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Autore: WibblyVale    31/10/2015    4 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il braccio di Kakashi, percorso dalle scintille della sua tecnica mortale, brillava nel buio della notte. Il Kyūbi scoppiò a ridere. La risata era quella di Naruto, ma molto più profonda e ferale.
“So quanto tieni al ragazzino. Per uccidere me dovresti uccidere lui, quindi smettila di metterti in imbarazzo fingendo di fare ciò che non farai.”
Il Copia-ninja doveva ammettere che la Volpe non aveva tutti i torti, perciò disattivò la tecnica. Sul volto del suo allievo apparve un ghigno soddisfatto, mentre i suoi occhi, in quel momento rossi come il sangue, scintillavano nella notte.
“Se gli fai del male io…” minacciò.
“Non gli farò niente. Sono qui solo per recapitare un messaggio. Quando avrò fatto me ne tornerò nella mia prigione.” lo rassicurò, ma sottolineando le ultime parole con del risentimento.
“Cosa vuoi?”
“Credo sia meglio che tu mi faccia entrare.”
“Perché?”
“Perché come ti ho detto devo recapitare un messaggio. Se non lo faccio dovrò mantenere il controllo sul ragazzo, e non credo proprio che tu voglia questo.”
Il ninja dovette scostarsi rassegnato per lasciar passare la creatura che, in quel momento, controllava il corpo del suo allievo. Il demone procedette sicuro verso la sua cucina e si sedette comodamente su una sedia. Allungò le gambe davanti a sé stiracchiandosi.
“Ah… Per quanto questo corpo sia limitante, ogni tanto stiracchiarsi è bello.”
Kakashi appoggiò la schiena al ripiano della cucina incrociando le braccia al petto.
“Non mi interessa conoscere i tuoi pensieri più intimi. Dimmi cosa vuoi!”
“Già, a voi umani cosa noi pensiamo non interessa!” accusò iroso il Kyūbi.
“Tu hai il mio allievo in ostaggio! Hai ucciso il mio sensei e sua moglie, e distrutto il mio Villaggio! Credi davvero che mi possa importare qualcosa di te?” urlò.
Come si permetteva quel demone di accusarlo di essere poco comprensivo. Si rendeva conto del male che aveva fatto?
“Sono stato costretto ad attaccare il Villaggio.”
“Ora ti stai scusando?”
“No, non credo proprio. Voi umani non siete altro che…”
“Non dovevi consegnare un messaggio?” lo interruppe lo shinobi. Non aveva voglia di sentire scuse, accuse o qualunque cosa avesse da propinargli quel mostro. Comunque non mentre ancora non sapeva se il suo allievo stesse bene o meno.
“Si, durante il viaggio con Jiraiya ho fatto un incontro interessante. Mio fratello il Tricoda mi ha contattato.”
Kakashi sbarrò gli occhi per la sorpresa, agitandosi sul posto.
“Come ha fatto?”
“Oh cose da demoni, solo noi possiamo capirle.” mentì. “Comunque è solo grazie al suo aiuto se ho potuto ingannare il sigillo. Quando avrò compiuto la mia missione, sarà tutto finito.” spiegò.
“Bene.” sospirò l’uomo. “È per questo che Naruto si è trovato fuori dal suo letto qualche notte fa?” chiese, cominciando a capire cosa stava succedendo.
La testa del biondo si mosse su e giù, in segno di conferma.
“Quella è stata una serata piuttosto interessante.” affermò con un ghigno, il demone.
Il jonin rabbrividì.
“Che messaggio devi consegnarmi da parte di tuo fratello?” domandò, ignorando la provocazione.
“La tua ragazza sta cercando un potere molto pericoloso. Voi umani vi fate corrompere talmente facilmente che è quasi noioso. Lei ha promesso a mio fratello che lo distruggerà e lui è sicuro che lei abbia la forza per non usarlo per i suoi scopi… Ma diciamocelo chiaro e tondo è una gran cazzata. Ci cascherà come altri prima di lei.”
“Lei è… è diversa.” tentò di difenderla Kakashi, senza sapere nemmeno perché lo stava facendo. In fondo, era ancora deluso da lei.
