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Autore: Usagi Kou    26/02/2009    33 recensioni
“E dai, piantala! Da quello che hai detto ieri solamente tu, lui e forse Carlisle non si sono realmente resi conto dei tuoi sentimenti” sbuffò lei “Tu perché eri in piena crisi mistica, Ed perché è un coglione e Carlisle, beh, per il semplice fatto che tu sei la sua preziosa bambina”. […] “E comunque sia, Bellina, non aspettarti vita facile con Eddy. Ti sei scelto uno tanto bello quanto pieno di psicologiche turbe”
“Non hai visto che hai fatto a Carlisle, all’arrivo di Eleazar? L’hai pugnalato, Isabella: hai preferito credere subito che fosse lui il bugiardo, il cattivo, piuttosto che fidarti del suo affetto!”
“Abbi il fegato di dirlo, Isabella. Abbi il fegato, per una volta in vita tua, di esprimere il tuo cazzo di punto di vista!” mi urlò contro Rose, acquattandosi leggermente.
“… Una parte di me prova gusto, nell’uccidere. Gode della sofferenza altrui. Ama essere vampira. E io l’ho rifiutato per paura! E allora vi ho osservato, e lì ho capito cosa vedesse Aro di minaccioso in voi! Ma… ma… Ma io non tollero di essere un mostro come tutti voi, siate Volturi, Denali o Cullen!”
“Sono una codarda, Rose”
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Bella vampire 20

Buonasera! O, per chi la legge di giorno, Buongiorno!
Sono tornata a rompervi l’anima con la mia storiellina-ina-ina piccina picciò. Kyaa, che Grande emozione, che giuoia! ^o^  Mi sento molto molto felice perché la mia scuola mi ha regalata una settimana di free-time! Che billu! Quindi, visto che vi voglio benissimo, mi sono dedicata alle mi storielle, è molto probabilmente le aggiornerò tutte in settimana – ricordatevi sempre: fate pubblicità occulta alle vostre storie nelle vostre storie, porta guadagno!
Brevemente, questo bel cappy parlerà del primo giorno di scuola della nostra Bella. Eh, quante dure prove l’aspettano... nel prossimo, invece, scopriremo perché, per come e per quando del comportamento criptico di Eddy! Mi raccomando, più critiche possibili, perché anche questo capitolo non mi sembra un granché... ho un’irresistibile voglia di premere il tasto CANC... bah, chissà, forse ho perso la vena....
AH, IMPORTANTE!! RADIOCARLISLEONE, radio privata riservata a pochi eletti, si sta espandendo! Tra pochi aggiornamenti, signore carissime, saprete le esatte frequenze e potrete sintonizzarvi su di esse, rimanendo sempre e costantemente aggiornati grazie ai nostri programmi ultra trendy. Buona musica mixata da DJ Eddy e DJ Emmy – duo scatenato, successo assicurato! –, brillanti consigli di moda e bellezza dalle nostre veneri Lady Rose e
Mademoiselle Alice, aggiornamenti in tempo record sull’attualità dai nostri corrispondenti Jasper, Bella e Esme, e per ogni piccola vostra richiesta la rubrica “L’Angolo di Carl” sarà a vostra disposizione dalle 8 alle 10, dalle 16 alle 19 e dalle 23 alle 5 alternato a buona musica dei nostri DJ. Per richieste su modifiche della programmazione e musiche particolari, contattate Usagi Kou che provvederà ad avvertire la stazione radio.
Va beh, si ringrazia...

Minako chan: Giovinotti sono! Non mi toccare Apollino e Zeussuetto (oddio, sembrano due marchi di prodotti per il bagno... -___-,,,). Xò hai raggio, Carl donnaiolo come Zeus... NAH! HE’S PERFECT!! Le possibilità ce le ha tutte, ma non è proprio il tipo
Wind: Amore mio, ciao! Lo sai che mi sto drogando con la tua ff “Amore Proibito”? L’ho già letta cap x cap quando la pubblicavi, ma adesso mi è ripresa la voglia di leggerla e leggerla... chi billa! Grazie per i tuoi complimenti sulle mie descrizioni, e sono felice che ti piaccia la mia visione del rapporto Padre figlio, troppo sacrificato nel libricino della Meyer...
Finleyna 4 Ever: Prezzemolina!! Ciao ciao, Fede,  eccomi! Anche a te gusta Carlisle comico, eh? Ihihih... accende. Però è scioccante. Ma quant’è fico quell’uomo? Ah, che bello! Perdonami, ma prima che Edward si svegli ci vorranno ancora un po’ di capitoli. Pensavo di scrivere la storia in 30 cap, ma credo che supereremo quel limite di parecchio. Forse al 30 li farò baciare... nah, troppo vicino! Per te Rose è migliorata! Me ringrazia e spedisce insieme a una confezione invisibile di Sunsilk Bellezza seducente un piccolo pupazzetto di Eddy in smoking nero (si può togliere, per rivelare la sorpresa sotto...)
mylifeabeautifullie: Grazie dell’accoglienza calorosa. Anche Carlisle è tuo padre? SORELLINA!!!!! Grazie per i complimenti, l’ho già detto, questa è la mia visione del rapporto, magari ad altri non è piaciuta, però io li vedo così... Carlisle non può essere sempre serio, per la miseria! Ihihi, sono contenta che ti faccia ridere il mio sarcasmo, in questo capitolo io mi sono rivista in Bella – io mi rivolgo così alle persone. Per te i preferiti sono Alice e Emmy? ^o^ Thanks! Anche per te, confezione di Sunsilk Bellezza seducente invisibile e un pupazzetto di Edward in smoking (si può togliere, per rivelare la sorpresa sotto...)
daene: Welcome in ou big crazy family! Benvenuta, piccola nuova stella, desiderio esaudito!
stezietta w: Grazie. Anche a me piace vedere i Cullen ridere e scherzare, e non solo come personaggi secondari il cui unico scopo è fare da tappezzeria. Anche a te, fan di Alice e Emmett, una confezione di Sunsilk Bellezza seducente invisibile e un pupazzetto di Edward in smoking (si può togliere, per rivelare la sorpresa sotto...). kissolo!
Goten: Stella! Scusa se non sn entrata su Msn, ma ho avuto parecchio da fare! Però la tua storia l’ho letta tutta, ho anche commentato. Ora vado a leggermi l’altro cap. Ti ho fatto provare davvero tante emozioni diverse? O____o Spero siano tutte positive! Kiss
MimiMiaotwilight4e: GraziegraziegrazieGRAZIE! Che altro dire se non che ti adoro e sono lieta di ricevere sempre i tuoi meravigliosi commenti. Ho innalzato il tuo livello di apprezzamento per Carlisle? ^o^ Ke bello! Mi dispiace dirti che però Edward è cocciuto, stupido e insicuro, e quinti Carlisle, anche se ha fatto molto, non l’ha ancora convinto. Eh, ragazzo, che problemi che mi fai?
miki18: T_____________T AMORE MIO, PERDONAMI! Non volevo criticarti in alcun modo, era solo sarcasmo e autoironia rivolti solo ed esclusivamente a me stessa! Non voglio perderti come fan né tantomeno come amica – io ti considero un’amica, non so se per te è lo stesso. Ti ho scritto anche una mail, ma non mi hai risposto. Ti ho davvero offeso irreparabilmente? Ti chiedo ancora scusa. Sei meravigliosa, perché nonostante tu sia in collera con me mi hai fatto lo stesso i complimenti. Grazie, amore. Ciao,spero di risentirti prestissimo.
bell: welcome in our big crazy family! Benvenuta, e subito grazie per i tuoi splendidi complimenti. Sono lieta di coinvolgerti talmente tanto da farti entrare nella storia, ma stai attenta. Come tutte le sostanze he causano assuefazione, anche questa storia è una schifezza. Ihih, scherzo, autocritica. Sono felice che ti piaccia, a presto, un enorme kiss.
Fin Fish: Maestra Mamma! MI dispiace sapere che eri un po’ triste, e mi fa piacere averti aiutato a superare un momento difficile con la mia storia. Ridere allunga la vita e fa dimenticare le preoccupazioni; spero di essere riuscita almeno nella seconda.^^ Sono lieta che la scena della fotografia sia la tua preferita, mi è piaciuto scrivere un momento così speciale immortalato x sempre da uno scatto. Io sono un’amante appassionata della fotografia, soprattutto quello del CARPE DIEM, scatti speciali che colgono l’attimo, ma odio profondamente essere dall’altra parte dell’obbiettivo. Grazie di tutto.
giunigiu95: Welcome in our Big crazy family! ^^ è carino, vero, Carlisle comico? Certo, i suoi neuroni sono collassati per il troppo lavoro, altrimenti non si spiega. Ha passato troppo tempo con Emmett, poveri noi. Edward dolcissimo, sempre di più... chi è l’idiota che ha scritto che è un mostro? Ah, già, la Meyer... beh, per la foto... ihihih, chiedi ad Alice... te ne fare vedere alcune....ihihh!
franci_cullen: Oddio, grazie! Sono felice che questo sia uno dei capitoli migliori. Grazie!
Helen Cullen:
O___o. Wow. Brutale e spietata! ^____^ GRAZIE! Ti adoro, Elly, la tua critica bella lunga mi ha commosso e mi ha fatto ridere. Sei unica, sono felice che mi hai trovato! Non so cosa farei senza i tuoi commenti. Ok, lo sai che ero in sfiducia mode on, e anche in per questo capitolo sono in ansia, ma posa le mazze chiodate e, una cosa... come hai fatto a scoprire dove abito O_O?
Sono lieta che tu lo abbia apprezzato così tanto, e mi scuso per averti fatto prendere un infarto. Qualche volta mi dimentico che le mie lettrici hanno il cuore CHE BATTE!!! Ahahahah! Scusa! Tutto ok con i problemi al cuore, al cervello e alla psiche danneggiata dalla mia visione? Ti è piaciuta la caccia? Felicesissima! Mi ricordavo che ci tenevi particolarmente, e ho tentato di renderla il più realisticamente possibile vicino alla verità. Però, e non sei l’unica, Carlisle NON HA CONVINTO Edward a fare un ciufolo, perché quel ragazzo è testardo e insicuro. Eh, che probemi che causano cento anni di solitudine! Ma Carlisle è un santo uomo/padre fantastico! Qualcosa – chiamalo sesto senso – mi aveva già avvertita della tua predilezione articolare che verte su Carlisle, così, invece che la confezione invisibile di Sunsilk Bellezza seducente e il peluche di Eddy in smoking nero, ti ho preparato un bel peluche di Carlisle in divisa da dottore, con tanto di stetoscopio al collo e occhiali nel taschino.... ihihih, vedi tu che ci puoi fare...
damaristich: Welcome in our big crazy family! Accidenti, in una sera ti sei divorata la mia storia?! A discapito del tuo esame?!?!? T____T Oddio, grazie! Spero ti piaccia anche questo, e fammi sapere se ho compromesso la tua media!
Princesseelisil: Pucciosi, vero? Ed e Bella si capiscono con uno sguardo... peccato che colgano quelli sbagliati! Carlisle che parla a Edward sembra tua madre? Beh, beata te, perché la mia non mi parla così. Urla, che è diverso. U___U neanche io mi permetterei di contraddire Carlisle in alcun modo, credo che se lui mi dicesse di gettarmi nel camino perchè si annoia io lo farei senza esitare! Un bacio!
LittleSweetDreamer: Welcome in our big crazy family!
Non ti preoccupare, mi ha fatto piacere il tu raptus. XD grazie per i tuoi magnifici complimenti per essere diventata una mia fan, grazie! Sono orgogliosa che riesca a trasmettere così bene la visione dei vari personaggi in tutte le situazioni, perché in qualche momento non ne sono del tutto sicura
Sono felice che ti sia piaciuto il discorso dei due Cullen, carico di amore e problematiche adolescenziali. Grazie di tutto!
Vampire93: Welcome in our big crazy family! Una fan del 93? Come mois! Ciao, spero che non ti penta di aver cliccato sulla mia storia!
tutumany: Welcome in our big crazy family! Ciao, nuova arrivata! Sono felice che ti sia letta tutta d’un fiato la mia storia, e mi dispiace doverti dare un dispiacere del genere annunciandoti che prima che tra i nostri due piccioncini combinino qualcosa dovremo aspettare... Natale! Forse!
cullengirl: Detto fatto!
eligianlo: Welcome in our big crazy family!
Piacere, new entry, felice che la mia storia ti abbia causato assuefazioni da subito! Grazie per i tuoi incoraggiamenti, sono sempre ben accetti, soprattutto da una nuova amica! Lo so, Edward è un pochettino, ma pochettino pensante; neanche Carl lo regge più... però forse hai ragione, Edward è quello che è rimasto invariato. Noto con piacere che sei una Fan di Emmy e Jazzy! ^o^ anche per te in omaggio un flacone invisibile di Sunsilck Bellezza seducente e un peluche di Edward in smoking nero (Si può togliere...). spero questo capitolo non ti deluda, comunque forse il prossimo sarà più interessante! Edward sarà una sorpresa....
Railen: Addirittura all’adorazione? Grazie. Sono felice ti sia piaciuto il capitolo. Vb, si può perdonare tutto a Carlisle perché è Carlisle, anche se in questo momento è un po’... rincretinito, non ci sono altre parole. Sicuramente sarà la vecchiaia! XD MA è meglio così! Non temere, si metteranno insieme, ma... tra parecchio!
camy00: Grazie, ecco a te!
cloddy_94: Welcme in our big crazy family! Piacere di averti qui, Claudia!
Grazie di tutto, sono commossa. Davvero sei così presa da questa storia da non leggerne altre?. T___T Me commossa! Wow, davvero sono così brava? KYAAAA! ODDIO, MI DISPIACE PERò DARTI ASSUEFAZIONE! Sono contenta che però t induca alla lettura, è una buona cosa. La tua preferita è Rosalie? Bene, allora anche per te una confezione di Sunsilk Bellezza seducente e uno Edward di peluche in smoking nero da spogliare e mangiucchiare.... non solo con gli occhi!
a fatha: Welcome in our big crazy family! Sono lieta che ti piaccia, eccoti un nuovo capitolo!

