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Autore: mavi    26/02/2009    4 recensioni
“Cerca di batterlo in tutti gli esami, Rosie. Per fortuna hai il cervello di tua madre”. La ragazzina alzò leggermente il nasino all’in su. Certo che l’avrebbe fatto. Avrebbe battuto lui come tutti gli altri.
“Non dargli troppa confidenza, Rosie.”
“Scorpius Malfoy.”
“Rosie Weasley, piacere”
“Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue”.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Allora, ascoltate

“Primo anno! Ascoltate: questo pomeriggio, Serpeverde e Corvonero, saranno impegnati nella prima lezione di volo. Il professor Barker vi aspetta nel cortile alle quattro in punto, non fate tardi.

Grifondoro e Tassorosso, invece, sono attesi dal professor Indittor nell’aula di Pozioni.”

I rumori delle panche che venivano spostate, quelli delle forchette e dei bicchieri che si incontravano, poi le voci di grandi e bambini: la Sala Grande fu nuovamente invasa dal chiasso che la caratterizzava.

“Aspettate! Gli orari delle lezioni sono stati forniti ai Prefetti delle vostre Case, chiedete loro di fornirveli per i prossimi giorni. Grazie.”

Quando la vicepreside si fu accomodata sulla sedia e quando gli occhi di tutti gli studenti tornarono sui loro piatti, Rosie capì che il tempo degli annunci era finito.

Si alzò in piedi.

Era ora! Non ce la faceva più.

Allungò il collo e percorse velocemente con lo sguardo il tavolo accanto al suo. Saltò tutti gli ultimi anni e andò a cercare, tra le teste e i volti dei ragazzini che sembravano avere la sua stessa età, il suo amico Albus.

“Eccolo” sussurrò.

Iniziò a percorrere a passo svelto il corridoio formato dai due tavoli. Le scarpette in vernice nera battevano seccamente sul pavimento in marmo, ma il rumore circostante attutiva il tutto.

“Al!”

Il tono alto della sua voce diede fastidio a qualcuno che, là accanto, chiuse gli occhi infastidito, ma Rosie non se ne accorse. Salutò con un sorriso il bambino che, dall’altro lato del tavolo, era impegnato a leggere una missiva la quale, come le suggerivano le macchie d’inchiostro assorbite  in più punti della pergamena, doveva essere fitta fitta di parole.

Sentendosi chiamato, Albus alzò lo sguardo dalla lettera che aveva ricevuto quella mattina e fu piacevolmente sorpreso di trovare di fronte a sé la sua amica.

“Rosie! Che ci fai da queste parti?”

“Hai sentito? Avremo la prima lezione di volo a pomeriggio, insieme!”

“D-davvero?” sbattè gli occhi sorpreso.

“Sì, l’ha detto ora la Sprite… ma dov’eri?”

“Ero intento a leggere la lettera dei miei…” sventolò la pergamena e poi l’appoggiò sul tavolo.

“Non sembri entusiasta, che ti hanno scritto? Problemi con…”

Lo Smistamento?

Questo avrebbe volto dire, ma per riservatezza lasciò la frase in sospeso. Molti erano le orecchie che potevano ascoltare quella conversazione.

Albus capì subito e rispose scuotendo la testa.

“No… Lily mi fa gli auguri, ma è piccola, non capisce. Papà dice solo di ricordarmi quello che mi ha detto prima della partenza e a mamma, pare, vada bene così. E solo che metà lettera è piena di raccomandazioni!”

Rosie ridacchiò. Capiva bene il suo amico, anche la sua lettera lo era…

“Mia madre è stata molto felice che io sia finita a Corvonero. Mio padre, non l’ha scritto, ma ne sono sicura, un po’ meno.”

Rivolse gli occhi al soffitto, ricolmo di soffici nuvole bianche su di un intenso cielo celeste, sorridendo.

“La prima figlia che va a Hogwarts. Voleva finissi a Grifondoro…”

Quando riportò lo sguardo su Albus lo vide ridacchiare, corrugò la fronte risentita e seguì il suo sguardo.

Albus guardava uno studente del suo anno che, accanto a lei, intento a consumare la sua colazione, aveva dedicato a ciò che aveva detto un’espressione schifata.

Guardò male quel bambino biondo, ma la sua attenzione fu subitamente richiamata dal sua amico.

“Allora, che bello! Lezione di volo!”

