vita.
Se
ancora mi seguite, come sempre, ogni vostro commento e suggerimento
sarà più
che gradito!
CAP.
13 - SOMEONE BELONGING TO SOMEONE
“Ti
ordino di lasciarci andare, Onio!”, esplode d’un
tratto il piccolo principe risoluto, puntando un dito verso il torace
enorme
della guardia.
Katniss
lo degna a malapena di uno sguardo, mentre
Onio fa del suo meglio per non scoppiare a ridere.
“Io
prendo ordini solo dal Re, soldo di cacio!”,
sghignazza il sayan, abbassando un braccio gigantesco e scompigliando i
capelli
di Vegeta.
Il
bambino si ritrae offeso, incrociando le braccia.
Se solo volesse, potrebbe stendere quell’energumeno in un
attimo.
“E
poi si può sapere chi ti ha autorizzata ad uscire
dalle tue stanze a quest’ora, principessa?”,
l’uomo torna a rivolgersi alla
bambina più grande.
Katniss
si gioca il tutto e per tutto. Hanno poche
possibilità di riuscire a sgattaiolare fino alle stanze del
Re, se non convince
la guardia a levarsi di torno.
“Mio
padre, Onio! E si arrabbierà moltissimo se ci
fai perdere altro tempo!”
L’uomo
la scruta sospettoso, dall’alto in basso.
“Non
sarà una delle tue solite storielle,
signorina?”
La
ragazzina mette le mani sui fianchi in segno di
sfida.
“Puoi andarlo
a chiedere al Re, avanti!”
Onio
si mette una mano sul viso, sospirando.
“Voi
due mi farete diventare matto, prima o poi…”
Vegeta
fa per lamentarsi, ma un gesto fugace della
sorella gli intima di aspettare.
“Se
tra 20 minuti non siete ognuno nella propria
stanza, vi sguinzaglio dietro tutto il palazzo. Intesi?”, fa
infine il sayan,
appoggiandosi al muro e liberando loro il passaggio.
Katniss
avanza impettita e tronfia, subito imitata
dal fratello.
“Il
signor Freezer sarà qui in visita tra qualche
ora, non sto scherzando.”, si raccomanda ancora la guardia e
Katniss perde
tutta la sua baldanza.
“Sei
sicuro?”, domanda, girandosi verso il sayan.
Onio
annuisce e Vegeta sente uno strano formicolio
percorrergli la coda. Non gli piace il signor Freezer; d’un
tratto non vede
l’ora di tornare nel suo letto.
“Dai,
sbrigati!”, lo afferra per un braccio Katniss,
trascinandolo nel corridoio.
I
due bambini cominciano a correre furtivi, evitando
le guardie e i servitori che si aggirano per il palazzo, intenti a
svolgere le
loro mansioni.
“Adesso
dovrai smettere di prendermi in giro,
Katniss.”, intima il principe, mentre entrano negli
appartamenti della Regina.
Katniss
si concede una risata di scherno.
“Guarda
che resterai sempre più piccolo di me,
nanerottolo!”
Una
lama di luce fuoriesce dalla porta socchiusa
della stanza di sua madre, e Vegeta dimentica di rispondere alla
piccola sayan.
Vuole conoscere a tutti i costi suo fratello neonato, ma rallenta
l’andatura,
incerto. Di solito non è il benvenuto in
quell’area del palazzo.
Katniss
gli segnala di avvicinarsi incoraggiante, ma
si blocca con la mano a pochi centimentri dalla porta, quando le voci
alterate
degli occupanti della stanza raggiungono le loro orecchie.
“Non
ti lascerò portare via mio figlio un’altra
volta, Vegeta!”, tuona la regina, vicinissima alla porta.
Il
piccolo Vegeta fa involontariamente un passo
indietro.
“Ti
ho detto che è per il suo bene, dannazione!”,
risponde il Re, altrettanto adirato.
“Vuoi
forse scambiare anche lui con un altro
bastardo pidocchioso?”
Il
principe è troppo giovane per accorgersene, ma
Katniss nota senza fatica la voce del padre perdere sicurezza.
“Tu…
vaneggi, donna!”
“Credi
che sia così stupida? Credi che solo perché i
tuoi figli hanno la fortuna di assomigliarti tanto, io non riconosca
nel tuo
erede il sangue di quella puttana di terza classe?”
