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Autore: Laylath    09/11/2015    3 recensioni
(Spin off de La danza spietata della pantera che, tuttavia, può anche esser letto come storia indipendente)
Dal capitolo 1.
“Madre, che vuol dire shi’te?”
“Mosca bianca.”
“Mosca bianca?”
“Sì, ossia una cosa rara e difficile da trovare: le mosche sono scure, no? Quante mosche bianche ha mai visto in vita sua il principe Shao?”
“Nessuna, madre, nemmeno in autunno quando ce ne sono molte. E quindi io sono una cosa rara? Perché?”
“Perché il principe Shao è del clan Ming… e noi siamo diversi da tutti gli altri clan.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lan Fan, Ling Yao, May Chang, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18.
Di ritorno da una spietata danza*



“Se c’è un rimedio perché te la prendi? E se non c’è un rimedio perché te la predi?”
Proverbio cinese
 
Xing, luglio 1920
 
All’inizio dell’anno giunse la notizia che Dars III, Autarca di Drachma, qualche settimana prima era passato a miglior vita: la malattia di cui erano comparsi i primi sintomi qualche anno prima aveva stretto la sua morsa uccidendo l’uomo, che fino a quel momento aveva sopportato in maniera egregia l’infermità, nell’arco di una decina di giorni.
Shao fu profondamente rattristato: il ricordo che aveva di quell’uomo era assai positivo, ma soprattutto gli dispiaceva per Derekj che era stato profondamente legato al genitore. Purtroppo i tempi per arrivare a Drachma erano troppo lunghi e questo indusse il principe a non partire per il funerale: non sarebbe mai arrivato in tempo, tutt’altro. E sarebbe stato anche inutile andare a trovare Derekj: il duca Esdev, colui che gli aveva mandato la missiva, gli aveva anche scritto che, dal momento del funerale, era tradizione che l’erede al trono si ritirasse in meditazione e lutto per almeno due mesi. Di conseguenza tutto quello che Shao poté fare fu di scrivere una lunga e sincera lettera al suo amico e promettergli tutto il suo appoggio durante il periodo della sua incoronazione.
Proprio questo evento avrebbe segnato una svolta epocale nella storia di Drachma, non che Shao non se l’aspettasse: Derekj aveva dalla sua la giovinezza e l’entusiasmo per mettere in atto alcuni radicali cambiamenti come la pace con Amestris. E difatti all’incoronazione fu invitata ad assistere anche un’ambasciata di quel paese che era tradizionalmente nemico o con il quale, a periodi, c’era un trattato di non belligeranza.
Quello che sorprese il principe fu vedere che l’ambasciata era costituita dal generale Mustang e dalla sua squadra, persone legate da profonda amicizia con l’imperatore di Xing. E tutte le vicende che accaddero in quella primavera del 1920 nella cittadella della capitale di Drachma furono così intriganti e sconvolgenti che Shao ne fu profondamente deliziato e prese parte attiva alle azioni che si susseguirono a ritmo incalzante.
E strinse pure lui amicizia con quei soldati di Amestris che, come scoprì, erano veramente degni della sua stima.
 
“Mi riprometto di andare a vedere Amestris, prima o poi – concluse Shao con soddisfazione – il generale Mustang mi ha raccomandato di andare a trovarlo ad East City, ma ho il vago sospetto che presto diventerà Comandante Supremo.”
“Oh, non ho dubbi su questo – disse Alphonse che, assieme a May, l’imperatore e Lan Fan, aveva ascoltato il lungo resoconto delle vicende di Drachma – lo conosco sin da quando era colonnello e sono sicuro che sarà un grande governante per il paese. Ho grande fiducia in lui.”
“E’ supportato da uomini di grande livello – proseguì Shao – hanno caratteristiche differenti tra di loro, eppure sono una squadra molto coesa e compatta. Mh, a proposito, Alphonse, ti devo chiedere conferma se ad Amestris si mangia così bene: durante il viaggio di ritorno il maggiore Breda mi ha spesso decantato le lodi della vostra cucina.”
“Ci difendiamo – sorrise il biondo con una risatina – ed il maggiore è un’autorità in materia culinaria, ne può stare certo principe.”
“Mi sarebbe piaciuto partecipare a tutta questa storia – sospirò Ling con un briciolo di malinconia – mentre tu ti divertivi con tutti quei colpi di scena qui la situazione è leggermente degenerata.”
