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Autore: LittleDreamer90    11/11/2015    12 recensioni
Non abbiamo bisogno di giorni migliori, ma di persone che rendono migliori i nostri giorni..
Dalla storia: ".. [..] Non ti pare che i Kami siano dispettosi,a volte?... Sembra che abbiano fatto di tutto per far incrociare le nostre strade..[..]"
- Il destino ti aspetta sulla strada che hai scelto per evitarlo- (proverbio arabo)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo


Quattro anni dopo.


- Allora io vado, Jinenji. Ci rivediamo lunedì mattina – disse Inuyasha a fine turno.

- Buona giornata e buon weekend di riposo. Tenta di godertelo – gli rispose il massiccio mezzo demone.

- Eh, “riposo”! È una parola! Però non mi lamento. – commentò il giovane.


Stava per entrare nella metropolitana, quando il suo telefono cellulare lo avvisò di una chiamata in arrivo.
Kagome.

- Ehi! – rispose – Sto arrivando, sono appena uscito -.

- Oh, meno male! Prima però dovresti passare da Sango. Ha una cosa per me. Fa presto, però! – lo incitò.

- D’accordo, d'accordo! A tra poco – replicò il compagno, riagganciando.



Arrivato all'ex appartamento di Kagome, il mezzo demone suonò il campanello.
- Sì? Chi è? –
- Sono Inuyasha -.
Sango gli aprì immediatamente.

Salite le scale, il giovane venne travolto da due furie non appena mise piede oltre la soglia: - Zioooo! – urlarono le gemelle, avvinghiandosi alle sue gambe – In braccio! – strillarono felici.

- Bambine! Fate le brave! Inu non vi prenderà in braccio, rassegnatevi! Le sue orecchie non si toccano – tentò di calmarle la madre, cullando il suo ultimogenito di soli due mesi, per farlo addormentare.

Le piccole, di appena tre anni, osservarono sognanti le orecchie del mezzo demone, per poi sospirare, sconfitte.

- Ciao Sango. Tutto bene? – le chiese Inuyasha.

- Non male. I bambini mi impegnano molto, ma la cosa non mi dispiace – gli rispose la ragazza con un sorriso – Ti manda Kagome, vero? Aspetta -.

Tornò poco dopo brandendo una busta, sembrava una specie di lettera: - Consegna espressa. Consideralo come un regalo anticipato – ridacchiò.

- Non ho idea di cosa sia, ma grazie – disse Inuyasha – Ora scappo, però. Salutami il tuo consorte -.

- Vai, vai! Credo che Kagome abbia bisogno di aiuto – replicò Sango.

- Nooooo! Zio Inu, no via – piagnucolarono le gemelle, in coro.

Il mezzo demone sbuffò appena, rassegnato, osservando in basso le bambine ancora aggrappate a lui: - Piccole pesti! E va bene, un secondo solo però – capitolò, abbassandosi per prenderle in braccio, una per lato.

Le due risero, contente, buttandogli le braccia al collo per poi attaccare il loro vero obiettivo: le orecchiette canine del giovane: - Cagnolino! Cagnolino! - cantilenarono con il sorriso sulle labbra.

Dopo circa un minuto di grattatine, Inuyasha le rimise a terra: - Stop! Tempo scaduto. Filate via, adesso – sentenziò.

L'attenzione delle piccole venne però catalizzata dal ritorno a casa del padre: - Sango, tesoro?! Cuccioli miei?!?! Sono tornatoooo! – cantilenò Miroku.

Ecco da chi avevano imparato, quelle due mocciose!

- Papiiii!!! – gli corsero incontro le bambine.

Accorgendosi della presenza del mezzo demone, Miroku lo salutò: - Guarda chi c’è! Allora? Che ci racconta il nostro bel… - lo apostrofò, ma Inuyasha non gli consentì di finire la frase.

- Sì, sì. Ciao! Devo scappare. Kagome mi aspetta – si congedò.

- Ciao, Inuyasha. La prossima settimana potremmo passare a farvi visita, se non disturbiamo – lo informò Sango.

- Va bene. Anche nei prossimi giorni, se volete – propose l'interessato.

Sango ridacchiò: - Credo proprio che in questi giorni avrete di meglio da fare! – rispose l'amica, misteriosamente allusiva.

Inuyasha la guardò interrogativo, ma decise di non chiedere spiegazioni: - Sarà! Ci sentiamo allora – replicò prima di uscire, chiudendo la porta.



Tornando verso la metro, notò un insolito scontento generale. Un convoglio si era guastato ed il traffico ferroviario metropolitano era momentaneamente interrotto.
Poco male. Essere un mezzo demone aveva i suoi vantaggi!
Si mise perciò a correre verso casa, che era comunque non troppo lontana.

Passando in una via laterale al parco Ueno però, un moccioso gli tagliò quasi la strada, correndo dietro ad un pallone sfuggito, con il rischio di farsi travolgere dal mezzo demone.

- Ehi! Attento, ragazzino! – lo sgridò.
Beh, oddio, ragazzino non tanto! Avrà avuto l’età delle gemelle di Sango e Miroku, forse un anno in più.

Quello puntò su di lui uno sguardo che gli sembrava familiare… occhi rossi e dal taglio un po' malinconico.
Quel bambino gli ricordava…

- Hajime*! Dove sei? Ti avevo detto di non allontanarti – disse una voce.

Il bambino si affrettò a tornare sui suoi passi, non prima di aver mormorato un – Scusi, signore! – e urlare, mentre correva via: - Arrivo, papino! Scusa! Sono qua -.

Inuyasha fece per proseguire, ma prima lanciò un'ultima occhiata al piccolo, giusto per assicurarsi che tornasse dal genitore sano e salvo.
Ma quando vide chi fosse, il genitore, rimase di sasso.

- Hajime! – lo sgridò Naraku – Va bene che siamo venuti a giocare al parco senza dire niente alla mamma, però ti avevo detto… -.

- Tanto la mamma non c’è! È andata a comprare i vestiti nuovi, no? E sono stato attento! Niente bua e i vestiti sono puliti. Avevo solo perso la palla – replicò il piccolo, con una padronanza di linguaggio notevole per la sua età – Però… non lo faccio più, di allontanarmi senza dirtelo, scusa -.

Naraku accarezzò la testolina del figlio e quasi sorrise: - Bravo il mio ometto giudizioso! –

L’uomo sembrava cambiato, fattosi più amorevole e attento, meno menefreghista e superficiale. La paternità, forse.
Per amore del figlio sopportava le pretese dell'esigente moglie e accontentava i suoi capricci. La lasciava spendere i suoi soldi nel modo che più le aggradava. Al contempo però, era lui ad occuparsi del bambino, imponendosi di essere molto presente e attento nella vita del figlio.
Chissà se si sarebbe potuta dire la stessa cosa anche di Kikyo!

