Crossover
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Autore: Crybaby    06/11/2015    2 recensioni
[Sailor Moon; Dragon Ball; Naruto]
Si sa: in un mondo dove i combattimenti sono all’ordine del giorno, ogni periodo di pace, breve o lungo che sia, è destinato a terminare. Anche se il suddetto periodo di pace, durato poco più di un anno, è seguito ad una dura e cruenta battaglia combattuta contro il male in persona.
La causa di tutto?
Cinque splendide ragazze, tornate misteriosamente alla vita.
Cinque brillanti scienziate, più potenti che mai.
Cinque diaboliche streghe, assetate di vendetta.
Cyprine, Telulu, Eudial, Viluy e Mimete: in altre parole, le Witches 5.
A un anno di distanza dagli eventi di “Last Menace Of Chaos”, i difensori della Terra sono chiamati ad una nuova, improbabile quanto difficile battaglia. Ma chi ha detto che debbano per forza essere loro i protagonisti?
Genere: Azione, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Tripla Battaglia Per Il Destino Del Mondo (Quarta Parte)

Kaolinite schioccò le dita.
L’interno della cupola fu subito avvolto da una densa nebbia, che, obbedendo agli ordini mentali della strega, assunse la forma di un paesello dall’aspetto antico costruito sulle rive di un lago. La nebbia si sfaldò e riformò subito, mostrando nel dettaglio un avvenimento che stava per aver luogo nella piazza principale: ai piedi della torre dell’orologio, di fronte a una folla di gente, quattro donne erano state spinte a forza su un palco da un uomo incappucciato e legate a dei pali, posti in mezzo a dei mucchi di paglia.
-Era il tempo in cui negli uomini regnava la superstizione. Era il tempo in cui il valore delle donne era di poco superiore a quello degli schiavi. Era il tempo della caccia alle streghe.
Con una torcia l’uomo incappucciato diede fuoco alle pire, condannando le quattro malcapitate a morire tra le fiamme.
-All’epoca io ero solo una bambina innocente. E quello era l’unico destino che mi attendeva.
L’illusione si concentrò sulla folla di spettatori. Fra uomini festanti armati di forconi e donne anziane in lacrime, spiccava una bimba di circa dieci anni. Nonostante i capelli e gli occhi nerissimi la rendessero quasi irriconoscibile, Hotaru riuscì a ricollegare i suoi lineamenti a quelli di Kaolinite.
-Io, come molte altre bambine della mia età, ero condannata a non avere un futuro. Le nostre madri ci erano state portate via e i nostri padri, già rassegnati all’idea che dovessimo morire, ci avevano sbattute fuori di casa a crepare di fame o di malattia. Io… non avevo amiche, né persone a cui potessi chiedere asilo o conforto. Non avevo speranze. Ma, già allora come oggi, ero orgogliosa ed ostinata. Non avrei mai dato a quegli uomini bestiali la soddisfazione di vedermi soffrire. Così, per un lungo periodo vissi come una ladra: di giorno mi procacciavo il cibo utile a sopravvivere, rubandolo dalle case dei benestanti, e di sera mi mescolavo alla calca per assistere ai roghi quotidiani, e prepararmi al meglio al fatidico momento.
La nebbia raffigurò nuovamente uno dei brutali roghi e il capannello di uomini e donne che vi assisteva, questa volta cancellandone gradatamente uno alla volta e lasciando visibili alla fine solo due persone.
-Fu in una di quelle sere…
Una era Kaolinite, celata in un mantello con cappuccio.
L’altra era una signora anziana, di cui alla bambina non era sfuggito il sorriso dipinto sul volto.
-…che la mia vita ebbe una svolta decisiva.
La giovane Kaolinite sgusciò tra la folla per correre dietro a quell’anziana sospetta. La seguì senza sosta, attraverso le vie del paesello e poi oltre i suoi confini, attraversò un bosco reso tetro dal buio della notte, e infine si fermò trafelata poco lontano dall’ingresso di una grotta. La signora che aveva pedinato sino a quel momento entrò, non prima di aver passato una mano sul suo volto ed essersi tramutata in una ragazza più giovane.
Stupefatta e incuriosita, Kaolinite si azzardò ad entrare: dopo aver percorso in silenzio un lungo corridoio scavato nella roccia, la bambina sbucò all’apice di una scalinata a chiocciola che circondava un’enorme antro, popolato di donne vestite con abiti e mantelli variopinti che festeggiavano la loro esistenza sfarzosa danzando intorno a calderoni, falò e creature mai viste prima.
