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Autore: _Dynamis_    31/10/2015    3 recensioni
 {AU – contenuti forti - tematiche delicate}
[VanVen – RiSo- Akuroku – Altre]
***
[Tratto dalla storia]
Non è più tempo di tacere. 
E' arrivato il momento di narrare la storia così per com'è davvero. 
E' arrivato il momento di svelare su cosa si basa realmente il sistema governativo di questa città. E' arrivato il momento di parlarvi dei fantasmi che si aggirano silenziosi nei vicoli di periferia, delle ombre nascoste dietro gli angoli delle strade: i Crownless.
Nessuna delle sfortunate persone coinvolte in questa vicenda sa esattamente quando tutto questo ebbe inizio, tanto meno io. Forse l'unica a saperlo sul serio è scomparsa, avvolta in un mantello di mistero sotto cui ha nascosto anche la verità. Quindi, potrete capire benissimo se vi dico che posso raccontarvi con sicurezza, senza cadere preda di dubbi o inganni, solo l'inizio della fine.
I fatti si sono susseguiti in una caotica corsa verso il traguardo. Ma non ci sono stati vincitori, solo sopravvissuti: succede questo a voler sfidare il tempo per salvare qualcosa di insalvabile.
La speranza non è sempre quello che resta alla fine.
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Sora, Un po' tutti, Vanitas, Ventus, Xehanort
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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 • Crownless •




 
Non so esattamente dove mi trovo.
Ho continuato a vagare nel mare di nebbia dentro di me per molto tempo.
O, almeno, credo sia passato molto tempo, ma non ne sono sicuro: non percepisco nessun segnale dall'esterno. Niente può entrare nel castello di vetro in cui si è rinchiusa la mia coscienza, ma sento che una porta è stata aperta: qualcosa sta arrivando. E, forse, è questo stesso qualcosa a spingermi a spolverare ricordi accatastati in un angolo della mia mente, chiusi dentro una scatola con un doppio lucchetto perché troppo pericolosi.
Ma va bene così, a quanto pare non è più tempo di tacere.
E' arrivato il momento di narrare la storia così per com'è davvero.
E' arrivato il momento di svelare su cosa si basa realmente il sistema governativo di questa città. E' arrivato il momento di parlarvi dei fantasmi che si aggirano silenziosi nei vicoli di periferia, delle ombre nascoste dietro gli angoli delle strade:
i Crownless.


Nessuna delle sfortunate persone coinvolte in questa vicenda sa esattamente quando tutto questo ebbe inizio, tanto meno io. Forse l'unica a saperlo sul serio è scomparsa, avvolta in un mantello di mistero sotto cui ha nascosto anche la verità. Quindi, potrete capire benissimo se vi dico che posso raccontarvi con sicurezza, senza cadere preda di dubbi o inganni, solo l'inizio della fine.
I fatti si sono susseguiti in una caotica corsa verso il traguardo. Ma non ci sono stati vincitori, solo sopravvissuti. Succede questo a voler far nascere un fiore dal sangue, a sfidare il tempo per salvare qualcosa di insalvabile: tutto si dissolve, restano solo le consapevolezze a schiacciarti con il loro peso.
Ricordo la tipica quiete prima della tempesta, l'aria immobile nonostante soffiasse il vento, il consueto svolgimento della vita nella città, con le serrande dei negozi tirate su sempre alla stessa ora ed il solito via vai di persone troppo indaffarate per accorgersi della sfera di menzogne dentro cui erano rinchiuse. E, mentre tutti continuavano ad occuparsi delle loro importanti faccende, legati a terra da catene fatte d'ignoranza e indifferenza, i bassifondi si agitavano, scalpitando e strepitando come un neonato. Eppure, la loro era un'agitazione “invisibile”: solo un osservatore attento, infatti, avrebbe potuto notare le piccole fiammelle appena nate ma destinate a diventare presto un incendio.
Ma, procediamo con ordine, la storia è lunga e ci sono tante cose da dire.





