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Autore: Risa Lily Angelie    07/11/2015    3 recensioni
Sono settimane che i suoi occhi non incrociano quelli di James e, ora che ne è costretta, sente le gambe farsi sempre più deboli.
"Ciao", vorrebbe dire, "Mi dispiace", "Ti amo".
Eppure dalla sua bocca non esce alcun suono, mentre le iridi s'appannano ed ella fa un paio di passi in avanti.
"Come stai?", vorrebbe chiedere, perché Dominique ancora si preoccupa.
Però non dice nulla; perché non può più pretendere nulla.
Vorrebbe abbracciarlo, baciarlo, sentire il suo tocco sulla propria pelle, ma sa che non può.
Non può più.
"Mi dispiace", vorrebbe dire. "Ti amo", vorrebbe dire.
Ma non pronuncia una sola sillaba e le sue labbra restano aride di parole.

***
[James/Dominique.]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Note: Sì, penso possa considerarsi una song-fic. La canzone che mi ha ispirata è 'Hello' di Adele, che potete trovare qui [ https://www.youtube.com/watch?v=YQHsXMglC9A ].





 
Hello from the other side;
[ I'm sorry for breaking your heart. ]






 
Hello, it's me...
 
«Psst!»

Vacanze natalizie del 2015, ma non tutti stanno festeggiando; comodamente adagiata sul letto nella propria stanza, una piccola Dominique – otto anni compiuti alla fine di maggio – è da sola, lo sguardo puntato sulla bambola che ha tra le mani.
Quando ella sente quel richiamo, volta il capo verso la porta, dove vede uno dei suoi numerosi cugini che entra nella camera.

«Non dovresti essere qui.» mormora la bimba con serietà d'adulta, aggrottando le sopracciglia ed osservando il ragazzino che ha di fronte.
«Perché no?» domanda egli, arricciando il naso in una smorfia; quella tipica di chi non ha capito assolutamente nulla.
 
Dominique si lascia sfuggire un sospiro esasperato – questi maschi devono essere proprio stupidi! –, abbandonando la bambola sul materasso ed incrociando le braccia.
«Ho la febbre» spiega in modo lugubre. «E poi te l'attacco. E maman si arrabbia.» termina, con un piccolo brivido, pensando alle grida della signora Weasley-Delacour.

«Febbre, eh?» ripete l'undicenne con aria pensierosa; improvvisamente, pare che i suoi occhi scuri brillino – segno che abbia appena avuto un'idea. «E se me l'attaccassi, io non potrei tornare ad Hogwarts, no?»
La bambina dalla chioma bionda l'osserva smarrito una manciata di secondi, prima di balbettare un: «Io non— non lo so...», sbattendo le ciglia lunghe.
«Per Godric, Minì, sei un genio! Avanti, fammi spazio.»
Ora, Dominique lo osserva con aria smarrita, come se fosse lei a non capire di cosa il maggiore stia parlando. 
«... eh? Perché?»
Egli sbuffa – queste femmine sono proprio tonte! – per poi incrociare le braccia con fare ovvio.
«Per farmi attaccare la febbre devo starti vicino. Fammi spazio.»
La smorfia che si dipinge sul faccino della bambina vale più di mille parole; eppure, lei di parole ne dice.
Infatti, scuote vigorosamente la testa, esclamando un sonoro: «Ma che schifo, no!»
Il ragazzino sbuffa e sposta il peso da un piede all'altro, evidentemente seccato.
«Non fa piacere nemmeno a me mettermi nel tuo letto!»
«Fatti attaccare la febbre da qualcun'altra!»
I due si lanciano occhiatacce per una manciata di secondi, poi il maggiore capisce che, se vuole che la cugina ceda – e sì che Dominique è considerata quella calma e tranquilla! – deve cedere prima lui.
«Ti compro le caramelle.»
«...» La bambina resta a fissarlo, arricciando il naso, con l'aria di chi non ha la minima intenzione di mollare la presa.
E' evidente, tra l'altro, che il ragazzino non la conosca abbastanza, perché per farle cambiare idea avrebbe dovuto proporle—
«Cioccolata?»
Ella resta in silenzio, saggiando la proposta.
«... al latte?»
«Quella che vuoi.»
Segue un momento di silenzio.
Poi, Dominique fa cenno al cugino di sedersi sul suo letto.
 
«Oh, grazie, grazie, grazie sei la mia cugina preferita, Minì, giuro!»
«... non si dicono le bugie, Jamie.»





 
Hello, can you hear me?
I'm in California dreaming about who we used to be,
when we were younger and free...

 
 
 
"La vita è puttana, lo sai? Ci costringe a fare cose che non vogliamo, a dire cose che non vogliamo, e poi ci sono le bollette, il lavoro, gli obblighi, il peso dei giorni a scandire il tempo, l'età che non si ferma, e quando ci siamo incrociati con ciò che non era perfetto quanto noi non ne abbiamo sopportato il peso."(1)
 
«James... no. James, basta
«Dominique, per Godric!»
Un pugno sferrato contro il muro, le nocche sanguinanti che dovrebbero riuscire a distrarre dal cuore ferito.
Ma senza alcun risultato.

«James...»
«Dimmelo guardandomi in faccia, Dominique.»
 