-Ebbene sì. Le streghe esistevano sul serio, ed erano davvero malvagie come si diceva. Facendo ricadere la colpa delle loro stregonerie su povere donne innocenti, potevano permettersi di mescolarsi alla società, beffandosene e vivendo a lungo a sue spese. Quella scoperta fece rivoltare la mia mentalità come un guanto. Se prima ero rassegnata a morire, dopo quella notte il mio primo desiderio era vivere, rinnegare il mio stato di comune donna mortale senza futuro e diventare una vera strega!
La bambina era sul punto di farsi coraggio ed introdursi al clan delle streghe, ma in quella proprio una di esse la sorprese alle spalle e le annebbiò i sensi con una carezza sulle guance.
La scena cambiò dunque al momento in cui Kaolinite si riprese. Immobilizzata da dei rami spinosi, era stata condotta ai piedi di un trono lugubre sul quale era seduta una donna: il volto era celato nell’ombra ma, dalle mani grigie e rugose e dagli abiti ricchi e adornati con svariati gioielli, era chiaro che doveva trattarsi della strega più anziana e più importante.
-Le altre streghe implorarono di uccidermi per aver scoperto il loro segreto, ma la matriarca del clan fu magnanima. Il fatto che non covassi alcun risentimento nei loro confronti, che non mi interessava vendicare mia madre bruciata ingiustamente al rogo per colpa loro, fece capire loro che in me si celava un’indole malvagia, uno dei requisiti necessari per padroneggiare la magia nera.
L’anziana maga schioccò le dita, liberando la prigioniera. Si susseguirono poi scene rapide e di difficile comprensione, in cui la giovane Kaolinite, nascosta fra le ombre dei vicoli del paese, aggrediva ignari passanti solitari e li assassinava silenziosamente, recidendo loro la gola con un pugnale.
-La strega madre mi concesse dunque la possibilità di entrare a far parte della loro cerchia, sottoponendomi ad una prova. Avrei dovuto corrompere la mia anima commettendo cinque omicidi, ed offrendo agli spiriti i cadaveri delle mie vittime.
Con le sue sole forze, la bambina trascinò uno alla volta i corpi morti, richiusi in sacchi, dal paese fino all’antro delle streghe e alla stanza del trono. Lì, distese i cinque cadaveri nelle punte di una grande stella disegnata sul pavimento, quindi si inginocchiò, come in preghiera, per recitare delle incomprensibili formule magiche che la strega madre le stava dettando leggendole da un antico libro.
Al termine del rito la donna richiuse il libro con un tonfo e Kaolinite si alzò, guardandola con occhi colmi di speranza in attesa del suo premio.
-Per la prima volta in vita mia ero felice. Ero convinta che il mio sogno si stesse realizzando…
Facendo sussultare Hotaru per lo spavento, una risata rauca e agghiacciante rimbombò per la cupola.
-…invece, era solo l’inizio del mio incubo.
Due fiamme altissime si accesero ai lati del trono, svelando con la loro luce la bruttezza del volto incartapecorito e sdentato della matriarca; non fu però quella visione a terrorizzare la Kaolinite del passato, ma ciò che era apparso alle spalle della vecchia.
Un essere bestiale, scheletrico, ricoperto di sparuti peli grigi. Una creatura dagli arti lunghi e le dita ossute e appuntite come stecche. Uno spettro dalla testa larga e schiacciata, caratterizzata da due occhi vitrei come se fosse cieco, due fessure quasi invisibili al posto del naso, e una bocca sottile e incurvata in un ghigno sadico. L’essere era nudo, eccezion fatta per un pesante medaglione che portava al collo.
Proprio dal medaglione, apertosi in due, uscì una sfera di luce che fluttuò fino al petto della sempre più ridanciana strega madre; nello stesso istante, un frammento d’anima più piccolo venne strappato da una forza invisibile dal petto della giovane Kaolinite e prese il posto del precedente all’interno del pendaglio.
Al compimento di ciò, lo spirito fu avvolto da fiamme infernali e scomparve nel nulla. Confusa e disorientata, Kaolinite domandò alla matriarca cosa fosse successo, ma un avvenimento ancora più spaventoso accadde. Ridendo un’ultima volta, la donna si decompose rapidamente, divenendo un mucchio di ossa e poi di polvere.
Attirate dai vari rumori, due streghe entrarono in quel momento nella stanza per controllare. Presa dal panico, Kaolinite rubò il librone della matriarca e fuggì, correndo a testa bassa. Nella sua fuga spericolata, la bambina rovesciò calderoni e altri strumenti per creare un diversivo, risalì a perdifiato la scalinata a chiocciola, uscì dalla grotta e continuò a correre attraverso la foresta, alla cieca, senza una meta ben precisa ma col solo obiettivo di porre più distanza possibile fra lei e le streghe.
