Titolo: Positively Primeval
Personaggi: Gastone/Belle
Prompt ©Ornella della Rovere: Non capiva perché, invece di
ostinarsi a guardare tutte quelle parole stampate, non ammirasse lui.
Generi: Introspettivo, Romantico
Avvertimenti: Probabile OOC
Note: Il titolo è il famoso insulto di Belle che Gaston prende come
un complimento (“Gaston, sei decisamente
primordiale!” / “Ah ah ah, grazie,
Belle!”); Gaston mi piace come personaggio, credo che con un minimo di “lucidatura”
avrebbe potuto avere tanto potenziale… Oppure è solo la mia incapacità di scrivere
di personaggi stupidi e maschilisti a parlare. In ogni caso, spero apprezziate
questo breve curiosare nella sua mente!
________________________
Positively Primeval
“Belle, it's about time you got your head out of those
books
and paid attention to more important things.
Like me.”
[Gaston,
Beauty and the Beast]
Tutte le volte che posava lo sguardo su di lei,
Belle aveva quel suo grazioso naso all’insù sepolto tra le pagine ingiallite di
qualche vecchio volume preso in prestito dalla biblioteca del villaggio – suo
padre non era abbastanza ricco da permettersi di gettare denaro nei passatempi
inutili della figlia, e lei si doveva adeguare.
Qualsiasi cosa facesse, ovunque andasse, che
piovesse o ci fosse il sole, Belle se ne andava in giro con un libro ben
stretto tra le mani o riposto nel cestino tra compere e vivande, come se fosse
materialmente impossibile per lei uscire di casa senza.
Gaston stava giusto uscendo dalla drogheria – più
povero di qualche moneta d’argento, con il borsello appesantito da nuovi
proiettili e una fresca ricarica di polvere da sparo – quando la ragazza protagonista
dei suoi pensieri gli passò accanto, arrivando persino a sfiorarlo con l’orlo
del suo vestito, senza mai sollevare gli occhi dal libro e, neanche a dirlo,
senza accorgersi di lui.
Aggrottando la fronte e sistemando i suoi acquisti
all’interno della borsa che gli pendeva dalla cintura, Gaston si affrettò ad
andarle dietro, per nulla intenzionato a farsi ignorare.
Fu così che si accorse di quello che sarebbe
potuto diventare uno spiacevole incidente: Belle, come suo solito, si stava
apprestando ad attraversare la strada senza far caso al mondo che la
circondava – che cosa diavolo poteva mai esserci, in quei fogli vecchi e
scribacchiati, di così interessante da farglieli preferire alla vita vera che
le scorreva attorno senza che lei vi prendesse parte? – e dunque non si avvide del carro che veniva verso di lei a passo sostenuto, né del rumore degli
zoccoli del cavallo che pestavano furiosi il selciato.
Gaston sgranò gli occhi, e agì d’impulso. Senza
emettere un suono – non sarebbe servito a nulla chiamarla, se non a farla
spaventare e terrorizzare ancora di più la bestia già di per sé agitata –
scattò in avanti e le circondò la vita sottile con un braccio, strappandole un
urlo soffocato e attirandola bruscamente contro di sé giusto in tempo a levarla
dalla traiettoria del carro. Il conducente lanciò loro un’occhiataccia e un
avvertimento a fare più attenzione a dove camminavano, prima di proseguire per
la sua strada come se niente fosse.
Passata l’euforia e lo shock del momento, Gaston
si accorse che stava ancora tenendo la ragazza premuta contro il proprio petto;
e, per quanto la sensazione di quel corpo piccolo e morbido contro il fascio
solido di muscoli che era il suo fosse a dir poco deliziosa e allettante, il
giovane cacciatore si costrinse ad allentare la presa e indietreggiare di un
passo per porre una distanza più rispettabile tra loro. Si limitò a tenerle un
gomito in caso non avesse ben recuperato l’equilibrio, e la osservò mentre
sollevava i suoi grandi occhi castani su di lei, palesemente terrorizzati.
«Stai bene, Belle?» Le chiese, mascherando la sua
preoccupazione con un tono burbero.
