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Autore: MarcoBacchella    09/11/2015    1 recensioni
Un'ultima, ennesima, edizione della Guida vagamente vaga a Oxford e dintorni.
Marco Bacchella, scrittore, studente, filosofo, pilota di autotreni e di gattini, racconta la sua vita a un povero barista che serve drink fin troppo economici.
Di certo Marco ubriaco non tralascerà dettagli. O almeno spera.
Nota: Dal capitolo 19 in poi ci saranno le sempre più recenti edizioni della guida.
A breve uscirà una copia cartacea, mi toccherà levarlo da qua
Genere: Comico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quattordici
"Asciugamani-mantello"



"La guida galattica per autostoppisti dice alcune cose sull'argomento asciugamano. L'asciugamano, dice, è forse l'oggetto più utile che un autostoppista possa avere. In parte perché è una cosa pratica: ve lo potete svolgere intorno perché vi tenga caldo quando vi apprestate ad attraversare i freddi satelliti di Jaglan Beta; potete sdraiarvici sopra quando vi trovate sulle spiagge dalla brillante sabbia di marmo di Santraginus V a inalare gli inebrianti vapori del suo mare; ci potete dormire sotto sul mondo deserto di Kakrafoon, con le sue stelle che splendono rossastre; potete usarlo come vela di una mini–zattera allorché vi accingete a seguire il lento corso del pigro fiume Falena; potete bagnarlo per usarlo in un combattimento corpo a corpo; potete avvolgervelo intorno alla testa per allontanare vapori nocivi o per evitare lo sguardo della Vorace Bestia Bugblatta di Traal (un animale abominevolmente stupido, che pensa che se voi non lo vedete nemmeno lui possa vedere voi: è matto da legare, ma molto, molto vorace); infine potete usare il vostro asciugamano per fare segnalazioni in caso di emergenza e, se è ancora abbastanza pulito, per asciugarvi, naturalmente [...]"
"Marco, non spiega perché tu abbia un asciugamano attaccato alle spalle." Disse Sara.


A Fabio venne un'idea tremendamente fantastica per il pomeriggio del 24 luglio.
Per festeggiare le prime due settimane di vacanza senza crimini conosciuti ai più, organizzò un BBQ.[1]
Lo pensò piuttosto bene: comprò diverse confezioni di "svizzere", come il dialetto di Forlì recita, e ci disse di portare degli asciugamani, visto che avremmo fatto questa grigliata ai Christchurch Meadows, dove, per rinfrescarvi la memoria, c'è una sponda del Tamigi e maggior parte del traffico di droga di Oxford dopo l'arresto avvenuto il giorno prima.
Quando preparai la borsa, controllai il meteo preventivamente, che recitava esplicitamente "sole che spacca le pietre", quindi non portai la felpa e misi un telo-fiume nella borsa.
Ma è dell'Inghilterra che parliamo.


Solamente perché non avevo preso la felpa, si alzò un vento proveniente direttamente dall'Artico.
Con quel poco che avevo nella borsa tentai di proteggermi dalla tempesta sopracitata, e quel poco comprendeva un asciugamano e una copia della Guida.[2]
Quando scesi dal bus a Carfax, feci l'unica cosa possibile per ripararmi dal gelo: mi legai al collo il telo e ne feci un mantello.
In questo caso, la regola "sappi dov'è il tuo asciugamano" mi ha salvato la vita.
Beh, diciamo che mi ha salvato da una congestione.


"Sara, avevo freddo."
"Sei una delle persone più strane che io abbia mai conosciuto, Marco, non sai neanche sopportare un po' di vento." aggiunse Sara.
"In Finlandia, questo tempo lo chiamiamo siccità" disse Peruna, con un accento fin troppo russo.
Da quel punto della lezione in poi, mi rinchiusi in un bozzolo di microfibra per pensare alla linea di mantelli-asciugamano che lancerò come fece Beckham con le mutande, ovvero con spot in cui appaio con solo il mantello addosso, per i quali diventerò famoso in tutto il mondo, ma finii per addormentarmi, e dormii anche bene, finché Sara non mi svegliò per dirmi che dovevo andare a pranzare.
"Il tempo è un'illusione, l'ora di pranzo una doppia illusione[3], Marco."
"Ancora cinque minuti per favore"
"Muoviti su che ho fame anche io. E  per favore, domani non farti vedere con quell'asciugamano addosso che è sporco di dentifricio e chissà di cos'altro."


Nell'atrio del centro ebraico c'era Fabio con due buste piene di hamburger e, subito dopo aver riso per come ero vestito, me ne passò una. Il solo fatto che era nell'atrio di quel posto con della carne poteva essere religiosamente molto offensivo, ma almeno non eravamo in un centro vegano.
Il clima nel frattempo cambiò leggermente, ma cambiò quel poco che basta per far piovere a dirotto come se Diana la mandasse.
Dopo dieci minuti uscì Apollo, poi tornò il gelo polare, poi il sito del meteo morì.
Fortunatamente, appena arrivati ai Meadows, un leggero tepore si disperse per tutta Oxford, e potemmo iniziare a scaldare le griglie usa e getta.


