Partecipante al contest FantasiAuror
2015, organizzato dal gruppo Facebook “Cercando chi
dà la roba alla Rowling (Team Harry/Hermione)
Nickname autore: kia85
Titolo: I’m still standing
Genere:
Introspettivo, sentimentale
Pairing
e/o Personaggi aggiuntivi: Harry/Hermione
Prompts:
bambola, Bellatrix, leone
Rating:
Verde
Avvertimenti:
nessuno
NdA:
un grazie particolare a Jasmine per i bellissimi prompt,
sono stati una vera sfida e dio, se si vede! Ma volevo tanto tornare a scrivere
sulla primissima otp. ç_ç Grazie anche al
gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling perché sono sempre delle persone
meravigliose. Vi adoro, ragazze/i. *^* E last but not least, grazie alla mia
adorata beta Anya, senza cui sarei persa e che ha fatto tanto tanto tanto per
questa os e per questa piccola autrice. Love you. <3
Il problema era che l’aveva colta di sorpresa.
Oh sì, se non era così, ed Hermione lo detestava. Harry
lo sapeva bene. Lei che aveva sempre tutto sotto controllo. Lei che sapeva
sempre tutto ciò che stava accadendo, tutto ciò che pensava, tutto ciò che
provava.
Tutto.
Ora invece era sperduta. Harry lo aveva capito non appena
l’aveva vista. Riconosceva quell’espressione perché lui aveva provato la stessa
sensazione così tante volte da aver perso il conto.
Quel giorno si erano dati appuntamento a Regent’s park per una tranquilla passeggiata in quel caldo
pomeriggio autunnale. Harry come al solito era arrivato in ritardo, nonostante
sapesse quanto avrebbe fatto imbufalire la povera Hermione, ma non appena i
suoi occhi si erano posati su di lei aveva capito che qualcosa non andava.
C’era un senso di vuoto nello sguardo di Hermione. O
meglio, c’era qualcosa di spaventoso nei suoi occhi. Harry voleva sapere a
qualunque costo cosa fosse per poter correre da lei e aiutarla a tornare lì con
lui, al sicuro, poiché anche se Hermione era forte e coraggiosa, anche lei aveva i suoi momenti di debolezza. Come in
quel preciso istante. Dio, se Harry non si odiava per non essere arrivato lì in
tempo, per impedire che questo accadesse o perlomeno per capire che cosa
l’avesse ridotta in quello stato.
Se c’era una cosa che Harry odiava era il non
poterla aiutare, perché lei era stata così determinante, fondamentale per la
sua vita, per tutto ciò che era accaduto da quando si erano incontrati in quel
lontano primo giorno di settembre sul treno per Hogwarts.
E ora Harry si ritrovava a desiderare di poter essere altrettanto per lei, non
per uno stupido senso di gratitudine. No, non era solo questo. Lo voleva perché
lei stessa era importante per lui. Se lei fosse crollata, beh, lui l’avrebbe
seguita l’istante dopo, senza pensarci.
Per fortuna, però, non fu difficile scoprire dove
fosse stata catapultata Hermione in quel preciso momento. Harry seguì il suo
sguardo fino a quando non vide una piccola bambina che giocava su una panchina
con la sua bambola. Più che giocare però, la bambina la stava letteralmente… torturando. La sbatteva contro la seduta
della panchina, la faceva tuffare dallo schienale per riprenderla e poi ancora tuffare. Era senza sosta. Le aveva addirittura
staccato un braccio che ora giaceva a terra, senza che la bambina si preoccupasse
di riprenderlo.
Harry non avrebbe voluto sapere così maledettamente
bene cosa avesse ricordato a Hermione quella scena. Eppure quando la vide
toccarsi, senza neanche accorgersene, il braccio sinistro, proprio lì dove vi
era quella cicatrice, quel maledetto tratto che ora li accumunava, Harry capì.
Hermione era stata trascinata a Villa Malfoy, di nuovo con Bellatrix,
quella pazza che l’aveva torturata, senza pietà, senza prestare ascolto alle
sue grida disperate, le stesse che avevano torturato Harry e Ron, impotenti e impossibilitati dal fare alcunché.
Hermione era ancora lì, e Harry poteva sentire fin troppo bene le sue urla
silenziose. Le percepiva sulla sua stessa pelle, come onde sonore che
riverberavano solo attraverso il suo corpo, scuotendo il suo cuore e restando
inudite alle sue orecchie.
Solo che stavolta Harry non era impotente. Non lo
era affatto. E non aveva neanche bisogno dell’aiuto di qualcuno per soccorrere
Hermione e sottrarla dalle grinfie di Bellatrix.
Così, si mosse di un passo in avanti, deciso a
raggiungerla, quando con sua grande sorpresa, Hermione
sussultò visibilmente. Il suo sguardo tornò alla realtà, e Harry la vide
scuotere la testa passandosi una mano tra i folti capelli.
E poi eccola, la sua forte e coraggiosa Hermione era
ancora lì, come se niente fosse successo.
Harry sorrise di cuore, pensando che in quel momento
Hermione era parsa proprio come un leone. Non per nulla era una Grifondoro. Anche lei era riuscita a ritrovare il suo
coraggio e la sua forza in un momento di totale disperazione e disorientamento.
E ora niente poteva abbatterla. Diamine, aveva pure la stessa criniera!
Solo allora Hermione
lo notò. Sulle sue labbra si aprì un sorriso che le illuminò il viso, e la sua
mano scattò in alto per salutarlo, prima di correre verso di lui.
Sulla panchina la bambina continuava a torturare la
sua bambola, ma ormai non poteva avere più alcun effetto su Hermione.
Perché ora quel leone era di nuovo pronto ad
affrontare la foresta a testa alta.