La scena si spostò a qualche ora più tardi. La piccola Kaolinite era seduta ai piedi di un albero, esausta e sporca per la lunga corsa attraverso la foresta, ma ancora incapace di addormentarsi. Approfittando delle prime luci dell’alba cominciò allora a leggere il libro scritto dalla matriarca, trovando ben presto le risposte che cercava.
-Ero stata ingannata. La strega madre non mi aveva lasciato in eredità la sua magia, bensì una maledizione in cui lei stessa era incappata in gioventù. Alla ricerca di un incantesimo per allungare la propria vita, era stata tentata da uno spirito maligno e convinta ad eseguire il rito dei cinque omicidi. Ella ottenne quello che cercava e visse per quasi mille anni, ma ad un carissimo prezzo. Al termine della sua lunga vita, fosse arrivata per morte naturale o causale, lo spirito sarebbe tornato per reclamare la sua anima. Per portarla con sé… nel suo regno.
La Kaolinite del presente manipolò la nebbia, per mostrare ad Hotaru un’illustrazione tratta dal libro. Essa raffigurava in maniera stilizzata e grottesca lo spirito maligno, intento a torturare e violentare con le sue dita ossute uno spirito senza volto.
-Non ci sarebbe stato paradiso né inferno ad accogliere la matriarca alla sua morte, solo la sofferenza eterna. Per annullare la maledizione, la strega madre ha riottenuto la sua libertà nell’unico modo che le era venuto in mente. Ha promesso allo spirito maligno un’altra anima… LA MIA!
La nebbia mostrò allora la piccola Kaolinite, al momento della consapevolezza della sua situazione, abbracciata all’enorme libro e abbandonata ad un pianto disperato.
A quella visione Hotaru fece per portarsi una mano sulla bocca, ma Kaolinite glielo impedì sorprendendola con un violento calcio.
-Non… Non provarci nemmeno, a mostrare pietà per me! Non ne ho bisogno ora, e non ne ho avuto bisogno allora! È vero, la prospettiva di poter vivere per mille anni e non poterne godere nemmeno un minuto sapendo cosa mi avrebbe atteso alla morte mi fece soffrire immensamente… Ma non mi persi d’animo. Non potevo permettermelo. Le streghe del clan erano ancora sulle mie tracce, intenzionate a farmela pagare per aver violato il loro segreto: dovevo quindi essere pronta a difendermi e reagire. Grazie alle formule e ai segreti contenuti nel libro della matriarca, in pochi anni riuscii a padroneggiare appieno la magia. Imparai a levitare, a teletrasportarmi, a creare fulmini dal nulla… In un modo o nell’altro, ero diventata una vera strega.
Si susseguirono scene fugaci che rappresentavano la parziale rivalsa di Kaolinite: nonostante avesse ancora l’aspetto e le dimensioni di una bambina, grazie alle magie un tempo appartenute alla matriarca e unendole alle proprie doti di assassina, ritornò a testa alta nel covo delle streghe e le sconfisse una dopo l’altra, per poi terminarle senza pietà trapassando i loro cuori con un fulmine e troneggiare sui loro corpi accatastati.
-Sbarazzatami di quella minaccia, fui libera di setacciare da cima a fondo il loro antro. Anche se in cuor mio sapevo già che sarebbe stato inutile, volevo comunque tentare di scoprire un altro modo per rompere il patto con lo spirito maligno. Ovviamente non lo trovai… ma in uno dei tomi più antichi nascosti nella loro biblioteca segreta rinvenni qualcosa di ugualmente interessante. La storia della magia nera narrava infatti di un caso, un unico caso, in cui una strega era riuscita ad annullare ogni effetto di una maledizione che l’aveva colpita con un potere diametralmente opposto: quello dell’amore puro e sincero di un uomo.
La giovane Kaolinite rimase a fissare le pagine e le illustrazioni che narravano quella leggenda per qualche istante.
Quindi, con disprezzo, richiuse il libro e lo scaraventò bruscamente su una pila di altri tomi già esaminati.
-Scartai subito quella possibilità. Nell’epoca in cui ero nata, avevo imparato a odiare gli uomini e la razza umana in generale. Non avevo mai nemmeno ricevuto amore da mio padre, come potevo sperare di provarne a mia volta? Non mi restava che seguire le orme della matriarca e trovare a mia volta qualche aspirante strega da ingannare. Altri anni e altre epoche passarono: Pian piano, la discriminazione per il sesso femminile si affievolì fino a sparire quasi del tutto. Finalmente, in un periodo più roseo, trovai il coraggio di reintegrarmi nella società a viso aperto. Mai completamente, però: fui infatti costretta puntualmente e ripetutamente a cambiare paese e identità, per non attirare troppo l’attenzione sulla mia anomala giovinezza.