- Io ho fame, papà. Vorrei un gelato.. Lo so che la mamma non vuole che lo mangio, dice che ingrasso. -.

- Tra poco è ora di cena, piccolo. Immagino però che mamma non avrà programmato gran che… i soliti piatti scarsi da  ristorante gourmet, presi d’asporto – considerò Naraku – Mhh... Va bene! Vada per il gelato. Ma non diciamolo a mamma! – cedette.

- Siiii! Ti voglio bene, papino – disse Hajime, lasciandosi prendere in braccio.


Inuyasha li osservò allontanarsi. Per fortuna l'uomo non l'aveva visto.
Riscuotendosi, si decise a riprendere il cammino verso casa. Se avesse tardato ancora, probabilmente Kagome lo avrebbe ammazzato!



Entrando nell'appartamento, le sue sensibili orecchie captarono subito il suono di un pianto. Un pianto infantile.

Il mezzo demone sospirò, togliendosi le scarpe.
Dirigendosi verso la camera da letto, si fermò di fronte alla porta del bagno, lasciata aperta.

- Dai, tesoro mio! È solo acqua! Non ti fa niente! Non piangere – disse Kagome, sconfortata – Yua**! No, piccola, non fare così – tentò ancora, osservando gli occhioni colmi di lacrime della figlia urlante.
- Non riesco proprio a capire da dove derivi questo tuo odio per l'acqua! A me piace tanto fare il bagno – considerò, sollevando la piccola di cinque mesi dal lavandino, ancora tutta gocciolante e, incurante del fatto di bagnarsi, la cullò contro il seno.
La bimba sembrò calmarsi un pochino, confortata dal contatto materno, continuando però ad emettere alcuni lamenti.

- Brontolina! Sembri proprio il tuo papà quando non ha voglia di fare qualcosa – sorrise la giovane, accarezzandole la testolina.

- Ah, è così, allora? Quando piange o fa i capricci è figlia mia, mentre quando è brava, è come la sua mamma? Tsk! Che mi tocca sentire! – borbottò Inuyasha, a braccia consente ed appoggiato allo stipite della porta.

- Inuyasha! Sei tornato! Finalmente! Dammi una mano. Non riesco a lavarla, quando si dimena così – gli disse la ragazza, andandogli incontro per salutarlo e porgendogli la bambina.

- Dai qua – le rispose il giovane, prendendo la figlia – Ehi, marmocchietta di papà! Perché piangi? La mamma cattiva è tornata alla carica con il bagnetto, vero? Shh! Calma, va tutto bene – sussurrò, avvolgendola nel suo asciugamano con gli orsacchiotti, posato sul mobiletto.

Yua si accoccolò tra le braccia del padre, tirando su con il nasino e chiudendo quei suoi occhi così particolari.

Fisicamente, era una strana combinazione tra lui e Kagome: aveva la pelle nivea e delicata della ragazza, ma i capelli dello stesso colore di quelli di Inuyasha, anche se un po' mossi.
Per il dispiacere di Kagome (ma per la gioia del mezzo demone) niente orecchie canine.
Presto i due avrebbero però scoperto che Yua aveva ereditato dal padre un lieve accenno di zanne e unghie forti, anche se non a livello di veri e propri artigli.

La caratteristica anomala, ma che aveva subito conquistato tutti, era il colore degli occhi: erano grandi come quelli di Kagome, ma con il taglio di Inuyasha e… grigio azzurri.

Nonno Higurashi era rimasto stregato da quello sguardo non appena la piccola aveva aperto gli occhi. E Kagome scoprì in quell'occasione che, quelle iridi così particolari e rare in Giappone, erano derivate del proprio corredo genetico. Era infatti lo stesso colore di occhi dell'amata moglie dell'anziano sacerdote, di quella nonna paterna che la ragazza non aveva mai conosciuto.

Col senno di poi, era stato alquanto stupefacente vedere come la piccola di casa e il signor Higurashi avessero legato, in modo istantaneo e naturale.

Ogni volta che venivano a trovarli, l'uomo spupazzava fino allo sfinimento la bisnipote. Erano inseparabili. E con la madre di Kagome, ossia la nonna, Yua faceva a gara a chi facesse più sorrisi. Zio Sota invece era ancora un pochino impacciato con la nipotina.
E Jakotsu, autoproclamatosi "zio acquisito", non perdeva occasione per viziarla in tutti i modi possibili.

 La piccola No Taisho era una bambina buonissima, mangiava con regolarità e non aveva mai costretto i genitori ad eccessive levatacce notturne. L’unico suo problema era il momento del bagnetto.

Kagome emise uno sbuffo: - Smettila di infierire! Lo sai che mi piange il cuore, nel vederla disperarsi così. Non capisco. È sempre così tranquilla e rilassata quando è in braccio a te… o a me… appena le faccio toccare l'acqua però.. -.

- Mhh... Credo di aver avuto un'idea. Aspetta! – affermò all'improvviso Inuyasha, restituendole la figlia.

- Che fai? – gli chiese perplessa Kagome, vedendolo aprire il rubinetto della vasca da bagno.

- Sarà più fredda di come sei abituata ma, d’altro canto, non possiamo rischiare di scottare la piccola, no? – affermò controllando la temperatura ed accertandosi che l’acqua fosse tiepida – Ed ora… levati i vestiti e salta dentro anche tu! – disse alla giovane.

- Ma tesoro! Che..? -.

Inuyasha si strinse nelle spalle: - Beh, tu hai detto che quando è in braccio a noi è sempre tranquilla. Quindi, potremmo provare a lavarla mentre tu la tieni, stando con lei dentro l'acqua – propose.

- Ok! Tentar non nuoce! Io la tengo e tu la lavi? -.

- Sì. Poi la asciugo e vesto, anche. Sì, anche il pannolino - specificò notando il sorrisino divertito della ragazza - Così tu puoi farti un bagno rilassante come si deve, intanto –.

- Ti adoro, amore! – concordò entusiasta Kagome.

- Feh! Basta poco, per farti contenta! Un bagno… qualche bacio… - le rispose scherzoso.

- Scemo! – gli fece lei, con una linguaccia, mentre si spogliava dopo avergli passato di nuovo la bambina.

- Yua? Cucciola? – la chiamò il mezzodemone.

