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Autore: Risa Lily Angelie    14/11/2015    1 recensioni
«Perché la torcia?» chiese il ragazzo, osservando il piccolo oggetto giallo tra le dita della minore, ch'ella stava giust'appunto accendendo mentre uscivano dalla cucina.
Dominique sorrise imbarazzata, abbassando lo sguardo.
«E' che— ho un po' paura...»
«Del buio?»
La risposta fu un lieve annuire.
«So che nel buio non c'è nulla, però, ecco, io—»
«Non c'è nulla di spaventoso nel buio, Minì, ed ora te lo dimostro.» Le sfiorò la spalla con la mano, come a volerle trasmettere un po' del tanto coraggio che, in quanto fiero Grifondoro, era portatore. «Spegni la luce.»

***
[Possiamo considerarla una James/Dominique, oppure un semplice momento tra cugini, come preferite.]
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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 Note: Non c'è nulla, non ci sono insinuazioni, è abbastanza soft, fin troppo.






 
Can I sleep with you?


 




Che Dominique Weasley non fosse l'emblema del coraggio lo sapevano— beh, tutti.
Per cui, nessuno s'era stupito più di tanto quando l'undicenne aveva scansato il piatto della cena, dicendo che sarebbe andata a letto.

Era il 31 agosto del 2018 e lei, l'indomani, sarebbe andata ad Hogwarts per la prima volta. Era comprensibile che fosse nervosa, no?
Dovete sapere che la bambina aveva più di qualche complesso d'inferiorità; che non fosse coraggiosa ed avventata come la stragrande maggioranza dei suoi cugini lo sapeva anche lei – e, questo, sommato alla sua assenza di capelli rossi come la chioma di Rose o Lily, la facevano sentire— un po' carente, capite?
Aveva paura, la bambina, che non sarebbe stata smistata in Grifondoro, come quasi tutta la sua famiglia. 
L'anno prima, suo cugino Albus era stato smistato a Serpeverde e, ai suoi tempi, Victoire era stata una Corvonero; lei aveva già tanti motivi per reputarsi diversa, non voleva capitare in una Casata differente da quella rosso & oro!






Si rigirò nel letto, la bambina dai capelli biondi, sbuffando sonoramente e scalciando le coperte; aveva finto di dormire quando le cugine Rose e Roxanne erano tornate nella camera che dividevano, pur di non parlare con loro.
Non perché non volesse loro bene o perché avessero litigato, ma perché quando Dominique era ansiosa e/o agitata per qualcosa, non le piaceva parlare.
Finiva per pronunciare parole sconnesse, senza filo logico.
Era meglio stare in silenzio e aspettare che la notte passasse, no?

Ma ormai era molto tardi, gli occhi della bambina non volevano proprio saperne di chiudersi, tutt'intorno a lei era buio e l'unica cosa che sentiva erano i leggeri respiri delle cugine.
E poi aveva fame; tuttavia non voleva alzarsi perché – non ci crederete mai! – ad undici anni, Dominique Weasley aveva paura del buio.
Avrebbe voluto restarsene lì, sotto le coperte fin sul naso, ad occhi serrati, ad attendere il giorno— ma il suo stomaco brontolava così tanto!
Ora sì, che era pentita di non aver cenato!

Attese un momento, due, cinque minuti, un quarto d'ora... ma il suo appetito non scemava, anzi, aumentava sempre di più e, ormai, la bambina iniziava a capire che non sarebbe mai riuscita ad addormentarsi se non avesse quantomeno messo qualcosa sotto i denti.

Così, cercando di trattenere la tremarella alle gambe, scivolò via dalle lenzuola, s'alzò in piedi e tastò alla cieca la scrivania al fianco del suo letto, dove sapeva di trovare una piccola torcia – proprietà di Roxanne.
A quel punto, ragionò un momento sul fatto che, se l'avesse accesa all'interno della stanza, avrebbe finito per svegliare una delle due – o entrambe – e non era esattamente nelle prospettive future della ragazzina sorbirsi le urla contrariate di Roxanne Weasley. Non che Rose scherzasse, quando si trattava di dormire.
Si decise, quindi, ad accendere la sua unica salvezza dal buio incombente solo dopo aver superato la porta della loro stanza.
Non lo nego, rischiò d'inciampare un paio di volte nelle scarpe delle cugine – e le proprie – ma alla fine ce la fece a ragigungere la porta.
Abbassò la maniglia, cercando di fare il meno rumore possibile, ma la porta s'aprì con un sinistro cigolìo, che fece rigirare nelle coperte la figlia di Ronald Weasley.
Uscì, trattenendo quasi il respiro. 
Appena fuori, si voltò per chiudere la porta, poi rigirò su se stessa pronta ad accendere la torcia, ma
— ma una mano s'avventò sulla sua bocca, impedendole di pronunciare l'esclamazione di sorpresa che le si smorzò in gola.
Provò ad agitarsi per liberarsi, ma la presa era abbastanza forte.