“Già! E’ per di più insieme” il suo voltò si illuminò con un gran sorriso. D’un tratto si ricordò del secondo motivo per il quale aveva raggiunto Albus al tavolo dei Serpeverde.

“Ehi!”

 “Ehi, la vuoi finire di gridare?”

Una voce molto più bassa, a lei vicina, la fece voltare. Aveva nuovamente a che fare con lo stesso ragazzino biondo.

Si guardarono in silenzio per qualche secondo, poi fu lei la prima a parlare.

“Sei molto maleducato, sai?”

“Io, sono maleducato?

“Sei arrivata qui urlando e continui a farlo. C’è qualcuno che vorrebbe fare colazione in tranquillità!”

Aprì e richiuse la bocca senza trovar nulla da dire, sentiva le guance iniziare a scaldarsi e la cosa non le piacque affatto.

Era vero. Quello di usare un tono di voce superiore alla media era un brutto vizio che più spesso, tutti, avevano cercato di correggerle.

Si girò verso Albus in cerca d’aiuto.

Nascosto dietro la sua frangetta, le spalle alzate, Albus le venne incontro sostituendo alla sua risposta, che non sarebbe mai arrivata, una risatina imbarazzata e carica di tensione.

“Lo fa senza rendersene conto, a volte esagera… ma non è maleducazione.”

L’altro Serpeverde gli lanciò uno sguardo per nulla convinto circa le sue parole.

“Anche i tuoi ti hanno scritto?”

Cercò di sviare il discorso, accorgendosi della lettera che, ben piegata, sporgeva da sotto il piatto del suo compagno di casa.

Un discreto colpo di tosse e due occhi che richiedevano attenzione, poi la voce composta e “misurata” della sua amica:

“Allora io torno al mio tavolo. Ci vediamo dopo a lezione, ciao Al.”

Si girò, non degnando di uno sguardo quel Serpeverde che ancora una volta era stato infastidito dall’imposizione della sua presenza e che la guardò male per la seconda volta in meno di cinque minuti.

Albus la salutò con un “ciao” dal tono cristallino e agitando la mano nella più cordiale maniera possibile.

“Sì, oggi è giorno di posta per tutti.”

Scorpius Malfoy prese la lettera in questione e la infilò nella borsa dei libri, abbandonata scompostamente sulla panca accanto a lui.

“Che dicono circa lo Smistamento?”

“Oh son molto felici! Mi hanno mandato complimenti e auguri.”

Albus ascoltò il compagno e vide il suo sorriso soddisfatto provando una leggera d’invidia. Si capiva che era vero: i suoi genitori dovevano essere molto fieri di lui.

“Sai volare?”

Era sicuro che nessuno gli avrebbe mai fatto pesare il fatto di non essere finito a Grifondoro (tranne James)…

“Potter?”

Ma ricordava la felicità dei suoi genitori quando arrivò la lettera del fratello con la quale annunciava l’esito dello smistamento, il brindisi a “Grifondoro”, le feste dei nonni, gli auguri scambiati… Anche quando era arrivata la sua, di lettera, era accaduta la stessa cosa?

“Ehi?!”

Alzò la testa leggermente piegata in avanti e si accorse di uno Scorpius dall’espressione impermalosita che lo richiamava per quella che diceva essere la terza volta.

“A cosa stai pensando?”

“Nulla, nulla… Dicevi?”

“Tu sai già volare?”

Un bagliore di sfida gli riempì gli occhi, un sorrisetto furbo gli increspò le labbra.

“Certo. E tu?”

 

Quando quel pomeriggio, nel cortile, il professor Barker ordinò agli studenti di dividersi in due file, una di fronte all’altra, non ci fu bisogno di specificare che le file dovevano essere per appartenenza alle rispettive Case. Le Case, infatti, mostravano grande unità quando si trattava di queste cose.

Davanti a sé Albus (e non era una casualità, dato che avevano fatto di tutto per capitare vicini) aveva Rosie.

Corvonero si era sistemata sulla fila destra, Serpeverde sulla sinistra.

Alla sua destra, invece, vi era Scorpius Malfoy in quel momento intento a guardare nella maniera più schifata possibile quella vecchia scopa che gli avevano assegnato.

In effetti, anche lui pensò che le scope della scuola dovevano avere almeno una cinquantina d’anni. Magari erano le stesse che aveva utilizzato suo padre. Alla prima occasione glielo avrebbe di certo chiesto.