La bambina aprì gli occhi, fissandolo attentamente.

– Dov’è la mamma? Andiamo dalla mamma? Guarda! Eccola lì! – propose, ammiccando verso Kagome che, dalla vasca, aveva spalancato le braccia verso la sua bambina.
La piccola ciangottò, sporgendosi verso di lei, per farsi prendere in braccio.

L'esperimento riuscì: anche se ancora diffidente e un po' inquieta, Yua non pianse, rifugiandosi contro il seno della madre e rilassandosi a poco a poco sotto il tocco del suo papà che, inginocchiato a lato della vasca, la insaponava delicatamente.



Poco più tardi, Inuyasha si sdraiò di traverso e a pancia in giù sul letto matrimoniale, i piedi a ciondoloni nel vuoto, osservando la figlia dormire serena nella culla lì accanto, mentre Kagome si stava rilassando, godendosi un buon bagno caldo.

Il suo angioletto! Pensò intenerito, osservando la piccola aprire appena la boccuccia nel sonno, le manine strette a pugno.


Ritornò con la mente ad una delle sere più importanti della sua vita, quando, nervoso ma determinato a portare a termine ciò che si era prefissato di fare, aveva portato fuori a cena la sua Kagome per festeggiarne il compleanno.

La convivenza con lei era qualcosa di magnifico, non era mai stato così felice, sereno e realizzato in vita sua. Si sentiva amato, Kagome lo sosteneva sempre, si prendeva cura di lui e sopportava i suoi orari lavorativi assurdi. Anzi, lo coccolava e viziava in ogni maniera possibile, al rientro da lunghi ed estenuanti turni!
Quante volte ogni traccia di stanchezza era svanita all'istante quando, rincasando, lei lo aveva accolto col sorriso o con un tenerissimo sguardo assonnato, facendogli spazio nel letto ed abbracciandolo stretto con un mugugno soddisfatto non appena lui si coricava? O anche solo sapere che avrebbe trovato la cena o il pranzo ad aspettarlo, insieme ad un biglietto traboccante di dolcezza...

Erano passati tre anni e le cose andavano alla grande. Perciò si era deciso.

Previo consenso di Nonno Higurashi, ovviamente.

E, ovviamente, lui non era tipo da dichiarazioni, mettendosi in ginocchio, o da anello di fidanzamento con mega diamante. Non pensava nemmeno che a Kagome potesse piacere, un anello con solitario. Lei non era Kikyo!

Comunque sia, lui l’aveva comprato, l'anello. Ma era semplice, come Kagome. Un anello con montatura a doppia fascia, una normale e l'altra appena tempestata da piccoli brillantini. I due fili si incrociavano e congiungevano al centro, dove era posizionato un discreto diamantino. Niente di troppo pacchiano, insomma. D'impatto, ma fine e raffinato.

Si sentiva talmente nervoso! In cerca di conforto e tranquillità, aveva perfino fatto una scappata al cimitero per dire una preghiera sulla tomba della madre e del padre, chiedendo loro di assisterlo.

A complicare le cose, quella sera di marzo, Kagome era meravigliosa. Si era fatta bella per lui. Anche grazie al contributo degli amici! Sotto al cappottino, sfoggiava infatti un grazioso e costoso vestito, regalo di compleanno fattole da Jakotsu, Sango e Miroku.
Quegli impiccioni!

Essendo al corrente dei piani del mezzo demone, avevano ben pensato di dargli un aiutino! Se solo Kagome avesse saputo il perché dell'insistenza di Jakotsu nell'ordinarle di indossarlo quella sera stessa!

In occasione dell’uscita con il suo ragazzo, Kagome aveva anche appuntato tra i capelli il fermaglio di Izayoi. Aveva avuto sempre paura di perderlo e, per questo, lo indossava poco. Quella sera però, qualcosa l'aveva spinta a sfoggiarlo, visto che si intonava perfettamente col vestito.

Inconsapevole presentimento o zampino di qualcuno che li osservava da lassù? Chissà!


Dopo la cena avevano fatto una passeggiata, addentrandosi nei meandri del parco Ueno, prima di rincasare.
Kagome aveva notato come Inuyasha fosse teso, nervoso, muto. Aveva anche mangiato pochissimo, al ristorante. Sembrava avere qualcosa che gli frullava per la testa.

- Tesoro, va tutto bene? – gli chiese.

“Merda! Speravo non si accorgesse di niente!” pensò il giovane, affondando le mani nelle tasche del soprabito “Figurati! Mi conosce troppo bene, ormai” considerò, osservandola con la coda dell'occhio.

Prese un respiro profondo: - Ecco… io… Tutto bene. Però… emh...  Allora... – tartagliò. “Maledizione! Calmati, idiota!” si rimproverò mentalmente.

Kagome  però si distrasse, osservando davanti a sé: - Oh! Che bello! – disse, correndo verso uno dei grandi viali alberati del parco e fermandosi ad osservare un grande ciliegio fiorito.

Era quasi il momento giusto per l'Hanami***.
Benché fosse notte, i fiori erano visibili e avevano assunto una suggestiva colorazione bianco-argentata sotto i raggi della luna piena che spiccava nel cielo terso.
Un leggero venticello freddo scompigliò i capelli della ragazza, facendola rabbrividire appena. Le fronde del ciliegio frusciarono e qualche petalo si librò attorno.

Kagome ridacchiò e fece un piccolo giro su se stessa, allargando le braccia e volteggiando.

Inuyasha la osservò, avvertendo lo stomaco contrarsi piacevolmente, dimentico per un attimo del proprio nervosismo. Kami, era stupenda! Quel sorriso, poi! Avrebbe incantato chiunque, con quel magnifico sorriso.

Il giovane prese un nuovo respiro profondo: “Avanti! Non fare il codardo proprio ora! Perfino Miroku ce l'ha fatta, a fare una proposta come si deve. E senza fare il maniaco!”

Le si avvicinò lentamente, abbracciandola da dietro e fermando le sue giravolte.

Il contatto con lei lo calmò di colpo.

Kagome si rilassò contro di lui, dandogli le spalle per continuare ad osservare il ciliegio: - Hai visto? Bello vero? Ho l’impressione che da un momento all’altro possa sbucare fuori uno spiritello. O un prode condottiero dell’epoca Sengoku alla ricerca della principessa che gli ha rapito il cuore – mormorò.

Non ricevendo risposta, si voltò a guardarlo, un po' allarmata: - Amore? -.

