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Autore: TheShippinator    02/11/2015    1 recensioni
Tony Stark (divorziato da Pepper Potts, compagno di Steve Rogers e padre part time di Blaine -figlio biologico- e Peter -figlio adottivo-) e Bruce Banner lavorano ormai da tempo ad un congegno spazio temporale. Approfittando di una tempesta, lo attivano. Il risultato che ottengono non è quello sperato e, nel giro di poche ore, si ritrovano a dover fare i conti con la presenza di due diversi Spiederman nella stessa realtà. Il problema? Uno dei due non ha idea di chi Spiderman sia.
E' così che Peter si ritrova a voler a tutti costi istruire il suo Altro-sé Kurt, Blaine deve fare i conti con la speranza di un amore impossibile e Tony impara, pian piano, ad essere un padre migliore.
- Attenzione: Fanfiction Klaine AU ambientata nel Movieverse Marvel CON i personaggi Marvel (+ Spiderman)... In sostanza, un Crossover. Il Rating potrebbe variare!!
- Ship: Stony - Klaine.
Genere: Azione, Commedia, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!!
NON UCCIDETEMI PER FAVORE. Cose, problemi, vita... aaaaah! Buona lettura!


***

 

Dedicato a Giusy <3

 

How To Get Away With Superpowers.

 

 

Capitolo 3

 

«E così, qui siete tutti Supereroi?»

Blaine si voltò verso Kurt, mentre salivano l'ultimo gradino delle scale e cominciavano a percorrere il secondo piano.

«Cosa te lo fa credere?» chiese di rimando Blaine.

Kurt fece spallucce, camminando alla sua destra.

«Beh, tuo… padre? e il Dottore non si sono stupiti più di tanto quando mi hanno visto arrampicarmi sul soffitto e tu non hai fatto una piega quando Peter ha lanciato quella ragnatela e si è arrampicato. E neanche il tizio che è salito poco fa sembrava normale. Troppo grosso… e aveva un'aria vissuta. Ne ha passate tante, credo…» disse Kurt, tranquillo, seguendo Blaine, che sorrise.

«Più o meno… Steve è Capitan America. Non so nel tuo mondo cos'è successo, ma…»

«Capitan America è morto.» rispose semplicemente Kurt, guardandolo con le sopracciglia sollevate.

«Beh… qui è ancora vivo. L'hanno ripescato nel ghiaccio.» spiegò Blaine, fermandosi davanti ad una porta e posando la mano sulla maniglia. Quella s'illuminò d'azzurro e la voce di Jarvis li interruppe.

«Identificazione avvenuta con successo. Buona sera, signorino Blaine. Devo registrare il nuovo ospite?» domandò Jarvis, mentre un lieve raggio laser azzurro scannerizzava velocemente il viso di Kurt. Il ragazzo sbatté le palpebre, cercando di sottrarsi all'analisi.

«Che diavolo è?» domandò, irritato, ma Blaine lo ignorò.

«Sì, Jarvis. Identifica il volto» comandò Blaine, spostando la mano dalla maniglia.

«Riscontro avvenuto. E' compatibile con il Signorino Peter all'85%.» rispose Jarvis, dopo la prima analisi.

Kurt continuava a studiare Blaine e a guardarsi attorno, cercando di scovare la fonte della voce.

«Isola la percentuale d'incompatibilità e crea un nuovo riscontro a nome di Kurt… » s'interruppe, voltandosi verso il ragazzo.

«… Parker» confermò il ragazzo, annuendo.

«Salvataggio del nuovo riscontro avvenuto con successo. Abbinamento del volto e identificazione vocale in corso. Devo identificare il DNA e le impronte digitali?»

«Sì, grazie. Kurt, afferra la maniglia.» rispose Blaine, e Kurt, cautamente, allungò la mano destra. La maniglia s'illuminò d'azzurro di nuovo, quando lui l'afferrò.

«Abbinamento avvenuto con successo. Benvenuto nella sua nuova camera, Signorino Kurt.» salutò infine Jarvis, sbloccando la serratura e permettendo al ragazzo di entrare nella stanza.

