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Autore: WibblyVale    14/11/2015    5 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il sospettato proseguiva lento per la strada sterrata che portava al Villaggio dell’Erba. Quali che fossero le ragioni che l’avevano portato lì, il Copia-ninja ancora non lo sapeva. Tenzo, accanto a lui, gli lanciava delle strane occhiate. Sapeva che voleva parlare, ma lui non ne aveva voglia.
L’uomo che stava seguendo si era fermato a un crocevia e si guardò intorno, probabilmente attendendo l’arrivo del suo contatto. Era di statura alta e con i capelli di un inconfondibile violetto. Tsunade-sama avevano ordinato loro di seguire qualunque pista li avrebbe portati ai suoi attentatori, e i due shinobi stavano assolvendo al compito.
“Mi dici che ti prende?” domandò Tenzo ad un tratto, mentre stavano nascosti tra i cespugli.
Il suo compagno continuò ad osservare il sospettato senza dare segno di aver sentito.
“Kakashi!”
“Senti, non ho voglia di parlarne, d’accordo?”
“No, che non sono d’accordo! Hai detto che il messagg…” fu costretto a zittirsi.
Un altro uomo, avvolto in un mantello grigio, si avvicinò. L’Hatake pensò a quanto odiasse gli uomini in mantello. Cavolo! Non era il momento di pensarci!
I due uomini cominciarono a confabulare. I due shinobi cercarono di afferrare il significato di quello che i sospettati si stavano dicendo.
“Non è più necessario agire. Hanno aumentato i controlli sull’obiettivo e di certo avremo contro l’intera Konoha se la eliminiamo.” spiegò l’uomo incappucciato. “Il mio capo dice di attendere che quella donna si metta nei guai da sola. Crede che non sarà poi così difficile.”
“Noi abbiamo una potenza di fuoco. Nonostante la nostra organizzazione sia stata fatta  a pezzi, abbiamo ancora il veleno. Non sarebbe un problema per noi…” Kakashi e Tenzo si lanciarono un’occhiata piena di significato. Quindi qualcuno pagava la Kumori per eliminare l’Hokage.
“Il mio capo ha detto che verrete pagati comunque.”
“Non è per questo. Il fatto è che il tuo capo ci aveva promesso via libera nel Paese del Fuoco quando le cose si fossero sistemate. In questo modo la parte più importante dell’accordo viene a saltare.”
“Capisco.” Fece l’altro pensieroso.
I due shinobi notarono la velocità con cui l’uomo incappucciato sfilò da una tasca del mantello un kunai. Con altrettanta rapidità, poi, si scagliò contro il suo avversario e glielo puntò alla gola.
“Di al tuo capo, che non abbiamo più bisogno di voi. Sennò dovrà vedersela con il mio capo. E ti assicuro che non vorrebbe farlo.”
L’uomo con i capelli viola deglutì vistosamente e indietreggiò di qualche passo. Era evidente che non fosse all’altezza dello shinobi che aveva di fronte. La Kumori stava ancora raccogliendo i pezzi dopo l’attacco subito.
“D’accordo. Riferirò il messaggio.”
“Bene.” rispose l’altro mellifluo.
A quel punto i due si separarono e ognuno prese la propria strada.
Kakashi fece segno al suo compagno. Lui avrebbe seguito l’incappucciato, mentre Tenzo avrebbe seguito l’incompetente. L’Anbu non tentò nemmeno di ribattere, sapeva che sarebbe stato impossibile convincerlo a lasciargli seguire il più forte.
Il castano eseguì quindi gli ordini, seguendo l’uomo dai capelli viola. Non era ancora al massimo delle sue capacità. L’attacco di Kisame e Itachi l’aveva lasciato completamente distrutto. Per lo meno era potuto tornare in missione.
Certo che era stato strano rivedere il suo vecchio compagno di squadra dopo tutto quello che era successo. Quando erano ancora compagni, il ninja dell’Arte del Legno era sicuro che non ci fosse shinobi più fedele. Era così concentrato nel suo intento di salvare e proteggere la Foglia, chi mai avrebbe detto che sarebbe stato in grado di un gesto così estremo.