“Basta!”,
urla il Re, sbattendo ferocemente un pugno
sul muro e abbattendone buona parte. Il rumore del crollo di calcinacci
giunge
alle orecchie dei bambini insieme al pianto infastidito di un neonato.
“Freezer
sta venendo qui, lo vuoi capire? Ha
qualcosa in mente. Troverà una scusa per
ucciderlo.”
“Perché
Freezer dovrebbe volerlo uccidere? Sei
ridicolo! Dì la verità… ti vergogni
del fatto che non sia abbastanza forte!”
“Freezer…”,
ringhia il Re, “ci vuole distruggere! È
solo questione di tempo e tu sei troppo stupida per
accorgertene!”
“Codardo…”,
sibila infine la Regina.
Il
piccolo Vegeta può quasi vedere le labbra sottili
di sua madre stringersi in una morsa di disgusto.
Passi
decisi attraversano la stanza e i bambini si
guardano colti alla sprovvista, improvvisamente consci di non avere un
nascondiglio a disposizione. La porta si apre e Rosacheena appare in
tutta la
sua maestosità. Vegeta sa che non è molto forte,
ma non può fare a meno di
esserne segretamente intimorito.
La
Regina sposta il suo sguardo adirato prima sulla
figlia e poi sul piccolo principe. Vegeta non capisce perché
sua madre lo odi
così tanto, ma ne ha una conferma istantanea mentre ogni
fibra del corpo della
sayan emana ripugnanza verso di lui. Il principe sostiene il suo
sguardo di
fuoco. Si sforza di non cercare l’appoggio di Katniss e, dopo
appena un istante
che a lui sembra infinito, la Regina lo supera, allontanandosi nel
corridoio.
Katniss lo prende per la manica e lo tira verso la stanza, ma
poi…
“Vieni,
Katniss.”
La
giovane sayan si blocca. Non è tanto sfrontata da
disubbidire ad un ordine diretto della madre, ma non ha voglia di
abbandonare
la missione ad un passo dal traguardo.
“Katniss!”
Katniss
fa spallucce al fratello e si allontana,
trascinando i piedi in direzione della voce autoritaria della madre.
Vegeta
la guarda scomparire nel buio. Combatte per
un momento con il desiderio infantile di chiamarla e di chiederle di
restare
con lui…
“Vegeta?”
Il
principe si volta e si trova davanti suo padre,
sorpreso. I suoi lineamenti si induriscono, ma il bambino sostiene il
suo
sguardo indagatore.
“Cosa
ci fai fuori dalle tue stanze a quest’ora?”
Il
piccolo sayan nota un fagotto che si agita tra le
braccia di suo padre.
“Volevo
vedere mio fratello, padre.”
Il
Re lo studia pensieroso. La presenza del principe
è un ostacolo che non aveva considerato, ma potrebbe
mantenere il segreto. È
più intelligente di qualsiasi sayan della sua
età, in fin dei conti…
“Figliolo…
Devi farmi una promessa. Ne va del
destino di tutta la nostra stirpe.”
Vegeta
si impettisce, ansioso di mostrare al padre
che capisce la gravità della situazione.
“Che
promessa, padre?”
Intanto
il fagotto comincia ad emettere dei deboli
vagiti.
“Vedrai
tuo fratello per la prima ed ultima volta
stasera. Se qualcuno ti chiederà informazioni su di lui
dovrai giurare di non
averlo mai visto e di aver saputo che è nato morto;
è chiaro?”
Vegeta
avrebbe mille domande da fare. Ma non gli è
permesso. Non è un comportamento consono per un principe.
“Lo
ucciderai?”, chiede senza riuscire a frenarsi.
Il
Re sospira.
“No,
lo manderò su un pianeta lontano per
proteggerlo. Ma devi capire che il resto dell’universo deve
crederlo morto.”
Vegeta
annuisce.
“Devi
giurarmelo, Vegeta!”, insiste ancora il sayan.
“Te
lo prometto, padre!”, risponde il bambino,
mettendosi sull’attenti.
“Va
bene…”, si rassegna il Re; poi si china
all’altezza del giovane principe per permettergli di vedere
cosa si cela all’interno
di quello che ora Vegeta riconosce come un mantello.
È
la prima volta che vede un neonato. È strano.