L’atmosfera della stanza privata di Ling di colpo si fece più cupa e Shao capì perché May, qualche ora prima, l’aveva accolto con quell’abbraccio che aveva un non so che di ansioso. Quando era partito per Drachma lei ed Alphonse avevano deciso di rientrare a corte, ma non sapeva se avevano palesato le loro intenzioni.
Ma adesso sono abbastanza sicuro che lo hanno fatto.
“Mi dispiace, fratello – continuò Ling – ogni volta che vieni a corte ho sempre qualche questione spinosa da proporti: le tue visite non sono quasi mai di mera cortesia o diplomazia.”
“E’ saltato fuori tutto, vero? Mio signore, tu ne eri informato?”
“Ne ho avuto conferma da May ed Al stessi quando sono tornati a corte, ma non sono rimasto troppo sorpreso – scrollò le spalle l’imperatore – a dire il vero pensavo di avere più tempo in merito per sbrogliare la questione, ma il nonno di May ci ha messo in netta difficoltà.”
“Matrimonio?”
“Esattamente, ha detto a May che è sua intenzione farla sposare con l’erede di un clan confinante la loro provincia ed è saltato fuori tutto. May si è appellata a me, ma non è semplice: tutto il consiglio insorgerà come è verrà a conoscenza di questa faccenda. Una principessa di Xing che sposa uno straniero è qualcosa che va oltre la loro soglia di tolleranza.”
“Non sposerò nessun altro che Al!” dichiarò l’interessata, aggrappandosi al braccio del fidanzato.
Lo sguardo di Shao si spostò proprio su quest’ultimo: i suoi strani occhi dorati esprimevano imbarazzo per essere in una simile, spinosa situazione, del resto il suo carattere era propenso ad essere il più discreto possibile, senza creare nessun problema. Ma dall’altra il principe vi lesse anche una profonda sicurezza nei confronti dei propri sentimenti e una forza di volontà fuori dal comune.
No, non rinuncerà mai a May ora che si è reso conto dei suoi veri sentimenti.
Da un lato la cosa gli fece enormemente piacere. Uno dei suoi più grandi desideri era che May trovasse la persona giusta con cui trascorrere il resto della sua vita. Fino a quel momento aveva sempre giudicato Alphonse Elric in positivo, ma alla luce degli ultimi sviluppi e di quello sguardo così solido anche quel poco di perplessità che era rimasta nella sua anima svanì di colpo.
“Vediamo di analizzare la situazione – disse, iniziando a sventolarsi – il clan dei Chang non è tra i più ricchi, tutt’altro: hanno ottenuto parecchio benessere con l’ascesa al trono di Ling ed il fatto che May sia nelle grazie dell’imperatore ha fatto aumentare anche il prestigio. Di che clan sarebbe il tuo presunto futuro sposo?”
“Clan Bei – rispose May – la provincia a nord: quella che poi va a confinare con il territorio della capitale.”
“Uao, decisamente un bel salto di qualità – sgranò gli occhi il principe – il clan Bei è uno dei più antichi di Xing, entrare nella loro famiglia è considerato un grandissimo onore.”
“Pare sia stato il capoclan dei Bei a proporre un simile matrimonio – spiegò Ling – durante le ultime generazioni la loro influenza nel consiglio dei capoclan è passata leggermente in secondo piano e dunque cercano di recuperare posizioni con questo matrimonio.”
“Dire di no ad un’offerta simile è quasi come rifiutare un’offerta ad un prestigioso tempio…” commentò Shao, ottenendo in cambio un cenno d’assenso da parte di Ling.
Il silenzio si fece di nuovo pesante, mentre Shao cercava di trovare delle vie di fuga: finché si era trattato semplicemente di avvallare il fidanzamento tra May ed Alphonse la questione era sembrata tutto sommato fattibile, sebbene con ovvie difficoltà. Ma adesso che c’era un pretendete ufficiale di simile livello la piega presa era davvero drastica.
“Alphonse, nel tuo paese hai un ruolo di prestigio?” chiese, pur immaginandosi la risposta.
“Io? – il giovane arrossì – No, non proprio. Insomma, sono in rapporti di amicizia con il generale Mustang…”
“No, intendo ufficialmente: qualche titolo, qualche possedimento… qualcosa da opporre al nome dei Bei.”
“No, non credo. Ad Amestris vivo in un paesino chiamato Resembool, a casa di una sorta di zia… con mio fratello e sua moglie, o almeno, lo sarà tra poco.”