Quel giorno poi, avrebbe potuto benissimo ucciderlo, ma lo aveva risparmiato. Chissà perché? Non poteva essere senso di colpa, un uomo del genere non poteva provarne. Forse non lo vedeva come una grande minaccia.
Tenzo si riscosse dai suoi pensieri quando notò che l’uomo che seguiva si era accorto della sua presenza. A quel punto si fece avanti, dato che ormai era inutile nascondersi. L’uomo tentò di difendersi lanciandogli contro un dragone d’acqua, ma lui lo scansò. Dopodiché, formando semplici figure con le mani, lo stritolò in una delle sue prigioni di legno.
“So che sei della Kumori, quindi non negarlo. Voglio sapere chi era l’uomo con cui stavi parlando.”
“Non lo so.” Rantolò, soffocato dallo stritolamento.
“Non stai migliorando la tua situazione.”
“Il mio capo forse sa qualcosa, ma io ti giuro che non so niente.”
Il legno si avvolse ancora di più attorno a lui come un serpente.
“Non giurare, mi infastidisce.”
“Ok, smettila. Forse so qualcosa.” Furono le parole più belle che aveva sentito da settimane. Aspettò che l’uomo di fronte a lui fosse pronto a parlare. “So che si tratta di shinobi di Konoha che non apprezzano l’attuale regime. Nient’altro. Ora mi ucciderai?”
Ora era tutto più chiaro. Erano stati stupidi a non arrivarci prima in effetti.
“Non uccido chi non è in grado di uccidere me. Poi, da quanto ho capito, hai un messaggio da consegnare.” Si voltò per andarsene, ma ci ripensò. “Di al tuo capo, che ci sono persone che vogliono la sua organizzazione rasa al suolo. E ti assicuro che sono più che decise a distruggerla.”
Era la Kumori il motivo per cui Shiori aveva abbandonato il villaggio e sempre quella maledetta organizzazione l’aveva lasciata svuotata. Lui non vedeva l’ora di non sentirne più parlare.
A quel punto, abbandonò il suo sospettato per raggiungere Kakashi.
 
Il Copia-ninja, a differenza del suo compagno, non aveva pazientato. Sapeva che probabilmente stava sbagliando, ma in quei giorni troppi problemi lo stavano assillando e voleva risolvere quella faccenda alla svelta.
Così gli si parò davanti deciso ad avere delle risposte. Ovviamente il nemico non era intenzionato a dargliele, perciò cominciarono a combattere. Il suo avversario padroneggiava con abilità il chakra della terra. I suoi attacchi erano mirati ad uccidere Kakashi.
Le sue pallottole dure come il diamante si conficcarono nelle braccia del ninja dai capelli d’argento. Lui non si dava per vinto. Inoltre, tutta la rabbia e frustrazione di quei giorni facevano capolino, oscurando la sua parte più umana e facendo risalire in superficie una parte di lui quasi demoniaca.
Si lanciò alla cieca contro l’avversario che però fu abbastanza veloce da schivarlo e da gettarsi contro di lui, pronto ad affondare un kunai nella sua carne proprio nel punto in cui si trovava il cuore. Il Copia-ninja però era pronto e lo colpì allo stomaco con il suo braccio ricoperto di fulmini. L’uomo si accasciò su di lui, privo di vita. Lo shinobi spinse via il suo corpo, che non appena toccò terra si dissolse in cenere.
 
Quando Tenzo lo raggiunse, Kakashi si stava togliendo le pallottole dalle braccia. La maschera Anbu era appoggiata al suo fianco e dai buchi nelle braccia fuoriuscivano sottili rivoli di sangue. Il volto del castano si incupì.
“Dimmi che tu hai scoperto qualcosa.” lo implorò il suo compagno.