 
PROLOGO
 
-La profezia della Regina Bianca in una notte senza stelle-




Twilight Town, 3.00 di notte


Linee curve e rette riempivano la pagina bianca, creando figure dalle forme confuse, decifrabili solo dall'occhio esperto di chi aveva dato loro vita. I colori erano macchie che spezzavano il candore della carta, catturando lo sguardo e la mente, ipnotici come il pendolo di un incantatore.
Una ragazza se ne stava seduta composta al grande tavolo rettangolare, immersa nel silenzio che ormai riempiva i corridoi di quella villa da anni. Non erano rare le volte in cui capitava di veder Naminè completamente assorta nel suo mondo di tempere e fogli, e quando questo accadeva, era perché aveva avuto una delle sue visioni.
Già, lei era una persona strana, riusciva a vedere cose, fatti avvenuti nel passato o che sarebbe successi in futuro. E, una volta visti, li riportava fedelmente sul suo album da disegno, arrivando a consumare la mina della matita anche in pochi minuti tanta era la foga di sbrigarsi a completare, con la costante paura di tralasciare o dimenticare qualcosa di importante.
In quell'occasione però, quando le immagini del futuro avevano invaso la sua mente, strappandola dalla stanza immacolata -in cui spesso si rifugiava intere ore- per portarla in una realtà del tutto estranea, non aveva colto a pieno il significato di quei frammenti. Era raro che accadesse, certi momenti la lasciavano sempre piuttosto scombussolata, con la sgradevole sensazione di aver appena assistito a qualcosa di estremamente importante e di non esser riuscita a capirlo in tempo. Per questo, una volta portato a termine il suo operato, tradusse con estrema attenzione le figure stilizzate in parole, nel tentativo di capire qualcosa in più:

 
Quando il sangue scorrerà sotto i troni,
quando la Corona sarà macchiata dal tradimento,
l'Impero crollerà sotto i colpi della spada
e le anime peccatrici saranno sottoposte al giudizio della bilancia*.
Né l'amore né l'onore,
né il coraggio né il saggio:
nulla resisterà.
Se non un fiore sbocciato nel deserto.




Rilesse più e più volte quelle righe, ma la risposta che cercava non le arrivò mai in modo chiaro. Fece mille supposizioni, ricontrollò se per caso avesse sbagliato qualcosa nel disegno o nella traduzione: niente.
Alla fine, le palpebre le si chiusero da sole per la stanchezza -era molto tardi, del resto- e cadde in uno stato di dolce dormiveglia.




Traverse Town, 3.30 di notte


Roxas non riusciva a dormire. Pensieri pesanti, domande insolite ed una strana inquietudine gli impedivano di perdersi completamente nel regno di Morfeo. Possibile che un semplice sogno -qualcosa di così irrazionale- potesse suscitare in lui simili sensazioni? No, non era stato solo quello, lo sapeva … C'era qualcosa nell'aria, un profumo nuovo che sapeva di cambiamento. Anche la luna, con la sua eterea bellezza, incastonata nel nero vestito della notte, sembrava circondata da un'aura di mistero.
“Sto diventando paranoico” pensò, mentre si alzava a sedere tra le coperte, trovando un po' di sollievo nel tocco leggero della brezza estiva sul suo viso. Un momento … Quando aveva aperto la finestra? Con i battiti cardiaci improvvisamente accelerati, si ritrovò a scrutare nella penombra della stanza con ansia crescente, immaginandosi nel frattempo gli scenari peggiori. Poi, quando si girò alla sua destra e vide la figura familiare e rassicurante di suo fratello illuminata dai raggi lunari, si ricordò che era stato proprio quest'ultimo a spalancarla prima di addormentarsi e tutta la tensione si sciolse come neve al sole. “Devo decisamente darmi una calmata” si rimproverò, non riuscendo a trattenere una risatina nervosa. Tanto, il gemello aveva un sonno così pesante da non svegliarsi nemmeno con le bombe.
<< Rox? >>
Come non detto.
<< Che c'è? >>
<< Come mai non dormi? >>
<< Potrei farti la stessa domanda. >>
Silenzio.
<< Non ci riesco. >>
<< Neanche io. >>
Vide Ventus alzarsi dal letto e dirigersi verso la finestra, con i capelli sparati da tutte le parti. Assomigliavano quasi a quelli di Sora, in quel modo.
<< C'è qualcosa che non va >> disse, rivolgendo lo sguardo al cielo nero di quella notte, dove non brillava nemmeno una stella.
Roxas non poté far altro che essere d'accordo.