“Non ci siamo proprio – scosse il capo Shao con disappunto – e quel titolo? Alchimista di stato mi pare si chiami.”
“Non lo sono, lo era mio fratello, ma poi vi ha rinunciato. Siamo entrambi, come si può dire – Alphonse cercò le parole giuste – studiosi indipendenti.”
“Ottime carte in regola per costituire un rivale degno dell’erede del clan Bei…”
“Shao, per favore!” supplicò May.
“Il nonno di May non ha voluto minimanete tenere in considerazione il parere della nipote – spiegò Ling – tutto quello che per ora ho potuto fare è stato prendere tempo: quando una principessa viene concessa all’erede di una casata così importante è necessaria per tradizione l’approvazione imperiale.”
“E’ più corretto dire che è necessaria nel caso l’imperatore sia il padre della principessa, quando si tratta di uno dei fratellastri non è più così importante come dettaglio – corresse Shao – ma speriamo che il consiglio non si ricordi di questo particolare, almeno fino a quando non si sarà trovata una soluzione.”
“Ho già detto a mio nonno che sono pronta a rinunciare al mio rango di principessa!” sbottò la fanciulla con aria agguerrita.
“E io, se non ricordo male, già tempo fa ti dissi che il tuo rango di principessa ti resta per sempre. E’ questione di sangue, May: siamo i figli del precedente imperatore e questo fa di noi principi a prescindere.”
“Scusate principe – intervenne Alphonse – ma come è stato possibile che un imperatore concedesse una delle sue potenziali eredi al trono in sposa? Non la escludeva dalla contesa in un simile modo?”
“Non sempre gli imperatori si sono comportati come nostro padre – scrollò le spalle Shao – nella maggior parte dei casi sceglievano il proprio erede tra i vari figli quando erano ancora saldamente sul trono. Tornando a noi, che altre informazioni abbiamo?”
“L’erede del clan Bei ha ventisei anni, lei diciotto – spiegò Ling – non c’è nemmeno una questione anagrafica da poter sollevare. Screditare contemporaneamente il clan Chang ed il clan Bei sarebbe un affronto che non posso permettermi: si sono comportati egregiamente durante la battaglia di due anni fa, fornendomi truppe e sostegno. E anche se sono l’imperatore, in teoria avrei ben pochi motivi per intromettermi in quelle che in fondo sono questioni interne tra clan.”
“La mia felicità vale dunque così poco agli occhi del mio stesso paese?” adesso May permetteva alle lacrime di uscire liberamente.
“Su, non dire così – mormorò Alphonse abbracciandola – vedrai che faremo il possibile.”
Shao non poté far altro che sospirare nel vedere quella scena: ecco che i doveri nei confronti della propria famiglia costringevano a mettere da parte i sentimenti che una persona provava. Perché era facile pensare a matrimoni combinati fino a quando si era completamente ignoranti in materia d’amore: si faceva meno fatica ad accettare l’idea e magari, con il passare del tempo, con il proprio coniuge si arrivava ad instaurare un bellissimo rapporto. Ma quando si incontrava la propria anima gemella era differente, lo sapeva bene.
Sono passati quasi sei mesi da quando ho visto Sun l’ultima volta – si trovò a pensare – dovrei tornare da lei.
Ripensò a quel piccolo rifugio dove avevano passato quasi due mesi, praticamente solo loro: avevano giocato ai perfetti sposini, lasciando fuori tutto quello che non riguardasse esclusivamente loro due. Una fuga infantile che li aveva resi felici, ma che alla fine aveva lasciato nel principe una sorta di amaro in bocca. Si erano salutati come se fosse scontato che lui tornasse, ma sul serio era giusto continuare in quel modo?
“Fratello, mi ascolti?”
“Sì? – si riscosse, girandosi verso Ling – dimmi pure.”
“Conosci meglio di me il consiglio e anche le eventuali tradizioni a cui fare riferimento.”
“Le dovresti conoscere anche tu, mio signore.”
“Ma non fino a questo punto – ammise l’imperatore con una scrollata di spalle – potrei mettere a lavoro decine di studiosi per trovare qualche cavillo legale, sempre che esista, ma preferirei che la questione restasse il più possibile tra noi.”
“Il consiglio dei capoclan è stato informato?”
