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Autore: Iraklion    13/11/2015    2 recensioni
Si tratta semplicemente dei sentimenti che provo nei confronti della mia città. Dunque, è solo un mio pensiero.
L'ho buttato giù su un foglio bianco e mi va di riportarlo anche qui.
Leggendo questo breve scritto capirete - ma lo si è evince già dal titolo - se amo oppure odio la mia città.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei essere altrove, lontano da qui, da queste luci che non illuminano appieno la mia voglia di partire. Mi sento stretto in una morsa, tra le mura di una prigione.

Vedo la città dall’alto e so che la sua bellezza è solo una mera illusione. I miei occhi, stanchi, non riescono a metterla a fuoco, faticano. Mi domando se le sue strade non conducano sempre allo stesso anonimo luogo: il deserto dell’anima. Anima che essa non possiede. Nasconde la sua freddezza dietro un calore apparente, bugiardo. Mente a se stessa, vive dentro una menzogna.
Si dissolve nel nulla e l’oscurità non potrà proteggerla: è negli abissi che dimora, che vive. E’ una zattera alla deriva, una nave che lentamente affonda e mai troverà la pace.

La pioggia battente non potrà mai lavar via le lacrime dei passanti che senza meta, vagano. E non potrà mai cancellare le impronte di chi è andato oltre, di chi sussurrando ‘Addio’ non si è mai voltato indietro.

Di notte le luci arancio della città appaiono come costellazioni perse nel cosmo infinito, ammassi di stelle spente, morte dentro. Non scorre più vita nelle loro vene. I contorni dei monti si tingono di nero, distese oscure in balia di sé stesse. I fari delle auto gettano lame di luce, ed illuminano la solitudine, la nostalgia di epoche mai conosciute, mai vissute. Profanano la nebbia rivelando segreti ormai sepolti dal tempo tiranno.
Arriva l’alba, il sole sorge e i suo raggi pigri dipingono il paesaggio e tra le ombre, resta la vergogna. La città mente a sé stessa, ma io la osservo: la sua bellezza spenta, la sua pura freddezza. Io vivo nell’ombra e non mi inganna.

Un giorno, lo so, questa città si troverà alle mie spalle. Saluterò da lontano il mare agitando tristemente una mano: egli accarezzerà per sempre le sue coste corrotte.

Io, sarò altrove. 
   
 
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