“Certo dicono tutti così. Ma avere un potere come il suo non la rende speciale. Semmai la rende più pericolosa. In ogni caso c’è un modo per fermarla, nel caso in cui le cose vadano male.” continuò la Volpe, per niente impressionata dalla sicurezza del Copia-ninja. “Il problema è che può fermarla solo una persona che la ama incondizionatamente. Mio fratello ha scelto te. Ovviamente ci sarebbero candidati migliori, candidati dal cuore più puro del tuo, ma quell’idiota non vuole ferire i loro sentimenti.”
“Chi sarebbe l’altro candidato?” domandò curioso l’Hatake.
“Shikamaru.”
“Ma certo!” esclamò l’uomo ad una cosa così ovvia. “Perché il Tricoda crede che questo potrebbe ferire i suoi sentimenti?”
“Perché come ho detto, se la tua ragazza impazzisce, bisognerà fermarla. E quando dico fermarla intendo dire ucciderla.”
Kakashi tentò di rimanere impassibile, ma il suo corpo cominciò a tremare.
“Io non la ucciderò.”
“Dovrai scegliere tra il mondo intero e lei, dovrai fare la cosa giusta. Anche se dubito che tu possa portare avanti la missione in maniera proficua. Sappiamo entrambi che il tuo cuore non è più puro da molto tempo.” ghignò l’antica creatura.
Kakashi abbassò gli occhi, sentendo il peso dei suoi anni, delle missioni affrontate e delle decisioni prese.
“Mi dispiace per i vostri loschi piani, ma lei mi ha… lasciato definitivamente.” si svincolò lui.
“Ma non per questo hai smesso di amarla, giusto?” L’uomo concentrò la sua attenzione sul pavimento. “La ami?” insistette il Demone.
“Si, certo. Un sentimento così non si può spegnere solo perché non vieni ricambiato.” ammise, in imbarazzo, sentendosi uno stupido, perché mentre lei andava avanti per la sua strada, lui era ancora lì innamorato di qualcuno che non avrebbe mai più potuto avere.
“Bene, allora farai quello che sarà necessario.” fece l’ennacoda sbrigativo.
“Io non la ucciderò!” ripeté il Copia-ninja. “Soprattutto non perché me lo ordini tu!”
“Se non lo farai tu, lo farò fare a Shikamaru.”
“Ti impedirò anche solo di informarlo! Lui non sa nemmeno che lei è viva.”
La Volpe rise, poi si avvicinò all’uomo e allungò il pugno di Naruto in avanti.
“Toccalo.”
“Perché?”
“Fallo!”
Kakashi eseguì quell’ordine senza essere in grado di ribattere. Quando raggiunse il pugno del suo allievo una miriade di immagini gli riempirono la mente.
“Qui è dove si trova mio fratello, e queste sono le informazioni per disattivare e superare le trappole.” spiegò il Demone quando quel bombardamento di informazioni fu finito. “Devi andare da lui. Ti spiegherà come fare per fermarla.”
“Perché non lo fai tu?”
“Mio fratello non si fida e tu nemmeno. Poi, sono sigillato nel ragazzino fastidioso, non posso fare molto.” si lamentò.
Il Copia-ninja rimase per qualche minuto in silenzio. Come poteva accettare quel compito e, allo stesso tempo, come poteva non farlo? Aveva affrontato un sacco di situazioni terribili nella sua vita, ma questa...
“Accetti?”
“Si.” disse, infine. Avrebbe trovato un modo per non uccidere la donna che amava. Doveva parlare con il Tricoda, lui era amico di Shiori l’avrebbe aiutato a salvarla.
“Vedi? Io ottengo sempre quello che voglio. A proposito di ciò, ho un’altra informazione da darti.” sentenziò con un sorriso inquietante.
