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Autore: Abby_Donati    01/11/2015    1 recensioni
"Vivi la vita al momento perchè tutto il resto è incerto" era la sua filosofia. Era un po’ come me, ma non avrei mai pensato che il nostro primo incontro non si svolse in quel negozio, ma anni prima, in cui la mia vita cambiò.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 3
 
 
Non pensavo che si potesse rendere felice una persona con così poco.
Prima di pagare, dissi a Kate se mi passava a fare la ricarica al telefono, in modo tale che, subito dopo, potessimo andare al dormitorio e, non appena uscì dal negozio, ripresi l'abito che aveva posato e glielo comprai.
"Ti ridarò tutti i soldi te lo prometto" aveva detto abbracciandomi con tutta la forza che aveva, ma non li volevo.
Ero la prima ad essere pronta: misi i vestiti appena comprati, aggiungendo le converse e il cappello di maglia nero.
Mentre aspettavo che Harry e Kate fossero pronti, chiamai mia madre. Io e lei non avevamo un rapporto molto cordiale, nemmeno prima della morte di mio padre.
Il giorno prima, dopo aver ricomprato il telefono, mi limitai a mandarle un messaggio con scritto che ero arrivata.
Fece due squilli e scattò la segreteria telefonica.
"Troia" esclamai buttando il telefono sul divano. Pensavo che sentire che la sua unica figlia stava per iniziare un'accademia prestigiosa, anche se di musica, la rendesse di buon umore, ma a quanto pare sbagliavo.
Come minimo era con il suo compagno a fare chissà cosa. Eric era proprio un deficiente: l'aveva tradita più volte e lei come una rincoglionita lo perdonava ogni volta.
Rimasi sul divano, con le mani nei capelli, a fissare un punto indeterminato, ripensando a tutto ciò che mi circondava: Harry e Kate, i miei coinquilini, ragazzi simpatici e divertenti; Louis bello da morire pieno di misteri; la scuola che sarebbe iniziata due giorni dopo; Mia, la mia migliore amica, di cui sentivo la mancanza più di ogni altra cosa al mondo.
La conoscevo da tutta una vita e mi era sempre stata vicino nel momento del bisogno. Era da un po' di tempo che non la sentivo, ormai un paio di mesi; lei mi scriveva sempre, mi diceva anche le cose più assurde, ma non rispondevo. Avevo bisogno della mia amata solitudine.
In quel preciso momento presi il telefono e composi il suo numero. Avevo bisogno di parlare con lei, di scusarmi per il mio comportamento, di sentire come stava, di cazzeggiare con lei.
"Pronto?" la sua voce mi trasferì una nota di familiarità, di forza. Non sapevo cosa dire, ero rimasta pietrificata: era passato troppo tempo.
"Mia, sono Alison, so che non ci sentiamo da tanto, e non per colpa tua, ma mia. Non ti ho mai risposto ai messaggi e me ne pento. Ormai mi conosci, sono una cogliona, e ogni tanto ho bisogno di stare nel mio 'mondo'. Mi manchi così tanto ed a fare questo discorso mi sento una gran cogliona" ormai avevo imparato a gestire le lacrime, a tenerle dentro e non farle uscire, ma in quel momento ogni singola cosa che avevo appreso svanì.
Gli occhi si fecero gonfi e lucidi, le mani mi tremavano e la voce mi si smorzava.
"Ally calma. Tranquilla non ti devi scusare. Ormai ti conosco e so che hai bisogno del tuo spazio. Dopo tutto quello che hai dovuto sopportare negli ultimi anni ti capisco. Non scusarti per questo, non scusarti per ciò che sei, perché tutto questo sei tu. Tua madre mi ha detto che sei stata ammessa all'accademia di musica e non sai quanto sono orgogliosa di te. Dopo tutti gli sforzi ce l'hai fatta. Mi manchi terribilmente, quanto sei distante da qui?" Mia sapeva sempre come farmi sentire meglio, le volevo bene come una sorella.
"Circa due ore di macchina"
"Allora un fine settimana ci organizziamo e ci troviamo, ho bisogno di vederti." Sorrisi a quelle parole.
"Certo va bene, scusa ora devo andare, esco con i miei coinquilini e un loro amico" in quel momento si aprì la porta d'ingresso e comparve Louis.
Harry gli aveva dato una chiave di scorta, ma il motivo mi era sconosciuto.
"Tranquilla, a presto grillo" attaccai subito sbuffando e crollando sul divano. Quella telefonata era così corta, ma piena di significato.
Louis si era seduto accanto a me, sentivo il suo respiro e il suo sguardo su di me.
"Di qualcosa e ti castro" mi girai verso di lui e lo vidi sghignazzare.
**
"Ma scherzi? Era pallosissimo, niente azione, niente sparatorie, niente zombie! Niente di niente!" uscimmo dal cinema ed Harry discuteva del film con Kate, mentre io e Louis rimanemmo dietro di loro ridendo per i loro discorsi.