La seconda, lunghissima infanzia di Kaolinite passò veloce davanti agli occhi di Hotaru e dei tre prigionieri: la strega bambina domandava e otteneva asilo a diversi orfanotrofi, veniva inserita in istituti e scuole, conosceva altre bambine, giocava con loro e stringeva amicizie… il tutto per trovare una povera ingenua da ingannare.
-Purtroppo, nonostante innumerevoli tentativi, non riuscii mai nel mio intento. Non per gioco, né usando animali invece che esseri umani, né tantomeno ipnotizzando la malcapitata di turno per costringerla ad eseguire il brutale rito. La gente aveva ormai smesso di essere superstiziosa e credere nella magia, e io, non volendo scatenare una nuova caccia alle streghe, decisi infine di non espormi più di tanto e pazientare. Gli anni trascorsero, rapidi. Da bambina divenni gradatamente adolescente…
Gli anni, i decenni, i secoli scorsero rapidi di fronte ad Hotaru, che quasi rapita ammirò l’evolversi delle mode delle varie epoche riflettersi sul vestiario di Kaolinite. La nebbia illusoria proseguì la sua accelerata attraverso il tempo per un altro paio di minuti, fino a rallentare e fermarsi su uno specifico avvenimento.
La strega, intenta a leggere un libro seduta su una panchina in totale solitudine, fu avvicinata da un ragazzo mai visto prima. Un giovane galantuomo elegante e gentile, che senza timore le porse la mano per presentarsi.
-…e l’ipotesi di sfruttare il potere dell’amore si fece viva più che mai.
Kaolinite e il giovane si trovarono subito in sintonia e la nebbia non mancò di mostrare i momenti più intensi della loro relazione, dalle passeggiate sulla spiaggia alle galoppate insieme, passando per il primo bacio, fino addirittura a giungere al matrimonio. Hotaru quasi stentava a riconoscere la sua odiata nemica, e non solo per i capelli e gli occhi ancora diversi: nel suo abito bianco da sposa, Kaolinite appariva davvero felice e raggiante.
Purtroppo, la sua felicità non era destinata a durare. Ad un passo dal dire il fatidico “sì” davanti all’altare, la strega cambiò espressione in dubbiosa, e, dopo essersi guardata le mani e toccata il viso, in rabbiosa e disperata. Il fatto che non fosse cambiato nulla in lei, che non fosse morta come la matriarca, era un chiaro segnale che la maledizione dello spirito non era stata affatto spezzata. Era un segnale che non c’era amore nell’uomo che stava per sposare.
Ruggendo di rabbia, Kaolinite lanciò il mazzo di fiori che teneva in mano in faccia al ragazzo e corse fuori dalla chiesa, seguita dagli sguardi sbigottiti degli invitati e del prete.
-Il vero amore… Mi ero illusa di trovarlo. Nessuno mi aveva mai amata veramente. Tutti i ragazzi che avevano osato avvicinarsi a me lo avevano fatto solo per il mio aspetto fisico. Non uno solo si era mai davvero interessato a me per come ero dentro.
Chiusasi in un bagno per sfogarsi, Kaolinite fissò in uno specchio la propria immagine. Immagine che proprio in quel momento subì una trasformazione.
Stimolata dai forti sentimenti negativi, la magia nera insita in lei manifestò la sua presenza sul suo corpo: la pelle, prima rosea, si fece gradatamente diafana; i capelli neri si tinsero di rosso sangue; gli occhi infine si colorarono di un inespressivo blu cobalto. Una colonna di luce investì poi la ragazza, lacerando l’abito da sposa e lasciandola temporaneamente nuda; quando si spense, la giovane Kaolinite si ritrovò indosso i vestiti neri da strega.
-Quello fu il giorno in cui persi ogni speranza di salvarmi. Mi ritirai a vita privata, e per distaccarmi completamente dalla razza umana rimossi il mio vero nome dalla mia memoria e assunsi quello che tutti voi conoscete: Kaolinite, come il minerale dal colore pallido come la mia nuova carnagione. Fui anche tentata più volte di commettere il suicidio e anticipare il mio ricongiungimento con lo spirito maligno, ma ogni singola volta mi tirai indietro come una codarda. I successivi secoli li vissi nella più totale apatia e gli avvenimenti più importanti della storia scivolarono davanti ai miei occhi nel più totale disinteresse. Da ragazza divenni donna, ma nient’altro cambiò nella mia vita… Fino a un giorno come tanti. Un giorno di circa una ventina d’anni fa. Come un fulmine a ciel sereno, avvertii un potente e sconosciuto incantesimo abbattersi su questa stessa città e concentrarsi nei corpi di otto bambine e un bimbo maschio, nati a distanza di pochi mesi l’uno dall’altra.