 







 

“Ali… Ali, basta, calmati! È soltanto il mio primo giorno di scuola, non sto mica andando a una festa!” protestai inutilmente e senza una reale speranza che mia sorella smettesse di perseguitarmi.
“E dici poco!” mi sgridò lei su di giri, tornado a trafficare con la matita minacciosamente puntata verso il mio viso
Erano le sette e un quarto del lunedì, altresì noto come il Mio Primo Giorno di Scuola..
Ovviamente, per me che avevo lasciato la scuola molto tempo fa, sarebbe dovuto essere un giorno importante, fantastico, e avrei dovuto mostrare un’euforia inspiegabile, ma – e per questo si ringraziano cordialmente le sorelle Cullen – non avevo proprio nulla dell’esuberante. Anzi, ero piuttosto confusa.
Le mie due adorate sorelle, dando un’ulteriore dimostrazione del loro esagerato amore fraterno – e di quali effetti collaterali producano cento e rotti anni di insonnia – erano venute candidamente in camera mia alle quattro e mezza di mattina e mi avevano svegliato con il solito garbo.
Nascondendosi dietro la solita scusa “Lo facciamo per il tuo bene”, che da una settimana che ero lì avevo già sentito quattro volte, ogni volta con risultati spaventosi, per me, le mie due estetiste indemoniate si coalizzarono nella fondazione da poco creata dello “Stra-Magnifico-et-Mirabolante-Centro-Estetico-Cullen/Hale – Only for Bella”, e come per la serata in discoteca mi avevano sequestrato, chiuso in camera e torturato contro la mia volontà.
Non che fossi del tutto presente, in quel momento. La mia mente era rimasta a letto (beata lei!) e mi trascinavo per la stanza in modalità zombie, spinta da Alice.
Per prima cosa – e cos’altro, altrimenti?! – Rosalie e Alice mi prepararono Il Bagno, ma questa volta i sali e i prodotti che Alice aveva predisposto per la mia tortura erano tutti all’estratto di rose rosse.
“Per affascinare” mi aveva svelato in un sussurro ipnotico, forse a causa dei sali.
“Chi?” avevo replicato, assonnata
“Non serve che tu lo sappia” rispose lei
Avrei anche gradito quel pensiero, al ricordo dei suoi stupefacenti effetti positivi, se uno, non lo avessero programmato alle quattro di mattina, e due, non lo avessero corredato di una maschera di bellezza a non so quali fanghi strani di una terra ignota, che neanche poi mi importava tanto di conoscere. Ah, e ovviamente i capelli; certo, come poter lasciare in pace i miei poveri capelli quando si ha a disposizione un intero set completo di creme, shampi e balsami? È da folli!
Ancora una volta le lasciai fare, sia perché ero letteralmente in coma, sia perché le stavo facendo felici; e anche perchè, ma questo non l’avrei detto mai, mi piaceva avere due estetiste personali così dedite alla cura della mia persona. Mi piaceva apparir bella!
Dopo avermi recuperato della vasca (letteralmente, perché ero scivolata sul fondo, addormentata), mi avvolsero in un accappatoio caldo e mi portarono in camera, discutendo sul mio abbigliamento.
Di buono ci fu che recuperai una stupenda e gradita mezz’ora di sonno, sdraiandomi sul materasso e chiudendo gli occhi; di cattivo, oltre che la breve durata del mio pisolino, fu che tra le discussioni delle ragazze sui miei pantaloni, le urla e le varie minacce che mi parve di udire fuori dalla porta dai ragazzi – da Edward, più che altro; Jasper e Emmett se la stavano ridendo alla grande – e altri rumori non ben identificati, dormii poco e male.
Alla fine Alice mi mise seduta sul letto, prendendomi come se fossi una bambola, e insieme a Rosalie mi vestì di tutto punto. Non protestai – dove avevo la forza? – ma con mia somma e lieta sorpresa questa volta non esagerarono come loro solito; anzi, si attennero molto alle mie esigenze: jeans scuri attillati al punto giusto, una maglietta a maniche lunghe bianca, a collo alto, e un maglioncino di un bel blu notte, lungo fino a metà coscia, con l’aggiunta di stivaletti a mezza caviglia scuri – mi sembra superfluo dire che erano tutti capi di marca e che non li avevo mai visti in vita mia, prima, neanche quando facevamo compere.
Sicuramente c’era di mezzo Esme nella loro modestia nel vestirmi: mi sembrava di ricordare una sua terribile minaccia, ma non ci scommetterei troppo sopra.
Comunque, il motivo della mia disperazione, ora, era un altro, assai più aberrante e spaventoso: Alice.
Un nome, una minaccia. Credo che il Diavolo in persona sia andato a prendere lezioni da lei.
Beh, non era esattamente Alice a terrorizzarmi. Erano piuttosto quel paio di luccicanti, minacciose e terrificanti forbici che Alice teneva in mano, puntandole verso di me con un ghigno sadico in volto dopo aver posato i trucchi.
E il loro bagliore maligno mi aveva risvegliato del tutto, facendomi fare un balzo verso la porta.
Perchè FORBICI + ALICE + BELLA = TAGLIO DEI CAPELLI DI BELLA
Ovviamente, la porta era sbarrata. E io avevo ancora un briciolo di giudizio e di rispetto verso i Cullen per non buttarla giù. Dannata la mia educazione!
“E dai, Bells, ti faccio un taglio giovanile come il mio!” disse eccitata “Non ti piacciono i miei capelli, forse?”
“No, cioè, si, mi piacciono tantissimo! Ti stanno benissimo” mi affrettai a dire, mandando un messaggio in alfabeto morse, muovendo la maniglia della porta “Solo che… ecco… insomma… dov’è Rose?!”
“È andata a prenderti lo zaino, ma lei non c’entra ora” liquidò lei “Non preoccuparti, ti darò solo una spuntatina…” Si accucciò e si preparò al balzo, ghignando. La copia del demonio!
“Alice, ti prego, non disturbar… AAAHHHH!” urlai, vedendola saltare
Mi spinsi contro la porta che, cogliendomi di sorpresa, si staccò dai cardini e mi fece cadere all’indietro, seppellendo sotto di sé il povero Emmett che aveva svitato i cardini.
“Accidenti, che botta!” esclamai, portandomi una mano sui capelli
“A chi lo dici” borbottò Emmett da qualche parte sotto di me e la porta
“Dai, Bella, fidati!” la voce arzilla di Alice mi fece rabbrividire. Saltò verso di me.
Feci un verso strozzato, terrorizzata, ma prima che le sue malefiche forbici potessero toccare i miei capelli due mani gentili ma decise si strinsero attorno alla mia vita e mi trassero in salvo.
Aprii gli occhi per accertarmi che fossi davvero al sicuro e mi ritrovai stretta al petto (quel meraviglioso, perfetto, muscoloso petto) di Edward, che mi reggeva stretta a sé tenendomi una mano sotto le ginocchia e una stretta intorno alla vita. Fissava la sorella con uno sguardo decisamente arrabbiato.
In quel contatto improvviso, così vicina a lui, protetta da un simile angelo, feci l’unica cosa che i miei due neuroni sopravvissuti allo shock furono in grado di ordinare: arrossii. Temendo di commettere qualche stupidaggine sia a causa dell’intelligenza latitante e dalla sbornia che il suo profumo mi stava dando, mi affrettai a distogliere lo sguardo dal suo viso.
Alice, in piedi sopra la porta, e quindi sopra Emmett, ci fissava come una bambina a cui hanno appena tolto il giocattolo preferito, senza curarsi dei lamenti del nostro povero fratello-orso; Jasper, appoggiato al muro con le braccia incrociate, si gustava la scena ridendo sotto i baffi.
“Alice, mi spieghi per quale assurdo motivo stai torturando Bella?” chiese Edward irato “Bada a scegliere un motivo davvero convincente, perché altrimenti ti potrei fare del male”
“Non la sto torturando” ribatté lei offesa “Voglio solo farle un taglio di capelli nuovo, più cool”
“Non mi sembra che lei si a molto contenta della tua malsana idea” disse lui acido
“Bella, è vero che non ti stavo facendo nulla di male?” mi domandò lei. Oh, no, vi prego, tutto ma non Alice versione zuccherino arrendevole!
Quei suoi occhino d’oro liquido, luccicanti e dolcissimi, identici a quelli che aveva già usato… non potevo resisterle, non si poteva ferire una creatura tanto indifesa.
“Alice…” dissi addolorata, tendendo una mano verso di lei. Edward mi strinse più a sé.
“Che hai combinato, Alice?” esclamò scioccata Rosalie, comparendo al nostro fianco e mollando di scatto lo zaino che aveva in mano “E per quale accidenti di motivo sei in piedi su mio marito?!”
“Grazie tesoro, per avermi notato” dissi Emmett
“Eh? Oh, ciao Emmy!” disse Alice guardando il pavimento, per poi fare un leggiadro balzo e spostarsi finalmente dalla schiena di suo fratello “Stai bene?”
“Tutto ok, scricciolo” rispose Emmett spazzolandosi e vestiti “Ma la pros…”
“Stavo solo provando a fare un nuovo taglio di capelli a Bella” rispose Alice che si era già dimenticata di lui “Un bel caschetto come il mio le starebbe più che bene”
“Un caschetto?!” ripeté allucinata Rosalie “Ma sei impazzita?!”
“Visto? Almeno mia moglie è normale” gongolò Emmett fissando Jasper, ancora con un sorriso allegro sul volto. Su questo non potevo che dargli ragione.
“Non le starebbe per niente bene!” gridò Rosalie “Bella ha il viso ovale, le ci vorrebbe un taglio scalato, ma i capelli devono restare lunghi per…”
“Oh, si, normalissima!” ghignò Jasper, annuendo
Di bene in meglio per i miei poveri capelli! Come ne uscivo?