Di solito lui avrebbe fatto un commento sarcastico dei suoi, dicendo qualcosa tipo: - Che sciocchezze! Sembri una bambina sognante davanti ad una fiaba! – oppure – Samurai, condottieri e principesse? Tsk! Dovresti davvero iniziare a guardare meno sceneggiati televisivi! -.

Invece aveva ottenuto solo silenzio.

Fece per toccarlo, alzando un braccio e mormorando - InuYa- - ma lui la trafisse con uno sguardo serissimo, prendendola per le spalle e inchiodandola sul posto, impedendole di muoversi.

“Coraggio! Non c’è ragione di aver paura!” pensò lui, emettendo poi un sospiro tremulo, quasi forzato fuori dai denti.

Un altro respiro profondo ed iniziò il suo discorso, dapprima sussurrato e, man mano, sempre più sicuro e deciso.

- Kagome. I-io ti amo, lo sai vero? Sei la luce che ha illuminato la monotonia della mia vita. Non riesco nemmeno a pensare a un'esistenza senza di te al mio fianco, nelle mie giornate. Per questo io… - prese ancora un respiro, osservando i magnifici occhi di lei fissarlo confusa, lusingata, ma anche un po' intimorita.

Cosa stava tentando di dirle? Sembrava così agitato!

- Per questo io, qualche giorno fa, sono andato da tuo nonno per chiedergli di… di poter… oh, dannazione! – sbottò in preda al panico.

Panico che aumentò quando la sentì sottrarsi alla sua stretta.
Durò solo un istante, perché subito la ragazza si alzò sulle punte dei piedi, (benché indossasse un leggero tacco lui restava comunque più alto!), prendendogli il viso tra le mani e scostandogli la frangia dalla fronte sudata dal nervosismo.
Gli fece una carezza, sorridendogli incoraggiante, ed Inuyasha chiuse gli occhi, sospirando.

Va tutto bene, calmati!, sembrava volergli dire.

Kagome lo sentì rilassarsi, percepì le spalle distendersi e vide le orecchie bianche sul suo capo abbandonare la loro posizione rigida e dritta, muovendosi in un guizzo.

Le parole gli uscirono da sole, con una naturalezza disarmante, non appena riaprì le pozze dorate che erano i suoi occhi, perdendosi in quelli amorevoli di lei, della donna che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo e che aveva reso completa la sua esistenza: - Kagome… sposami! –


Osservò le pupille della giovane dilatarsi per la sorpresa e percepì il suo respiro fermarsi.

Le ginocchia le cedettero di colpo e sarebbe caduta, se lui non l'avesse prontamente sostenuta, stringendola tra le braccia.
Nel compiere quel gesto però, la scatolina con l'anello che Inuyasha aveva preso dalla tasca dei pantaloni e stretta nel pugno nell'impeto di coraggio precedente, cadde ai loro piedi.

Il rumore che produsse, sembrò riscuotere la ragazza.

- Accidenti! – sbottò il mezzo demone, guardando in basso. “Dannato anello! E dannato me! Che pasticcio! Proprio oggi dovevo iniziare a fare l'imbranato? Dannazione! E non era certo così che pensavo di dirglielo! Sono stato quasi brutale!”.

Fece per chinarsi a raccoglierlo, senza lasciare la presa su Kagome, quando la sentì emettere un flebilissimo e strozzato - Sì -.

Tornò a guardarla negli occhi, trovandoli pieni di lacrime di felicità, traboccanti di emozione.

- Eh? – esalò senza rendersene conto, il cuore che gli batteva a ritmo furioso nel petto.

- Sì, voglio diventare tua moglie, scioccone! Sì! Ho detto sì, amore mio! – bisbigliò lei, emozionatissima – Oh, Inuyasha! Non dimenticherò mai questo compleanno! Ti amo! – aggiunse baciandolo di slancio, non riuscendo più a contenere la gioia e l'immenso sentimento d'amore che le scaturiva dall'anima.

Lo abbracciò fortissimo, tremando e sentendolo tremare a sua volta, dandogli tanti piccoli baci mentre le lacrime le scorrevano incontrollabili lungo le guance.
Preda della gioia, non riusciva a far altro che continuare a mormorare il nome di lui.

- A-aspetta – le disse il mezzo demone staccandosi – Devo… l'anello… - “Sì, ha detto sì!!! Kagome ha detto sì. Vuole passare con me il resto della sua vita! Con me! Me!”

Inaspettatamente fu lei a chinarsi a raccoglierlo, asciugandosi nel frattempo le lacrime con la mano libera: - Giusto. Non vorrei pestarlo! E io che mi aspettavo un semplice regalo di compleanno! – ridacchiò.

Inuyasha sorrise: - Oh, beh, se come regalo non ti aggrada, me lo riprendo, eh? – le disse scherzoso.

La ragazza lo guardò divertita: - Scemo! No! È mio! Posso? – gli chiese, contemplando  la scatolina – Oppure vuoi fare le cose per bene e mettermelo tu? Guarda che poi ti devi inginocchiare, eh? -.

Il giovane sbuffò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli: - Perché in questo momento sento nella testa la voce di Jakotsu che urla qualcosa come: “Insomma! Proprio non riuscite a stare seri, voi due? Sempre a punzecchiarvi! Nemmeno la proposta l’hai fatta come si deve!”? -.

- Hai ragione! Direbbe così – considerò Kagome – Ma io gli risponderei: “Fatti i fatti tuoi! Noi siamo così e a me sta bene! Amo come siamo.”  – concluse con un dolce sorriso emozionato – Allora io la apro, eh? -.

- S-sì. Non è niente di che, in realtà – tentò di dire lui.

- Zitto! È… è perfetto – esalò la ragazza, fissando incantata l'anello.

Con mani tremanti Inuyasha lo prese e glielo infilò delicatamente all'anulare.

- Ti amo – dissero all'unisono e nello stesso istante, sorridendo per quella inaspettata coordinazione.

- Guarda che se cambi idea non potrai più tornare indietro, quando mi avrai sposata! – lo prese in giro la fidanzata, per alleggerire l'atmosfera.

Le sembrava di volare! Ancora stentava a crederci! Era successo davvero? Davvero lui le aveva chiesto di sposarlo? Non era un sogno, vero? E il modo in cui l’aveva fatto era molto “da lui”. Sì, anche nell’essere nervoso e nel fare di tutto per nasconderlo.

- E se io non volessi, cambiare idea? – replicò Inuyasha, tornando serio.

Kagome sfregò il naso contro il suo: - Direi che è perfetto -.

- Non ti libererai mai di me, piccola pazza -.

