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Autore: Sweet_Lady    01/11/2015    0 recensioni
And we almost...we almost knew what love was, but almost is never enough.
Oscar e André, chiusi nelle rispettive stanze, pensano a quello che avrebbero potuto fare pur di amarsi, a cosa sarebbe successo se avessero superato assieme le paure, gli ostacoli, le etichette, ma alla fine capiscono che "Quasi...quasi non è mai abbastanza".
In questa Song-fic troviamo le parole dei nostri due beniamini unite a quelle della canzone di Ariana Grande e Nathan Sykes, che ogni volta mi fanno sognare.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Almost is never enough


Mi piacerebbe dire che ci abbiamo provato 
Vorrei incolpare la mia vita 
Forse non eravamo giusti, ma è una bugia, è una bugia
Possiamo negarlo quanto vogliamo 
Ma poi i nostri sentimenti verranno fuori
Perché prima o poi 
Ci chiederemo perché ci abbiamo rinunciato 
La verità la sanno tutti.
Quasi, quasi non è mai abbastanza 
Così vicini ad essere innamorati
Se avessi saputo che mi volevi 
Nel modo in cui ti volevo io 
Forse non saremmo stati due mondi a parte 
Ma qui nelle rispettive braccia
E noi quasi, quasi sapevamo cosa fosse l'amore 
Ma quasi non è mai abbastanza.

È sempre stato facile per me incolpare la vita e mio padre quando qualcosa non andava secondo i piani, era di certo meno doloroso che ammettere che il mio cuore di donna aveva battuto il Soldato, colpendolo di spalle. Credevo di essere invincibile, o almeno questo mi veniva ripetuto fin da quando ero una bambina. Il Generale ogni giorno mi dice che sono l’orgoglio dei Jarjayes e il suo, che con la mia tecnica riesco a battere chiunque, che sono riuscita a soddisfarlo in tutto e per tutto, ma quello che non mi ha mai detto è che non posso battere me stessa. Io sono stata stupida, e mi sento tale anche adesso. Ho pensato che stritolare la mia natura sotto fasce fosse la chiave per non diventare mai quello che in realtà sono, una donna, una creatura con dei sentimenti, che prova affetto, che…ama, quello che mio padre non vuole che sia.
Da quella sera, quando ti ho mandato via, André, non faccio altro che pensarti e il cuore mi batte furioso in petto, come se volesse uscire e raggiungerti. Sono diventata il comandante della Guardia Parigina e tu ti sei arruolato per proteggermi, nonostante i tuoi occhi siano stanchi e malconci. Quando l’ho saputo mi sono arrabbiata, perché volevo cavarmela da sola, come un bravo uomo, ma poi mi hai fatto tenerezza e una sensazione strana si è impossessata di me. Con il tempo capii che quella sensazione è chiamata amore e che io ti amo, André, ti amo tanto, ma…ma questo è sbagliato.
Potrei dire che siamo noi ad essere sbagliati, ma sappiamo che è una bugia, una sporca bugia, perché noi ci apparteniamo. Quando eravamo bambini e giocavamo assieme, quando ancora il mondo era colorato e profumava di biscotti e rose e avevamo paura dei temporali, tu, piccolo bimbo amoroso dai grandi occhi verdi, venivi in camera mia e mi davi la manina, dicendomi che sarebbe passato e che tu ci saresti stato, ma anche questo, con il tempo, si è rivelato un errore.
Possiamo mentire a noi stessi, ma non all’altro, perché li vedo i tuoi occhi di innamorato e disperato, e tu li vedi i miei, taglienti e bisognosi del tuo amore, eppure la verità è sempre stata quella…
Quasi non è mai abbastanza, André, non è abbastanza una carezza fugace, uno sguardo a sottecchi, mentre il cuore galoppa in petto e un calore strano pervade l’anima.
Siamo sempre stati uniti, sempre assieme, una squadra, forti da soli, invincibili assieme, tu la calma che placa la mia agitazione, tu la saggezza che mi fa riflettere sui miei tanti colpi di testa, tu il sorriso a rasserenarmi quando sono in balia della mia rabbia, tu il tutto a colmare le mie giornate tristi e spente. Siamo vicini dall’essere innamorati, André, perché noi ci amiamo, ma non possiamo avere niente di quello che desideriamo. Non possiamo accarezzarci, baciarci, fare l’amore, non possiamo perché tu finiresti in brutti guai e io perderei tutto, il lavoro, il grado e forse anche il cognome, nonché la stima di mio padre. Lo sai che sono sempre stata sincera con te, caro André, e sarò sincera nel dirti che non mi importa di perdere ricchezze e quant’altro, perché tutto ciò non rende l’uomo felice, ma l’intelligenza e l’umiltà gli danno lo status di uomo, che è quello che conta davvero. Io temo per te, perché se venissimo scoperti le voci circolerebbero e, se qualcuno ci credesse, finiresti alla forca e io…io mi ucciderei, mi punterei una pistola alla tempia prima di vederti salire al patibolo, perché non sopporterei vederti soffrire, oppure morire. Senza di te la mia vita non ha senso, quindi tanto varrebbe non continuarla.
Forse, quando avevamo quattordici e quindici anni ed eravamo liberi, sia dagli impegni del lavoro ma anche nello spirito, avessi saputo che mi volevi così tanto e avessi compreso prima il modo in cui ti voglio io, non saremmo stati divisi in questo modo atroce, saremmo in due mondi uguali, l’uno tra le braccia dell’altra, ma qui il cieco non sei tu, amore, ma è il mio cuore, perché la divisa non gli permette di vedere quanto è bello il tuo sorriso di innamorato e quanto sei tenero quando ti preoccupi per me.
Crediamo di sapere tutto della vita, sappiamo leggere, scrivere, far di conto, cavalcare, combattere con qualsiasi arma, sappiamo ridere, piangere, correre, saltare, ma non sappiamo cosa voglia dire amarci, perché questo sentimento non può esistere, André, e mi piange il cuore vedere la tua anima dilaniata cercare conforto nell’alcol o in qualsiasi altra cosa che riesca a non farti pensare, ma la verità è quella che tutti sanno…quasi non è mai abbastanza.