Prima ancora della somiglianza con se stesso è il suo odore
insieme familiare
ed estraneo a colpirlo.
Il
minuscolo sayan smette di agitarsi e di soffiare
infastidito e lo guarda curioso agitando la coda.
Vorrebbe
toccarlo. Vorrebbe sorridere soddisfatto di
avere qualcuno da maltrattare e da proteggere come fa Katniss con lui.
Ma quel
neonato non esiste; lo ha appena promesso. Con un sentimento che se
fosse
adulto potrebbe descrivere come amarezza, Vegeta capisce che sarebbe
stato
meglio non incontrarlo mai.
“Ora
devi dimenticarlo, Vegeta. Torna a letto.”, gli
intima il padre.
Vegeta
china il capo per congedarsi dal Re, ma prima
che il sayan possa rialzarsi sottraendo il neonato alla sua vista, il
principe
sfiora il piccolo braccio del fratello in un impeto incontrollabile.
“Addio,
fratello.”
Poi
scompare, correndo nel buio, per tornare nelle
sue stanze.
Vegeta
percorreva il solito corridoio al buio. Poteva
essere solo l’ennesimo rientro notturno dopo qualche giorno
trascorso a
vagabondare sulla Terra. Il principe che tornava dal
“campeggio”, come soleva
dire Bulma.
Invece
non era una notte come un’altra. Per molti
motivi.
Innanzitutto
non capitava mai che si assentasse per
tutto quel tempo. Gli sarebbe piaciuto fare finta di non sapere che
fossero
passati ben 16 giorni da quando aveva lasciato la casa. Trunks era
tornato dopo
pochi giorni, incapace di resistere a quel richiamo contro cui anche
Vegeta
aveva dovuto combattere.
Il
principe si ritrovò di fronte alla porta chiusa
della sua camera da letto. Aveva aspettato così a lungo per
essere sicuro di
avere le risorse necessarie per affrontare quel momento, ma ora non era
poi
così certo di averle trovate.
Aprì
la porta senza darsi tempo di immaginare cosa
avrebbe trovato all’interno.
Luce
soffusa. Rumore di acqua scrosciante. Lei sotto
la doccia. Ma non l’avrebbe raggiunta perché
lì davanti a lui, sul suo letto,
dove per molto tempo l’aveva solo immaginata, c’era
l’altra lei.
Bra.
Una
neonata di pochi centimentri e tanto bastava per
farlo restare immobile sulla porta; con il terrore che se si fosse
mosso, il
terreno sotto i suoi piedi si sarebbe aperto e l’avrebbe
fatto precipitare in
una voragine.
Un
lieve sussultare di braccia gli fece capire che
era sveglia e Vegeta si mosse cauto verso di lei.
La
piccola sgranò gli occhi all’avvicinarsi di
quell’ombra
sconosciuta. Non poteva vederlo con chiarezza; non con
quell’apparato visivo
ancora immaturo.
Non
avere paura.
Non
lo disse davvero. Ma Bra sembrò capirlo lo
stesso che quell’uomo non voleva farle del male.
Il
sayan si ritrovò molto più vicino a lei di quanto
avesse preventivato. Anche nel debole chiarore della lampada a stelo
poteva ora
osservare tutti i tratti di quella strana creatura.
La
prima impressione lo lasciò senza fiato e una
smorfia involontaria gli si dipinse in volto.
Dannata
donna. Come diavolo ci sei riuscita?
Bulma.
Era Bulma. Era quasi spaventoso quanto le
somigliasse. Quanto il ragazzino di Kakaroth assomigliava al padre. Un
velo
quasi impalpabile di capelli turchini le coprivano il cranio e quegli
occhi
ancora di colore indefinito erano grandi e chiaramente pronti a
trasformarsi in
profondi laghi azzurri. La bocca, che la piccola apriva e chiudeva come
per
assaggiare l’aria intorno a sé aveva
già, per quanto minuscola, la forma di
quella stupenda di sua madre.
Sei
bellissima.
Lo
era davvero. D’un tratto Bra arricciò il naso in
un’espressione che assomigliava molto al disgusto e Vegeta
vide dell’altro. Era
minuta, con il viso appena più sottile e la fronte
più ampia rispetto alla
Bulma neonata che aveva visto in fotografia. Ed era forte.
Straordinariamente.