Le di lui mani che bloccano il viso di lei, sporcandolo appena di sangue – il sangue che scorre nelle vene d'entrambi, condannandoli ad essere un errore, una macchia da cancellare.
Ed ella che non vuole guardarlo in viso, perché è una pessima bugiarda, perché non potrebbe mai mentirgli.
Ma poi lo fa; solleva lo sguardo smeraldino negli occhi nocciola di lui.
«Io non—» Però si blocca, perché non sarebbe mai capace di dirgli di non amarlo; perché, invece, è proprio quello che fa.
E' una risata amara quella che sfugge dalle labbra del ragazzo, che lascia il delicato viso della cugina e s'allontana.
«Va bene, Dom, hai vinto. Mi arrendo.» 
Dopo aver pronunciato quelle parole la supera ed ella, appena resta sola, porta una mano al viso nel vano tentativo di placare un singhiozzo.
 
Non si dicono le bugie, Dominique.




 
Hello from the other side
I must've called a thousand miles...

 
Vacanze natalizie del 2023, ma non tutti stanno festeggiando; comodamente adagiata sul letto d'erba, una Dominique di sedici anni – diciassette da compiere, alla fine di maggio – osserva il manto di stelle sopra la sua testa, con aria malinconica.

E poi c'è James, che osserva la cugina bearsi dei raggi di luna; la sola visione gli provoca un nodo alla gola.
E' sempre così dannatamente bella. Perché? Che l'abbia stregato? 

«Dominique.
» la chiama, proprio quand'ella s'alza in piedi per tornare in casa.

Sono settimane che i suoi occhi non incrociano quelli di James e, ora che ne è costretta, sente le gambe farsi sempre più deboli.
"Ciao", vorrebbe dire, "Mi dispiace", "Ti amo".
Eppure dalla sua bocca non esce alcun suono, mentre le iridi s'appannano ed ella fa un paio di passi in avanti.
"Come stai?", vorrebbe chiedere, perché Dominique ancora si preoccupa.
Però non dice nulla; perché non può più pretendere nulla.
Vorrebbe abbracciarlo, baciarlo, sentire il suo tocco sulla propria pelle, ma sa che non può. 
Non può più.
"Mi dispiace", vorrebbe dire. "Ti amo", vorrebbe dire. 
Ma non pronuncia una sola sillaba e le sue labbra restano aride di parole.
 
Hello from the outside
at last I can say I've tried...

 
«James.»
Quell'unica parola, il suo nome, le sfugge dalle labbra prima ch'ella stessa possa elaborarlo; pronunciare quelle sei piccole lettere le è divenuto naturale. 
Una naturale condanna ad amare qualcosa che non dovrebbe, di proibito, d'insano.
Una dittatura, quasi, a soffrire ed amare, amare e soffrire. 
A soffrire perché ama.
 
Hello, how are you?
 
«Ciao.»
«Come stai?»
 
Parlare normalmente, fingere che vada tutto bene; ma come possono guardarsi in viso senza pensare ai baci, alle carezze proibite, alle notti passate insieme a prendere in giro il mondo e la società?

«Sto—
» "Sto uno schifo, senza di te. Ti prego, Dominique, torna da me. E' tutto così buio." «Sto bene. Tu?»
«Sto» "Male, James, sto male. Come t'aspetti che stia? Vorrei piangere, vorrei scappare, vorrei strapparmi le vene dalla pelle, se solo servisse a qualcosa. Vorrei cambiare, tutta, completamente. Se solo potessi farlo." «... bene. Sto bene.»
 
It's no secret that the both of us
are running out of time...

 
Poi, improvvisamente, accade.
James si siede accanto a lei e la guarda in viso, un sorriso amaro stampato sul suo bel viso.
«Non si dicono le bugie, Dominique.»

 
I'm sorry for breaking your heart.
 
«James, ti prego, non—»
«Penso di sapere quando menti e quando no, Dominique.»
Ella abbassa lo sguardo, le lacrime minacciano continuamente d'uscire.
«Io— io— mi dispiace...» balbetta, la voce rotta, mentre si nasconde dietro le proprie mani.
Ed è a quel punto che sente l'abbraccio del cugino – del proprio amante – stringersi sul di lei corpo e, tutto quello che riesce a pensare, è che quella, solo quella, è casa sua.
 
"Ce lo impedivano ma ci siamo amati come Dio comanda, finché morte non ci separasse. Certo, il problema è che c'erano diverse morti da provare ed è per questo che siamo ancora qui. Quante volte si può amarti per la prima volta? Ne voglio un'altra, solo un'altra volta, solo questa." (2)






 
(1)(2) = sono delle frasi che ho preso dal libro Prometto di sbagliare, di Chagas Freitas Pedro.
 

[ Note ]
Bene, salve.
Io... niente, credo che se James e Dominique potessero parlarmi me ne tirerebbero tante, ma tante, ma tante
— oh, beh. 
Che posso dire?
Questa canzone è meravigliosa e piena di feels jaminique. E io soffro assai ogni volta che la sento (fin troppo spesso, è tipo una droga); diciamo che ho dovuto scriverci qualcosa su per dare una valvola di sfogo ai miei feels isterici.
Null'altro da dire, credo.
See you soon!
   
 
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