“Ora ascoltatemi bene, tutte e due” disse Edward con voce severa, autoritaria “Voi non torcerete un singolo capello a Bella a meno che non sia lei stessa a darvi il suo esplicito permesso. E devo vedere e approvare la richiesta scritta, presentata in triplice copia. Vi è abbastanza chiaro?”
“Tu non puoi vietarcelo!” replicarono loro “Perché è proprio Bella a volerlo”
Mi trafissero con i loro sguardi segreti. “Vero?” dissero poi, una minacciosa e l’altra implorante.
Di nuovo messa alle strette! Da Edward sentii partire un leggero ringhio di avvertimento. Dovevo salvare le mie sorelle, altrimenti il mio angelo avrebbe fatto qualcosa di cui poi si sarebbe amaramente pentito.
“Ehm… se non vi dispiace troppo io preferirei tenerli lunghi” dissi
Le loro facce si intristirono di colpo, lasciandomi dentro un profondo senso di colpa.
“Ma no, suvvia, non fate così!” aggiunsi, agitandomi per abbracciarle – Edward non me lo permise, forse temeva ancora una qualche manovra subdola “Lo faccio anche per voi!”
“Eh?” esclamarono tutti i fratelli Cullen, sorpresi
“Si, beh, con i capelli lunghi si possono fare molte più cose che con un caschetto” mi affrettai a spiegare “Potrete farmi trecce, meches, ricci, centomila acconciature differenti e mille altre cose”
“Te lo lasceresti fare?” esclamarono i presenti, due raggianti e tre stupefatti
“S-si, se…”
“AH, GRAZIE BELLA!” urlarono le due vampire gettandomi le braccia al collo e stampandomi un bacio sulle guance
“Vieni, Ali, andiamo a vedere cosa dobbiamo comprare, o ricomprare!” esclamò euforica Rose
“So già tutto, vieni con me che ti spiego” disse Alice correndo al piano di sotto
“Non per criticarti, Bella, ma ti sei gettata da sola dalla padella alla brace” disse Emmett “Sei sicura di essere realmente cosciente?”
“Forse non ti sei ancora resa conto delle proporzioni di questa storia” aggiunse Jasper “Sai che io le adoro, soprattutto Alice, eppure anche io fatico a contenerla quando si dedica all’estetica”
“Almeno ho tenuto i capelli” tentai di trovare il lato positivo della cosa. Ma si stava rivelando molto difficile
Come a voler confermare le parole del suo compagno, la voce di Alice ci raggiunse chiara e limpida dal pino di sotto. “Ehi, Jazz! Dove li tieni i tuoi shampi alle erbe?” urlò
“Che ci devi fare?” chiedi di rimando lui, guardandomi con uno sguardo che diceva Te-L’Avevo-Detto
“Fidati di me!”
“Lascia perdere gli shampi, Alice!” urlò Emmett con un ghigno “Se vai nella stanza di Ed e sollevi il suo divano troverai tutte le bombolette di lacca che vuoi!”
“E se vai in camera di Emmett e sollevi il letto troverai migliaia di confezioni di tintura per capelli!” replicò Edward “Sai che da qualche tempo sta considerando l’idea di tingersi i capelli di rosa?”
“Tesoro, se provi solo a pensare di tingerti i capelli di rosa trascorrerai parecchi anni a dormire fuori in giardino” disse Rosalie dolcemente, rendendo la minaccia ancora più temibile
“Ma ancora credi a questo marmocchietto qui, amore mio?” disse Emmett raggiungendo la sua compagna, imitato da Jasper
“Devi scusarle” sospirò Edward quando anche i suoi fratelli furono spariti “Sono solo su di giri perché finalmente hanno trovato qualcuno che le assecondi volontariamente le loro più sfrenate fantasie”. Mi lanciò un’occhiata sconsolata
“Sono felice di farle felici” ammisi, facendolo sorridere per il gioco di parole
“È un pensiero molto altruista, da parte tua”
Mi sorrise togliendomi il fiato. E facendomi ricordare che eravamo assolutamente soli, in un corridoio deserto, stretta contro il suo petto a pochi centimetri dal suo viso, e con un’irrefrenabile voglia di assaporare quelle labbra rosse…
Ok, il risveglio traumatico deve avermi scombussolato parecchio. Non posso davvero aver immaginato quello!
Dovevo mantenere le distanza… ma come potevo resistergli?
“Ehm, Edward… se, se vuoi puoi anche mettermi giù, ora” balbettai rossa in viso, mentre lui mi studiava. Ti prego, di’ di no, di’ di no…
Sorrise. “Ai suoi ordini, signorina” disse, facendomi scendere
Si chinò per posarmi a terra, e mi sorresse un attimo, stringendo la sua mano attorno alla mia vita. Provai un brivido caldo di piacere a quel contatto.
Accidenti. Non mi riconoscevo più; la vicinanza con Edward risvegliava in me emozioni fortissime e imprevedibili.
“Non vorrei pesarti…” borbottai turbata, inventandomi una scusa su due piedi.
Che ci fosse rimastico male? Non vorrei che pensasse che la sua vicinanza mi disgustava; io lo volevo molto, molto più vicino di quanto potessi permettermi.... No, no, no, Bella, non devi pensare certe cose. Non è il tuo ragazzo.
“Ma dai, Bella, come puoi dire certe cose?” ridacchiò lui “Sei davvero leggerissima! Sei sicura di mangiare abbastanza?”
“Non preoccuparti, sto benissimo. Grazie” risposi rientrando in camera, studiando con curiosità i resti della mia porta “Cosa stavate facendo davanti alla mia porta, di preciso?”
“Stavamo cercando di fare irruzione senza provocare danni, o almeno di procurarne il meno possibile” spiegò Edward seguendomi dentro
Mi lasciai cadere sul letto e gli rivolsi un’occhiata curiosa, e lui indicò con un cenno del capo la porta scardinata.
“Ci sembrava eccessivo buttare giù la porta e fare un’irruzione in grande stile” disse divertito “Avremmo avuto qualche problema nel sostituirla entro oggi, e credo che tu tenga alla tua privacy. Così ci siamo limitati a scardinarla”
“Limitati, eh?” lo presi in giro, alzando un sopracciglio
Mi fissò con un’espressione lievemente imbarazzata. “Emmett te la riaggiusterà una volta tornati a casa. O magari anche adesso, se non vuoi aspettare”
“Non preoccupatevi, non è così urgente” gli sorrisi “Anzi, grazie. A lui, e Jasper e a te per esservi immedesimati nei miei Protettori della Notte”
Mi rivolse un sorriso divertito e si toccò i capelli con due dita.
“Dovere, Miss” disse facendo un piccolo inchino. Mi piacevano molto alcuni suoi comportamenti da gentiluomo di altri tempi. Erano insoliti, ma davvero gradevoli; il sogno di ogni donna era quello di aver un gentiluomo del suo calibro al fianco. Io ero sfacciatamente fortunata ad averlo al mio fianco.
“Per curiosità, prima Esme ha minacciato Rose e Ali di qualche terrificante punizione?” chiesi curiosa
“Oh, si” disse lui adombrandosi “È stata lei ha ordinarci di fare qualcosa. Ma se la cerchi ora non è qui. Ha accompagnato Carlisle all’ospedale e poi è corsa a scuola”
“Appena torna la ringrazierò” sospirai sdraiandomi sul letto a pancia in su
“Stanca?” domandò cortese Edward
“Distrutta” ammisi “E sono solo le sette”
“Ehm, sette e mezza” precisò lui
“Di già?”
“A che ora ti hanno rapito quelle due pazze?”
“Meglio che non te lo dica” dissi osservandolo “Non vorrei che facessi loro del male. Te ne pentiresti tu, e i tuoi fratelli ti ucciderebbero”
“Non credo che mi ostacolerebbero. Hanno sbagliato loro” sibilò Edward gettando un’occhiata furiosa alle sue spalle “Non sei la loro bambola”
“Grazie, Edward, ma davvero, non farlo” dissi colpita da tutta quella premura per me “Non sono arrabbiata con loro, veramente. Come estetiste sono le migliori in assoluto”
Mi osservò a lungo, con un’occhiata profonda. “Devo dartene atto” mormorò poi in un sussurro, così piano che a stento lo sentii. Divenni scarlatta.
“Ehm, allora… che-che ne dici di scendere?” balbettai
Sorrise, togliendomi quel poco di fiato che mi restava. “Esme ti ha preparato la colazione. Ma se non te la senti puoi anche lasciarla, non credo che si offenderà”
“No, no, davvero. Scendiamo!” esclami entusiasta, balzando in piedi
Gli andai vicino e senza pensare gli presi la mano, trascinandolo già con me, allegra.
Scesi le scale canticchiando tra me e me, immersa nei miei pensieri che mi dimenticai totalmente di tenere per mano un angelo.
Sulla soglia della cucina mi paralizzai, stupefatta. Il tavolo era imbandito, stracolmo di tutti i cibi più buoni che avessi mai visto.
Un piatto di brioche al cioccolato, una caraffa di succo d’arancia appena spremuto, un bricco con latte, un piatto di frittelle con sopra dello sciroppo denso, bacon e uova, cereali, frutta… ma non avevano proprio il senso delle mezze misure, in questa casa?
“Ehm, forse abbiamo esagerato” disse Edward imbarazzato “Appena appena, forse…”
“Tu dici?” lo presi un po’ in giro, voltandomi per guardarlo.
Mi rivolse un’occhiata colpevole, mantenendo comunque quella sua aria elegante e raffinata. Anche quando era in imbarazzo non si scomponeva. Mica come me, che con un nonnulla mi tradivo da sola!
“Esme era molto indecisa su cosa prepararti” spiegò “Non sapeva che cosa avresti preferito mangiare, così ha deciso di proporti un po’ di tutto”
“Non vorrei sprecare qualcosa” risposi tornando a fissare il tavolo, mordendomi il labbro inferiore.
Non ero molto sicura di poter riuscire a finire tutto quel ben di Dio, e mi sarebbe dispiaciuto buttarlo e deludere Esme.
“Sono certo che Esme lo aveva gia previsto, non angustiarti” rispose Edward al  mio pensiero “Mangia solo quel che ti va”
Mi condusse al tavolo, e solo in quel momento mi resi conto di avere ancora le mie dita intrecciate alle sue. Avvampai sentendo una scarica elettrica percorrermi il corpo, originata dal punto d’incontro delle nostre mani. Accidenti, da quando ero diventata così intraprendente? E soprattutto perché, perché la sua vicinanza scatenava in e reazioni così forti e violente?