A quella rivelazione, Sailor Pluto sussultò e per poco non lasciò cadere il suo scettro. C’era un solo avvenimento di sua conoscenza che corrispondeva a quanto detto dalla strega.
“Il momento in cui il principe Endymion, Sailor Moon e tutte le guerriere si sono reincarnati per volere della Regina Serenity! Non può esserci altra spiegazione!”
-Mi misi sulle tracce di questi nove neonati- proseguì Kaolinite -e rintracciatoli, ne spiai l’infanzia da lontano, sperando di carpire il segreto della misteriosa magia che emanavano. Non ottenni risultati ma, fiduciosa di essere su una buona strada per trovare una soluzione al mio eterno dilemma, non persi le speranze e decisi di adottare un approccio più diretto. Penso sia inutile dirti, mia piccola Hotaru, quale avvenimento mi permise di entrare nella vita di uno di quei bambini…
Hotaru annuì impercettibilmente.
Quindi girò le spalle alla strega e si nascose il volto fra le mani, rifiutandosi di farsi vedere a piangere al ricordo della morte di Keiko, sua madre e moglie di Soichi.
-Sentendo il bisogno di far avere ancora una figura femminile accanto ad Hotaru il dottor Tomoe fece richiesta di una tata, ed io, sotto il nome di Kaori, fui pronta a farmi avanti. Nonostante avessi raggiunto il mio scopo, però, non riuscii mai a capire cosa ci fosse di speciale in quella bambina. Ero comunque fiduciosa, e decisi di continuare a lavorare per la famiglia Tomoe e aspettare che la bambina crescesse…
Crudelmente, Kaolinite si avvicinò ad Hotaru per levarle le mani dagli occhi e costringerla a guardare.
-…e poi avvenne quel fatale incidente.
La nebbia illusoria mostrò allora l’orribile catastrofe avvenuta durante un esperimento di Soichi in laboratorio, in cui Hotaru rimase ferita quasi a morte e Pharaoh 90, l’essere malvagio ed informe proveniente dallo spazio profondo, trovò un collegamento con la Terra.
Anche Kaolinite era presente e aveva assistito al tragico evento.
-Rimasi sconvolta da quell’inaspettato corso di eventi… ma non fu l’apparizione delle entità aliene a colpirmi.
Facendosi strada tra i detriti del laboratorio distrutto, la strega si avvicinò piano al professore e alla figlia morente, appena in tempo per assistere alla loro possessione da parte del Germatoide e di Mistress 9, i due emissari di Pharaoh 90.
-Furono i sentimenti di quell’uomo a far breccia nella mia mente. Un uomo disposto a stringere senza esitazioni un patto con il demonio pur di salvare sua figlia, a costo di condannare entrambi ad una vita di implicita schiavitù e sofferenza… Abituata a uomini come il mio disinteressato padre o il ragazzo che mi aveva portata all’altare solo per il mio aspetto fisico, non avrei mai immaginato che esistesse una persona come Soichi. Non avrei mai immaginato di poter provare empatia per qualcuno. Empatia, attrazione… amore. Da quel momento, la possibilità di indurre qualcun'altra a compiere il rito dei cinque omicidi non mi sfiorò più, nemmeno quando mi furono assegnate come allieve le future Witches 5. In testa avevo solo un pensiero: aiutare Soichi Tomoe, essergli vicino, e farlo innamorare di me. Purtroppo, un grande ostacolo si frapponeva tra me e lui…
La nebbia si focalizzò su Soichi. Completamente posseduto, l’uomo ruotò la testa verso Kaolinite, sfoggiando il sorriso da pazzoide che l’avrebbe caratterizzato negli anni successivi.

-…io e te dobbiamo fare due chiacchiere.

-Il Germatoide aveva capito subito che ero una strega, e per le mie capacità fui costretta ad unirmi alla causa del Pharaoh 90. Iniziai quindi una doppia vita: in teoria ero Kaori, assistente dello stimato professor Tomoe, tutrice della figlioletta Hotaru e professoressa al prestigioso istituto Mugen; in pratica ero Kaolinite, braccio destro del Germatoide e agente al servizio di Pharaoh 90, a cui era assegnato il compito di rintracciare i tre talismani, la Coppa Lunare e tutti i cristalli necessari al risveglio della Creatura del Silenzio, Mistress 9. Per mia fortuna, né il Germatoide né l’ancora dormiente Mistress 9 capirono mai le mie reali intenzioni. Soltanto una persona all’interno dei Death Busters è arrivata ad intuire qualcosa… ed è pure successo appena un’oretta fa.
Al classico schiocco di dita, la nebbia si compattò per formare l’immagine… di Eudial.