Orgoglio
e quell’altra cosa terribile che Bulma gli
aveva insegnato lo riempivano ad ondate.
Sono
tuo padre.
Davvero
l’aveva fatta lui? Davvero lei gli
apparteneva in modo così intimo e profondo?
La
piccola gorgheggiava pimpante al suo indirizzo e
lui si chiese se avesse già sviluppato quel modo tipicamente
sayan di conoscere
il mondo, se avesse già associato il suo odore a qualcosa di
noto e piacevole
come solo il richiamo del proprio sangue poteva essere.
Il
principe inspirò lentamente.
Sapeva
di buono. Sapeva di Bulma e lo stomaco gli si
stringeva a tradimento, ad ogni atto respiratorio. Sapeva di sayan con
un’intensità tale che, prima di vederla, avrebbe
ritenuto impossibile associare
un odore simile a quei grandi occhi azzurri.
Vegeta
si sedette sul letto, accanto a lei, senza
osare toccarla. Bra ruotò il piccolo capo verso di lui
sempre più interessata a
quella strana presenza, mai incontrata prima.
Lo
stava uccidendo. La conosceva da pochi minuti e
già dentro di lui qualcosa si stava spaccando in modo
inesorabile. Bulma
sarebbe uscita presto dalla doccia e lui cosa le avrebbe detto? Che
all’improvviso la gravità che si solito lo
schiacciava a terra soffocandolo,
ora lo spingeva verso quell’esserino semimovente? Che tutta
la vita di prima,
persino quella che aveva passato con lei e Trunks, non aveva
più senso poiché
sua figlia non ne aveva fatto parte?
Sua
figlia.
Mi
prenderò cura di te. Te lo prometto.
Maledizione.
Aveva perso tutta la sua dignità con
Bulma. Aveva giurato che nessun altro essere vivente
l’avrebbe mai fatto
sentire in quel modo. Perché bruciava terribilmente. Lo
riempiva e allo stesso
tempo lo logorava. E poi era arrivato Trunks. Era stato ancora
più difficile accettare
lui che non la terrestre, ma ora ogni ridicola sofferenza del ragazzo
era una
coltellata a tradimento nel petto del principe.
E
adesso tu.
Sembrava
quasi che qualsiasi cosa ci fosse associata
al suo muscolo cardiaco si fosse espansa per trovare posto anche per
lei. C’era
tutta una nuova parte di lui che gridava, gioiva e soffriva per Bra.
La
porta del bagno si aprì senza che Vegeta si fosse
accorto del fatto che l’acqua della doccia aveva smesso di
scorrere.
“La
mamma è qui, tesoro.”
Lo
vide e trasalì. Forse di sorpresa, forse per
qualcos’altro.
Vegeta
si ritrovò a dimenticare per un momento la
bambina. Bulma, avvolta nell’accappatoio vaporoso, gli
regalò un sorriso dolce
e uno sguardo che esprimeva tutta la mancanza che aveva sentito di lui
in quei
giorni.
Dio.
Sempre più bella.
Come
poteva essere umana?
“Ciao…”
“Ciao.”
Lei
si avvicinò e si sedette accanto a lui,
sfiorando il suo avambraccio con la mano tremante. Nei momenti
difficili lei
sapeva sempre mantenere la giusta distanza, nonostante tutto il suo
corpo
dicesse quanto desiderava affondare tra le sue braccia.
“Hai
conosciuto la nostra principessa?”
Vegeta
era tornato a guardare Bra.
“Nostra”
aveva un suono ancora più appagante
rispetto a
“mia”,”tua”…
Allungò
la mano verso i minuscoli piedi di sua figlia,
ma si fermò. Toccarla avrebbe significato provare qualcosa
di nuovo e potente e
non era certo di voler scoprire cosa. Era piccola, a tratti quasi
gracile, ma
si trattava di uno straordinario esempio di ingannevole apparenza se si
prestava attenzione alla sua aura già incredibilmente
sviluppata.
“Credo
che abbia preso da te.”, disse Bulma spostandosi
su un angolo del letto.
“Mi
prendi in giro?”, ribatté lui.
“No,
dico sul serio. Trunks era cicciottello quando
è nato, e lo ero anche io. Lei è
diversa.”, ribadì la donna frizionandosi i
capelli con l’asciugamano.