A volte ero così… presa, coinvolta da Edward da dimenticarmi tutto il resto, tutti gli altri. Ormai era diventato il mio chiodo fisso, la mia splendida ossessione.
Scossi la testa, ancora imbarazzata da quel contatto improvviso e da quei pensieri.
Edward sciolse delicatamente le dita dalle mie e posò le mani sulla sedia, spostandola per farmi accomodare.
“Qualcosa non va, Bella?” chiese accorgendosi del mio turbamento
“No, no” mi affrettai a rispondere “Stavo solo decidendo da cosa cominciare”
Si sedette accanto a me e sembrò che mi credesse. Non ne ero del tutto sicura, però.
Il mio sguardo si riconcentrò sul tavolo, percorrendolo centimetro per centimetro; c’erano così tante cose buone che davvero non sapevo quale scegliere. Ma poi, il mio sguardo si posò su di lui, e fu amore a prima vista…
“AMORE MIO!!” trillai, sbracciandomi per afferrarlo.
Edward mi studiò perplesso. “Ti sei appena dichiarata alla brocca del caffè?” domandò educatamente incredulo
Io annuii entusiasta, versandomene una generosa dose nella tazza verde. “Tra me e il caffè c’è un sentimento profondo” dissi solenne “Io lo amo e lui ama me. È la mia droga”
“Troppo caffè fa male” rispose serio, quasi accigliato
“Si, ma era così tanto che non lo bevevo…” sospirai fissandolo triste “Non vorrai sminuire la gioia della nostra riunione, vero?”
“Non mi permetterei mai” sospirò “Come si può distruggere una dipendenza... ops, pardon, un amore così profondo”
“Grazie, Edward! Ero certa che tu mi avresti appoggiato!” gli sorrisi entusiasta reggendo la tazza tra le mani a coppa, portandomela poi alla bocca e prendendone una lunga sorsata.
“Delizioso! Anche meglio di quanto ricordassi!” decretai poi con un sorriso
“Mi raccomando, però, non ne bere troppo” disse Edward
“Vedrò di non esagerare” risposi, avvicinando a me anche il piatto di frittelle.
Mentre ne tagliavo un pezzo gli domandai: “Studiato medicina?”
“Si” rispose “Due lauree”. Intelligente, simpatico, educato, perfetto, bellissimo, in grado di proteggerti da tutto e tutti e medico; cosa si può desiderare di più in un uomo? “Come l’hai capito?”
“Oh, beh, dal tono con cui mi hai ripreso” spiegai gustando la mia colazione
“Sei una brava osservatrice”
“Qualche talento nascosto ce l’ho anch’io”
“Ehi, fratellini! Sbaglio o ti sei appena dichiarata a Eddino, Bells?” ci salutò ilare Emmett “Potevi sceglierti uno migliore”
Edward ringhiò contro suo fratello, mentre io mi strozzavo con la colazione.
“Non mi sono dichiarata” sussurrai, scarlatta
“Emmett, usa il cervello, qualche volta!” ringhiò Edward “Non dire le cose se non le sai!”
“Chiedo scusa, ma da fuori questo si è capito” disse Emmett con un sorriso sedendosi al mio fianco “Non ce l’avrai mica con me, vero, sorellina carissima?”
Se anche mi stesse prendendo in giro non gli avrei mai potuto rispondere male; Emmett mi fissava con uno sguardo struggente, il labbro inferiore tremulo, l’espressione tenera di un bambino. Era troppo tenero, faceva pensare a un enorme orsacchiotto! O a un bel bambino da viziare e coccolare.
E poi, era davvero simpatico. Mi piaceva molto stare in sua compagnia, riusciva sempre a farmi sorridere.
“Certo che no, Emmy-Pooh” gli dissi con un sorriso, scompigliandogli i capelli
“Emmy-Pooh?” ripeté Edward con una strana smorfia
“Certo! Emmy-Pooh” assentì Emmett convinto “È il mio soprannome, Eddy. Ma lo possono usare solo le donne di questa casa. Per voi ragazzi, io sono Lord Emmett Van Drankestan, Signore della Notte e del Rock’n’Roll”
“Direttamente dalla Transilvania” disse Edward con un sorriso
“Con volo di prima classe e tanto, tanto affetto”
Ridemmo felici, in coro.
“Allora, piccola Bella, pronta per il tuo ingresso nel mondo dei mortali?” chiese poi Emmett.
“Credo di si…” risposi, insicura “Non dev’essere così terribile”
“Infatti. Non lo è” mi confortò Edward
“È peggio” rispose Jasper entrando con Alice e Rosalie.
Si accomodarono tutti e tre di fronte a me e mi studiarono intensamente.
“Ti aspetta un vero inferno, là fuori, piccola Bella” disse Jasper scurendosi in volto “Popolato dalle creature peggiori che la natura abbia creato. Gli adolescenti
“In preda ai loro ormoni, sopraffatti dalla giovinezza e dall’illusione del futuro” continuò Rosalie con la stessa voce cupa “Migliaia di studenti che faranno di te l’oggetto delle loro attenzioni per settimane, se non mesi, visto che oltre ad essere la nuova arrivata sei strana e assurdamente bella”
“Tutti vorranno conoscerti e passare il proprio tempo con te” rincalzò Alice ghignando “In men che non si dica, se riusciranno a superare la loro avversione naturale per te, ti ritroverai invitata a centinaia di feste, di balli scolastici, di noiosi appuntamenti….”
“Per non parlare della noiosa e avvilente routine che da oggi in poi dovrai affrontare” prese la parola Emmett con un ghigno “Interrogazioni, compiti in classe, compiti a casa… la noia del dover recitare il tuo ruolo per l’eternità… credimi, l’inferno esiste e ha anche un nome. LICEO”
“E ora rispondi, Bella” disse Alice
“Sei pronta per affrontare tutto questo?” dissero in coro lanciandomi un’occhiata perfida, con un ghigno in volto
La mia mano, cristallizzata attorno alla tazza del mio caffè, ancora a mezz’aria, tremò impercettibilmente.
Accidenti, che bel quadro che mi avevano presagito. Se prima ne ero assolutamente entusiasta, ora la scuola mi faceva paura quasi quanto i Volturi. Ma davvero poteva essere un posto così terrificante? Io me la ricordavo piacevole!
Beh, dopo una velocissima analisi dei miei sbiaditi ricordi umani forse non avevano poi tutti questi gran torti… ma non potevano rassicurarmi, invece che farmi sentire peggio?
Deglutii a vuoto, tentando di apparire vaga; tentativo miseramente fallito, visto come i loro quattro ghigni malefici si allargarono.
“Ma che cosa le state raccontando?” sibilò Edward, mentre sentivo un leggero ringhio iniziare a nascergli in petto “Vi sembra questo il modo di scherzare? L’avete quasi terrorizzata a morte! Dovreste cercare di farla sentire a suo agio, non di intimidirla in questo modo!”
I suoi fratelli scoppiarono a ridere.
“Dai, Edward, perdonaci!” rise Rosalie “Non volevamo spaventarla a morte”
“Scusaci Bella” disse Alice “Ma la tentazione è stata troppo forte! Vorrei che potessi vedere la tua faccia!”
“Sarebbe meglio che sentisse le sue emozioni” Jasper si stava letteralmente sbellicando dal ridere. Si teneva la pancia ed era piegato all’indietro, scosso dalle risa “Esilarante!”
Edward ringhiò. “Basta”
“Ci perdoni, Bells?” chiesero in coro ostentando una faccia pentita “Era solo un innocente scherzo”
“Ah… beh, meno male…” sospirai. Mi si era chiuso lo stomaco per il nervosismo. E pensare che avevo impiegato gran parte della notte per calmarmi e convincere me stessa che non c’era niente da temere.
Perché continuavo ad illudermi? Stavo forse sviluppando una qualche forma di masochismo?
“Beh, meglio se andiamo a prendere le cartelle” disse Emmett alzandosi “Scuola, stiamo arrivando!”
“Sai che bello” rispose Rose
“Ah, Rose, a a c d b b d” disse Alice saltellando fuori dalla cucina con Jasper al seguito
“Ossia?”
“Le risposte al primo esercizio del compito di storia”
“Grazie! Mi hai tolto tre decimi di secondo due tre minuti che avrei impiegato per farlo!”
“Prego”
“Questa mattina stanno davvero esagerando” borbottò Edward così piano che non compresi se parlasse con sé stesso o con me. Lo fissai interrogativa e lui parve accorgersi del mio sguardo, perché scosse il capo e tornò a guardarmi negli occhi.
“Hai finito?” chiese cortese
Annuii mesta. Non me la sentivo proprio di mangiare qualcos’altro, o lo avrei rimesso. Ero troppo nervosa.
“Bella, mangia se hai fame. Non farti suggestionare dagli stupidi scherzi dei miei fratelli” mi riprese gentilmente
“No, Edward, davvero, loro non c’entrano nulla”. Più o meno. “Non ho più fame, tutto qui. Sono piena. Anche se mi dispiace lasciare tutto questo ben di Dio…”
“Non preoccuparti di niente, ci penso io” mi rincuorò lui “Vai a prepararti, io ti aspetto qui”
“Ti do una mano a mettere a posto” proposi prendendo i piatti, ma lui mi spinse piano verso la porta.
“Ah, no, non ci pensare. Che padrone di casa sarei, altrimenti?” mi disse con un sorriso, lasciandomi sull’uscio e chiudendosi poi la porta dietro sé.
Salii le scale e entrai in camera mia, voltandomi ogni tanto per fissarmi alle spalle. Quando non ero con lui, da qualche tempo avvertivo la sua assenza gravarmi sulle spalle, e morivo quasi dal desiderio di tornare al suo fianco.
Era come se sentissi che il mio posto era accanto a lui.
Andai in camera e mi appoggiai al legno della porta del bagno con un sospiro. “Bella, ma cosa stai pensando?” mi rimproverai
Iniziai a lavarmi i denti, turbata. Non potevo permettermi di provare un affetto così grande e spontaneo per quella famiglia, tanto meno per lui. Non potevo illudermi, era un lusso fuori dalla mia portata.
Avrebbe fatto troppo male se alla fine…