“Si, io non agisco da idiota.” fu il semplice commento, seguito da uno sbuffo dello shinobi. “Collaboravano con la Radice.”
A quelle parole il Copia-ninja scattò in piedi.
“Io Danzo lo…”
Tenzo fu sopra di lui pressando la sua schiena a terra con tutte le sue forze. Sapeva che se il suo compagno avesse deciso di liberarsi non avrebbe potuto fare molto. Non in quelle condizioni comunque. Doveva ancora recuperare per intero le sue forze.
“L’unica cosa che tu farai è darti una calmata! Qualunque sia la ragione per cui ti devi sfogare su qualsiasi essere che ti guarda storto cerca di fartela passare! Non mi serve un compagno morto.” Lo redarguì, per poi andarsi a sedere su un tronco li vicino.
Kakashi si mise a sedere a sua volta e senza dire una parola si mise a medicare le proprie ferite.
“Ama un altro.” disse, infine. “Non tornerà a casa, qualunque cosa succeda, perché ama un altro. E io, idiota, per un secondo ho sperato che le cose potessero tornare come prima.” Non era solo quello, ovviamente, ma non avrebbe mai detto a Tenzo che forse un giorno lui avrebbe dovuto ucciderla.
“Te l’ha detto lei che ama un altro?” chiese il suo amico, che non sembrava affatto convinto da quella spiegazione.
L’Hatake annuì.
“Balle.”
“Senti, la storia dell’unico vero amore è una str…”
“No, non fraintendermi. Può anche darsi che si sia innamorata di un altro.”
“Oh grazie ora mi sento molto meglio!”
“Fammi finire. Anche se lo ritengo altamente improbabile. La conosco troppo bene e ogni volta che parla di te si illumina come quando stava a Konoha. Ma non è questo. Lei non rinuncerebbe mai a tornare per niente e nessuno.”
“Be’ ti sbagli.”
“No, stavolta no.”
“E allora quel messaggio che ti ha mandato? Diceva che non vi sareste potuti vedere per un po’, no?”
“Ha una missione importante. Ecco perché. Non è la prima volta che succede.” Poi, sospirò. “In ogni caso, non siamo più così giovani. Devi smetterla di farti offuscare il ragionamento dalla rabbia. Cerca di restare lucido. Oppure finisce che ti fai ammazzare. Poi, non c’è solo lei nella tua vita, giusto?”
Kakashi sorrise all’amico.
“Giusto.”
Fu in quel momento che arrivò il falco dell’Hokage, portando una terribile notizia. Sasuke era fuggito dal villaggio.
 
Il Copia-ninja aveva recuperato Naruto alla Valle dell’Epilogo. Era svenuto sulla riva. Il suo corpo era lambito dai dolci flutti dell’acqua. Lo scrosciare della cascata copriva ogni altro suono.
Ora stava seduto su una poltroncina nella stanza del suo allievo, che ancora dormiva per recuperare le forze. Nel frattempo Tenzo aveva spiegato l’esito della loro missione all’Hokage che aveva deciso di tenere sotto controllo la sede della Radice.
Gai era andato a trovarlo, cercando di consolarlo in tutti i modi. Kakashi non poteva che essergli grato, in fondo anche il suo allievo era in convalescenza. Sakura passava ogni giorno, era triste, il suo sguardo vuoto. Aveva perso un compagno e l’altro era ferito. Il suo maestro aveva tentato di consolarla in tutti i modi. Anche Hinata era passata, guardando in basso, chiedendo come stesse l’Uzumaki e arrossendo mentre parlava.
Il Copia-ninja era felice che Naruto avesse dei così buoni amici. Aveva fallito con l’altro suo allievo, ma con lui non l’avrebbe fatto. Era arrivato il momento che lui conoscesse il vero potenziale del suo potere. Aveva scritto a Jiraiya e l’Eremita aveva promesso di raggiungerli il prima possibile. Quando il biondo si fosse rimesso, l’avrebbe portato con sé nei suoi viaggi e allenato propriamente.