“Bene, ora che siete tutti pronti, iniziamo!”

Albus e Scorpius si guardarono nello stesso istante. La mano tesa a richiamare la scopa.

“Per sollevare le scope…”

Rosie ascoltava attentamente, annuendo con decisione ad ogni parola, gli occhi fissi sul professore e sulla sua mano tesa.

“Dite in maniera chiara e forte…”

Su!

La voce che si sentì non fu quella del professor Barker.

Rose si voltò, come tutti, verso i due Sepreverde che già con la scopa ben salda in mano montavano su di essa.

“Bambini!”

Sordi a qualsiasi richiamo Rosie li vide sollevarsi in aria.

Sbuffò per la spacconeria del suo amico e lo guardò in maniera tale da fargli capire che, se esagerava, sarebbe finito nei guai.

“Va bene, fermi! Molto bene, bravi. Ma non fate altro per ora!”

Barker cercava di tener sottocontrollo la situazione mentre spiegava ai restanti studenti come alzarsi in volo e raggiungere i compagni.

Per Rosie fu facile. Suo padre avrebbe voluto insegnare a lei e a suo fratello come si vola su di una scopa ancor prima di camminare.

Una volta sollevatasi anche lei, raggiunta l’altezza alla quale Albus e il compagno Serpeverde erano impegnati in una conversazione tutta fatta di scommesse e sorrisetti, si fermò ad osservarli dubbiosa, cercando di capre quali fossero le loro intenzioni.

Guardò meglio il Serpeverde con cui quella mattina aveva avuto da chè ridire. Fu un attimo, e si diede della stupida per non essersene accorta prima: era quel bambino riguardo al quale suo padre, alla stazione di King Kross, l’aveva messa in guardia.

Scorpius, se ricordava bene, l’aveva chiamato… Scorpius Malfoy.

“Cerca di batterlo in tutti gli esami, Rosie. Per fortuna hai il cervello di tua madre”.

La ragazzina alzò leggermente il nasino all’in su. Certo che l’avrebbe fatto. Avrebbe battuto lui come tutti gli altri.

“Ora! Tenete sempre le mani sul manico di scopa, non le allontanate nemmeno per un secondo!”

Il professore continuava a tenere la sua lezione, alzando la voce per farsi sentire da tutti, con un occhio di riguardo per gli studenti che più in difficoltà già minacciavano di cadere dalla loro scopa.

Scorpius Malfoy distolse lo sguardo da Albus, un ghignetto aleggiava ancora sulla sue labbra, e incontrò quello di Rosie.

Rosie era restata a fissarlo senza neanche accorgersene, persa nelle proprie congetture su come avrebbe onorato la memoria che quella scuola aveva di sua madre: la brillantissima Hermione Jane Granger, e su come avrebbe fatto in modo di inorgoglire suo padre esaudendo le sue strane richieste. Ma perché poi? cosa aveva di tanto speciale quel Malfoy da doverlo battere a tutti i costi?

Il ragazzino in questione ora la fissava in risposta. Gli occhi grigi assottigliati a rendere più intenso e pungente il suo sguardo. Vide che stava per aprire bocca e dirle qualcosa, infastidito e perplesso dal suo interesse nei suoi confronti, ma un nuovo monito del professor Barker su come iniziare a muoversi sulle scope li distrasse, soprattutto perché l’uomo veniva nella loro direzione.

“C’è qualche problema? Non avete capito qualcosa?”

Entrambi lo guardarono rimanendo in silenzio. Non avevano sentito una sola parola di quello che aveva detto, come avrebbero fatto a non capire qualcosa?

Nel frattempo Albus già sfrecciava per il parco, continuando a girare intorno a tutti gli studenti impegnati a “muovere i primi passi” con la scopa.

Scorpius scosse la testa, e lei si sbrigò a fare altrettanto. Barker li guardò con sospetto.

“Allora perché siete ancora fermi?”

“Oh” il lume della comprensione le rischiarò il viso. Andò leggermente indietro con la sua scopa e poi virando leggermente verso sinistra, per evitare il Serpeverde, volò via con disinvoltura.

Malfoy fece altrettanto andando nella direzione opposta.