Mi asciugai la bocca e uscii dal bagno a capo chino, improvvisamente triste. Mi infilai il cappotto che era poggiato sul mio letto e infilai lo zaino in spalla, raggiungendo poi gli altri di sotto.
“Allora, tutti in sella!” esclamò Emmett allegro, salendo su un fuoristrada dalle dimensioni ciclopiche.
“Vai a scuola con quello?” chiesi meravigliata
“Beh nella Volvo non ci entreremo tutti, e alla mia signora piace stare comoda” rispose baciando la mano di Rose
“Noi andremo con la Volvo, Bella” disse Alice prendendomi a braccetto
“Vieni con noi?” chiesi sorridendo
“Ovvio! Non ti posso lasciare nelle grinfie di mio fratello” rispose salendo in macchina e facendomi accomodare vicino a lei. Jasper e Edward si accomodarono davanti, e le due macchine sfrecciarono dirette alla piccola città di Forks.
“Vedrai, Bells, ti piacerà da matti la scuola!” continuò a ripetere Alice per tutto il viaggio, e io, Edward e Jasper non potevamo fare altro che risponderle di si. Non ne ero molto convinta, dopo quello che mi avevano prospettato loro, ma non si può deludere Alice.
La Forks High School non era cambiata di una virgola negli anni in cui ero mancata; sempre lo stesso agglomeramento di edifici in mattoni rosso scuri, l’uno vicino all’altro, e di fronte il grande parcheggio di asfalto grigio scuro; l’intero complesso, però, era animato dal verde scuro del bosco che faceva da recinto naturale. Era, nel suo insieme, stranamente uguale e stranamente differente da come me l’ero immaginata da piccola, quando ci passavo davanti le poche volte che tornavo a Forks. Non seppi se rallegrarmene o meno.
Nel parcheggio erano già presenti parecchi studenti, che si voltarono a fissare stupiti i nostri due veicoli; occhiate rapite erano tutte riservate alla macchina di Emmett. La “Signora” era forse molto nota ai ragazzi.
Senza curarsene, Edward eseguì un perfetto parcheggio e spense il motore, mentre suo fratello maggiore ci imitava. Raccogliemmo le nostre cose e ci affrettammo a scendere.
Un coro di respiri bruscamente interrotti, occhiate rapite e sussurri vari accompagnò la nostra – anzi, il mia – apparizione. Tentai di  non badarci, ma era maledettamente difficile.
“Beh, eccoci qui” disse Emmett con un sorriso “Non è poi questo gran che, eh?”
“Ha un suo fascino” biascicai, insicura. La sensazione di migliaia di sguardi puntati su di me mi stava mettendo a disagio.
“Tranquilla, Bella, ci siamo qui noi” disse Jasper aiutandomi con il suo dono “Per qualsiasi cosa, fischia, ok?”
“Forse è meglio se vi chiamo e basta” risposi più tranquilla
“Mangerai con noi, vero?” disse Alice
“Come se tu non lo sapessi” risposi con un sorriso
“Allora ci vediamo a pranzo” disse Rosalie “Edward ti farà da guida, e per qualsiasi altra cosa ci siamo noi. Vedrai, Eddy è bravo come tom tom”
“Ci vediamo a pranzo, allora” disse Jasper
“Mi raccomando: sguardo fiero, portamento sicuro, e non farti mettere sotto da Jessica, ok?” disse Emmett facendomi l’occhiolino
“Lo farò” promisi “A dopo”
“A più tardi, ragazzi”
“Tu vieni con noi, Alice?” chiese Edward cortese, mentre gli altri tre si allontanavano
“No, io non seguirò il vostro stesso orario” sospirò abbattuta
“Allora ci vediamo a pranzo” la rincuorai io
“Ok. E tu, Ed, fai il bravo padrone di casa e proteggi Bella da tutto, chiaro?” e così dicendo, se ne andò a passo di danza
“A volte vorrei che parlasse e si comportasse come una persona normale” disse Edward osservandola con un sopracciglio inarcato. Sicuramente mi ero perso a un pezzo della conversazione
“Ma se facesse così non sarebbe la nostra piccola Alice, no?” replicai
Sorrise. “Giusto” rispose “Forza, ora, andiamo”
Ci mettemmo in marcia verso l’edificio con la scritta Segreteria, l’uno accanto all’altra. Come ogni volta che mi trovavo nei suoi pressi sentii una voglia irrefrenabile di sfiorare la sua pelle candida, sentendo una corrente elettrica pervadermi ogni parte del corpo; per evitare incidenti, decisi che era più saggio distogliere l’attenzione.
Iniziai a guardarmi attorno con curiosità, ma riabbassai in fretta lo sguardo: tutti gli studenti ci stavano fissando insistentemente, alcuni anche a bocca aperta. Gli sguardi di alcuni ragazzi, soprattutto, mi avevano intimidita parecchio.
Perché li avevo già visto anni prima, in una notte scura, sul volto di altre persone… quando avevo scoperto COSA potevo fare… quando ero MORTA per la seconda volta….
Scossi la testa per allontanare i ricordi, e vidi con la coda dell’occhio Edward fissarmi preoccupato. Gli rivolsi un sorriso mesto ed entrammo nell’edificio. Mi condusse nell’ufficio adibito a segreteria e si diresse senza indugio al lungo bancone presente in sala, dove una donna dai capelli rossi stava compilando un modulo.
“Signora Cope?” la chiamò gentilmente Edward.
La donna alzò gli occhi, tradendo con lo sguardo la sua sorpresa e il suo desiderio nei confronti nel mio… di Edward. Si aggiustò la camicetta e gli rivolse un sorriso; io ribollivo di rabbia.
“Buongiorno a te, Edward caro” rispose lei vittima del suo fascino “Cosa posso fare per te, oggi?”
“Veramente non è per me” disse Edward con un sorriso, voltandosi poi e porgendomi la mano, come invitandomi a raggiungerlo.
Mi feci avanti timidamente e le sorrisi. “Buongiorno, signora” la salutai
“Buongiorno a te, cara” rispose lei “Sei l’alunna nuova”
“S-si” risposi, vedendo i suoi occhi accendersi “Sono Isabella White”
“Certo!” rispose lei iniziando a rovistare in una pila di fogli “Il signor Cullen è venuto una settimana fa ad informarci del tuo arrivo. Posso dire che è un piacere averti tra noi. Sei la sua nuova figlia?”
“Ehm, non proprio…”
“Non ci lega nessun legame di parentela” intervenne secco Edward
Lo guardai strano; cosa diavolo c’entrava? Lui ricambiò lo sguardo, ma non mi diede spiegazioni.
“Certo, capisco” rispose la signora, dandomi dei fogli “Ecco, cara. Questi sono l’orario, una pianta della scuola e un modulo che devi far firmare ai tuoi professori. Dopo le lezioni devi riportarlo qui. Tutto chiaro?”
“Si, grazie”
“Sono certa che con Edward come guida non avrai problemi” mi incoraggiò con un sorriso “Benvenuta alla Forks High School”
“Grazie ancora”
“Arrivederci”
Uscimmo dalla segreteria e presi in mano l’orario, studiandolo.
“Tranne l’ora ginnastica staremo sempre insieme” notò Edward studiandolo con me da sopra la mia spalla
Arrossii. “Quindi ultima ora” sospirai
“Dai andiamo. Sono la tua guida, no?” sorrise “Prima ora, inglese, edificio due, da quella parte”
Lo seguii senza indugiare; fosse stata la mia guida, lo avrei seguito anche all’inferno.
“Vuoi che ti porti i libri?” mi chiese a un certo punto, fermandosi
Risi divertita. “Edward, non preoccuparti” risposi “Non so se lo sai, ma tra le nostre qualità speciali c’è la forza. Mi sembra di non portare niente!” Sorrisi più dolcemente, gradendo delle sue attenzioni. “Comunque grazie molte, Edward. È stato un bel pensiero”
Sorrise. “Sono pur sempre un uomo” rispose “Dovrei essere io a svolgere i lavori pesanti, e non una graziosa signorina come te”
Arrossii. “Sarà che sono nata in un epoca barbara, ma ragazzi gentili e “cavallereschi” come te non si trovano così facilmente” dissi “Ma è bello sapere che esistono le eccezioni”
“Perciò posso permettermi di insistere?”
“E dai, Edward, non fare così!” esclamai rossa “Altrimenti poi mi sento in colpa a dirti di no. Non lo sai che le donne di questo secolo hanno imparato a fare tutto da sole?”
“Questo perché…” mormorò, avvicinandosi finché non mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto. Il suo profumo mi stordì, e i suoi occhi mi confusero; accidenti, come faceva?
“… non hanno mai conosciuto un uomo tanto galante”
Mi ero talmente smarrita nel mare d’oro che avevo di fronte che ci misi un po’ a capire che si era allontanato con un sorriso smagliante, reggendo tra le mani il mio zaino.
“Ma che…come ci sei riuscito?” esclamai
“Primo, ti ricordo che sono un vampiro” gongolò
“Grazie, lo sono anche io!”. Uffa! Anche se lo adoravo con tutte le mie forze non riuscii a non arrabbiarmi con lui. Ero grande, accidenti!
“Si, ma tu non sei il vampiro più veloce della famiglia”
“Spaccone”. Rise a gran voce. “E aggiungerei testardo e arrogante” conclusi incrociando le braccia
“Scusami” disse, ma rise più forte.
“La pianti di ridere di me?!”
“Scusami” ripeté, stavolta fermandosi e fissandomi con due occhi luminosi “Ma sei adorabile con quella smorfia da bimba capricciosa” E rise sotto i baffi
“Cullen, la smetti di fare la iena?!” Ora ero offesa sul serio. Ero la prima a volerlo far ridere, ma a tutto c’è un limite.
“D’accordo, Miss White”. Un lampo arrogante gli balenò negli occhi
“Miss White?” ripetei storcendo il naso; da quando tutte quelle formalità?
“Tu mi hai chiamato Cullen. Se preferisci che ti dia del lei..”
“Io farò anche delle facce da bambina, ma tu sei piccolo dentro, Ed”
“Non lo sai che ho da poco compiuto sette anni?”
Inarcai un sopracciglio, confusa.
“Te lo spiego dopo” promise “Ora andiamo, o faremo tardi”
“Ok” sospirai, rimettendomi in marcia.
“Ehi, Bella” mi chiamò dopo un secondo “Tieni”
Mi porse un’elegante agenda nera, e io non capii cosa dovevo farci, né che cosa fosse.
