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Autore: Kia85    12/11/2015    6 recensioni
Il problema era che l’aveva colta di sorpresa.
Oh sì, se non era così, ed Hermione lo detestava. Harry lo sapeva bene. Lei che aveva sempre tutto sotto controllo. Lei che sapeva sempre tutto ciò che stava accadendo, tutto ciò che pensava, tutto ciò che provava.
Tutto.
Ora invece era sperduta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Partecipante al contest FantasiAuror 2015, organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi dà la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)

 

 

 

Nickname autore: kia85

Titolo: I’m still standing

Genere: Introspettivo, sentimentale

Pairing e/o Personaggi aggiuntivi: Harry/Hermione

Prompts: bambola, Bellatrix, leone

Rating: Verde

Avvertimenti: nessuno

NdA: un grazie particolare a Jasmine per i bellissimi prompt, sono stati una vera sfida e dio, se si vede! Ma volevo tanto tornare a scrivere sulla primissima otp.  ç_ç Grazie anche al gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling perché sono sempre delle persone meravigliose. Vi adoro, ragazze/i. *^* E last but not least, grazie alla mia adorata beta Anya, senza cui sarei persa e che ha fatto tanto tanto tanto per questa os e per questa piccola autrice. Love you. <3

 

 

Il problema era che l’aveva colta di sorpresa.

Oh sì, se non era così, ed Hermione lo detestava. Harry lo sapeva bene. Lei che aveva sempre tutto sotto controllo. Lei che sapeva sempre tutto ciò che stava accadendo, tutto ciò che pensava, tutto ciò che provava.

Tutto.

Ora invece era sperduta. Harry lo aveva capito non appena l’aveva vista. Riconosceva quell’espressione perché lui aveva provato la stessa sensazione così tante volte da aver perso il conto.

Quel giorno si erano dati appuntamento a Regent’s park per una tranquilla passeggiata in quel caldo pomeriggio autunnale. Harry come al solito era arrivato in ritardo, nonostante sapesse quanto avrebbe fatto imbufalire la povera Hermione, ma non appena i suoi occhi si erano posati su di lei aveva capito che qualcosa non andava.

C’era un senso di vuoto nello sguardo di Hermione. O meglio, c’era qualcosa di spaventoso nei suoi occhi. Harry voleva sapere a qualunque costo cosa fosse per poter correre da lei e aiutarla a tornare lì con lui, al sicuro, poiché anche se Hermione era forte e coraggiosa, anche lei aveva i suoi momenti di debolezza. Come in quel preciso istante. Dio, se Harry non si odiava per non essere arrivato lì in tempo, per impedire che questo accadesse o perlomeno per capire che cosa l’avesse ridotta in quello stato.

Se c’era una cosa che Harry odiava era il non poterla aiutare, perché lei era stata così determinante, fondamentale per la sua vita, per tutto ciò che era accaduto da quando si erano incontrati in quel lontano primo giorno di settembre sul treno per Hogwarts. E ora Harry si ritrovava a desiderare di poter essere altrettanto per lei, non per uno stupido senso di gratitudine. No, non era solo questo. Lo voleva perché lei stessa era importante per lui. Se lei fosse crollata, beh, lui l’avrebbe seguita l’istante dopo, senza pensarci.

Per fortuna, però, non fu difficile scoprire dove fosse stata catapultata Hermione in quel preciso momento. Harry seguì il suo sguardo fino a quando non vide una piccola bambina che giocava su una panchina con la sua bambola. Più che giocare però, la bambina la stava letteralmente… torturando. La sbatteva contro la seduta della panchina, la faceva tuffare dallo schienale per riprenderla e poi ancora  tuffare. Era senza sosta. Le aveva addirittura staccato un braccio che ora giaceva a terra, senza che la bambina si preoccupasse di riprenderlo.

Harry non avrebbe voluto sapere così maledettamente bene cosa avesse ricordato a Hermione quella scena. Eppure quando la vide toccarsi, senza neanche accorgersene, il braccio sinistro, proprio lì dove vi era quella cicatrice, quel maledetto tratto che ora li accumunava, Harry capì.

Hermione era stata trascinata a Villa Malfoy, di nuovo con Bellatrix, quella pazza che l’aveva torturata, senza pietà, senza prestare ascolto alle sue grida disperate, le stesse che avevano torturato Harry e Ron, impotenti e impossibilitati dal fare alcunché. Hermione era ancora lì, e Harry poteva sentire fin troppo bene le sue urla silenziose. Le percepiva sulla sua stessa pelle, come onde sonore che riverberavano solo attraverso il suo corpo, scuotendo il suo cuore e restando inudite alle sue orecchie.

Solo che stavolta Harry non era impotente. Non lo era affatto. E non aveva neanche bisogno dell’aiuto di qualcuno per soccorrere Hermione e sottrarla dalle grinfie di Bellatrix.

Così, si mosse di un passo in avanti, deciso a raggiungerla, quando con sua grande sorpresa, Hermione sussultò visibilmente. Il suo sguardo tornò alla realtà, e Harry la vide scuotere la testa passandosi una mano tra i folti capelli.

E poi eccola, la sua forte e coraggiosa Hermione era ancora lì, come se niente fosse successo.

Harry sorrise di cuore, pensando che in quel momento Hermione era parsa proprio come un leone. Non per nulla era una Grifondoro.  Anche lei era riuscita a ritrovare il suo coraggio e la sua forza in un momento di totale disperazione e disorientamento. E ora niente poteva abbatterla. Diamine, aveva pure la stessa criniera!

Solo allora Hermione lo notò. Sulle sue labbra si aprì un sorriso che le illuminò il viso, e la sua mano scattò in alto per salutarlo, prima di correre verso di lui.

Sulla panchina la bambina continuava a torturare la sua bambola, ma ormai non poteva avere più alcun effetto su Hermione.

Perché ora quel leone era di nuovo pronto ad affrontare la foresta a testa alta.

   
 
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