- Mai – assentì la giovane, sorridendogli. Era al settimo cielo!

- Mai! – confermò lui prima di baciarla ancora e prorompere in una risata di pura felicità.




Si erano sposati in tempi brevi e con una normalissima cerimonia tradizionale, intima, alla presenza della famiglia di Kagome, di Sango, Miroku e bambine, invitando ovviamente anche Jakotsu, Kaede, Shippo e Rin con l'aggiunta di Ayame e di Jinenji, che, nel frattempo, era diventato amico di Inuyasha.

 Shiori si era limitata a mandare uno scarno biglietto di congratulazioni.

Jakotsu, che avrebbe voluto un matrimonio in pompa magna, diede loro filo da torcere per come organizzare la cerimonia e il ricevimento, ma ebbe un inaspettato oppositore: - Dacci un taglio, figliolo! È il loro matrimonio, non il tuo! Loro vogliono così. Quando anche tu troverai il ragazzo giusto, quello da sposare, potrai fare come vuoi tu! – aveva detto lapidario il Signor Higurashi.

E poi il viaggio di nozze, brevissimo, quattro miseri giorni, dato che il mezzo demone non aveva potuto assentarsi troppo a lungo.

Però era stato sufficiente per avere una rivincita con i fiocchi su una certa persona, anche se in modo del tutto inconsapevole.


Caso volle infatti che nell'albergo di Okinawa in cui i novelli sposi avevano prenotato, si tenesse, nel weekend, un convegno/mostra informativa di due giorni, organizzato da alcune aziende alla ricerca di persone da assumere. E che, al suddetto convegno, fosse presente un certo demone lupo, alla disperata ricerca di un'occupazione.

Immaginatevi la faccia di Koga quando, per puro caso, il secondo giorno di convegno, mentre era seduto ad aspettare in un angolo appartanto e nascosto della hall, aveva visto passare Kagome ed Inuyasha in tenuta da spiaggia.

Come se non fosse stato sufficiente, aveva distintamente udito l'addetto alla reception, di nome Renkotsu, dire loro: -Buon pomeriggio, Signori Taisho ! -.

E, nel mentre, una signora di mezza età, seduta in compagnia del marito poco lontano da lui, commentare: - Oh, caro, guarda! La coppia di sposini della camera accanto alla nostra! Che teneri! Si vede proprio che sono molto innamorati! Te l'ho detto che, ieri sera, li ho visti mentre si baciavano appassionatamente davanti alla porta della loro stanza? Ah, beata gioventù! Avranno fatto faville! -.

Koga era sbiancato e si era affrettato a dileguarsi, non visto, verso la sua camera, mentre il marito della signora sbuffava un infastidito: - Miyu, smettila! Ho sposato una pettegola di prim'ordine, povero me! Ti metti a fare anche la guardona, adesso?! -.

Kagome ed Inuyasha non si erano accorti di nulla e la luna di miele si era conclusa senza intoppi. Anzi! aveva portato una dolce "conseguenza".


Ripensandoci, al mezzodemone ancora non sembrava vero, anche dopo aver tenuto quel frugoletto tra le braccia!

Trascorso circa un mese dal matrimonio, rientrando a mattina inoltrata, dopo aver fatto la notte, Inuyasha aveva trovato la moglie ancora a casa.

Seduta sul bordo del letto con lo sguardo assorto ed una strana espressione in viso. A metà tra l’incredulo e il felice, avrebbe detto.

Teneva qualcosa tra le mani.

Accorgendosi della sua presenza, Kagome l'aveva guardato con le lacrime agli occhi: - Inuyasha -.

Lui si era un po' allarmato: - Cosa ci fai a casa? È successo qualcosa? Stai male? – le aveva domandato, inginocchiandosi davanti a lei.

- Sì, qualcosa è successo. Qualcosa di meraviglioso! Io… oh, Inu! Sì, che sto bene! Benissimo! Stiamo benissimo –.

A quel plurale, il giovane aveva sbarrato gli occhi. E messo a fuoco meglio l'oggetto cilindrico che lei teneva tra le mani. Un... test di gravidanza?!?

L’ipotesi che aveva appena fatto fare una capriola al suo cuore fu prontamente confermata: - Sono incinta, amore – gli aveva annunciato la donna, emozionatissima.

- Oh! – fu l’unica cosa che riuscì a dire Inuyasha.

Dopo un attimo di sbalordimento, anche il mezzo demone sorrise, stringendola a sé.
Sospirò felice, il viso appoggiato delicatamente contro il ventre della moglie, dandole infine un bacio sulla pancia.




Inuyasha si riscosse dai ricordi avvertendo un dolce peso, ancora gocciolante d'acqua, adagiarsi sulla sua schiena.

- Dorme già? – bisbigliò Kagome.

- Sì, è crollata appena l'ho rivestita – le rispose – E tu? Che intenzioni hai? –.

- Mhh.. Non saprei… - fece vaga, reprimendo un urletto quando il marito se la tolse di dosso, facendola rotolare supina sul lettone.

- Io un'idea su come passare il tempo ce l'avrei, sai? - bisbigliò malizioso.

- Inuyasha! – lo sgridò in un sibilo la moglie, arrossendo.

- Beh? Che ho detto di male? – la rimbrottò – E poi è colpa tua! Mi hai abituato troppo bene durante la gravidanza – le disse, allusivo.

- Era colpa degli ormoni! – puntualizzò Kagome, vergognosa.

- Sì, sì… gli ormoni… Comunque è un po' che non mi prendo cura di mia moglie… è il caso di rimediare… - sussurrò suadente il mezzo demone, infilando una mano nell’accappatoio di lei, sfiorandole delicatamente il seno gonfio a causa dell'allattamento.

- Amore… a-aspetta! – tentò di fermarlo la donna, lasciandosi comunque scappare un gemito che fu soffocato dalle labbra del giovane.

Inuyasha le baciò ancora la bocca, per poi spostarsi verso il suo mento. Si interruppe sentendo la figlia rigirarsi nella culla, emettendo un versetto nel sonno.

- Mhh… d'accordo… ma stanotte non mi scappi, sappilo – mugugnò contro l'orecchio di Kagome, leccandoglielo appena e facendola sospirare.
Lei gli infilò una mano tra i capelli, accarezzandogli la nuca.

- S-sì - acconsentì la moglie, recuperando un briciolo di lucidità – Magari… magari potrei anche tirare fuori dall’armadio un certo babydoll… ammesso di entrarci ancora! -.

Il ragazzo la baciò di nuovo, sopprimendo un ringhio di eccitazione. Kami, quanto amava il suo essere allo stesso tempo tenera e provocante!

