Il Fiocco perduto diPiccola Yuki è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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Incomprensioni
Dopo qualche attimo
d’esitazione, porsi il mio fiocco al demone, il quale non
perse tempo a
nasconderlo all’interno di una tasca dei suoi jeans; il cuore
mi batteva
furiosamente nel petto ed un improvviso groppo alla gola
m’impedì di respirare
adeguatamente. Avevo tanta paura delle conseguenze causate dalle mie
decisioni
e di ciò che sarebbe potuto succedere in seguito. Desideravo
con tutta me
stessa liberarmi dall’afflizione e dall’amarezza
che mi tormentavano dal giorno
in cui la mia sventura era cominciata, ma sapevo perfettamente che
ciò non era
possibile.
Il demone mi osservava con
uno sguardo indecifrabile e, a quel punto, constatai che non avevo mai
desiderato
saper leggere nella sua mente così ardentemente come mai
prima d’ora.
-Dai, rientriamo.- si
alzò da
terra ed iniziò a sbattere entrambe le mani sui jeans nel
tentativo di pulirli
un po’. Perché voleva già rientrare?
Che avesse deciso di punirmi fin da subito
per togliersi lo sfizio? Al solo pensiero, mi si accapponava la pelle.
Lui, non
vedendomi alzare a mia volta, concentrò la sua attenzione
sulla mia caviglia
slogata e, dopo qualche breve attimo, si riabbassò alla mia
altezza. -Ti porto io.- eh? Non feci
in tempo a
capacitarmi della situazione, che mi ritrovai tra le forti braccia di
Shade.
-Che cosa…?- il mio fu
soltanto un sussurro, ma, a quanto pareva, il demone dovette avermi
sentita perfettamente,
perché, poco dopo, scoppiò in una fragorosa
risata. Che cosa c’era di così
divertente? Lo guardai con astio ed iniziai a dimenarmi per potermi
liberare
dalla sua presa ferrea; non lo tolleravo quando si comportava in questo
modo.
-Mettimi giù!- avrei voluto aggiungere la parola
“stronzo” alla fine della
frase, ma dovetti desistere per non aggravare ulteriormente la
situazione. Dopotutto, era lui ad avere il
coltello
dalla parte del manico.
-Sei uno spasso!-
scoppiò
nuovamente a ridere. Oramai era palese: avrebbe fatto una brutta fine
per cause misteriose.
-Ah, ah. Molto divertente, davvero.- il demone, resosi conto della
mia ironia, tacque e mi guardò con una strana espressione.
Per un breve attimo,
mi parve d’intravedere in quei suoi pozzi cobalto un lampo di
malinconia, però esso
fu così fugace, che pensai d’essermelo immaginato.
Ciononostante, non potevo
fare a meno di pensare che il Demons fosse tormentato dagli spettri del
suo
passato e da qualcuno in
particolare;
non mi seppi spiegare il perché di questo mio pensiero,
né come mi fosse venuto
in mente, tuttavia mi sentivo in dovere di restargli accanto e di
aiutarlo.
Certo che chiunque mi avesse sentita dire una cosa simile, mi avrebbe
considerata pazza e volubile. Be’, avrebbe avuto
perfettamente ragione.
Ero talmente assorta nei miei
pensieri, che non mi resi conto d’essere giunti a
destinazione. Ma come diavolo
era possibile che non mi fossi avveduta che il demone aveva iniziato ad
avviarsi verso casa? Ero proprio un caso
disperato.
-Che cosa c’è?
Il gatto ti ha
mangiato la lingua, forse?- ah, ah. Che spiritoso, davvero.
Più scorreva il tempo e più non potevo fare a
meno di pensare
che egli si sarebbe sentito molto più a suo agio in luoghi
come i circhi ed i
teatri. Secondo il mio modesto parere, egli avrebbe fatto sicuramente
carriera,
sì, però come pagliaccio.
Stavo per rispondergli a tono,
quando, improvvisamente, apparve dal nulla l’Agente
007 con in mano una lettera. Per lo spavento, urlai con tutta
la voce che
avevo in corpo e, senza rendermene conto, mi strinsi di più
al demone. Come
cavolo aveva fatto a venirci incontro senza che io me ne rendessi
conto? Era anche
un mago, per caso? Quel domestico iniziava a farmi veramente
paura.
Lo stronzo scoppiò
nell’ennesima risata e, in quel momento, non desideravo altro
che prenderlo a
pugni e fargli molto male.
Possibile
che per lui fosse tutto un gioco? Ma, dopotutto, che cosa potevo
aspettarmi da
un Demons?
Mi staccai da lui e concentrai
la mia attenzione su quel terrificante
servitore.
-Perdoni la brusca
interruzione, Padroncino, ma
è
arrivata un’altra lettera da parte di…- prese un
respiro profondo -da parte di quella
persona.- chi? Chi era quel misterioso
mittente? Mi voltai verso il
demone e ciò che vidi, mi fece perdere un battito: Shade
aveva uno sguardo
spaventoso.