Vegeta
prese a studiarla di nuovo. Lei aveva smesso
di muovere smaniosa i piccoli arti in tutte le direzioni e ricambiava
il suo
sguardo attenta, in un atteggiamento inusuale per un
neonato che la rendeva in qualche modo buffa.
“È
ridicolo. Se non fosse così forte, nessuno
penserebbe che è mia figlia.”
In
qualche modo porre l’accento sul contrasto
immediato ad un primo sguardo, su quegli occhi chiaramente rubati a
Bulma, lo
faceva sentire meno perso. Meno in balia delle proprie emozioni.
Bulma
sorrise.
“Aspetta
di conoscerla. Ti assicuro che non ci sono
dubbi al riguardo.”, disse pensando alle due settimane appena
trascorse in
compagnia di sua figlia. Vegeta si sarebbe presto reso conto del
caratterino di
Bra.
Il
sayan avrebbe potuto aspettare che le labbra di
Bulma gli passassero casualmente più vicine. Ma in quel
momento molte cose,
così come la sua solita prudenza, non avevano più
senso. Vegeta le
afferrò il braccio e la tirò a sé.
Baciarla
fu come respirare per la prima volta dopo molto tempo. Non solo dopo
quei 16
giorni che avevano passato separati. Baciarla fu come cancellare in un
istante
tutte le paure che quella gravidanza aveva scatenato in lui.
“Ti
amo…” gli sussurrò Bulma con le braccia
gettate
al suo collo, le mani affondate nei suoi capelli.
Vegeta
continuò a baciarla. Incapace di fare altro.
“Tesoro!”,
lo scansò Bulma all’improvviso. “Puzzi
da
morire!”, aggiunse tappandosi il naso divertita.
“Dove
pensi che vada quando esco di qui? In un
albergo?”, rispose il principe, sollevato di poter portare la
conversazione su
un piano a lui più congeniale.
“Beh,
fatti una doccia mentre preparo Bra per la sua
prima notte senza di me.”
Non
si era dimenticato di lei. Come poteva? Persino
mentre assaporava Bulma la sua presenza sembrava riempire tutta la
stanza.
Bulma
sollevò delicatamente la bambina e
incredibilmente a Vegeta sembrava ancora più bella, mentre
baciava felice le
guance della piccola, struccata e avvolta in un semplice accappatoio.
Mie.
La
donna si sistemò Bra su una spalla e si diresse
verso la porta.
Vegeta
si alzò per una meritata doccia calda.
“Guarda
che puoi tenertela qui se vuoi, per quel che
mi riguarda…”
Cercò
di dirlo con tutta la noncuranza di cui fosse
capace. Ma tanto era a Bulma che stava parlando. Chi voleva prendere in
giro?
Lei
sorrise.
“Sei
molto generoso, ma Bra mi ha avuta tutta per sé
per un sacco di tempo e stanotte sono io che ho bisogno di
attenzioni…”
Ed
ecco che la donna della sua vita si trasformava in
un istante da madre amorevole in torrida amante e il sayan avrebbe
voluto
strapparle l’accappatoio di dosso senza attendere un secondo.
Bulma
uscì dalla stanza. Ma prima, da sopra la sua
spalla, Bra gli puntò addosso gli occhi chiari e schietti.
Sua
figlia.
E
in quel momento la verità si rivelò ai suoi occhi
in tutta la sua spaventosa bellezza.
Non
era sua.
Quella bambina non sarebbe mai stata di sua proprietà, come
lo era Bulma.
Era
lui, il grande e potente principe dei sayan, che
apparteneva a lei.
Manca poco alla fine di questa
storia. Due capitoli. E questo era quello che mi spaventava di
più. Perché volevo
un Vegeta realistico, un Vegeta vero. Per una volta meno ossessionato
dai
fantasmi del passato, ma altrettanto spaventato dal futuro.
C’è un po’ di me in
questo Vegeta. C’è un po’ di me nella
filosofia: amare qualcuno è bellissimo,
ma cazzo meglio che siano poche persone perché la paura di
perderle ti logora e
prima o poi soffrirai come un cane! Spero che il capitolo vi sia
piaciuto. Spero
che il flashback vi abbia fatto capire qualcosa sul passato di Vegeta
che non
so ancora se vorrò approfondire in un’altra
storia. Fatemi sapere! Grazie a
tutti per la vostra costanza nel continuare a seguirmi!