Avanzò cautamente, guardandosi intorno. Le finestre erano aperte e faceva freschino.

«Cos'è appena successo?» domandò titubante, sedendosi sul letto e sollevando lo sguardo verso Blaine.

«Jarvis. E' l'Intelligenza Artificiale di casa. Una sorta di supercomputer intelligentissimo. Fa un sacco di cose, praticamente tutto quello di cui puoi avere bisogno. Adesso ti ha salvato, quindi potrai entrare in casa anche se sei da solo o dargli dei comandi. Basta che lo chiami per nome.»

«Jarvis?» domandò Kurt, più per chiedere conferma a Blaine che per chiamarlo.

«Posso aiutarla, Signorino Kurt?» domandò la voce, fluttuando attorno a loro e facendo sobbalzare Kurt.

«Eh… no no, grazie lo stesso. Anzi, ehm… puoi chiudere le finestre?» domandò Kurt, e subito dei pannelli di vetro iniziarono a scorrere orizzontalmente, fino a coprire del tutto i buchi sulle pareti.

Blaine sorrise, divertito dall'insicurezza dell'altro.

« Stavamo dicendo?» domandò, tirando a sé una sedia e girandola, sedendocisi a cavalcioni con lo schienale rivolto verso Kurt.

«Oh… vero. Beh, da noi Capitan America è proprio… morto. L'hanno ripescato, ma…» scosse il capo, storcendo le labbra e lasciandosi andare all'indietro, sdraiandosi sul letto.

«Mh… meglio non dirlo a papà e Steve, eh? E Iron Man?» domandò Blaine, inclinano il capo, curioso.

«L'armatura ce l'ha… ma vende armi. E' considerato il Supereroe più ipocrita di New York e forse è per questo che una sera sì e una no va a finire contro un palazzo, ubriaco fradicio.» aggiunse Kurt, con uno sbuffo di disgusto.

«Non si è… sposato?» domandò Blaine, aggrottando le sopracciglia.

«Sposato? Sei matto? E' già tanto che abbia ancora la sua azienda! La sua segretaria, la Potts, si è licenziata dopo che lui ha cercato di portarsela a letto.» rispose Kurt, tranquillamente, senza guardarlo e senza notare la sua espressione nauseata e vagamente persa.

Nell'universo di Kurt, Blaine non esisteva.

Era strano pensare di non esistere, da qualche parte, forse più strano che scoprire che esiste un altro te proveniente da un altro mondo.

«Capisco… non… non diciamo nemmeno questo, a papà, ok?» aggiunse, con un mezzo sorriso, prima di schiarirsi la gola. «Credo che tra poco sarà ora di cena. Oggi è il giorno del cinese d'asporto… »

L'annunciò con falsa allegria, sollevando un istante le sopracciglia folte e mettendo su un sorriso che non la dava a bere a nessuno. 

Kurt aggrottò le sopracciglia, osservandolo, quindi si girò sul fianco, sollevandosi un po' con il gomito, per poterlo guardare.

«C'è qualcosa che non va?» domandò, il ragazzo, inclinando un po' il capo. «Oh, a proposito, io adoro il cinese, quindi è perfetto. Voglio i ravioli di gamberi.»

«Davvero? Anche io li prendo sempre! Comunque, no beh… è che qui va sempre così. Oggi è il giorno del cinese d'asporto, domani quello della pizza, dopodomani andiamo a cena fuori. Da quando papà e la mamma si sono lasciati e beh… da quando si sono lasciati, abbiamo sempre vissuto un po' alla giornata.» disse Blaine, arrossendo impercettibilmente. «A pranzo, ognuno per conto suo e se c'è qualcuno a casa, solitamente, è Mrs Joyce a preparare qualcosa di veloce. La sera non c'è nessuno e Steve e papà non sanno cucinare…»

«Io so cucinare» lo interruppe Kurt, costringendo Blaine a sollevare lo sguardo dal copriletto, che trovava molto interessante.

«Tu sai…?»