- Mmhh.. Forse ti stai dimenticando cosa è successo, l'ultima volta che lo hai indossato, durante il viaggio di nozze. Abbiamo… fatto l’amore tutta la notte e… concepito quel ragnetto lì! - le rammentò – Non so se sono già pronto per affrontare di nuovo un altro marmocchietto così presto… e il tuo diventare una piagnona! Per non parlare poi delle volte in cui mi toccava correre da Ayame perché avevi voglia di gelato! Al pistacchio. Per fortuna che il suo bar gelateria è in zona. E che il suo nuovo ragazzo non ha fatto storie nel vederla uscire a notte fonda per venirmi ad aprire apposta il negozio! Senza contare poi quanto continuavi a chiamare Sango per farti rassicurare su certe cose e la marea di shopping che avete fatto, dato che lei è rimasta incinta un’altra volta pochi mesi dopo di te. Sembravate due comari! -.

Kagome gli diede un pugno su una spalla: - Villano! Credi che per me sia stata divertente, la gravidanza? Le nausee, gli sbalzi d'umore, diventare enorme, il seno dolorante, la paura di non essere adatta a fare la mamma, i dolori del parto e poi… dovermi far controllare da te i punti? – sbottò.

Lui sbuffò: - Quante storie, per la faccenda dei punti! Può capitare, alle donne, di lacerarsi durante il parto. Sono un infermiere, è il mio lavoro! Sì beh, sono un infermiere generale, d’accordo, però sono cose che ho studiato alla scuola di medicina. E poi… so come sei fatta là sotto! Non era certo la prima volta che davo una “controllata” -.

Kagome lo prese per un' orecchio.

- Ahi!!!!! Mollami!!! Che cavolo fai! Ahia!!! – mugolò il ragazzo, tentando di non gridare per non svegliare la figlia.

- Idiota! – disse la giovane, in un sussurro, indignata ed imbarazzata – Altro che “stasera non mi scappi”! Stai rischiando di finire a dormire sul divano, sappilo! –.

- Ahiii!! Kagome! Mi fai male! Che cos’è? Una delle tecniche di Sango con Miroku, questa? Ahia!! Stavo scherzando! Dai!!! - sibilò lui.

Alla fine lei mollò la presa, girando il viso dall'altra parte, offesa… O presunta tale.

Inuyasha si massaggiò la parte lesa, guardandola prima arrabbiato e poi, man mano che il tempo passava, sempre più mortificato.

- Ka-Kagome? – provò a chiamarla.

Lei continuò a non guardarlo.

- Amore… Scusa! Mi dispiace. Io… non volevo! Tesoro? Dai, dannazione! – balbettò in preda al panico, dando uno sguardo rapido alla figlia, assicurandosi che dormisse ancora.

Scherzava! In realtà era stato bellissimo vedere il suo corpo cambiare per poter ospitare il loro bambino, il suo odore farsi dolce, vederla sempre così felice. Beh, quasi sempre, tranne quando si faceva prendere dall’ansia di non essere brava a fare la mamma, e da lì, i pianti. Però era stato bello anche sapere di essere capace di rassicurarla con un abbraccio, convincerla che sarebbe andato tutto bene.

La trepidazione delle ecografie e dei vari controlli. Scommettere da chi la loro bambina avrebbe preso cosa.

La risata di Kagome quando Yua, verso gli ultimi mesi di gestazione, si muoveva troppo e non la lasciava dormire: - Accidenti! Temo che abbia ereditato la mia irrequietezza notturna! – diceva in quei casi.

Fare da cuscino vivente ad entrambe. Massaggiarle le caviglie gonfie e la schiena dolorante. Fare il bagno insieme, sorreggendola contro il suo torace, abbracciandola e accarezzandole dolcemente il ventre gonfio.

E ingegnarsi man mano per poter fare l’amore senza fare male a lei o alla piccola.

Infine,  poter essere presente al momento del parto perché, inaspettatamente, lei aveva voluto lui accanto e non la madre. Poter esserle vicino in quel difficile momento, sentendosi un po’ colpevole e totalmente impotente nel fare qualsiasi cosa se non incoraggiarla e lasciare che gli conficcasse a sangue le unghie nel braccio. Vederla piangere di gioia nell’udire, per la prima volta, il vagito della loro bambina.

A discapito delle sue parole, non gli sarebbe dispiaciuto ripetere quelle esperienze. Più avanti, magari! Prima dovevano ancora imparare ad essere dei bravi genitori. Per farlo, un figlio era sufficiente, almeno per il momento!

Kagome gli lanciò un occhiata. Non ce la fece più e scoppiò a ridere, frenandosi però quasi immediatamente, temendo di aver svegliato Yua. Per fortuna la bambina aveva il sonno pesante!

Il suo Inuyasha! Era sempre così inconsciamente buffo, quando doveva farsi perdonare qualcosa! Non riusciva a resistergli, quando le faceva gli occhioni da cucciolo bastonato e abbassava le orecchie.

Tornando a girarsi verso il marito, lo trovò a fissarla a metà tra il contrito e lo sconvolto.

- In effetti, sì, credo di averlo visto fare da Sango. Scusa, tesoro. Ti ho fatto davvero tanto male, amore? – mormorò pentita.

Inuyasha la guardò malissimo: - Ehi! Ma allora… stavi solo facendo finta di esserti arrabbiata?!?! Stupida!!! Mi hai fatto prendere un colpo! – sbottò infuriato, alzandosi dal letto e lasciando la stanza.

Kagome sospirò e gli corse dietro.

- Inuyasha? - lo chiamò.

Lui rimase davanti al lavandino della cucina, dandole la schiena. Buyo trotterellò fino a lui e si strofinò tra le sue gambe, facendo le fusa.

- E tu che vuoi? Gattaccio ruffiano! – borbottò il mezzo demone.

- Dai, Buyo, hai già mangiato un'ora fa! Fai il bravo – gli disse Kagome, avvicinandosi e facendogli una carezza.

Il gatto miagolò per poi andare verso la sua cesta, posta davanti al divano, a fare un pisolino.

- Inu - tentò ancora – Ho esagerato. Scusa. È solo che… insomma! A volte te ne esci con certe frasi! Parti bene, ma rovini tutto con battute infelici! -.

- Non c'era bisogno di fare tutta quella pantomima solo perché non hai voglia di fare l'amore. Bastava dirlo! – borbottò lui.