Il giovane si mosse nel letto, mormorando qualcosa. “Sasuke.”
Kakashi scattò in piedi e si avvicinò al suo letto.
“Naruto, stai bene. Sei al Villaggio.” Lo informò.
“Gli altri?” chiese lui.
“Neji, Kiba e Akamaru sono già in piedi. Rock Lee è di nuovo in riabilitazione e Choji è ancora in ospedale, ma stanno tutti bene. Gaara e i suoi fratelli ci sono venuti in aiuto.”
“E Shikamaru?”
“Non ha riportato danni fisici gravi.” Rispose il Copia-ninja, sapendo che quella missione aveva scosso il giovane Nara profondamente.
“Sa’ske se n’è andato.” affermò l’Uzumaki. “Mi dispiace, sensei.”
“Non devi. Non è colpa tua. Sono io che non sono stato…”
“È lui che ha deciso di andarsene.” La voce di Sakura li raggiunse. Lei stava sulla soglia. Trasformò la sua espressione contrita in un sorriso. “Sono felice che tu stia meglio, Naruto.”
“Sakura-chan, io ti avevo promesso…”
“Non importa.”
“Ci riproverò.”
“No, non voglio che tu rimanga ferito di nuovo.”
Kakashi vedeva quanto entrambi i suoi allievi soffrivano per quello che era accaduto. Li capiva perché lui provava lo stesso. Erano una squadra, una cosa sola, e ora un pezzo di loro se n’era andato. Non poteva fare a meno di sentirsi in colpa: lui era il loro maestro avrebbe dovuto impedire che accadesse, avrebbe dovuto aiutare Sasuke a non farsi travolgere dal desiderio di vendetta.
“Qualunque cosa dovremo affrontare lo faremo insieme. Noi tre rimaniamo comunque una squadra. Finché noi saremo uniti il team sette non morirà.” Sentenziò, cercando di incitarli.
I due giovani sorrisero. Forse c’era ancora speranza.
 
Shikamaru era appena diventato chunin, aveva appena affrontato la sua prima missione e ricevuto una secchiata d’acqua ghiacciata in piena faccia. Era il modo peggiore per svegliarsi.
Era stato così superbo nel credere di potersela cavare. Pensava che inseguire quel presuntuoso di Sasuke e quei quattro idioti del Suono sarebbe stato semplice. Invece, si era trovato a dover rinunciare ai suoi compagni uno a uno, per portare a termine la dannata missione.
Vederli in quei letti di ospedale lo aveva fatto stare male. Certo loro minimizzavano, ma sapeva che era solo per non farlo sentire in colpa. Choji, poi, lui non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi. L’amico gli aveva dimostrato una fiducia cieca, e lui lo aveva ripagato con un fallimento.
Suo padre gli aveva detto che non doveva incolparsi, ma come non poteva? Se non fosse stato per la Seccatura e i suoi fratelli, probabilmente nessuno di loro sarebbe tornato indietro per raccontarlo. Lui no di certo.
Finalmente aveva raggiunto la solita collina e fece il necessario per evocare Shikachi. Il sole stava tramontando, presto le ombre avrebbero nascosto quell’incontro. Evocarla gli risucchiò meno chakra delle altre volte. Stava diventando più bravo in fondo.
La donna non ci mise molto a rispondere e nel giro di una mezz’ora il ragazzo sentì l’inconfondibile schiocco che l’accompagnava. Non appena la vide, Shikamaru non fu in grado di trattenersi e si lanciò tra le sue braccia. Lei lo strinse a sé con forza. Entrambi si godettero quell’abbraccio silenzioso.
Shiori percepiva dolore nel nipote. Qualunque cosa gli fosse accaduta l’aveva scosso moltissimo. Era in viaggio con Itachi quando aveva sentito la chiamata, per fortuna aveva deciso di raggiungere quella collina ugualmente.