«Quando vivi da solo da quando avevi otto anni, impari a fare un po' di tutto. Non sono uno chef, ma me la cavo» disse Kurt, esibendo un sorriso sincero, sollevandosi del tutto e mettendosi a gambe incrociate sul letto. «Sai… sono contento che tu non ti sia fermato alla prima impressione con me. Mi stai… abbastanza simpatico.»

Blaine poté giurare di averlo visto distogliere lo sguardo per qualche secondo. Inclinò il capo, sorridendo lievemente.

«La prima impressione… ovvero quella di un pervertito profanatore di bagni occupati da gente che si sta lavando?» chiese Blaine, ridacchiando e facendo ridere anche Kurt.

«Sì, più o meno…!»

 

«Ok, ravioli di gamberi…?» Tony sollevò lo sguardo, porgendoli automaticamente verso Blaine. Si bloccò, però, quando notò che non solo suo figlio aveva risposto alla sua domanda: Blaine e Kurt stavano entrambi con la mano destra protesa nella sua direzione. Si guardarono e ritrassero entrambi la mano.

«Credo che siano tutti insieme» disse semplicemente Blaine, afferrando, poi, il pacchettino che gli porgeva il padre. Lo scoperchiò, liberando il vapore contenuto al suo interno. Il profumo dei ravioli gli riempì le narici. Sollevò lo sguardo, sorridendo a Kurt, che afferrò le bacchette pronto, probabilmente, a dare inizio al pasto.

«No, no, aspetta. Andiamo in salotto!» esclamò Tony, consegnando a Kurt, Blaine e Peter il resto delle loro ordinazioni. Tenne vicino a sé i contenitori con il suo cibo e quello di Steve, che stava finendo di svuotare il petto della Mark 42. Perchè sì, era stata mandata quell'armatura, vuota, a fungere da fattorino e da forno per tenere il cibo al caldo. Tony aveva utilizzato il suo visore per comandarla.

«Peter, perchè non cominci ad andare in salotto ad accendere la tv?» domandò Steve, posando sul tavolo cinque lattine di coca cola.

Peter si posò le bacchette sulle orecchie, canticchiando tra sé, quindi afferrò i suoi cartoncini e si diresse al salotto. Di lì a pochi secondi, un suono di risate si sparse nell'aria.

«Dai, andiamo anche noi…» commentò Blaine facendo un cenno a Kurt, che lo seguì.

Arrivarono in salotto e la prima cosa che Kurt poté notare fu che Peter aveva completamente ignorato il divano alle sue spalle, sedendosi sul tappeto per terra. Blaine, che stava davanti, condusse Kurt proprio davanti al divano, ma, come Peter, lo ignorò e si sedette per terra. Il tavolino da caffè venne presto invaso da tutti i loro cartocci, compresi quelli che Kurt vi posò prima di osservare i due ragazzi sul tappeto e il divano vuoto.

Blaine avvicinò a sé il contenitore dei ravioli, pronto a cominciare a mangiare, ma una presenza inquietante alla sua destra lo costrinse a voltarsi e sollevare il capo: Kurt era ancora lì, in piedi, perplesso e confuso.

«C'è qualcosa che non va…?» domandò Blaine, aggrottando a sua volta le sopracciglia ed inclinando un po' il capo.

«No, è che… c'è il divano libero…» commentò solo Kurt, sentendosi quasi stupido per aver fatto notare una cosa così ovvia.

Blaine si voltò a guardare il divano e Peter spostò lo sguardo su di lui, senza smettere di sgranocchiare il suo involtino primavera.

«Oh… no, quello è di papà e Steve» si limitò a dire Blaine, per poi voltarsi in fretta, di nuovo, verso Kurt. «Ma se tu vuoi sederti sul divano siediti pure! E' solo… siamo abituati così»

Kurt vide l'altro distogliere lo sguardo, quindi sbatté le palpebre e scosse il capo.

«No, va bene» si limitò a rispondere, passando tra Blaine e il divano e sedendosi a gambe incrociate tra Blaine e Peter. Analizzò i cartocci davanti a lui, ma prima di poter scegliere, si vide arrivare sotto al naso un piccolo contenitore di cartoncino. Abbassò lo sguardo e vide i ravioli, quindi si voltò verso destra. Blaine teneva lo sguardo fisso sullo schermo della televisione, ma gli stava porgendo il cibo.