Il locus amoenus sorgeva come una piccola scenetta bucolica a cui la maggior parte dei miei lettori non potrà associare nulla perché sto per ammettere uno dei miei più grandi difetti: la mia assurda convinzione che tutti abbiamo il mio livello di esperienza e conoscenza.
E non sto parlando di vane nozioni empiristiche relative a questo o quell'altro argomento che servono a riempire frasi, né benchemmeno a funzioni muscolari meccaniche come "scrivere un libro". Sto parlando della conoscenza di base del mondo. Parlo di politica, di geografia, di storia, di filosofia e di lessico. 
Forse per un ottimismo innato penso che tutti sappiano che significhi una tal parola piuttosto che un'altra, tuttavia attraverso dei confronti mi accorgo che non tutti riescono a capirmi per colpa di muri che io stesso erigo per i quali la gente mi scarta o mi sopravvaluta. E questi muri sono miei, miei per natura. 
Questo vale per la scrittura come vale per la vita. Mi aspetto che la gente riesca in caratteristiche che so di avere, mi aspetto che la gente abbia la testa per starmi dietro quando mi getto in voli pindarici che di per sé sono atti a dimostrare quanto io sia o non sia abile con la dialettica o con qualche argomento di maggior o minor importanza, tuttavia non sono apprezzati. Spesso mi immedesimo nella storia di Rousseau. Chi non è stato apprezzato durante l'infanzia, rischia di aver paura di non essere apprezzato per tutta la vita.
E qui potrei continuare per veramente molto tempo, narrandovi di eventi che mi hanno portato a rifiutare comunque un adattamento al viver comune, scegliendo la mia felicità alla felicità del mio ascoltatore, rinunciando in questo modo alla comprensione e all'accettazione, ma questa digressione si è protratta a sufficienza. 
E capisco anche che a molti di voi non possa fregar di meno, ma un'autobiografia è anche questo. Introspezione.



Dicevamo, il locus amoenus.
Il profumo di hamburger bruciati aleggiava nell'aria da qualche minuto quando ci ricordammo di non averne messi sulla griglia: questo perché una delle due buste con la carne aveva preso fuoco.
Tra l'isteria di massa generale solo Fabio mantenne la calma, e con quest'ultima che governava ogni sua mossa, prese il mantello e lo utilizzò per prevenire altri danni.
Il fatto che io avessi il mantello aiutò a spegnere l'incendio, visto che non potevamo urlare alla busta "buttati a terra e rotola".
O avremmo potuto farlo, ma saremmo ancora lì ad aspettare la reazione del sacchetto.
Almeno ci mangiammo le rimanenti svizzere senza pericolo di incendi involontari.
C'era, tuttavia, ancora il problema delle anatre che, tra l'altro, ho scoperto solo negli ultimi giorni come non fossero anatre ma in realtà oche.
Non è molta la differenza, eccetto il fatto che sono due animali completamente differenti.
Ma le chiamerò comunque anatre.
Quelle creature malvagie, con denti aguzzi e mentalità da killer seriale, provarono più e più volte a beccare la busta con il rancio rimanente, e solo l'intervento di Fabio con un asciugamano bagnato utilizzato come arma impropria[4] le allontanò definitivamente.


Dopo il barbecue, la Disco aspettava.
La Disco in sé non fu troppo malvagia, mi intrattenni con L nel patio esterno, durante e dopo.
Durante la Disco giocammo ad uno dei giochi più in voga in Svezia, il "Bostongurka", ovvero al "Cetriolo di Boston", a cui ho scoperto di essere veramente bravo, anche se non ho ben capito le regole.
Ci si mette in cerchio, si canta questa canzone che ritrae un cetriolo povero in vacanza a Boston e si batte le mani.
In qualche modo si viene eliminati, ma non ho capito come.
Sicuramente non si viene eliminati se non si ha la più pallida idea di cosa si stia facendo.


Dopo la Disco, io, L, Thor e un'"amica" di quest'ultimo, andammo a fare un giro per il centro, quando si alzò un vento gelido. Sia io che L avevamo solo una maglietta, ma io avevo un asciugamano, precedentemente comprato da Primark per sostituire quello oramai carbonizzato, che ci offrì un bozzolo di intimità che scacciò Thor e la sua amica, e che ci permise di conoscerci più a fondo.
Eravamo accucciati a parlare su una panchina, con del sushi in mezzo a noi due, quando lei prese l'iniziativa e mi baciò.
"Marco, mi piaci davvero tanto." disse subito dopo.
Ah, i vantaggi che ti può dare un asciugamano nuovo.
Fa addirittura innamorare le ragazze di te.


[...] la citazione continuò, ma non la riporto tutta,  dovreste aver capito il concetto. Tratta direttamente dalla Guida Galattica per autostoppisti.
[1] Diminutivo di Barbecue, ovvero grigliata.
[2] Guida galattica per autostoppisti.
[3] Altra citazione dello stesso libro.
[4] si ricorda la pericolosità degli asciugamani bagnati o degli studenti universitari di Forlì affamati.


Francesco il barista probabilmente avrà una statua in suo onore. 
Di domenica ero lì, già abbastanza ubriaco, con la scusa che era il mio ultimo giorno a Sanremo. 
"Guarda, a me fa tanto piacere che ti stia simpatico così tanto ma..."
"Sono scappato dalla polizia una volta"
"Benissimo ma.."
"Una tequila sunrise, un Japanese corretto e una piña colada"

  
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