“Cos’è successo?” chiese, infine, quando il ragazzo si fu scostato da lei
“Tante cose.” Sospirò, appoggiandosi contro il tronco di un albero.
La kunoichi si posizionò accanto a lui. “Parlamene.”
Una folata di sensazioni la invasero: paura, rabbia, tristezza, sconforto… Poi rimasero di nuovo chiuse fuori. Shikamaru chiuse gli occhi e appoggiò il capo contro la dura corteccia.
“Tsunade-sama, mi ha nominato chunin.” La donna sorrise, orgogliosa, ma non disse nulla. Sapeva che suo nipote non aveva finito. “Qualche giorno fa, Sasuke è scappato dal villaggio per raggiungere Orochimaru. Io sono stato incaricato della missione di recupero. Ho formato una squadra di sei persone, il piano era lineare. Niente… sarebbe dovuto andare storto. Le cose, però, sono precipitate. Quelli del Suono accompagnavano Sasuke e ci hanno attaccato. Abbiamo dovuto dividerci per combattere singolarmente i nemici. Sono tutti rimasti feriti.” Lacrime cominciarono a scendere dagli occhi del ragazzo.
Com’era venuto in mente a Tsunade di mandare dei ragazzini ad affrontare una missione così difficile? La donna scosse la testa. No, probabilmente era stata la scelta giusta sul momento. La sua rabbia era dovuta al fatto che suo nipote stava piangendo davanti a lei disperato. Lo strinse forte tra le braccia.
“I tuoi amici sono vivi?”
“Si, ma…”
“Pensa a questo. Pensa che nonostante tutto li hai riportati a casa. Tu hai dovuto prendere decisioni difficili, ma non è colpa tua quello che è successo loro.”
“Loro seguivano i MIEI ordini!” gridò scostandosi da lei.
“Questo è quello che accade quando si hanno delle responsabilità, Shikamaru. Immagino che tuo padre ti abbia già detto che se non sei in grado di accettarne le conseguenze, questo lavoro non fa per te.”
Il ragazzo annuì. “Sono miei amici…”
“Si, ed è per questo che è più dura. Loro si sono fidati di te e tu senti di averli traditi, ma non è così. È stata una loro scelta seguire i tuoi ordini, è stata una loro scelta fidarsi. Sono sicura che nessuno di loro si sarebbe fatto problemi a contestare le tue decisioni se non fossero stati d’accordo.”
Shikamaru fece un leggero sorriso. “Si, stanno sempre a ribattere.”
“Visto?” Shiori gli rispose con un sorriso.
“E se non fossi fatto per questo lavoro? Se ogni volta fosse così? Se non riuscissi a sopportarlo? Sta volta c’erano quelli della Sabbia, ma la prossima…”
“Non è così.” affermò la donna, tornando ad appoggiarsi contro l’albero con le braccia incrociate. “Tu sei perfetto per questo lavoro. Sei attento ai dettagli, sei più sveglio di quanto io o tuo padre siamo mai stati, e per di più hai un gran cuore. Avevi la responsabilità della missione, quindi si l’esito è sulle tue spalle, ma se hai preso in considerazione tutte le variabili e hai agito di conseguenza allora non hai nulla di cui incolparti.”
“E come faccio a sapere di non aver sbagliato l’analisi?”
“I tuoi compagni sono vivi, no? Direi che questo è più che positivo. La prossima volta stai più attento.” Gli fece l’occhiolino. “Congratulazioni per la tua promozione.”
“Grazie. Pensa che non ho nemmeno vinto lo scontro.” Le raccontò sorridendo.
“Lo so.” Il ragazzo sbarrò gli occhi. Lei stava ammettendo di essere stata presente al suo esame? “Oh, non fare quella faccia sorpresa! Non potevo mancare all’esame del mio nipote preferito.”
Shikamaru si sdraiò sull’erba con fare indifferente, ma in realtà pieno di felicità. Shiori lo seguì.
“Sono il tuo unico nipote.”
“Anche questo è vero. Come hai fatto a capirlo?”