La mezz’ora successiva Rosie la passò volando per il parco, di tanto in tanto cambiando quota, o divertendosi in qualche cambiamento di direzione di quelli che le aveva insegnato suo padre.

Più volte le era capitato di volare con Albus al fianco, chiacchierando e facendosi ironicamente i complimenti a vicenda su come volassero bene e su come nessuno dei due se lo aspettasse. Erano in realtà ormai tre anni che improvvisavano, assieme ai loro padri, la mamma di Albus e il fratello James, dei mini tornei di Quidditch quando la domenica mangiavano tutti insieme.

“Guarda quello! Merlino, si stava per schiantare al suolo!”

Albus al suo fianco ridacchiò osservando la scena.

“Chi se la cava meglio per ora siamo noi due e Scorpius.”

Rosie annuì vedendolo andare via per raggiungere proprio il suo compagno di casa, intento in quel momento a parlare con altri due ragazzini.

Non molto tempo dopo, un altro momento di tensione per il professore Barker fu quando Albus e Scorpius tentarono di sfidarsi in una sorta di gara di velocità. Iniziarono a sorpassarsi l’un l’altro, all’inizio probabilmente per gioco, ma dopo il terzo sorpasso qualcosa nei loro sguardi cambiò.

Chiamato in causa l’orgoglio, la voglia di mettersi alla prova, arrivò la rivalità e con essa la velocità.

Barker riuscì a bloccarli piazzandosi davanti a loro con la sua scopa, tagliandoli la strada, e guardandoli molto male entrambi, ricordando loro che se ci avessero provato ancora avrebbe tolto 10 punti a Serpeverde ciascuno. Questo bastò a far impallidire i due ragazzini e a farli desistere da qualsiasi altro tentativo di sfidarsi.

Rosie si portò sconsolata una mano alla fronte, scuotendo leggermente la testa e continuando poi il suo tranquillo volo.

Passava di fronte alla finestra dell’aula di Trasfigurazione quando decise di cambiare direzione con una bella rotazione di 180 gradi. Per farlo al meglio però, come le aveva insegnato suo padre, per sentire il leggero brivido della scopa che andava in un verso e il proprio corpo in un altro, accelerò appena e uno… due… tre!

Girò bruscamente il manico, spingendolo leggermente verso il basso, ma qualcosa non andò come doveva andare. Un brutto strattone rischiò di farla cadere dalla scopa e le procurò un forte dolore al polso della mano destra che aveva stretto energicamente sul manico di scopa.

La scopa si fermò in maniera sgraziata senza nemmeno completare quella che doveva essere la grandiosa rotazione che aveva in mente.

“Ahi!”

Una volta ferma si prese il polso e iniziò a massaggiarlo con un occhio socchiuso e la bocca storta in una smorfia di disappunto.

“Non lo puoi fare.”

“Come?”

Si girò, e alla sua destra vide fermo a mezz’aria il ragazzino biondo di Serpeverde che la guardava con un sorrisetto furbo.

“Non puoi fare quel genere di cose con queste scope. Non hai una Nimbus. A mala pena ci puoi volare con queste”.

Scorpius sollevò le spalle e fece per andarsene.

“Ma non era niente di chè…” borbottò Rosie fra se vedendolo andare via.

Pochi minuti dopo il professore li richiamò tutti a terra asserendo convinto che come prima lezione poteva bastare e facendo i complimenti a tutti quelli che avevano già dimostrato una buona dimestichezza nel volo.

“Che abbiamo ora?”

“Non mi ricordo, guarda l’orario…”

Scorpius si avvicinò ad Albus, ora intento a cercare nella borsa appena ripresa da terra il foglietto con l’orario.

“Ascolta, chi è quella ragazzina di Corvonero?”

“Mmm… chi?”

Albus aveva ancora la testa tra i libri e le piume quando finalmente, con una piuma stretta fra le labbra, riemerse dalla sua borsa e guardò il compagno di Casa.

“Quella che ti conosce, che è venuta oggi al nostro tavolo.”

“Ah! Rosie! E’ una mia amica, ci conosciamo da sempre” disse aprendosi in un gran sorriso.

“Perché?” chiese subito dopo, corrugando leggermente la fronte sospettoso.

“Perché continua a fissarmi…”

“Lei? Ti fissa?”

“Sì.”

Rispose quello risentito, arrossendo appena, sentendo l’incredulità nelle parole del compagno.