«Se ti libero, giuri che non urli?»
Era buio, ma Dominique riuscì ad intravedere un guizzo malandrino nello sguardo dell'individuo che aveva di fronte.
Annuì lentamente e James la lasciò libera di respirare.
Con mano tremula, la Weasley accese la torcia e— «Per Godric, spegni quell'affare!» bisbigliò l'ordine il maggiore, rifilandole un'occhiataccia con lo sguardo infastidito dalla luce.
«... scusa.» mormorò Dominique, obbedendo al comando del cugino. Si chiese distrattamente com'avesse fatto a vederla nel buio totale, ma un'altra domanda sfiorò le di lei labbra: «Perché sei sveglio?»
James, anche se la minore non poteva vederlo, scrollò le spalle e l'afferrò per un polso.
«Tu perché sei sveglia, Weasley?» sussurrò scherzoso, mentre la tirava in avanti.
«D-dove andiamo, Jamie?»
«... non so te, ma io ho fame.»



Solo una volta giunti in cucina, i due s'azzardarono ad accendere la luce – non volevano certo svegliare i genitori, no? – mentre James si sedeva su una sedia e Dominique avanzava verso lo scaffale dov'era riposto il pane.
Se non fosse che, sapete, ad undici anni, la ragazzina era davvero bassa, per cui, per quanto si sbracciasse e tentasse d'allungarsi, non riusciva proprio a raggiungere il punto prestabilito.

«Non credo di aver mai visto qualcuno stirarsi a questo modo, prima di stasera.» fu il commento del quattordicenne, guardandola a metà tra l'annoiato e il divertito.
La Weasley si trattenne dal lanciargli un'occhiataccia – era alquanto suscettibile sull'argomento! – e si voltò di tre quarti per guardarlo.
«Non ci arrivo...» borbottò sconsolata, sospirando profondamente. «... mi dai una mano?»

Fu con un piccolo sbuffo che il Potter s'alzò in piedi, raggiunse la cugina da dietro ed allungò il braccio per prendere la busta del pane.

«Ecco.» borbottò, porgendolo alla minore, che accennò un sorriso di ringraziamento, mentre rapidamente sviava da lui e raggiungeva il tavolo.
Prese un piatto e sopra v'adagiò le fette di pane, cui poi sopra mise olio, sale e un po' di rosmarino. 
«... quando ne sarò in grado, preparerò biscotti per tutti.» commentò, sedendosi sulla sedia di fronte a quella del cugino.
Egli, mentre prendeva una fetta tra le dita, le rivolse un'occhiata sbieca; tutti erano al corrente della passione della piccola Weasley per la cucina, bastava guardare come osservasse e studiasse ogni piccolo movimento di sua nonna, mentre preparava i pasti!
«Li farai al caramello?» domandò soltanto, addentando la sua porzione di pane – che avesse una sorta di fissazione per quel tipo di dolce era cosa nota.
La ragazzina rimase un momento in silenzio, poi accennò un sorriso.
«... va bene.» mormorò vagamente imbarazzata, mandando giù un boccone.
James le rivolse un'altra occhiata, poi le fece un'occhiolino.
«Che dire, signorina Weasley, credo che questo sia il pane, olio e rosmarino più buono che io abbia mai mangiato!»
E Dominique scoppiò a ridere.





«Perché la torcia?» chiese il ragazzo, osservando il piccolo oggetto giallo tra le dita della minore, ch'ella stava giust'appunto accendendo mentre uscivano dalla cucina.
Dominique sorrise imbarazzata, abbassando lo sguardo.
«E' che— ho un po' paura...»
«Del buio?»
La risposta fu un lieve annuire.
«So che nel buio non c'è nulla, però, ecco, io—»
«Non c'è nulla di spaventoso nel buio, Minì, ed ora te lo dimostro.» Le sfiorò la spalla con la mano, come a volerle trasmettere un po' del tanto coraggio che, in quanto fiero Grifondoro, era portatore. «Spegni la luce.»
«Ma io»
«Fidati di me.»
La ragazzina soppesò un attimo le parole di James, poi si decise a fare come richiesto.
«... e adesso?» pigolò, mentre ormai gli occhi vedevano il buio, totale e completo.
Il maggiore sorrise appena, nel buio.
«Dammi la mano.»
«Perché—?»
«Quante storie. Dammi la mano.» brontolò egli, afferrando le dita della cugina. «Non farti trascinare, vieni.»
«Ma dove, io non vedo nulla...»
«Cerca di ricordare com'è il salotto, vuoi? Noi siamo alla porta della cucina. Dobbiamo raggiungere il divano. Dai Dom, ce la puoi fare.»
«Non»
«... ah, già. Scusa, avevo dimenticato.» s'affrettò a dire James, ricordando quanto poco alla Weasley piacesse il nomignolo 'Dom'. Lo trovava poco adatto a lei e, in effetti, aveva ragione.
Minì era molto meglio. Ed era più femminile.