Lei batté le palpebre, rilasciò un respiro che non
si era accorta di aver trattenuto, e annuì piano. «Uh, sì, Gaston, grazie, io…
Quel libro era – oh, mio Dio! Il libro!» Esclamò tutto ad un tratto facendolo
sobbalzare, guardandosi freneticamente intorno fino a che i suoi occhi non si
posarono su ciò che era rimasto del volume in mezzo alla strada – e che le
ruote del carro e gli zoccoli del cavallo avevano irreparabilmente distrutto.
«Oh, il libraio sarà così arrabbiato…» Mormorò
dispiaciuta, correndo in mezzo alla strada per raccogliere i resti del libro –
incurante di aver rischiato di essere travolta appena pochi secondi prima.
Gaston restò sul marciapiede, irritato e perplesso
insieme, a guardarsi intorno per evitare che qualcos’altro decidesse di provare
a investire la ragazza che aveva tuttora ogni intenzione di sposare. Certo,
avrebbe preferito che le sue attenzioni fossero interamente riversate su di lui
– di sicuro non avrebbe dovuto competere con quegli inutili ammassi di carta
straccia ancora per molto tempo, no? – ma fin quando Belle non fosse stata
pronta ad accettare la sua proposta si sarebbe limitato ad osservarla da
lontano, e a pregare qualche entità superiore che la gente smettesse di
stampare libri.
Quando tutti i fogli furono ritirati da terra e riposti
dentro il cestino della ragazza, Gaston fece un passo in avanti e le porse una
mano, aiutandola senza fatica a rialzarsi. Belle si passò una mano tra i
capelli per ritirarsi i ciuffi che le erano ricaduti in faccia, e il giovane
volle cullarsi per un attimo nell’illusione che quel delizioso rossore sulle
sue guance fosse stato in qualche modo causato da lui.
«Grazie, Gaston», sospirò, scrollandosi poi la
gonna e le mani dalla polvere della strada.
Con un piccolo guizzo della mascella, Gaston
trattenne un sorriso – dubitava che Belle lo stesse ringraziando per averle
salvato la vita. In realtà, dubitava persino che la ragazza si fosse resa conto
del pericolo che aveva appena corso.
«Hn», grugnì in qualche modo affermativamente.
«Stavi tornando a casa?»
La ragazza posò gli occhi su di lui come se lo
stesse vedendo per la prima volta. «Eh? Ah, no, voglio dire, sì, ma ora è meglio che
vada a spiegare l’accaduto al libraio, non vorrei che… oh, e questo libro
sembrava così interessante, e ora non saprò neanche come andrà a finire…»
Gaston allargò le narici nel prendere un profondo
sospiro e chiedere pazienza all’universo. «Dovresti leggere di meno e prestare
più attenzione a ciò che ti circonda, Belle», ribatté con tono inaspettatamente
severo, inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia sul petto.
Lei roteò gli occhi, sorridendo indulgente. «Mi
hai già detto diverse volte che cosa ne pensi, Gaston, non serve ripetere le
stesse cose ogni volta che ci incontriamo.»
Il giovane aggrottò la fronte – aveva
l’impressione che avesse preso le sue parole per un insulto, e di certo non era
quella la sua intenzione. «Volevo solo farti notare che è pericoloso–»
«Scusami, Gaston, ma devo proprio andare adesso!
Devo sbrigare altre commissioni prima di rientrare», lo interruppe
frettolosamente, battendogli gentilmente una mano sull’avanbraccio. «Ci
rivedremo di sicuro. Buona giornata!» Esclamò, scappando e sparendo inghiottita
dalla folla.
Gaston rimase immobile sul ciglio della strada, lo
sguardo incredulo posato sul punto in cui Belle era scomparsa, e una richiesta
di maggior buonsenso bloccata in gola.
«Che diavolo di ragazza», sibilò a denti stretti.
Uno di quei giorni le avrebbe chiesto che cosa accidenti avessero quei libri da
offrirle più di lui – il suo sguardo cadde distrattamente sul vetro di una
finestra lì vicino, e la superficie gli restituì il proprio aitante riflesso che
lui non poté fare a meno di approvare mentalmente; ma fu la strana espressione
irritata e intenerita che gli adornava il viso a farlo impensierire.
Scuotendo il capo e scrollandosi di dosso certe imbarazzanti
idee, Gaston girò sui tacchi e tornò ai propri affari.
-.-.-.-.-.-.-.-
One-shot: 1123 parole.