Avevo il terrore che la
situazione potesse degenerare, nuovamente,
ma ciò, con mio immenso stupore, non avvenne.
-Va bene, la leggerò
più
tardi.- rimasi talmente sconvolta dal suo tono di voce, apparentemente
calmo,
che sgranai gli occhi e smisi di respirare per qualche istante.
Perché non si
era infuriato e non aveva mandato a soqquadro tutto ciò che
gli capitava a
tiro? Chi era lui e che cosa ne aveva fatto dello stronzo? -Ah, Gerald, un’ultima cosa:
va’ a prendere
l’occorrente per medicare una caviglia slogata. Quando avrai
preso tutto, portamelo
nella mia stanza.- eh? Mi voleva aiutare… davvero?
Ma non doveva punirmi? A questo punto, era alquanto arduo sapere chi
tra noi
fosse il più volubile.
-Certamente, Padroncino.-
fece un breve inchino e,
subito dopo, ci guardò in un modo vagamente malizioso;
iniziavo a temere il
peggio. -Vuole che le porti anche i preservativi?-
oltre ad essere un mago, era anche un pervertito?! Ok, adesso non vi
erano più
alcuni dubbi: la fine di Wonder era vicina!
-No, ce ne ho abbastanza in
camera.- dopo aver detto ciò, Shade iniziò a
dirigersi verso la sua camera, con
me ancora in braccio; nel momento in cui salì le scale, la
mia caviglia
cominciò a dolere sempre più e, ad un certo
punto, il dolore fu così atroce,
che non riuscii a trattenere dei gemiti di dolore.
-“I più grandi dolori sono quelli di
cui noi
stessi siamo la causa”.- povero Sofocle, molto probabilmente,
dopo aver sentito
pronunciare la sua citazione in modo così sensuale, si era
rivoltato nella
tomba e si era chiesto che cosa avesse fatto di male per meritarsi una
tortura
simile. Poverino, un minuto di silenzio
per lui.
-Sei tu
la causa di tutti i miei patimenti.- fu un’impresa per me non
far trapelare l’aborrimento che avevo nei suoi confronti,
però, con mio immenso
stupore, ci riuscii. Avrebbero dovuto erigere un tempio in mio onore
per questo
mio sforzo immane!
-“Il dolore
più acuto è
quello di riconoscere noi stessi come l’unica causa di tutti
i nostri mali”.- era
il giorno della memoria di Sofocle e delle sue citazioni, per caso?
Be’, se era
così, l’aveva rammentato abbastanza per i miei
gusti.
-Basta. Questo gioco inizia
ad irritarmi.-
-Che cosa c’è?
Non riesci ad
accettare la pura e semplice verità, Fine?-
dov’era il mio Death Note quando
serviva?! Gli diedi un pugno sul petto e cercai di scrollarmelo di
dosso, senza
alcun risultato, purtroppo.
-Permalosa
come sempre, eh?- e se l’avessi ucciso con uno dei miei
tacchi? No, non avrei
provato abbastanza soddisfazione. Dannazione, dove diavolo era il mio amatissimo Death Note?!
Non appena giungemmo nella
camera del demone, quest’ultimo mi posò con
delicatezza, mi costava ammetterlo,
sul suo letto. Ed ora, che cosa sarebbe successo? Mi avrebbe punita
subito
oppure avrebbe atteso ancora un po’? Domande su domande
vorticavano nella mia
mente, ma a nessuna di esse riuscii a trovare una soluzione adeguata,
come
sempre del resto.
Un improvviso bussare alla
porta mi destò dai miei pensieri e fui grata all’Agente 007 per aver rotto sul nascere la
tensione che stava per formarsi
tra me e Shade.
-Entra pure.- il servitore
fece il suo ingresso con una cassetta del pronto soccorso ed un panno
con
dentro, molto probabilmente, del ghiaccio. Il domestico si
avvicinò allo
stronzo, gli diede tutto ciò che aveva portato con
sé e così com’era entrato,
uscì.
Il demone
s’inginocchiò
dinanzi a me e, dopo avermi lanciato una fugace occhiata,
iniziò a togliermi la
scarpa del piede destro con dei rapidi e studiati gesti; sembrava un
vero
esperto nel farlo. Non mi seppi spiegare perché, ma, a
questa mia
constatazione, il cuore mi si strinse in una morsa.
Non appena finì di
slacciarmela, prese il panno con il ghiaccio e lo appoggiò
sopra la mia
caviglia slogata; tentai di scostarmi da quel freddo contatto, ma
Shade,
prevedendo i miei
movimenti, mi ordinò
di non muovermi. Quanto detestavo il fatto d’essere impotente
contro l’enorme
potere che il mio fiocco aveva su di me. Mi sentivo come un burattino,
incapace
di fare qualsiasi cosa senza essere manovrato dalla mano del suo
burattinaio.