Harry avrebbe voluto vedere un film d'azione o d'horror, mentre Kate era più tipo da commedie o romantici. In poche parole l'opposto.
"Ehi ehi, calmatevi. Ora andiamo che ho fame" salimmo in macchina e Louis indicò la strada ad Harry per un ristorante non troppo distante.
Alla radio trasmettevano una canzone di Katy Perry, Unconditionally.
I ricordi iniziarono a rivivere nella mia mente, come gli uccellini in primavera. Gioia, felicità, tristezza, dolore: tutte emozioni presenti in un unico momento che ti sconvolgono la vita nel bene e nel male.
Quella sera, lui, gli anni passati insieme, le risate, le lacrime. Le notti insonne, le giornate passate a scherzare. Le litigate, gli abbracci. Le urla e le parole dolci. In quei pochi secondi ricomparve davanti a me.
"Spengete la radio" Avevo annunciato con tono freddo e distaccato.
Kate ,che era accanto a me, si incupì, stava vedendo c'ho che non volevo mostrare: gli occhi mi si incupirono, le mani erano strette così forte a pugno che le nocche divennero bianche, il respiro era pesante e irregolare.
In me stava salendo rabbia e dolore.
"Non ti piace Katy Perry? E' una vera bomba" Harry rise e mi guardò attraverso lo specchietto retrovisore: il mio sguardo era puro gelo.
Sapevo che Louis mi guardava. Il suo sguardo mi penetrava fino all'anima, cercava di far uscire in me quello che non volevo far emergere.
Il dolore che provavo era solo MIO, nessuno doveva sapere. Avrebbero detto "mi dispiace" e non volevo la loro compassione. Non volevo la compassione di nessuno.
Il mio sguardo rimase nel riflesso di quello di Harry fino a che non spense la radio.
Distolsi lo sguardo e guardai fuori dal finestrino. Il tempo cupo che minacciava temporale, rispecchiava il mio stato d'animo.
Arrivammo nel parcheggio del ristorante e, non appena Harry spense la macchina, saltai fuori dal veicolo senza rivolgere parola a nessuno accendendo in fretta e furia una sigaretta.
"Intanto entriamo" aveva annunciato Louis seguito da un mio accenno.
Volevo scappare lontano da tutto e tutti, senza una meta precisa, volevo trovare solo pace e tranquillità, ma questi due elementi non si trovavano nei ricordi.
Il fumo che usciva dalle mie labbra, si liberava nell'aria dove il vento lo faceva andare lontano.
Nel mentre, rimisi la sigaretta tra le mie labbra, aspirai e feci lo stesso gioco: il fumo andava a destra e a sinistra formando dei piccolo vortici.
Buttai il mozzicone per terra, spengendolo definitivamente con la punta del piede.
Rimasi qualche minuto ancora fuori , guardando il cielo. Dicevano che, come lo spazio, era infinito, ma l'infinito, in realtà, era finito. Anch'esso aveva un punto d'incontro, solamente non lo vedevamo. E tutt'ora è così.
"Tra poco arriverà la cena, abbiamo ordinato anche per te" mi girai vedendo Kate con le braccia al petto, probabilmente per il troppo freddo, e lo sguardo perso nei miei occhi, cercando risposte a domande che non aveva espresso. Annuii e la seguii dentro il ristorante.
I ragazzi erano da un lato del tavolo, mentre noi eravamo posizionate davanti a loro: Louis davanti a me ed Harry davanti a lei.
Avevano ordinato la pizza che arrivò non appena mi misi a sedere e, se il profumo non mentiva, il sapore doveva essere spettacolare.
Metà pizza la divorai in meno di cinque minuti, mentre gli altri parlavano dei corsi che si sarebbero svolti il lunedì successivo: Harry e Kate facevano entrambi università di medicina mentre Louis non avevo capito molto bene, aveva mischiato un po' di corsi a caso, ma la facoltà non l'aveva accennata.
Durante una discussione tra i fratellastri mi arrivò un messaggio:

Numero sconosciuto: tutto bene? -Louis

Lo guardai e annuii aggiungendo il numero.
Presi il bicchiere guardando l'acqua al suo interno e la feci rotare.
Ne presi un lungo sorso che sputai in seguito alla 'confessione' di Louis.
Lui ed Harry erano rimasti d'accordo che sarebbe rimasto a dormire da noi quella sera, evidentemente mentre Kate era venuta a chiamarmi.
Louis mi guardò con i suoi occhi a mo di spiegazione mentre gli altri iniziarono a ridere.
"Scusa" fu l'unica parola che uscì dalle mie labbra.




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SPAZIO AUTORE:
Ciaoooo! Scusate il ritardo, ma la scuola mi mette molto sotto pressione.
Spero che questo capitolo vi piaccia.
Il capitolo 4, a differenza di questo, è già in elaborazione.
Alla prossima <3

-Bibi

 
  
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