“No, ma lo sarà a breve – sospirò Ling – penso che nell’arco di pochi giorni il capoclan dei Bei presenterà ufficialmente la richiesta durante una seduta del consiglio e allora salterà fuori tutto quanto. A dire il vero sono sorpreso che non sia ancora successo.”
Shao rimase in silenzio per qualche minuto, valutando tutte le possibili evoluzioni del comportamento dei consiglieri, ma poi scosse il capo.
“Non credo ci siano dei precedenti – dichiarò – se e quando qualche imperatore ha negato la mano di una propria figlia l’ha fatto per motivi più che validi come per esempio l’inadeguatezza del pretendente o del suo clan, ma non è il nostro caso: a guardarla da ogni lato dal punto di vista sociale e politico è un matrimonio perfetto che, a conti fatti, rafforzerebbe pure te, mio signore.”
Si girò verso Ling, così come fecero tutti gli altri.
L’ultima decisione, la più importante, spettava a lui. Shao Ming ci poteva mettere la sua saggezza ed i suoi consigli, ma davanti ad una situazione così chiara poteva fare ben poco se non confermare la realtà dei fatti: negare quel matrimonio a favore di uno straniero come Alphonse Elric avrebbe fatto esplodere le ire del consiglio e offeso irrimediabilmente due clan che si erano dimostrati dei leali sudditi.
Ling Yao pareva consapevole di tutto questo e si concesse diversi minuti di tempo per riflette: sicuramente aveva passato notti insonni per pensare a come sbrogliare quella matassa e forse aveva sperato che il ritorno di Shao potesse in qualche modo portare a nuove soluzioni. Ma non c’era stato verso.
Sì, mio signore, sei a un bivio davvero difficile – rifletté il principe, fissando il viso teso del fratellastro – Le tue innovazioni precedenti avevano come fine dei benefici politici e sociali ben chiari e piano piano anche i più stolti se ne stanno rendendo conto. Ma qui no, tutt’altro. Qui è cuore contro buonsenso: metti a repentaglio la stabilità che ti sei tanto faticosamente guadagnato. Sai bene quanto malumori di clan possano alla lunga essere pericolosi… e indisporre proprio due dei più fidati è molto rischioso.
“Come imperatore – iniziò Ling, spezzando il silenzio – so bene quello che dovrei fare: dare il mio avvallamento per queste nozze…”
“Ling! – ansimò May – Non puoi farmi questo!”
“… però devo tanto ai fratelli Elric – continuò il giovane sovrano, bloccando con un gesto la sorella – e nella nostra avventura ad Amestris abbiamo rischiato il tutto e per tutto, probabilmente la nostra stessa anima. Ora che ripenso a quei tempi mi sembrano incredibilmente lontani. Io… davanti a Lan Fan e al cadavere di un mio grande e fidato servitore ho promesso che sarei stato un buon sovrano e avrei posto fine alle lotte interne tra i vari clan e più o meno ce l’ho fatta… ora rischio di rovinare tutto.”
“Mio signore – disse Lan Fan, intervenendo per la prima volta – mio nonno aveva grande fiducia in te. Sono certa che lui sarà fiero di qualsiasi decisione prenderai.”
Shao si girò a guardare la guerriera, estremamente colpito dal tono caldo e commosso della sua voce: era la prima volta che Lan Fan esternava così tanto dei sentimenti.
“… May – disse Ling a voce bassa – non posso dimenticare che è anche grazie a te se Ed ha riavuto il suo braccio, proprio quando tutto sembrava perduto. Non posso scordare le tue lacrime mentre credevi di aver perso la persona che avevi più cara. Non posso permettere che succeda ancora, te lo devo.”
“Parlerai a mio favore davanti al consiglio?” la giovane singhiozzò senza parere.
“Non posso fare altro… e prepariamoci alla bomba che esploderà.”
 
La bomba esplose eccome: la settimana successiva all’arrivo di Shao la famiglia Bei presentò la propria proposta di matrimonio durante una seduta del consiglio e Ling non poté far altro che declinarla, spiegandone la motivazione. A memoria di Shao non c’era mai stata un’opposizione e una protesta così drastica nei confronti dell’imperatore, soprattutto non c’era mai stata così tanta rabbia.
Il nonno di May era furente: dichiarò che piuttosto che dare sua nipote in sposa ad uno straniero, le avrebbe tagliato personalmente la gola. Anche il capoclan dei Bei, nonno del promesso sposo, gridò allo scandalo: era inammissibile che una persona senza alcun titolo e alcuna rendita potesse ambire alla mano di una principessa di Xing. E ovviamente a lui si accodò il resto del consiglio, anche coloro che in genere appoggiavano le decisioni innovative di Ling.
