Ringrazio anche solo chi legge.
Cap.17 I tre saiyan morti, ma non
troppo
“Ormai sono un paio di
giorni che Vegeta non viene a
portarci da mangiare” sussurrò Radish. Si
portò una pera viola con delle
macchie gialle alla bocca e la addentò, sporcandosi la bocca
di succo. Turles mise
le mani su una carcassa di cervo e con dei ki-blast
l’arrostì, rendendo nerastra
la carne scricchiolante.
“Possiamo procurarcelo da
soli. Non essere così preoccupato”
disse gentilmente. Strappò una coscia all’animale
e la addentò. Radish mise il
rimanente della pera in bocca e lo ingoiò.
“Forse sono ansioso per
niente. In fondo non può venire
sempre qui, ci scoprirebbero”. Cercò di
tranquillizzarsi. Turles piegò all’indietro
la testa guardandolo e gli fece l’occhiolino.
“Già. E non ci
tengo a sparire nel nulla. La mia Naly e la
tua Pamela non la prenderebbero molto bene”
sussurrò.
Radish annuì, facendo
ondeggiare i lunghi capelli neri. Si
girò verso Nappa e lo vide davanti all’entrata
della caverna, coperta da sterpi
e piante rampicanti.
“Nappa, tu che cosa ne
pensi?” chiese. Il gigante si passò
la mano sulla testa calva, assottigliò gli occhi e si
voltò.
“Ero preoccupato da prima.
Si è già assentato per un paio di
settimane e quando è venuto era magro, sembrava appena
uscito da una brutta
malattia. Non vorrei ci fosse ricaduto” disse roco.
Incrociò le braccia al
petto e chinò il capo.
“Ho rinunciato ai miei
poteri da stregone saiyan, ma
continuò ad avere delle premonizioni. E avverto che devono
avvenire eventi
sempre più nefasti, siamo solo al principio di una discesa
infernale” spiegò.
Turles tossì un paio di volte e si passò una mano
nei capelli a cespuglio.
“Ed ecco a voi una ventata
di ottimismo!” strepitò. La sua
voce rimbombò nella caverna con un eco. Radish
espirò rumorosamente e strinse
un pugno.
“Se solo potessimo andare a
cercarlo senza farci scoprire”
borbottò. Si alzò in piedi e scalciò
un sasso.
“Voglio proteggere il
principe, non essere inutile come
quando eravamo prigionieri negl’inferi”
sibilò. Nappa raggiunse l’amico e gli
mise una mano sulla spalla.
“Dobbiamo trovare un modo
per tornare vivi, allora”.
Propose.
Una
goccia di pioggia finì sul viso del principe dei saiyan,
questo mugolò e si
stese a faccia in giù. Altre gocce di pioggia gli
s’infilavano nella
battle-suit, inumidendo la stoffa nera. Il terreno sotto di lui divenne
umido e
il suo corpo abbandonato vi affondò. Alcune gocce di pioggia
scivolavano lungo
i suoi capelli a fiamma, piegandogli le ciocche nere larghe quattro
dita. Il
fiato si condensava davanti al viso di Vegeta, il suo petto si alzava e
abbassava irregolare, il suo volto era arrossato e le sue labbra erano
violacee. La pioggia faceva stormire le fronde degli alberi sopra di
lui,
scivolando lungo le foglie e i tronchi, gocciolando sull’erba
e tra le radici.
Vegeta mugolò, socchiuse gli occhi e alzò la
testa. Si mise in ginocchio,
strofinando le mani coperte dai guanti tra loro. Sentì dei
rumori, si acquattò
sentendo le tempie pulsare dolorosamente e strisciò in
quella direzione.
Intravide una figura balzare e saltò, afferrandola al volo.
Il coniglio si
dimenò tra le sue braccia, Vegeta chinò il capo e
lo morse al collo, fino a
sentire il sapore del sangue. La creatura morì con un
gemito, i suoi occhi
rosei divennero grigi e si accasciò tra le braccia del
principe dei saiyan.
Vegeta iniziò a strappare la pelliccia e la pelle
dell’animale a mani nude,
sporcandole di sangue caldo. La pioggia inumidiva la pelliccia della
carcassa,
facendo scendere in rivoli il sangue della creatura.
- Rieccomi
ridotto nuovamente a un selvaggio, senza di te Bulma -.
Guardò la propria mano
sporca di sangue e alzò il capo, mentre le gocce di pioggia
scendeva sul suo
viso pallido.