 
La mattina dopo Kakashi bussò alla porta di casa Nara. Mille pensieri popolavano la sua mente, mille preoccupazioni. La sera prima si era assicurato che il Kyūbi tornasse ad essere imprigionato dentro Naruto, poi aveva passato tutta la notte sotto la sua finestra a controllarlo. Tanto non avrebbe dormito comunque: troppe erano le preoccupazioni che lo tormentavano. Era sicuro che Shiori non avrebbe mai agito egoisticamente, ma allo stesso tempo non era più così sicuro di conoscerla bene.
La porta si aprì e il più giovane dei Nara, che lo guardò con un’espressione indecifrabile, si scostò per lasciarlo entrare. Cominciò a camminare e a dirigersi in giardino dove il Copia-ninja lo seguì senza fare domande. Quando raggiunse la sua meta si sedette sul prato a gambe incrociate, i suoi gomiti poggiavano sulle ginocchia e le punte delle dita delle mani combaciavano.
“Da quanto?” chiese lo shinobi più grande, dopo essersi seduto accanto a lui.
“Non lo so. Forse da sempre, forse non ci ho mai creduto.” Sospirò per raccogliere le idee. “Quando è morta, non riuscivo ad arrendermi, ad accettarlo. Ho incontrato Shikachi e lei un po’ mi ha calmato, come non avrebbe potuto? Poi, però quel tarlo è tornato a tormentarmi. Così ho fatto ricerche su quella missione, mi sono informato… C’era qualcosa di strano. La missione aveva qualcosa di poco chiaro, poi il fatto che lei mi avesse donato la pergamena di richiamo proprio prima di morire… Poi… Quando sono diventato genin, ho richiamato Shikachi. In quel momento tutti i dubbi sono spariti. Lei non riesce a smettere di essere sé stessa. È sempre così protettiva nei miei confronti.”
Il ninja dai capelli argentati era impressionato.
“Non avresti dovuto saperlo.” lo redarguì comunque.
“Ci sono tante cose che non dovrei sapere che però so. Mamma ha ragione a volte è una maledizione.” Si morse il labbro.
“Mi dispiace per averti mentito. Anche a Lei, ne sono sicuro.”
“Dovevate proteggermi. L’ho capito.”
“Lei sa che tu sai?”
“Credo che ci sia arrivata leggendomi quella sera. È così che fa.” rispose il Nara, giocherellando con un filo d’erba. Ad un tratto scoppiò a ridere. “Poi, diciamo che Naruto non è proprio capace di mantenere un segreto.”
“Cosa ti ha detto?” Kakashi scosse la testa esasperato.
“Poco prima degli esami dei chunin ci siamo visti e mi ha raccontato della missione. Poi, ha aggiunto che senza ‘Shior… no, scusa Kasumi’ non ce l’avreste mai fatta. Quando gli ho chiesto chi fosse Kasumi è andato via in gran fretta.”
“Quel ragazzo non pensa mai prima di parlare!” si lamentò il Copia-ninja.
“È un bene che io lo sapessi già allora.” Il tono allegro di Shikamaru era in contrasto con l’espressione seria che il giovane aveva sul suo volto.
“Ieri notte ho ricevuto una visita. So che hai ricevuto la stessa visita anche tu.” lo avvisò lo shinobi più grande.
Il ragazzo strinse il filo d’erba tra le mani e lo strappò con rabbia dal terreno, per poi lanciarlo davanti a sé. Il filo d’erba, nonostante la forza con cui era stato lanciato, percorse qualche centimetro poi ricadde a terra, volteggiando silenzioso.
 
Qualche notte prima, Shikamaru dormiva tranquillamente nel suo letto. Aveva passato gran parte della sua giornata ad allenarsi al campo d’addestramento con la sua squadra. Sembrava che Asuma-sensei si stesse riprendendo, ma il suo allievo sapeva quanto fosse difficile arrendersi alla morte di una persona cara.
Ad un tratto, un rumore arrivò a disturbare il suo sonno. Un insistente tic, tic risuonava nel suo cervello. Si rigirò nelle coperte e aprì pigramente gli occhi. Gli ci volle un attimo per abituarli al buio della stanza.