«Grazie» si limitò a dire Kurt, afferrandone uno con le bacchette, portandolo alla bocca e cominciando a mangiare.

Di lì a pochi minuti, li raggiunsero anche Tony e Steve, che non dettero assolutamente peso al fatto che loro fossero tutti seduti per terra. Kurt li sentì lasciarsi cadere sul divano con qualche sospiro soddisfatto, quindi cominciò a sentire anche i rumori dei loro cartocci di cibo che venivano aperti.

Tutti erano piuttosto interessati alla televisione e al programma che Peter aveva scelto: ridevano, facevano commenti e battute ed a volte intavolavano piccole discussioni su sciocchezze come "ma certo che quella ha il seno rifatto, non vedi come le stanno su?!”.

Kurt, invece, non prestò particolare attenzione alla televisione. Passò la serata fissando gli altri; studiò il comportamento di Peter, che inizialmente aveva etichettato come un ragazzino montato ed antipatico, concludendo che tutto sommato, forse, era solo una sorta di guscio quello che lo ricopriva. Gli sembrava come di poter scorgere della pura bontà in lui, o forse era lui stesso che gli aveva costruito attorno quell'aura di antipatia e Peter era sempre stato così piacevole? Blaine era silenzioso. Non parlava quasi mai, ma quand'era Steve ad intavolare una conversazione, interveniva quasi sempre. Non aveva fatto altro, per tutta la serata, che allungargli i propri cartocci di cibo, offrendoglielo silenziosamente… e Kurt spesso l'aveva accettato, facendo lo stesso con lui.

Aveva come la sensazione che lui e Blaine avessero caratteri compatibili. Era andato d'accordo subito, con lui, nonostante l'incontro disastroso. Avevano parlato per molto tempo e tanto valeva cercare di farsi almeno un amico, lì, no?

Tony e Steve erano… strani. Non si comportavano come una coppia di amici e Kurt non aveva chiesto loro perchè Peter e Steve abitassero in quella casa, se nessuno dei due era uno Stark, ma aveva come la sensazione di averlo già capito, per lo meno per quanto riguardava Steve.

Osservò distrattamente l'uomo allungare le bacchette verso Tony, stringendo un gamberetto pescato dai propri spaghetti. Con lo sguardo fisso sullo schermo, soprappensiero, Tony aveva semplicemente aperto la bocca e permesso a Steve di posare lì dentro il gamberetto.

Kurt si ritrovò a sorridere e a voltarsi di nuovo, abbassando lo sguardo sul proprio pollo alle mandorle. Per la prima volta nella vita, aveva come la sensazione di sapere che cosa volesse dire la parola "famiglia".

 

Quando si svegliò, la mattina dopo, Kurt ci mise qualche minuto a ricordare dove si trovasse e perchè. La vista del soffitto lo fece allarmare, non appena sveglio, perchè non era il suo soffitto. Si guardò intorno, confuso, quindi osservò le lenzuola scure e il pigiama azzurro. Niente di tutto quello era suo… poi ricordò. Sbatté le palpebre e scosse il capo, passandosi la mancina sul volto e massaggiandosi gli occhi.

«Jarvis?» si azzardò a chiamare, a bassa voce. Sussultò, quando la voce gli rispose.

«Buongiorno, Signorino Kurt, posso aiutarla?»

Era tutto vero. Si trovava davvero in un altro mondo, non era stato un sogno.

«Potresti aprire le finestre? Piano, non tutte in una volta…» azzardò il ragazzo.

Senza rispondere, Jarvis fece come gli era stato chiesto. I pannelli sulle pareti si mossero orizzontalmente, liberando piccoli rettangoli di luce e aria.

«Sembra che ci sia il sole…» commentò tra sé e sé il ragazzo.

«Attualmente ci sono 10° all'esterno. La temperatura massima di oggi sarà di 12°;  la minima verrà raggiunta intorno alle 10:00 di sera e sarà di 5°. Si prevede un tempo soleggiato, con qualche nuvola. Percentuale delle precipitazioni vicina allo 0%.» lo informò subito il computer, costringendo Kurt a sgranare gli occhi, impressionato.