“Hai detto tu che volevi portare qualcosa” spiegò con un sorriso “Questo è il massimo che ti posso concedere”
Soffocai l’impulso di tirarglielo in fronte e lasciargli un marchio indelebile; dopotutto, era un gesto molto gentile – se fossi stata un minimo consenziente. Sbuffai e non gli risposi.
Osservai la piccola agenda nera con curiosità, e non riuscendo a soffocarla lo aprii per rivelarne i segreti.
Ero il diario di Edward.
La calligrafia elegante e sinuosa era la sua, perfetta e unica, senza dubbio; non vi erano scritti i compiti, ma vi trovai frasi famose, versi di poesie, brevi sonetti e piccole frasi firmate con delle iniziali, le cui più frequenti erano C.C e A.C. ma soprattutto c’erano decine e decine di pentagrammi, pieni di accordi e note.
“Perché quella faccia?” mi domandò con un sorriso Edward
“Quale faccia?” dissi tornando a fissarlo
“Quella faccia assorta e pensierosa” sussurrò studiandomi “Ti turba tanto la vista del mio diario?”
“Si, cioè, no! Solo che, insomma, non me l’aspettavo” balbettai imbarazzata “Scrivi le tue musiche anche sul diario?”
“Dopo cento anni di scuola durante le lezioni non c’è nient’altro da fare” rispose alzando le spalle “Gli argomenti sono sempre gli stessi, e di rado i professori sono in grado di suscitare in me interesse. Occupo il mio tempo in maniera proficua”
“E quelle frasi?”
“Pillole di saggezza di illustri scrittori, o dei consigli particolarmente preziosi della mia famiglia” rispose “Vieni, siamo arrivati”
“Ah, quindi C. C. è Carlisle, eh?” sussurrai, entrando. Si limitò a sorridermi.
Lo fissai stranita. Si era improvvisamente irrigidito, l’espressione apparentemente serena e rilassata era incrinata da un velo di irritazione, lievissimo ma che riusciva a disintegrare la sua maschera di calma. Il mio sguardo troppo intenso lo fece tornare con i piedi per terra; mi fissò, per un secondo sorpreso, per poi sorridermi con naturalezza.
Imbarazzata, mi diressi verso la cattedra e diedi il modulo al professore; per mia immensa fortuna non mi chiese di presentarmi alla classe o altro. Mi studiò mentre firmava il foglio e poi, come riprendendosi, mi mandò al posto.
Edward mi scortò verso l’ultimo banco e si sedette al mio fianco senza curarsi degli sguardi che i ragazzi ci riservavano. Io non ero altrettanto indifferente alle loro attenzioni; vampate di imbarazzo continuavano a solcare il mio viso sottoforma di rossore purpureo che mi colorava le guance. Camminavo a sguardo basso, fissandomi i piedi e tentando di convincermi di essere sola nell’edificio.
Ignorali, sono solo curiosi. Ignorali, sono solo curiosi. Ignorali, ignorali..., continuavo a ripetermi mentre prendevo i libri e mi sedevo.
“Tutto ok?” chiese gentilmente Edward.
“Ehm... posso risponderti dopo?” sussurrai nervosa “Tra cinque o sei mesi, magari? Quando tutti si sono scordati che esisto?
“Allora dovrai aspettare cinque o sei anni” rispose con un sorriso
Emisi un verso strozzato. No! Perché non mi incoraggiava come al solito?
“Dai, compatiscili un pochino. È raro che qui accada qualcosa di interessante” disse, ma nella sua voce stonava qualcosa “Non capita tutti i giorni che una piccola ninfa dagli occhi color cioccolato venga ad illuminare queste noiose vite”
Arrossii violentemente, questa volta con un milione di farfalle che mi svolazzavano nello stomaco.
“Forse non ci vedi bene...” mormorai spostando lo sguardo mentre i capelli sciolti mi coprivano il viso come una tenda.
“La mia vista è perfetta” rispose
“C-così i miei occhi sono tornati marroni?” domandai. Quanto avrei voluto uno specchio per controllare.
“Si. Alice ti ha lasciato uno specchietto nella borsa, se vuoi controllare”
Detto fatto! Mi chinai e recuperai un piccolo specchietto dorato. I miei occhi di un caldo marrone mi restituirono uno sguardo sorpreso.
“Carlisle aveva ragione” sospirai riponendo lo specchio
“Ti dispiace?”
“Non mi importa molto, in realtà” risposi “Spero solo che non si noti troppo il cangiare dei miei occhi”
“Non preoccuparti di questo. Ma io volevo sapere se ti da fastidio questo tuo particolare pregio”
“Ah. No, non mi dispiace. Mi piace il vecchio colore dei miei occhi” risposi “Anche se l’oro ha un qualcosa di più affascinante”
“A me piace il marrone” rispose studiandomi “È... caldo”
Ammutolii imbarazzata, e in seguito non ci fu più occasione di parlare perché iniziò la lezione.
Presi un quaderno e focalizzai la mia attenzione sul professore; la tematica era la famosa tragedia scespiriano “Romeo e Giulietta”, opera che tra l’altro amavo moltissimo. L’attenzione della classe, però, era incentrata su di me. Belle settimane mi si presentavano davanti! Iniziai a prendere diligentemente appunti per evitare le loro occhiate, tenendo la testa china sul mio quaderno.
“Predi appunti?” chiese Edward in un soffio, sorpreso
“Tu no?”
Ridacchiò a bassa voce. “Non sta dicendo nulla di così interessante”
Punto a suo favore. Però mi mancava tutto quello scrivere e affannarsi per non perdere il filo del discorso. Ma dopo un'altra decina di minuti mi ritrovai a sbuffare, scribacchiando distrattamente sul mio quaderno; che noia! I ragazzi avevano ragione, era veramente noioso andare a scuola, soprattutto per i vampiri. Con una minima parte del mio cervello seguivo la lezione, mentre il resto segnava encefalogramma piatto. In più, tutti gli occhi degli studenti erano sempre, costantemente puntati su di me.
Il suono della campanella mi riscosse dal torpore.
Mi affrettai a prendere la mia roba e a infilarla nello zaino, mentre Edward mi aspettava paziente. Uscimmo dall’aula e ci dirigemmo verso l’edificio 4, dove ci attendeva l’ora di trigonometrica, materia che odiavo.
La situazione precipitò; gli occhi di ogni singolo studente si fissarono su di me e mi accompagnarono per tutto il tragitto. Scarlatta e intimidita dalle loro occhiate, camminai fissandomi i piedi e stringendomi inconsapevolmente a Edward, in cerca di protezione.
“Sta tranquilla” mi sussurrò lui “Ignorali e basta”
Entrammo in classe e porsi al professore il foglio, mentre Edward prendeva posto. Lui finì di scrivere sul registro, dando modo a tutta la classe di entrare, e poi mi concesse la sua attenzione.
“Ah, Isabella White” commentò firmando “Dall’Arizona, giusto?”
“Phoenix” risposi
“Perché non ci parli un po’ di te?” domandò sedendosi e invitandomi con un cenno a rivolgermi alla classe.
Mi sentii morire. Mi domandai con dispiacere perché suicidarmi fosse così difficile.
“Prego” mi sollecitò, visto che non accennavo a prendere parola.
Così, rossa come un peperone, mi voltai verso la classe. “Ciao” mormorai “Io sono Isabella, e mi sono trasferita da poco qui a Forks. È... una città abbastanza molto graziosa, spero di trovarmi bene in mezzo a voi”
Senza aggiungere altro scappai verso il mio banco, sedendomi imbarazzata.
“Ti prego” sussurrai “Non dire niente”
Sentii la risata soffocata di Edward. “D’accordo” promise
Per il resto della lezione non fiatammo.
Io riflettei su quanto potesse essere ingiusta la mia non-vita e di che cosa avessi fatto di tanto male nella mia esistenza umana per meritarmi una simile sciagura. Ma all’improvviso qualcosa mi costrinse a voltarmi; Edward si era improvvisamente irrigidito, l’espressione tesa, la mano posata sul volto contratta quasi ad artiglio.
Tesi una mano verso di lui, insicura sulla sua reazione, ma con tempismo oserei dire perfetto la campanella suonò mandando all’aria il mio tentativo. Edward mise in borsa le sue cose con un gesto fulmineo che mi lasciò spiazzata, e quando si voltò verso di me lo stavo ancora fissando stupefatta. Mi affrettai a riporre le mie cose e lo seguii per la prossima lezione.
La situazione, durante tutta la mattinata, precipitò.
La rigidità di Edward aumentò a dismisura nelle seguenti ore, tanto che arrivati all’ultima ora prima del pranzo iniziai a temere per la salute dei miei compagni umani. Non riuscii a capire cosa gli stesse succedendo, una sensazione a dir poco frustrante.
Lentamente, i suoi occhi assunsero il colore del petrolio, brucianti di rabbia cieca scatenata da chissà cosa; la sua postura composta ed elegante iniziò a tremare per lo sforzo di restare fermo al suo posto, scossa da chissà quale impulso.
Il volto si era trasformato in una maschera di furia implacabile. Arricciò il labbro superiore scoprendo i denti perfetti in un ringhio, producendo un cupo brusio. Iniziò ad agitarsi impercettibilmente sulla sedia, come pronto al balzo.
Dovevo intervenire, non volevo che facesse qualcosa per cui poi si sarebbe sentito terribilmente in colpa. Gli posai timidamente una mano sul braccio, incerta. Lui si voltò di scatto, fissando la mia mano, e poi spostò lo sguardo sul mi volto. Sembrò ricomporsi.
“Scusami” mormorò poi riacquistando un contegno, spostando il sguardo sul professore.
Non ne ero molto sicura, ma tolsi comunque la mano. Neanche due minuti dopo ricominciò, stavolta più forte. Gli tirai piano la camicia ma non sembrò accorgersene.
Strappai un foglio, preoccupata, e velocemente gli scrissi due righe, mettendoglielo poi sotto al naso. 