Albus cercò Rosie con lo sguardo e quando la trovò quella si voltò di scatto vedendosi osservata da entrambi.

“Vieni. Te la presento” disse incamminandosi.

“E perché? Non ti ho chiesto di presentarmela.”

“Se continua a fissarti ci sarà un motivo. Rosie è molto intelligente, avrà notato qualcosa. O magari è ancora per stamattina… lei è anche molto permalosa. Be’ comunque così puoi chiederglielo.”

Scorpius seguì Albus non tanto convinto, avrebbe potuto rivolgerle la parola anche senza l’onore della presentazione di Potter, come aveva fatto prima.

Rimuginando ancora alzò gli occhi dall’erba del prato e tra la piccola folla di studenti vide una folta chioma riccia e rossastra allontanarsi a passo svelto.

Rosie si era accorta che i due Serpeverde venivano nella sua direzione, non sapeva bene il perché ma era arrossita e aveva iniziato ad avviarsi velocemente verso il castello. Era sicura che prima stessero parlando di lei, che Scorpius Malfoy avesse parlato di lei ad Albus, magari del fatto che aveva preso a fissarlo per tutta la giornata… E se il suo amico le avesse chiesto il perché? che avrebbe risposto? che erano le paranoie di suo padre a farglielo fare?

Roteò gli occhi al cielo, sbuffando, quando si sentì chiamare a gran voce e non potè far finta di non aver sentito.

“Rosie!”

Si voltò nella maniera più normale possibile, sorridendo ad Al che si avvicinava.

“Bella lezione, vero?”

Lei annuì forte, dietro ad Albus Malfoy era rimasto un po’ in disparte.

“Voglio presentarti Scorpius!”

Quello fece un passo avanti e tese la mano, lo vide leggermente incerto e imbarazzato mentre lanciava uno sguardo di traverso ad Albus.

“Non dargli troppa confidenza, Rosie.”

“Scorpius Malfoy.”

“Rosie Weasley, piacere” gli strinse la mano ed ebbe l’impressione che al sentire il suo cognome il Serpeverde sgranò leggermente gli occhi, perdendo un po’ di colore.

Albus sembrava soddisfatto, passò tra i due una volta che si furono lasciati la mano e si diresse verso il castello.

“Andiamo. Abbiamo Storia della Magia noi, ho letto ora…” disse con tono pesante.

Rosie e Scorpius continuavano a guardarsi, incerti.

“Sai che dovremmo fare? Imparare a Materializzarci, così eviteremmo tutte quelle noiose scale, e tutti quei corridoi… Anche se sì, sì, lo so…bisogna sostenere l’esame e siamo piccoli. Però quelli del settimo potrebbero farlo no, forse lo fanno…ma dobbiamo aspettare sei anni! Come faremo?!”

Albus finì il suo lamentoso monologo e se non fosse stata così impegnata a scrutare quegli occhi grigi l’avrebbe già corretto. Ma, senza alcun dubbio, l’avrebbe fatto ora.

Scorpius Malfoy distolse lo sguardo, muovendo un passo verso Albus, lei stava aprendo bocca per ripetere per l’ennesima volta la stessa cosa ma il Serpeverde sorprendentemente la precedette. Sorprendentemente, le sue parole trasudavano di pazienza trattenuta.

“Nonno Arthur non ti perdonerebbe mai se sposassi un Purosangue”.

“Albus, non ci si può né smaterializzare né materializzare ad Hogwarts.”

Rosie rimase con la bocca aperta, sbatteva gli occhi incredula. Poi, mano a mano, le sue labbra si distesero in un sorrisino divertito e felice.

Purosangue, Mezzosangue… era così antica quella storia!

Non sapeva se anche Scorpius avesse letto Storia di Hogwarts (il regalo di sua madre per i suoi 10 anni. Ancora ricordava la faccia sconvolta di suo padre, la bocca era così aperta che ci poté vedere dentro le tonsille), ma il fatto che ci fosse una persona lì che sembrava avere idea di dove si trovasse la entusiasmò non poco.

Si affrettò a seguire i due Serpeverde che ora camminavano a passo lento uno accanto all’altro, facendo segno ad una sua compagna di Corvonero che si sarebbero viste dopo.

E poi… sposarlo, ma che sciocchezze! Era ancora troppo giovane, e non era di certo andata ad Hogwarts per trovare marito!

“Aspettatemi!”







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