-Per tutto il periodo in cui sei rimasta in carica non hai fatto nulla per aiutare la causa dei Death Busters! Sceglievi le tue vittime a casaccio, lasciavi i daimon allo sbaraglio, certe volte nemmeno ti fermavi a controllare i cristalli! Con il tuo ritmo, prima ancora che tu fossi riuscita a trovare uno dei talismani la Creatura del Silenzio sarebbe morta!…

-Ed ecco finalmente la risposta alla tua domanda, Hotaru. Io non ho mai veramente voluto il successo dei Death Busters, anzi. Ho sempre e solo fatto di tutto per portare il risveglio di Mistress 9 al fallimento. In veste di Kaolinite, mi preoccupavo di ritardare il più possibile il ritrovamento della Coppa Lunare e dei cristalli. In veste di Kaori, non facevo altro che abusare psicologicamente di te, ingenua e mentalmente fragile Hotaru, per spingerti presto o tardi al suicidio!
Il cuore di Hotaru perse un battito. Improvvisamente, il senso della sua già triste infanzia acquistò un nuovo, sinistro significato.
-In un modo o nell’altro Mistress 9 sarebbe morta, e con l’avvento del Pharaoh 90 impedito per sempre il Germatoide avrebbe abbandonato il corpo del dottor Tomoe e se ne sarebbe andato! A quel punto, io sarei stata vicina a Soichi. Lo avrei sostenuto nel dolore per la perdita della figlia, lo avrei aiutato a ricostruire da zero la sua vita, e lui… Lui finalmente mi avrebbe amata, liberandomi una volta per tutte dalla maledizione dello spirito maligno!
-Se quello che dici è vero- si intromise Sailor Pluto -perché alla fine hai comunque rapito la Piccola Lady? Perché l’hai offerta a Mistress 9 permettendone il risveglio?
-Piccola lady… intendi quella nanerottola di Chibiusa, giusto? Mi stai chiedendo perché, nonostante i miei propositi, alla fine io abbia adempito al mio compito? Ci stavo appunto arrivando…
La nebbia ricostruì un momento apparentemente normale fra Kaolinite e il professor Tomoe, all’interno della base dei Death Busters.

-Vi ho preparato del caffè, professore.
-Grazie… Ahh…
Tomoe si diede dei colpetti su una spalla, come per segnalare uno stiramento.
-Qual è il problema?- domandò Kaolinite apprensiva.
-Ultimamente, un po’ tutto mi sta dando preoccupazioni. Mi sento le spalle irrigidite…
-Permettete che ve le massaggi.
Posato il vassoio da una parte, la sorridente strega posò le mani sulle spalle del professore, che subito sembrò sentirsi meglio.
-Mi spiace che io ti faccia preoccupare così tanto, Kaori.
-Non dite così…
-Tu ti sei calata alla perfezione nel ruolo di mia assistente.
-Ma certamente. Voi mi avete ritrovata e salvata dalla morte, Professore. Sarei disposta a fare qualsiasi cosa per rendermi utile a voi… Perché io…
-È davvero un peccato sprecare il tuo talento solo per recitare la parte della segretaria… Tu sai di cosa sto parlando, vero?
Il professore accarezzò una mano della sua sottoposta.
-Io voglio che tu ritorni il prima possibile sul campo di battaglia.
Mostrandosi insicura, Kaolinite interruppe il massaggio e abbassò lo sguardo.
-Ma… Io…
-Conto su di te.
Tomoe si era alzato dalla sedia, e, dopo averle messo brevemente una mano sulla spalla, fece per allontanarsi. Era quasi uscito dalla stanza, quando Kaolinite si voltò verso di lui per provare a richiamarlo.
-Professore… Io…
-Tu sei l’unica su cui io possa contare… Kaolinite.
Rimasta sola, la donna restò per un attimo immobile, interdetta. Poi, i suoi occhi scintillarono, e il suo corpo fu avvolto per la seconda volta dalla colonna di luce rossa che prima la rese nuda, e poi, quando si spense, le donò l’abito nero da strega.

-Ero stata illusa di nuovo. Mi ero convinta che Soichi avesse ripreso un parziale controllo di sé e un po’ della sua umanità… e invece a salvarmi la vita, dopo la mia prima sconfitta per mano delle sailor, era stato solo il dannato Germatoide. A quel punto, mi rassegnai all’idea che risvegliare il buon vecchio Soichi fosse possibile. Tuttavia il fatto che esistesse comunque qualcuno interessato a me, e non per il mio aspetto fisico, anche se si trattava di un mostruoso alieno parassita, mi impedì di abbandonare i Death Busters. Per la mia mente disperata, il Germatoide rappresentava la mia ultima spiaggia: se avessi portato a termine la missione, forse avrei ottenuto quello che cercavo. Purtroppo, mi sbagliai. Mi sbagliai di grosso.