Così, con diverse manovre, con Dominique che rischiò diverse volte di scivolare – e sarebbe caduta, se non ci fosse stato James a sostenerla, fisicamente e psicologicamente – raggiunsero il divano.
«Ora che si fa...?» domandò con voce tremula la ragazzina, rafforzando appena la stretta sulla mano del cugino.
«Siediti.»
Ella fu costretta così a lasciare la presa e a fare come richiesto. «Ti siedi anche tu?»
Un secondo sorriso increspò le labbra del maggiore, che si sedette al fianco della bambina.
«Vedi che non è così male, stare al buio?»
Un sospirò sfuggì alle labbra di Dominique, che tirò su le gambe e cinse le ginocchia con le braccia.
«... continuo a preferire il giorno. E la luce.»
«Sì ma, guarda» James le mise il braccio attorno alle spalle, mentre le indicava un punto nel vuoto. «—lo vedi? Di fronte a te.»
«C-cosa?»
«Il camino. Guarda. Sforzati. Non c'è mai il buio totale. E' sempre una penombra.»
La ragazzina aggrottò le sopracciglia; no, lei non vedeva proprio nulla!
Però
— ora che ci faceva caso, vedeva, indistintamente, il profilo del camino. E del tavolo lì al fianco e del braccio che James aveva alzato per indicarle ciò.
«... lo vedo.» mormorò, mentre il primo sorriso della serata le incurvava le labbra.
«Ed anche oggi, James Potter ha insegnato qualcosa all'umanità.» emise scherzoso, inclinando appena il capo per rivolgere un'occhiata alla minore, che nonappena sentì la parola 'oggi', ricordo che giorno sarebbe stato l'indomani.
Il di lei viso si rabbuiò, mentre abbassava lo sguardo. 
Gli occhi del ragazzo erano molto più abituati a vedere al buio rispetto alla cugina, per cui la cosa non gli sfuggì. 
«Che è successo?»
«Ho paura...»
Una smorfia fece capolino sul viso di James; paura?, ancora?, e di cosa?! 
«Stai ancora parlando del buio? Senti, Minì, lì fuori c'è una luna spettacolare, se vuoi andare a vederla io»
«No, io— io parlo di domani.» confessò la ragazzina, deglutendo.
 
James non aveva mai avuto paura. Men che meno dello Smistamento; lui aveva sempre avuto la matematica certezza che sarebbe finito nella Casata rosso & oro e così era stato.
«Dominique, non devi. E'— ci siamo passati tutti. E se non capiti a Grifondoro, pazienza. Al è Serpeverde. Victoire è stata Corvonero. Un'eccezione in più non sarà la fine del mondo, anzi— ti renderebbe diversa.»
Tacque qualche momento, la più piccola, assimilando le parole del cugino.
Forse aveva ragione – no, era certamente nel giusto e, un giorno, una Dominique adulta gliel'avrebbe detto – ma in quel momento, l'idea di finire in una Casa diversa da Grifondoro non le piaceva nemmeno un po'.
Avrebbe potuto dirgli tutte quelle cose, ma non lo fece. Forse perché si sarebbero immersi in conversazioni troppo grandi per due ragazzini. O perché non si sentiva pronta ad aprirsi a quel modo con qualcuno. Forse semplicemente perché non pensò, non davvero, che James potesse aiutarla.
Lui era James Sirius Potter. Tutto quello che ci si sarebbe aspettati da uno come lui.
E lei era Dominique Weasley. Nulla di quello che ci si sarebbe aspettati da una come lei.
Avrebbe potuto dire tante cose, tante di quelle che passavano nella mente confusa di una bambina di undici anni, eppure nulla di tutto ciò uscì dalla sua bocca.
Lei disse solo un «James?», mentre s'accoccolava piano sulla di lui spalla, quasi timorosa di poter essere scacciata.
«—mh? Dominique?» pronunciò egli, che di scrollarsela di dosso non c'aveva neanche pensato.
«Posso dormire con te? Qui. Non voglio tornare in camera.»
'Stupore' è la parola giusta per descrivere ciò che provò il Potter alla proposta della cugina.
Buffo, non avevano mai nemmeno avuto chissà quale rapporto. Troppo diversi.
Eppure, quella notte, la sentiva vicina a sé come mai prima.
«Va bene, Minì. Dormi.» mormorò solo, accarezzandole i capelli biondi.


E poi, accadde una cosa.
Mentre Dominique s'adagiava lunga sul divano – con James di fronte a sé, anch'egli sdraiato, senza toccarsi però – sfiorò una di lui mano con la propria.

«Quando ti svegli svegliami, così ti vedo svegliarti, okay?(1)»
«Che vuol dire...?»
Ella rispose un «Nulla, non preoccuparti.», scosse la testa e chiuse gli occhi.
 






E fu così che, l'indomani, li trovarono i genitori.
L'uno abbracciato all'altra.
Sul viso di Dominique v'era un piccolo sorriso.












(1) = 
 dal libro Prometto di sbagliare, di Chagas Freitas Pedro.
   
 
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