Kagome gli si fece più vicino, massaggiandogli la schiena contratta per poi prendergli la mano sinistra tra le sue: - Tesoro… Guarda che io non avevo mica detto di no! In realtà avevo solo altri piani per… quel particolare ambito - sussurrò, prima di baciargli le nocche, soffermandosi sull'anulare.

Il mezzo demone sospirò e la tirò a sé: - Permalosa vendicativa! – mugugnò.

Non c'era niente da fare! Proprio non riusciva a tenerle il muso. Si era ammansito troppo, in quegli anni. Decisamente!

Lei sorrise: - Io?! Senti chi parla! – ribatté, sporgendosi a sfiorargli le orecchie in una carezza dolce e lenta, come per farsi perdonare. – Ti amo tanto, Inuyasha -.

- Ti amo anche io, stupidotta – rispose il giovane, affondando il viso nell'incavo del suo collo, inspirando il suo dolce profumo.

La sentì prendergli il viso tra le mani, alzandoglielo: - E questa stupida, ora, gradirebbe un bacio, per favore -.

Dopo averle concesso un fugace sfioramento di labbra, il giovane la prese in braccio all’improvviso, caricandosela in spalla.

- Noooo! Mettimi giù! – ridacchiò Kagome, scalciando.

- Shht! Sveglierai la bambina, così! – la sgridò il marito, prima di lasciarla andare, stendendola sul divano, incurante di Buyo.

La sovrastò, osservandola con occhi pieni d'amore: - “Altri piani” di che genere? – soffiò incuriosito, accarezzandole i fianchi da sopra l’accappatoio, con movimenti lenti e circolari. Non riusciva proprio a smettere di stuzzicarla, quella sera!

Notando però con la coda dell'occhio il gatto correre via, facendo per addentrarsi nella loro camera da letto, Inuyasha lo fermò con un ordine perentorio: - Buyo! Fermo! Non ti azzardare ad entrare lì! Lascia stare Yua, stupido gattaccio! -.
L'animale si arrestò, sedendosi sulla soglia.

Tornando a concentrarsi sulla donna stesa sotto di sè, parve ricordarsi di qualcosa: - A proposito! Che diavolo aveva di così importante da darti, Sango, da non poter aspettare? – le domandò, frugandosi in tasca alla ricerca alla busta.

- Beh, dato che domani e dopodomani sei di riposo… avevo pensato… di lasciare la bambina a mia madre e farci una gitarella. Solo noi due… soli soletti… un'intera giornata solo per noi… in un bell’alberghetto in montagna... A scaldarci a vicenda sotto una bella coperta – mugugnò invitante - Però, dato che al momento dobbiamo fare un po’ di economia, ho chiesto a Sango il favore di intercedere presso quel grazioso posto in cui quel matto di suo marito le ha fatto la proposta di matrimonio e in cui lei e Miroku sono tornati spesso anche dopo, da sposati. Lo so che a te non piacciono le terme, però potremmo starcene chiusi in camera tutto il tempo, se lo preferisci - gli rispose arrossendo un po' per la sua implicita allusione – Che ne pensi? Ti andrebbe? – gli propose, mostrandogli il contenuto della busta che lui le aveva sventolato davanti al naso: le prenotazioni dell'albergo.

Inuyasha si tirò a sedere, facendo alzare anche Kagome e sistemandola a cavalcioni su di sé: - Se mi va? Ti sembrano domande da fare? Certo che sì! Sei… fantastica! La mia fantastica e geniale Kagome – esalò – Kami quanto ti amo, piccola pazza del mio destino – affermò sorridendole sereno – Sei sicura di volerti allontanare dalla bambina, però? Guarda che ti mancherà! -.

- Lo so. Staremo via solo una notte, no? Ho anche già tirato il latte da far usare a mia madre per nutrirla quando non ci sarò. E poi dobbiamo ancora preparare tutto, non ne ho avuto il tempo, quindi temo proprio che potremo partire solo in tarda mattinata. In pratica staremmo senza la nostra cucciola per poco più di una notte. Oddio, detta così, mi sto sentendo una pessima madre, una di quelle che abbandonano i figli per fare i propri comodi! – piagnucolò.

- Piantala! Dopo tutto hai diritto anche tu a prenderti un giorno di vacanza. Ed in effetti… Ho voglia di passare un po' di tempo con mia moglie. Mi sento trascurato! – scherzò il giovane.

Kagome rise: - Oh, povero il mio maritino! – mugugnò, grattandogli un orecchio.

Inuyasha chiuse per un attimo gli occhi, godendosi quella coccola: - Mhh… guarda che se continui così, non so se riesco ad aspettare dopo cena! -.

-Ah, no! Mi dispiace, bello mio! Avevamo detto dopo! Impaziente! – ribatté lei.

- Mhh. Effettivamente credo che non mi accontenterei di una sveltina - la provocò - In questo caso, allora... Sono reduce da una stancante giornata di lavoro. Ho fame, moglie! Che c’è da mangiare? – fece finta di borbottare lui con la voce grossa.

- Non ne ho idea, marito! Ero troppo stanca per cucinare, oggi! Se c’è qualcosa con cui sfamarti devi ringraziare la tua fantastica suocera! Ci ha lasciato la cena sul tavolo della cucina. Vai a dare un'occhiata. Mi vesto e ti raggiun- -.

Un tenue vagito proveniente dalla camera interruppe il suo discorso.

- Mi raggiungi subito dopo aver allattato la piccola. Evita pure di vestirti, tanto non ti servirà – affermò Inuyasha, tornando a fare il malizioso, alzandosi in piedi e trascinando la ragazza con sé.

Tornati nella loro camera, prese in braccio dolcemente la piccola Yua porgendola poi a Kagome, che si era seduta sul letto.

- Io intanto vado a scaldare la nostra cena. Non metterci troppo, mogliettina! Ti aspetto – concluse, uscendo dalla stanza.

L'amata gli regalò uno dei suoi sorrisi mozzafiato e lui lanciò un ultimo sguardo alle donne della sua vita, mentre il sole tramontava, inondando la stanza con la sua luce dorata ed annunciando la fine dell'ennesima bellissima giornata della loro perfetta quotidianità.