La situazione degenerò a tal punto che l’imperatore trovò più prudente che Alphonse tornasse nel suo paese d’origine, almeno fino a quando le acque non si fossero calmante: la sua presenza non faceva altro che indisporre ulteriormente i consiglieri e questo andava contro la loro situazione già difficile.
E Shao non poté che dare ragione al suo fratellastro, nonostante le proteste di May: si offrì anzi di accompagnare il giovane fino alla ferrovia nella provincia Yen.
“Ci rivedremo May, promesso – disse Alphonse mentre saliva a cavallo – ma ora come ora è la cosa migliore da fare, i tuoi fratelli hanno ragione.”
“Dovrei venire pure io! – singhiozzò lei – Dovrei andare via da questo dannato paese!”
“Non dire così, suvvia…” cercò di consolarla.
“May, cerca di essere ragionevole – la prese per mano Shao – pensare all’incolumità di Alphonse è la priorità, capisci? E tu non ti puoi allontanare da corte e scappare da Xing: getteresti troppo disonore sul tuo clan con un gesto simile.”
“Come puoi pensare al mio clan? – sbottò lei, liberandosi di quella stretta con fastidio – Proprio loro sono la causa della mia infelicità!”
“Ma sono anche sudditi leali di nostro fratello. Non sono dei nemici, ricordatelo bene.”
“Da come si oppongono alla mia relazione con Al non li definirei sudditi leali.”
“E’ la tua rabbia a farti parlare così – scosse il capo Shao – se ci pensi bene…”
“In questo momento non ci voglio proprio pensare! – strillò con disperazione – ho fatto di tutto per il mio clan, non possono trattarmi in un simile modo! E se tu continui a prendere le loro difese, allora…”
“Ma ti sembra che io stia prendendo le loro difese? May, sto facendo di tutto perché tu e Alphonse vi possiate sposare e anche Ling: ci stiamo mettendo contro tutto il consiglio dei clan.”
Ma in quel momento May non ce la faceva proprio a fare la persona matura: era spaventata, preoccupata, sicuramente non credeva che le sue vicende personali diventassero di portata nazionale. Aveva creduto e sperato che al massimo avrebbero riguardato l’imperatore ed i due clan in questione.
Con un seccato mugugno di rabbia si allontanò da Shao per andare verso Alphonse e prendergli la mano per dieci interminabili secondi.
“Giurami che non mi lascerai qui… che sarà solo questione di tempo.”
“Lo giuro.” promise il biondo con aria seria.
Ma May non riuscì nemmeno a sorridere: si girò di scatto e corse verso il palazzo lasciando Shao, Alphonse e la loro piccola scorta da soli.
 
“Mi dispiace di aver creato tanti problemi – disse il giovane Elric, poco più di una settimana dopo, mentre saliva sul treno – spero che May capisca che è inutile prendersela in questo modo.”
“Si calmerà – confermò Shao – io e Ling faremo in modo di trovare qualche sistema per superare questo grosso ostacolo che si è presentato. Ci potrebbero volere anni, certo, ma in qualche modo ne usciremo: quello che ti chiedo e di lasciare fare a noi; capisci che la tua presenza a Xing non aiuta.”
“Lo so bene… forse… forse la cosa migliore sarebbe che May venisse davvero ad Amestris.”
“Una volta sposati certo – annuì Shao – ma non prima. E’ in ogni caso una principessa e voglio che conservi l’onore che è suo per diritto di nascita: questo lo deve al suo clan, al suo paese, ma anche a se stessa.”
“Sono sicuro che lo farà. Arrivederci, principe, grazie di tutto.”
Shao fece un lieve cenno del capo e osservò il giovane salire sui gradini del treno. Poi fece un malizioso sorriso e disse.
“Alphonse Elric, sono sicuro che tu sia la persona più adatta per May. Quando sarà il momento la renderai felice… se non lo farai verrò personalmente a fartela pagare.”
Alphonse lo guardò con aria incredula, bloccando il sorriso che stava facendo: rimase ad osservare Shao anche quando il treno iniziò a muoversi, non riuscendo a capire se quella minaccia fosse solo uno scherzo.