Edward, che ti succede? Stai male, per caso? 

Sto bene, non preoccuparti. Scusami 

Edward, è tutta la mattina che ti comporti in maniera strana. Sicuro di sentirti bene? Vuoi andare a casa? 

Davvero, Bella, sto bene. Non preoccuparti per me 

Sospirai, tornado a fissare il professore. Se non voleva parlarmene, non avevo il diritto di assillarlo.
Chi ero in fondo?
“Bella” mi chiamò improvvisamente, voltandosi verso di me con un sospiro
E per la seconda volta in quella maledetta giornata mi ritrovai a dover ringraziare la campanella per il suo tempismo. Trasalimmo entrambi, e Edward si voltò dall’altra parte distogliendo lo sguardo. Uscimmo dall’aula in silenzio e ci incamminammo verso la sala mensa, quando mi accorsi di non avere più il giacchetto.
“Aspetta, ho scordato una cosa. Torno subito” dissi facendo retro marcia “Aspettami”
“Si” sussurrò; sembrava restio a lasciarmi solo.
Volai in classe tentando di mimetizzarmi tra la folla e riuscii a recuperare la mia roba senza che nessuno mi fermasse. Ma durò poco.
“Ehi, nuova arrivata!”
Mi voltai sorpresa mentre un ragazzo biondo con un sorriso amichevole mi si avvicinava sorridendo.
“Ehm... ciao” mi azzardai a rispondere
“Ciao. Sono Mike Newton” si presentò
“Bella White” risposi
“Non sei una Cullen?”
“Ehm... sono una lontana parente di Esme” risposi in difficoltà
“Come mai hai deciso di trasferirti nella città più piovosa d’America?” chiese
“Ehm... sono orfana. Zia Esme è l’ultima parente che mi è rimasta, e mi ha preso con sé” risposi in difficoltà. Oddio, dov’era Edward?
“Mi dispiace” disse mortificato “Ma sono sicuro che qui ti rifarai! Pensaci: nuovo posto, nuova famiglia, nuovi amici...” Mi fece l’occhiolino “Ehi, ti va di mangiare con noi, oggi? Ti presenterò qualcuno dei miei amici, vedrai, ci divertiremo!”
“Ehm... dovrei mangiare con i ragazzi, in verità...”
“BELLA!!!!!”
Una matassa di capelli ricci mi soffocò in una morsa quasi vampiresca, prima di rivelarsi come Jessica.
“Ciao Jess” risposi mentre lei mi rivolgeva un sorriso smagliante (inquietante)
“Conosci Bella, Jess?” chiese Mike sorpreso
“Ci siamo conosciute in circostanza molto singolari” rise lei, fissandomi come se fossi un gioiello prezioso. Sorrisi intimidita; Mike fischiò.
“Beh, Bella, mangi con noi, eh?” rise Jessica prendendomi a braccetto e uscendo. Non era una domanda.
“Ma i ragazzi...” protestai
“Sono sicuro che i tuoi cugini capiranno”
“Non sono i miei cugini...” mormorai sconfitta
Mike si posizionò al mio fianco, iniziando a chiacchierare animatamente con Jessica sulle circostanze in cui ci eravamo conosciute.
Mi voltai a cercare Edward con lo sguardo. Era inchiodato in mezzo al corridoio, tra Alice e Jasper – entrambi sorridenti: gli occhi del mio angelo erano color onice, rilucenti di furia cieca, e ringhiava in direzione dei miei accompagnatori.
Non capii il motivo di tale ira, ma mormorai un “Mi dispiace” a fior di labbra.
“Non è colpa tua” rispose Jasper in un sussurro “È lui quello che esagera”
Edward gli ringhiò contro, ma suo fratello non perse il buon umore.
“Penso proprio che non mangerai con noi” sghignazzò Alice “Spero almeno che ti lasceranno tornare a casa”
Non riuscii a ribattere perché venni trascinata via.
 