Se potessi cambiare il mondo in una notte 
Non ci sarebbe mai un addio 
Saresti esattamente dove sei 
E avremmo l'occasione che meritiamo
Cerca di negarlo quanto vuoi 
Ma i nostri sentimenti emergerebbero
Perché prima o poi 
Ci chiederemo perché ci abbiamo rinunciato 
La verità la sanno tutti
Quasi, quasi non è mai abbastanza

Se il mondo prendesse il colore dei miei sogni più belli, quelli che mi riempiono le notti e il cuore, di sicuro non ci sarebbero mai gli addii, quelle parole fredde e taglienti, come quello che mi dicesti prima di fuggire in Normandia dopo quello che ti avevo fatto, ma io sapevo, Oscar mia, sapevo che non era un addio. Sei tornata, mi odiavi, ma piano piano hai cominciato a sorridermi di nuovo, e i miei occhi sembravano meno stanchi e la vista più nitida, il mio cuore sembrava più leggero e la mia anima più allegra e sei rimasta a lungo dove sei anche ora, nel tuo posto speciale, sei andata al nostro lago, dove da piccola stavi per affogare e dove avremmo potuto amarci, come nei miei sogni, mentre le lucciole ci danzano attorno. Posso negarlo, puoi negarlo, come fai sempre, ma il nostro amore è emerso spesso e in maniera più o meno pericolosa, ma poi tutti associano le nostre premure, le nostre carezze e talvolta i nostri abbracci, che nel corso degli anni sono diminuiti, al fatto che siamo cresciuti assieme e mai, nemmeno per errore, hanno pensato che ci amiamo disperatamente. Prima o poi, magari quando a tuo padre verrà ancora la malsana idea di farti sposare e tu avrai figli che amerai più di te stessa, come succede a tutte le madri, e un marito che non riesci nemmeno a guardare e che dubiti anche che possa amare almeno la metà di te i tuoi piccoli, io mi chiederò perché ci abbiamo rinunciato, perché io ci ho rinunciato, ad un tuo abbraccio, ad un bacio, ad una notte di passione, ad avere figli con te che sicuramente avrei amato sopra a tutto quanto, ma la verità è sempre la stessa, amore mio, e tutti la sanno. Quasi è una parola orribile e non è mai abbastanza.
 
Non è mai abbastanza        
Mi ripeto quando ormai sono tornata dal nostro lago. Sono chiusa nella mia stanza ora e suono il pianoforte piangendo, perché tu non sei qui ad accarezzarmi le spalle mentre io appoggio la testa nel tuo petto ampio ed eseguo questo brano per te, piango perché quando ho finito tu non mi baci, non mi fai alzare e non mi conduci verso il letto dalle morbie coltri e non mi dici che mi ami. Piango perché non potrò mai sentirtelo dire, perché alla fine sono io quella che te lo impedisce, quella che dopo un abbraccio si scosta bruscamente e ti lascia un senso di distacco addosso crudele e freddo, sono io quella con la paura di amare e di soffrire. È sempre stata colpa mia, perdonami se puoi.
 
Quasi, quasi non è mai abbastanza
Così vicini ad innamorarci
Se avessi saputo che mi volevi nel modo in cui ti volevo io 
Forse non saremmo stati due mondi a parte 
Ma qui nelle rispettive braccia.
E noi quasi, quasi sapevamo cosa fosse l'amore 
Ma quasi non è mai abbastanza

Siamo stati vicini al confessare tutto quello che ci siamo ripromessi di schiacciare sotto il senso di dovere e la nostra testardaggine, ma il cuore fa male, muore ogni volta che mi lasci orfano di un tuo abbraccio, della tua pelle morbida, liscia, della tua pelle di donna che odora di rose e di casa. Se tutto fosse venuto a galla, semplicemente, noi non saremmo stati in due mondi completamente diversi, ma saremmo stati ad ascoltare i nostri respiri mentre cercano di calmarsi dopo l’amore, ma quasi…quasi non è mai abbastanza.
 
Ti amo, mia dolce Oscar.
André…stringimi, stringimi forte e non lasciarmi mai.
 

Non ti lascerò, te lo prometto.
 

Eccomi qui con una song-fic! È la prima volta che ne scrivo una e mi sono ispirata ad Almost is Never Enough di Ariana Grande e Nathan Sykes. Mentre l’ascoltavo ho pensato che proprio Oscar e André sono vicini, eppure così lontani per poter essere innamorati, almeno fino alla notte tra il 12 e il 13! Beh, fatemi sapere che cosa ne pensate! Grazie a tutti quelli che leggeranno, recensiranno e metteranno la storia nelle preferite/seguite/ricordate!
Bacioni,
Chiara.
   
 
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