Ma quella, non fu una nottata agitata solo per i due giovani Sullivan. Dall'altra parte di Traverse Town, in una zona in cui solo i dannati e i disperati stanziavano, due ragazzi, diversi quanto lo possono essere il ghiaccio e il fuoco eppure così legati, se ne stavano sopra il tetto di uno di quei tanti palazzi rovinati dal tempo, a guardare estendersi sotto i loro piedi quella città falsa, marcia fino all'osso ma rivestita d'oro a tal punto da riuscire a luccicare comunque agli occhi del mondo.
<< Odio i giri di ricognizione, non succede mai niente di interessante >> borbottò Demyx, portandosi la lattina di Duff Beer alle labbra e bevendone un sorso. << Ci sono sempre i soliti idioti che se le danno o quelli come Xaldin e Xigbard che sono troppo ubriachi anche solo per pisciare dritto. >>
<< Se ti sentissero ti gonfierebbero, lo sai vero? >> rispose l'altro, abbozzando un sorriso e accendendosi una sigaretta.
<< Non starai fumando un po' troppo? Sarà la milionesima oggi. >>
<< Ti preoccupi per me, mammina? >>
<< Ti piacerebbe. >>
Si guardarono in cagnesco per un attimo, poi scoppiarono in una fragorosa risata che fu però interrotta dallo squillo acuto di un cellulare. Axel lo tirò fuori dalla tasca, rispondendo senza neanche controllare chi stesse chiamando.
<< Pronto? >>
<< C'è stato un problema nel Distretto Tre, andate subito >> ordinò la voce dall'altra parte, non perdendosi in inutili giri di parole o saluti superflui.
<< Ciao anche a te, Saix. >>
Uno sbuffo. << Bravo, mi hai riconosciuto: hai vinto un calcio in culo. >>
<< Non avrei potuto chiedere di meglio >> rispose sarcasticamente. << Comunque, ho capito: ci dirigiamo subito lì, principessa >> scherzò il rosso, riattaccando subito dopo senza dare all'altro il tempo di replicare alcunché.
<< Era faccia da X ? >> Demyx impresse tutta l'ironia di cui era capace mentre pronunciava quel soprannome, oltretutto partorito dalla sua stessa mente malefica in uno dei tanti momenti di noia.
Axel si limitò ad annuire. << Andiamo >> .


Fortunatamente, la zona indicatagli da Saix non era troppo distante da quella in cui si trovavano, dunque impiegarono meno di mezz'ora in moto per arrivare. La loro destinazione era un posto sul confine tra il Terzo Distretto ed il Quarto**, più precisamente un vicoletto sporco che puzzava di cane bagnato. Il cadavere di un uomo sulla quarantina era riverso in un angolo nascosto nell'ombra. Demyx gli si avvicinò lentamente, mettendosi un fazzoletto davanti al naso e alla bocca nel tentativo di non sentire quella fragranza deliziosa, poi lo girò sulla schiena per guardarlo in faccia.
<< Diamine, è davvero uno dei nostri >> constatò a mezza bocca Axel, mentre una serie di colorite quanto fantasiose imprecazioni affollavano la sua mente. << Chiamo Vexen, così se ne occupa lui >> aggiunse, scrivendo velocemente un messaggio sulla tastiera del suo smartphone.
<< L'hanno ucciso, Ax >> mormorò il biondo, continuando a tenere gli occhi puntati sull'uomo. << Ha l'osso del collo spezzato. Siamo fortunati: potrebbe avere addosso le impronte digitali dell'assassino. >>
<< Probabile, ma non così sicuro >> borbottò in risposta l'amico, dopodiché, non facendocela più a sopportare quel puzzo nauseabondo, si avviò verso l'uscita del vicolo.
<< Se ci fosse Marluxia ora, penso darebbe di matto per questo spettacolo >> scherzò Demyx, che nel frattempo l' aveva raggiunto. Un ghigno divertito si dipinse sul volto di Axel.