Dopo che fu passato più
o
meno un quarto d’ora, il Demons tolse il panno dal gonfiore
che stava iniziando
ad apparire e prese una fascia elastica dalla cassetta del pronto
soccorso; l’avvolse
attorno alla caviglia, partendo dalle dita dei piedi fino a
metà polpaccio,
applicando un po’ di pressione. La fasciatura che ne
risultò, era a dir poco
impeccabile: non era né troppo stretta né troppo
larga.
Non
riuscivo a credere ai miei occhi.
-Non si ringrazia più?-
nonostante
il suo tono di voce fosse neutro, capii che era piuttosto irritato.
Inoltre, sapevo
fin troppo bene che avrei dovuto ringraziarlo, ma le parole non ne
volevano
sapere di uscire. Era come se qualcosa m’impedisse di fare
qualsiasi cosa. Che
fosse dovuto all’ordine che mi aveva impartito in precedenza?
Però, molto
probabilmente, non era questo il motivo, poiché egli mi
aveva intimato di
restare ferma, non di tacere. E se il
vero problema, in realtà, fossi io?
Il demone, non vedendomi
intenzionata a proferire parola, sbuffò esasperato e mi
afferrò per le spalle.
Mi guardò con una strana luce negli occhi e, con una leggera
pressione, mi fece
cadere supina sul letto; lui si distese sopra di me, sorreggendosi
sugli
avambracci per non pesarmi troppo. Che intenzioni aveva?
-Spero che questo ti serva da
lezione.- si avvicinò pericolosamente al mio collo, mi
scostò i capelli ed
iniziò a lambirlo lentamente con la lingua; avevo un
bruttissimo presentimento.
-Non mi hai lasciato altra scelta.-
-No, aspetta! Non
mord…!- ma
non riuscii a completare la frase, che gli acuminati canini di Shade
penetrarono nella mia tenera carne, lacerandola. A quel dolore
improvviso, sbarrai
gli occhi ed un urlo strozzato uscì dalla mia gola, senza
che io potessi fare
qualcosa per impedirlo. Quella sofferenza a cui ero costretta a patire,
era a
dir poco atroce: era come se migliaia di cocci di vetro fossero
conficcati in
profondità, facendo sì che fiotti di sangue
sgorgassero dal mio collo
martoriato. Non avevo mai sofferto così tanto in tutta la
mia vita.
Più il Demons succhiava
la
mia linfa vitale e più io mi sentivo spossata e stordita; le
cose intorno a me divennero
opache ed i suoni arrivarono alle mie orecchie sempre più
ovattati. Riuscivo a
distinguere chiaramente soltanto il dolore intenso causato dal morso
del
demone. Che tristezza.
Chiunque fosse stato al mio
posto, avrebbe pianto a dirotto per sfogarsi un po’, ma non
io, non adesso. Non gli avrei mai
più dato
la soddisfazione di vedermi piangere, anche se avessi avuto la
sensazione di
andare a pezzi. Era una promessa.
Nel momento in cui percepii
le palpebre divenire pesanti ed il battito cardiaco rallentare,
compresi che il
gelido abbraccio della Morte stava per raggiungermi. Rassegnandomi,
chiusi gli
occhi e lasciai che l’oscurità mi avvolgesse, per
l’eternità.
Angolo
autrice:
Ehm… ciao. ^-^” Vi ricordate di me? Sono colei che
dovreste uccidere per avervi fatto attendere così a lungo,
facendo nascere in
voi un’intensissima avversione nei miei confronti. Vi siete
ricordati?
Bene,
allora posso iniziare con le mie “patetiche” ed
“inutili” scuse e spiegazioni!
In
questo lasso di tempo, ho avuto diversi problemi scolastici, familiari,
di
salute e di connessione a Internet che mi hanno impedito di scrivere il
capitolo.
Ne sono terribilmente mortificata! So che non mi perdonerete mai, ma,
vi prego,
abbiate pietà di me. *mi nascondo*
Possibili
domande che vi starete facendo:
● “Ma
questa ha sempre problemi?”. Sì, purtroppo.
● “Per
quasi un anno, ho atteso per un capitolo così
piccolo?”. Be’, in compenso ci
sono alcuni colpi di scena, no? *sguardo da cucciolo*
● “Perché
si diverte a lasciarci col fiato sospeso?”. Il mio non
è divertimento, bensì
desiderio di far immedesimare completamente voi lettori nella storia,
come se
voi ed un personaggio in particolare foste la medesima persona. Non
è forse questo
il bello di una storia? Inoltre, a mio parere, i colpi di scena
aumentano la
curiosità e, di conseguenza, la voglia di scoprire come si
svilupperanno le
vicende successive. La pensate come me?
●
“Quando aggiornerà?”. Molto
probabilmente
durante le vacanze di Natale, ma non assicuro niente.
Ovviamente,
se avete altri quesiti, chiedete pure! ^^
Che
cosa ne pensate di questo capitolo? Spero che me lo facciate sapere in
una
recensione. Alla prossima, Piccola
Yuki.
<3
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P.P.S.
Potrete trovarmi anche su Wattpad, il link lo troverete sulla pagina e
sul mio
account. <3