«Oh… grazie mille. Sono sveglio solo io? Che ore sono?» domandò ancora, guardandosi intorno, come sempre alla ricerca di un punto da guardare per poter parlare con quello che lui non riusciva a concepire come un computer superintelligente.

«Sono le 09:30 del mattino. Il Signorino Peter sta ancora dormendo, Mr Stark è uscito alle 08:00 e Mr Rogers e il Signorino Blaine sono in cucina a fare colazione. Devo prepararle del caffè?» domandò Jarvis, mentre Kurt si alzava e si dirigeva verso la sedia, che la sera prima era servita per sistemarci i vestiti.

«No, grazie, farò da solo» rispose Kurt, indeciso tra il cambiarsi lì o in bagno, anche se non era certo che Jarvis non potesse raggiungerlo anche lì.

«Come desidera» si limitò ad annunciare il Computer, quindi tacque. 

Kurt decise che tutto sommato era solo un Computer e non aveva notato telecamere da nessuna parte, quindi si cambiò indossando gli stessi abiti del giorno prima, anche se lo fece piuttosto in fretta.

 

Come ogni mattina, Blaine e Steve si ritrovavano al tavolo della colazione insieme, uno a sgranocchiare cereali, l'altro a masticare una ciambella e ad innaffiarla con del succo d'arancia.

«Allora, cosa ne pensi di Kurt? Non assomiglia a Peter, vero?» domandò Steve, versandosi un altro po' di succo.

Blaine fece spallucce, sorridendo lievemente.

«No, infatti, non gli assomiglia molto. Hanno un passato diverso, quindi un carattere diverso. Hanno entrambi un senso dell'umorismo particolare…» aggiunse alla fine, come ripensandoci, masticando una cucchiaiata di cereali.

Steve annuì, prendendo un sorso di succo.

«Mi sembra più grande di Peter» commentò l'uomo, deglutendo e mordendo la ciambella.

Blaine scosse il capo.

«Hanno la stessa età, ma Kurt è cresciuto da solo. E' più maturo di Peter» affermò, guardando verso Steve.

L'uomo masticò con calma, facendogli un piccolo cenno del capo.

«Posso immaginare… ti ha parlato del suo mondo?» domandò ancora, osservando Blaine che riabbassava lo sguardo sui cereali.

«Sì» rispose solamente il ragazzo con tono un po' duro, facendo sollevare le sopracciglia a Steve per la sorpresa. 

Blaine non voleva parlarne. Perchè non voleva parlarne?

Non ebbe il tempo di chiederglielo, dato che, proprio in quel momento, l'argomento principale della loro conversazione si palesò sulla soglia della cucina. La mano destra era sollevata e vicina al viso, a coprire uno sbadiglio. I capelli erano lievemente scompigliati e la camicia impigliata nei pantaloni, sulla sinistra.

«…'giorno» salutò il ragazzo, abbassando la mano. 

Se non fosse stato per i vestiti, Blaine avrebbe giurato di aver davanti Peter.

«Buongiorno, pronto per lo shopping?» domandò subito Blaine, con un largo sorriso.

Kurt scosse il capo, sorridendo a sua volta e guardandosi intorno, incerto sul da farsi.

«Dopo che avrò fatto colazione, lo sarò di sicuro» affermò e, proprio in quel momento, Steve si alzò da tavola. Lasciò il bicchiere mezzo pieno sul tavolo, insieme alla ciambella appena iniziata. 

«Buongiorno Kurt. Con cosa fai colazione alla mattina, di solito?» domandò, andando verso di lui e posandogli gentilmente una mano sul bicipite.

«Ehm… latte e cereali» disse semplicemente Kurt, osservandolo lievemente intimorito.

Steve annuì, quindi si diresse al frigorifero. Estrasse il latte e gli recuperò una tazza e un cucchiaio, posando tutto sul tavolo.

«Siediti» gli disse gentilmente, e Kurt prese posto alla sinistra di Blaine, continuando a guardare Steve come un po' confuso.