Quando si erano incontrati l’ultima volta, Shiori aveva percepito che lui sapeva, però non aveva avuto il coraggio di confermare le sue supposizioni. Ora, però, voleva solo che lui sorridesse di nuovo. Voleva che sapesse che gli voleva bene, ovunque lei si trovasse.
“Non l’ho mai accettato, credo. Volevo solo provare che una cosa del genere non poteva esserti accaduta.”
“Sei anche determinato.”
“Solo quando chi amo è in pericolo.”
La donna strinse la mano del nipote, incrociando il proprio braccio con il suo.
“Mi dispiace di essermene andata. Questa missione è importante. Ti giuro che avrei preferito di gran lunga stare accanto a te, vederti crescere.”
“Lo so. Non sono l’unico che hai abbandonato, però. Mamma sente ancora la tua mancanza. A volte, entra nella tua camera e si siede sul letto, guardando nel vuoto. Papà, lui lo sai com’è, no? Non dice nulla, ma… Ogni tanto lo vedo davanti alla scacchiera degli shogi, da solo, come se ti stesse aspettando.”
“Non ci vai piano, eh?” disse, mordicchiandosi il labbro.
“Non lo dico per farti stare male. Lo dico solo perché tu sappia che ti stiamo ancora aspettando.”
Shiori improvvisamente capì. “Hai parlato con Kakashi.”
“Si.”
“Shikamaru…”
“No, non giustificarti. Non voglio sapere se è vero che hai qualcun altro, o se c’è qualche altra ragione per cui non vuoi più tornare a casa. Solo…”
Shiori era improvvisamente scomparsa, nascondendosi dietro un albero.
“Nara.” Si sentì chiamare il moro.
Si voltò e vide una ragazza dai capelli ricci e biondi raccolti in quattro codini venire verso di lui.
“Seccatura. Che ci fai tu qui?”
“Ino mi ha mandato a cercarti.” spiegò. “Stavi parlando da solo?” chiese poi con uno sguardo divertito.
“Io… Ragionavo.” Balbettò lui.
“Non starai ancora rimuginando sulla missione, vero?”
“Perché non dovrei?”
“Idiota.”
“Scusami?” Perché ogni volta che stava con lei gli saltavano i nervi, ancora era un mistero.
“Ormai è fatta. Devi pensare ad andare avanti. Rimuginare su i se e su i ma non ti porterà da nessuna parte.”
“Tu non capisci.”
“Io capisco benissimo invece.” Si interruppe. “Io… Ultimamente mi chiedo spesso cosa avrei potuto fare perché la vita di mio fratello fosse diversa. Più… felice. Ormai però non posso cambiare il passato, no? Meglio concentrarsi a rendere il suo futuro migliore.”
Shikamaru le posò una mano sulla spalla, lei fece per allontanarlo, ma lui rimase fermo nella sua posizione.
“Sai per una che ho dovuto lasciar vincere agli Esami dei Chunin non hai tutti i torti.”
Il volto della ragazza si contrasse per la rabbia.
“Tu non mi hai…”
“Si, invece.”
“Non avevi abbastanza chakra per arrivare fino in fondo, per questo ti sei arreso.”
“Credi? Penso che non lo sapremo mai.”
Temari lo colpì con un pugno in mezzo alle costole.
“Grazie.” Gli disse poi quando lui ebbe riguadagnato la capacità di respirare.
“Non c’è di che.” Rispose lui sorridendo. “Allora mi dici come mai Ino ti ha mandato a cercarmi?”
“Ha detto che devi andare in ospedale da Choji. Stiamo andando tutti lì per fare un po’ di compagnia ai ragazzi.”
“Io…” Shikamaru si voltò nella direzione dell’albero dietro il quale era nascosta sua zia. Shiori capendo la sua indecisione raccolse tutte le sue forze per fargli capire che le stava bene. Il ragazzo fu colpito dalle sensazioni e si avvicinò alla albero. “Ti voglio bene.” Affermò accarezzando la corteccia. “Allora andiamo!” aggiunse poi rivolgendosi a Temari, cominciando a dirigersi verso la valle.