L’insistente  tic tic continuava. Il suo cervello ancora addormentato cominciò a capire che proveniva dalla finestra. Guardò in quella direzione e vide Naruto appollaiato sul davanzale. Con un leggero sbuffo, il Nara si alzò dal letto e andò ad aprire.
Quando fu faccia a faccia con il biondo però, fu costretto a fare qualche passo indietro per la sorpresa. Gli occhi del suo amico erano rossi come lava bollente, il suo sguardo gioviale e amichevole pareva rabbioso.
“Kyūbi.” mormorò. “È… è un incubo?”
Sul volto dell’Uzumaki apparve un ghigno di derisione.
“Ti piacerebbe.”
Shikamaru allungò una mano sotto il cuscino e afferrò il kunai che si trovava sotto di esso. Dopo l’attacco a Konoha non si sentiva più così sicuro.
“Lascia stare il mio amico.”
La Volpe rise.
“Sarebbe contento di sapere che l’hai chiamato amico. Non gli farò del male. Sono qui per parlarti.”
“Cosa mi impedisce di chiamare aiuto?”
“La tua curiosità, ragazzino.”
Il Nara abbassò l’arma, ma rimase in allerta.
“Parla.”
“Sono qui per darti un messaggio. In realtà, dovrei darlo a Kakashi, e lo farò, ma vedi non credo che lui sia il ricevente adatto. Tu invece… tu saresti perfetto.”
Così il demone cominciò a spiegare al giovane shinobi quello che avrebbe dovuto fare, cosa lo aspettava. Quando ebbe finito Shikamaru lo guardò sconvolto.
“Io non farò quello che mi chiedi e Kakashi nemmeno!” dovette trattenersi dal gridare per non svegliare i suoi genitori.
“Lo farai eccome se sarà necessario, oppure questo mondo brucerà, e tutto ciò che ami con esso.”
Il ragazzo chinò la testa.
“Lei non farà mai del male a questo mondo.”
“Lo ripetete tutti! Siete proprio degli sciocchi. Mi chiedo perché mi preoccupo? Sarebbe un bene che spariate tutti dalla faccia della terra!” ringhiò furioso il Biju.
“Se io sono la scelta migliore, perché Kakashi?”
“Mio fratello si occupa della cosa e lui è un idiota. Non vuole che tu faccia qualcosa che dovrai portare sulla tua coscienza per il resto della tua vita.”
Il demone si diresse verso la finestra e con un balzo salì sul davanzale. Prima di andarsene però si rivoltò verso il giovane ninja.
“Pensaci, ragazzino. Una vita o il mondo intero.” disse prima di saltare giù dal davanzale e sparire nella notte.
Shikamaru si sedette sul letto e appoggiò la testa tra le mani. Che cosa poteva fare ora? Lui voleva solo che sua zia tornasse a casa e vivesse con loro, non voleva di certo ucciderla. Avrebbe tanto voluto sfogarsi con qualcuno, con sua zia preferibilmente, ma non poteva. Quella notte la passò insonne, a pensare a un modo per risolvere quell’ennesima seccatura.

 
“L’unica persona con cui vorrei parlarne è lei, ma…” spiegò il chunin al ninja albino.
“La Volpe ti ha spiegato tutto? Ti ha detto che la missione è affidata a me?”
Il chunin annuì.
“Quindi smettila di preoccuparti. Non è compito tuo. Non permetterò che lo diventi.”
“Lui ha detto che io sono la scelta migliore. Il potere sarebbe più forte in me. Se… Se la zia impazzisse, sul serio, lei vorrebbe che il mondo venisse protetto dalla sua follia. Se io sono l’unica carta sicura perché ciò accada…” ci aveva pensato a lungo. Non gli piaceva l’idea di doverlo fare, ma se era necessario forse avrebbe dovuto accettarlo.
“Non lo sei!” gridò il Copia-ninja. “Certo, a me manca il cuore puro, ma non permetterò che tu viva un’esperienza del genere. Shiori non lo vorrebbe. Inoltre, credo di… di amarla abbastanza per essere degno di quel potere.”
Shikamaru alzò la testa per osservare il suo interlocutore. Era evidente che provava ancora dei forti sentimenti nei confronti della donna. Questa cosa però pareva tormentarlo.