Il principe continuò a fissarlo fino a quando fu possibile il contatto visivo, continuando a mantenere il suo sorrisino noncurante. Non era minimamente pentito di quella minaccia: che quel giovane sapesse bene con chi aveva a che fare.
“Principe, torniamo alla capitale o a casa?” chiese Mio accostandosi al suo signore.
Shao stava per rispondere di prendere la strada verso la provincia Ming, ma poi il solito impulso che si presentava quando si trovava in territorio Yen si fece sentire. Ecco il solito dilemma: andare e riniziare di nuovo quello stupido gioco di illusioni oppure cercare di essere forte e tornare a casa?
Sì, certo, non ci credi nemmeno tu che tornerai a casa senza nemmeno averla vista dopo tanti mesi.
“Andiamo a trovare Sun.” mormorò.
Tanto sapeva benissimo che i gemelli immaginavano una simile risposta.
 
Per prudenza mandò Sin a chiedere ad una delle fedeli serve di Sun se la visita fosse possibile.
Rimase dunque sorpreso quando il giovane guerriero tornò da lui riferendogli che la signora non si trovava alla tenuta di famiglia, ma in quella più piccola dove avevano trascorso quei due mesi assieme.
“E’ successo qualcosa?” chiese con preoccupazione.
“Effettivamente in città stavo sentendo voci sul fatto che la signora fosse lì da diverso tempo, ma nessuno sa il perché. Dicono che sua zia è furente, ma non osa opporsi al suo ruolo di governatrice.”
“Che se ne stia al suo posto – disse Shao con disgusto – da quando è morto il padre ad inizio anno ha provato a minare il potere di Sun, ma non può fare niente: Sun è ufficialmente riconosciuta dall’imperatore… oh, ma che importa. Forza, andiamo.”
Si rimisero a cavallo e si diressero verso la piccola tenuta della famiglia Yen.
Per tutto il viaggio il principe rimase in silenzio mentre in lui si faceva strada la paura che fosse successo qualcosa di grave: una malattia, qualche contrasto irrisolvibile, qualsiasi cosa.
Quando all’alba del giorno dopo giunsero in vista della tenuta ormai la sua mente era impazzita di paura.
Scese da cavallo ed entrò con impazienza nell’edificio, ignorando una delle serve che gli era venuta incontro, sorpresa per il suo arrivo.
Si diresse con a passo rapido verso la loro stanza quella che avevano condiviso in quei due mesi di paradiso: sapeva che lei era lì, non poteva essere altrimenti.
“Sun! – esclamò entrando, incurante del fatto che la luce del giorno si fosse appena affacciata nel cielo – Amore mio, che cosa…?”
“Shao?” lei si svegliò all’improvviso, mettendosi a sedere sul grande letto.
Lui rimase a bocca aperta: era splendida, come mai era stata. I capelli le ricadevano sulle spalle in una cascata nera, il viso sebbene assonnato aveva una vitalità del tutto nuova. Gli occhi scuri dopo qualche secondo di sorpresa si illuminarono di gioia assoluta, come se in quel momento lei fosse la persona più felice del mondo.
Le sue mani andarono al ventre… rigonfio, chiaramente recante una nuova vita.
“E’… è…” Shao non riuscì a dire altro, avvicinandosi a lei e posando una mano su quel grembo coperto appena da una leggera veste di lino. Il bimbo proprio in quel momento scalciò e il palmo della mano del principe sentì la leggera pressione.
“E’ il nostro bambino – annuì Sun mentre una lacrima di felicità le colava sulla guancia – nascerà tra poco più di due mesi, ad ottobre.”
Shao avrebbe potuto dire milioni di cose in quel momento.
Per esempio come era possibile che fosse rimasta incinta dato che prendeva regolarmente dei sistemi per impedire che il suo seme attecchisse. Oppure come le era saltato in mente di non fargli sapere niente dato che la gravidanza era ormai avanzata. O ancora se era consapevole di quanto la loro situazione adesso si fosse fatta ancora più complicata. Come stava, se la gestazione proseguiva bene, se aveva avuto problemi, se aveva bisogno di qualcosa, se…
“… nostro figlio…” mormorò con un sorriso incredulo, cercando di ignorare la lacrima che gli pizzicava fastidiosamente l’estremità dell’occhio destro.
Non riuscì a pensare ad altro se non al contatto con quel ventre caldo dove cresceva il loro bambino.
 



* sia il titolo che la prima parte del capitolo si riferiscono alla storia principale: La danza spietata della pantera.

 
  
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