Si arrivò infine al fatale momento. Hotaru provò un tuffo al cuore, nel vedere sé stessa strappare con la forza il cristallo del cuore dal petto della sua migliore amica Chibiusa e divorarlo, per poi trasformarsi nell’affascinante quanto spietata Mistress 9. La piccola sailor distolse lo sguardo, non potendo sopportare oltre, ma Kaolinite la afferrò per i capelli e la costrinse a rialzare la testa.
-Ti proibisco di distrarti proprio ora. Non è forse questo, tra l’altro, il momento che hai sempre sognato di rivedere?

-Questa è la nostra vittoria, professore!
-Ed è tutto merito tuo, Kaolinite. Mi dispiace averti fatto tribolare così tanto.
-…! Questo… questo pensiero è più di quanto sperassi, professore! Io… I…

Il cadavere della Kaolinite del passato, fulminato a morte da Mistress 9, crollò ai piedi di Hotaru e svanì nel nulla, così come il resto della nebbia.
Con sfacciata finta dolcezza, la Kaolinite del presente si chinò invece accanto alla piccola sailor e le cinse le spalle con un braccio.
-Ti è piaciuto, bambina mia? Ti ha divertito, vedere per la prima volta il momento in cui mi hai uccisa?
-N…
-Ma certo, capisco. Vedermi morire sul colpo non è stato abbastanza divertente, giusto? Vuoi anche sapere cosa è successo dopo, GIUSTO?
-No… Ho capito, basta… Basta ti preg… !
La strega afferrò la testa di Hotaru e la costrinse a guardarla in faccia, tendendole anche le palpebre con le dita per non fargliele chiudere.
-E allora guarda. Guarda, e divertiti!
Hotaru si sentì quasi risucchiata dagli occhi bianchi e vuoti della donna, che come due piccoli schermi mostrarono a lei, e solo a lei, la tortura eterna che Kaolinite aveva sempre temuto.

Invece di essere portata nell’aldilà, vincolata dal patto stretto da bambina l’anima della strega fu trasportata in un luogo distorto prevalentemente rosso come sangue, al cospetto del mostruoso spirito maligno. Nel vedere la sua preda, leccandosi le labbra e salivando copiosamente la creatura trapassò da parte a parte Kaolinite con le sue dita ossute per violarne le parti più intime e assaporarne il dolore con goduria. Ma non si limitò al semplice piacere sessuale: dopo averla lesa nella dignità, lo spirito iniziò a giocare con Kaolinite come fosse stata una bambola di plastica, strappandole gli arti uno ad uno a morsi e riducendoli in poltiglia, per poi ricostruirla e ricominciare da zero il suo perverso divertimento eterno.

Le immagini di quelle torture inumane proseguirono per minuti che ad Hotaru parevano infiniti. Fino a che, magnanima, Kaolinite non decise di terminare il suo racconto.
-Il resto lo sai. Dopo diversi anni, fui riportata in vita da Chaos. Purtroppo, lo spirito maligno rimase in possesso del frammento d’anima che mi vincolava a lui. Fine della storia.
Kaolinite lasciò la presa su Hotaru. La quale, per lo shock di Setsuna, restò immobile senza dare segnali di reazione.
-Hotaru… Hotaru, reagisci, per l’amor del cielo!… Che cosa le hai fatto, Kaolinite?!?
La strega non rispose, allontanandosi invece lentamente come per prendere la giusta distanza.
-Tu… Tu sei solo una povera pazza!- gridò ancora Sailor Pluto -posso capire il tuo dolore, ma quello che stai facendo è ingiustificabile!…
-No, non puoi capirlo affatto. Sì, è giustificabilissimo. Adesso taci.
-Come puoi pensare che Chaos sia in grado di esaudire il tuo desiderio? Quel demone non sa cosa sia l’amore, non potrà mai costringere Soichi ad innamorarsi di te! E se anche ci riuscisse… In ogni caso, riportando Chaos al potere ci condannerai tutti alla morte, compreso anche Soichi! Di questo non t’importa nulla?
-Ho già dato una risposta a questa domanda giù al covo. A me interessa solo che Soichi mi ami e mi liberi dalla maledizione, poi… succeda quel che succeda.
-Tu... Tu non sai per niente che cosa sia l'amore!
A gridare era stata Tsunade. Kaolinite si girò per fissarla, incuriosita.
-Non credo tu possa avere voce in capitolo, mia cara...
-Invece sì! Amore è prima di tutto desiderare la felicità per la persona amata! Io... AH!