Rimasero ad aspettare l'arrivo del Freddo Accademico -questo era il suo nome in codice- per quasi un'ora, poi, finalmente, videro la sua figura allampanata avanzare nella loro direzione con passo deciso, ma talmente silenzioso da essere inquietante.
<< Allora, cosa abbiamo qui? >> La sua voce era gracchiante e gelida come il marmo. Risuonava fastidiosa in una maniera quasi insopportabile alle orecchie degli altri due. << Pagliaccio, hai intenzione di darmi qualche spiegazione? Non ho mica tutta la vita io, sai? >>
Non lo sopportava, Axel davvero non riusciva a farselo andare a genio. Quindi, per evitare di sorbirsi altre noiose lamentele, fece un riassunto estremamente breve dei fatti, rispondendo a monosillabi alla valanga di domande che gli venne riversata addosso.
<< Penso sia il caso di andare: siamo di pattuglia >> si intromise Demyx ad un certo punto, stufo anche lui di tutte quelle chiacchiere. Non capiva perché Vexen stesse chiedendo a loro cose che avrebbe scoperto comunque in seguito, analizzando il cadavere. Cos'è, si divertiva a fargli perdere tempo?
Una volta ottenuta la grazia da quel vecchiaccio di potersene andare, si incamminarono in silenzio uno accanto all'altro verso il parcheggio in cui avevano lasciato la moto. All'improvviso, però, un rumore impercettibile di passi giunse alle orecchie del rosso, che si voltò allarmato. Scrutò la strada alle sue spalle per qualche secondo, ma non vedendo altro se non le tenebre interrotte qua e là dalla fioca luce dei lampioni, si convinse di essersi immaginato tutto e riprese a muoversi.
Intanto, una figura correva nel buio dalla parte opposta, scappando veloce come il vento verso una salvezza illusoria.