* Hajime  (肇, 元) significa “Inizio”. In effetti, per come la vedo io, un figlio è un inizio di una nuova fase della vita di una coppia. ^^

** Yua, come nome in sé non mi fa impazzire ma, se ciò che ho trovato a riguardo è giusto, questo nome ha un significato bellissimo e che mi sembrava appropriato, specialmente per il modo in cui ho tratteggiato il modo di pensare dei protagonisti: legame d'amore/di affetto ^^ (結愛)

*** L' Hanami (花見? lett. "ammirare i fiori") è la tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, in particolare di quella dei ciliegi da fiore giapponesi, i sakura (lett. "ciliegio").
Questa tradizione, antica di più di un millennio, è ancora molto sentita in Giappone tanto da provocare anche vere e proprie migrazioni di milioni di giapponesi dalle loro città verso le 60 località più famose del Paese, inoltre ci sono le previsioni per la fioritura, come quelle meteorologiche, per sapere esattamente quando comincia la fioritura e fino a quanto dura. Lo spettacolo dei sakura in fiore occupa gran parte della primavera e si può ammirare da inizio aprile (nel sud dell'isola di Honshu) fino a metà maggio (nella settentrionale Hokkaidō).
Tra i luoghi principe per godere di questo spettacolo, c’è ovviamente il Parco Ueno. ( A questo proposito, il fatto di poterci andare di notte, non me lo sono inventato. Gli orari di apertura su Google dicevano che è aperto fino alle 23… fidiamoci XD 
C’entra poco e forse avrei dovuto farne una nota in uno dei primi capitoli ma… informandomi, ho trovato la storia del parco Ueno e della sua formazione molto interessante. Per chi vuole, lascio il link di wikipedia a riguardo ^^ https://it.m.wikipedia.org/wiki/Parco_di_Ueno  )

Al giorno d'oggi la festa dell’Hanami consiste, oltre che nell'ammirare la fioritura, nel consumare un sostanzioso picnic, spesso a base di sushi con birra e sake in abbondanza, all'ombra degli alberi fioriti. 
I festeggiamenti continuano anche durante la notte, dove l'Hanami cambia nome in Yozakura (夜桜? lett. "La notte del Ciliegio") e i sakura vengono illuminati appositamente con delle luci.
Si racconta che questa usanza abbia trovato le sue origini durante il periodo Nara (710-794), quando la Dinastia Cinese Tang influenzò il Giappone in molti modi differenti portando nel Sol Levante molte tradizioni e costumi. Una di queste tradizioni era proprio quella di godere della bellezza dei fiori in primavera. Sebbene i fiori inizialmente celebrati fossero quelli di prugno (ume うめ), i sakura diventarono molto presto i fiori prediletti da questa occasione proprio perchè la loro bellezza attirava di più l’attenzione della gente. I sakura finirono così, nel periodo Heian, per diventare i fiori più celebrati durante il periodo dell’Hanami.
Fu l’imperatore Saga a voler adottare questa pratica cominciando a tenere feste e balli sotto gli alberi di ciliegio piantati nel giardino del palazzo della Corte Imperiale a Kyoto. A quell’epoca, l’hanami era un evento riservato solo a persone di alto lignaggio, nobili, samurai che frequentavano la corte e poeti che scrivevano versi che lodavano il fascino e la meraviglia di tale bellezza. Poi con l’arrivo del periodo Edo questa ricorrenza venne aperta anche a tutti gli altri che poterono così festeggiare tale usanza bevendo sakè e mangiando sotto una pioggia di petali rosa.
L’hanami  è una ricorrenza dedicata alla celebrazione della bellezza della natura ma non solo: la fioritura dei ciliegi infatti era il periodo legato al raccolto del riso. Anticamente le persone usavano gli alberi di ciliegio come mezzo per predire la qualità del raccolto di quell’anno e, credendo che i kami risiedessero in quelle piante così belle, portavano ai piedi dell’albero di ciliegio anche delle offerte di ogni genere e pregavano le divinità di concedere loro buona sorte.
Oggi i giapponesi continuano ancora la tradizione dell’hanami anche perchè questo periodo coincide con l’inizio dell’anno scolastico giapponese. La gente e soprattutto i ragazzi amano raggrupparsi attorno a grandi alberi fioriti tenendo feste e piccoli banchetti o pic nic all’aperto. Amano passeggiare e fare lunghe camminate nei parchi con il solo scopo di rilassarsi e dedicarsi alla completa meditazione e contemplazione non solo della natura ma anche di sè stessi all’insegna del benessere e del rinnovamento dello spirito. Le passeggiate si prolungano fino a sera tardi dove, grazie alla complicità del bagliore lunare e alle chochin (ちょうちん)  accese (lanterne di carta), l’evento diventa un vero spettacolo suggestivo con un’ atmosfera che di sicuro giova moltissimo alle giovani coppie di innamorati.




E siamo giunti al termine di questa mia prima avventura ^^

Due parole riguardo al personaggio di Naraku. Non chiedetemi il perchè, ma ho avvertito la volontà di "riscattarlo", almeno un po'. Si cresce, si cambia. Kikyo è quella che è ("Hai voluto la bicicletta", caro il mio Naraku? Beh, ora pedala XD). Però mi è piaciuto pensare che, pur avendo a che fare con un personaggio ingombrante come lei.. lui si sia dimostrato uomo almeno un po', prendendosi una buona volta le proprie responsabilità. ^^ Voglio dire... almeno un genitore come si deve, diamolo, a quel povero bambino! XD

Koga... Ness, è "colpa" tua, sappilo! Non era previsto e sono stata in dubbio fino alla fine, se inserirlo o no! Pensavo fosse superfluo, ritirarlo in ballo.. però, per parcondicio... Kikyo e Naraku si erano rivisti e Ayame è stata ricitata... quindi.. (sì, lo so! La cara Vanilla mi ha già detto: "ma quanti problemi che ti crei da sola!!" ed è vero ^^'''. Beh.. *coff coff* sorvoliamo su quanto Kagome mi assomigli, in questa parte di carattere XD )

Per tutto il resto... Ancora non mi sembra vero di aver scritto una storia e che, tale storia sia piaciuta ^^ Ne sono felice e lusingata ^///^

Devo un ringraziamento particolare a Lune, Faby e Cate per l'entusiasmo dimostrato e i fruttuosi consigli. A Serin & Serena che sopportano stoicamente le mie paranoie senza però mai mancare di incoraggiarmi. E a Mila che, in modo del tutto involontario, riesce a farmi riflettere e rimuginare sulle cose... (anche se, sapendo come sono fatta, non sempre è un bene!! XD ahahahahaha).

Grazie, mille volte grazie. Grazie a chi ha seguito, ricordato, preferito la storia. A chi ha recensito e a chi ha solo letto ^^ Spero di non avervi deluso con il finale e di non essere risultata scontata.

Se vi va, fatemi sapere ^^

Alla prossima... storia! (sì, purtroppo per voi non vi libererete ancora di me :-P)
   
 
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