*

 
Scoppiai a ridere di cuore.
Devo dire che quello che si era prospettato come un pranzo terrificante si era rivelato un piacevole evento, sebbene imposto con la forza. Mike e Jessica mi avevano portato in mensa e mi avevano fatto sedere al loro tavolo, presto raggiunti da Angela e da uno stormo di curiosi. A quanto pare solo la presenza del mio angelo protettore mi aveva salvato da tutta quella popolarità.
Avevo fatto conoscenza con il gruppo dei miei due nuovi amici: c’erano Eric, Laurent, Emily, Jack, Ben e molti altri di cui faticavo a ricordare il nome.
Mi stavo divertendo molto, ma sarebbe stato tutto molto più bello se al mio fianco ci fossero stati anche i fratelli Cullen; era la prima volta che non ero insieme a loro, e mi sentivo stranamente esposta, vulnerabile.
Con la coda dell’occhi sbirciai ancora una volta nella loro direzione. Erano seduti tutti e cinque allo stesso tavolo, sussurrando frasi troppo base perché l’orecchio umano potesse coglierle, e anche io non riuscivo a capirli per il rumore che mi circondava.
I quattro ragazzi sorridevano allegri, molto probabilmente stavano prendendo in giro Edward; lui invece continuava a ostentare una smorfia furiosa, tenendosi la testa tra le mani, come se stesse poco bene.
Mi preoccupai. Cosa lo affliggeva?
Mi mossi preoccupata sulla sedia nella sua direzione; volevo raggiungerlo, aiutarlo in qualche maniera. Non potevo vederlo soffrire.
“Basta, non ce la faccio” sussurrò Edward frustrato “Devo... devo...”
Digrignò i denti e con un leggero ringhio si alzò, uscendo veloce dalla sala.
No, per favore. Non te ne andare....
“Allora, Bella? Che ne pensi?” chiese Laurent
“Ehm... scusatemi, io devo... andare...” borbottai, alzandomi, la testa ancora voltata verso l’uscita
Presi il vassoio ma la mano di Mike mi bloccò.
“Te lo svuoto io” si offrì “Qual è la tua prossima lezione?”
“Biologia” risposi distratta. Dovevo raggiungere Edward.
“Ah, se vuoi ti tengo il posto”
“Grazie, sei un amico” risposi in fretta, riuscendo a liberarmi.
Uscii in fretta da quella sala affollata cercandolo disperatamente con lo sguardo. Non potevo sopportare che se ne andasse lontano da me, soprattutto quando sembrava così… sofferente.
Trovai la traccia del suo profumo e lo seguii fin fuori dalla scuola, inoltrandomi nella zona boscosa del perimetro. Mi fermai solamente quando il suo profumo si interruppe in una radura.
Che abbia il mio stesso potere?, mi ritrovai a pensare.
Che sciocca, nessuno poteva avere capacità simile alle mie. Forse era semplicemente tornato indietro per lo stesso percorso, depistandomi.
Insicura, mi voltai e feci per andarmene, ma mi bloccai e mi girai. Ero sicura che Edward si trovasse lì.
Sospirai affranta. Non potevo fare nulla se lui non si fosse mostrato. Però non potevo sopportare l’idea che lui stesse male, a prescindere dal fatto che la causa fossi io o meno.
“Edward, so che sei qui” iniziai titubante “Non… non prenderla come una mia intrusione nella tua vita privata, per favore. I tuoi pensieri sono tuoi, e tuoi soltanto, e io non voglio assolutamente costringerti a confidarli a me. Dopotutto, sono una semplice sconosciuta nella tua vita, non sono mica come tua sorella che può permettersi di farsi gli affari tuoi….” Mi strinsi timidamente un braccio, arrossendo “Però ho visto che ti sei sentito male poco fa, nella mensa. E… e anche stamattina, non eri a tuo agio, sembravi arrabbiato per qualcosa. Forse sei adirato con me per qualcosa che ho fatto? Ti ho turbato in qualche modo, per caso?”
Non sapere che cosa lo affliggeva mi faceva star male. Forse qualcosa nel mio atteggiamento con gli umani, la mia leggerezza nell’istaurare rapporti con loro… non lo sapevo, non lo sapevo, accidenti! Stava male e non capivo che cosa lo turbasse: questa mattina andava tutto bene, era il solito Edward, così splendidamente lui; e improvvisamente, senza che me ne accorgessi, si era allontanato da me, sofferente. Io non sapevo cosa aiutarlo, non avevo idea di cosa lo affliggesse. L’unica cosa di cui ero certa era che Edward aveva qualcosa che non andava, e avrei fatto di tutto pur di vedere il suo viso privo di quell’espressione di rabbia e dolore.
“Non voglio che tu stia male, Edward” mi sfuggì con un sospiro.
Mi voltai verso la scuola, arrossendo imbarazzata. “Beh, comunque sia… io… io vado a lezione. Abbiamo biologia, no? Se… se ti va, raggiungimi pure. Altrimenti ci vediamo a casa”
Mi incamminai correndo verso scuola, la faccia in fiamme.
Mi ero esposta un po’ troppo, accidenti! Non volevo dire tutto quello che avevo detto!
Arrivai davanti all’edificio e mi diressi in classe.
Al banco centrale della fila di mezzo, praticamente sotto gli occhi di tutti, era posata la mia borsa.
Con un sospiro mi andai a sedere e presi il bigliettino che Alice, Rose, Jasper e Emmett mi avevano lasciato.
 
Tu preoccupi veramente troppo per nostro fratello, Bella. Qualche volta dovresti lasciarlo cuocere nel suo brodo. È più gratificante e divertente! 
Comunque non preoccuparti così. A Edward passerà. Altrimenti glie la faremo passare noi!
Come tuo primo giorno sta andando alla grande, hai un autocontrollo eccellente, bravissima. Ci dispiace solo che  gli umani ti abbiano preso di mira.
Io l’ho già detto ma lo ripeto, TU SEI UNA GRANDE! Sono lieto che finalmente qualcuno abbia smosso un po’ quel bietolone di nostro fratello, era ora. Non sai che noia la sua vita. L’unica cosa che ti rimprovero è che ti sei fatta mettere sotto da Jessica. Ahi, ahi, ahi, Bells, mi perdi punti così!

 

Sorrisi riponendo il biglietto nel diario, mentre iniziavano ad arrivare gli altri studenti.
“Ehi, Bella!” mi salutò Mike entrando “Sei fuggita, prima. Dove sei stata?”
“Dovevo… recuperare una cosa in macchina” spigai in fretta. Non mi piaceva mentire, e le attenzioni di Mike erano troppo concentrate su di me per i miei gusti.
“Sei tutta sola?” chiese fermandosi “Se vuoi posso sedermi io vicino a te…”
“Ehm…”
“Ah, grazie Bella. Mi hai tenuto il posto”
L’intera classe si voltò al suo di quella voce calda, morbida e dolce come il miele, colore dei suoi occhi.
Edward avanzò aggraziato verso il nostro banco, un sorriso sincero dipinto sul volto. Posò la borsa sul banco a fianco a me senza distogliere i suoi occhi dai miei. Sembra essere tornato in sé, per fortuna.
“Scusami, sono stato trattenuto da Emmett. Non volevo lasciarti sola” si scusò educatamente prima di  voltarsi verso Mike e rivolgergli un sorriso divertito e leggermente arrogante.
“Grazie, Newton, per aver fatto compagnia a Bella fino al mio arrivo” disse. Sottointeso: smamma prima che perda la pazienza.
Quel pensiero mi fece arrossire; Edward… geloso? Nah, impossibile.
Però l’ondata di compiacimento e sollievo nel vederlo mandare via Mike si fece strada nel mio corpo.
Mike fece un breve cenno del capo e si affrettò a raggiungere il suo solito posto.  Ridacchiando compiaciuto, Edward prese posto accanto a me e iniziò a tirare fuori i libri. Sembrava più tranquillo.
“Bella” mi chiamò voltandosi verso di me
“Si?” risposi
“Ecco, io volevo scusarmi” spiegò, gli occhi che rilucevano di sincerità. “Il mio comportamento è stato imperdonabile, te ne chiedo perdono. Ti prego, non pensare che io mi comporti così, solo…”
“Edward, tutto ok. Tranquillo” lo fermai con un sorriso “Solo, la prossima volta che mi prenderanno in ostaggio, avvertimi prima: visto che leggi nel pensiero, potresti usarlo per fare del bene e aiutarmi”
Il suo ennesimo e repentino cambio d’umore mi sorprese ancora; s’irrigidì e i suoi occhi si incupirono. Era arrabbiato.
“Sono stato imperdonabile. Scusami” sussurrò freddo
“No, io… scusami tu” risposi lasciando che i miei capelli mi dessero rifugio. Non volevo costringerlo a farmi da tutore, né infliggergli la mia presenza.
“Bella, per favore, guardami”
Mi voltai controvoglia e rimasi ipnotizzata dalle sue iridi chiare.
“Ti scongiuro di dimenticare la mia esagerata reazione di pochi istanti fa, Isabella” mi disse “Non sono arrabbia con te. Sono furioso con me stesso”
Incapace di ritrovare il fiato, annuii imbambolata. Il suo sorriso si riaccese.
“E inoltre, grazie per essermi venuta a cercare, prima, nel bosco” aggiunse mentre il professore entrava “Credo che altrimenti avrei potuto commettere una grande sciocchezza”
“Di nulla” risposi con un filo di voce “Se… se ti va di parlare, sono qui”
“Me ne ricorderò”. E mi fece l’occhiolino
Gli sorrisi, sollevata.
“Allora, biologia” sussurrò mentre il professore iniziava a spiegare “Che ne pensi di questa materia?”
“Che è stupenda” risposi con un sorriso “È la mia preferita, sai?”
Il suo sorriso si accese. “Anche la mia”
Mi piaceva il suo sorriso, finalmente allegro e luminoso come al solito. Chissà, forse la chiacchierata con suo fratello gli aveva chiarito le idee. Magari un giorno si sarebbe sentito abbastanza tranquillo da parlarne anche con me. Ma in quel momento non me ne preoccupai. Era bello anche così.
E, entrambi più sereni e tranquilli, passammo il resto dell’ora nella maniera più piacevole che potesse esistere – almeno per il momento.
Giocando all’impiccato.

Angolino -ino - ino:
Bene, questo è andato!
Vi consiglio di leggerevi il prossimo,

Primo Giorno di Scuola - Edward's pov

Ok, basta cincischiare. spero nei vostri numerosi commenti e, se vi è possibile, potreste fare un salto nelle mie altre storie, soprattutto in New Moon - La Custode delle Anime? Vorrei un vostro parere.
Bacioni
Usagi

  
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