La ragazza corse per raggiungerlo.
“Hai appena detto ad un albero che gli vuoi bene?” domandò scioccata.
“È complicato.” Rispose lui enigmatico.
“Voi Nara siete tutti strani.”
Il moro si fermò guardandola negli occhi.
“Hai conosciuto altri Nara?”
“Una donna. Tempo fa. Ero sul tetto del palazzo quando lei mi ha raggiunto e mi ha parlato delle nuvole.” Sorrise al ricordo. “Si chiamava Shiori, aveva i capelli neri come i tuoi, ma il suo ciuffo era…”
“Rosso come il fuoco.”
“Si! È una del tuo clan, vero? Potrei…”
Lo sguardo cupo del ragazzo la fece smettere.
“Shiori Nara è mia zia. Eri molto triste quando è venuta da te, vero?” La ragazza arrossì, confermando la sua supposizione. Non l’aveva mai vista arrossire, mai in imbarazzo. Era un lato di sé che, probabilmente, lei teneva nascosto agli altri. “Non ti preoccupare non lo dirò a nessuno. A lei non è mai piaciuto che i bambini fossero tristi.”
“Ora dov’è?” chiese titubante la bionda.
“Dopo una missione con la sua squadra, non è più tornata.”
“Mi dispiace.”
“Si, anche a me.”
I due ragazzi camminarono silenziosi fino all’ospedale. Appena raggiunsero il corridoio dove si trovava la stanza di Naruto percepirono gli schiamazzi dei loro compagni. Temari lo guardò incoraggiante e insieme entrarono nella camera.
“Shikamaru! Finalmente!” esclamò il Jinchuriki.
“Scusate il ritardo. Mi spiegate come avete fatto a convincere Tsunade-sama?”
Nella stanza vi erano tutti i suoi amici più i loro alleati della Sabbia. Il ragazzo trovava strano che la donna avesse acconsentito a tutto ciò senza battere ciglio.
“Le ho detto che Naruto sarebbe impazzito un’altra serata qui dentro da solo.” Spiegò Sakura. “Diciamo che l’ha fatto per evitare scocciature.”
Shikamaru si mordicchiò il labbro. I suoi compagni notarono quel gesto.
“Ehi Nara! Su col morale!” cominciò Kiba.
“Hai fatto un ottimo lavoro.” continuò Neji.
“Si, senza di te non sarei nemmeno riuscito a raggiungerlo.” ammise Naruto.
Il moro sorrise. “Grazie, ragazzi.”
Poi, le chiacchiere ripresero e lui si avvicinò a Choji seduto su una sedia a rotelle in un angolo della stanza. Il Nara si appoggiò contro il muro e sospirò.
“E tu non mi dici niente?”
“Cosa dovrei dire?” chiese retorico. “Siamo una squadra. Ti seguirei ciecamente altre mille volte.”
“E il giorno in cui sbaglierò?”
“Io e Ino ce ne accorgeremmo prima e te lo diremmo.” Sbuffò all’espressione dubbiosa dell’amico. “Sai, il fatto che ci fidiamo di te non significa che non vediamo dove sbagli. Non ti permetteremo di sbagliare. Ino tanto meno. Sai quanto adora dire te l’avevo detto.”
“Si hai ragione.”
Lo scoppio di una risata generale li interruppe. Entrambi alzarono lo sguardo su un Naruto che si massaggiava un bernoccolo sulla testa e una Sakura con un pugno ancora stretto, pronta a colpire nuovamente.
“Eddai Sakura-chan stavo scherzando!” piagnucolò il ragazzo.
Shikamaru sorrise. In fondo, tutti quanti loro forse avevano una speranza di diventare ottimi ninja. Il modo migliore era continuare ad avere fiducia gli uni negli altri.


 
  
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