Senza preavviso, la strega infilò una mano in uno dei suoi buchi neri e senza spostarsi raggiunse Tsunade e le strinse la testa. La donna si divincolò, ma dopo nemmeno dieci secondi Kaolinite lasciò la presa.
-C-che cosa mi hai fatto?
-Ti ho letto il pensiero, per risparmiare tempo- spiegò la strega -…e così eri innamorata di un certo Dan, tristemente morto in guerra prima che poteste coronare il vostro sogno. Un giorno, un tuo vecchio amico nonché noto criminale di nome Orochimaru ti ha offerto di riportare Dan in vita, in cambio di un piccolo favore... e tu hai rifiutato la proposta. Aaah, capisco. Piuttosto che scendere a patti con Orochimaru hai preferito rinunciare al tuo promesso sposo. ...e vuoi farmi credere che lo amavi? Non farmi ridere!
-È proprio perché lo amavo che ho rinunciato a lui! Se avessi accettato la proposta di Orochimaru, Dan sarebbe stato strappato dal riposo eterno contro la sua volontà! Avrebbe vissuto come un fantoccio, infelice, congelato in un corpo non più suo e privato del libero arbitrio! Io non volevo che soffrisse in questo modo! Tu, invece, nella tua folle ricerca dell'amore di Soichi non stai facendo altro che distruggergli la vita! Prima hai tentato di portare la sua amata figlia al suicidio... e adesso hai intenzione di usarlo e poi condannarlo a morte insieme al resto dell'umanità! Se lo amassi veramente...
Kaolinite tornò a concentrarsi su Hotaru, rifiutandosi di prestare ancora attenzione all'Hokage.
-Forse dovrei mostrare anche a te le torture a cui lo spirito mi ha sottoposto, allora mi capiresti. ...ma mi sono stufata. Vi ho concesso fin troppo tempo per vivere.
Nelle mani di Kaolinite si formò uno scettro, simile a quello usato da Sailor Moon, ma nodoso e nero come la pece.
-Cos'hai intenzione di fare?!?- le gridò Endymion.
-Semplicemente, quello che Sailor Moon ha sempre fatto ai miei daimon. Distruggerò Hotaru, e lo spirito di Sailor Saturn riaffiorerà per poter essere consegnato nelle mani di Chaos. DEATH...
E proprio come Sailor Moon, Kaolinite cominciò a roteare su sé stessa sempre più velocemente.
-Hotaru!- gridò Setsuna, avendo intuito le intenzioni della strega -Hotaru, questo colpo ti ucciderà! Devi difenderti!
-SPIRAL…
Nonostante l’avvertimento di Sailor Pluto, però, Hotaru non diede segno di aver ascoltato.
-STAR…
La bambina era ancora in ginocchio, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto.
Nessuno dei presenti se n’era accorto, ma stava piangendo.
-…ATTACK!!!
Sotto forma di una spessa e gigantesca stella nera, il colpo di Kaolinite si abbatté con tutta la sua violenza sull’inerme Sailor.

… … …

Petirol barcollò, completamente a corto di fiato e di energia. Fece qualche passo all’indietro, ma riuscì a rimanere in piedi schiaffandosi le mani sulle ginocchia. La strega si guardò le braccia, leggermente disgustata: i muscoli, ingrossati al momento di assorbire l’energia del Super Flash Bomber, si erano ridotti di nuovo alle dimensioni normali, danneggiando però la pelle, solcata da evidenti smagliature sul punto di lacerarsi.
-Uff… Uff… Ahh… A quale prezzo posso sfruttare al massimo il mio potere migliore… Tu puoi capirmi benissimo, vero, Diciassette?
Petirol alzò lo sguardo verso l’immobile avversario, crollato a peso morto di fronte a lei.
L’energia della Kamehameha aveva gonfiato a dismisura i muscoli del corpo di Super C-17, deformandolo in maniera innaturale e riducendolo ad un orribile, informe ed immobile ammasso di carne e metallo.
-Ca… gna… ma… le… detta…
-Che sorpresa, riesci ancora a biascicare qualche insulto. Come sei carino!
La ragazza si avvicinò zoppicando al rivale, per assestargli un paio di buffetti sul volto deformato.
-Mamma mia, come ti sei imbruttito. Sai, vederti in questo stato mi farebbe anche morire dallo spavento… se non sapessi che ora sei alla mia totale mercé. È vero, io sono tremendamente stanca tanto quanto tu sei impossibilitato a muoverti…
Sorridendo, Petirol si librò lentamente in aria ed alzò entrambe le braccia al cielo.
-…ma, per tua sfortuna, dal cristallo di Ub ho appreso anche una tecnica per recuperare le forze e al contempo darti il colpo di grazia. Mi senti, pianeta Terra? Dammi la tua stupida energia!

  
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