Traverse Town, Primo Distretto


Sigaretta in bocca. Il fumo che saliva lentamente ed inondava tutta la stanza, coprendo l'essenza di rose tanto amata da suo zio. No, in realtà l'odore preferito di suo zio era un altro: quello del potere, dei soldi, del sangue.
Si alzò lentamente dalla poltrona in pelle nera su cui si era lasciato cadere, stanco, appena entrato.
Coprì con due falcate la distanza tra lui e la grande scrivania rettangolare, su cui facevano bella mostra un computer di ultimo modello e dei documenti ordinatamente impilati. Dietro di essa sedeva voltato di spalle un uomo, i cui lineamenti erano impossibili da riconoscere con chiarezza a causa della penombra - i fiochi raggi lunari erano l'unica fonte di luce. Sarebbero durati poco anche quelli, comunque, presto i nuvoloni che già oscuravano le stelle avrebbero coperto anche la luna, ed in quella stanza sarebbero calate le tenebre.
Tossicchiò un paio di volte, nel tentativo di attirare l'attenzione dell'altro e sapere, finalmente, qual'era il motivo di quella convocazione.
<< Xemnas. >>
L'uomo continuò a stare girato verso la grande vetrata che occupava tutta una parete, da cui si poteva ammirare il Primo Distretto pieno di luci e rumori, di macchine lussuose nelle strade e uomini d'affari nei locali a godersi i piaceri della loro ricca e sfrenata vita. << Ti ho fatto venire per sapere come vanno gli affari. >>
“ Un classico” pensò il ragazzo, sapendo bene che suo zio iniziava sempre così i loro colloqui, per poi arrivare al nocciolo della questione.
<< Come sempre. I furti alle Destiny Island, a Twilight Town e qui sono riusciti perfettamente, e a breve manderemo Axel a risolvere quella questione in sospeso con … >>
<< Magnifico >> lo interruppe l'altro. << Riguardo Eraquus ed il suo branco di impiccioni, invece? >>
Ah, ecco dove voleva arrivare. << Per adesso la situazione è tranquilla, come al solito >> si prese una pausa e tirò una bocca di fumo. << Non hanno nessuna prova concreta, le nostre spie in commissariato sono sempre molto accurate .>>
L'uomo si girò a guardarlo -gli occhi piccoli e cattivi non gli si staccarono un attimo di dosso- e si alzò. << Mansex >> esordì, una nota terribilmente sbagliata nella voce. << A me non interessa che non ci siano prove concrete, io voglio che non ci siano affatto prove, sono stato chiaro? >>
Non urlò, non lo faceva mai, ma Xemnas avrebbe preferito mille volte una sfuriata al posto di quel tono inespressivo, così immobile, come se fosse l'ordine di una divinità superiore. Pericoloso, non c'era altra parola per descriverlo.
Nonostante tutto, mantenne un certo contegno, la testa alta e la schiena ben ritta.
<< E' impossibile non lasciar nulla in giro con tutto quello che facciamo, dovremmo essere dei fantasmi. >>
<< Voi siete fantasmi. Siete ombre, non esistete. Quante volte devo ripetertelo? >> Ci fu una breve pausa. << Adesso vai, e non deludermi. >>
<< Agli ordini, Master >> disse, avviandosi verso la porta.
<< Ah, un'ultima cosa. >> La voce di suo zio lo bloccò un attimo prima che mettesse piede fuori dall'ufficio. << Abbiamo un nuovo cliente, vuole mettersi in affari con noi e paga bene. Gli ho promesso una certa quantità di acidi e stupefacenti: vedi di portarmeli entro due giorni. >>
<< Per curiosità, come si chiama questo nuovo socio? >>
L'uomo gli voltò un'altra volta le spalle. La luce argentea della Luna era sparita, ora solo le nuvole grigie governavano il cielo. L'antico orologio a muro segnava le tre e mezza di notte. Presto l'alba avrebbe rischiarato la città, risvegliando le anime addormentate e segnando l'inizio di un nuovo giorno. Ma, per il momento, lì c'era solo buio.
<< Terra >> proferì suo zio, dopo quelle che gli parvero ore. << Terra. >>
Uscì richiudendosi la porta alle spalle.






























Spiegazioni:



* la spada e la bilancia simboleggiano la giustizia.


** il Distretto Quattro compare in Dream Drop Distance.






Angolo della cioccolata (?)


Salve a tutti!
Per cominciare, direi di presentarmi. Sono un'autrice sadica, a cui piace sottoporre i personaggi delle sue storie a qualsiasi tortura. Tenetelo presente se continuerete a seguire questa fic!
Per rassicurarvi, però, vi dico anche che so controllare i miei perfidi istinti, quindi potete stare tranquilli -almeno per ora.
Bene, passando a cose più importanti...
Come avrete capito, questo è il prologo. Sono solo cinque misere pagine, ma non mi sono mai piaciuti troppo quei prologhi lunghi come i rotoloni Regina (poi c'è sempre l'eccezione alla regola, ma questi sono dettagli).
Dunque, adesso vi sembrerà tutto molto strano e confuso, ma non preoccupatevi che non ci capirete una mazza fino alla fine! andando avanti darò ovviamente le dovute spiegazioni.
I primi capitoli della storia serviranno principalmente per introdurre i vari personaggi e altre cosucce. So che la parte introduttiva potrebbe essere un po' noiosa per alcuni di voi, ma cercherò di renderla il più movimentata possibile!
In ogni capitolo, come in questo, ci saranno dei pezzi scritti in corsivo, prima del titolo o delle note finali, che introdurranno/commenteranno gli avvenimenti scritti. Saranno in prima persona, perché ... Lo scoprirete leggendo! Mica posso dirvi tutto, miei cari ù.ù .
Spero che il prologo sia stato di vostro gradimento, lasciate un commentino ;) .
A presto,
Dynamis.
   
 
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