“Io non voglio che muoia, che sia tu o io quello che deve farlo.”
“Nemmeno io. Per questo pensavo di andare a trovare il Tricoda e, lì, scoprire un modo per poterla fermare senza ucciderla.”
“Voglio venire con te!”
Kakashi sorrise stanco.
“No, non è sicuro. Poi, come ho detto, tu non devi occuparti di questa cosa.”
“Non puoi decidere per me. Se ti accadesse qualcosa, qualcuno deve essere in grado di prendere il tuo posto. Il Kyūbi ha detto…”
“Il Kyūbi non aveva il diritto di metterti in mezzo. Sto rimediando ai suoi errori.” cercò di spiegare con il tono più pacato possibile.
“Sembri lei in questo momento.”
“Lo prendo come un complimento.”
“L’hai incontrata, vero?” chiese, notando l’espressione afflitta dell’uomo.
“Si, l’ho incontrata.”
Shikamaru attese qualche minuto che lui parlasse, ma il Copia-ninja rimase silenzioso a guardare il terreno.
“Cos’è successo?”
“Ha trovato qualcun altro.” Davvero aveva deciso di sfogarsi con un ragazzino? “Non credo tornerà, qualunque sia l’esito della missione.”
Il giovane Nara si morse un labbro. Non voleva credere a quello che gli era stato appena detto. Sua zia non avrebbe mai rinunciato all’idea di tornare a casa, per nessuna ragione. Di questo lui ne era sicuro.
“Ha mentito.”
“Ho visto che lo abbracciava. Ho visto l’espressione contrita e preoccupata sul suo volto quando Lui si è allontanato. Non tornerà, Shikamaru. Vorrei non dovertelo dire, avrei preferito che non lo sapessi, ma… Devi capire che forse non è più la stessa persona che era una volta. Quindi potrebbe anche… soccombere al potere che sta cercando e, se questo accadrà, dovrà essere fermata sul serio. Fatti un esame di coscienza: credi davvero che saresti in grado di fare ciò che si rivelerà necessario in quel caso?”
Il ragazzo strinse i pugni.
“No, penso di no.” ammise. “Tu si?”
“Non importa. Meglio io che tu. Non proverai il dolore di togliere la vita ad una persona che ami, non lo permetterò. Non è un genere di cosa con cui è facile convivere.”
L’Hatake si alzò con grazia dal terreno e il moro lo seguì. Sembrava che Kakashi avesse già deciso per lui, ma la cosa lo infastidiva. Non era più un bambino, avrebbe potuto fare la differenza. Era vero che lui non sarebbe stato in grado di ucciderla, ma avrebbe fatto di tutto per fermarla senza farle del male.
“Voglio essere d’aiuto!” si impuntò. “È mia zia, e io non permetterò che tu faccia questo da solo. Io non voglio ucciderla, ma magari insieme… possiamo trovare un modo. Poi c’è sempre la possibilità che ci stiamo facendo dei problemi per niente. Tu hai bisogno di me!”
Il Copia-ninja lo guardò colpito da quella determinazione, poi scoppiò a ridere. Il chunin lo guardò con un’espressione interrogativa sul volto.
“Le assomigli più di quanto tu non creda.” spiegò. “D’accordo, lavoreremo insieme, ma a due condizioni.”
“Quali?”
“La prima condizione è che io andrò solo dal Tricoda, poi ti racconterò cosa mi ha insegnato. La seconda è che, in ogni caso, sarò io ad usare quel potere e non tu. Se le cose vanno storte non voglio…”
“…Che io mi porti questo peso per il resto della mia vita. Si ho capito.” concluse il ragazzo per lui.
“Allora ci stai?”
Il ragazzo annuì.
“Ci sto. Ma anche io ho una condizione.” disse, mordicchiandosi le labbra in agitazione.
“Cioè?”
“I miei non devono sapere niente. Né del possibile non ritorno di Shiori, né della necessità di fermarla.” Praticamente ordinò, decidendo di sobbarcarsi il peso per tutta la sua famiglia. “Insomma, diventerebbero entrambi estremamente seccanti e vorrei cavarmela da solo.” minimizzò.