«Che c'è?» sussurrò Blaine nella sua direzione. Kurt si voltò un istante verso di lui, poi tornò a guardare Steve.

«E' strano… sai, da me non c'è e… è strano» sussurrò in risposta, mentre Steve gli posava davanti tre scatole diverse di cereali.

Kurt ringraziò, quindi non degnò nemmeno di un'occhiata quelli al cioccolato, preferendo subito la scatola che Steve aveva sistemato dietro alle altre due: cereali al miele con aggiunta di frutta.

Si servì una modica porzione, quindi osservò il cartone del latte qualche secondo, voltandolo per esaminarne i valori nutrizionali. Le sue iridi si mossero da sinistra a destra, prima che le sue labbra si tendessero appena con un dondolio del capo, si versava il contenuto del cartone nella tazza, per l'equivalente di tre quarti di bicchiere.

Blaine sorrise, appuntandosi mentalmente che avrebbero dovuto comprare del latte scremato, se non avessero voluto vedere Kurt irritarsi per la colazione troppo calorica.

«Allora, Kurt… hai dormito bene?» chiese Steve, tornando a sedersi e ad occuparsi della sua ciambella.

Kurt annuì, poi deglutì e rispose.

«Sì, grazie, il letto era comodissimo!» affermò, tornando ad attaccare i suoi cereali. Era cortese, ma non sembrava molto intenzionato a fare conversazione. Probabilmente era una di quelle persone che finché non hanno ingerito abbastanza cibo o liquidi, appena svegli, non sono in grado di pronunciare frasi di senso compiuto diverse da "passami lo zucchero" o "e io dovrei accontentarmi di questa quantità di caffeina?".

«Pensavo di uscire intorno alle dieci e mezza, abbiamo tutto il tempo di sistemarci con calma. Pranziamo fuori e ti faccio fare un giro di New York» disse Blaine, infilandosi in bocca l'ultima cucchiaiata di cereali.

«Conosco New York» commentò solamente Kurt, lanciandogli un'occhiata perplessa.

«Non questa New York» ribatté Blaine, leccandosi il labbro superiore, per eliminare le tracce di latte. Si alzò e portò la tazza al lavandino.

«Ci vediamo più tardi. Alle dieci e mezza usciamo, ricordatelo. Jarvis, ricordaglielo» aggiunse Blaine, ottenendo in risposta un lieve bip che risuonò nell'aria.

«Aggiornato elenco degli appuntamenti del Signorino Kurt» annunciò la voce del Computer.

Kurt fissò Blaine, mentre andava via, quindi scosse il capo.

«Elenco degli appuntamenti?» chiese tra sé e sé, scuotendo il capo e fissando la tazza.

«E' una delle direttive di Jarvis. Tiene in agenda gli impegni di ogni membro della famiglia. Ieri sei stato registrato, visto che starai qui per un po', quindi Jarvis ha aggiornato il tuo elenco degli appuntamenti.» spiegò Steve, facendo sussultare Kurt: si era dimenticato della sua presenza, nonostante fosse proprio di fronte a lui.

«Oh… capisco.» mormorò Kurt, dimenticandosi dei cereali e lasciando che le parole "membro della famiglia" gli ballassero nella mente.

«Vedrai che Blaine ti aiuterà a non pensare a casa per un po'. So cosa si prova a trovarsi all'improvviso in un posto che… conosci, ma non è lo stesso. E' strano e vorresti che tutto tornasse come prima. Io ho dovuto mettermi il cuore in pace e poi ho trovato Tony e… beh, è tutto più semplice così…» affermò, sorridendo lievemente e prendendo un morso dalla ciambella, per poi indicare Kurt con quella. «Ma tu. Tu non devi arrenderti. Tony e il Dottor Banner troveranno il modo di farti tornare indietro. E nel frattempo, potrai fingere di essere in vacanza.»

Kurt sorrise lievemente a Steve, abbassando poi lo sguardo nuovamente sui cereali, prendendone una cucchiaiata e masticandoli in maniera assorta.

«Cosa intende dire con il fatto che lei ha trovato Tony?» domandò poi, sollevando timidamente lo sguardo.

Steve lo guardò con le sopracciglia sollevate, forse vagamente sorpreso per la domanda.

«Oh, beh… beh, noi siamo sposati…» rispose, sorridendo appena. Kurt gli fissò la mano e solo allora notò la sottile fede dorata.

«Oh… oh! Siete… oh, capisco!» esclamò, raddrizzandosi con la schiena ed arrossendo lievemente, per poi abbassare lo sguardo e tornare a masticare i suoi cereali. «Sono contento per voi. Anche a me piacerebbe…»

«Sposarti? Non puoi farlo?» domandò Steve, inclinando lievemente il capo verso destra.

Kurt scosse il suo, permettendo al cucchiaio di raccogliere un po' di latte.

«Le persone si sposano molto meno, ora. C'è la guerra, la disoccupazione, il governo sta cadendo… il genere umano si sta avvicinando ad essere in via d'estinzione, quindi il matrimonio è tutelato.» spiegò, infilandosi il cucchiaio in bocca. «Cercano di salvaguardare ciò che può aiutare a ripopolare decentemente il pianeta e… io non faccio parte della schiera di persone che potrebbero farlo.»

Steve notò l'incertezza e il lieve imbarazzo nella sua voce, quindi aggrottò le sopracciglia, indignato per la descrizione che Kurt stava facendo del luogo dal quale veniva.

«Perchè non potresti?» domandò Steve, innocente come al solito, mentre vuotava il bicchiere di succo.

Kurt arrossì lievemente e sollevò la tazza, nascondendo il volto dietro ad essa, mentre la sollevava per bere il latte rimanente.

«Perchè non voglio sposare una donna» disse, con un tono quasi freddo, sulla difensiva. 

Steve sollevò le sopracciglia e trattenne un lieve sorriso.

«Oh, capisco…»

«… 'giorno…» Steve e Kurt si voltarono verso l'entrata della cucina. Peter si presentò con una maglietta a maniche corte verde scuro, con stampato sopra il segno del pi greco, una mano davanti alla bocca a soffocare uno sbadiglio, i capelli che probabilmente durante la notte erano stati il terreno di una battaglia molto feroce e i jeans, come al solito infilati dopo la maglietta, rimasta impigliata sulla sinistra. Senza farsi notare, Kurt estrasse la camicia dai propri, nel punto in cui lei stessa era rimasta impigliata.

«Buongiorno Peter» salutò Steve, alzandosi in piedi, imitato da Kurt.

«Buongiorno… scusa, devo andare a prepararmi» disse, rivolto al ragazzo. Quello annuì, afferrando gli stessi cereali scelti precedentemente da Kurt e riempiendo con quelli una tazza pulita.

«Si, ok… Steve, ieri notte ho rotto il vetro di quel negozio di articoli sportivi dove siamo andati il mese scorso a comprare i costumi da bagno… c'erano tre tizi che stavano cercando di scassinare la saracinesca della gioielleria di fronte.» annunciò il ragazzo, cominciando a mangiare. Steve sospirò.

«Vedrò di andare a dare un'occhiata in mattinata e cercare di convincere il proprietario a non sporgere denuncia. L'assicurazione della gioielleria dovrebbe pagare... alla fine li hai presi, no?» chiese l'uomo, infilando il bicchiere usato nella lavastoviglie.

«Si, certo che li ho presi. Li ho lasciati appesi davanti alla stazione di polizia dieci minuti prima di tornare a casa.» affermò Peter, mentre Kurt usciva dalla cucina e si guardava attorno. Le finestre del salotto (ovvero le pareti) erano già state aperte e la luce invadeva la stanza. Salì le scale, raggiungendo il secondo piano, quindi si diresse in bagno per darsi una sciacquata e prepararsi ad uscire, le parole di Peter che ancora gli risuonavano nelle orecchie senza che lui sapesse effettivamente perché.


***


Coff... ancora niente appuntamento eh? *_*" Tranquilli! Domenica posto il nuovo capitolo e FINALMENTE lo scopriremo!!

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Baci, Andy <3

  
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