Il jonin gli sorrise.
“Sai è molto bello da parte tua volerli proteggere.”
“Accetti?” chiese il ragazzo, evitando il suo sguardo.
“Accetto, non c’è bisogno che qualcun altro soffra.”
I due shinobi si strinsero la mano. Entrambi speravano di non dover usare quel potere, entrambi speravano che lei alla fine tornasse, e che tutto finisse con un lieto fine. Entrambi però sapevano, uno per esperienza e l’altro per intuito, che probabilmente avrebbero dovuto affrontare quel problema, e che non sarebbe finita bene per nessuno.
 
A qualche chilometro di distanza, Kabuto stava bussando delicatamente alla porta della stanza del suo capo. La voce roca e sottile di Orochimaru lo invitò ad entrare. La stanza era illuminata dalla luce soffusa di una candela, e il Ninja Leggendario se ne stava seduto sul letto, con la schiena appoggiata a una serie di cuscini e le braccia senza vita, abbandonate lungo il corpo.
Dopo lo scontro con i suoi vecchi compagni di squadra, il ninja pallido non era stato più capace di muoversi da quel letto. Lo scontro sembrava averlo destabilizzato fisicamente e, sorprendentemente, pensava lo shinobi con gli occhiali, anche psicologicamente. Aver rincontrato i propri vecchi compagni di squadra, forse aveva fatto riaffiorare dei ricordi, che l’uomo aveva sepolto da tempo.
“Il Quartetto del Suono è partito alla volta di Konoha. Presto Sasuke sarà nelle nostre mani.” spiegò Kabuto al suo capo.
Il serpente sorrise alla buona notizia.
“Speriamo che arrivi in tempo per il trasferimento.”
“Nel caso, signore, abbiamo sempre il piano B. In questo modo potrà rendere Sasuke ancora più adatto ad accoglierla.”
Orochimaru si guardò le braccia. Ormai non gli importava più chi l’avesse contenuto, certo sarebbe stato meglio se fosse stato l’Uchiha, ma non sopportava più di sentirsi così impotente. Il suo maestro gli aveva proprio lasciato un bel regalo d’addio.
“Che altro c’è, Kabuto?” chiese, vedendo il suo sottoposto esitare.
“Sasori ha chiesto un’udienza. Crede ancora che io sia sotto il suo controllo, e potrebbe essere utile avere quel contatto con l’Akatsuki. Cosa vuole che faccia?”
Orochimaru pensò per qualche minuto a quale potesse essere la soluzione migliore.
“Dagli qualcosa. Niente di rilevante, ma facciamoli contenti.” ordinò.
Il ragazzo si sistemò gli occhiali sul volto in segno di agitazione.
“Che altro c’è?”
“Mi ha chiesto informazioni su un esperimento specifico.”
“Ma non mi dire!” commentò quasi divertito. “Quindi Sasori aiuta la nostra cara Shiori.”
“Non sembrava saperne molto. Credo che stia facendo un favore a qualcuno.”
Il Ninja leggendario ponderò la questione così a lungo che Kabuto temeva non gli avrebbe dato alcuna risposta. Se non voleva che lui desse quell’informazione al marionettista, avrebbe dovuto inventarsi un ottima scusa per non aver eseguito gli ordini.
“Dagli pure quello che chiede.” Si decise a dire infine. “Non credo che ci farà male far sapere a Shiori dove vogliamo che arrivi la sua forza.”
Kabuto chinò il capo e lasciò la stanza. Orochimaru si poteva dire soddisfatto, nonostante tutto. Sasuke stava per arrivare, e la sua cavia pareva incuriosita da ciò che le stava accadendo. Ovviamente non tutto le poteva essere detto ma, in fondo, non tutto era stato scritto in quelle carte. I segreti più grandi non li aveva lasciati nero su bianco, quelli li aveva tenuti in un cassetto della sua memoria. Shiori avrebbe ricevuto comunque il materiale necessario per capire le sue capacità.
  
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